Recycling Drosscpes in Europe

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DrossDataScape Immagine a cura di Anna Terracciano (UnitĂ di Napoli).


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Recycling Drosscapes in Europe Carlo Gasparrini

Drosscape, wasteland e brownfield sono termini ricorrenti nei racconti dei territori compromessi nelle città del pianeta. Ma i significati che sottendono esprimono situazioni molto diverse. Il termine drosscape introduce un concetto di “dross” come scarto1, che ha una latitudine più ampia del waste − se considerato in un’accezione limitativa di “rifiuto” − e più ampia anche di un campo di osservazione strettamente circoscritto ai suoli inquinati e abbandonati della dismissione industriale. Allo stesso tempo introduce il paesaggio “scape” che estende la profondità dello sguardo aldilà della mera descrizione dei fenomeni di alterazione delle terre e dei suoli (land o field) compromessi, introducendo la multidimensionalità dell’interpretazione e del progetto. L’estensione di campo operata nell’esperienza nordamericana inaugurata da Berger − ma, su versanti diversi, anticipata molti anni prima da Kevin Lynch e poi da Lars Lerup, con approcci interpretativi densi e stimolanti2 − consente di configurare un’articolata tassonomia3 che insiste sull’associazione drosscape-processi di deindustrializzazione particolarmente pervasivi ed estesi negli States4. Nella ricerca “Recycle-Italy” le Università che hanno affrontato questo campo di indagine5, hanno delineato un riposizionamento metodologico nel contesto europeo e italiano attraverso una riformulazione della tassonomia basata sulle molteplici dinamiche ambientali, economiche, funzionali e sociali che determinano l’esaurimento dei cicli di vita degli spazi urbani e periurbani e le loro progressive modificazioni in paesaggi dello scarto, talvolta connotati dall’emergere di nuovi cicli di vita di diversa natura e ruolo. In questo senso hanno proposto una visione sistemica di tali modificazioni strettamente connessa ai processi dissipativi del metabolismo urbano, comprese alcune forme estreme e illegali delle sue dinamiche. Gli esiti ambientali prodotti dall’esaurimento e dal mancato controllo di cicli industriali, agricoli, commerciali, immobiliari ed estrattivi della città, alimentano e accelerano, peraltro, l’esaurimento del ciclo vitale di suoli e acque superficiali e profonde e la crisi del tradizionale metabolismo urbano legato anche ai cicli dell’energia e dei rifiuti6. È un processo che intercetta la variegata e instabile nebulosa della dispersione insediativa, delle macchine urbane monofunzionali e dei tessuti più vulnerabili. Mette in crisi il mosaico dei paesaggi agrari e si infiltra negli spazi interstiziali della rete infrastrutturale e del suo indotto − dalla logistica precaria alla rottamazione dei veicoli usati – alimentati dalle smagliature spesso dilatate del ciclo dei rifiuti urbani e industriali in cui il segmento di quelli tossici ha assunto nel tempo una rilevanza enorme7. Le macro e microporosità della città sono attraversate da flussi e aspettative di diversa consistenza e provenienza, ingombrate da usi specializzati o incerti e transitori e da relitti di economie rapidamente scomparse, da ecologie in crisi prodotte dalla frammentarietà decisionale della macchina urbana e dall’uso irrazionale delle sue risorse. Alla base di questo approccio c’è insomma la consapevolezza che siamo in una fase di radicalizzazione dei processi ecologici, economici e sociali connessi alla molteplicità

1. Cfr. A. Berger, Drosscape. Wasting Land in Urban America, Princeton Architectural Press, 2007; e A. Berger, Systemic Design can change the world, SUN, 2009. 2. Cfr. K. Lynch, Wasting away, Sierra Club Books, 1990, (trad. it. a cura di Michael Southwork, Deperire, Cuen, 1992); e L. Lerup, Stim & Dross: Rethinking the Metropolis, in “Assemblage” n° 25, MIT Press, 1995. 3. Vuoti residuali nei tessuti (landscapes of dwelling); depositi temporanei (landscapes of transition); spazi infrastrutturali interstiziali (landscapes of infrastructure); discariche (landscapes of obsolescence); centri commerciali abbandonati (landscapes of exchange); basi militari e altri brownfields (landscapes of contamination). Cfr. A. Berger, Drosscape. Wasting Land in Urban America, cit. 4. “Drosscapes accumulate in the wake of the socio – and spatio – economic processes of deindustrialization, postFordism and technological innovation. [They] are located in the declining, neglected and deindustrializing areas of cities”, A. Berger, Drosscape. Wasting Land in Urban America, cit. 5. Università degli studi di Roma “La Sapienza”, Università degli studi di Napoli “Federico II”, Università degli studi di Chieti-Pescara “G. D’Annunzio” e Politecnico di Bari. Una prima sintesi degli esiti di questa attività è leggibile e valutabile nella pubblicazione Il territorio degli scarti e dei rifiuti


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DROSSCAPE

1

2

3

Aree di esaurimento dei principali cicli di vita, risorse e filiere produttive. 400

500 Km

classe 5

classe 4

classe 3

classe 2

classe 1

Commissione Parlamentare di Inchiesta sul traffico di XX0 illeciti su XX0dati forniti XX0 Km rifiuti dalle regioni, 2012 MATTM e INAIL, Piano Nazionale Amianto: stato di attuazione e prospettive future.

classe 0

pozzia a terra

piattaforme in attesa

piattaforme operanti

idrocarburi

300

amianto

200

Legambiente, Bonifiche dei Siti Inquinati, chimera o 0 Roma, 2014 XX0 XX0 realtà?, Legambiente, Corpo Forestale dello Stato, Fiumi e legalità. monitoraggio sull’illegalità e sullo stato di salute dei fiumi italiani, 2016.

rifiuti radioattivi

inceneritori

discariche attive

RIR

3. Qualità delle acque superficiali Fonte: ISPRA, Rapporto 2013 Legambiente, Rapporto 2016

SIN/SIR

2. Distretti industriali e siti a rischio di incidente rilevante (RIR) Fonte: ISPRA, Rapporto 2013

La rielaborazione è su dati provenienti da differenti fonti e database, tra cui: www.distretti.org / www. minambiente.it / www. isprambiente.gov.it / www. sviluppoeconomico.gov.it / www.wwf.it

distretti industriali

1. Siti di Interesse Nazionale (SIN) e Regionale (SIR) Fonte: Decreto Ministro Ambiente del 11/01/2013

100

pozzi a terra in attesa

0


Recycling Drosscapes in Europe

7

1

2

3

4

0

100

200

300

400

500 Km

Le immagini in queste due pagine sono elaborazioni a cura di Stefania D’Alterio e Anna Terracciano (Unità di Napoli). XX0 0 XX0 XX0 XX0 XX0 Km

1. Le aree tra il Grande raccordo Anulare (GRA) e il mare oggetto del carotaggio dell’Unità di Ricerca dell’Università di Roma “La Sapienza”.

2. Le aree della Piana Campana e della convergenza di più siti SIN/SIR nell’area metropolitana napoletana oggetto del carotaggio dell’Unità di Ricerca dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”.

3. Le aree della crisi del ciclo dei rifiuti in Abruzzo, oggetto del carotaggio dell’Unità di Ricerca dell’Università degli Studi “d’Annunzio” di ChietiPescara.

4. Le aree del Bacino estrattivo di Apricena e di Cutrofiano oggetto del carotaggio dell’Unità di Ricerca del Politecnico di Bari.


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DROSSCAPE

Il ciclo dei rifiuti in Italia

0

XX0

XX0

XX0

XX0

XX0 Km

quantità di rifiuti presenti nelle acque

15/35 rifiuti/km2

237 rifiuti/km2 (Ischia)

500 Km

45/65 rifiuti/km2

400

35/45 rifiuti/km2

300

siti di interesse nazionale (SIN)

200

aree metropolitane

100

inceneritori

0

discariche autorizzate (R.U.)

trattamento meccanico bioloico (TMB)

impianti di compostaggio

La rappresentazione di sintesi consente alcune considerazioni di carattere generale. In particolare: a. maggiore concentrazione degli impianti e delle attrezzature per la gestione dei rifiuti nel nord Italia dove si riscontra – nel contempo – una maggiore propensione (rispetto al resto del Paese) alla raccolta differenziata e al riciclo dei prodotti di scarto; b. la prevalenza di discariche al centro-sud testimonia una minore attitudine al riciclo dei materiali di scarto; c. la tendenziale diffusione delle scelte localizzative delle attrezzature e degli impianti testimonia una mancata ottimizzazione dei cicli di gestione, uno spreco delle risorse primarie (energia, suolo, aria), una scarsa integrazione con i territori interessati; d. gli impianti e le attrezzature del ciclo dei rifiuti spesso si affiancano alle aree ambientalmente fragili (zone sismiche e idrologicamente vulnerabili) e ai siti contaminati (SIN) contribuendo ad un peggioramento delle condizioni ambientali dei contesti territoriali; e. le concentrazioni dei rifiuti in acqua e la localizzazione delle aree contaminate lungo la costa sottolinea l’emergenza ambientale delle aree e conurbazioni costiere.

stazioni ecologiche

La mappa è una rappresentazione sinottica a scala nazionale di alcune dinamiche territoriali: a. localizzazione delle attrezzature e degli impianti del ciclo di gestione dei rifiuti: stazioni ecologiche, impianti di compostaggio e di trattamento meccanico biologico, discariche ed inceneritori; b. flussi dei rifiuti ingresso/ uscita nei/dai capoluoghi metropolitani; c. localizzazione delle aree contaminate di interesse nazionale (aree SIN) e livelli di concentrazione dei rifiuti in mare.


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dei rischi ambientali che interessano le città, anche per effetto dei cambiamenti climatici in atto che amplificano quei rischi. Questo presuppone un aggiornamento del concetto di metabolismo urbano che ha attraversato il Novecento in modo sussultorio, colpevolmente trascurato nelle sue declinazioni urbanistiche. Non possiamo più fare affidamento infatti su un metabolismo di tipo lineare che configura la città come macchina urbana consumatrice di risorse illimitate da un territorio circostante e produttrice di scorie da smaltire, secondo una dinamica funzionalista input-output dissipatrice di risorse. Ma traguardare un metabolismo più complesso e meno convenzionale che deve rispondere contestualmente alla scarsità di risorse non rinnovabili, alla sussultorietà e latenza dei rischi prodotti dalla fase di sviluppo urbano degli ultimi decenni e alle mutate condizioni climatiche che esasperano queste dinamiche8. Il ritorno dei “mostri” nel disegno della città Negli ultimi decenni le retoriche pervasive del paesaggio e le semplificazioni spazio-temporali delle restituzioni cartografiche non sono state in grado di descrivere le dinamiche contestuali di miniaturizzazione/bigness e sovrapposizione/distanziamento dei materiali urbani della città contemporanea. Né di dar conto delle dinamiche dei flussi che li attraversano, rendendo indecifrabile il loro rapporto con i luoghi e con gli andamenti sussultori e ondulatori dei loro usi da parte di combinazioni variabili di soggetti sociali autoreferenziali. Quelle retoriche e semplificazioni hanno quindi opposto una fiera e intenzionale resistenza anche al riemergere dei “mostri”9 legati alla macchina impazzita del metabolismo urbano, quei luoghi dello scarto e del rifiuto spesso invisibili agli occhi distanti e meccanici delle rilevazioni aerofotogrammetriche e alle codificazioni topografiche standardizzate, sia sopra sia sotto la “pelle del pianeta”10. Oggi, però, i “mostri”-drosscapes cercano nuovamente uno spazio adeguato nelle nostre descrizioni interpretative e questo richiede uno sforzo di radicale ripensamento dello strumentario tradizionale per poter rovesciare la priorità delle scale rispetto ai valori, affermata dalla modernità. O, forse, addirittura di tentare una possibile conciliazione virtuosa tra queste due opzioni del racconto urbano, così distanti e conflittuali fino ad oggi11. “La città che conosciamo, oltre la memoria e la topografia, nasconde una moltitudine di attività sconosciute” che costituiscono “il lato in ombra della nostra presunta realtà sterilizzata” in cui è sancita la separazione del desiderabile dal non voluto12. Quando lo scarto e il rifiuto entrano in contatto con “il rispettabile e il pregiato”, gli esiti pervasivi di questa perdita di controllo del processo mettono in crisi la città e la razionalità stessa della separazione tra “ciò che ha valore da ciò che non ne ha”. La costruzione di adeguate modalità interpretative del “dark side of change” – per usare la nota definizione di Kevin Lynch13 – è un riferimento ineludibile per maneggiare quella “città inversa” costituita dagli spazi dilatati prodotti dall’esplosione urbana in cui vivono anche i “mostri” del metabolismo urbano, bellamente ignorati dalle produzioni cartografiche correnti. Questo sguardo non ha, infatti, ospitalità nelle tradizionali modalità di rappresentazione zenitale o diagonale. Nel corso degli ultimi decenni è stato piuttosto campo di ricerca di fotografi, scrittori e artisti site specific. Più raramente ha informato le immagini della città nei piani e nei progetti di architetti e urbanisti. D’altro canto non si tratta di aggiungere un layer in più ai GIS, ma piuttosto di modificare sostanzialmente le forme e le tecniche della rappresentazione attraverso

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(Aracne 2013) curata da Pavia, Secchi e Gasparrini che raccoglie le riflessioni teoriche, le interpretazioni e le prime esplorazioni progettuali sviluppate nei primi due anni della ricerca. 6. Cfr. Riciclare drosscapes a Napoli, in S. Marini e V. Santangelo, Recycle Italy. Nuovi cicli di vita per architetture e infrastrutture della città e del paesaggio, Aracne 2013; ripubblicato con alcune modifiche in C. Gasparrini, In the City on the cities, List 2015. 7. Cfr. C. Gasparrini, Riciclare drosscapes a Napoli, cit.; e C. Gasparrini, The waste side of change. Drosscape and reverse city, in “Crios” n° 8, 2014. 8. C. Gasparrini, Politiche e progetti urbani di fronte alle domande ambientali della città diffusa, in F. D. Moccia, M. Sepe (a cura di), Una politica per le città italiane, Inu Edizioni, Collana “Accademia”, 2015. 9. Il termine è mutuato dal noto saggio di Franco Farinelli, I mostri, l’Atlante e il mondo, in Id., I segni del mondo. Immagine cartografica e discorso geografico in età moderna, La Nuova Italia, 1992. 10. La definizione dà il titolo al libro di W. B. Logan, La pelle del pianeta. Storia della terra che calpestiamo, Bollati Boringhieri, 2011. 11. Cfr C. Gasparrini, Waste, Drosscape and Project in the Reverse City, in C. Gasparrini, R. Pavia, R. Secchi (a cura di), Il territorio degli scarti e dei rifiuti, Aracne, 2014. Nello stesso libro cfr. anche i testi di Rosario Pavia, Piero Ostilio Rossi, Roberto Secchi e Nicola Martinelli. 12. J. Scanlan, Spazzatura. Le cose (e le idee) che scartiamo, Donzelli, 2006, (ed. orig. On garbage, Reaktion Books, 2005). 13. K. Lynch, Wasting away, cit.


400

›20 kg/ab

15-20 kg/ab

300

‹15 kg/ab

Il ciclo dei rifiuti da costruzione e demolizione 0 XX0 XX0 (C&D) non pericolosi e il ciclo dei veicoli fuori uso.

veicoli fuori uso

200

›1500 kg/ab

1000-1500 kg/ab

100

500-1000 kg/ab

149.888 t/ 5 impianti

sud

centro

157.422 t/ 10 impianti

0

‹500kg/ab

costruzione e demolizione (NP)

sud

centro

1. Rifiuti C&D (NP) smaltiti in discarica. 2. Trattemento veicoli fuori uso. 3. Frantumazione veicoli fuori uso.

produzione stimata di rifiuti per popolazione residente

‹120 migl. di t

60-120 migl. di t

30-60 migl. di t

‹30 migl. di t

veicoli fuori uso

‹6 mil. di t

3-6 mil. di t

1,5-3 mil. di t

‹1,5 mil. di t

costruzione e demolizione (NP)

nord

3 451.353 t / 18 impianti

55.434 t / 543 impianti

190.105 t / 293 impianti

417.685 t / 664 impianti

2

nord

sud

centro

nord

588.095 t

439.394 t

1.545.048 t

1

produzione stimata totale di rifiuti (distribuzione regionale)

10 DROSSCAPE

Le immagini nella pagina a sinistra sono elaborazioni a cura di Maurizio Alecci e Paolo Marcoaldi (Unità di Roma).

500 Km

Elaborazioni su dati: ISPRA Rapporto rifiuti speciali XX0 XX0 XX0 Km ed. 2015. ISTAT Popolazione residente al 1° gennaio 2014.


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uno sguardo interpretativo sorretto da una esplicita intenzionalità progettuale, riaffermando nuovamente la centralità della topologia rispetto alla topografia. La rappresentazione dinamica e tridimensionale relativa alla crisi dei cicli di vita di suoli e acque per effetto delle dinamiche pervasive di produzione degli scarti e dei rifiuti della città mette infatti in tensione sia le tradizionali categorie descrittive dello spazio, sia le astratte e discontinue scansioni temporali delle rilevazioni. Il bisogno di intercettare e raccontare adeguatamente quei processi tende dunque a produrre una “deformazione” dello spazio/tempo per restituire la loro intensità e variabilità. La realtà aumentata della nostra esperienza quotidiana di esplorazione attraverso Google Earth e i suoi derivati, suggerisce una strada diversa di sperimentazione interpretativa e di rappresentazione, capace di dare risposta ad alcune esigenze che ci appaiono oramai domestiche e quotidiane. Quelle cioè di racconti non lineari in grado di consentire attraversamenti bidirezionali di scale attraverso continui switch dallo sguardo d’assieme al collage multidimensionale di immagini, dati, testimonianze e racconti dello spazio urbano e delle sue pratiche in continuo aggiornamento. In questo senso, la descrizione interpretativa mantiene una tensione fertile tra il disegno selettivo e comunicativo della “città inversa”, deformata dai suoi “mostri” e dai suoi progetti, e le continue incursioni nella varietà dei suoi materiali, luoghi e flussi. Alcune delle esperienze compiute dalle Università coinvolte in questo campo di ricerca propongono quindi forme di drossmapping capaci di esplicitare la dimensione stratigrafico/relazionale dei cicli di vita dei drosscapes e di alcune filiere produttive che li hanno generati, nello spazio e nel tempo in rapporto ai nuovi contenuti del progetto di riciclo. Le nuove forme del progetto di riciclo dei drosscapes La dimensione territoriale e paesaggistica delle intuizioni più che ventennali di Kevin Lynch sul wasting away14 sollecita invece strategie di riciclo multiscalari, dal singolo frammento alle grandi relazioni urbane e territoriali, capaci di interpretare l’interazione tra le criticità ambientali, infrastrutturali e insediative e le occasioni di trasformazione per costruire paesaggi innovativi, modelli economici alternativi e cicli energetici sostenibili, dentro scenari di rigenerazione ecologica e di riconfigurazione spaziale della città contemporanea15. Nelle waste areas che configurano una porosità critica della città, non rientrano solo i relitti di aree ed edifici dismessi, i brownfields e gli spazi residuali e interstiziali. Le ricadute ecologiche, ma anche urbane, produttive e di senso dei drosscapes, si estendono infatti ben aldilà dei siti compromessi, coinvolgendo una molteplicità di spazi non solo brown ma anche grey e green investiti dagli effetti della contaminazione di acqua, suolo e aria, con un effetto-domino reticolare che interessa parti consistenti degli ecosistemi e dei tessuti urbani. In questo senso il riciclo interagisce strettamente con il mosaico degli spazi rurali urbani e periurbani intercettati, con la variegata e instabile nebulosa di forme della dispersione insediativa, con le reti delle acque superficiali e profonde e con quelle infrastrutturali16. Attorno agli spazi del drosscape sempre più convergono progetti, politiche, risorse, azioni diffuse di riciclo e pratiche non tradizionali per usi anche temporanei in una fase strutturale di scarsità di fondi pubblici. La novità è quella di una crescente consapevolezza della necessità di tenere assieme la dimensione locale e frammentaria delle tattiche con la centralità di strategie adattive e resilienti per le città. Questa crescente attenzione si inscrive in una traiettoria che coniuga l’obiettivo di

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14. Cfr. K. Lynch, Wasting away, cit. 15. Cfr. M. Mostafavi, G. Doherty, Ecological urbanism, Lars Muller Publishers, 2010. 16. Cfr. P. Bélanger, Landscape as Infrastructure, in “Landscape Journal” n°28, 2009; P. Bèlanger, Landscape infrastructure: urbanism beyond engineering, in S. N. Pollalis, A. Georgoulias, S. J. Ramos e D. Shodek, Infrastructure sustainability and design, Routledge, 2011.


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17. P. Bélanger, Synthetic surfaces, In C. Waldheim, The Landscape Urbanism Reader, Princeton Architectural Press, 2006 18. Commission Of The European Communities, Adaptation Programme for Spatial Planning and Climate, in White Paper. Adapting to climate change: Towards a European framework for action, 2009. 19. M. Mostafavi, G. Doherty, Ecological Urbanism, Lars Muller Publishers, 2010.

DROSSCAPE

prefigurare nuovi cicli di vita di edifici e spazi aperti scartati nelle svariate forme insediative del palinsesto urbano con una riemersione progettuale dei caratteri geostrategici delle città, dopo una lunga fase di espansione oggi rimessa profondamente in discussione. La prospettiva strategica più rilevante del riciclo dei drosscape è quella di partecipare ad un più ampio e radicale spostamento di attenzione e priorità verso due direzioni prevalenti dell’azione progettuale. Da un lato la centralità delle infrastrutture blu, green e slow come telaio paesaggistico innovativo della dimensione ecologica della città e del suo metabolismo, di una nuova offerta “pubblica” di spazi anche dal punto di vista valoriale, di una rinnovata base produttiva legata all’economia verde. Dall’altro la necessità di sollecitare i diversi pattern urbano-ambientali dei tessuti insediativi esistenti in crisi, costituiti dalle reti dell’acqua e del verde, dall’infrastrutturazione viaria ed energetica, dai suoli e dalle aree di scarto e di rifiuto, per accogliere i processi di riciclo di queste risorse e ripensare in modo incrementale la qualità stessa del già costruito. In questo senso la ricerca ha esplorato nei diversi casi studio individuati nelle quattro realtà urbane e metropolitane interessate, diverse condizioni e traiettorie di progetto in termini di hypercycle multiscalare che traguardi un nuovo metabolismo urbano, produca nuovi spazi di qualità paesaggistica, attivi cicli energetici alternativi, definisca combinazioni virtuose degli usi, entri in sintonia con la costruzione di nuove reti infrastrutturali (mobilità slow, micrologistica, reti digitali, reti energetiche) e stimoli lo start-up di attività economiche sintonizzate con le domande indotte dalle diverse filiere del riciclo. Alla base di questo percorso c’è il convincimento della necessità di definire nuovi paradigmi del progetto a tutte le scale attraverso un’attivazione contestuale di strategie e azioni sistemiche, tattiche e azioni diffuse, programmatiche e progettuali, forme di governance multilivello. C’è la ricerca di regole, indirizzi e forme aggiornate di rappresentazione per l’innovazione di piani, programmi e progetti con riferimento a usi compatibili temporanei o di lungo periodo, scenari paesaggistici alternativi e simulazioni diagrammatiche, parametri di “misurazione” dell’efficacia della proposta progettuale di nuovi cicli di vita, modalità di attivazione delle risorse dirette e indirette. Il progetto deve perciò fare affidamento soprattutto sulla simulazione di scenari non deterministici come parte di una più ampia visione paesaggistica reticolare, in cui assumono centralità le potenzialità di rigenerazione ecologica e ridisegno urbano dello spessore tridimensionale dei “nuovi suoli”, intesi come syntethic surfaces della città contemporanea17. Questo approccio progettuale qualitativo di tipo strategico-adattivo alla rigenerazione degli spazi del drosscape18 prende le mosse da un ripensamento culturale, tecnico e procedurale del “progetto di bonifica” per superare le pratiche settoriali tradizionalmente utilizzate, identificandolo come un sostrato irrinunciabile di un più complessivo progetto di paesaggio ecologicamente orientato19. È un processo ideativo e costruttivo a geometria variabile che mutua, nel suo movimento dinamico fra le scale, molti strumenti e pratiche proprie delle discipline paesaggistiche. Propone un’idea di progetto che è, contemporaneamente, stratigrafico/relazionale nello spazio e resiliente/adattivo nel tempo. Alle interazioni stratigrafiche in movimento nello spessore tridimensionale suolo/sottosuolo/soprassuolo sono strettamente legate, infatti, quelle relazionali relative alle dinamiche d’uso e comportamentali della “città inversa” – con i suoi spazi e i suoi usi reali e formali, con i flussi che alimentano le aree di scarto e rifiuto e la loro bonifica, con le domande di trasformazione espresse attraverso piani e


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progetti, con le pratiche già esistenti di appropriazione di questi spazi negati da parte di una moltitudine di attori pubblici e privati – suggerendo narrazioni di tipo induttivo ed esperienziale per contribuire a mettere in moto nuovi e credibili cicli di vita. Il progetto mette a punto una concatenazione non lineare di azioni per rendere compatibili, nel tempo e nello spazio appunto, diversi e contestuali cicli di vita dei materiali del paesaggio sia da un punto di vista fisico che sociale ed economico. I drosscapes esprimono infatti una potenzialità di rigenerazione dentro una dimensione paesaggistica multiscalare. Il progetto che essi sollecitano si misura con la necessità di combinare le velocità, le durate e i possibili passaggi di livello dei cicli di vita da programmare per materiali, prodotti, spazi, edifici e parti di città (up, sub e hypercycle), governando contestualmente le ricadute relazionali in termini di qualità complessiva nel tempo.

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