Riot Van #12 - Volta la carta

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Testata iscritta presso il Tribunale di Firenze il 12/3/2009, reg. n. 5707

MAGAZINE INDIPENDENTE GRATUITO #12 AUTUNNO 2012

VOLTA LA CARTA

1 La cultura, il digitale, la crisi. Chi ci guadagna? #12 - Autunno 2012


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#12 - Autunno 2012


L'editoriale

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n giorno a Parigi mi capitò di fermarmi di fronte alla bottega di un antiquario. Ricordo, se non sbaglio, di essere stato attratto da un grammofono e da alcuni libri. Entrato nel negozio fui rapito però da un grosso cartello scritto a mano che stava dietro al bancone dell’antiquario, un ometto tutto preso dallo studio di una vecchia carta. Io non so il francese, ma la traduzione doveva suonare più o meno così: siamo spiacenti, ma i pezzi migliori non sono in vendita. Nessuna cifra – mi pare dicesse - può far pari col valore di qualcosa che valore non ha. Mi è rimasto impresso dentro, come un monumento alla resistenza. Sorrisi beato al negoziante e ripresi il mio giro per la città. Ma qua siamo in Italia, a Firenze. Il paese di Dante, dove le librerie chiudono e il numero di cellulari pro-capite è il più alto del mondo. Forse è proprio nella cittàsimbolo dell’arte che in tempo di cambiamento si fa più chiara la frattura tra ciò che siamo e ciò che crediamo di essere. Convinti che la storia ci abbia lasciato il genio nel dna sentiamo il diritto di inorgoglirci per un passato da cui in realtà siamo ormai distanti. Ed è sulla voragine, come una passerella sopra il ba-

ratro, che sta il mercato, meraviglioso ponte che ci illude di esser saldi. È il mercato – e non più le idee – che detta il cambiamento, che delinea i momenti di passaggio. E quando ce ne accorgiamo nasce una lotta d’identità: la vita degli artisti, degli operatori culturali o di chi trova in un libro, in un disco o in una piéce teatrale una buona ragione per sorridere al cielo. Per questa grande comunità, la sopravvivenza è legata a doppio filo all’ultima terzina del Paradiso e alle tessere fedeltà dei negozi d’elettronica. La nostra non è una battaglia contro il progresso. E nemmeno una sfida tra romantici e tecno-ottimisti. Noi di RV non abbiamo antidoti contro la vertigine, non siamo intellettuali, non siamo in lotta con Apple, non abbiamo sull’anima Fabio Volo e non citiamo a caso Truffaut. Però ci guardiamo in giro e percepiamo la frattura, e mentre la faglia si allarga vi raccontiamo quel che vediamo. Descriviamo il bello, il brutto, ciò che resiste e ciò che muta. Ma non scordiamo che la voragine è aperta: perché il rischio è che un giorno anche il francese Stendhal, tornando nella Firenze di oggi, non provi che un po’ di solletico (altro che sindrome!), giusto un formicolio leggero: lo condividerà con Instagram e poi se ne tornerà a casa a scrivere qualche romanzetto per signore. E magari andrà fortissimo, negli ipermercati e tra i bestseller in autogrill. Daniele Pasquini, giornalista e scrittore

Riot Van Magazine Indipendente Gratuito n.12 Rv è una rivista indipendente, finanziata dall'università di Firenze, dal DSU toscana e talvolta auto finanziata. RV è aconfessionale, apartitico ed è redatto da giovani studenti, laureandi e neo-laureati. Fondata nell'ottobre del 2008 da due studenti del corso di Media e Giornalismo per l'esigenza di fare pratica nel settore del giornalismo e dell'editoria, possibilità che il corso non offriva, si è poi evoluta in un magazine di ampio respiro, un canale video, un sito web e un'associazione culturale che organizza eventi sul territorio fiorentino. Fornire un'informazione svincolata da logiche prettamente commerciali o da interessi politici è la nostra missione. Musica emergente, arte undeground, auto produzioni sono il nostro pane, ve lo offriamo fragrante ogni qual volta i fondi ci permettono di uscire. Buon appetito.

Direttore responsabile

Michele Manzotti

Direttore editoriale

Mauro Andreani

Responsabili organizzativi

Niccolò Seccafieno, Giuseppe Di Marzo, Alessandra Giachetti, Andrea Lattanzi, Michele Santella, Giulio Schoen, Mattia Vegni

Redattori e collaboratori

Daniele Baldassarri, Francesco Guerri, Mario Mancini, Rosa Monicelli, Chiara Morellato, Daniele Pasquini

Grafica e impaginazione

Aldo Cauteruccio, Mattia Vegni

Web Developement

Francesco Canessa

Sono stati fatti tutti gli sforzi per segnalare e allocare correttamente i crediti fotografici. Ricordiamo che il diritto dell'immagine fotografica resta dell'autore Numero chiuso in redazione il 05/11/2012 #12 - Autunno 2012 Stampato presso Polistampa, Firenze - Tiratura 4000 copie in carta ecologica - Realizzato con il contributo dell’Ateneo Fiorentino

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Bar Argentina via della Mattonaia/viale Gramsci---Bevo vino via di San Niccolò 59/r---Gold Via Gioberti 54/r---Feedback store Corso Tintori 43/r---Gold Via Verdi 19/r---Centro Java infoshop via Pietrapiana angolo via Fiesolana---Caffè biblioteca delle Oblate via Dell'Oriuolo 26---Bar della facoltà di Architettura piazza Ghiberti---Ninotchka via Pandolfini 29-31/r---Velvet Goldmine Officine, via Giampaolo Orsini 87/r---Société Anonyme via della Mattonaia 24---Off Bar Lago dei Cigni---Danex Records via degli Artisti 8---Circolo Aurora V.le Pratolini angolo p.zza Tasso---La farmacia dei sani p.zza Giorgini 7/a---Strizzi bar via Oriani 20/r---Bar Massimo, via Carlo del Prete 9/r---Cardillac Via degli Alfani 57/r---New Store via San Gallo 95/r---Australiano Borgo Santa Croce 31/r---Soul Kitchen Via de Benci, 34/r---Il Panino Tondo via Montebello 56/r---Rullante Club via Cantagalli 1/r---La citè Borgo San Frediano, 20/r---BeBop Via dei Servi 76---Velvet Club P.zza Ghiberti 17/r---X graphics Via della Pergola 47---Cargo Via dell'erta canina 12/r---Jazz Club Via nuova de' Caccini 3---Pop Cafè p.zza Santo Spirito 18/r---Circolo Gada via de'Macci 11---Il Barone via Romana 123/r---Casa della Creatività vicolo santa Maria Maggiore---Eskimo via de' canacci 12r---Plaz p.zza dei Ciompi---Unplugged via de' Saponai 14/r---Fuoriskema Via del Corso---Kitch Viale Gramsci 3/r---Tempo reale Villa Strozzi Via Pisana 77---Notte fiorentina Borgo san Frediano---Gustapanino Via de' Michelozzi 13/r---Caffè Cabiria piazza Santo Spirito 4/r---Cafè Artigiani Via dello Sprone 16/r---Libreria Brac via dei Vagellai 18/r---Piccadilly music store via San Gallo 69/r---Volume Piazza Santo Spirito 5/r---Verticale Via Ponte alle Mosse 41/b---Ultra via XXVII Aprile---Ethic Borgo Albizi 37/r---Data Records Via dei Neri 15/r---Rock Bottom records Via degli Alfani 34/r---Marque Moon Piazza Santa Maria Maggiore 7r---Jules & Jim via dei Pecori 11/r---Scuola di Comics Via Del Corso 1---Nardini Book Store via delle Vecchie Carceri---Le Bertucce Pizza & Taglieri via Santa Elisabetta 16r angolo via delle Oche---Caffè letterario Piazza delle murate--Jokolarte, Via degli Alfani 51 rosso---Sound System Studio Via Ramazzini 2 rosso---Copisteria Universale Via della Pergola 47 4 #12 - Autunno 2012


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A 5 mesi dall’inaugurazione della Riot House, è con immenso piacere che vi comunichiamo... l’inizio dei

RIOT WORKSHOP! Il primo ciclo di corsi, incontri e seminari tenuti da esperti che metteranno a disposizione le proprie competenze Mattia Vegni Workshop di pittura L’utilizzo del colore dalla teoria alla pratica Giulio Peretti Workshop di chitarra elettrica e acustica La chitarra ritmica nel rock: la rhythm-picking e la hybrid picking Stefano Bocciolini Workshop di giocoleria ed espressione corporea Pratica con attrezzi e tecniche espressive Claudio fucile Seminario e Workshop di fumetto Fumetto, la 9° arte Daniele Pasquini Workshop su scrittura creativa Dall’ideazione alla pubblicazione: le principali tecniche narrative Per info e iscrizioni: info@riotvan.net - Alessandra: 331/7752028 (dalle 15 alle 20) Giulio: 349/1334418 (dopo le 17) - Redazione: via Santa Reparata 40/r

Posti limitati, iscrizione obbligatoria #12 - Autunno 2012

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BAR aperti MASSIMO anche il sabato insalatone 5€ primo 4,30 € secondo e contorno 8€ burrata campana 8€

L' OFFERTONE 8 euro antipasto toscano 1/2 primo a scelta macedonia

Apericena Venerdì e Sabato dalle 19 alle 22 cocktail 5€ - birra 3.50€ - vino 4€ cene organizzate

feste di laurea Via Carlo del Prete 9/r - 055 410174

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#12 - Autunno 2012


Riot Van presenta A PROPOSITO DI CAMBIAMENTI La rivoluzione degli e-book di Mario Mancini pg. 8

IL FUTURO DEL LIBRO NON È QUESTIONE DI DEVICE la sfida persa della qualità. di Daniele Pasquini pg. 9 - 10

TUTTO CIÒ CHE SAI È FALSO Il primo NON - LIBRO di Guerrilla Spam di Mauro Andreani pg. 11

LA GRANDE MELA NELLA PICCOLA CITTÀ Il fallimento di Edison e i timori dei dipendenti di Andrea Lattanzi pg. 12 - 13

PAZZI SCATENATI La follia di lavorare nell’editoria italiana di Daniele Pasquini pg. 14

INSERTO Ia edizione del concorso fotografico RV Fotografia di Federica Greta Castagna pg. 15 - 17

ACSI SOCIAL NETWORKING Ovvero come aprire un circolo culturale di Chiara Morellato pg. 18 - 19

CI SALVI CHI PUÒ Rodolfo Siviero di Andrea Lattanzi pg. 20 - 21

L’ALTRO LATO DELLA CINEMATOGRAFIA All’Odeon va in scena la cultura di Chiara Morellato pg. 22

BALKAN EXPRESS

BADAMIMBUMBAND come far esplodere la musica di Francesco Guerri pg. 24 - 25

THE PROMISE Parola di Compagnia Nuova Aurora di Chiara Morellato pg. 26

FLORENCE FOR FRINGE

JAZZEGGIANDO QUA E LÀ (PIÙ LÀ CHE QUA...) La cultura della musica si scontra con la TV di Chiara Morellato pg. 28 - 29

di Michele Manzotti pg. 27

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di Chiara Morellato pg. 23

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di cambiamenti

La rivoluzione degli e-book Mario Mancini, goWare team, Polo Tecnologico di Navacchio Arriva Schumpeter

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n enorme meteorite è caduto nel placido stagno del libro, una nobile industria secolare che iterava i propri riti con la regolarità delle fasi lunari. A scagliare questo masso è stato un unico soggetto fino ad allora un mero satellite del pianeta editoriale: Amazon, il gigante di Internet che ha messo i panni del Leviatano, “fatto per non avere paura”. Amazon ha inventato l’e-book, prima sbef-

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feggiato dall’industria costituita, ha inventato il dispositivo per leggerlo e ha edificato la più grande libreria del sistema solare dove si può prelevare un libro con un clic, pagarlo meno di 10 euro e leggerlo dopo 4 secondi dall’insorgere del desiderio. I lettori sono estasiati, la faccenda gli piace troppo. Gli editori sono inebetiti, guardano attoniti a un cambiamento che non hanno richiesto, non lo vogliono e lo subiscono supinamente. Gli autori cominciano ad apprezzare lo stato di fatto, anche troppo: per loro tutte le barrie-

re a pubblicare sono abbattute, possono farlo con un clic senza passare per il campo minato degli editor che gli ricordano il temuto professore di latino e greco. Se fosse vivo Schumpeter vedrebbe in azione, come in un esperimento, la sua spaventosa teoria della distruzione creativa, che rammenta una purga molto amara.

L’e-book al 50% La crescita degli e-book è in effetti impressionante. Pew Research #12 - Autunno 2012

Grafica Riot Van - immagine dal sito: link2universe.net

A proposito


Center, uno dei più autorevoli osservatori sull’industria dei contenuti, ha previsto che nel 2025 gli e-book saranno il 75% del mercato del libro. Altri si sono arrischiati a prevedere che, negli USA, già nel 2014 la quota di mercato raggiungerà il 50%; e poi a distanza di qualche anno succederà lo stesso negli altri mercati. Nel 2011 negli USA sono stati rilasciati 211.000 ISBN per e-book di titoli autopubblicati, quasi il doppio dell’anno precedente e quasi due terzi dei titoli pubblicati dall’intero gruppo degli editori, che ammontano a 350.000. Si ritiene che nel 2013 per ogni e-book pubblicato da un editore ve ne sarà uno pubblicato da un soggetto indipendente. «Come si scrive Tsunami?» ha commentato Peter Turner, attento osservatore dei fenomeni editoriali. Le barriere a pubblicare sono venute meno. Dove sono acquistati e letti questi e-book? Una recente indagine condotta su 10.000 consumatori rileva che il 35% li preleva da Amazon e li legge sul Kindle, il

23% li scarica da Apple iBookstore e li legge sull’iPad, il 13% li compra direttamente sul negozio dell’autore e li legge sul dispositivo di cui dispone. Il restante 30% è più erratico, ma prima o poi sposerà una piattaforma. Se uno dei fattori di crescita del mercato degli e-book è l’offerta di titoli, l’altro fattore è la diffusione dei dispositivi di lettura. Qui le previsioni sono ancora più impressionanti: il mercato dei tablet e degli e-reader, prevede Gartner, crescerà del 37% di qui al 2016. Per dare un elemento di confronto, quello dei personal computer crescerà meno del 5%.

Che succederà? La prima e più piacevole conseguenza è che i libri costeranno di meno, tra 50 centesimi e 10 euro. Costerà di meno produrli, distribuirli e l’impatto ambientale di questa industria sarà vicino allo zero. In conseguenza dell’abbattimento di ogni barriera a pubblicare, l’offerta crescerà in modo esponen-

ziale, così come s’impennerà la domanda, seppure in misura non paragonabile: molti lettori per troppi contenuti. Molti di questi resteranno nell’oscurità insieme ai loro creatori, perché i meccanismi di promozione e successo premieranno solo i best-seller come avviene di norma nell’industria culturale digitale. Ci sarà molta omologazione, ma anche le nicchie ne troveranno un grandissimo giovamento. Attraverso queste nicchie crescerà la democratizzazione dell’industria. Il libro non sarà più qualcosa da leggere soltanto. Una recente indagine ci dice che dei 90 minuti giornalieri trascorsi sul tablet, la lettura occupa meno della metà del tempo e che la concentrazione su un’unica attività dura solo qualche minuto. I libri saranno molto più brevi, più visuali e inframezzati da altre proposte. Per gli editori non sarà la fine del mondo, ma per gli autori e i lettori sarà il “nuovo mondo”. Mario Mancini

Il futuro del libro non è questione di device la sfida persa della qualità.

«Ma io preferisco l’odore della carta»

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i parla di libri e di ebook, c’è sempre qualcuno che tira fuori questa storia. Il profumo del libro, le pagine da sfogliare, le orecchie alle pagine. La nostalgia. Ecco: parlare di futuro del libro facendo riferimento a questi pa#12 - Autunno 2012

rametri significa essere lontani anni luce dal problema (peraltro sarebbe bello allargare la discussione – romantica ma poco proficua – a tutta una serie di personaggi, come un uomo primitivo affezionato alle pitture rupestri, uno scriba col papiro, un amanuense in monastero, un amico del buon Gutenberg, e via e via.) In questo momento di passaggio epocale (nostalgici di tutto

il mondo, arrendiamoci: ci sono buone probabilità che tra venti anni il libro di carta stia all’ebook come oggi il vinile sta all’mp3) c’è un’unica cosa di cui possiamo essere sicuri: la storia ce l’ha insegnato: la morte del supporto, del device, non comporta la morte dei contenuti. Le storie, i saggi e la narrativa sopravviveranno. Cambieranno forma, saranno un po’ più brevi, inse-

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Se solo gli editori avessero fatto il proprio mestiere Se solo avessero fatto scelte di qualità, pensando a pubblicare solo ciò che davvero poteva meritare di essere letto, senza riempire gli scaffali con titoli nuovi ogni giorno, aumentando sempre l’offerta (sorpassando di gran lunga la domanda). Chiederete: cosa è la qualità? La qualità è soggettiva, non è possibile stabilirla per sempre, per me i libri gialli sono belli, per me solo la letteratura russa. A me le risposte adesso non interessano: dico solo che riflettere sulla qualità – indipendentemente dalle conclusioni che se ne può trarre – è la vera svolta: ci si confronta sul perché di un contenuto e non su quanto può farci intascare, su come può funzionare. Riflettere sul mercato porta solo alla schizofrenia che già adesso domina il mondo editoriale.

La coda lunga, le librerie digitali ed il Far west A mio avviso in questo processo l’unico a guadagnarci davvero è il distributore, l’Amazon di turno. Qualche anno fa Chris Anderson spiegò cos’era la coda lunga. In poche parole ci raccontò la differenza tra una libreria fisica ed una digitale: in quella fisica il numero di libri che può essere contenuto ed esposto è limitato, perciò il libraio è destinato a vendere solo un numero ristretto di titoli, e sarà necessario puntare soprattutto su quelli che danno maggiori garanzie. Che non sempre sono i grandi classici o i bei romanzi: spesso i best-seller, i libri che funzionano, funzionano indipendentemente dalla qualità (le 50 sfumature di… ne sono una recente dimostrazione). Questa situazione, quella che ci ha accompagnato fino ad oggi, mostra le falle del mercato editoriale: pubblicare tanti titoli a caso, investire sui personaggi famosi, e una volta buttato il libro nella mischia continuare a puntarci finché può vendere.

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Nella libreria digitale, dove lo spazio fisico non è un problema e dove il numero di titoli ospitato può essere infinito, per il librario vendere centomila copie di un libro o una singola copia di centomila libri diversi è la stessa identica cosa e non deve neppure fare sforzi per capire il mercato. Il lettore dovrà trovarsi a scegliere in un sistema che sì, è vero, potrà accontentare anche “le nicchie”, tutti i gusti saranno soddisfatti… ma di fatto sarà un grande far west. Sarà più difficile, rispetto ad oggi, vedere in giro testi di alto livello, destinati a dar luce ai secoli. Rispetto ad oggi… ma senza nostalgie: perché il mondo editoriale, anche prima degli ebook, era comunque allo sbando.

Magari tra dieci anni saremo ancora a parlarne, e sul Kindle avremo caricato trecento opere (ne leggeremo due-tre: ma potremo dire di averne tante), qualche nostro amico un po’ vintage (andrà sempre di moda ‘sta cosa?) terrà orgoglioso un Prévert di carta sotto braccio e finiremo con lo scannarci sui soliti temi: il profumo della carta, la praticità del digitale. Non avremo capito nulla, neppure il vero problema: che non è come leggere i libri, ma quali e perché. Ma purtroppo nel far west conta avere la pistola veloce. Daniele Pasquini

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Grafica Riot Van

guiranno i tempi e le mode… ma non moriranno. C’è però un aspetto che mi lascia perplesso: il momento della rottura, quello che Mancini chiama “l’abbattimento della barriera a pubblicare”. Qui intravedo un pericolo: che una totale scomparsa di editori e filtri di valutazione porti ad una produzione sconfinata di opere letterarie. Destinate a finire direttamente sul mercato. Si avrà cioè un’offerta di titoli ancor più vasta di quella, folle, con cui già oggi ci dobbiamo confrontare. Ci guadagna davvero il lettore, che così ha più scelta? E come diventa possibile fare una scelta di senso? Ed è davvero giusto un sistema in cui chiunque può scrivere il proprio libro e metterlo direttamente in vendita? In questo passaggio storico: chi è che davvero può beneficiarne?


TUTTO CIÒ CHE SAI

È FALSO Il primo NON - LIBRO di Guerrilla Spam

Grafica Riot Van

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ue anni di attività tra attacchinaggio, non mostre, santini provocatori, tesi di laurea ed esposizioni in giro tra Italia e resto d’europa. Un modo per fare un piccolo bilancio della vostra attività? Sono stati anni d’intenso divertimento. C’è stato molto lavoro, impegno, ore passate a buttare giù idee, disegni e progetti, faticose nottate e stancanti viaggi, ma quello che oggi rimane di tutto ciò, è solamente il divertimento e il piacere provato nell’aver fatto tutto questo. Siamo partiti da quattro disegni attaccati sui muri quasi per gioco, e ci siamo ritrovati a dover scegliere un nome che ci rappresentasse, a fare interviste e vedere giornalate con le foto dei nostri lavori. Siamo arrivati a festival come il RipArte di Fabriano che vanta artisti come Blu o Ericailcane, oppure ad ARTAQ in Francia, esposti insieme a opere di Obey, Banksy o Space Invader. Quello che oggi ci occorre è di non dimenticare la linea originale. I faretti e i riflettori dell’arte ufficiale non ci hanno mai tentato, ma è giusto sempre ripeterselo. Cosa dobbiamo aspettarci da questa non-pubblicazione? Magari partiamo dal titolo: Tutto ciò che sai è falso Questa pubblicazione arriva come un riassunto per immagini della nostra esperienza. Ci sono momenti mai raccontati, fotografie di backstage, disegni inediti per attacchi mai realizzati. Tutto ciò che #12 - Autunno 2012

sai è falso è un percorso guidato attraverso molto materiale tenuto ad oggi segreto, che svela un po’ di più della vera storia di SPAM. Il titolo ci piaceva perché è lapidario; non lascia interpretazioni, è semplice e ci pone di fronte ad un dato di fatto d’impotenza. Tutto ciò che sappiamo (o perlomeno molto) è falso, e questo è dovuto alla mancanza d’informazione, alla disinformazione, alle credenze popolari, all’ignoranza. In secondo luogo il titolo si riversa anche su ciò che la gente sa o crede di sapere di SPAM svelando i retro scena delle nostre idee, delle nostre scelte, proporremo alla gente una nuova visione di SPAM più completa e più vicina a tutti. Il libro sarà disponibile sia fisicamente, al costo di 15 euro, che in versione digitale, in free download. Come valutate la situazione della cultura e del suo rapporto con il mercato, a Firenze come nel resto d’Italia? Era importante che anche questo lavoro fosse fruibile e gratuito. Questa scelta nacque di paripasso con la presa di coscienza che un lavoro con una casa editrice tradizionale sarebbe diventato troppo costoso e il libro sarebbe lievitato di prezzo. Scegliemmo l’autoproduzione: scriviamo noi, impaginiamo noi, stampiamo noi, vendiamo noi. In questo modo, chi volesse comprare la verisone cartacea del libro spenderà solo 15 euro, composte da 14 euro per le spese di stampa, e 1 euro di guadagno per SPAM per finanziare i progetti futuri. Un prezzo non concepibile

per il mercato tradizionale se si considera che stiamo parlando di 250 pagine con più di 400 immagini a colori. Il mercato dell’editoria dovrebbe fare i conti con queste realtà. Il messaggio che abbiamo il dovere di dare è quello di un nuovo modo di comunicare, informare, provare a fare cultura, forse arte, sicuramente provocazione. A Firenze stiamo assistendo ad una cannibalizzazione commerciale di quello che un tempo era il ventre culturale della città (chiudono librerie come Edison e Feltrinelli international per far posto ad Apple e Nespresso). Immagino che la cosa non vi lasci completamente indifferenti. Non si può che essere dispiaciuti. Le mani delle multinazionali sono sempre lunghe e s’intrufolando ovunque. I portici di piazza della Repubblica ora, dopo l’avvento del recente Hard Rock Cafè (oggi più un Chic Pop Cafè) ospiteranno forse le mele grigiastre dell’Apple Store. Cosa dire? Il dispiacere si unisce purtroppo alla consapevolezza. L’ambiente culturale critica prima l’Hard Rock, ma poi va a vedere, giustamente, Iggy Pop in piazza, promosso e finanziato dall’Hard Rock stesso. Le contraddizioni sono infinite, ci sarebbe solo bisogno di alternative. Si dovrebbe, invece di piangerci addosso e discutere sui soliti luoghi comuni, tentare nuove proposte, creare aria di novità, di scelta e di stimoli. Chiudere una libreria ma aprirne un’altra, forse altre due. Mauro Andreani

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Il fallimento di Edison e i timori dei dipendenti. Apple al suo posto? Molto dipende da chi governa

di Andrea Lattanzi

«Se pensi che la tecnologia prenda il posto della carta, prova a pulirti il culo con l’iPhone» Paulo Coelho 12

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opo che hai lavorato cinque, dieci, quindici anni nello stesso posto e te lo vedi chiudere anche se la colpa non è tua, un po’ ci sta pure che ti arrabbi. Ma la rabbia, cattiva consigliera, a poco a poco lascia il passo alla delusione, soprattutto se sai che al posto tuo, quello dove hai faticato, ti sei innamorata, sei andato in cerca di un lavoro normale, arriverà forse un negozio di computer e cellulari. Perché, al fin della fine, Apple quelli fa. Certo, si dirà, le tecnologie aprono al mondo della “cultura” in altri modi, connettono gli utenti in uno spazio immensamente più ampio di quello che una semplice comunità di lettori può fare, ma, fino a prova contraria, i libri sono una cosa e gli IPad un’altra. E non è una questione ideologica o di retropensiero. È una questione di clienti, che sono diversi, di professionisti del settore, altrettanto differenti per formazione e mis-

sion lavorativa, di estetica del mestiere (“faccio il libraio, che edizione ti serve della ricerca del tempo perduto?”/”faccio il commesso in un negozio eppoll, hai scaricato l’app che ti fa d’antizanzare?”). Insomma, non è proprio la stessa cosa vendere libri o cellulari. Ma perché la Edison chiude? Come ha ricordato il direttore della libreria di piazza della Repubblica Alessandro Falciani, se essa cesserà la sua attività è perché ci sono state «errate politiche aziendali». E di fatti, anche i punti vendita di Pistoia e Livorno sono sull’orlo del baratro. «Se non hanno chiuso è perché ce li siamo tirati dietro noi che siamo sempre andati bene», gli fa eco un’altra dipendente. Il punto, però, è che se hai lavorato davvero fra quegli scaffali per anni, il fatto di vederti andare a rotoli la vita per colpa d’altri non ti consola troppo. Anche perché che questi #12 - Autunno 2012

Grafica Riot Van - immagine dal sito: www.libreriaedison.it

La Grande Mela


Nella Piccola Città

“altri” non sono solo i tuoi datori di lavoro. Anzi, sono anche i datori di lavoro di gente che fa il tuo stesso mestiere, ma per un’altra catena libraria. Nella fattispecie, la più blasonata Feltrinelli. Accade, infatti, che nel 2004 l’editore milanese, tramite la sua controllata Effe.com, acquista la società immobiliare Repubblica Srl, che è proprietaria dell’immobile dove Edison ha la sua attività. Feltrinelli, diventa così titolare dell’immobile di piazza della Repubblica. Edison, nel frattempo, accumula una serie di debiti presso fornitori ed editori che inducono legittimamente Feltrinelli a non essere sicura «dell’affidabilità economico-finanziaria del gruppo Bellentani» e, di conseguenza, «a non rinnovare il contratto di affitto a Edison». Verrebbe da chiedersi se Feltrinelli non conoscesse già al momento dell’acquisto del locale la situazione economica di una diretta concorrente, ma poi si finirebbe per pensare male. Anche perché, la Magistratura ha già detto che l’operazione è stata lecita rispetto alle norme sulla concorrenza. #12 - Autunno 2012

Non è la stessa cosa vendere libri o cellulari. Anche il Comune di Firenze lo sa bene e, nel 2004, si tutelò contro la svendita della cultura nei suoi confini appannaggio delle grandi catene, prevedendo un vincolo d’uso sugli immobili del centro storico (art. 57 delle Norme attuative del Piano Regolatore Generale). Firenze è infatti una una piccola città. Per dimensioni, naturalmente, ma non per valore assoluto. Per questo motivo, per preservare il suo grande valore, ha bisogno di essere protetta.

Il vincolo rappresenta uno strumento di protezione che riserva il 70% delle aree che si rinnovano ad attività di natura culturale. Il restante 30% può trasformarsi in esercizio di altro tipo, anche commerciale. Ma già nel 2004, Repubblica Srl prima, e Feltrinelli poi, intentano un ricorso al Tar contro di esso. La sentenza rifiutò di dichiarare fuorilegge l’atto comunale che finì poco dopo sui tavoli del Consiglio di Stato per un nuovo ricorso. Bisogna vedere oggi, con Apple e altri papabili acquirenti in agguato, se il vincolo reggerà all’urto in Consiglio co-

munale e il tipo di interpretazione che riceverà d’ora in poi. Bisognerà vedere, cioè, se chi amministra la cosa pubblica si comporterà nell’interesse della Piccola Città o della Grande Mela americana. Nell’attesa del giorno di chiusura definitivo, intanto, i dipendenti della Edison sperano almeno di ottenere le rimanenti spettanze come straordinari e tfr, evitando di divenire il simulacro delle contese fra il gruppo Bellentani e Feltrinelli. Il loro massimo obiettivo sarebbe il rimpiazzo della libreria con qualcosa di molto simile, per un motivo di sostanziale riassorbimento occupazionale ma anche per la questione più politica della sopravvivenza di un luogo culturale in piazza della Repubblica. Di qui, la petizione affinché il vincolo d’uso non sia toccato. Ma tu queste cose, tu che hai lavorato per tutto quel tempo tra libri e pamphlet, le sai già. La Mela, il vincolo, Bellentani, Feltrinelli, la Piccola Città, Renzi e via discorrendo. Tu sai già tutto e sicuramente lo sai meglio di me. Ed è per questo che io ho fatto la mia scelta, amico libraio. Io sto con te.

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Pazzi scatenati

La follia di lavorare nell'editoria italiana a cura di Daniele Pasquini

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Lavorare in una casa editrice: non farlo. Pensare piuttosto a delle alternative, a partire dall’università. Penso che l’editoria viva al di sopra delle sue possibilità e che tutto il sistema sia basato su una grande illusione collettiva. Gli editori – soprattutto quelli piccoli e alle prime armi – sono sinceramente illusi di poter un giorno pagare chi intanto fanno lavorare gratis (o quasi), così come chi si infila in queste situazioni è convinto che quella paghetta che riceve saltuariamente un giorno diventerà uno stipendio: ebbene, non succederà. Associarsi non basta, ma conviene. Parecchie grandi case editrici sfruttano in modo diabolico i (troppi) strumenti che la legge mette a disposizione per approfittarsi legalmente il prossimo, per imbastire una sorta di schiavitù legalizzata: parlo della rotazione degli stagisti, delle formule contrattuali “creative”, come le collaborazioni occasionali che però si ripetono in eterno e le migliaia di persone che semplicemente lavorano in nero. È un settore poco regolato e per niente controllato, sarebbe davvero ora che arrivassero i controlli fiscali, e che chi non si

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può permettere di pagare il lavoro chiuda, di editori ce ne sono davvero troppi. In ogni caso ho visto che stanno nascendo associazioni di redattori, traduttori, perfino autori per provare a far nascere una forma di tutela collettiva. Non basta ma è un buon segno. Se la caverà solo chi saprà muoversi. Questo è stato un anno tragico per editori e librerie, i dati di vendita sono eloquenti: siamo al collasso, avrete notato quante librerie chiudono. In un mercato che oscilla tra il -7 e il -12% esisto-

no però dei segmenti che fanno registrare record come +30% ed uno di questi è la vendita di e-reader. Questo fenomeno una buona indicazione già ce la dà. Non temo nulla per la sopravvivenza della cultura, e di quella particolare forma che è la parola scritta, la tramanderemo in altri modi, e tra i soggetti che hai citato tu sopravviveranno quelli capaci di adattarsi. Ma gli editori serviranno sempre meno: il self-publishing di-ebook, come lo fanno in America, consente agli autori di vendere direttamente i libri al pubblico, saltando la trafila e massimizzando i propri margini. Gli e-book come i papiri. La scrittura non morirà. L’editoria cambierà forma, ma la trasmissione della parola scritta non corre nessun rischio.Pensa che la forma volume, che ha dominato gli ultimi 2.000 anni, è vicina all’abdicazione. Con quella, cioè il libro come lo conosciamo noi, tramonta un’unità percettiva così fondamentale e che ha tanto influenzato millenni di letterature da sembrare incredibile: finisce l’epoca della pagina. Leggere su e-book è più simile a svolgere un papiro, trovo questi ricorsi molto affascinanti ed è normale che di fronte a simili cambiamenti poi si modifichi a cascata tutto quello che riguarda la parola scritta. In realtà queste mutazioni investono territori molto più profondi: cambiano il nostro modo di pensare, e visto che il linguaggio è “l’organo formativo del pensiero”, a cambiare sarà la nostra mente. #12 - Autunno 2012

Grafica Riot Van - immagine: copertina del libro Pazzi Scatenati

ederico di Vita è nato a roma nel 1982 ha lavorato con diversi editori e lavora tutt’ora da Altroquando, importante libreria indipendente romana. “Pazzi scatenati - usi e abusi dell’editoria” è un’inchiesta romanzata che indaga in profondità il mondo delle case editrici italiane, mettendo a nudo i meccanismi che portano all’iperproduzione di libri, allo sfruttamento dei precari, all’appiattimento delle proposte editoriali stesse. Un’edizione nuova ed ampliata del libro è in uscita per Tic, un minuscolo editore romano. Federico di Vita ha raccontato a Riot Van perché è da pazzi sperare di lavorare nel mondo editoriale. E ci ha regalato una sua visione – lucida e disincantata – sul futuro del libro.


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FOTOGRAFIA

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Prima edizione del

concorso fotografico

targato RV

Abbiamo scelto, per iniziare in maniera classica, il tema riot, nelle sue più disparate accezioni. Ci sono state inviate foto di girasoli che non guardano verso il sole, vecchi riottosi, rasta, rivoluzionari armati di fionda, macchine in fiamme, monumenti e chi più ne ha più ne metta. Quella che vedete pubblicata nelle due pagine seguenti è la vincitrice, scelta dalla giuria di redazione.

Per il prossimo numero formeremo una giuria tecnica, oltre ad avvalerci del voto dei lettori tramite like di Facebook. Nel ringraziare tutti i fotografi che ci hanno inviato i loro lavori (visibili su riotvan.net e sulla nostra pagina FB), vi diamo appuntamento per la seconda edizione del concorso. Stay Riot!

Biografia di

Federica Greta Castagna vincitrice del concorso

In arte JJ Ginger, nasce a Lecco, cresce nelle Alpi, segno Bilancia Durante gli studi, svolti a Milano, studia Cinema e Video design, si specializza nella documentaristica, passione che nasce dallo studio delle persone e dalla sociologia sopratutto legata a temi di disagio e di estraniazione sociale. Tema che si sviluppa nella fotografia. Frequenta un corso a Firenze che la porta a partecipare a svariate mostre e concorsi fotografici, architetture, reportage e soprattutto ritratti che raccontano l'ambiente underground nel quale è cresciuta. Viaggiatrice, il suo stile personale è "wild punx", birra preferita Tennents, sempre accompagnata da un cane nero di nome Tora. Fa parte di Gash Rouge, gruppo indipendente di espressione artistica, fondato a Milano nel Gennaio 2012, da un gruppo di amiche provenienti da realtà diverse, moda, video, fotografia, design.

siti di riferimento : Facebook https://www.facebook.com/jj.ginger1 Blog http://jjginger.tumblr.com Sito GR http://www.gashrouge.com

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Riot Girl

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ACSI

Social Networking

ovvero come aprire un circolo culturale, nonostante la SIAE

Hai un idea (e tanta voglia di fare) per aprire un locale culturale? L’ACSI ti da una mano a orientarti nella jungla delle norme burocratiche che regolano un club 18

mondo della cultura, dello sport e del tempo libero. E perseguiamo questo scopo facendo rete, accogliendo idee individuali che condividiamo e sviluppiamo insieme a professionisti convenzionati» Gli chiedo se si può parlare di una specie di incubatore, di hub, ma mi risponde che le etichette gli interessano poco, un punto di riferimento per iniziative e idee è una descrizione che calza, se vogliamo. Quello che gli preme sottolineare è che stanno crescendo perchè hanno riempito uno spazio vuoto, una zona grigia che va dal fare un’azienda e mettersi in proprio, che richiede tempo, conoscenze e sopratutto molti soldi, al fare una festicciola tra amici. Si sono inseriti nel mezzo, proponendo una forma di divertimento e svago meno improntata sul guadagno e sul divertimento “commerciale”. Se vuoi far partire la tua attività, l’ACSI ti mette a disposizione dei professionisti del settore come avvocati, commercialisti e geome#12 - Autunno 2012

Grafica Riot Van - immagini di: Logic Club

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a tempo viene sbandierata la parola “crescita”, da politici, tecnici, telegiornali etc. C’è chi però, senza starnazzare al vento parole vuote, si da veramente da fare, e lo fa con uno stile “molto poco italiano” (cit. Stanis La Rochelle). Stiamo parlando dell’ACSI, ente nazionale, del quale la delegazione fiorentina è presente sul territorio con 105 circoli (Garage Club, Logic, Korova, Rullante Club, Fuorigioko, Il Poderino per citare i più famosi), che contano 55.000 tesserati, con un exploit che ne ha raddoppiato il numero, visto che nel 2009 erano 27.000. Le linee guida nazionali sono le stesse per ogni diramazione, ma sul territorio le strategie dipendono dal know-how del presidente. Gino Mauro Vitali mi accoglie nella sua sede in Via delle Porte Nuove, e mi racconta i segreti che stanno dietro a questo trend, così inusuale di questi tempi. «L’obbiettivo dell’ACSI è quello di sviluppare una community nel


tri, a prezzi convenzionati. Gino tiene a rimarcare il fatto che l’ente non prende nessuna percentuale sui compensi di queste prestazioni. Il rientro economico per l’ACSI arriva dai tesseramenti nei circoli, che invece guadagnano erogando servizi. «Per colpa o per merito dello stato, che bada solo a controllare e regolamentare, e molto poco invece ad incentivare l’imprenditoria giovanile, l’ACSI è diventata il punto di riferimento che adesso è. Ci sono anche dei bandi che finanziano questo settore, ma sono spesso difficili da reperire, da decifrare e sopratutto non sono solo i soldi il muro insormontabile. Le normative, e gli uffici che le regolano, non hanno i mezzi ne le competenze per aiutare il giovane imprenditore» Insomma, start up helper, network maker, community. L’ACSI sembra più vicina al futuro di tante altre realtà che sbandierano novità e poi rimangono la stessa zuppa da una vita. C’è anche chi potrebbe sollevare la questione che alcuni circoli ACSI possano sembrare dei veri e propri bar. La differenza sta nell’accezione di circolo privato, ovvero di entrata non libera. Non ci possono essere vetrine sulla strada. Quindi chi vuole entrarvici deve interessarsi in primo luogo, ovvero dimostrare un interesse verso quello che accade all’interno, e poi affiliarsi ad un’associazione, leggendone quindi lo statuto ed accettandone le condizioni. Sembra una semplice scappatoia, forse potrebbe esserlo. Ma è davvero così importante?

C’è chi rema contro Mentre la SIAE cade a pezzi, svelando tutti i suoi retroscena da carrozzone ciuccia soldi e anti-liberalista all’italiana, continua a imporre i suoi dazi a chicchessia. Tutto ciò nonostante sia un’azienda monopolistica in perdita, roba che ti ci devi impegnare. Tant’è che ACSI Firenze è sul piede di guerra contro la SIAE. Fino a scomodare l’organo direttivo nazionale, che però ha le mani legate. Tutto nasce da un’accordo quadro, fatto nel 1999, tra la SIAE e vari enti di promozione sociale, tra cui l’ACSI, dove si approva una formula forfettaria per calcolare quanto pagare per i diritti d’autore. In pieno stile “qualcuno lo sapeva prima”, giusto un anno dopo, esce una legge (la 383) che si rivolge al terzo settore, e che dice che i centri di promozione sociale non generano imponibile con il pagamento delle quote e con ogni tipo di contributo, e che quindi alla SIAE è dovuto solo il diritto d’autore non proporzionale ai guadagni della serata. Ma l’accordo del ‘99 ormai aveva regolamentato questo pagamento a scaglioni, basandosi sul numero degli associati ad un circolo. Ovvero, se un circolo ha 300 affiliati, paga un tot, anche se all’evento singolo partecipano 15 persone. Quindi si sfocia nell’incostituzionalità, in quanto non c’è imponibile e quindi proporzionalità del pagamento: la legge in questo caso non è uguale per tutti. Una commissione avrebbe dovuto controllare e aggiornare questo accordo annualmente, ma chissà come, tutto è rimasto come prima. Non c’è un sistema per decidere quanto vale il diritto d’autore, in quanto la SIAE autoreferenzialmente decide per tutti. E tutto questo grava sulle tasche dei consumatori, che devono pagare i diritti d’autore anche per l’amico socio che stasera è rimasto a casa. Grazie SIAE. Niccolò Seccafieno

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Rodolfo Siviero

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luglio 1944. Firenze, Lungarno Serristori. Cinque del mattino. Nella palazzina di Giorgio Castelfranco, storico dell’arte di origine ebraica, alcuni giovani partigiani sono impegnati nella lotta contro i nazi-fascisti. Ma c’è qualcosa di diverso fra questi ragazzi e quelli combattono su in montagna, fra gli Appennini e le Alpi Apuane. La fede è la stessa, liberare il paese. A essere diverse, sono le armi. Sì perché nella palazzina al numero 1 del Lungarno Serristori, di granate Mk2, se ne vedono poche. Ci sono, naturalmente, nascoste da qualche parte. In quella palazzina, però, tendenzialmente non si spara. Si fa altro. Si cospira. Si agisce contro un corpo militare particolare, che ormai da qualche tempo non fa più il suo lavoro. Si tratta del

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“Kunstschutz”, branca dell’esercito tedesco che avrebbe dovuto proteggere le opere d’arte ma che, con la scusa del pericolo dei bombardamenti, comincia invece a requisirle e a trasportarle verso la Germania. Un classico delle guerre, il bottino. Proprio quella mattina del 3 luglio, a pochi passi dalla palazzina, gli uomini del Kunstschutz trafugano dalla Galleria degli Uffizi 200 splendidi dipinti. Poi la guerra va avanti, come se nulla fosse. Anzi, i soldati di Hitler si portano a casa di tutto e di più. Statue, oggetti d’antiquariato, emblemi religiosi. Non solo a Firenze, ma in tutta l’Italia centro-settentrionale con il benestare di Benito Mussolini, che già prima dell’8 settembre aveva lasciato che i tedeschi si portassero a casa

preziosi souvenir. Un grande statista. Non molti giorni dopo Firenze si libera. È l’11 agosto 1944. E, come per magia, meno di un anno dopo, i 200 quadri approdati nel Reich attraverso la Repubblica di Salò tornano al loro posto. I ragazzi del Lungarno Serristori hanno fatto bene il loro lavoro. La rete di informatori ha tenuto e ha seguito passo passo i dipinti nel loro percorso. A fine conflitto, è bastato andare a bussare alla giusta porta con un mandato di confisca. Il comandante di quei ragazzi è un certo Rodolfo Siviero, che passerà alle cronache come lo 007 dell’arte italiana. Nato a Guardistallo, vicino Pisa, nel 1911, aveva da sempre coltivato due passioni. Una per la letteratura e la critica artistica. L’altra, più riservata e avven#12 - Autunno 2012

Grafica Riot Van - immagini: opere conservate al Museo degli Uffizi - Firenze

Ci salvi chi può


turosa, per l’intelligence. Già nel 1934 inizia a lavorare come agente per il Servizio informatori Militari italiano, sotto l’egida del regime fascista. Spia i nazisti nei loro piani d’invasione dell’Austria. Siviero, come tanti giovani italiani, aveva aderito al regime convinto che le cose potessero essere cambiate dal nuovo ordine mussoliniano. Bene? Male? Deprecabile o condivisibile? Non è questo che importa. Importa che il giovane 007 italiano normalmente fa la sua vita di studente in Storia dell’arte e, altrettanto normalmente, agendo sotto copertura, raccoglie informazioni, ascolta soffiate, è attento anche ai respiri di chi gli sta intorno. D’altro canto, uno che si chiama Rodolfo Siviero il nome da agente segreto lo ha. Quando l’Italia poi si avvicina e, per certi aspetti, si sottomette al regime di Hitler, Siviero matura sentimenti antifascisti. Non è d’accordo soprattutto con le leggi razziali, che emar#12 - Autunno 2012

ginano e discriminano i cittadini italiani di fede ebraica. E allora si trasforma nel riferimento degli angloamericani in Italia. Tesse rapporti con gli ancora pochi italiani avversi a Mussolini e via via che il conflitto procede la sua attività di spionaggio si fa sempre più intensa. Tanto intensa che il camicia nera Mario Carità lo fa arrestare e torturare nella Villa Trieste di via Bolognese. E giù con olio di ricino, ricchi premi e cotillon. Ma Siviero ha la pelle dura e riesce a scappare grazie a partigiani infiltrati nell’esercito di Salò. Il resto è cronaca. Dopo la guerra i suoi meriti vengono riconosciuti e diventa una sorta di ministro plenipotenziario addetto al recupero di tutte le opere d’arte trafugate durante il conflitto. Lo 007 dell’arte conduce alla firma di un trattato fra il presidente del Consiglio italiano Alcide De Gasperi e quello tedesco Adenauer per la restituzione degli oggetti sottratti all’Italia, come i capolavori dei musei napole-

tani che erano stati portati via dall’abbazia di Montecassino o La Leda del Tintoretto. Ma non solo. Siviero va a caccia in tutto il mondo di opere illegalmente esportate dal nostro paese e mette in mostra tutto il suo valore diplomatico e di contrattazione. Il 26 ottobre 1983 tira l’ultimo respiro a Firenze, ormai divenuta la sua città. Con lui sono morti anche tutti – o quasi – i suoi segreti. Nell’atto testamentario, lascia alla Regione Toscana la sua casa e tutta la sua collezione personale, in maniera tale da rimanere a memoria dei «valori per i quali ho combattuto per tutta la vita». Oggi quella casa è un museo aperto gratuitamente al pubblico ed è dotata anche di un’uscita segreta. Se fai l’agente segreto non si sa mai. Per informazioni, rivolgersi a una certa palazzina sul Lungarno Serristori, numero civico 1. Andrea Lattanzi

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L’ALTRO LATO DELLA CINEMATOGRAFIA Sfaccettata ed eterogenea, all’Odeon va in scena la cultura a cura di Chiara Morellato

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suoi aspetti. A colorare lo schermo le sfumature e i personaggi di Emir Kusturica assieme a produzioni croate, serbe, albanesi, macedoni, montenegrine e kosovare. In più - direttamente dalle Giornate degli Autori veneziane - un omaggio alla penna di Emilio Salgari e al cinema “corsaro”, con documentari, sezioni dedicate ai pionieri della videoarte e ai nuovi linguaggi cinematografici. Confermati gli appuntamenti con il cinema sociale di Cospe e con il premio dei Raccorti sociali, oltre alla giornata dedicata al cinema africano, Africa day, il 20 Novembre. Un autunno caldo ricco di rassegne, anteprime, dibattiti, eventi, mostre d’arte e incontri con gli autori, una realtà unica nel panorama toscano, in grado di “sfamare” anche i cinefili più raffinati.

Grafica Riot Van - immagini tratte dai film in programma

ove settimane, cinquanta giornate, nove Festival, centocinquanta proiezioni e cinquantamila presenze registrate nelle scorse edizioni. Sono questi i numeri della 50 Giorni di Cinema Internazionale, la rassegna cinematografica più grande e cosmopolita d’Italia. Dal prossimo 25 ottobre, e fino al 14 dicembre, all’Odeon Firenze si sprecano i generi e le nazionalità. Commedie, noir, documentari, film musicali, cinema “corsaro”, videoarte e ancora cinema francese, cinema dei Balcani occidentali e cinema indiano… Un insieme variopinto di film in un unico ed eterogeneo cartellone. I festival saranno nove, dal Florence Queer Festival, che il 25 ottobre aprirà le danze, al France Odeon dal 1 al 4 novembre. Il Festival dei Popoli, che comincerà il 10 novembre, passerà poi il testimone a Immagini e suoni del mondo. Festival del Film Etnomusicale, in programma il 18 e il 19 novembre. Una sezione sarà dedicata anche all’arte, con Lo Schermo dell'Arte Film Festival, dal 21 al 25 novembre, e al mondo femminile con il Festival Internazionale di Cinema & Donne, dal 30 Novembre al 5 Dicembre. Chiuderanno la 50 giornate a Dicembre River to River Florence Indian Film Festival, dal 7 al 13, e il Premio Nice Città di Firenze il 14. Novità di quest’anno il Balkan Florence Express (26/29 novembre), la prima rassegna di cinema dei Balcani occidentali in Italia. Uno spaccato sostanzioso della cinematografia balcanica, vicina sì, ma ancora lontana e poco conosciuta in certi

RV CONSIGLIA Thérèse Desqueyroux interpretato da Audrey Tautou Chico & Rita di Fernando Trueba The Radiant di Otolith Group Viagem a Portugal del regista portoghese Sèrge Tréfaut Raja Harishchandra di Dadasaheb Phalke.

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Balkan Express Ci parla della 50 giorni di cinema internazionale Stefania Ippoliti, Responsabile Area Cinema di FST presso Odeon Firenze/Mediateca Regionale Toscana/Toscana Film Commission

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na stagione importante per l'ODEON che presenta un cartellone ricco di appuntamenti sempre più ricercato ed ampio. Quali sono i nomi e le produzioni di punta di questa sesta edizione? Novità assoluta di quest'anno è il Florence Balkan Express. I Balcani come non li avete mai visti. Il Balkan Florence Express, organizzato da Oxfam Italia in partnership con Festival dei Popoli, Fondazione Sistema Toscana e con il contributo dell'Unione Europea – programma Prince, avrà la sua prima #12 - Autunno 2012

edizione all'interno della sesta edizione dei 50 giorni. Il BFE è la rassegna di cinema contemporaneo proveniente dai Balcani occidentali che porterà nelle sale dell'Odeon di Firenze 20 pellicole tra fiction e documentari che esploreranno la società dei Balcani occidentali di oggi. Un'area geografica che sta compiendo il suo lento ma determinato cammino verso l'Unione Europea. Immagini di ferite aperte e non ancor rimarginate, la contemporaneità inquieta, le città e i villaggi, la conflittualità generazionale, il disagio e le contraddizioni di un dopoguerra carico di fratture per ora irrisolte, la nuova gioventù che quel passato recente vuole superare se non dimenticare, l’irruzione di un “altro” modo di comunicare, che si riflette infine anche nei metodi di ripresa e nelle strutture narrative adottate dai diversi autori. Dinamiche aperte e controverse per una rassegna davvero senza confini. Il BFE sarà anche cultura ed eventi, con seminari dedicati al cinema attraverso le sponde dell’Adriatico, matinée rivolte alle scuole toscane, un media pool di operatori italiani e balcanici, una mostra fotografica organizzata in collaborazione con la Fondazione Studio Marangoni e la Thetys Gallery, un concorso fotografico ed un concerto dell’artista Kal all’Auditorium Flog. La rassegna più grande d'Italia, con ben 9 festival al suo

interno,dedicata ad un cinema di qualità con un profilo culturalmente molto alto. Una realtà unica nel panorama nazionale, il bilancio di questi 6 anni? Un bilancio più che positivo. Ogni anno la rassegna ha attirato spettatori - più di 50.000 per ogni edizione - provenienti da Firenze, ma progressivamente anche dalla Toscana e da tutta Italia. Una risposta calorosa da parte del pubblico, che ha saputo apprezzare l'ampia scelta di film di qualità da parte dei festival e il respiro internazionale della rassegna. Le presenze parlano chiaro, Firenze recepisce molto bene queste iniziative culturali, quali saranno i luoghi dell'edizione 2012? Il luogo principale della "50 Giorni" sarà, come già avvenuto per le scorse edizioni, il Cinema Odeon di Firenze, al quale si affiancheranno la Mediateca di Fondazione Sistema Toscana e l'attiguo Auditorium di Sant'Apollonia in Via San Gallo. Vi saranno inoltre una serie di eventi dislocati nella città, in luoghi simbolo della vita culturale fiorentina, che per l'occasione aprono le proprie porte agli spettatori della 50 Giorni. Ad esempio Palazzo Vecchio, Palazzo Strozzi, l'Istituto Francese di Firenze, il Museo Marino Marini, Palazzo Tornabuoni, Cango- Cantieri Goldonetta, il Caffè letterario Le murate, e tanti altri ancora.

Ogni anno 50.000 spettatori

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MERCANTIA dove arte e spettacolo si fanno strada

L’artista di strada è colui che si esibisce in luoghi pubblici, piazze e strade gratuitamente o richiedendo un’offerta. Le esibizioni sono molto varie e l’unica costante è quello di offrire al pubblico uno spettacolo d’intrattenimento. Oggi, con l’industria della cultura che indirizza verso forme più istituzionalizzate di svago, prodotte con grandi mezzi e tecnologie anche molto sofisticate, gli artisti di strada sono molto più rari di un tempo, quando non vi erano radio o televisione e i loro spettacoli costituivano un’attrattiva immancabile in ogni festività.

Terzostudio, associazione di promozione teatrale, sintetizza così lo spirito dell’arte strada: Quando si scriverà la storia del Teatro non si potrà ignorare il ruolo sempre più significativo ed importante svolto dal teatro di strada. Un fenomeno straordinario che ha avvicinato al teatro migliaia e migliaia di persone strappando sorrisi, espressioni di stupore, calore umano. Un teatro semplice, popolare, diretto, immediato, coinvolgente talvolta ignorato da critici con la puzza al naso ma amato dalla gente.

come far esplodere la musica di Francesco Guerri

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a musica si può ascoltare e suonare in vario modo. Siamo sicuri che molti di voi avranno provato, almeno una volta, a stare nel bel mezzo di un esibizione di una banda di strada. RV è andato a conoscere i ragazzi di BadaBimBumBand. Perché la strada anzi del palco? Sandro Tani, “direttore” del gruppo ci ha raccontato come è iniziata questa avventura. L’idea di una street band nasce nel 2006 quando mi fu commissionato un gruppo di allievi e ragazzi da far suonare in strada per una manifestazione. Il caso ha voluto che in quel periodo Alessandro

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Gigli cercasse una “street band che non fosse ancora street band” e che gli permettesse di mettere in pratica alcune sue idee un po’ fuori dagli schemi delle stesse marching band. Decisi di accetta-

re e mettermi in gioco insieme a tutti gli allora giovanissimi ragazzi e a colui che è diventato il mio inseparabile compagno d’avventura e saggio consigliere, il coetaneo Massimo Giannini. Le esibizioni di una street band si rifà molto alla marcia, dove però, la formazione spesso era divisa in ruoli gerarchici. Per essere in grado di suonare tutti insieme, c’è bisogno di tanto studio e professionalità. La preparazione è fondamentale, #12 - Autunno 2012

Grafica Riot Van - immagini da: Mercantia 2012

BADAMIMBUMBAND


direi che è una delle carte di svolta delle moderne street band. Non ci si improvvisa più musicisti di strada nel senso tradizionale del termine, non è più sufficiente. Alcuni hanno già terminato il conservatorio, altri lo stanno ancora frequentando, altri pur non facendo lo studio professionale hanno affrontato la pratica strumentale con serietà e dedizione raggiungendo comunque livelli egregi di preparazione. Oltre alla perfezione del suono, c’è bisogno anche di una bella resistenza fisica. Una street band suona spesso in manifestazioni folcloristiche eccellenti, le strade sono piene, e le persone ballano accanto ai musicisti. Alla base di tutto c’è il movimento e la respirazione che deve essere univoca per tutti. Nel nostro caso c’è una difficoltà in più dovuta alle complesse coreografie messe in scena dal nostro regista Italo Pecoretti che rendono la Badabimbumband forse unica nel suo genere. Il nostro show è una continua sorpresa che incuriosisce il pubblico tenendolo incollato alla nostra performance. Il nostro tour av-

viene in piazze e strade. La street band è questo, a stretto contatto con la gente, si ascolta il respiro e la fatica del musicista che gioca e scherza con il pubblico e lo fa ballare a un ritmo vertiginoso. Il nostro spettacolo può essere fatto anche sopra un palco ma verrebbe privato di una caratteristica principale che è appunto l’assenza di “cattedra”: noi suoniamo con il pubblico e cerchiamo spesso il rito collettivo con lui. La Badabimbumband è sempre presente a Mercantia, uno dei più importanti Festival di arte di strada che si svolge a luglio a Certaldo. Abbiamo chiesto a loro un opinione sulla manifestazione e sulla situazione al di fuori del nostro paese. Mercantia è senza dubbio un punto di riferimento in Italia e non solo, l’aria che si respira forse è unica. Poi c’è ne sono molti altri più o meno interessanti e coinvolgenti. La differenza più evidente è forse all’estero dove il pubblico è molto educato e ri-

Liberi di suonare sempre

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spettoso nonostante si parli di musica in strada: si ferma, ascolta attentamente, rispetta il musicista e spesso compra anche il cd! Le ultime trasferte nei Paesi Baschi e al Kilkenny festival in Irlanda di questa estate hanno confermato tutto ciò. Un gruppo rock è formato in media da quattro, cinque elementi, con Riot Van seguiamo le sorti delle band emergenti, vediamo come procede la loro carriera, crediamo molto nelle potenzialità di queste. Eppure è molto dura per loro chissà per una band composta da più di dieci persone. È vero siamo in tanti ma non abbiamo bisogno di casse, amplificatori, palchi, luci, fili e cavi che “ingessano” un gruppo da palco. Noi siamo “liberi” di suonare in qualsiasi situazione, ci adattiamo alle feste di piazza, ai festival più rinomati e a tutto ciò che attiene alla “strada”. Questo è il nostro punto di forza, anche a livello economico e di ingaggi da trovare. Le questioni si risolvono come in tutte le famiglie, si parla, si discute poi io cerco di mediare le posizione e “decido”. Salutiamo Sandro Tani e la Badabimbumband facendoci raccontare un episodio da ricordare. Tornammo nel 2010 al festival di Apriti Borgo di Campiglia Marittima dove l’anno precedente avevamo effettivamente avuto un successe strepitoso decretato anche dal numero di cd venduti: ben 300 in due serate! Ebbene quando Massimo ha intonato le parole del Maggio, tutta la piazza si è messa a cantare: non nascondo i brividi di piacere sulla pelle e lungo la schiena, ci siamo guardati, avevamo in pugno circa 2000 persone intorno a noi ed è stato entusiasmante, quella sera ha lasciato il segno in ciascuno di noi. Fortunatamente negli anni successivi la scena si è riproposta più volte.

Mercantia punto di riferimento

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“The Promise” Parola di Compagnia Nuova Aurora

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cinque giorni. La cosa buffa è che le persone a Mercantia non mi chiamavano più Maria ma bensì Tracy, nonostante nella storia incarnassi il personaggio di Nancy, la protagonista di The Promise. La storia per ragioni di palco e di spazio è stata ridotta ad un cast di sette attori. Le musiche e l’esecuzione dei brani è stata affidata all’abilità di Elena Mannocci musicista, che nonostante i “contrasti” con gli altri tanti suoni prodotti dagli altri spettacoli, è riuscita a garantirci le note melodiche di Tracy coinvolgendo ed emozionando il pubblico. Il tutto racconta la storia di Nancy, cantante afroamericana, spensierata, libera, che parte insieme alle due sue amiche più strette Clara e Dana per Cleveland alla ricerca di Tracy Chapman. Giunte li dovranno impattare con la dura realtà della prostituzione e del degrado in cui sono coinvolti: Ray, Luna ed Emily sotto la “protezione” di Chud Price. Il tema dello spettacolo è la speranza, la speranza che il destino può cambiare con la determinazione, che se lo si desidera si può attuare la propria rivoluzione umana che non tocca ed illumina solo noi ma anche gli altri. Superare l’apparenza del colore di pelle, della sessualità e delle esperienze per aprire il proprio cuore realmente alla vita. Tracy insegna ad alzarsi in piedi ed a correre incontro al proprio destino. Il Festival di Mercantia è sicuramente una manifestazione in cui gli artisti hanno modo di conoscersi e creare nuovi contatti, la grande affluenza di persone anche se in alcuni momenti troppo caotica, garantisce vasto pubblico a tutti i partecipanti. Gli straordinari musicisti delle bande coreografate, con il suono dei loro potenti strumenti, fanno realmente battere il cuore. La magia è ciò che rende veramente unica Mercantia. Daniele Baldassarri #12 - Autunno 2012

Grafica Riot Van - immagini di: The Promise

La compagnia nasce nel maggio del 2012 dalla passione per il teatro, la danza e la musica. Non a caso è composta da me che sono ballerina e coreografa e da Michela Mirabucci, regista di musical e commedia brillante. Ci occupiamo prevalentemente di show in cui fondiamo la musica, eseguita rigorosamente dal vivo, alla recitazione e alla danza. Non siamo associate prevalentemente ad un genere, bensì ogni volta cerchiamo di cimentarci in stili diversi in modo da metterci sempre in gioco. Presentiamo circa un lavoro all’anno, un po’ a causa dei tanti lavori commissionati, sia singolarmente che insieme. Lo spettacolo The Promise è un po’ un’eccezione. Lo abbiamo realizzato e messo in scena in due mesi (impresa folle) ed era specifico per il festival di Mercantia. All’inizio si sarebbe dovuto ispirare il più possibile alla vera vita di Tracy Chapman, quindi la storia della discriminazione in America e il trascorso di ribellione di una cantante che nelle sue canzoni chiedeva al suo popolo di “alzarsi in piedi”. Ma era un tema troppo forte per una manifestazione gioiosa come Mercantia, così abbiamo deciso di creare la versione più “leggera” The Promise per il festival e la versione che rispecchia ciò che Tracy racconta nelle sue canzoni in New Beginning produzione che andrà in scena in Teatro nell’ inverno 2013. Io personalmente ho un grande amore per Mercantia e la città di Certaldo, ci lavorai per la prima volta nel luglio del 2011, e subito mi resi conto di aver davanti qualcosa di straordinario. Per non parlare delle persone straordinarie che contribuiscono con il loro impegno a rendere questo festival un festival d’Arte. The Promise si è fatto riconoscere tra i tanti spettacoli e nonostante l’orario tardo in cui andavamo in scena il pubblico ci ha seguito, supportato ed elogiato durante i


Grafica Riot Van - immagini da: Fringe Festival

Florence for

Fringe

di Michele Manzotti

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DIMBURGO - «La selezione è stata molto dura, dato che c’erano molti concorrenti. Alla fine ce l’abbiamo fatta forse grazie anche al parere del direttore dello spazio teatrale che voleva un certo tipo di spettacolo». Giovanni Mezzedimi, video artista, racconta così la vittoria di Sulle labbra tue dolcissime al progetto internazionale Florence for Fringe creato dall’organismo Cult Cube in collaborazione con l’Istituto di cultura italiana a Edimburgo, la Camera di commercio italiana a Glasgow, il Teatro la Pergola, Agri Culture Toscana, il Consiglio regionale e il Comune. Un progetto che dà la possibilità a un sodalizio artistico della nostra realtà di partecipare al festival della capitale scozzese, gemellata con Firenze, che si tiene ogni agosto. Sulle labbra tue dolcissime è stato realizzato della compagnia di danza Francesca Selva per la quale Mezzedimi ha creato le immagini. Il soggetto, ispirato al film Io la conoscevo bene del 1965 con Stefania Sandrelli, è curato da Marcello Valassina e tratta della fragilità dell’esistenza umana di fronte alla tenace consistenza degli oggetti. «Le rappresentazioni - spiega Mezzedimi - si sono tenute ogni gior-

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no dal 3 al 27 agosto a esclusione dell’8 e del 20. Il nostro orario coincideva con altri 160 appuntamenti in programma. Eppure abbiamo sempre avuto pubblico, probabilmente grazie anche alla critica che si è subito accorta di noi. A partire dal Guardian fino allo Scotsman, i giornalisti hanno consigliato il nostro lavoro. Tutto questo in un festival dove la danza non è così in primo piano rispetto al teatro e alla musica» Eppure, grazie al lavoro dell’Istituto di cultura la presenza italiana è stata importante proprio grazie alla danza. Deyes, che dirige il Dance Base, ha infatti ospitato molti spettacoli provenienti dal nostro paese tra cui I am Son della compagnia Sanpapié. Il Fringe, come già accennato in precedenza, è un festival che riempie la città di spettacoli. Gli australiani Daniel Holdsworth e Aidan Roberts hanno fattto il tutto esaurito ogni sera confrontandosi con uno dei capolavori della musica moderna, Tubular Bells di Mike Oldfield, suonando tutti gli strumenti (tastiere, chitarre, percussioni) con il solo aiuto di pedali di risonanza e di un'invidiabile forma fisica. Per quanto riguarda i musicisti di casa, la Battlefield Band si è confermata la formazione più solida con un marchio che dura da 40 anni ma con componenti giovani che hanno saputo rinnovare al meglio la tradizione scozzese. Buona parte del cartellone di concerti è

stato riservato alla musica vocale a cappella. In questo settore la Vocal Orchestra del beat boxer inglese Shlomo ha mostrato come la voce non sia solo uno strumento per cantare, ma soprattutto un mezzo espressivo completo per suoni che generalmente sono generati da altre fonti. La tradizione britannica della musica a cappella ha invece trovato l’apoteosi nella serata di gala del Voice Festival Uk con 12 gruppi sul palco, come i vincitori del concorso All the King’s Men e le scatenate Oxford Belles. In pratica il Fringe, con una grande componente di giovani artisti, è festival totalizzante per la città, un esempio per Firenze, che è già stato ricordato su queste pagine. «L’esperienza in questa rassegna _ conclude Mezzedimi _ è molto importante per un artista. Per fare fronte alla numerosa concorrenza di spettacoli in cartellone bisogna che il livello sia altissimo, e specialmente per una formazione straniera bisogna tenere conto di dover stare lontani da casa e concentrarsi completamente sul lavoro. Ma quando c’è la risposta del pubblico e della critica capisci che ne è valsa la pena».

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JAZZEGGIANDO QUA E LÀ (PIÙ LÀ CHE QUA….)

Quando la cultura della musica si scontra con le logiche televisive

a cura di Chiara Morellato

C

Partiamo dalla tua musica, in che genere possiamo catalogarti? In realtà suono tanti generi diversi e in ognuno metto un po’ di tutti gli altri. Alla fine catalogare è abbastanza difficile, diciamo che spazio dal jazz, alla classica al tango… e sicuramente, anche quando compongo, la musica che viene fuori è un po’ un insieme di tutte queste cose. Ne è un esempio il tuo cd Trio Puccini Moods in cui riproponi brani di Giacomo Puccini reinterpretandoli in chiave jazz... come mai questa scelta? Tutto nasce da un chiacchierata

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in terre pucciniane, a Bargecchia per l’esattezza, dove così, tra amici, mi ero messo a fare jazz con i brani di Puccini. L’idea mi stimolò e il risultato mi piacque talmente tanto che decisi di registrare facendolo diventare un prodotto discografico vero e proprio. C’è chi dice che hai “dissacrato” anche la musica sacra con la reinterpretazione per il "Concerto della beata Cristiana" in cui "jazzeggi " con la musica sacra... (ride) Sì, il Comune di Santa Croce sull’Arno mi commissionò un concerto celebrativo per i 700 anni della nascita del patrono della città, la Beata Cristiana da Santa Croce. E quindi ho pensato di fare a modo mio mettendo insieme un quartetto jazz e un quartetto classico d’archi. È venuto fuori un disco abbastanza strano in realtà, e la cosa più particolare del dvd è che abbiamo avuto la possibilità di registrare in chiesa, in effetti una celebrazione abbastanza dissacrante…. Sei un pianista ma, sbirciando su Youtube, ho trovato video in cui suoni anche altri strumenti, o sbaglio? Sì, c’è un video dove, assieme a Marco Fontana, suono sotto la pioggia di Parigi la diamonica, un piccolo pianoforte a fiato che mi

diverte perché colma la manchevolezza del piano di non poter modulare le note dopo averle suonate, cosa che invece possono fare gli strumenti a fiato e ad arco. Ricorda un po’ una piccola fisarmonica. In più suono un po’ di contrabbasso, chitarra “da scampagnata”, e il bandoneón argentino, uno strumento di una bellezza unica, lo strumento del tango. Recentemente c'è stato a Firenze il Pitti Jazz e, a detta degli organizzatori, è stato un tentativo per riportare un po' di jazz in città. Tu come la vedi, che riscontro hai dal pubblico? Qualsiasi iniziativa è ben accetta, certo non si può dire che Firenze e il jazz siano una cosa sola, non c’è molto jazz in città, ci sono molti jazzisti questo sì, ma sono poche le occasioni per ascoltarli. Fosse per me suonerei tutte le sere! Come mai la musica classica, e in generale quella strumentale, continua ad avere un pubblico ed un mercato ristretti? E' un problema culturale o cos'altro? Ti rigiro la domanda: nelle televisioni di largo consumo, Rai, Mediaset, All music, Deejay tv, MTV… quante volte senti jazz? (silenzio) Ti sei già risposta, è un #12 - Autunno 2012

Grafica Riot Van

lasse 1977, siciliano di nascita ma fiorentino d’adozione, musicista eclettico con una vera e propria passione per la cucina. Si presenta così, Fabrizio Mocata - capello ricciolo e camicia fricchettona – che di fronte al suo verticale Yamaha ci parla di lui e della sua musica. Tra lezioni improvvisate al pianoforte (voi sapete che cosa è una fuga?) e qualche nota di bandoneón argentino, rimane la voglia di levarsi qualche sassolino dalla scarpa nei confronti di chi trasmette musica in Italia….


genere che non viene trasmesso, il concetto di musica di nicchia non esiste di per sé, dipende tutto da questo discorso. Il jazz sarebbe anche bello da vedere, non solo da ascoltare, ma non lo mandano mai in onda. Sostieni quindi che la gente non ascolta jazz perché non viene trasmesso da tv e radio? Mettiamoci oggi nei panni di un ragazzino di 14 anni, come si può approcciare al jazz? Cosa trova? A scuola niente. In famiglia dipende, se qualcuno suona o gli fa ascoltare jazz. In televisione niente - e non vale solo per il jazz - in radio si trova pochissima roba, giusto qualche trasmissione qua e là. Non si ascolta jazz- e questo vale anche per la classica - non perché non ci siano bravi musicisti, ma perché, anche se suoni bene, suoni solo in casa tua. Pensa a Stefano Bollani. Un grandissimo jazzista, per arrivare in tv però non si è presentato come jazzista, fa entertainment, è passato dal cabaret e, grazie a questa cosa, è riuscito, poi, a portare un po’ di jazz in tv. Te invece come hai cominciato?

In maniera un po’ strana, che poi è la storia di tutta la mia idea musicale. Fondamentalmente mi piaceva molto il pianoforte ma, allo stesso tempo, non mi piaceva la musica classica. Dovevo trovare un’alternativa. Avevo lo strumento ma non sapevo cosa farci e quando ho incontrato il jazz ho pensato – ecco! Questa è proprio una bellissima cosa ! – Poi a vent’anni ho capito che, in realtà, avevo bisogno della base classica, e allora mi iscrissi al Conservatorio a Firenze. Il fatto che mi sia divertito a fare delle reinterpretazioni jazz di musica classica rientra proprio nel mio modo di fare classica. Dopo tutto ciò c’è stato l’incontro con il tango. Da Mazara del Vallo a Firenze, per poi viaggiare in varie parti del mondo, in quali città hai suonato? Dalla Sicilia a Firenze, poi sono stato in Canada, Stati Uniti, Africa, Spagna e in Sud America molto spesso. Non sono ancora riuscito a dirigermi verso Oriente. E rispetto all’Italia, come viene recepita la tua musica? Il pubblico è più ricettivo, c’è più

II Jazz? genere mai trasmesso

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attenzione all’ascolto. In Italia prima ti chiedono di chi sei amico, e poi ti ascoltano. All’estero, invece, prima ti ascoltano, poi… è molto poco importante di chi sei amico se quello che fai ha un valore. Ad ogni modo devo constatare che ho pochi amici in Italia. Ultima domanda, ma dicci la verità: lo strumento è lo stesso, la capigliatura è simile... sei mai stato scambiato per Allevi? ( sorride) Né quando suono, né quando parlo.

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ORIZZONTALI 1- Processo di lavorazione della gomma, la quale viene legata chimicamente allo zolfo mediante riscaldamento.13- Si può calcolare facendo base per altezza. 14- Novantanove nel sistema di numerazione romano. 15- E’ famoso quello viennese. 16- Utensile da pasticceria. 18- Insieme di software che forniscono una serie di funzioni di base per l'accesso all'hardware. 19- L’ultima parte della magnolia. 20- Sistema Operativo. 21- Non del tutto rock. 22- Chi non ce l’ha è un apolide. 24- Ordine Predicatore. 26- Oppure a Parigi. 27- Il Ferretti scenografo italiano (iniz.). 28- Li scrisse Tacito. 30- Confermare. 32- E’ preceduta da stella in una famosa birra. 35- Film di Woody Allen del 2006. 36- Sigla per gli antidepressivi triciclici. 38- E’ un’ insegnante della scuola elementare di Springfield. 39- Gli inglesi lo traducono con each o every. 40- Passare alla serie inferiore. 43- Isernia in auto. 44- Rimane al ribes togliendoci le due estremità. 45- Versione completa di un film. 46- Un onomatopeico grattare. 48- Dieci guardie della regina Elisabetta. 49- E’ classico con prosciutto cotto e formaggio. 50- Escursionisti Esteri. 51- Il Reggiani commentatore del motociclismo in tv (iniz.). 52- Lo si può ottenere con tre donne. 54- Ricorrere alla quiescenza. 56- Ossia in latino. 57- Modanature dei cornicioni Londra. 58- Gigante personaggio del manga One Piece.

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Il Filiman

Cruciverba

59- Nel caso in cui. 60- Aziende che fanno parte del servizio sanitario nazionale. 61- Bevanda alcolica a base di vino, spezie e frutta. 63- Sigla dell’emittente televisiva Sportitalia. 65- Simbolo del millilitro. 66- Divinità della gioventù, figlia di Zeus e di Era. 67Etologa senza pari. 68- costruzione tipica degli Inuit. VERTICALI 1- Sostanza che provoca un aumento della pressione sanguigna. 2- Catena montuosa russa. 3- Non sanzionabile legalmente. 4Specie di pappagallo. 5- Precede tuck in un famoso telefilm. 6- E’ uno dei poliedri archimedei ed ha 32 facce, divise in 12 pentagoni e 20 triangoli. 7- Famoso amaro. 8- Targa di Zante. 9- Film di Marco Risi del 1994. 10- Padre di tutti i vizi. 11- Politica Occidentale verso il Terzo Mondo. 12- Economic Research Service. 17- Emma Marcegaglia ne è la presidente. 23- Solfuro di Zinco. 25- Chirottero. 29- Assemblies of God. 31- Per colpa sua affondò il Titanic. 33- Figura professionale che unisce aspetti dello scienziato con quelli dell'ingegnere. 34- Spesso raffigurata nella mano di Zeus. 37- Lo era Ippocrate. 41- Non è in. 42- Interpretazione di un testo. 47- Prefisso “della terra”. 53- Il mare a Dover. 55- Lo Scamarcio attore (iniz.) 62- Congiunzione. 64- La Gandhi politica indiana (iniz.).

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Rebus a cura di Filiman

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