Vasche rupestri della Valmarecchia

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Testi Massimiliano Battistini Fotografie CEFAC e Massimiliano Battistini Produzione Provincia di Rimini 2014 nell’ambito del progetto SEE-InTourAct Foto di copertina Vasca singola di San Paolo a Maiolo

San Leo

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Le vasche rupestri della Valmarecchia La Valmarecchia offre, dal punto di vista paesaggistico, una visione che la contraddistingue da tutte le valli circostanti. Partendo dal mare, seguendo il fiume Marecchia, si notano fin da subito enormi scogli rocciosi, che si ergono dalle colline e sui quali si riconoscono paesi come Verucchio o San Leo, castelli come quello di Maiolo o santuari come quello della Madonna di Saiano. Inoltrandosi sempre più nell’entroterra della valle, ci si accorge come la roccia sia sempre più frequente, anche e soprattutto sotto forma di affioramenti rocciosi e massi erratici, derivanti da frane ed erosioni. Proprio su questa materia naturale è possibile scorgere, con un’attenta analisi, tracce lasciate dall’uomo fin da epoche molto antiche. La storia della Valmarecchia dimostra come la frequentazione umana della valle abbia avuto origini antichissime, risalenti addirittura a circa 900 mila anni fa, fino ad arrivare ai giorni nostri; la costante presenza dell’uomo in questo territorio, oltre ad essere testimoniata dai numerosi rinvenimenti archeologici, è confermata proprio anche dalle numerose testimonianze rinvenibili sulla roccia. Tali testimonianze o manifestazioni possono essere di varia natura, a partire dalle incisioni, graffiti, o semplici segni apparentemente privi di significato (anch’essi molto numerosi in Valmarecchia), fino ad arrivare ai cosiddetti monumenti rupestri, ovvero quelle strutture o manufatti, anche di discrete dimensioni, ricavati sempre nello stesso materiale. In un areale relativamente ristretto dell’alta Valmarecchia, che inizia da San Marino ed arriva fino a Badia Tedalda, si concentrano in un numero significativo quei monumenti litici indicati come vasche rupestri. Note localmente, secondo tradizioni orali tramandate per secoli, come “are sacrificali”, le vasche rupestri hanno fin da sempre suscitato un gran interesse e curiosità, sia per la popolazione locale, che per le persone che frequentano la valle. Con il termine vasche rupestri si indicano quelle escavazioni, di forma e dimensioni varie (generalmente superiore al mezzo metro), ricavate o

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in affioramenti rocciosi, o in massi erratici. Tali escavazioni sono volte principalmente a contenere liquidi in genere, anche se le reali funzioni per le quali siano state prodotte rimangono ancora non del tutto definite. Una delle caratteristiche interessanti, che accomuna e contraddistingue quasi tutte le vasche marecchiesi, è costituita dalla loro locazione geografica-ambientale: boschi o vette di monti sono, infatti, gli ambienti in cui attualmente si trovano i manufatti, quasi completamente isolati e lontani da altre strutture. Questo, assommato alle tradizioni orali tramandatesi fin da epoche remote, hanno attribuito quell’aura di mistero e magia, che ha portato a considerare le vasche rupestri della valle, come antichi luoghi di culto. Sebbene non si possa escludere tale ipotesi di utilizzo, confronti e ricerche hanno dimostrato come le funzioni delle vasche possano essere molto antiche e anche diverse tra loro, ma tutte riconducibili o all’ambito cultuale-religioso, o a quello produttivo. Per l’ambito cultuale le vasche venivano utilizzate, fin dall’epoca preistorica, per vari tipi di riti propiziatori, in cui venivano sacrificati animali, oppure nell’utilizzo di vari liquidi, come acqua od oli particolari, per propiziare raccolti, battute di caccia o guerre. Per l’ambito produttivo, invece, gli utilizzi possono essere stati diversi, dettati per la maggior parte dal contesto ambientale in cui le vasche venivano costruite; si parla di vasche per la produzione del vino o dell’olio vicino ad antichi vigneti o oliveti; vasche per la concia delle pelli vicino a corsi d’acqua o fonti; vasche per la produzione della calce nei pressi di antiche edificazioni e così via. Il naturale cambiamento ambientale della valle con il trascorrere dei secoli, non permette di ricostruire il contesto originario nel quale sono state edificate le varie vasche, per cui risulta difficile l’identificazione reale e originaria dei manufatti. Ciononostante è però confermato che le vasche rupestri abbiano un’origine molto antica, risalente alla pre-protostoria, con probabili funzioni di carattere rituale.

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Rocca di Maioletto

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Relativamente agli utilizzi, inoltre, è del tutto plausibile che una stessa vasca, nel tempo, sia stata riutilizzata per scopi diversi, anche del tutto differenti da quello per la quale era stata costruita in origine. Gli ultimi utilizzi (o credenze) risalenti ai giorni nostri, di probabile reminiscenza antica riferita a riti cultuali, hanno portato le tradizioni locali a considerarle, nella maggior parte dei casi, come luoghi curativi e salutari. Molto spesso per questi usi si è fatto ricorso a culti legati ai santi, per i quali alcune vasche vengono denominate “Letti” e il nome del santo (Letto di San Marco, Letto di San Paolo...). Da un punto di vista strutturale, si può notare come le varie forme delle vasche (rettangolari, ellittiche, triangolari, ecc.) siano dettate, oltre

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che dal possibile utilizzo, anche dalla grandezza e dalla forma stessa dell’affioramento o del masso in cui sono ricavate. Il materiale roccioso maggiormente utilizzato per questi manufatti, sia perché più frequente sia perché più adatto alla lavorazione, è costituito dall’arenaria. Osservando nel complesso tutte le vasche rupestri marecchiesi, come tutte quelle presenti in Italia e non solo, si possono facilmente distinguere tre diverse tipologie, dettate esclusivamente dalla loro morfologia. Le tre tipologie sono: l Vasche singole l Vasche plurime l Vasche aperte

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Le vasche singole In questa tipologia rientrano tutte quelle escavazioni nella roccia di varia forma, atte a formare un fondo generalmente piano o leggermente concavo, con attorno dei bordi contenitivi lungo tutto il perimetro, volti al contenimento o alla raccolta di liquidi o sostanze di vario genere. Per le vasche singole possono verificarsi due casi distinti, per le quali l’escavazione può essere ricavata o in affioramenti rocciosi o in massi erratici, a volte di notevole dimensioni. Nel secondo caso, ovvero per quelle ricavate su massi erratici (o su affioramenti rocciosi più elevati rispetto al piano circostante), il principale elemento caratterizzante è l’eventuale presenza del foro o della canaletta di scolo: in molte di queste, infatti, è presente un foro passante, ricavato su uno dei bordi della vasca, che permette la fuoriuscita di eventuali liquidi; il foro si trova generalmente allo stesso livello del piano di fondo, permettendo così la completa fuoriuscita dei liquidi dal vano, spesso facilitata da una leggera pendenza del piano stesso. Nel caso di bordi non molto alti, in vasche poco profonde, il foro è sostituito dalla canaletta, consistente in un piccolo intaglio ricavato nel bordo stesso fino al fondo della vasca, che favorisce il veloce deflusso dei liquidi. In questa tipologia vengono inserite anche le ‘vasche-cisterne’, ovvero quelle strutture sempre ricavate nella roccia, documentate come vasche per la raccolta dell’acqua e pertinenti a castelli medievali. Generalmente le vasche-cisterne hanno dimensioni maggiori e in molti casi sono abbinate a resti di strutture murarie o ad ambienti ricavate o intagliate nella roccia.

tre o più vasche collegate tra loro. Le due vasche di solito sono costituite da una vasca maggiore più grande e una vasca minore di dimensioni più piccole; la forma delle due, come per quelle singole, può essere varia e differente l’una dall’altra, anche se è possibile notare una maggior presenza di forme quadrangolari o circolari. Caratteristica fondamentale delle vasche doppie è il dislivello che intercorre tra le due vasche, infatti, il fondo della vasca maggiore è più elevato rispetto al fondo della vasca minore, questo per agevolare il deflusso di liquidi o sostanze dalla prima alla seconda vasca, tramite un foro o una canaletta. Il foro è ricavato direttamente all’interno della roccia, nella parete condivisa dalle due vasche; normalmente è posto direttamente sul fondo dell’incavo maggiore come per le vasche singole, ma vi sono anche casi in cui il foro è posto più in alto rispetto al fondo dell’incavo superiore, probabilmente per separare la sostanza liquida dal materiale più pesante che si deposita sul fondo per decantazione. Per quanto concerne la giacitura delle vasche doppie, la casistica offre testimonianze sia in massi erratici, sia in affioramenti rocciosi che emergono dal terreno per qualche metro, per i quali viene sfruttata la pendenza naturale del terreno, al fine di permettere l’escavazione di due vasche poste a livelli differenti. A causa della loro struttura è evidente che la vasca maggiore ha una funzione di raccolta e lavorazione di liquidi o materiali, mentre la vasca minore risulta una vera e propria vasca di raccolta del materiale o del liquido che si voleva ottenere. Per questa tipologia ricorre molto spesso il termine palmento, riferito ad una possibile funzione connessa alla pigiatura dell’uva, per la vinificazione.

Le vasche plurime

Le vasche aperte

Vengono definite vasche plurime due o più cavità poste una accanto all’altra e comunicanti tra loro. Generalmente sono costituite da una coppia di vasche, solo in rarissimi casi sono presenti

In questa ultima tipologia, che differisce leggermente dalle precedenti, si inseriscono tutte quelle escavazioni che riproducono delle vasche aventi una parte o un lato aperto, ossia senza

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uno dei bordi contenitivi. La forma classica della vasca aperta è costituita da un piano di fondo orizzontale, e una parete verticale posteriore; ai lati i bordi sono generalmente degradanti, terminanti nei vertici esterni del piano di fondo. Quest’ultimo è generalmente di pianta rettangolare, a volte con lati ricurvi e non rettilinei; nella maggior parte dei casi l’apertura della vasca è posta nel lato maggiore, sfruttando così tutta la lunghezza dell’escavazione. La struttura di questa tipologia denota una funzione diversa rispetto alle due tipologie precedenti: non più di contenimento e raccolta, bensì di basamento o sostegno di oggetti e materiali di vario genere.

sono presenti i resti dell’antico castello denominato ‘Monte Acuto’. Il monumento è di forma rettangolare ed è caratterizzato sia dai singolari bordi laterali maggiori, aventi scanalature che formano dei gradini, sia da alcune incisioni, tra le quali spicca una croce latina incisa sul fondo della vasca, in posizione defilata, la quale, si narra, venisse baciata dai pastori in transito, per scopi propiziatori. Con i suoi 1100 m di altitudine, la vasca di Monte San Marco risulta essere il monumento rupestre posto nella posizione più elevata di tutta la Valmarecchia.

San Leo

Le vasche della Valmarecchia Le vasche rupestri presenti nell’area marecchiese, conosciute fino ad ora, sono 10; tutte inseribili nelle tre tipologie e suddivise in 4 vasche singole, 4 vasche plurime e 2 vasche aperte. Vasche singole: Per la prima tipologia, quella delle vasche singole, l’alta valle del Marecchia offre 4 esemplari molto interessanti, sia per la loro morfologia strutturale, sia per il contesto ambientale in cui sono inseriti. Tali vasche sono dislocate nelle seguenti località: Monte San Marco (Comune di Montecopiolo), San Leo, Tausano (Comune di San Leo), Monterano (Comune di Badia Tedalda).

Monte San Marco La vasca singola, nota localmente come “Letto di San Marco” è ricavata su un rialzo della costa rocciosa di origine calcarea, posto poco più in basso della cima del Monte San Marco, dove

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Sul lato nord del duomo dedicato al Santo Leo, tra il muro dello stesso e la torre campanaria, è stata ricavata la grande vasca singola di forma rettangolare, avente i lati maggiori orientati lungo l’asse est-ovest, come il duomo. Sul fondo della stessa, in posizione centrale, è presente una canaletta che conduce direttamente al foro di deflusso degli ipotetici liquidi; mentre sui bordi laterali sono presenti diversi elementi quali coppelle, piccole vaschette, buchi di palo e una canaletta per il convogliamento dell’acqua all’interno. Altri elementi molto significativi, che avvalorano la possibile valenza cultuale precristiana del sito e della vasca, seppur dislocate non in prossimità di questa, sono costituiti dalle incisioni rupestri presenti nell’affioramento roccioso posto dietro la torre campanaria; tali incisioni rappresentano figure e simboli (tra i quali si distinguono una paletta, coppelle con canaletta e simboli solari), del tutto simili a quelli presenti in Valcamonica, uno dei siti più importanti a livello mondiale per le incisioni rupestri.

Tausano La vasca, di forma rettangolare, si trova nella roccia affiorante in arenaria, lungo il sentiero che percorre il crinale che dal Varco Biforca conduce

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Vasca singola di Monte San Marco a Montecopiolo

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Vasca singola di San Leo

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a Tausano. Tale escavazione, data la sua conformazione classica e regolare, sembrerebbe accostarsi alle tombe rupestri, seppure di limitate dimensioni. La vasca, orientata lungo l’asse nord-sud nei lati maggiori, non presenta alcun tipo di elemento decorativo o funzionale. L’unico elemento rilevabile è costituito dai bordi laterali che differiscono tra loro, infatti, il lato ovest presenta un bordo arrotondato, mentre quello opposto presenta un bordo più definito ad angolo retto, con tracce di lavorazione che testimoniano l’utilizzo di un attrezzo appuntito.

re. Posta subito dopo l’ingresso della grotta, la vasca si trova proprio sotto una sorgente, dalla quale sgorga continuamente acqua, che dopo un breve percorso verticale lungo la parete, viene raccolta proprio nell’incavo del manufatto, nonostante abbia una profondità molto limitata. Il continuo scorrere dell’acqua ha formato una concrezione calcarea dall’aspetto mammellonare, molto suggestiva e spettacolare. La vasca stessa sembra ricoperta da una sorta di pellicola protettiva, costituita sempre dal calcare depositatosi su di essa con lo scorrere dell’acqua, che tracima continuamente e bagna l’intero masso.

Monterano All’interno della grotta della Tabussa, sita in località Monterano di Badia Tedalda (AR), in un masso sagomato a forma di parallelepipedo, è stata scolpita la vasca litica di forma rettangola-

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Vasche plurime: Tutte le vasche plurime presenti nella valle sono costituite esclusivamente da due vani comunicanti tra loro, per questo vengono indicate come “vasche doppie”. Le stesse presentano interes-

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Simbolo solare a San Leo

santi differenze morfologiche, derivate principalmente dalle diverse forme che possono avere, da rotonde a rettangolari. Gli esemplari classificati sono 4 e sono dislocati nelle seguenti località: Monte Fotogno (Comune di San Leo), Torricella (Comune di Novafeltria), Ville di Monte Benedetto (Comune di Sant’Agata Feltria), Pennabilli.

Monte Fotogno Il monumento è posto sulle pendici sud-orientali del Monte Fotogno, nei pressi della località Tausano. La fitta vegetazione che copre l’intero monte, oltre a nascondere la visione della vasca stessa, la pone in un luogo di difficile accesso. Il manufatto è ricavato in un grande masso roccioso calcareo (noto localmente come “Masso del

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Tino” o “Tinaccio”), sul quale è stata ricavata la vasca maggiore di forma triangolare, con i lati maggiori e i vertici arrotondati, a cui si accede tramite dei gradini intagliati nella roccia. La vasca minore, collegata a quella maggiore tramite il foro di scolo e posta più in basso, non presenta dei bordi contenitivi definiti, ma è costituita da una sorta di concavità arrotondata poco profonda, ma abbastanza ampia. Sul lato esterno, a destra dello scolo della vasca, è presente un altro foro, che risulta essere lo scolo di un’altra escavazione posta sulla parete verticale del lato sud del masso stesso. Tale vasca verticale presenta una forma rettangolare, di discrete dimensioni. Probabilmente sul masso originariamente fu costruita la vasca singola rettangolare; a seguito di una frana e il rotolamento dello stesso lungo il pendio, si ricorse all’escavazione della vasca doppia, come si presenta ora. Con questo risulta evidente come sia il luogo, che il masso stesso avessero un’importanza no-

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Coppelle con canaletta (San Leo)

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tevole per la popolazione locale; a tal proposito è da rilevare che in diverse parti del masso roccioso sono state ricavate coppelle o piccole vaschette.

Torricella La vasca doppia, segnalata anche da un cartello turistico con scritto “Ara sacrificale”, è ricavata su un grosso masso di arenaria, posizionato a sinistra del Fosso Ca’ San Martino, a circa 400 m in direzione sud dal centro di Torricella. Il vano maggiore è posto nella parte più alta del masso ed ha una forma irregolare con angoli arrotondati e un vertice in corrispondenza del vano minore, con il quale è collegata tramite una canaletta. La vasca inferiore, di forma rettangolare, come le vasche aperte, non presenta il bordo contenitivo lungo uno dei lati minori; sul piano di fondo, in posizione centrale, è presente una coppella. Sui bordi e lungo le pareti esterne del masso sono presenti alcuni elementi caratteristici, costituiti da coppelle, intagli decorativi e piccoli gradini che facilitano la salita alla vasca superiore.

Ville di Monte Benedetto Un’altra piccola vasca doppia è stata ricavata su una roccia in località Ville di Monte Benedetto, nel comune di Sant’Agata Feltria. Trattasi di una vasca posta sulla sommità di un affioramento roccioso che si sviluppa in altezza, seguendo il declivio del terreno. Le due vasche, quella superiore e quella inferiore, hanno entrambe una forma ellittica. Quella minore non presenta i bordi, ma risulta evidente la lisciatura della roccia per creare una sorta di conca, per convogliare l’eventuale liquido verso l’esterno, lungo la parete verticale; la stessa parete sembra essere lavorata per creare un incavo che favorisce il deflusso dell’acqua, proveniente dalla vasca minore. Anche in questo caso il contesto ambientale è molto interessante, perché all’interno del bosco in cui si trova, sono presenti numerosi massi roc-

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ciosi recanti diverse lavorazioni, quali coppelle, piccoli incavi e gradini intagliati nella roccia.

Pennabilli Il monumento rupestre è posto all’interno di un area privata, lungo la strada che da Ponte Messa conduce a Pennabilli, in località Tregenghe. Il manufatto è ricavato su un masso roccioso calcareo nel quale sono state scavate le due vasche, entrambe di forma quadrata, comunicanti tramite un foro scavato nella roccia. La conformazione della vasca, con le due escavazioni della stessa forma, poste sullo stesso asse, una

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simmetrica all’altra, assieme al probabile utilizzo di materiali metallici per la sua costruzione dettata dal particolare tipo di roccia, indica probabilmente una datazione non molto antica della sua edificazione e quindi una probabile funzione originaria legata all’ambito produttivo. Vasche aperte: Seppur meno frequenti delle altre tipologie, le vasche aperte marecchiesi risultano molto interessanti, sia per le loro caratteristiche morfologiche, sia per le particolarità che presentano. Per questa tipologia si fa riferimento alle 2 vasche aperte presenti nelle seguenti località: Pia-

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no di San Paolo (Comune di Maiolo), Monte San Silvestro (Comune di Sant’Agata Feltria).

Piano di San Paolo All’interno del bosco posto al di sotto della rocca di Maioletto, sulla sponda destra del Marecchia, affiorano diversi massi di arenaria franati dal monte sovrastante in epoche diverse; su uno di questi affioramenti, posto alla destra del fosso Rasino, è stata ricavata la vasca aperta di discrete dimensioni. Tra gli elementi caratterizzanti il monumento sono da segnalare le canalette ricavate sui bordi laterali e lungo il lato inferiore

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Vasca singola della grotta della Tabussa a Badia Tedalda (M. Battistini)

della vasca; ma l’elemento più interessante e caratteristico è costituito dal foro di scolo, posto al livello del piano di fondo e ricavato su uno dei bordi laterali. La tradizione locale vuole che San Paolo, durante uno dei suoi viaggi, si sia sdraiato all’interno della vasca per riposare; da questo evento sarebbe nato il culto legato a San Paolo, per il quale è usanza sedersi sulla vasca, denominata “Letto di San Paolo”, per curarsi il mal di schiena o altri dolori reumatici. Essendo il santo considerato guaritore dal morso dei serpenti (credenza legata all’episodio in cui San Paolo, mentre si trovava a Malta, fu morso da una vipera senza subire alcuna conseguenza), la stessa tradizione riporta che nei pressi del letto vi siano numerose tane di serpenti, ritenuti i custodi e protettori della vasca.

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Monte San Silvestro Nella frazione Monte Benedetto di Sant’Agata Feltria, in un bosco in località Osteria, vi è la vasca aperta ricavata in uno dei numerosi massi calcarei sparsi nella selva. Al momento la vasca risulta rotta in due frammenti, uno più grande e uno più piccolo leggermente distanziato. Sul fondo del frammento più grande, c’è una canaletta proveniente dal bordo della vasca che conduce ad una coppella posta centralmente sul fondo della stessa. Nei pressi della vasca vi sono almeno due frammenti della roccia calcarea, che potenzialmente potevano far parte del masso in cui è ricavata la vasca. Anche a questa vasca aperta, localmente denominata “letto di S. Silvestro”, o “letto di S. Ottaviano”, sono state attribuite le stesse proprietà curative per il mal di schiena. Attualmente, percorrendo la strada che da S. Agata Feltria conduce a Monte Benedetto, il manufatto è segnalato da un cartello turistico indicante, così come per Torricella, “Monte Benedetto – Ara Sacrificale”. Le vasche rupestri, le cosiddette “are sacrificali”,

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Vasca doppia di Montefotogno a San Leo (M. Battistini)

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Vasca doppia di Torricella (Novafeltri)

sono dei semplici manufatti ricavati in un materiale naturale, la roccia, che sebbene abbiano caratterizzato e caratterizzino l’alta Valmarecchia, forse per il mistero che li avvolge o forse perché isolati e fuori da ogni contesto, non hanno ancora ricevuto l’attenzione e l’importanza che meriterebbero e che le porrebbero alla stre-

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gua di tutte le altre strutture antropiche presenti nella zona; anche le vasche, infatti, come tutti i monumenti, oltre ad essere una testimonianza della presenza o del passaggio dell’uomo in determinati luoghi, costituiscono un elemento importante per la ricostruzione storico-culturale dell’intera valle.

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Le vasche rupestri sono una delle manifestazioni più emblematiche e particolari dell’archeologia rupestre preistorica, che caratterizzano alcune aree della penisola italiana. Tra queste, anche la Valmarecchia che annovera, assieme a tante altre testimonianze dell’antichissima frequentazione umana della valle, numerosi e interessanti esemplari di questo genere di monumenti. Tutti i manufatti presenti nell’area vengono classificati nelle tre tipologie, dettate dalla loro morfologia: vasche singole, vasche plurime, vasche aperte. Note localmente come “Are sacrificali”, di probabile reminiscenza di antichi riti cultuali, alle vasche rupestri della Valmarecchia vengono attribuite diversi funzioni, tutti riconducibili o all’ambito produttivo o a quello rituale. Qualunque sia stato l’utilizzo originario di ciascun manufatto, definibile dal contesto ambientale e culturale in cui sono inseriti, le vasche rupestri marecchiesi, come tutti gli altri monumenti presenti nel nostro territorio, costituiscono delle importanti tracce per la ricostruzione socio-culturale del Montefeltro.

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