Le 10 proposte per una Nuova Università gratuita e accessibile a tutti e tutte.

Page 1

LE 10 PROPOSTE PER UNA NUOVA UNIVERSITA’ GRATUITA E ACCESSIBILE A TUTTI E TUTTE


INDICE pag. 1 INTRODUZIONE pag. 2-3 MAI PIU’ IDONEI NON BENEFICIARI DI BORSA DI STUDIO! pag. 4-5 ALLOGGI E MENSE PER TUTT*! pag. 6 TRASPORTI GRATUITI pag. 7 ALL IN PER IL DIRITTO ALLO STUDIO pag. 8-9 PER UN’UNIVERSITA’ GRATUITA E FINANZIATA pag 10-11 NO AL NUMERO CHIUSO E LIBERO ACCESSO ALLA CONOSCENZA pag. 12-13 OLTRE LA VALUTAZIONE PER UNA DIDATTICA LIBERA E DI QUALITA’ pag- 14-15 STOP TIROCINI SFRUTTAMENTO PER UNA FORMAZIONE DI QUALITA pag. 16-17 RICERCA PUBBLICA PER UN VERO SVILUPPO SOSTENIBILE pag. 18-19 DEMOCRAZIA IN UNIVERSITA’ pag. 20-21 CONCLUSIONI

11


INTRODUZIONE Con queste dieci proposte per una Nuova Univer-

precarizzato e che richiede generalmente bas-

sità gratuita e accessibile a tutti e tutte, gli

se competenze, un sistema che è minato al suo

studenti e le studentesse hanno deciso di pren-

interno dalla piaga del baronato, che ha sedi-

dere parola, di rivendicare dal basso una pro-

mentato nel tempo un assetto di poteri dalla

posta di cambiamento dei nostri atenei, di esse-

struttura “feudale”.

re cioè protagonisti di un progetto di riforma complessiva e radicale del sistema universitario e quindi della nostra società.

E’ per questo che abbiamo l’esigenza irrimandabile di porre al centro del dibattito pubblico il tema della formazione universita-

Sistema universitario di cui oggi si coglie fa-

ria. Il mondo dell’università ha infatti subito

cilmente la forte contraddizione interna, non

in questi anni riforme pesanti e drammatiche

essendo questo in grado di svolgere il suo fon-

che hanno portato ad una contrazione delle ri-

damentale ruolo sociale: è un sistema che non

sorse, ad un allargamento delle disuguaglian-

è funzionale allo sviluppo socio-economico,

ze territoriali tra nord e sud della penisola e

bensì legittima e rafforza le disuguaglianze

ad una oggettiva insostenibilità ed inaccessibi-

esistenti in quanto strutturalmente definan-

lità degli stessi; si tratta quindi di un mondo-

ziato, sempre più inaccessibile, spesso subordi-

martoriato che ha bisogno di un netto cambia-

nato alle esigenze di un mercato del lavoro

mento di rotta.

12


1 MAI PIÙ IDONEI NON BENEFICIARI DI BORSA DI STUDIO! Ogni anno circa un quarto degli studenti

non otterranno le rate della borsa nei

dichiarati idonei alla borsa di studio, che

tempi prestabiliti.

quindi per lo Stato necessitano di un supporto economico per frequentare l’università non riescono ad ottenerlo per mancanza di fondi.

La mancanza strutturale di fondi colpisce maggiormente le regioni del mezzogiorno, dove la borsa di studio è spesso garantita a meno del 50% degli studenti idonei, ma è

Si tratta di uno scandalo tutto italiano

consistentemente presente anche al nord,

che anche quest’anno sta portando mi-

come Lombardia e Emilia Romagna dove non

gliaia di studenti e studentesse ad abban-

è stata ancora corrisposta la prima rata

donare gli studi dopo aver scoperto che

a tutti gli studenti dopo diversi mesi dal-

23


l’inizio delle lezioni. Ancora a metà del-

perchè gli studenti e le studentesse non

l’anno accademico, quindi, studenti con

hanno più tempo per aspettare! Il diritto

isee bassi o nulli affrontano le spese per

allo studio non può essere un rimborso

affitti, trasporti, pasti e materiale didat-

spese nè può essere oggetto di continua

tico, quando dovrebbero già esser stati

contesa tra Governo e Regioni, chiediamo

loro garantiti ed erogati gratuitamente.

che lo Stato garantisca ogni anno i fondi

Per questo ogni anno ci mobilitiamo per

necessari alla copertura alle borse di

ottenere il pagamento delle borse di stu-

studio erogando i fondi all’inizio di ogni

dio e l’estensione di questi sussidi e an-

anno accademico, lasciando alle Regioni

che quest’anno scenderemo nelle piazze

l’onere di finanziare i servizi.

FONTE SOLE24ORE.IT DATI EURYDICE

Percentuale di studenti con borse di studio nei vari paesi d’Europa

34


2

ALLOGGI E MENSE PER TUTT*!

La nostra generazione è stata appellata

si trovano affitti carissimi e in nero e ca-

da molti come la generazione dei “bamboc-

se fatiscenti, molte volte pericolanti e

cioni”: coloro che non vogliono uscire dal-

non a norma.

l'abitazione dei propri genitori una volta compiuta la maggiore età, la generazione che preferisce vivere con la propria famiglia piuttosto che rendersi realmente autonoma. La retorica su questo tema è stata abbondante. Ma la realtà dei fatti è molto diversa. Siamo la generazione che quando esce fuori dalla casa in cui è cresciuto si trova davanti un mercato in cui

Gli ultimi dati parlano di un progressivo aumento degli affitti e della speculazione sugli studenti anche a seguito del processo di airbnbizzazione del mercato. Le residenze universitarie garantiscono un alloggio solo al 2% della popolazione studentesca fuori sede, escludendo anche migliaia di studenti e studentesse a basso reddito che ne avrebbero diritto. I tagli alle regio-

45


ni del governo Monti hanno ridotto in molti

luogo a toccare il riutilizzo a scopo abitati-

casi i finanziamenti regionali per il diritto

vo degli immobili dismessi e inutilizzati, in-

allo studio, la gestione di residenze e men-

centivare la stipula di contratti a canone

se è stata spesso esternalizzata, la quali-

calmierato, riducendo loro TARI, TASI e le

tà ridotta e i prezzi sono progressivamente

altre tasse sulla casa. Serve incrementare

cresciuti, il conseguente calo del numero

i fondi inerenti al cofinanziamento di inter-

dei pasti erogati ha portato alla chiusura

venti per la realizzazione di strutture resi-

di molte mense.

denziali universitarie e mense, normato dal-

TIPOLOGIE DI CONTRATTI PER la legge 338/2000 e andarne a modificare il Per rendere gli studenti davvero indipendenSTUDENTI ti dalle proprie famiglie è necessario inve-

stire per un vero welfare studentesco, va-

bando con il fine di renderlo più accessibile.

E’ necessario garantire a tutti gli studenti in tutte le regioni il pasto gratuito o a prezzi fortemente agevolati, garantendo la qualità e la copertura oraria e festiva del servizio, senza aumentare il ricorso all’esternalizzazione del servizio a ditte private del settore. copertura alle borse di studio erogando i fondi all’inizio di ogni anno accademico, lasciando alle Regioni l’onere di finanziare i servizi. COSTI MEDI LOCAZIONE DELLE

rare un PRINCIPALI grande piano nazionale di investiCOSTI MEDI DEI CANONI DI LOCAZIONE CITTA’ UNIVERSITARIE MENSILE PRINCIPALI CITTÀ mento eDELLE progettazione che vadaUNIVERSITARIE in primo

6 5


3

TRASPORTI GRATUITI

I campus universitari ovunque essi siano collo-

sivamente allontanato dal controllo democra-

cati necessitano di forti collegamenti con il re-

tico dei cittadini. Molte linee ferroviarie sono

sto delle città, regione, fino all’intero Paese.

sovraffollate e mancano di investimenti per la

Il pendolarismo, il viaggiare e l’utilizzo del tra-

sicurezza, addirittura alcuni paesi non sono più

sporto pubblico è una caratteristica propria de-

raggiunti dal trasporto pubblico e intere pro-

gli studenti che devono spostarsi tra luoghi di

vince o città non hanno alcun sistema festivo o

vita e diversi luoghi di studio, spesso senza es-

serale.

sere muniti di un proprio mezzo di trasporto. I tagli operati alle regioni a partire dal 2012 da Monti e mai reintegrati dagli ultimi governi hanno portato al taglio dei servizi e degli investimenti per il trasporto pubblico locale, un forte aumento delle tariffe, e la frequente privatizzazione del servizio che così è stato progres-

Per invertire la rotta è necessario investire sul trasporto pubblico locale e nazionale, abbandonare i maxi investimenti in grandi opere inutili come il TAV Torino-Lione, garantire a tutti gli studenti il diritto alla mobilità gratuita anche nelle ore serali e notturne.

6


4 #ALLIN PER IL DIRITTO ALLO STUDIO Ogni anno solo il 10% degli studenti viene

Per uscire dalla retorica dei “bamboccio-

dichiarato idoneo di una borsa di studio,

ni” pensiamo sia necessario garantire agli

contro il 39% della Francia e il 25% della

studenti e alle studentesse l’indipendenza

Germania. Come ci ricorda AlmaLaurea il no-

economica dalla famiglia; per farlo si deve

stro sistema di istruzione è ancora classi-

approvare “All In per il Diritto allo Stu-

sta, la maggioranza degli studenti universi-

dio”, la proposta di legge supportata da

tari sono figli di laureati o provengono da

più di 50mila firme che propone l’allarga-

famiglie benestanti, i loro rendimenti sono

mento delle borse di studio, includendo fi-

superiori di coloro che provengono da fami-

no al 30% degli studenti e garantendo a

glie senza laureati, mentre chi è in maggio-

tutti e tutte, indipendentemente dalla si-

re difficoltà economica ha un tasso di ab-

tuazione economica familiare, i servizi al-

bandono molto più elevato della media.

loggio, ristorazione e mobilità, l’acces-

Il reddito familiare è la principale fonte di sostegno economico nel periodo degli studi e più del 70% degli studenti vive con i pro-

so gratuito a tutti i consumi culturali e un reddito capace di liberare le vite dalla precarietà esistenziale.

pri genitori, mentre negli altri paesi europei sono meno del 40%

78


5

PER UN’UNIVERSITA’ GRATUITA E FINANZIATA

Dall’anno accademico 2008/2009 all’a.a.

finanziario derivato dalla nuova misura

2016/2017 la tassazione media degli Ate-

aumentando le tasse agli altri studenti

nei pubblici è passata da 825,10 euro a

esclusi.

1.161,50 euro, con un aumento del 41 % in soli 8 anni, proprio mentre gli iscritti sono crollati da 1.674.088 a 1.482.664. Questo è stato possibile perchè nel 2008 la nostra Università ha subito il maggior attacco di sempre, più di 1 miliardo di tagli a cui è seguito nel 2012 la liberalizzazione delle tasse universitarie e poi nel 2015

Siamo diventati così il terzo Paese europeo per tasse universitarie, dietro Inghilterra e Olanda, mentre in Francia e le tasse hanno un importo “simbolico” di massimo 200/300 euro e in quasi tutti i Land tedeschi, in scozia e nei paesi del nord europa la tassazione è del tutto assente.

una nuova modalità di calcolo dell’ISEE

Per riconoscere il ruolo dell’Università

che ha rivalutato i redditi delle famiglie

per l’intera società e renderla davvero in-

italiane. Anche l’introduzione della no tax

clusiva per tutti e tutte pensiamo che la

area non ha invertito la rotta, se da un la-

contribuzione studentesca debba essere

to è stato positivo esentare chi ha un red-

abolita e l’università fortemente rifinan-

dito familiare molto basso, dall’altro gli

ziata facendo leva sulla fiscalità genera-

Atenei hanno spesso ovviato all’ammanco

le, tassando i grandi patrimoni, le rendite

89


e le multinazionali. L'università oggi deve

per far fronte alla crisi in cui versa il no-

rappresentare un servizio che viene eroga- stro paese. to alla collettività poiché un paese con una popolazione più istruita migliora le possibilità di sviluppo in direzioni nuove e sostenibili, necessario ancor di più oggi

può essere un investimento a carico individuale o della famiglia, ma una necessità collettiva per lo sviluppo del paese!

“I dati relativi al nostro Paese mostrano, infatti, che la spesa per l’istruzione è diminuita significativamente dal 2008 al 2014, sull’onda anche della crisi economica degli ultimi anni. Nel 2013 la spesa totale (pubblica e privata) per l’istruzione è stata tra le più basse degli Stati presi in esame, ossia pari al 4% del PIL rispetto a una media OCSE del 5,2%. Ed è stata particolarmente bassa per il settore dell’istruzione terziaria. Tale livello relativamente basso della spesa pubblica per l’istruzione non è riconducibile al basso livello della spesa pubblica in generale, ma al fatto che all’istruzione sia stata attribuita una quota di bilancio esigua rispetto ad altri settori: nel 2013, infatti, l’Italia ha stanziato il 7% della spesa pubblica complessiva per tutti i livelli di istruzione, rispetto a una media OCSE dell’11%.” (FONTE OCSE)

Il sostegno economico degli studi, non

“In Italia, il 34,4% degli studenti nati all’estero non consegue diplomi di secondaria superiore o di formazione professionale, mentre tra gli studenti nativi la percentuale scende al 14,8%; dati entrambi superiori alla media europea, che è rispettivamente del 22,7% e 11%. L’Italia risulta anche tra i Paesi con le più forti disparità tra tassi di abbandono maschili e femminili, con una percentuale del 20,2% per gli studenti e del 13,7% per le studentesse, un dato negativo rispetto alla media europea (13,6% studenti, 10,2% studentesse). La maggiore propensione all’abbandono scolastico da parte degli alunni di sesso maschile nel nostro Paese è particolarmente evidente nelle aree più disagiate.”H(FONTE INDIRE)

910


6

NO AL NUMERO CHIUSO E LIBERO ACCESSO ALLA CONOSCENZA

Il numero chiuso viene oggi troppo spesso uti-

la attinenti alle materie che si studieranno

lizzato come risposta alla carenza di struttu-

una volta entrati all’università, ha la facol-

re e docenti: invece di puntare a migliorare il

tà di decidere sul futuro di migliaia di ragaz-

servizio fornito agli studenti e ad assumere i

zi. Se negli anni duemila la limitazione era sta-

tanti docenti precari si preferisce impedire

ta prevista a livello nazionale per pochi corsi

agli studenti l'accesso all'università. Il test

di laurea, principalmente quelli preparatori

d’ingresso, non sempre basato sulle conoscen-

alle professioni mediche e sanitarie, ben pre-

ze che uno studente si suppone abbia acquisito

sto si è avuto un effetto domino: ai corsi medi-

durante il suo precedente corso di studi e al-

ci si sono aggiunte quelli tecnici e quasi tutti

trettanto spesso contenente domande per nul-

i corsi scientifici e poi anche quelli socioeco-

10


nomici e umanistici, non ultimo il caso della

contenimento del numero dei laureati in un Pae-

Statale di Milano, dove a seguito delle mobilita- se che vanta il 18% di persone che completano zioni che anche noi abbiamo animato e l’inter-

l’istruzione terziaria (a fronte di una media

vento della magistratura si è riuscito a impedi-

OCSE del 37%), o la programmazione dei laurea-

re che venisse istituito il numero chiuso a Stu-

ti in base alle esigenze di un mercato del lavo-

di Umanistici.

ro in crisi, è un danno per tutta la società e il

La tendenza generale è quella di andare a crea-

suo sviluppo.

re un sistema universitario che definisce a prio- L’abolizione del numero chiuso in tutti i corsi di ri il numero di studenti in base a docenti e ri-

laurea è quindi una priorità, in quanto non si

sorse disponibili seguendo le regole di accredi-

può parlare realmente di diritto allo studio se

tamento dei corsi di laurea predisposte da AN-

l’università piuttosto che rispondere alle esi-

VUR per garantire la qualità dei corsi di lau-

genze del paese, risponde alle necessità del bi-

rea. La selezione viene poi giustificata attraver- lancio pubblico; determinando a priori il numeso la propaganda meritocratica e la retorica

ro di studenti che hanno “diritto” ad accedere

dei troppi laureati.

alla formazione. Per far ciò ci sarà bisogno si-

Se il progressivo taglio del numero dei medici è un danno per il sistema sanitario nazionale, il

curamente di risorse, assunzioni e infrastrutture, al fine di garantire di contro, anche una didattica che non sia asfittica.

TASSI DI OCCUPAZIONE/ DISOCCUPAZIONE DIPLOMATI/LAUREATI UE

11 12


7

OLTRE LA VALUTAZIONE PER UNA DIDATTICA LIBERA E DI QUALITA’

Nelle università si assiste ad una didattica

pre minore per il singolo studente di for-

sempre più impoverita, parcellizzata e stan-

marsi un percorso personalizzato. Lo stu-

dardizzata, frutto da un lato di alcune ri-

dio rimane fortemente nozionistico e l’idea

forme (ad esempio la Zecchino-Berlinguer

che il principale ruolo dell’Università tut-

che ha introdotto il sistema dei crediti),

ta fosse quello di produrre sapere “utile”

dall’altro dei tagli che si sono susseguiti

e spendibile esclusivamente sul mercato

negli ultimi anni e del blocco del turn over

del lavoro non è poi neanche stata suffra-

che ha fatto ulteriormente diminuire il rap-

gata da una didattica adeguata: poco spazio

porto docenti-studenti e lasciato i corsi di

viene dato alle attività integrative o a mo-

laurea sorretti da ricercatori precari, do-

dalità didattiche differenti (seminari, eser-

centi a contratto sottopagati, assegnisti e

citazioni, lavori di gruppo). Inoltre, proprio

dottorandi. I percorsi formativi sono sem-

in virtù del concetto di spendibilità, si assi-

pre più rigidi e consentono una libertà sem-

ste ad un abbassamento della qualità dei

13

12


verso i meccanismi di valutazione quantitativi e non qualitativi potessero essere definite “oggettive” e prive di un significato politico, mascherando tagli mirati di interi settori disciplinari con il feticcio delle classifiche. Al fine di garantire una didattica migliore sarà necessario sbloccare il turn over e attuare un grande piano di 5000 assunzioni all’anno per cinque anni per combattere il precariato e ridurre il rapporpercorsi di studio che danno sempre minore importanza alla ricerca di base e provano, spesso senza riuscirci, a rincorrere le esigenze di un mercato del lavoro che richiede una formazione costante. Tutto ciò che è dibattito, riflessione, critica ed eterodossia trova sempre meno spazio nelle aule universitarie, in favore di un sapere presuntamente spendibile sul mercato. I processi di accreditamento e valutazione della didattica governati da ANVUR, l’organismo finalizzato alla valutazione dell’Università, hanno solo

to studenti/docenti per garantire la messa in atto di metodi didattici alternativi, così come anche rivedere i metodi valutativi attuali che impegnano dipartimenti e docenti in attività burocratiche necessarie al riconoscimento dei risultati raggiunti, utile ai fini del riparto dei fondi. I dipartimenti e le commissioni paritetiche devono essere i luoghi democratici in cui tutta la comunità accademica, docenti e studenti, discuto di didattica, abbandonando gli sterili parametri ANVUR imposti dall’alto.

accelerato questo processo: si è voluto lasciar credere che le decisioni prese attra-

14 13


STOP TIROCINI SFRUTTAMENTO PER 8 UNA FORMAZIONE DI QUALITÀ! Oggi i riferimenti normativi nazionali e le disci-

prendimento. Infatti ci si avvale spesso della

pline regionali dei tirocini curriculari sono de-

manodopera di studenti tirocinanti in sostitu-

boli e non tutelano gli studenti e le studentes-

zione di personale qualificato e contrattualiz-

se che durante il percorso di studi intraprendo-

zato.

no un progetto di tirocinio.

Secondo i dati Anvur parliamo nel solo anno ac-

Non solo si denunciano svariati fenomeni di sfruttamento, ma il dilagare di finti tirocini che mascherano veri e propri rapporti di lavoro ci pongono di fronte a una realtà di abuso strutturale che snatura il nostro studio e ap-

cademico 2013/2014, tra stage e tirocini, di 279.590 rapporti che corrispondono al 16,5% degli studenti italiani. Impiegati in diversissime funzioni: quasi la metà in strutture sanitarie, il 23,7% in imprese e studi professionali, il 17% in enti pubblici e scuole. Più si scende

14


verso Sud più il numero diminuisce raggiungendo

formativo e attività svolte e che definiscano i

il 7%, del resto questo dato si spiega con una ve-

criteri per l’accreditamento degli enti ospitanti

rità scomoda e inesorabile: al Sud dove il tessu-

dove si pratica il tirocinio, come il rispetto del-

to industriale è meno fitto e le possibilità lavo-

la compatibilità ambientale e dei diritti dei lavo-

rative più basse questa possibilità è riservata a

ratori.

pochi.

Crediamo nel valore formativo dell’esperienza e

Non esiste uno statuto che garantisca i nostri di-

nelle potenzialità che come metodologia didatti-

ritti, malattia, maternità, tutor universitario e

ca può esprimere, ma tutto questo non può avveni-

aziendale, rimborso spese, compatibilità con esa-

re senza uno statuto dei diritti degli studenti e

mi o con l’orario di lezioni se previste nello stes-

delle studentesse in tirocinio che contenga un co-

so semestre. Inoltre dentro ai nostri Atenei e di-

dice etico per tutelare dagli abusi. Siamo stanchi

partimenti non esistono commissioni paritetiche

di vedere i nostri percorsi di studi degradati a

che monitorino in più fasi (iniziale, in itinere, ex

manodopera a basso costo per gli enti e le impre-

post) il controllo della coerenza tra progetto

se, vogliamo un’istruzione libera e di qualità.

15

16


9 RICERCA PUBBLICA PER UN VERO SVILUPPO SOSTENIBILE La ricerca nel nostro Paese è sempre più in-

I grandi finanziamenti sono stati finalizzati

fluenzata dal cronico sottofinanziamento,

a mega-poli di ricerca applicata come Hu-

dal taglio del numero di dottorandi, ricer-

man Technopole dove il pubblico cede al pri-

catori e professori, dalla precarizzazione

vato anche parti di governance.

del personale e dalla crescente attenzione per il prodotto finito. La ricerca di base è stata così definanziata, colpita da politiche valutative che hanno premiato le ricerche applicate, incapace di attrarre i finanziamenti privati diventati via via sempre più incisivi.

I dipartimenti universitari fortemente impoveriti dai tagli ai finanziamenti e dal blocco del turn over che ha impedito l’assunzione di giovani ricercatori devono competere per accaparrarsi i finanziamenti seguendo discutibili parametri ministeriali, definiti da ANVUR e non condivisi dalla comunità ac-

16

17


cademica. In questo modo i finanziamenti so- tiva, capace di innovare il nostro tessuto no sempre più concentrati in grandi poli uni- produttivo in ogni parte del Paese. E’ necesversitari, penalizzando gli ambiti di ricer-

sario chiudere l’ANVUR, il Parlamento deve

ca di base e umanistici e gli Atenei che non

definire le politiche strategiche nel rispet-

godono di un tessuto produttivo circostan-

to dell’autonomia delle comunità accademi-

te adeguato, in primis quelli meridionali.

che. E’ infine necessario riformare l’acces-

Serve un grande piano di rifinanziamento di ricerca e università, distribuendo i fondi ordinari in modo da rifinanziare chi è stato penalizzato in questi anni, solo con una ricerca di base ben finanziata e libera è possibile una ricerca applicata davvero innova-

so al ruolo della docenza universitaria, combattendo il precariato e garantendo un percorso dignitoso per i ricercatori universitari, riducendo il numero di anni che intercorre tra la fine del dottorato e l’immissione in ruolo.

La spesa per Ricerca e Sviluppo in % sul Pil in Europa

18 17


10

DEMOCRAZIA IN UNIVERSITÀ

In questi anni si è palesato un processo di

di una valutazione accentrata ed invasiva

burocratizzazione delle forme di governo

rispetto alle scelte accademiche.

del sistema universitario e di progressiva sostituzione di indicatori alle scelte politiche nelle decisioni dei singoli atenei e del corpo accademico. Ciò ha portato ad una visione degli atenei come unità non interconnesse e in concorrenza tra loro, concorrenza amministrata da enti tecnici di valutazione delle performance delle aziende-università, che ha lasciato sempre più spazio ad una pesante influenza da parte del mondo produttivo, anche a causa della scarsità di finanziamenti statali e ad un ritorno all’accentramento che deriva dall’introduzione

Il tema della governance è anche strettamente collegato al tema della gestione democratica delle comunità accademiche e del sistema universitario nel suo complesso. La riforma Gelmini ha operato un’inversione della gerarchia tra gli organi di governo dell’università e ristretto fortemente la rappresentanza studentesca negli stessi, con un accentramento del potere decisionale all’interno dei consigli di amministrazione, dominati dalla figura del Rettore, promuovendo un modello aziendalista come alternativa alle dinamiche baronali, 19 18


che, in realtà, non sono state in alcun modo

Occorre una democratizzazione dei luoghi de-

indebolite.

cisionali che passa attraverso l’inclusione

La soluzione al problema del baronato non è nella logica meritocratica né nell’implementazione di procedure di decisione sempre più burocratiche e apparentemente matematiche, né nell’attuazione del modello aziendalistico. Occorre invece, ripensare le procedure di valutazione e accreditamento che producono accentramento di potere negli organismi valutativi tecnocratici. uscire dalla logica competitiva tra Atenei e Dipartimenti, gestire l’Università come un’istituzione nazionale con obiettivi di sistema, colmando il divario esistente tra atenei, tutelando l’autonomia della comunità accademica in termini di didattica, ricerca e terza missione.

di tutte le componenti accademiche in tutti i luoghi decisionali e una loro partecipazione alle elezioni per i rettori e per i componenti degli organismi di autogoverno nazionali. Il Consiglio Universitario Nazionale deve essere tornare ad essere centrale nelle decisioni relative alla gestione del sistema universitario. E’ necessario inoltre riformulare la composizione e le modalità di elezione degli organi nazionali di rappresentanza della comunità accademica e della comunità studentesca affinchè possano essere realmente rappresentativi e siano messi nelle condizioni di essere incisivi all’interno del processo decisionale sul sistema universitario.

19 20


CONCLUSIONI Quelle riportate sopra sono le proposte

sull’utilità economica, il censo, la sub-

nate e cresciute all’interno di un tessu-

alternità.

to democratico costituito dalle migliaia di assemblee, seminari e iniziative che si sono succeduti negli ultimi anni in università. Sono cresciute tra coloro che si sono attivati per il riscatto dell’università pubblica che nell’ultimo decennio è stata fortemente definanziata, il suo personale precarizzato e il sapere subordinato alle logiche di mercato, basate

Chi entrerà nel prossimo Parlamento e chi vorrà governare dovrà rispondere ad alcune semplici domande: volete un’università pubblica, gratuita, di qualità e accessibile a tutti? Pensate che la ricerca e l’innovazione che escono dalle nostre università possano rappresentare il volano per un modello di sviluppo equo? 21 20


Se la risposta è si, le politiche dovranno

sitarie degli ultimi anni; per recuperare

essere conseguenti.

le risorse necessarie si deve agire sulla

O i prossimi Governi lavoreranno per dare all’Università il ruolo sociale previsto dalla costituzione, capace di ridare slancio allo sviluppo socio-economico del nostro Paese, garantendo l’autonomia sociale ai soggetti in formazione, in alternati-

fiscalità generale, rendendo il sistema più equo e redistributivo, attraverso una maggiore progressività così che siano la tassazione di grandi patrimoni, rendite e multinazionali e la lotta all’evasione a garantire i finanziamenti necessari.

va avalleranno definitivamente le disu-

Saremo sempre pronti al confronto con

guaglianze presenti nel nostro paese, ag-

chi partendo da queste prospettive vorrà

gravando la crisi sociale, economica e am- porsi il tema di realizzare tutte o parte bientale. Speriamo che queste proposte possano essere uno spunto per chi andrà a governare il Paese, consci del fatto che per noi possono essere le uniche volte ad un reale cambio di rotta delle politiche univer-

delle nostre rivendicazioni con l’obiettivo di una Nuova Università e una società più giusta. Allo stesso tempo saremo sempre pronti a contrastare e a scendere in piazza contro coloro i quali andranno nella direzione opposta.

CONTATTI 3395298184 linkcoordinamentouniversitario.it freeducation.it link.universitari@gmail.com link coordinamento universitario freeducation

22 21


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.