12 ottobre - mobilitazione studentesca - Diritto allo studio, diritti al futuro: serve una scossa

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diritto allo studio,

diritti al futuro:

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Diritto allo studio, diritti al futuro: serve una scossa!

12 ottobre - mobilitazione studentesca nazionale Piattaforma studentesca verso la mobilitazione nazionale del 12 ottobre

Millecinquecento euro. Tutti i soldi che ho dovuto spendere ogni anno di scuola per comprarmi libri, dizionari, materiale, abbonamento del bus. E chissà se ne è valsa la pena...A scuola avrei voluto fare un sacco di cose, conoscere gente, imparare qualcosa di più di quello che potevo leggere da sola sui libri. E invece no, dovevo stare seduta al banco 5 ore al giorno, ferma e in silenzio, e poi provare a mettere le crocette al posto giusto nei compiti in classe. Tutto questo in una scuola in cui d’inverno morivamo di freddo ed appena arrivava il caldo non si respirava (e ancora insistono a fare classi con più di 30 studenti!). Per non parlare dell’alternanza, la cosa che mi ha rovinato le ultime estati, dato che le ho passate a catalogare libri in un archivio dove c’eravamo io, la polvere, e qualche lavoratore sfruttato proprio come me.

Sempre millecinquecento euro, quelli che devo pagare quest’anno per iscrivermi l’università. Senza contare i libri e i soldi per la mensa. Poi ci sono l’affitto, le spese, i trasporti per cui non esiste nessun tipo di sconto studenti, in questa città così lontana da casa in cui sono stata quasi

costretta a venire, dato che da me non c’è il corso che volevo frequentare. E ogni giorno ho in testa la stessa domanda: perché lo fai? Perché ti svegli ogni mattina per andare a lezione e poi correre a dare ripetizioni a un ragazzino per mettere da parte qualcosa e non pesare troppo sui tuoi? Perché continui ad accettare il fatto che si debbano pagare così tanti soldi per studiare? Perché a questa età sei già rassegnata ad un futuro di precarietà e sfruttamento? Oggi se penso al mio percorso di studi, riesco a pensare solo a quello che non ho o che non ho avuto: spazi a norma, senza muri che crollino e aule allagate, un reale sistema di garanzia del diritto allo studio, un percorso di alternanza scuola-lavoro davvero formativo, trasporti e libri a costi accessibili, una alloggio per fuori sede, la possibilità di andare ogni tanto al cinema o al teatro senza dover rinunciare a fare la spesa per tre giorni. So che come me tantissimi altri studenti vivono questa situazione. Allora forse è arrivato il momento di dire basta, di dire che ci siamo stancati, che non abbiamo intenzione,

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RETE DELLA CONOSCENZA - UNIONE DEGLI STUDENTI - LINK 12 ottobre - mobilitazione studentesca nazionale a quindici, diciotto o vent’anni di Quello che non abbiamo non è un lusso, ma essere già condannati ad un presente è solo una parte di quello che ci spetta. del genere e ad un futuro di merda. Il diritto allo studio, la certezza

Ci ripetono da quando siamo piccoli che è tutto normale, che quelle che a noi sembrano mancanze in realtà sono sacrifici necessari, che soldi non ce ne sono e che è importante imparare ad adattarsi. Ma se adattarsi vuol dire accettare di pagare migliaia di euro per andare a scuola o all’università, barcamenarsi tra mille lavoretti per sostenersi gli studi, oppure essere costretti ad abbandonarli, se adattarsi vuol dire non porsi il problema del muro crepato in classe o dell’azienda collusa con la mafia in cui ci mandano a fare alternanza, allora non ci stiamo.

di non essere sfruttati da aziende che distruggono i nostri territori e che con noi, studenti in alternanza o tirocinio, sostituiscono gratuitamente lavoratori; la possibilità di scegliere cosa e dove studiare, di vivere davvero le nostre città, di immaginare un futuro libero dalla precarietà: questo è quello che non ho, questo è quello che ci spetta. E’ arrivato il momento di prendere parola insieme per riconquistarlo. E’ arrivato il momento di costruire un’alternativa, di mobilitarci tutte e tutti, in ogni scuola,

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Diritto allo studio, diritti al futuro: serve una scossa!

12 ottobre - mobilitazione studentesca nazionale in ogni università, in ogni città. E’ arrivato il momento di dare una scossa a questo Paese, e saremo noi studenti a iniziare, #agitiamoci!

Cambiamo il futuro: a questo Paese serve una scossa! In Italia l’istruzione è sempre più un privilegio, piuttosto che un diritto. I costi per l’accesso alla scuola e all’università sono infatti sempre più insostenibili, mentre il numero di coloro che abbandonano gli studi è tra i più elevati d’Europa. Questa esclusione di massa dai percorsi formativi è ancor più grave in un Paese che presenta livelli di istruzione della popolazione tra i più bassi dell’Unione Europea ed un tessuto produttivo sempre più incapace di generare innovazione, sviluppo sostenibile e

occupazione di qualità – tutti obiettivi raggiungibili solamente tramite l’accesso universale ai saperi. La dispersione scolastica è al 14.7% nel 2017, a fronte di una media europea dell’11%. Questo dato si intreccia alla diffusione della povertà nel Paese, in particolare tra i giovani. E’ infatti dimostrato che vi è una stretta correlazione tra la condizione di povertà, l’insuccesso formativo e la dispersione o l’abbandono scolastico. Questa correlazione è presente tanto nella scuola quanto nell’università. Nel nostro Paese l’istruzione non solo vede degli ostacoli economici all’accesso – come i 1200 euro mediamente necessari per libri e corredo scolastico oppure una contribuzione universitaria media di 1250 euro annui – ma anche l’incapacità di abbattere le diseguaglianze cogni

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RETE DELLA CONOSCENZA - UNIONE DEGLI STUDENTI - LINK 12 ottobre - mobilitazione studentesca nazionale tive tra chi proviene da condizioni economiche differenti. Sostanzialmente, al netto dei costi diretti per affrontare gli studi, i figli delle classi medio-alte dispongono di maggiori strumenti economici, culturali e sociali per avere successo negli studi, mentre coloro che provengono da famiglie povere o del lavoro non qualificato affrontano maggiori difficoltà nel perseguimento degli studi. L’istruzione italiana non solo ha smesso di essere strumento di emancipazione sociale, ma tramite barriere economiche, una valutazione ingiusta e una carenza di strumenti per la didattica inclusiva, è ormai uno strumento di riproduzione e ampliamento delle diseguaglianze. Questa trasformazione elitaria dei luoghi della formazione corrisponde ad un modello di sviluppo del Paese fondato sulla svalutazione del lavoro e lo scarso investimento in innovazione. Secondo l’OCSE in Italia è più facile trovare lavoro con un diploma piuttosto che con una laurea, mentre la percentuale italiana di lavoratori che ha un titolo di studio superiore a quanto richiesto dal posto di lavoro è tra le più elevate d’Europa (dati OCSE, 2015). Questi sono due dati che dimostrano la tendenza ad uno sviluppo orientato alla dequalificazione del lavoro, come si evince anche dai dati sull’occupazione che mostrano quanto stiano crescendo i

contratti a tempo determinato, così come mostra la stagnazione dei salari negli ultimi decenni. Le aziende richiedono lavoratori meno formati, più ricattabili e meno pagati, in modo da ridurre i costi di produzione e aumentare i profitti senza destinarne una parte sufficiente agli investimenti necessari per competere nell’economia globale. Il risultato di questi processi nel mondo della formazione e del lavoro è stato l’esplosione della povertà e delle diseguaglianze nel Paese. Secondo Save the Children un milione di bambini nel nostro Paese soffre la fame, mentre secondo l’ISTAT sono più di 5 milioni i poveri assoluti, un record raggiunto nel 2017. La situazione dell’istruzione e del mercato del lavoro è il frutto di politiche antisociali portate avanti negli ultimi decenni, che hanno privilegiato una minoranza della popolazione a scapito della maggioranza. Negli anni siamo scesi in piazza contro le riforme dell’istruzione che hanno dequalificato i nostri percorsi formativi, sottratto risorse alla nostra formazione, imposto ostacoli economici contro il diritto allo studio: tutte politiche che hanno subordinato l’istruzione ad un modello economico e sociale profondamente ingiusto. Ora si annuncia un cambiamento radicale delle politiche e del futuro del

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12 ottobre - mobilitazione studentesca nazionale Paese, ma nel dibattito politico il tema dell’istruzione viene relegato a pochi aggiustamenti delle riforme precedenti. Scenderemo in piazza il 12 ottobre per rivendicare l’attuazione delle nostre proposte, perché non ci accontentiamo della retorica né di piccoli contentini. Vogliamo un cambiamento radicale determinato da noi studentesse e studenti, dalle nostre idee e dalla nostra volontà di conquistare un futuro migliore di quello che ci hanno imposto: al Paese serve una scossa, #agitiamoci!

Scuole

aperte:

siamo

sicuri?

Le nostre scuole devono essere aperte. Aperte a tutte e tutti, indipendentemente dalla provenienza sociale, culturale, geografica. Aperte alle nostre città, aperte ai quartieri, aperte al futuro in un mondo che guarda al passato, un mondo che si chiude, si trincera, crea muri e confini. Le nostre scuole sono quelle che in questi anni hanno subito lo smantellamento dei finanziamenti in istruzione che ha prodotto un impoverimento strutturale della qualità del percorso formativo. Le nostre scuole sono quelle che ora esigono un cambiamento reale e radicale per trasformare l’esistente. Apriamo i nostri spazi, le nostre aule, le nostre lezioni, le nostre assemblee al cambiamento. È giunto il momento di farla finita

con le politiche di definanziamento del sistema scolastico e con la mancanza del diritto allo studio, con le scuole che crollano, con lo sfruttamento in alternanza-scuola lavoro. È ora di diritti, è ora di futuro. Siamo studenti e studentesse di queste scuole, siamo il presente che si prepara al domani. Dobbiamo tornare ad essere i veri protagonisti del cambiamento perché senza di noi il Paese non potrà mai andare avanti. Dobbiamo farlo per noi, per riprendere le redini delle politiche che riguardano il nostro percorso di studi e di vita. Per noi, che abbiamo dei sogni e delle aspirazioni, ma c’è sempre qualcuno o qualcosa che ci mette i bastoni fra le ruote. Il Ministro Bussetti parla di riforma dell’alternanza riducendo le ore ma tagliando al contempo decine di milioni, il tutto a spese della qualità delle esperienze. Ci spiega di voler riformare l’esame di Stato, di volere l’innovazione tecnologica, ma non si confronta con gli studenti, non prova a discutere con noi dei nostri bisogni. Questo non è accettabile perché nessuno come noi studenti può avere idea di quali sono veramente le nostre necessità. Serve una scossa per esigere la qualità delle strutture scolastiche e

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RETE DELLA CONOSCENZA - UNIONE DEGLI STUDENTI - LINK 12 ottobre - mobilitazione studentesca nazionale reali investimenti sull’edilizia. Il 71% delle nostre scuole non è antisismica, al 58% manca la certificazione antincendio e il 31,8% non ha nemmeno l’agibilità statica: rischiano di crollare in ogni momento. Non si contano poi le scuole dove non funziona il riscaldamento, dove le classi sono troppo piccole o dove ancora c’è amianto. Nel 2018 andare a scuola è un pericolo, rischiamo la nostra vita ogni giorno: la situazione non è più sostenibile. Mentre non sono stati stanziati nuovi fondi oltre a quelli già previsti per l’edilizia scolastica, e i pochi fondi disponibili sono spesso inaccessibili a causa di lungaggini burocratiche o inadempienza dei dirigenti, il governo ha preferito investire 2,5 milioni di euro in polizia e telecamere nei luoghi della formazione. Evidentemente a questo governo la propaganda sulla sicurezza interessa più della sicurezza degli studenti. Abbiamo bisogno del completamento immediato dell’anagrafe dell’edilizia scolastica, della semplificazione dell’accesso ai finanziamento, ma soprattutto almeno di 15 miliardi di euro per rimettere gli edifici in sicurezza e di ulteriori fondi per la costruzione di nuovi edifici scolastici. Vogliamo scuole sicure, ecologicamente sostenibili e all’altezza dei bisogni richiesti dal percorso formativo.

Spendiamo ogni anno centinaia di euro in trasporti, in libri di testo, in contributi volontari che “volontari” non sempre lo sono. Federconsumatori stima che la spesa annuale è di circa €1200 per studente. Soldi che potremmo spendere per coltivare i nostri sogni, i nostri interessi se solo lo Stato garantisse la gratuità del percorso formativo come garantito in moltissimi paesi dell’Europa. Soldi che potremmo semplicemente non spendere se venisse introdotto un reddito di formazione, come accade in Belgio o nei paesi scandinavi, per poter studiare indipendentemente dalle proprie origini sociali, un reddito che garantisca la piena emancipazione anche dalle nostre famiglie, che a volte ci spingono o ci obbligano a scegliere un preciso percorso di studi. L’istruzione deve essere gratuita, ogni costo per l’accesso agli studi deve essere abolito.

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Diritto allo studio, diritti al futuro: serve una scossa!

12 ottobre - mobilitazione studentesca nazionale Vogliamo per una riforma totale del sistema didattico, a partire dal Codice Etico in alternanza scuola-lavoro. L’anno scorso abbiamo conquistato la Carta dei diritti delle studentesse e degli studenti, ma non ci basta: gli studenti continuano a non avere tutele reali. Esigiamo l’immediata introduzione di un Codice Etico che garantisca i diritti di noi studenti, che neghi la possibilità di fare alternanza nelle imprese e negli Enti Privati che non rispettano i diritti dei lavoratori, che inquinano e devastano i nostri territori o che hanno relazioni con la criminalità organizzata. Serve una scossa per impedire che le aziende continuino a lucrare alle nostre spalle e a nostre spese e serve perchè questo modello di alternanza ha dimostrato di fallire in troppi casi e riformato strutturalmente.

Accesso all’Università: non per pochi, ma per tutti! Dall’ultimo rapporto Education at a glance 2018 emerge come il dato del numero di laureati nel nostro Paese tra i 25 e i 34 anni (27%) sia ben al di sotto della media OCSE (44%). Su questo basso numero insistono una serie di cause sulle quali nel corso degli anni i Governi troppo poco si sono soffermati nell’analisi e nelle possibili risposte concrete: dal

numero chiuso all’esclusione economica dai percorsi universitari. La volontà politica, che si traduce in mancanza di finanziamenti necessari per superare queste forti problematicità del nostro sistema, è quella di non attribuire alcun ruolo all’Università ed alla formazione in chiave trasformativa del modello di sviluppo e socio- economico esistente. In tal senso la situazione del diritto allo studio e del welfare studentesco è quella che più di tutte oggi appare emergenziale. Nel nostro paese persiste ancora la figura dell’idoneo non beneficiario, ovvero uno studente che pur avendo diritto alla borsa di studio in realtà non la riceva per mancanza di fondi. Nell’anno accademico 2017/2018 circa il 3,5% degli aventi diritto non hanno ricevuto la borsa di studio. Questo fenomeno, ad eccezione della Lombardia, riguarda soprattutto le regioni meridionali, quali Calabria, Molise e Sicilia, dove solo uno studente su tre degli aventi diritto ha percepito la borsa di studio. Il tasso di abbandono degli studenti che non percepiscono la borsa di studio a causa della mancanza di fondi sale dal 7% al 10% in un contesto dove già 4 immatricolati su 10 non raggiunge la laurea; questo mette in evidenza la stretta relazione tra bisogno economico e prosecuzione degli studi. Inoltre,c’è da considerare che nonostante l’inserimento della no tax

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RETE DELLA CONOSCENZA - UNIONE DEGLI STUDENTI - LINK 12 ottobre - mobilitazione studentesca nazionale area fino a 13000 euro, gli studenti esonerati dal pagamento delle tasse in Italia (17%) sono ancora molto pochi soprattutto se paragonati agli Paesi europei- in Francia il 35% e in Germania il 25%- con una tassazione media di 1250 euro, contro i 750 euro di dieci anni fa. In tal senso le immatricolazioni sono crollate del 20%.

Inoltre un’altra situazione drammatica è rappresentata dal sistema dei trasporti che impedisce una piena partecipazione degli studenti alla vita universitaria, soprattutto se pensiamo che molti di essi sono pendolari. Il sistema dei trasporti tanto su tratte nazionali, quanto su quelle regionali ed urbane presenta una

La situazione non cambia se si sposta la lente ingrandimento su quel che riguarda il welfare studentesco (mense, alloggi, trasporti). Infatti, un problema annoso è il servizio di ristorazione, ancora largamente inefficiente e carente in molti atenei d’Italia, che non garantiscono una copertura capillare e adeguata al numero della popolazione studentesca; inoltre spesso non sono presenti fasciazioni in base al reddito o gratuità per gli studenti borsisti (un caso tra tanti è rappresentato dall’ateneo di Bologna).

serie di criticità: che vanno dall’alto costo degli abbonamenti e delle tratte all’incapacità di essere a misura di studente, ovvero rispondere alle necessità degli studenti, per cui ci sono poche corse Da una parte vogliamo che vengano implementate le linee ferroviarie e dei bus e migliorate le condizioni vergognose degli stessi; dall’altra richiediamo la gratuità della mobilità affinchè questa non rappresenti un’ulteriore ostacolo al diritto allo studio di tante e tanti.

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Diritto allo studio, diritti al futuro: serve una scossa!

12 ottobre - mobilitazione studentesca nazionale Infine, secondo la legge di Stabilità 2017, i Fondi per la copertura delle borse di studio dovrebbero pervenire alle Regioni entro il 30 Settembre di ogni anno. Ad oggi, però ancora tutto è ancora fermo. Anche quest’anno si rischia di avere ritardi enormi nella ripartizione e distribuzione dei fondi che costringe da un lato le Regioni e gli Atenei che possono ad anticipare i soldi, dall’altro a causare forti ritardi nell’erogazione delle borse di studio agli studenti riducendole quindi a meri rimborsi spese Nonostante l’aumento dei fondi lo scorso anno, risulta evidente l’urgenza di politiche di rifinanziamento nel diritto allo studio, a partire da un investimento ingente di fondi in legge di bilancio, per garantire non solo la copertura totale delle borse, ma anche la qualità e l’universalità dei servizi e l’innalzamento della no tax area e la possibilità per gli Atenei di mettere in campo politiche per rispondere ai bisogni degli studenti e delle studentesse. Inoltre, è necessario che il riparto del finanziamento delle borse di studio avvenga immediatamente: non è possibile aspettare la fine dell’anno accademico o addirittura l’anno accademico successivo per ricevere la borsa di studio. Tutto questo per evitare di mettere gli studenti nelle condizioni di dover abbandonare gli studi dopo la maturità o a

percorso universitario già iniziato. In Italia uno studente fuori-sede trova ostacoli sempre maggiori sulla sua strada. Studiare in un’altra città, scelta quasi obbligatoria per chi nasce in posti senza Università, è sempre più costoso e proibitivo, una fortuna per pochi. La ricerca di un alloggio che risponda alle esigenze di uno studente-fuori sede diventa sempre più problematica se consideriamo che i fondi per il diritto allo studio non sono sufficienti a garantire questo diritto a tutti gli studenti che ne hanno bisogno, oltre ad una quasi inesistenza di politiche volte a tutelare lo studente fuori-sede, che viene lasciato da solo nella giungla del mercato privato, composto da affitti a nero, prezzi altissimi- anche quest’anno un aumento del 4% in media degli affitti-, agenzie e affittuari vogliosi di profitto, che, per aumentarlo, stanno virando ultimamente verso le piattaforme online, come AirBnB, in modo da massimizzare i guadagni e velocizzare la contrattazione con gli utenti. Infatti, lo scorso anno solo il 38% del totale degli studenti fuorisede avevano diritto ad un posto alloggio. È emblematico poi come alcuni enti per il diritto allo studio abbiano una concezione meramente utilitaristica della gestione delle residenze: ad esempio a fine Maggio 2019 in Cam-

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RETE DELLA CONOSCENZA - UNIONE DEGLI STUDENTI - LINK 12 ottobre - mobilitazione studentesca nazionale pania, in occasione delle Universiadi, i posti delle residenze studentesche verranno assegnati agli studenti atleti, costringendo gli assegnatari a lasciare l’alloggio in anticipo rispetto alla fine dell’anno, con gravi ricadute negative sulla sessione estiva. A Trieste addirittura gli assegnatari accedono all’alloggio a sessione già iniziata, e per poter usufruire del posto alloggio già dal 1 settembre sono costretti a versare un contributi aggiuntivi. A Roma la maggior parte degli studenti idonei non avrà un posto allloggio: su 5575 idonei, gli esclusi sono circa 3600. Anche a Milano la situazione non è delle migliori: in Bicocca sono 528 le richieste presentate per 187 posti disponibili; peggiora la situazione al Politecnico dove ci sono 1338 idonei per 670 posti, senza contare le matricole. A Bari su più di 2000 richiedenti alloggio sono solo circa 1300 i posti all’interno delle residenze. Chiediamo, dunque, la ristrutturazione delle residenze già esistenti e l’estensione del servizio abitativo in termini di posti letto, attraverso investimenti nella costruzione di nuove case dello studente. Per quanto riguarda gli alloggi è necessario, inoltre, sbloccare e modificare la legge n.338/2000 2000 sul cofinanziamento dello Stato per gli interventi sulla realizzazione delle residenze, sia incrementandolo che

rendendolo più fruibile e funzionale per i soggetti e gli enti partecipanti. I Comuni, da parte loro, devono impegnarsi a individuare strutture in disuso, abbandonate o confiscate da mettere a disposizione degli enti regionali per poter essere riqualificate come residenze studentesche e mettere in campo politiche abitative, in concorso con gli altri livelli, per agevolare gi oltre 250000 studenti fuorisede, attraverso l’istituzione del canone concordato, l’eliminazione della TARI e della TASI.

La nostra vita non é un gioco: ora parlano gli studenti! In questa situazione disastrata, il ministero dell’istruzione ha avuto la brillante idea di mettere in piedi la scorsa estate una consultazione farsa sulle condizioni e i bisogni degli studenti che ha coinvolto pochissimi studenti (circa 10000, che non rappresentano nemmeno un ateneo italiano) e che aveva il solo scopo di legittimare il prestito d’onore, misura che - come sta succedendo nei paesi anglosassoni- farebbe indebitare gli studenti e le studentesse. Perché non investire nel diritto allo studio attraverso misure di welfare che permettano a tutti e tutte di accedere e completare la propria carriera universitaria (borse di studio, alloggi etc... ), preferendo investi-

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Diritto allo studio, diritti al futuro: serve una scossa!

12 ottobre - mobilitazione studentesca nazionale re ** milioni di euro in una misura che renderebbe ancora più precarie le esistenze degli studenti e delle studentesse? In una situazione in cui le tasse continuano ad essere troppo alte, le borse di studio non sono sufficienti per tutti coloro che ne fanno richiesta, i servizi del diritto allo studio sono carenti, si decide di stanziare dei fondi che non avrebbero altro effetto che far indebitare gli studenti, soprattutto perché all’indomani della laurea il mondo del lavoro continua ad essere un mondo segnato dalla precarietà che difficilmente consentirebbe a tanti e tante di restituire il prestito ricevuto senza alcuna difficoltà. Bussetti continua a non confrontarsi realmente con noi studenti, per questo motivo abbiamo deciso di prendere parola, attraverso la consultazione studentesca “La nostra vita non è un gioco, ora parlano gli studenti”, che dal 22 al 26 ottobre interrogherà realmente gli studenti sulle loro condizioni e sui loro bisogni.

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