Le guerre di Gellindo Ghiandedoro - Gellixio Ghiandedoro e lo strano incontro di Garibaldi

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Le guerre di Gellindo Ghiandedoro

Gellixio Ghiandedoro e lo strano incontro di Garibaldi I RACCONTI DEL BOSCO DELLE VENTI QUERCE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER


21 luglio 2866 – Bezzecca (Val di Ledro, Trentino) La celebre battaglia di Bezzecca, che vede contrapporsi l’esercito delle camicie rosse garibaldine e i fanti austriaci, sta infuriando dall’alba del 21 luglio 1866 e alcune persone vestite di bianco e guidate da uno scoiattolino corrono qui e là a raccogliere i feriti di entrambi gli eserciti per trasportarli al sicuro. Tra di loro ci sono anche Gellixio Ghiandedoro e il suo amico Louis Appia, medico svizzero tra i fondatori della Croce Rossa Internazionale… Al culmine della battaglia, però, Gellixio viene raggiunto dalla notizia che Giuseppe Garibaldi in persona, ferito a una gamba, ha urgente bisogno di un infermiere… E qui comincia il bello di questa storia... Gellixio sapeva bene d’esser utile, al suo amico Louis: piccolo e scattante, agile e veloce, chi meglio di uno scoiattolo poteva sfrecciare su un campo di battaglia per rispondere alle grida di aiuto di qualche ferito? – Ho proprio bisogno di tipi come te, Gellixio, per realizzare quel che ho in mente – gli aveva detto lo svizzero Louis qualche tempo prima. – Già, ma si può sapere cos’è che hai in mente? – aveva chiesto incuriosito lo scoiattolino. Louis guardò nel nulla e parlò come fosse ispirato: – Voglio creare un’organizzazione, una grande organizzazione che sia presente in tutte le guerre e su tutti i campi di battaglia… – Vuoi formare un esercito, allora! – lo interruppe Gellixio. Louis sorrise e tornò a guardare il suo amico: – Certo, hai ragione, sarà un esercito ma non di soldati! Sarà un esercito di persone volontarie,

medici e infermieri, che si preoccuperanno durante le battaglie di soccorrere i feriti e di metterli al sicuro per curarli! Lo scoiattolo si grattò pensieroso la cima della grossa coda: – Sì, però di volta in volta dovrai scegliere da che parte stare, a quale dei due eserciti ti metterai al servizio! – Oh no! Non così: la mia organizzazione sarà a disposizione di tutti i contendenti! Non faremo mai preferenze per uno o per l’altro! – Allora sono d’accordo con te! – convenne Gellixio ridendo di gusto. – E come la chiamerai questa organizzazione? – Vedi, uno dei problemi che sto cercando di risolvere è quello che i soldati di una e dell’altra parte ci riconoscano come neutrali, insomma, che non ci scambino per nemici, altrimenti sarebbe la fine! – Io un’idea ce l’avrei! – propose lo scoiattolo balzando in piedi. –


Perché tutti ci vedano anche da lontano, dovremo vestirci di bianco! E poi, perché tutti sappiano che quelle persone vestite di bianco sono degli infermieri o dei medici volontari, sul petto e sulla schiena ci cuciremo delle croci… rosse! Louis rimase alcuni istanti in silenzio, poi un sorriso gli aprì il volto: – Perfetto! Una croce rossa su fondo bianco sarà anche la nostra bandiera e il nome della mia organizzazione sarà… – Croce Rossa! – strepitò Gellixio battendo le zampette! E ora eccolo lì, Gellixio, infermiere volontario pronto a partire per la prima missione della Croce Rossa in Italia. Louis e i suoi amici erano stati interpellati un paio di giorni prima dai luogotenenti di Garibaldi: a Bezzecca, in Val di Ledro, nel Trentino meridionale, le camicie rosse garibaldine che volevano entrare in Trentino e conquistarlo per annetterlo al Regno d’Italia si sarebbero di sicuro scontrate con il forte esercito austriaco guidato dal generale Franz Kuhn. E sarebbe stata furibonda battaglia! – Mi raccomando – aveva detto Louis, mentre vestiva lo scoiattolino con una minuscola tunica bianca segnata da una croce rossa sul davanti e da una seconda sulla schiena, – tieni ben alta la bandiera

della Croce Rossa, ché tutti la vedano da lontano. Non voglio ritrovarti tra i feriti, d’accordo? Tu sei solo un volontario che deve dire i barellieri dove si trovano i feriti più gravi e che, nell’attesa, presta i primi soccorsi. Tutto qui! Gellixio tenne bene a mente le raccomandazioni del medico svizzero suo amico e si gettò nella mischia della battaglia di Bezzecca. I bianchi austriaci erano rintanati sulle alture e sui fianchi dei monti, mentre i rossi garibaldini cercavano di cogliere i nemici di sorpresa e alle spalle, inerpicandosi ancor più in alto sulle montagne che facevano corona alla valle. Là dove i due eserciti si scontravano, scoppiavano zuffe furibonde che si notavano da lontano per gli sbuffi dei fucili e le urla feroci dei contendenti. Gellixio allora chiamava a raccolta i suoi amici volontari e di corsa tutti assieme andavano in soccorso dei caduti… ma nel correre, spesso, ecco un’altra zuffa scoppiare dall’altra parte della valle, e altri colpi di fucile, altre urla selvagge… – Dobbiamo dividerci, amici! – urlava allora lo scoiattolo, che prendeva con sé pochi uomini e correva a sinistra verso la zuffa “vecchia”, mentre gli altri svoltavano a destra e si dirigevano veloci verso la zuffa “nuova”. Andò avanti fin quasi a mezzo-



giorno, coi barellieri che correvano avanti e indietro dai luoghi della battaglia fino all’ospedale della Croce Rossa, dove Louis coi suoi medici curavano, operavano, ricucivano e sudavano, sudavano, sudavano. E fu proprio quando il sole di quel 21 luglio 1866 toccò il punto più alto del cielo, che un volontario giunse correndo nel boschetto in cui Gellixio e i suoi stavano aspettando l’arrivo dei barellieri. – Aiuto! Aiuto! – urlava quell’uomo. – Gellixio, è successa una cosa gravissima! – Calmati e tira il fiato, così ti capiamo! – Sì, è vero: devi correre dall’altra parte della valle… una cannonata austriaca ha preso in pieno una diligenza tirata da quattro cavalli… – E chi è quel pazzo che si mette in viaggio in diligenza nel pieno di una battaglia? – esclamò lo scoiattolo. – No, nessun matto: sulla carrozza c’è, anzi… c’era Giuseppe Garibaldi, il generale in persona… è stato sbalzato sulla strada e s’è fatto molto male… Garibaldi ha bisogno di te! Gellixio corse con tutte le energie che gli erano rimaste e quando giunse all’altezza della carrozza sventrata vide il generale con la camicia rossa e la barba bianca disteso nell’erba. Era ferito a una gamba! – Generale Garibaldi… come sta-

te? – ansimò il piccolo infermiere. Il ferito si girò e quando vide che a soccorrerlo era un minuscolo scoiattolo vestito di bianco con una croce rossa sul petto, sorrise. – Nemmeno in Sud America o negli Stati Uniti mi era mai capitato di essere aiutato da uno scoiattolo: si vede che qui in Trentino le cose stanno andando in un altro modo che nel resto del mondo! – State zitto, generale – gli ordinò Gellixio, – non stancatevi. Adesso devo fasciarvi la gamba ferita e potrebbe essere doloroso! – E tu pensi che il dolore mi faccia paura, scoiattolo? Hai anche un nome tu? – Mi chiamo Gellixio Ghiandedoro, generale! – Chiamami Giuseppe va là: è l’onore che tocca sempre a chi mi aiuta! Gellixio fasciò la gamba del ferito, facendolo sudare per il dolore, e poi gli mise uno zaino sotto la testa per tenergliela sollevata: – Ecco, adesso dobbiamo solo aspettare i barellieri che vi portino all’ospedale del mio amico Louis. Garibaldi si alzò su un gomito gemendo: – No, niente ospedale! Devo seguire le sorti della battaglia, devo dare gli ordini giusti ai miei uomini, devo… Proprio in quel momento una scarica di pallottole attraversò fischian-


do l’aria sopra Gellixio e Garibaldi e andò a finire nel boschetto di fronte. Urla di dolore, grida di spavento e un fuggi fuggi di divise bianche che scappavano verso il lago. – Aspettate qua, Giuseppe – sussurrò Gellixio, – vado a vedere se è rimasto qualche ferito. – Ma quelli erano austriaci! Erano nemici… Perché, curate anche i nemici, voi della Croce Rossa? – Noi non siamo agli ordini di nessuno, generale, e siamo a disposizione solo di chi soffre! Aspettate qui! Quando Gellixio fu di ritorno in compagnia di un graduato austriaco che camminava tenendosi il braccio destro ferito, Garibaldi ebbe un sussulto: – Ehi, ma quello è… – Tò, guarda chi si vede, colpito a una gamba e sdraiato per terra su un prato! – rispose l’austriaco sorridendo soddisfatto. – Vedo che voi due vi conoscete! – disse lo scoiattolo, facendo sdraiare l’austriaco accanto a Garibaldi. E fu proprio quest’ultimo a fare le presentazioni. – Gellixio, ti presento il generale Franz Kuhn, capo dell’esercito austriaco di questa parte del Trentino. Caro generale Franz, come avrà capito questo è Gellixio, infermiere volontario della Croce Rossa che adesso le curerà il braccio ferito! Lo scoiattolo lavorò in silenzio con fasce e unguenti, ascoltando i

due generali che nel frattempo discutevano di politica, di strategia, di re d’Italia e di imperatori di Vienna… “Non parlano come nemici – pensò Gellixio, – anzi: sembrano quasi due amici che si ritrovano dopo anni di lontananza! – Ma lo sa – disse ad esempio Garibaldi, abbassando la voce come se si trattasse di un segreto, – lo sa che parrebbe che gli italiani si stiano mettendo d’accordo con i suoi grandi capi di Vienna per fermarmi e farmi tornare indietro con i miei uomini? – È una voce che ho sentito anch’io – rispose l’austriaco. – E in quel caso lei che farebbe? Obbedirebbe? Garibaldi tacque un istante e poi sbottò: – Obbedire? Mai! Tener duro? Sempre! Me lo chiedono i miei uomini… – Ha ragione, generale Garibaldi, farei anch’io così, soprattutto perché mi sento responsabile di tutti questi soldati che stanno combattendo per la loro vita… Certo, non obbedirei nemmeno io! Quando la fasciatura fu terminata il generale Franz si alzò, si sgranchì le gambe e tese la mano a Garibaldi ancora steso a terra. – Generale, è stato un vero onore per me parlare con un eroe! Spero un giorno che la storia renda i nostri due Paesi amici, ma per il momento mi tocca tornare


a guidare i miei uomini contro i suoi! Garibaldi avrebbe potuto urlare, avrebbe potuto richiamare i suoi garibaldini nascosti nel bosco poco distante per arrestare e far prigioniero il generale nemico. Prese la mano dell’austriaco, invece, e la strinse forte, con una smorfia di dolore per la gamba ferita. – Devo dire, caro generale Kuhn, che mai ferita fu più provvidenziale di questa! Ho conosciuto infatti un galantuomo, un soldato d’onore che per pochi minuti mi ha regalato la sua amicizia! Buona battaglia e… stia attento alle pallottole dei miei garibaldini! Si vede che oggi hanno finalmente imparato a sparar diritti! Il generale austriaco fece una carezza alla coda di Gellixio: – Grazie anche a te, scoiattolino: se dovessi raccontare in giro che sono stato

curato da un animaletto del bosco mi prenderebbero per pazzo e allora questo resterà per sempre un segreto tra me, il generale Garibaldi e te, va bene? Alcuni giorni dopo Gellixio venne a sapere che, malgrado le intenzioni iniziali, Giuseppe Garibaldi, di fronte all’ordine di ritirata che giunse veramente, esitò a lungo ma poi alla fine… obbedì. Lo scoiattolo non parlò a nessuno dell’avventura vissuta alla battaglia di Bezzecca e di quel che l’Eroe dei due mondi e il generale austriaco Franz Kuhn s’erano detti distesi a terra feriti entrambi. Rimase per sempre un segreto che si è tramandato di scoiattolo in scoiattolo fino a noi, perché oggi io potessi raccontarvi questa strana storia.



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