Rete della Conoscenza - il giornale studentesco

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vieni sul sito domenica 13 febbraio 2011

Generi

La politica della differenza Alessandra Ricupero Sveva Scaramuzzi

Oggi tutte e tutti in piazza. Ignorando le ridicole etichette strumentali dei mercanti di corpi. Perchè sessualità e libertà... sono nostre

Indisponibili Elena Monticelli Dopo forse 30 anni, le donne italiane sono state costrette a confrontarsi sulla necessità o meno di scendere in piazza per rivendicare dignità e una reale parità di genere. Il dibattito che si è scatenato intorno a questa manifestazione è stato controverso. Si è caduti nel facile gioco di divisione tra “moralismo” e “difesa della libertà”. Come se il problema del sessismo italiano, diffuso dalla cultura berlusconiana, riguardasse la difesa o la condanna della prostituzione. Non ci appassionano i dibattiti che vogliono provare a dividere le donne, in “bigotte” o “emancipate” e gli uomini in “amici” o “nemici” delle donne. Ci chiediamo: le donne italiane, in particolare le più giovani, sono davvero libere di scegliere come esprimere il loro essere donna fuori da ogni imposizione sociale? E l’uomo italiano, è libero di vivere la propria sessualità fuori da stereotipi di virilità imposti? Crediamo che il 13 febbraio possa essere una prima occasione per riaprire un dibattito che vada oltre gli scandali sessuali. Il tema è quello di una rivoluzione interrotta che va ripresa.

L’appello

II

Dalle scuole e dalle università una nuova idea di rapporto tra i generi e di paese. Per tradurre le parole in fatti il movimento si fa «laboratorio»

No Gelmini

III

Al via la battaglia sugli statuti degli atenei e contro i decreti delegati. Ecco cinque proposte per sopravvivere alla riforma dell’università

L’intervista

V

A dialogo con la sociologa Chiara Saraceno sulla questione femminale tra doppia morale, mercificazione dei corpi e sfruttamento

Teorizzata dalla filosofa statunitense I. M. Young, e ripresa in Italia da Graziella Morselli, si basa essenzialmente sulla rivalutazione delle differenze tra i generi. Siamo abituati a pensare come punto di arrivo della lotta per la rivendicazione dei diritti femminili il raggiungimento di uguali standard tra donne e uomini in tutti i settori. Il femminismo classico teorizza una donna completamente separata dal mondo maschile, che rifiuta, o afferente ad un modello culturale che la “maschilizza”. Questo comporta la negazione delle differenze che caratterizzano i generi, e non tiene conto delle preferenze, abilità e interessi individuali, intesi non in senso discriminatorio, ma come rivalutazione ed inclusione sociale. I diversi modelli culturali assorbiti dall’educazione ricevuta influenzano l’agire dell’adulto e la sua interazione con l’altro. Soprattutto in ambito lavorativo sono presenti discriminazioni e quindi disparità di diritti in base al genere. La distribuzione del personale nelle aziende è effettuata secondo stereotipi di stampo maschilista. Non si può, però, nemmeno pensare ad una divisione del lavoro in senso numericamente paritario, non tenendo conto delle inclinazioni e delle possibilità individuali. Se parliamo della legislazione sul congedo di maternità in Italia, l’azione legislativa dovrebbe essere tesa ad equiparare le possibilità e le scelte di ciascun soggetto al di là della condizione sessuale di ognuno. Incentivare il dibattito politico sul congedo di paternità sia al momento del parto che successivamente al reinserimento della madre nel suo posto di lavoro è uno dei passi fondamentali che possono portare ad un avanzamento culturale il nostro Paese per scardinare le discriminazioni insite nella nostra cultura, che vede la donna biologicamente destinata a compiti di cura, e l’assunzione di responsabilità di questi da parte di tutti.


II

domenica 13 febbraio 2011

Diritti&

www.retedellaconoscenza.it

L’appello Costruire un’altra Italia La sfida delle donne L’appello Le ragazze e i ragazzi della Rete della Conoscenza spiegano i motivi

che li hanno spinti ad essere in piazza. Oltre Berlusconi, contro sessismo e autoritarismo

I

n questi ultimi 20 anni il berlusconismo attraverso lo smantellamento di scuola e università, addomesticando l’informazione e plasmando il contesto culturale, ci ha abituato al pensiero unico. Abbiamo imparato a guardare le cose attraverso stereotipi imposti dai mass media come quello, incarnato dallo stesso Berlusconi, che promuove un’idea di virilità basata sullo sfruttamento del corpo delle donne, come oggetto su cui far valere un sistema di potere corrotto e machista. [...] Come studentesse e studenti ci sentiamo sviliti dall’esempio Guarda il Video Appello di questo governo, che persiste nel fare della cultura del il grande merito di costringere la dominio la spina dorsale del no- politica a confrontarsi con le reastro paese, ma il 13 febbraio non li istanze sociali di questo paese: scendiamo in piazza solo per dalla precarietà, al futuro, dalla esprimere sdegno nei confronti scuola all’università, dai beni codel nostro premier. Il movimen- muni alla democrazia. Questi teto studentesco, durante questo mi non sono distaccati dalla lotta autunno, ha senza dubbio avuto contro il sessismo, perché riven-

dicare il diritto ad un futuro che garantisca a tutti e tutte prospettive certe, non può prescindere dalla piena realizzazione della libertà sessuale e della parità tra i generi. Crediamo che il mondo della conoscenza abbia un ruolo fondamentale nel costruire,

a partire da scuole e università, una forte opposizione culturale al sessismo, attraverso la diffusione di un’idea di sessualità realmente libera e consapevole e di un’alternativa culturale e sociale che ripensi le pratiche politiche e di partecipazione, i tempi e la

Virilità Non ci riconosciamo nei modelli maschili e femminili del berlusconismo.

produttività nel mondo del lavoro, valorizzando le differenze di genere e riducendo il gender gap che ci colloca ancora infondo alle classifiche europee. La risposta moralistica è che vuol dividere e colpevolizzare le donne è solo uno strumento che usa le donne per scalzare una destra indecente e sostituirla con una destra moralizzatrice. Ne sono un esempio i provvedimenti adottati da regioni come Piemonte e Lazio: dove trovano spazio, risorgendo dalle ceneri degli anni ’70, i dibattiti sull’aborto, sui consultori e sul movimento per la vita. [...] Non accettiamo la morale come soluzione allo scempio culturale a cui stiamo assistendo in Italia, non accettiamo né vecchi né nuovi stereotipi, né divisioni tra madri e prostitute! Crediamo i diversi movimenti sociali, come quello contro il ddl Gelmini, che ha visto una grande partecipazione di studentesse e precarie, stiano dimostrando che la partecipazione politica possa essere vissuta come un’esperienza che valorizzi le differenze e costruisca un pensiero comune e delle istanze condivise. Il 13 saremo in piazza perché un’altra idea di paese passa da un’altra idea di rapporto tra i sessi e attraverso la rivendicazione di diritti fondamentali come istruzione, lavoro, welfare che tengano conto di un’ottica di genere!

Virilità

Oggi mobilitamoci insieme per affermare desideri liberi dal dominio, dal potere e dal denaro

Scendiamo in piazza in quanto uomini Stefano Ciccone Associazione Maschile Plurale

L

a mobilitazione delle donne mette al centro un tema che ci chiama in causa: la qualità della sessualità maschile, del nostro immaginario, delle nostre relazioni. Questioni che troppo spesso siamo stati abituati a considerare marginali o da riservare a un’attenzione femminile. Sarò in piazza come uomo e non come difensore della dignità delle donne o del paese, e nemme-

Beni Comuni Due Si per l’acqua pubblica

no del mio genere. Ci sarò per affermare un’idea di libertà diversa dal consumo bulimico e autistico indifferente alla libertà e al desiderio dell’altra. Per affermare il mio desiderio di una qualità delle relazioni fuori dalla logica del dominio e del potere. Non per buonismo ma perché lo scenario che il berlusconismo mi propone è uno scenario di miseria. Per me vorrei qualcosa di più. Non invidio per niente la prospettiva di fare sesso con una persona che non mi desidera affatto. Il denaro, il potere nel-

le relazioni tra i sessi dicono che gli uomini detengono il potere e al tempo stesso rimuove il desiderio femminile. La società che abitiamo conosce oggi la libertà delle donne, come uomini incontriamo la loro libertà, il loro desiderio che non sono più schiacciate nell’attesa del principe azzurro, nella missione della cura o nel modello della sessualità di servizio che deve compiacere l’uomo. Questo cambiamento ha arricchito le nostre vite di uomini, le ha rese forse più complesse, ma ci ha anche fatto scoprire

La Rete della Conoscenza ha partecipato al lancio della campagna referendaria per la ripubblicizzazione dell’acqua, all’interno della coalizione sociale che ha raccolto in questi mesi più di un milione e quattrocentomila e che adesso si pone l’ambizioso obiettivo di affollare le urne per raggiungere il quorum. Un percorso necessario, che ci vede attivamente coinvolti nella necessità di rilanciare dal basso un’idea di beni comuni, una battaglia contro le privatizzazioni che minacciano tutti gli ambiti della nostra vita, dai percorsi formativi al mondo del lavoro

nuove potenzialità nelle nostre relazioni. Il comportamento di Berlusconi non è semplicemente privato. Propone e afferma un modello su cui cerca la complicità maschile, un modello basato sulla rappresentazione smodata e arrogante di un modello molto tradizionale che resta nella gabbia di una virilità a cui non è possibile nessuno sgarro. Non a caso , ad esempio, il premier associa all’ostentazione bulimica del consumo di corpi femminili la battuta contro gli omosessuali. Trasgressione e conformismo si

confondono ipocritamente. Serve una politica capace di rendere questo desiderio di trasformazione qualcosa di collettivo e visibile. I modelli gerarchici tra donne e uomini, gli stereotipi che negano l’autorevolezza e l’autonomia delle donne le forme di subalternità a modelli gerarchici, maschilisti e sessisti, non abitano solo ad Arcore, né solo la politica istituzionale o nei media. Spesso incidono sull’organizzazione dei movimenti, ad esempio i movimenti studenteschi. La sessualità, i rapporti di potere o di libertà tra le persone, sono un terreno politico di trasformazione collettiva delle nostre vite, perciò è necessario che questa riflessione non duri un giorno e investa tutti gli ambiti sociali. Potremmo cominciare dall’affermazione di un desiderio di uomini che sia finalmente inscindibile dalla libertà delle donne.

Ambiente Un Si contro il nucleare


& Dignità

domenica 13 febbraio 2011

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III

Diritti Consultori, una battaglia L di tutte e di ciascuno Diritti La Regione Piemonte con una delibera ammette militanti antiabortisti all’interno delle strutture. L’ennesimo attacco alla libertà delle donne e all’applicazione della legge 194

Giulia Druetta

a Giunta regionale del Piemonte approva il “Protocollo per il miglioramento del percorso assisteniale per la donna che richiede l’interruzione volontaria di gravidanza”. Questa delibera sancisce di fatto e di diritto l’ingresso delle associazioni pro-life all’interno dei consultori. Cosa vuol dire? All’interno del consultorio il personale non sarà solo quello sanitario ma verrà affiancato da operatori volontari di associazioni pro-life, quindi anti-abortiste, che saranno gli unici legittimati ad affiancare il personale sanitario. La donna che entrerà in consultorio sarà quindi costretta a “giustificare” la propria scelta al personale volontario. Questi “militanti”, più che operatori volontari, hanno l’intento di fare pressione ideologica per il raggiungimento dei fini dell’ associazione, come ogni gruppo ideologicamente orientato; quindi, hanno la funzione di operare in modo da scoraggiare l’interruzione volontaria di gravidanza, l’uso dei contraccettivi (di emergenza e non) e la riproduzione assistita, attività che normalmente sono svolte nei consultori famigliari. In sostanza, si ritiene accettabile che la donna debba sopportare questa violenza psicologica

all’interno delle strutture sanitarie pubbliche, ovvero da parte di ciò che rappresenta lo stato, (che dovrebbe essere garanzia di tutela), perché si ritiene che questa colpevolizzazione possa avere come risultato la tutela della specie umana e della don-

na stessa, non sempre in grado di valutare cos’è meglio per lei. Ecco un chiara e diretta aggressione al principio di autodeterminazione e di libera scelta sul proprio corpo, la palese imposizione di una morale superiore a giustificazione di un’azio-

ne invasiva e quindi limitativa della libertà individuale. Si tratta di donne obbligate ad inventarsi una difesa “fai da te” dalle invettive di sconosciuti davanti alle porte di un ospedale, quegli stessi sconosciuti che saranno all’interno di consultori. Si trat-

ta di donne che non sono tutelate dall’apparato statale, donne che reclamano libertà e giustizia e che si trovano obbligate a gridare per pretendere qualcosa di scontato. È un attacco molto duro all’effettiva applicazione della legge 194 e alla scelta di una maternità consapevole, ma soprattutto è un attacco molto duro nei confronti di tutte le donne. È necessario che non si lascino sole le donne a gestire personalmente un attacco che ha portata collettiva. Riappropriarci dei nostri diritti e difendere elementi irrinunciabili quali autodeterminazione, libertà e laicità non è solo una scelta di principio ma è il discrimine che traccia la linea tra la sopravvivenza al vivere collettivamente e il valore aggiunto del vivere collettivamente. Chiediamo quindi un’azione di responsabilità politica: il pieno rispetto della libertà delle donne, della laicità delle istituzioni nonché dei diritti e delle leggi da tempo consolidate.

Libertà Sex Choices, il sesso S come vuoi se lo vuoi

Libertà Da Torino una guida fatta dagli studenti e per gli studenti per promuovere un’educazione sessuale dal basso. Per parlare senza tabù di piacere, contraccezione, autoerotismo e prevenzione

Collettivo AlterEva

ex Choices è una campagna del collettivo Altereva di Torino, un gruppo di studentesse e studenti, che a partire dall’autunno dell’Onda, ha iniziato un percorso di formazione e di azione sul territorio sulle tematiche di genere, con l’obiettivo di riappropriarsi di spazi di dibattito e condivisione. La controguida al sesso Sex Choices si può leggere su www.altereva.it. I giovani delle scuole superiori si trovano ad affrontare la sessualità per la prima volta in una società dove il sesso è spesso esposto, ostentato, ma mai spiegato. L’assenza di programmi di educazione sessuale nelle scuole crea un vuoto che viene troppo spesso riempito da stereotipi, leggende metropolitane, scambi di nozioni approssimative tra coetanei e dall’utilizzo di materiale porno-

grafico. Ovviamente nessuno di questi strumenti è adatto a fornire informazioni adeguate sia su temi come la contraccezione e la prevenzione di malattie sessualmente trasmissibili, sia sull’approccio alla sessualità e al coito, che di sovente viene rappresentato attraverso luoghi comuni. Da ciò nasce la volontà di fornire agli studenti di tutte le scuole degli strumenti validi per affrontare una tematica che costituisce una parte molto rilevante della vita di un adolescente. L’approccio alla sessualità infatti è il filo per il

È partito, con l’adesione della Rete della Conoscenza, il comitato “Vota sì per fermare il nucleare”, uno schieramento unitario e trasversale dell’associazionismo, per respingere per la seconda volta la scelta nucleare e per incentivare, invece, lo sviluppo delle fonti rinnovabili e il risparmio energetico. Il nucleare è inutile, costoso e controproducente. Solo con una vera e propria rivoluzione energetica, capace di contrastare i cambiamenti climatici, di innovare processi e prodotti sarà infatti possibile dare risposte concrete alla crisi.

quale vengono riproposti comportamenti di subordinazione e a volte violenza; come l’aspetto della procreazione rischia di essere legato a meccanismi di controllo diretti e indiretti. Per questi motivi abbiamo avviato una campagna di sensibilizzazione e di dialogo con i giovani: “Sex Choices”, come vuoi se lo vuoi. Sex choices è una controguida al sesso che non lascia punti interrogativi aperti, che affronta con un linguaggio nuovo le tematiche legate alla contraccezione, all’autoerotismo, alla prima volta, alle

Antifascismo Aggredito uno studente a Napoli

malattie sessualmente trasmissibili. Ripartendo dalle scuole e da una generazione che spesso vive una sessualità virtuale, disincarnata, senza fisicità, Sex Choices è un modo per cominciare a parlare di sesso senza tabù, per favorire la conoscenza di sé e il rispetto dell’altro, per rimettere al giusto posto il corpo e le emozioni. La distribuzione delle controguide nelle scuole è stata accompagnata da una campagna comunicativa che, parlando un linguaggio giovanile, ha creato un “buzz” intelligente e un passaparola tra

i ragazzi delle scuole con l’aiuto di video sui canali di informazione, adesivi provocatori e cartoline ironiche, distribuiti in tutta la città (“Se ti dico orgasmo cosa pensi?”, “Be yourself, do yourself ”, “Be your vagina, dream your pleasure”).

La distribuzione nelle scuole è stata accompagnata da una campagna comunicativa

Il 3 febbraio, a Napoli, nei pressi di piazza Cavour, è stato aggredito un militante dell’Unione degli studenti da una decina di fascisti mentre strappava i manifesti con scritto “Il duce siamo noi” che da qualche giorno tappezzano i muri del centro storico. Un’aggressione che testimonia ancora una volta la vigliaccheria di chi si muove nell’ombra ed attacca in 10 contro 1, di chi approfitta della crisi globale per alzare la testa, tutelato da un governo che attraverso le sue politiche non fa che legittimare questi vili attacchi.


IV

In movimento

domenica 13 febbraio 2011

www.retedellaconoscenza.it

AltroStatuto

Ecco le prime idee per bloccare la riforma nei singoli atenei. Si prevedono mesi di fuoco per baroni e rettori

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ontinua la battaglia contro l’applicazione della legge Gelmini, che ora può essere fermata negli atenei, attraverso la revisione degli statuti delle università, che dovranno essere modificati entro 6 mesi, più 3 di proroga a partire dall’entrata in vigore della legge (29 gennaio). Come studenti che si sono mobilitati nel corso di tutto l’autunno, non vogliamo chiuderci in una battaglia di retroguardia o solo difensiva dell’esistente ma aprire in tutti gli atenei una fase di conflitto che permetta di ottenere un espansione dei diritti degli studenti, dei dottorandi, del personale tecnico-amministrativo, dei precari, dei ricercatori, sulla base di alcuni principi fondamentali:

StaTUTTO in 5 punti Le proposte di LINK 1

Partecipazione e trasparenza La modifica dello statuto deve svolgersi in modo pubblico e trasparente, con momenti assembleari di informazione e confronto. La commissione per la revisione non può essere espressione di equilibrismi e lobby baronali, bensì, come chiesto dalla Rete29aprile, serve l’elezione diretta di rappresentanti da parte di tutte le componenti dell’ateneo. Democrazia partecipata Crediamo che, come dopo la grande fase di partecipazione degli anni ‘60/’70 furono ridefinite le modalità di partecipazio-

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Economia

ne, delega e rappresentanza dentro scuole e università, oggi ci si debba porre la sfida dell’espansione dei diritti e della partecipazione democratica. Pensiamo, quindi, che sia necessario rivendicare nuovi diritti, quali l’istituzionalizzazione del referendum studentesco, dell’iniziativa studentesca e dell’assemblea di facoltà con scadenza regolare e sospensione della didattica, come già avviene nelle scuole e in tutti i luoghi di lavoro. Statuto dei diritti e dei doveri degli studenti Proponiamo l’adozione in tutti gli atenei dello Statuto dei di-

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ritti e dei doveri degli studenti, come strumento democratico e di controllo dei diritti: difesa dei regolamenti in sede di esame, a lezione, sull’accesso ai servizi, ecc. Dipartimentazione e accorpamento facoltà. Crediamo che l’accorpamento delle facoltà non generi nessun risparmio economico, come invece viene propagandato dal Ministro, e che non via nessun miglioramento reale dei servizi o della didattica. Riteniamo

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Non vogliamo chiuderci in una battaglia per difendere l’esistente

di Enrico Consoli

Lavoriamoci: analisi e progetti contro la crisi

Lavoro, politiche sociali, beni comuni e riconversione ambientale Un mese di seminari e workshop nei maggiori atenei italiani

che ove si debba verificare un accorpamento tra facoltà differenti questo debba basarsi su criteri di omogeneità didattica e non su logiche baronali e di potere presenti in tutti gli atenei. Servono inoltre meccanismi democratici e trasparenti possibili per salvaguardare la didattica e il percorso di studio di ogni singolo studente. La riorganizzazione dei dipartimenti deve avvenire senza aumentare la distanza tra gli studenti e i luoghi decisionali. Esterni in Consiglio di Amministrazione Crediamo che nessun privato, o singolo cittadino in rappresentanza di privati possa sedere all’interno di un Cda di un università pubblica. Chiediamo che gli esterni previsti dalla legge Gelmini vengano scelti sulla base di un programma ed eletti democraticamente. Chiediamo inoltre che tra gli esterni trovino posto rappresentanti dei precari, formalmente esterni al ruolo degli atenei.

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a crisi che stiamo vivendo è allo stesso tempo economica, sociale, ambientale e democratica. È la crisi di un modello di sviluppo perverso, basato sullo sfruttamento dell’uomo e dell’ambiente in nome di un astratto interesse economico. Dopo 30 anni di egemonia del profitto e della competizione individuale sulle relazioni sociali, sono ora evidenti le contraddizioni del modello economico dominante e le fratture profonde da esso generate nella società. In questo contesto, è necessario mettere al centro la ricerca di un’alternativa. In questo la cultura, la conoscenza, i saperi, sono strumenti fondamentali per la costruzione di un nuovo modello di sviluppo, basato sulla giustizia socia-

le e sulla sostenibilità ambientale. Le università hanno il dovere di mettersi al servizio di questo processo di cambiamento, perché dalle macerie della crisi nasca un mondo diverso. Per questo dalla Rete della Conoscenza, in collaborazione con Sbilanciamoci, nasce Lavoriamoci, percorsolaboratorio di analisi e proposta sulla crisi, la precarietà, i saperi, le alternative di sviluppo. Dal 25 febbraio al 25 marzo, una serie di seminari e workshop nei maggiori atenei italiani, sui temi del lavoro, delle politiche sociali, dei beni comuni e della riconversione ambientale dell’economia. Un esperimento di elaborazione collettiva e socializzazione dei saperi, per rivendicare e praticare un ruolo diverso dell’università all’interno della nostra società.

La campagna sbilanciamoci Dal 1999, 47 organizzazioni della società civile si sono unite nella campagna Sbilanciamoci! per impegnarsi a favore di un’economia di giustizia e di un nuovo modello di sviluppo fondato sui diritti, l’ambiente, la pace. Ogni anno, a ottobre, Sbilanciamoci! pubblica la Controfinanziaria, indicando proposte per un diverso orientamento delle politiche economiche e finanziarie.

Vogliamo potere La Rete della Conoscenza ha elaborato la scorso estate “Vogliamo potere – manifesto dei saperi contro la crisi”, un documento con 10 idee, 10 proposte dai saperi contro la crisi, 10 strumenti con cui i soggetti in formazione possono prendere in mano il proprio presente e costruire un futuro diverso per tutti e per tutte. Il testo è disponibile su www.retedellaconoscenza.it


Intervista

Rete della Conoscenza

domenica 13 febbraio 2011

Società «Rubygate? Non è questione di morale ma sociale e politica»

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Società Intervista alla sociologa Chiara Saraceno sulla questione femminile, oggi, in Italia.

Ritratto di un paese diviso tra ipocrisia cattolica, mercificazione dei corpi e sfruttamento del lavoro

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e non ora quando? è lo slogan scelto per la manifestazione delle donne contro il modello di potere maschilista rappresentato da questo governo. Si tratta di semplice moralismo antiberlusconiano o c’è qualcosa di più profondo? Il modello di potere maschilista non si esprime innanzitutto nei comportamenti sessuali di Berlusoni e compagnia. Anzi, verrebbe da dire che se si trattasse solo di quelli, l’immagine che emerge dalle notti di Arcore è quella di un signore anziano che ha ancora le sue legittime voglie, ma non è capace di eccitarsi se non in qualche forma di ammucchiata che gli dà l’impressione della potenza, di poter scegliere, senza rendersi conto di essere anche lui uno strumento da parte di chi, intermediari e ragazze, usa le sue debolezze a propri fini.Sarebbe patetico, se non fosse che per pagare i suoi divertimenti non usa solo denaro proprio, ma risorse pubbliche: pressioni su funzionari pubblici, contratti Tv e soprattutto posti in parlamento – nazionale, regionale, europeo. È questo lo scandalo e il danno per noi cittadine e cittadini. [...]Certo, nel caso delle escort ciò che disturba e offende è che passi l’idea che ora, come e più di un tempo, per far carriera una donna deve essere innanzitutto carina, giovane e disponibile a tutto. Non è una questione morale, è una questione di equità e di democrazia, oltre che di semplice buon gusto. E riguarda non solo i comportamenti del premier e di chi lo protegge e accontenta, ma in generale gran parte della comunicazione pubblica. La stessa attenzione pruriginosa con cui si sfrucuglia nelle storie, nelle facce, nelle foto di queste ragazze è figlia di questo atteggiamento ed è inaccettabile rispetto alla discrezione con cui invece si trattano i protagonisti di altre forme di compravendita e di commistione di pubblico e privato. Nell’appello con cui è stata lanciata la manifestazione si denuncia «la ripetuta, indecente, ostentata rappresentazione delle donne come nudo oggetto di scambio sessuale, offerta da giornali, televisioni, pubblicità». Come si è passati, dalle battaglie per la liberazione sessuale a quelle contro la mercificazione dei corpi?

In realtà, le battaglie per la liberazione sessuale erano accompagnate anche da battaglie contro la mercificazione del corpo delle donne. Ricordo le iniziative contro alcune forme di pubblicità, cui veniva apposta la striscia “questa pubblicità offende le donne”. [...] In generale, i fenomeni di cui si discute in questi giorni e il modo in cui se ne discute, dovrebbe interrogare innanzitutto gli uomini come maschi, sui loro modelli di genere, sul modo in cui loro concepiscono i rapporti tra i sessi e la sessualità e con quali conseguenze per il modo in cui stabiliscono rapporti con l’altro sesso, oltre che sull’immagine di uomo e maschile che viene neppure troppo «La Chiesa indirettamente cocattolica sembra municata attraverso l’uso di quelle preoccupata femminili. soltanto di alzare © MERLINI/LAPRESSE

Lorenzo Zamponi

il prezzo del La destra che difende il priva- proprio sostegno. to del presidenda parQuesto scambio stenza, te del consiglio, te di una quoinvade pesanteè fatto anche ta crescente di mente quello delnon solo a nostre spese...» donne, le donne italiane, immigrate. Quacon le nuove ofli sono le cause fensive antiabortiste di alcu- di questo fenomeno? ne Regioni contro la RU486. Come ho detto prima, è una queCome si spiega? stione sociale e politica. Il vero Non c’è nulla di cui stupirsi, e non scandalo intollerabile è il fatto è solo una questione della destra. che ancora nel 2011 ci siano anNella cultura politica italiana, in cora così poche donne ai vertiparte anche a sinistra, c’è poco ri- ci – politici, giudiziari, economispetto e fiducia nella capacità dei ci, culturali, della comunicazione. cittadini di decidere per se stessi Anche nelle tensioni e divisioni [...]. Certo, ora assistiamo al pa- nel centro-sinistra, si vedono soradosso di un governo e di una lo uomini. E solo uomini si conmaggioranza che ha al proprio in- frontano nelle primarie. Da ormai terno una concentrazione di per- una trentina d’anni le donne hansone con comportamenti e scelte no gli stessi livelli di istruzione dedi vita chiaramente “fuori norma” gli uomini se non più alti, e spesso ed anche fuori dalle norme del- con voti migliori, ma ancora oggi la Chiesa, che tuttavia si dichiara le laureate sono discriminate già tranquillamente come il governo all’ingresso nel mercato del lavopiù a favore della stessa Chiesa ro, per tipo di contratto (ancora nella storia della repubblica. Ed è più spesso a termine che nel caso riconosciuto come tale dalle ge- dei loro coetanei maschi), possirarchie ecclesiastiche, che sem- bilità che si trasformi in contratto brano preoccupate soltanto di al- a tempo indeterminato, remunezare il prezzo del proprio soste- razione, adeguatezza delle mangno: sconti sull’Ici, leggi contra- sioni alla qualifica posseduta. [...] stanti con la libertà dei singoli, fi- Da questo punto di vista gli uominanziamenti alle scuole private e ni hanno una responsabilità mulcosì via. È un problema dei cat- tipla: come politici, oltre a esclutolici, ma anche di tutti i cittadi- dere largamente le donne, hanno ni, perché questo scambio è fatto una agenda che continua a consia spese nostre. E non sono affat- derare l’esistenza del lavoro femto sicura che il centro-sinistra ne minile gratuito in famiglia come sia consapevole, o che voglia con- un fatto di natura. Come datori trastarlo. Ogni tanto sospetto che di lavoro, spesso discriminano le vorrebbe piuttosto sostituirsi. donne o non vedono le possibilità di una organizzazione del lavoro Lei ha segnalato il ritorno al la- insieme efficiente e amichevole voro domestico, di cura e assi- nei confronti di chi ha responsa-

Chiara Saraceno

bilità multiple; come figli e compagni, perché continuano ad approfittare del lavoro gratuito femminile senza assumersene una responsabilità non solo marginale. Quanto al fenomeno del ritorno al lavoro domestico remunerato da parte di donne scacciate dal mercato del lavoro, o costrette a guadagnare dalla crisi economica che ha colpito i bilanci familiari, non è un fenomeno nuovo e neppure particolarmente disdicevole. Ciò che lo rende problematico, oggi come ieri, è da un lato il fatto che si tratta di una strada senza sbocchi, dall’altro che spesso si tratta di rapporti di lavoro irregolari, quindi senza contributi, anche se non necessariamente mal pagati. È ormai entrata nel lessico comune l’espressione “welfare familiare”, per indicare quelle forme di sostegno basate sul lavoro gratuito, quasi sempre femminile, che suppliscono ai tagli del governo alle politiche sociali. E’ possibile immaginare un welfare diverso? Con l’espressione welfare familiare […] si intende più in generale il fatto che, in assenza di una rete di protezione adeguata rispetto ai diversi rischi sociali, ci si aspetta che sia la famiglia a fare fronte: mantenendo i figli privi di lavoro e di indennità di disoccupazione, integrando i loro redditi da lavoro troppo bassi, aiutando ad acquistare un appartamento, accudendo i nipoti in modo che le figlie e le nuore possano lavorare e

così via. [...]Credo che ci debbano essere forme universalistiche di protezione dai rischi sul mercato del lavoro, ma anche forme di riconoscimento del lavoro di cura gratuito (ad esempio tramite contributi figurativi per la pensione), e forme di redistribuzione delle risorse non legate né al lavoro remunerato né a quello non remunerato, ma alla cittadinanza. Un bambino, un minore, ha diritto ad un pacchetto di risorse adeguate per la sua crescita e per il suo benessere, anche se non lavora e non solo perché in futuro lavorerà. La versione completa di quest’intervista sarà pubblicata su www. retedellaconoscenza.it

Rete della conoscenza Via IV Novembre 98, 00187, Roma www.retedellaconoscenza.it tel/ 0669770328 inforetedellaconoscenza.it Coordinamento editoriale a cura di: Lorenzo Zamponi hanno collaborato: Roberto Iovino, Roberto Campanelli, Angelo Buonomo, Enrico Consoli, Nicola Tanno, Andrea Aimar, Federico Del Giudice, Cinzia Longo Grafica: Filippo Riniolo Chiuso in redazione alle ore 19.00 La Rete della Conoscenza è il network promosso da Unione degli Studenti e Link-Coordinamento Universitario www.unionedeglistudenti.it www.coordinamentouniversitario.it


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