Il Nostro Frutto 2016

Rivista a carattere informativo del Collegio Internazionale Leone Dehon

Il Nostro

Frutto

Anno VII Maggio 2016

Rivista a carattere informativo del Collegio Internazionale Leone Dehon

Il Nostro

Frutto

Indice

Editoriale P. Léo Heck, scj ............................................................ 3 Anno VII Maggio 2016

Il Nostro Frutto

Diventare una Comunità Giubilare P. Michel Mandey, scj (RDC) ....................................... 4 Un nuovo Governo Generale ...................................... 6

Rivista a carattere informativo del Collegio Internazionale Leone Dehon

Un saluto di chi è partito ............................................ 9

Anno VII

Studenti anziani ......................................................... 21

Giugno/2016

Nuovi studenti ........................................................... 18

Responsabile: P. Léo Heck, scj

L’accoglienza dei profughi nell’Anno della Misericordia P. Carlos Enrique Caamaño, Vicario generale ...................... 24

Redazione: P. Marc Aloma Simba, scj P. Ricardo Freire de Oliveira, scj P. Michel Mandey Agbaka, scj D. Amedeo Tocci, scj

La biblioteca della Curia Generale scj Juan José Arnaiz Ecker, scj ................................................ 25

Cura dei testi: P. Rinaldo Paganelli, scj Indirizzo: Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù Va del Casale S. Pio V, 20 00165 Roma (Italia) Tel + 39 06 660 560 Fax +39 06 660 56 326 E mail: sup.collegio@dehon.it www.dehon.it #dehonians Grafica e Stampa: Litografia Leberit Via Aurelia, 308 00165 Roma Tel. e Fax 06.6620695 2 Il Nostro Frutto

Fotocronaca................................................................ 26

Editoriale

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ari amici, un altro anno se ne va, e con lui tanti sogni, attese e speranze, frustrazioni e realizzazioni. Si dice che si raccoglie quello che si è seminato. Allora possiamo stare tranquilli, perché da “Il Nostro Frutto” possiamo in parte misurare quanto siamo stati capaci di realizzare cose buone.

L’anno che finisce ha in sé un significato speciale. È l’anno del giubileo della Misericordia indetto da Papa Francesco per indicare al mondo la necessità della riconciliazione da accogliere e curare. La misericordia si vive innanzitutto nella propria a casa, con i propri famigliari, con i confratelli, in comunità. Un esercizio che va fatto e ripetuto tutti i giorni.

La meta è arrivare un giorno a vivere come Gesù ci ha insegnato: “siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso”.

tinuerà l’esperienza a Roma anche per il prossimo anno. Un buon numero rientrerà nelle rispettive Entità, come testimoniano le note di saluto.

Tra le diverse realtà che vengono segnalate in questo numero de “Il Nostro Frutto” merita una nota di attenzione la biblioteca che sta diventando sempre più funzionale, per rispondere alle esigenze di studio e ricerca. La cronaca fotografica rinvia ai principali avvenimenti di quest’anno. Viene dato risalto alle celebrazione dell’Anno giubilare della Misericordia, ai pellegrinaggi, alla gite e all’ordinazione diaconale di Amedeo a Napoli.

P. Léo Heck, scj

Il Papa vuole una Chiesa in «uscita», in un processo permanente di conversione, e riconciliata con se stessa. Ancora non si erano concluse le celebrazioni per l’Anno della Vita Consacrata, e già ci siamo trovati, come chiesa, immersi nel tema della misericordia. Siamo stati sfidati dal papa ad accogliere concretamente una famiglia o singole persone, per fronteggiare l’emergenza profughi. La nostra comunità, accogliendo la sfida lanciata dal Vicario di Cristo e incoraggiata dalle parole del nuovo Governo Generale, ha deciso di accogliere, per il prossimo anno, due profughi e di fare l’esperienza della solidarietà, accettando limiti e rischi che una simile scelta impone.

Abbiamo iniziato quest’anno con tanti volti nuovi. Gran parte della Curia Generale risulta rinnovata. Auguriamo un buono e proficuo lavoro a tutto lo staff. Non si è rinnovata solo la curia, ma si sono aggiunti nuovi membri anche al Collegio Internazionale, per ricerche, studi e anni sabatici. Buona parte degli studenti con-

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DIVENTARE UNA COMUNITÀ GIUBILARE

L’

8 dicembre 2015, nella solennità dell’Immacolata Concezione mentre la Chiesa celebrava il cinquantesimo anniversario della conclusione del Concilio ecumenico Vaticano II, il Papa Francesco annunciava il Giubileo straordinario della Misericordia. Già l’11 aprile scorso, nell’atrio della Basilica di San Pietro, il Papa presentava la Bolla con un titolo molto significativo, Misericordiae Vultus, cioè il volto misericordioso di Gesù che è il simbolo reale del volto del Padre celeste.

Infatti, l’inizio del testo giubilare fa emergere il tono e l’impronta che il santo Padre vuole dare a questo momento di grazie quando ci dice “Abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia. È fonte di gioia, di serenità e di pace. È condizione della nostra salvezza. Misericordia: è la parola che rivela il mistero della SS. Trinità. Misericordia: è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro. Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita. Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato” (MV. 2).

La misericordia è un vocabolo la cui radice indica l’amore radicale e totale di una madre e nella tradizione giudaica, diventerà l’atteggiamento caratteristico della fisionomia di Dio (Is 49, 15). Troviamo un altro concetto ebraico che prova di definire quel sentimento e quell’aspetto multiforme e ricco di che cosa è la misericordia: è hesed, che si traduce con fedeltà, bontà, amore e pure alleanza. Hesed diventa quindi un insieme di relazioni che uniscono

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due persone che si amano per legami di sangue o d’amore.

Dall’altra parte, il termine “giubileo” è un evento radicato nell’Antico Testamento (Lv 25 e 27) che accadeva ogni cinquanta anni.

Esso consisteva nella remissione dei debiti e la restituzione delle terre, la liberazione degli schiavi, il riposo della terra, il pellegrinaggio a Gerusalemme o a Sion. Nel Nuovo Testamento, la parola “giubileo “ è quasi assente. Ma il discorso di Gesù nella sinagoga di Nazaret (Lc 4) costituisce il momento fondamentale della missione pubblica di Gesù e del suo programma.

Il giubileo proclamato da Gesù non rinuncia ad annunziare ai poveri un lieto messaggio, la liberazione dei prigionieri e degli oppressi, il dare ai ciechi la vista e predicare un anno di grazia del Signore. In questa perspettiva, Cristo si presenta sulla scena come colui che porta la parola definitiva di Dio. Egli è la rivelazione di Dio Padre. Perciò, il Giubileo, sia nell’Antico che Nuovo Testamento è un appello profetico che deve parlare anche al mondo alla chiesa, alla società dei nostri giorni.

Le insegne eccellenti e concrete del Giubileo possono essere riassunte nel tema del perdono e della misericordia. Certo questo grande evento della chiesa riscopre tanti riti e scadenze, ma è per sua natura appello alla “conversione interiore”. Ecco la vera misura della validità di un anno santo.

Sfortunatamente ogni evento religioso corre il grande rischio di trasformarsi in uno spettacolo o palcoscenico che non tocca la vita cristiana. E il Giubileo della Misericordia non è al riparo di questo rischio. Per non cadere in

questa trappola, la nostra comunità ha deciso di essere una comunità “giubilare” facendo suo l’appello del Papa perché “la Chiesa senta in maniera forte l’urgenza di annunciare la misericordia di Dio. La sua vita è autentica e credibile quando fa della misericordia il suo annuncio convinto. Essa sa che il suo primo compito, soprattutto in un momento come il nostro, colmo di grandi speranze e forti contraddizioni, è quello di introdurre tutti nel grande mistero della misericordia di Dio, contemplando il volto di Cristo” (MV 25).

Per realizzare questa urgenza di annunciare la misericordia di Dio, la comunità Roma I e II a organizzato due pellegrinaggi. Uno alla basilica di San Paolo fuori mura e l’altro alla chiesa di Dio Padre Misericordioso. Lo scopo di questi pellegrinaggi è di ricordarci che siamo un popolo pellegrino. Il Salmo 39,7 ci presenta l’uomo come “ombra che passa”, cioè come chi cammina su questa triste terra verso una meta oscura all’inizio, ma luminosa alla fine.

Attraversando la porta santa della basilica di San Paolo in processione e in preghiera ci siamo impegnati a lasciarci purificare da Dio Padre Misericordioso. Questo gesto era per noi necessario per domandare perdono per ot-

tenere la comunione con Dio e affidarci alla sua misericordia per ottenere il dono della sua salvezza. La comunione con Dio non ci può lasciare indifferenti di fronte alle sofferenze umane. Invece ci deve spingere ad aprire le porte dei nostri cuori ai nostri fratelli e sorelle bisognosi della giustizia e della salvezza.

La stessa urgenza si è concretizzata nell’uscire dalla sacrestia, come diceva il Venerabile Padre Dehon, di alcuni di noi per andare verso le periferie esistenziali dei nostri fratelli e sorelle che chiamiamo abusivamente “senza tetto”.

Associandosi alla comunità San Egidio, questi confratelli si sono dedicati ogni martedì sera a distribuire il pane a queste persone che hanno perso la loro dignità. Attraverso questa piccola azione si provato ad intraprendere il cammino di coloro che sanno che l’amore può superare la miseria e vincere il male che assoggetta l’uomo, perché sulla Croce, il Cristo ha sconfitto il male.

Il Giubileo della Misericordia è per noi un appello alla conversione, a una stretta sequela Cristi, a vivere le beatitudini, all’incontro del Cristo sfigurato nei profughi, negli ammalati, nei più poveri, nelle persone sole…

P. Michel Mandey, scj (RDC)

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UN NUOVO GOVERNO GENERALE

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resentare la vita di qualsiasi persona non è facile, e lo è ancor meno farlo in poche parole, ma sempre è appassionante scoprire la bellezza e il mistero che si nasconde dentro ogni storia vissuta. Con piccole pennellate vogliamo presentarvi i membri del governo generale della Congregazione dei Sacerdoti dei Sacro Cuore di Gesù.

eletto superiore generale nel capitolo del 2015. Ha l’hobby della bicicletta e correre, gli piace molto il mare, la natura selvaggia, leggere, l’arte, la musica e il cinema.

P. Carlos Enrique Caamaño

P. Heinrich Wilmer

È nato a Schapen/Emsland il 9 aprile del 1961. Suoi genitori Heinrich e Anna erano contadini. È il primogenito di 4 figli. Ha conosciuto i dehoniani quando aveva 10 anni è entrato ad Handrup al Gymnasium Leoninum, liceo classico. Aveva anche una grande simpatia con i salesiani perché aveva un zio salesiano missionario in Namibia. Dopo l’esame finale (Abitur), è entrato in noviziato.

Ha fatto la sua prima professione nel 1982, e nel 1987 è stato ordinato sacerdote. Subito è stato inviato a Roma per studiare filosofia francese, in vista di un dottorato in Teologia fondamentale a Freiburg (1991).

Dopo ha studiato successivamente storia (1991-1993) e sostenuto due esami di stato in storia e teologia, per essere riconosciuto come insegnante ufficiale. Ha lavorato come professore in diverse scuole (1993-1998) per essere poi nominato direttore della scuola di Handrup per nove anni (1998-2007). È stato scelto come superiore provinciale della Germania per tre mandati (2007-2015), l’ultimo mandato è stato interrotto perché 6

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È nato a Caracas il 24 gennaio del 1967, da una famiglia spagnola emigrata in Venezuela, ha una sola sorella. Suo papà Enrique ha lavorato come fabbro, aiutato dalla mamma Maria. Ha conosciuto i dehoniani nella parrocchia dove abitava, quando ha fatta la catechesi per la prima comunione, poi ha continuato come chierichetto. Ha studiato ingegneria metallurgica, prima di conseguire la laurea ha fatto un processo vocazionale.

Dopo la laurea ha lavorato come ingegnere per un anno, poi è entrato nella casa di formazione filosofica P. Dehon di Caracas. Nel 1994 ha fatta la prima professione, nel 1999 è stata ordinato sacerdote. Nel suo primo incarico si è occupato della pastorale vocazionale, direttore di una casa di spiritualità, e aiutante nella formazione iniziale (19992004). È venuta poi la nomina come direttore e professore dell’unica scuola tecnica industriale che i dehoniani hanno in Venezuela (2004-2010). Nel 2009 è stato eletto superiore regionale fino alla elezione come consigliere generale nel capitolo del 2015.

Ha l’hobby di ascoltare musica di differenti paesi, collezionare i francobolli, cantare nelle feste, camminare nella natura, praticare diversi sport e soprattutto nuotare.

P. Paulus Sugino

È nato il 15 settembre 1954 in una famiglia di 7 fratelli e sorelle (tre fratelli e tre sorelle, lui è no. 5). Suo papa Floriano e la sua mamma Maria, erano contadini. Ha conosciuto presenza e opera dei dehoniani nel Seminario Minore “Stella Maris”, Bogor, Giava Ovest (tenuto dai francescani) Informazione sulla presenza dei dehoniani in Indonesia fu data dal rettore del Seminario, presentando (in un semestre) quasi tutte le Congregazioni religiose maschili presenti in Indonesia.

In diversi momenti erano presenti nel Seminario Mgr. Albertus Hermelink SCJ, p. Martin van Ooij SCJ, p. Gerard Zwaard SCJ, per darci informazione sulla situazione della chiesa del Sumatra del Sud (diocesi di Palembang e Tanjungkarang): area molto vasta e scarsità dei sacerdoti che gli faceva discernere ipotesi di entrare nella Congregazione.

Essendo sua casa non era lontana dallo Scolasticato, Yogyakarta, prese iniziativa per andarci e incontrarci gli scolastici, tra i quali, il attuale Arcivescovo di Palembang, Mgr. Al. Sudarso che lo accolse fraternamente. Nel 1975 è entrato nello Scolasticato per gli studi filosofici. Il terzo anno della Filosofia si cominciò il primo anno del noviziato chiamato integrale. Fece secondo anno del noviziato durante tirocinio in parrocchia, 1978. Fece prima professione il 30 gennaio 1979. Fu ordinato sacerdote il 7 luglio 1982. Aveva lavorato per alcuni mesi in parrocchia e 1983 partì per Italia per studiare.

Suo superiore aveva pensato che lui studiasse Teologia Dogmatica e prendesse alcuni corsi (shopping) di Psicologia. Ma non era possibile di prendere soltanto alcuni corsi di Psicologia.

Doveva iscriversi come studente ordinario. Faceva intervista, ma essendo già in ritardo di fare iscrizione presso l’Istituto di Psicologia (già nel mese di marzo), lui non fu ammesso. Quindi

suo superiore chiese di studiare Teologia Dogmatica. Verso alla fine dell’anno accademico 1983-1984, gli fu informato che era stato accettato dall’Istituto di Psicologia. Fu entrato in Psicologia e lasciò la Teologia. In 1987-1988 riprendeva di nuovo Teologia Dogmatica e faceva pratica in Centro di Consultazione di Psicologia. Gennaio 1989 era ritornato in Indonesia.

Dal 1989-1998 formatore dello Scolasticato in cui tre ultimi anni era rettore. E’ stato nominato Provinciale dal 1998-2004. E dal 2004-2009 è stato responsabile del Postulato fino al tempo in cui è stato eletto nel XXII Capitolo Generale come consigliere generale per Asia.

E di nuovo è stato rieletto come consigliere nel XXIII Capitolo generale del 2015. Uno dei suoi hobby è leggere e giardinaggio.

P. Leopold Mfouakouet

E nato il 23 gennaio di 1968 a Foumban – Camerun, in una famiglia di 5 fratelli e 5 sorelle.

I suo papa Kouotou Jean è lavorato come cuoco di una parrocchia dehoniana per quasi 40 anni, la mamma Ntentié Germaine, lavorava a casa. Per mezzo del lavoro del suo papa ha conosciuto i dehoniani, e con la esperienza di essere chierichetto. Interessante che i suoi genitori sono cattolici pero quasi tutti i suoi zii sono musulmani. Ha cominciato il processo vocazionale dopo il quarto anno della scuola media. È entrato al postulato nel 1986. Ha fatta la prima professione nel 1988, e stato ordinato sacerdote nel 1995. Dopo ha lavorato due anni in parrocchia. Dal 1997 fino al 2002 ha fatta la licenzia e il dottorato in filosofia. Dal 2002 fino al 2008 è stato come missionario in Kisangani-Congo come formatore e insegnante. Dopo è ritornato al Camerun perché è stato scelto come consigliere (2008-2011). Poi è stato scelto come provinciale del 2011 fino al 2015 quando è stato scelto consigliere generale. Uno della sua passione è giocare il calcio e essere tifoso del Inter e del Barcelona.

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P. Artur Sanecki

È nato a Czestochowa, sua madre Elena y su padre Adamo, con altro fratello, sua papa era ingegnere, sua mamma lavorava nella amministrazione della posta statale. Ha conosciuto dei dehoniani per mezzo dei quelli che predicono nella missione popolare in diversi luoghi del paese. Sono venuti a Czestochowa dove non sono presente i dehoniani. Dopo l’esame di maturità e entrato al noviziato e ha fatta la prima professione nel 1985, la ordinazione sacerdotale nel 1991 (questo anno 25 anni di prete). Dopo lavorare in una parrocchia e in una scuola, e andato a Roma a studiare licenzia in scienza biblica e dottorato in Teologia biblica (1992-1998). Dopo ha cominciato a dare lezione nel Seminario dei Dehoniani a Stadniki (presso Cracovia). Lavorava la da 1998 a 2010. Dal 2007 fino al 2013 insegnava anche all’Università Pontificia di Cracovia. Dal 2008 fino a 2010 il rettore del Seminario dei Dehoniani a Stadniki, dal 2010 fino al 2015 è stato superiore provinciale della Polonia. Hobby: lettura dei libri, la opera, le lingue straniere.

P. Stephen Huffstetter

È nato il 31 maggio di 1956, in Indiana-USA. È il più vecchio di sei figli. I suoi genitori Kevin e Carol, erano entrambi insegnanti. Il seminario minore dei Sacerdoti del Sacro Cuore, era a pochi chilometri di distanza, e lui è entrato con 8

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la possibilità di essere studente esterno (solo per il giorno), senza l’intenzione di farsi prete o religioso, ma la testimonianza dei sacerdoti e fratelli che lavoravano nella scuola hanno illuminato la sua decisione. Ha fatto la sua prima professione nel 1982, è stato ordinato di sacerdote nel 1989. Ha lavorato come manager per la formazione a livello universitario per i seminaristi SCJ a San Antonio in Texas. Il periodo più lungo del suo ministero lo ha svolto in South Dakota con gli indiani Lakota (Sioux) in parrocchie. Dopo avere capito la cultura ha scritto un libro sul lutto e sulle pratiche rituali. Diventa pure direttore della San Giuseppe Indian School. Prima di essere eletto consigliere generale, dal 2013 fino al 2015 è stato superiore provinciale per gli Stati Uniti. È un fan dello sport, ama passeggiare per Roma per scoprire la continua evoluzione della città eterna.

P. Luca Zottoli

É nato a Monza nel 1972, sua mamma Ines e suo papà Umberto. Completa la famiglia una sorella più piccola. Ha conosciuto i dehoniani perché sua mamma era insegnante presso il liceo Dehon di Monza, lì lavorava il P. Cavazza chi ha influito molto nella sua vita e nella sua storia vocazionale, grazie a lui ha voluto diventare prete. Dopo la scuola elementare, ha studiato nel liceo con i dehoniani. Ha fatta la prima professione nel 1992. Dopo un anno di stage nella Filippine (1998-1999), è stato ordinato nel 1999. Dopo dal 1999 fino al 2002, ha vissuto nella parrocchia di Cristo Re a Roma, in quegli anni ha studiato teologia morale e ha conseguito un diploma in psicologia. Dal 2002 fino al 2015 ha lavorato a Bologna in diversi settori: cappellano in parrocchia, maestro della casa di formazione, pastorale giovanile, insegnamento della teologia morale, superiore locale.

Nel 2015 è stato nominato economo generale della Congregazione. Ha l’hobby della fotografia, ama l’arte, il teatro, la vita.

UN SALUTO DI CHI È PARTITO Un mosaico dehoniano Ciao! Mi chiamo Gilbert Kamta Tatsi e sono un sacerdote camerunese. Dopo 9 anni di lavoro pastorale in varie parrocchie e in due diocesi diverse, la mia Provincia mi ha mandato a Roma, al nostro Collegio Internazionale, per un anno, per seguire corsi di formazione per formatori. In un primo momento, ho studiato italiano per due mesi e mezzo, presso il Centro Internazionale ProLingua, dopodiché mi sono iscritto per un semestre presso l’Istituto di Teologia della Vita Consacrata (Claretianum). Qui ho potuto rivisitare le mie idee sulla teologia della Vita Religiosa e ho avuto la gioia di gustare le sue meraviglie e la sua bellezza. Alla fine del semestre al Claretianum, ho fatto un piccolo elaborato sulla visione cristologica del nostro carisma di fondazione. Questo lavoro mi ha aiutato a rivisitare la vita del nostro Fondatore, il suo carisma in rapporto con il Vangelo e la visione di Cristo. Alla fine, ho fatto un percorso panoramico sulle diverse edizioni della nostra Regola di Vita, in modo da capire lo sviluppo storico e come le generazioni passate hanno vissuto il carisma nella nostra Congregazione e nella Chiesa, secondo le esigenze del mondo e dei diversi periodi, cioè secondo il tempo di Dio.

L’ultimo semestre dell’anno accademico, l’ho trascorso alla Pontificia Università Salesiana, dove ho seguito il corso di formazione dei formatori. Questo programma è una vera composizione di corsi, un mosaico che mira a prepararci in modo pratico al servizio a cui la Chiesa e i nostri vari istituti religiosi ci chiamano. Alla fine del semestre ho scritto un piccolo elaborato dove propongo un progetto personale di formazione, basato sul Magistero della Chiesa e sui vari documenti della nostra Congregazione. In un futuro prossimo, svolgerò il mio ministero presso il nostro scolasticato internazionale di Pietermaritzburg, in Sudafrica, e farò parte dell’equipe formativa di quella comunità.

Nella nostra comunità del Collegio Internazionale a Roma, ho apprezzato l’atmosfera fraterna tra i confratelli delle varie nazionalità. Il Collegio di Roma incarna i valori cari al nostro Fondatore, il venerabile Giovanni Leone Dehon: internazionalità e multiculturalità. Il Collegio Internazionale è come la Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù in miniatura, il volto di Dio e il volto dell’umanità. Questo è una famiglia che ha i suoi problemi, ma soprattutto le sue gioie. L’atmosfera, però, è stata sempre buona.

Posso dire che i miei studi sono andati bene. L’unica cosa problematica è stata la distanza tra il nostro Collegio e l’Università Pontificia Salesiana, che richiede circa 3 ore di viaggio tra andata e ritorno. Questa distanza mi ha costretto ad essere sempre di fretta.

P. Gilbert KAMTA TATSI scj (CMR)

In cammino con il Crocifisso Risorto Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre Egli conversava con noi lungo la via? (Lc 24,32) La nostra vita è un mistero che si rivela pian piano lungo la via della storia. Esistere significa scrivere la parabola di un cammino che solo camminando si realizza. Il segreto per arrivare alla meta è dato dalla disponibilità di vivere bene ogni tappa del cammino.

La parabola del mio cammino è iniziata 34 anni fa, quando sono nato a Paulista in Brasile. Dal 2004, con la prima professione religiosa, e dal 2008, quan-

do sono stato ordinato presbitero, i passi del cammino cominciarono ad entrare più concretamente nel ritmo della sequela di Gesù, secondo il cariIl Nostro Frutto

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sma di Padre Dehon. Da membro della Provincia di Brasile-Recife, dopo tre anni di studi a Roma, torno al mio paese per continuare questa strada.

Mi trovo a Roma dal 2013. Sono venuto per fare il Corso per Formatori Dehoniani e, poi, negli ultimi due anni ho fatto la licenza in Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Gregoriana. Questi due programmi sono stati momenti di un unico itinerario di formazione permanente.

La licenza in Teologia Dogmatica mi ha offerto la possibilità di avere uno sguardo più sistematico sui principali temi teologici. È un percorso che parte sempre dal dato rivelato delle Scritture e della Tradizione, che passa attraverso il contributo del Magistero e della storia della teologia, con la Patristica e la Scolastica, e che prende in considerazione anche il contributo dei teologi contemporanei. È quindi un percorso ampio, con un netto punto di partenza e coordinate di cammino, che non trascura la sfida del compaginare la fedeltà alla Rivelazione con le attuali esigenze di un ripensamento.

Alla fine dello studio mi sono orientato ad approfondire, con la tesina di licenza, sulla dimensione corporea della risurrezione di Gesù, secondo l’approccio di Gerald O’Collins. Ho cercato di riflettere, partendo da una prospettiva che intende il carattere corporeo della risurrezione nell’orizzonte di rivelazione e salvezza proprio dell’evento pasquale. È importante accogliere la svolta teologica del XX secolo che ha recuperato la centralità della risur-

rezione di Gesù per la vita e la teologia cristiana.

Nella Chiesa in America Latina e in Brasile, questo carattere pasquale è il fondamento della missione profetica a servizio della vita e della speranza dei nostri popoli. Il Crocifisso Risorto è colui che ci chiama ad accogliere il Vangelo della liberazione in un continente ancora segnato dalla povertà e dalle ingiustizie.

Per quanto mi riguarda la comunità del Collegio Internazionale è stata uno spazio in cui ho potuto toccare la realtà multiculturale della Congregazione. Nell’ultimo anno sono anche stato consigliere locale della Comunità di Roma II e ho potuto conoscere più da vicino le sfide e le ricchezze di un progetto di integrale formazione permanente.

Rientrando in Brasile collaborerò con la nostra Provincia nella formazione nel Propedeutico, a João Pessoa.

Riconosco che nel pezzo di cammino fatto a Roma il Risorto è stato con me e mi ha parlato. Con Lui c’è stata la possibilità di conversare. Il cuore ardeva e ancora arde perché Lui mi ha toccato e ho sentito la potenza del suo amore.

Ai confratelli che rimangono nella comunità, dico che vale la pena camminare con il Risorto che ci affianca. Solo Lui ci fa ardere il cuore lungo la via.

A noi che partiamo, la strada si riapre e la parabola continua, per fare il cammino.

P. Gimesson EDUARDO DA SILVA scj (BRE)

Un altro mare che ti aspetta Sono Haryanto, ho 38 anni e sono un sacerdote dehoniano della provincia indonesiana.

Vivere in una comunità grande come la nostra a Roma è stato per me una sfida, per il carattere internazionale e interculturale che dovevo affrontare. Ogni persona ha la propria cultura con le sue peculiarità e i suoi limiti. Ciononostante mi sono trovato benissimo. In effetti, ho accolto questo tempo come opportunità per imparare ad imparare a vivere lo spirito di internazionalità e interculturalità da dehoniano.

All’inizio del mio tempo a Roma ho partecipato al Corso dei Formatori, organizzato dalla nostra Congregazione. Poi ho accettato la proposta dalla mia provincia di fare una specializzazione. Ho deciso, 10

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allora, di iscrivermi al Centro San Pietro Favre, per la Formazione dei Formatori al Sacerdozio e alla Vita Consacrata, alla Pontificia Università Gregoriana. Si tratta di un Centro con un forte carattere interdisciplinare. In tal senso si avvale della collaborazione tra Facoltà di Teologia, in special modo l’Istituto di Spiritualità, e l’Istituto di Psicologia.

Inoltre, il programma mira alla formazione dell’intera persona: da un punto di vista psico-esistenziale, spirituale, intellettuale e pastorale. Per fare ciò, il Centro oltre ad offrire alcuni corsi in prospettiva interdisciplinare (teologia, spiritualità, psicologia, ecc.), propone anche un cammino di valutazione o discernimento della personalità e un accompagnamento personalizzato. Tutto ciò è caratterizzato da un taglio pedagogico ispirato alla spiritualità di Sant’Ignazio di Loyola.

All’inizio di questi anni di studio di formazione mi ponevo una domanda: “Ma tu cosa pensi della vocazione?” Apparentemente semplice, l’interrogativo in realtà esige una risposta articolata. Il Signore ti chiama. I mille interessi che puoi avere possono piacerti ed essere molto belli. Nessuno di essi, però, potrebbe riuscire a farti dire: “È proprio la mia vocazione!”. Avverti che la tua vocazione è un’altra: quella di diventare sacerdote. In altri termini, siamo di fronte ad un mistero di grazia, di una grande

grazia che solo alla luce di Dio si può comprendere meglio. A te non resta che esprimere la tua risposta al Signore: come già accadde con alcuni apostoli, abbandonare barca e reti in riva al lago, percependo che ti aspetta un altro mare.

Questa domanda mi ha portato a un cammino di discernimento e di conoscenza di me stesso. Quando, poi, si è trattato di orientare il lavoro finale per la tesina, ho scelto come tema: “Il cammino vocazionale alla ‘docibilità’”.

Parafrasando il titolo della tesi, posso dire che il mio cammino vocazionale – dall’inizio ad oggi – è un percorso o una dinamica di ‘docibilità’. Questo termine, insolito nella lingua italiana, è usato principalmente da Amedeo Cencini nei suoi testi sulla formazione permanente. In questo contesto, il significato che possiamo attribuire a questa parola è: imparare ad imparare la vita dalla vita stessa e per tutta la vita. Lo stesso p. Leone Dehon ha fatto un percorso simile durante l’arco della sua esistenza, e ce lo ha lasciato in eredità.

Finisce la tappa romana della mia vita, e mi preparo ad accogliere il compito di lavorare in una casa di formazione. Ma dove sarà? Vi darò notizie una volta giunto in Indonesia.

P. Petrus HARYANTO scj (INA)

L’amore vero: tra lotta e lutto Mi chiamo Leo Agung Srie Gunawan e sono indonesiano. Da tre anni sono a Roma. Sono arrivato il 1º maggio 2013, festa di San Giuseppe Lavoratore.

Per me questo costituisce il simbolo della mia vita a Roma. Lo studio è il lavoro della mente, è il lavoro degli studenti, è stato il mio lavoro.

L’esperienza di vita nella nostra comunità internazionale a Roma è stata un arricchimento del mio essere dehoniano. All’inizio, mi sono incontrato con tante cose che erano per me diverse dal solito e, dunque, rappresentavano una totale novità, gradualmente mi sono aperto a tutto il nuovo che mi veniva offerto.

Vivendo in questa comunità, ho sentivo vivo il motto del XX Capitolo Generale: “Noi Congregazione”. Proveniamo realmente non solo da una tribù, o da una nazione, ma come dice proprio la parola “congregazione”, siamo stati congregati Il Nostro Frutto

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da tante nazioni. Una simile esperienza mostra i conflitti culturali e di valori, questo rivela la misura soggettiva della cultura. Quindi c’è un cultural shock. Più concretamente, vivendo insieme in una comunità internazionale, non sempre si possono evitare i conflitti sui valori. C’è però anche un processo di adattamento. Questo è l’altro lato della vita in una comunità internazionale.

In questi anni ho sviluppato gli studi in filosofia.

La mia tesina di licenza tratta il tema dell’amore, e ha come titolo: The True Love according to Dietrich von Hildebrand (“L’amore vero secondo Dietrich von Hildebrand”). Questa tematica del vero amore mi ha colpito, perché facilmente possiamo trovare ed esperimentare nel nostro mondo l’amore falso.

Secondo D. von Hildebrand, l’amore vero si fonda sul valore di chi si ama. Il valore sta nell’essenza dell’oggetto, vale a dire: Dio, persona e cosa. L’amore è penetrare l’essenza dell’oggetto dell’amore.

Quando si giunge all’essenza dell’oggetto dell’amore, allora si sente il valore dell’amato. Il valore dell’amato non è solo una conoscenza mentale di

ciò che si ama, ma risiede anche nell’attrazione che l’oggetto dell’amore provoca su chi ama. Quindi il soggetto si muove per rispondere all’attrazione suscitata dall’oggetto dell’amore. Von Hildebrand afferma che l’amore vero è dato dal valore dell’amore che viene corrisposto. Al contrario, l’amore falso non risponde al valore.

Nella vita quotidiana e comunitaria, affrontiamo sempre una lotta tra l’amore falso e l’amore vero. È facile trovare l’amore falso dentro il nostro cuore ed è anche facile vivere nell’amore falso.

Nell’amore vero, viviamo sempre una lotta, e a volte, la lotta che c’è nell’amore vero diventa un lutto.

Quindi l’amore vero può essere una lotta e un lutto. In linea di massima diciamo che l’essere umano è vivo, quando c’è lotta e lutto, altrimenti sarebbe già morto, perché solo un cadavere non subisce più nessuna lotta né lutto.

P. Leo AGUNG SRIE GUNAWAN scj (INA)

Dehoniani e non solo…

Sono Meque Augusto Macumo, sacerdote diocesano di Beira (Mozambico), studente di Licenza in Teologia Dogmatica, alla Pontificia Università Gregoriana di Roma. Questi due anni che ho vissuto al Collegio Internazionale Leone Dehon sono stati per me un privilegio, un tempo di grazia e di crescita.

Un privilegio, perché ho abitato per la prima vol-

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Il Nostro Frutto

ta con una comunità religiosa. Un tempo di grazia, perché in questa comunità ho vissuto una grande parte del mio sacerdozio. È stato anche un tempo di crescita nelle varie dimensioni: umana (relazioni interpersonali), intellettuale (a scuola e a casa, scambiando delle prospettive), pastorale (nei diversi ministeri) e spirituale (nelle celebrazioni liturgiche, in particolare l’Eucaristia, ritiri e pellegrinaggi).

In tutte queste esperienze mi sono sentito a casa, e ho avuto l’onore di sentire e vivere l’amore che viene dal Sacro Cuore di Gesù e che prende un volto nella vita dei suoi membri. Penso che l’importante sia soprattutto questo: fare l’esperienza dell’amore di Dio che risplende nel volto delle persone e delle cose di ogni giorno. Questo ha fatto crescere in me sempre di più il sentimento di una Chiesa, capace di mostrare l’immenso amore che Dio ha per noi.

Penso che sia stato questo uno dei fattori che mi hanno spinto a scegliere il tema della mia tesina:

“La Chiesa come sacramentum salutis: la salvezza nell’ecclesiologia di Yves Congar”. In essa ho cercato di presentare il ruolo della Chiesa nella salvezza, secondo il pensiero del domenicano francese Yves Congar (1904-1995). Oltre ad aver influenzato di molto l’ecclesiologia del Concilio Vaticano II, Congar è uno dei teologi di riferimento per l’ecclesiologia del XX secolo. Lui intende la Chiesa come sacramento che rende la salvezza di Cristo presente in mezzo agli uomini e li chiama all’unità tra di loro e con Dio, come del resto è stato illustrato dalla Lumen Gentium 1. La Chiesa è chiamata a compiere il disegno di Dio, che vuole che tutti gli uomini siano salvi. Questa vocazione, la Chiesa la realizza con il lavoro di tutti (chierici e laici) e con tutta la sua vita (liturgia e servizio al mondo). Si tratta di una salvezza che si fa concreta nella vita degli uomini, ma soprattutto avrà compimento nel Regno futuro. In questo cammino in mezzo agli uomini, nonostante fuori della Chiesa ci siano dei segni efficaci della salvezza e si possa trovare salvezza al di fuori di essa, secondo Congar, solo la Chiesa è “la delegata privilegiata e qualificata a

portare la salvezza di Gesù a tutti gli uomini”. In questo modo, la Chiesa si trova davanti a una grande e permanente sfida: essa deve cercare di rendersi sempre più credibile, così da evitare lo sfasamento tra l’annuncio e la testimonianza e di cercare l’unità tra i cristiani (ecumenismo). Infine, i cristiani sono chiamati ad amare la Chiesa, “nostra madre” come la chiamava Congar, evitando la tendenza odierna ormai diffusa: “Cristo sì! Chiesa no”! Come ha detto Papa Francesco in una delle sue omelie a Santa Marta: “Il cristiano non è un battezzato che va per la sua strada. È assurdo amare Cristo e non la Chiesa” (30 dicembre 2014).

Ringrazio tutta la comunità del Collegio Internazionale, in particolare i superiori, che hanno detto di sì alla proposta del mio vescovo di accogliermi durante questo periodo. Dio vi benedica sempre e vi tenga nel suo Sacro Cuore. Torno nella mia diocesi e dal mio vescovo, disponibile a collaborare con il lavoro che egli intenderà chiedermi.

Don Meque Augusto MACUMO (Diocesi di Beira – Mozambico)

L’arte di accompagnare

Sono P. Michael Augustine e vengo dall’India. Sono al Collegio Internazionale dal 2012, anno in cui ho iniziato gli studi di Psicologia presso l’Istituto di Psicologia della Pontificia Università Gregoriana.

La licenza in Psicologia si svolge in quattro anni:

uno propedeutico, due di licenza propriamente detta e l’ultimo di tirocinio.

Durante il mio tempo in questa comunità, ho sperimentato l’internazionalità e l’interculturalità. In altre parole, ho vissuto la fraternità dehoniana a livello internazionale, conoscendo confratelli di diverse provincie, culture e nazioni. Ho potuto vivere lo spirito del Sint Unum in modo tangibile, malgrado le differenze. Essere parte di questa comunità è un’esperienza molto arricchente, essa mi ha offerto la possibilità di conoscere molti confratelli, che non avrei mai conosciuto, se non vivendo qui, e relazionandomi con loro.

Il momento più bello di questi miei anni è stato il XXIII Capitolo Generale, che ha riunito i delegati di tutte le entità della Congregazione. In quei giorni, mi ha toccato profondamente lo spirito di fraternità e di unità dei confratelli. Mi sento privilegiato per aver avuto l’opportunità di vivere da vicino con due Amministrazioni Generali e aver

Il Nostro Frutto

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sperimentato il loro costante supporto, la loro guida e ispirazione per andare avanti nel mio cammino vocazionale. Per tutti questi motivi esprimo il mio profondo e sincero sentimento di gratitudine a tutti i confratelli, in modo particolare ai superiori, che hanno fatto parte della mia vita qui al Collegio. Essere a Roma mi ha dato anche l’opportunità di conoscere e di sperimentare che cosa significhi essere un membro della Chiesa Cattolica nella sua universalità.

La Licenza in Psicologia che ho conseguito è orientata principalmente verso la formazione dei candidati al sacerdozio e alla vita religiosa e ad accompagnare le persone nel loro cammino vocazionale verso la crescita e la maturità. Questa disciplina mi ha aiutato nel mio cammino vocazionale. Oltre ad acquisire una solida base nelle diverse teorie psicologiche segnate dall’antropologia cristiana, sotto la guida dei miei docenti ho avuto modo di fare delle pratiche di accompagnamento psicopedagogico e di diagnosi. È stato per me un privilegio poter lavorare con persone di diverse culture e nazionalità che mi hanno fatto approfondire la comprensione del mistero della persona umana. Posso dire che continuo ad imparare e a sviluppare l’arte di guidare le

persone ad un livello più profondo, mediante l’adeguato uso degli strumenti forniti dalla psicologia.

A conclusione di questo percorso di studi, ho scritto la tesina su “La formazione integrata che facilita la trasformazione (umana, religiosa, morale, intellettuale, affettiva e socio-politica) della persona in Cristo”. In essa mostro come la psicologia, incentrata sull’antropologia cristiana, può essere efficacemente utilizzata nella formazione dei candidati al sacerdozio, alla vita religiosa e nella formazione permanente. Presento i colloqui di crescita vocazionale come un intervento formativo efficace, faccio vedere che le motivazioni inconsce, le incoerenze, le difese immature e le inconsistenze centrali limitano la libertà effettiva della persona e impediscono di interiorizzare i valori evangelici/vocazionali.

Rientro nel distretto dell’India, per collaborare nella formazione allo scolasticato a Eluru, Andhrapradesh. Questa nuova sfida la vedo come un’opportunità di ulteriore crescita, mi sto preparando interiormente per offrire il mio servizio in maniera qualificata.

P. Michael AUGUSTINE MOSES scj (IND)

Il masterchef della spiritualità Sono Rubens Rieg, brasiliano, della Provincia Brasile Meridionale. Ho lavorato durante quasi tutto il tempo della vita religiosa e sacerdotale a servizio della formazione dei seminaristi.

Sono venuto in Italia, con l’obiettivo di partecipare al Corso dei Formatori presso l’Università Gregoriana. Questa formazione mi ha offerto tanti elementi per lavorare con l’essere umano, particolarmente i seminaristi in formazione. Lo stesso corso offriva ancora un secondo anno di formazione con studi di carattere spirituale, presso l’Istituto di Spiritualità.

Questa è stata la prima tappa dei miei studi a Roma. In questi due anni non sono mancate sfide da superare: una nuova lingua e una nuova cultura da accogliere. Confesso che l’inizio è stato un po’ duro: presto, però, queste sfide si sono trasformate in un’opportunità di crescita e di serenità. Ho scoperto che la diversità non è necessariamente una

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minaccia, ma qualcosa da accogliere, una novità che appare si presenta e chiede una risposta. Questo cambiamento di prospettiva è stato fondamentale. Ha fatto diventare la vita e la convivenza in Italia molto più leggera e ho potuto godere delle belle opportunità di questo tempo.

La seconda tappa dei miei studi non era nei progetti iniziali: cioè continuare a studiare e conseguire il dottorato in Teologia spirituale. È stato un percorso di tre anni, con momenti di gioia, tensione, e qualche preoccupazione. Alla fine predomina la soddisfazione di essere riuscito a superare la sfida con la riflessione su “Teologia spirituale e fenomenologia: la contribuzione di Juan de Dios Martín Velasco per il metodo della Teologia spirituale”.

Qualcuno potrebbe pensare che il titolo della ricerca è più nell’area della filosofia che della spiritualità. Questa percezione è sostanzialmente vera, perché ho scelto un tema di sfondo metodologico e filosofico perché sentivo che non mi bastava approfondire una tematica spirituale solamente spirituale. Volevo avere in mano uno strumento che mi aiutasse a capire lo sviluppo della vita spirituale.

Questo mi interessa più che il contenuto della Spiritualità, anche se questa è molto importante, perché fa vedere come la grazia di Dio riesce a svilupparsi dentro una persona. In questo senso la prima persona che ho osservato sono stato io stesso, poi ho pensato ai seminaristi che troverò nei seminari e alle persone in generale. Nel corso dello studio mi sono proposto di imparare a leggere l’esperienza spirituale di persone di fede. Confesso che la dissertazione a volte è un po’ arida, secca, ma se penso ai frutti che potrà generare, la trovo interessante e saporita. È affascinante vedere e capire il cammino spirituale, la trasformazione che avviene in una persona, perché questa decide di sottomettere tutta la sua vita alla luce della fede.

Tornando in Brasile, ho una grande voglia di lavorare con i confratelli della mia provincia di origine.

Probabilmente sarà impegnato nella formazione dei nuovi sacerdoti. Chiedo al Signore di poter essere un affinato strumento nelle mani di un buon Artista.

P. Rubens RIEG scj (BRM)

In Brasile c’è già nostalgia Sono p. Vagner Donizetti Maciel, dehoniano brasiliano, proveniente dalla città di São José dos Campos. Prima di arrivare a Roma per compire il ruolo di economo del Collegio Internazionale, lavoravo nella nostra parrocchia dehoniana a Rio de Janeiro.

Da quando sono arrivato, il 20 settembre 2008, fino al momento che sono ritornato in Brasile, il 3 dicembre 2015, mi sono sentito accolto molto bene dalla comunità. Anzi, continua in me il ricordo della bellissima comunità religiosa che abbiamo a Roma. È davvero fantastica! Di sfide ne abbiamo sempre nella nostra vita. Importante è vivere con fede e speranza in Gesù risorto e condividere con i confratelli le esperienze della missione. Per questo la comunità del Collegio è ottima! A colazione, ti trovi a tavola con persone di sette o otto paesi diversi e senti spontanea la fraternità internazionale.

Ora questo mi manca.

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Nella comunità ho svolto il compito di economo locale. Ho imparato moltissimo dai confratelli.

Ricordo quelli con cui ho lavorato più da vicino, come p. Tomasz Flak, p. Aquilino Mielgo e – anche se non è confratello – il sig. Aldo Ivaldi. Persone che mi hanno aiutato molto nella mia vita di religioso. Anche i nostri dipendenti mi hanno aiutato a crescere come economo, quando mi facevano presente quello che non funzionava, ciò che mancava, mi suggerivano magari dove andare a comprare oppure mi indicavano quella che poteva essere la soluzione migliore. Tutto questo era accompagnato da un buon espresso dalla sig. ra Maria, la macchina da caffè della nostra oasi.

Dopo 7 anni a Roma, ora mi trovo in Brasile. Mi è stata affidata la missione di economo locale nel nostro convento di teologia nella città di Taubatè. È una casa di formazione grande, con 54 religio-

si, di questi 8 sono anziani e richiedono maggiori attenzioni. Sono 37 studenti di teologia, che si avviano al sacerdozio e ci aiuteranno a portare avanti la nostra missione dehoniana, sia in Brasile che all’estero dove la Congregazione ne avrà bisogno.

Faccio parte anche del Comitato Provinciale di Economia, che aiuta ad amministrare e a suggerire indicazioni per risolvere i diversi e inevitabili problemi. Curo la redazione del nostro bilancio patrimoniale che ogni anno deve essere inviato all’economo Generale. È una sfida particolare, ma sono contentissimo, perché sto facendo ciò che a me piace. Nei fine settimana collaboro in una delle nostre tre parrocchie dehoniane, dove mi sento molto bene con la presenza delle persone che vivono la propria fede nel Signore.

P. Vagner DONIZETTI MACIEL scj (BSP)

Il gusto per il diritto

Mi chiamo Valdir Manuel dos Santos Filho, della Provincia di Brasile Recife. Negli ultimi due anni e mezzo sono stato a Roma per concludere il mio dottorato in Diritto Canonico, difeso nel dicembre

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2015, presso la Pontifica Università Lateranense.

Ora sono già rientrato in Brasile, dove lavoro nella formazione al nostro Centro Vocazionale, a Paulista – PE. Insegno Diritto Canonico all’Università Cattolica di Pernambuco e collaboro al Tribunale Ecclesiastico della Conferenza Episcopale Regionale NE2. Sono anche vicario parrocchiale presso la Parrocchia della Madonna di Fatima, sempre a Paulista – PE. Il mio lavoro di dottorato si è incentrato attorno a due canoni del Codice di Diritto Canonico, cc. 673 e 681. Ho sviluppato una lettura critica di questi canoni, facendone emergere gli aspetti giuridici e anche le lacune legislative per quanto riguarda l’apostolato della Vita Consacrata e la stipulazione di convenzioni tra Istituti di Vita Consacrata e le Chiese particolari.

Studiando i diversi apporti offerti dalle discipline ecclesiastiche, ho incontrato una Chiesa che ha sentito il bisogno di fare una riflessione più in sintonia con la realtà del mondo. Sviluppando in modo particolare la dimensione apostolica della Vita Consacrata, trovo che sia una novità il modo

con cui il Codice del 1983 abbia avuto il coraggio di percepire e riconoscere questo aspetto apostolico in ogni tipologia di Vita Consacrata, sia negli istituti dediti all’apostolato che in quelli di vita contemplativa. Lo studio accurato sull’apostolato dei consacrati mi ha permesso di mettere in luce il trattamento delle convenzioni tra gli Istituti di Vita Consacrata e i vescovi diocesani. In sostanza ho avuto modo di studiare l’affidamento di opere apostoliche dal Vescovo diocesano ad uno di questi Istituti, nella persona del Superiore competente, come è codificato nel c. 681. Ed è stato interessante vedere che non c’è discrepanza tra apostolato e convenzione: se il primo rivela il

mistero della Chiesa, il secondo coopera per sviluppare tale mistero in modo concreto. Proprio qui si è percepita una probabile lacuna legis che va trattata mettendo in relazione altri canoni della codificazione del 1983, in modo da trovare risposte ad alcune domande che si pongono nella prassi canonica. In particolare in riferimento al futuro della Vita Consacrata nella Chiesa, nel suo coinvolgimento alla sempre necessaria missione, e al ruolo che possano giocare le convenzioni stipulate tra Chiese particolari e Istituti di Vita Consacrata.

P. Valdir Manuel DOS SANTOS FILHO scj (BRE)

Arrivederci che mi hanno accompagnato nello svolgimento del mio ruolo, non sempre facile e certamente impegnativo, di segretario generale. È vero, il lavoro è stato tanto, ma è stato anche un modo di vivere la Congregazione in maniera diversa, di conoscere tanta gente e di imparare tante cose nuove. Il mio grazie si estende anche a tutti i collaboratori che mi hanno affiancato nel lavoro e che mai mi hanno fatto mancare il loro aiuto e la loro disponibilità. Il loro “sì”, sempre pronto, sempre attento, a tutte le mie richieste di aiuto, mi ha lascito dentro il gusto bello della vicinanza solidale. Un grazie di cuore va anche a coloro che mi hanno aiutato da lontano, nelle varie Entità della Congregazione. Senza di loro, senza la disponibilità dei confratelli di Roma, senza l’aiuto della grazia del Signore, tutto ciò che ho potuto fare, nel servizio alla Congregazione, non sarebbe stato possibile.

Il mio periodo di lavoro a Roma va verso la conclusione. Le sensazioni che provo in questo momento sono di vario tipo.

Non può mancare il senso di gratitudine verso tutti coloro che mi hanno dato la possibilità di vivere questa esperienza per me molto gratificante, anche se impegnativa. In questi anni ho avuto l’opportunità di esperimentare direttamente la disponibilità dei confratelli e di tutti coloro

Ora si avvicina il tempo della partenza, per rientrare nella mia Provincia e prepararmi per una nuova missione che la Congregazione, nella persona del mio Superiore Provinciale, vorrà affidarmi. A tutti coloro che mi sono stati vicini, chiedo di pregare per me e che le benedizioni del Signore ci accompagnino tutti sempre, in qualsiasi cosa il Cuore di Gesù ci chiederà. Grazie a tutti! Che Dio vi benedica!

P. Heru ISMALDI, scj

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NUOVI STUDENTI Mi chiamo Adam e sono polacco della Lipnica Wielka, piccola campagna che si trova un centinaio di km a sud di Cracovia. Abbastanza presto nella mia vita scoprivo la voce della vocazione e entravo nella Congregazione dei Sacerdoti di Sacro Cuore di Gesù. Dopo aver ricevuto una formazione sacerdotale nella Famiglia Dehoniana, nel 19 maggio 2012 ricevevo l’Ordine del Presbiterato e cominciavo a lavorare come un vicario alla parocchia a Sosnowiec. Quest’esperienza parocchiale e un anno che passavo in Germania mi servivano come una bellissima preparazione per lo studio. Ora, dal settembre 2015 sono nella comunità dehoniana di Roma, e sto studiando la teologia dogmatica presso la Pontificia Università Gregoriana. L’obbiettivo del mio studio è l’approfondimento della conoscenza ecclesiologica, sopratutto nel campo della teologia ortodossa neo-greca e dell’ecumenismo. L’impressione? - essere al centro della grande multiculturalità di casa e di università è un’esperienza straoridinaria.

P. Adam PASTORCZYK, scj (POL)

Sono Padre Quang Tran Joseph, vengo dal Viet Nam. Sono arrivato in Febbraio 2015. Sto seguendo un corso di formazione presso la Pontificia Università Gregoriana. Otterrò la licenza fra due anni. Sono contento di stare con la nostra comunità dove ho trovato la fraternità, unità e pace cioè tutto come un grande amore di Dio e grande esperienza nella mia vita religiosa.

P. Joseph QUANG Tran, scj (VIE)

Mi chiamo Dominic Nguyen Huu Loc, ma brevemente chiamato Loc. Mi piace questo nome. Vengo dal Vietnam. Ora sto studiando nella facoltà di Spiritualità presso l’Università Gregoriana di Roma. Sono al primo anno della licenza. La vita è bella, specialmente quando viviamo nell’amore di Dio. Mi piace molto la nostra comunità, soprattutto il tempo della meditazione.

P. Dominic NGUYEN Huu Loc, scj

Sono padre Davide Tachago e vengo dal Camerun. Sono arrivato qui in Italia alla fine di settembre per un anno sabbatico. Ho incontrato la difficoltà di essere in un paese senza sapere la lingua, da ottobre a gennaio ho fatto lo studio dell’italiano, che non conosco ancora bene, ma che continuo a studiare da solo.

Per valorizzare questo tempo che mi è stato concesso, ho preso parte ad alcuni corsi al Claretianum sulla vita religiosa. Mi sono proposto l’obiettivo di rinnovarmi spiritualmente. Solo molto contento perché ho capito che avevo bisogno di quest’anno per riposarmi e approfondire qualche aspetto della dimensione spirituale prima di riprendere l’attività ed assumere nuovi impegni. Ho sensazioni positive di questo anno, soprattutto ho goduto della vita comunitaria. Come dice il salmo: “È buono che i fratelli vivano insieme”.

P. David TACHAGO, scj ( CMR) 18

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Io sono Emmanuel Nanduri, vengo da Andhra Pradesh, sud dell’India. frequento il primo anno della licenza in teologia dogmatica, all’università Gregoriana. Sarò qui anche il prossimo anno per essere poi preparato sulla nostra spiritualità dehoniana con l’aiuto del Centro Studi Dehoniana. La divinizzazione dell’uomo è la base dell’incarnazione.

Dio è diventato uomo perché l’uomo potesse diventare Dio, secondo Jean-Louis Bruguès. Dunque la presenza del Cristo in me, mi aiuta a conoscere me stesso negli altri.

P. Emmanuel NANDURI, scj (IND)

Io sono Manuel Lagos della Regione del Venezuela, ho 28 anni e con la grazia di Dio sarò ordinato sacerdote nel settembre prossimo. Da poco più di un anno ho fatto i voti perpetui e sono stato ordinato diacono in Ecuador, dove ho vissuto l’esperienza del tirocinio pastorale. Ho detto il sì definitivo alla chiamata di Dio nella mia vita per partecipare alla missione del Cristo servo e pastore. Ora, alle porte della mia ordinazione presbiterale, sperimento una profonda gratitudine verso Dio per il dono della vocazione.

Quando sono entrato in seminario, avevo il desiderio di essere un sacerdote del Sacro Cuore di Gesù per donare la vita a servizio degli altri, però le mie motivazioni non erano ancora chiare e non sapevo bene che cosa significava concretamente questa vita di donazione. Il primo innamoramento è poi maturato e ancora matura attraverso le diverse esperienze umane, spirituali e pastorali lungo il percorso di formazione. Ho imparato che il cammino di discernimento è bello, lungo e permanente. Pertanto, oggi posso dire che l’ordinazione presbiterale non è un punto di arrivo, ma un punto di ripresa di un’avventura di fede e carità che è iniziata alcuni anni fa e che continuerà sino alla fine della mia vita.

In quest’anno accademico 2015-2016 prendo il diploma per formatori al sacerdozio e alla vita consacrata presso il Centro San Pietro Favre della Pontificia Università Gregoriana di Roma. Dio mi sta dando la grazia per prepararmi al sacerdozio. Penso che ho l’opportunità di fare una sintesi umana e spirituale di tutto il percorso di discernimento e formazione che ho fatto finora. Tutto questo aiuta ad essere più consapevole della volontà di Dio che mi chiama a camminare con passi sicuri e cuore aperto al suo amore.

La strada è piena di sfide e di speranze. Devo imparare ad essere un sacerdote a immagine di Gesù Buon Pastore. Essere prete oggi implica la ricerca dell’autenticità in un cammino di immedesimazione a Cristo per avere i suoi stessi sentimenti. Perciò essere sacerdote del Sacro Cuore di Gesù significa essere un pastore secondo il cuore aperto sulla croce.

Sono grato di sperimentare la misericordia di Dio nella mia vita. Ogni vocazione è dono di Dio. Ho fiducia nella grazia divina. Essa mi farà vivere il ministero secondo la sua volontà. Come Sacerdote del Sacro Cuore mi sento chiamato a continuare l’opera di Gesù con l’offerta della mia vita. Vivendo in intima unione con Lui, voglio essere riparatore che testimonia nel mondo il volto misericordioso di Dio. D. Manuel LAGOS, scj (VEN) Il N Nostro ostro F Frutto rutto

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Dal laboratorio di chimica a quello dehoniano. Mi chiamo Amedeo Tocci e sono un religioso della provincia dell’Italia meridionale. Ho conosciuto i padri dehoniani nel corso dei miei anni di studio all’Università della Calabria. Dopo la laurea in chimica, durante il dottorato di ricerca, quando ormai la mia vita sembrava aver preso una direzione ben definita sia dal punto di vista professionale che affettivo, ho capito che era giunto il momento di interrompere la mia corsa sia verso la carriera accademica che verso il matrimonio.

Avevo bisogno di riflettere meglio sul senso da dare alla mia vita perché il sospetto che tra le tante cose serie che stavo costruendo mancasse quella determinante per me si faceva sempre più ingombrante. Dopo un periodo di più intenso discernimento chiesi ai padri dehoniani di poter conoscere meglio la vita religiosa facendo una prima esperienza presso la loro comunità di Rende (CS). La mia richiesta fu accolta, così dal laboratorio di chimica sono passato a quello “dehoniano”. Terminato il dottorato di ricerca, ha avuto inizio la mia formazione religiosa.

Ho vissuto il noviziato presso la comunità dehoniana di Salamanca (Spagna). Grazie ai confratelli spagnoli ho potuto approfondire la mia conoscenza di padre Dehon e godere del clima di gioiosa fraternità che caratterizza le loro comunità. Dopo aver professato i primi voti religiosi, mi sono trasferito allo studentato dehoniano di Napoli; lì ho vissuto per cinque anni e ho studiato teologia alla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale. In questo tempo ho svolto il mio servizio pastorale presso il carcere minorile di Nisida (NA) e in parrocchia, operando nella pastorale giovanile e nella catechesi sacramentale. Attualmente vivo a Roma, presso il Collegio Internazionale Dehoniano “Leone Dehon”, e sto approfondendo lo studio della teologia morale all’Accademia Alfonsiana.

Nel maggio di quest’anno sono stato ordinato diacono. Anche questa tappa, come le precedenti, suscita in me sentimenti contrastanti; se da una parte infatti provo una grande gioia, dall’altra non posso nascondere un po’ di timore nel vivere una realtà tanto importante. Ciò che mi dà coraggio è la certezza della presenza di Cristo Signore che in molti modi continua a ricordarmi che non sono mai solo e che Lui ha cura di me.

D. Amedeo TOCCI, scj (ITM)

Sono Padre Victor de Oliveira Barbosa, ho 33 anni, nato in Brasile. Sono religioso dehoniano da undici anni e sacerdote da sei anni. Appartengo alla provincia brasiliana BSP. Ho lavorato per 5 anni nella formazione dei nostri seminaristi, a São Paulo. Sono arrivato alla comunità di Roma il 1 maggio 2015 per partecipare al progetto di Borsa di Studi Dehoniani del Centro Studi Dehoniani. Sono previsti 5 anni di cui due anni di licenza accademica e tre anni di studi e lavori nel CSD. L’ottobre scorso, ho iniziato la licenza in Teologia Spirituale presso all’Università Pontifica Gregoriana, con lo scopo di approfondire la conoscenza e la riflessione sulla spiritualità dehoniana a servizio della Congregazione. Mi trovo bene qua, arricchito dell’esperienza di internazionalità e dell’ampliamento dei miei orizzonti personali e congregazionali. Un motto: imparare sempre e da tutti, è sempre Dio ad insegnarci!

P. Victor de Oliveira BARBOSA, scj (BSP) 20

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STUDENTI ANZIANI Sono Célestin della provincia della RD. Congo. Sono arrivato a Roma il 22 Agosto 2012 per gli studi in Utroque Iure presso la Pontificia Università Lateranense. Ora sto scrivendo la tesina di licenza sul tema ‘‘ La formazione della certezza morale nell’anima del giudice ecclesiastico e civile per una sentenza giusta’’. Il tema non riguarda solo l’ambito processuale ma anche amministrativo, cioè dimostrare come un giudice o un’autorità amministrava può prendere una decisione coerente, logica, attendibile, convincente e accettabile dai destinatori che sono le persone e non le cose. Una tale decisione esige che il giudice o l’autorità amministrativa aggiunga la certezza morale e il libero convincimento dopo le indagini sulla controversia senza parzialità. È uno studio non solo importante ma anche interessante perché è la chiave per facilitare la vita cristiana e evitare gli errori nel prendere le decisioni nell’ambito processuale e amministrativo.

Dopo la licenza, il prossimo anno (2016-2017) inizierò il dottorato sempre alla Pontificia Università Lateranense.

P. Célestin TSHIMBUNDU, scj (RDC)

Tutti mi chiamano Hruday. Mi piace essere chiamato così, perché ha un significato molto profondo. Il nome che mi è stato dato dai miei genitori è Arogya Hrudaya Raju, Pudota. Dal dicembre 2012 vivo nella comunità internazionale dehoniana a Roma.

Sto facendo l’ultimo anno di Licenza in Diritto Canonico, presso l’Università Lateranense. Questa specializzazione la faccio innanzitutto perché mi aiuta a conoscere meglio la realtà dell’Amministrazione nella Chiesa e nella Società, nonché negli Istituti religiosi. I superiori mi hanno chiesto di fare questo studio, per aiutare la Congregazione nel futuro, e il mio giovane distretto in India, dove finora nessuno si è qualificato in questa disciplina. Questo è per me motivo di gioia e sono grato a Dio perché, nonostante i miei limiti, sono scelto per questo studio.

L’apertura del Giubileo della Misericordia ha reso quest’ultimo anno a Roma particolarmente speciale per me. Mi ha toccato l’Udienza con il Santo Padre, in cui ha insistito sulla celebrazione delle confessioni nelle parrocchie. Diceva che, come facciamo festa per il battesimo e la comunione, dobbiamo pure farla quando celebriamo la confessione. Così si aiutano più persone a tornare alla Chiesa, dopo che hanno perso la strada, come la pecora perduta. Mi sento chiamo a fare questo per rispondere all’invito del nostro fondatore, Padre Dehon, che ci chiede di diventare profeti dell’amore e servitori della riconciliazione, per ascoltare e andare incontro alle esigenze del nostro tempo.

P. Arogya HRUDAYA RAJU, scj (IND) Il Nostro Frutto

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Sono Cyrille MINDZIE TAMA del Camerun. Sono al secondo anno di psicologia alla Pontificia Università Salesiana di Roma. Questo anno è profondamente impegnativo. Sto facendo la scoperta della multidimensionalità della persona umana attraverso il lavoro del laboratorio. Però quello che mi piace molto è che imparando a capire il comportamento, lo sviluppo o l’agire dell’individuo, imparo a comprendere meglio me stesso. Ho scoperto l’importanza della psicologia per la crescita e lo sviluppo della persona. Non si tratta solo di trasmettere un sapere, ma di attuare un saper fare, un sapere essere e soprattutto un saper vivere insieme con gli altri, una sfida in un mondo globale dove la gestione delle emozioni fa parte delle attenzioni della vita quotidiana.

P. Cyrille MINDZIE TAMA, scj (CMR)

Mi chiamo Serge TAGNE e vengo dal Camerun. Mi trovo a Roma in questa comunità del collegio internazionale Leone Dehon dalla fine di settembre 2011. Dopo aver partecipato ad un corso di formazione per gli economi organizzato dal governo generale della congregazione, sono stato orientato a tutt’altro percorso universitario.

Dall’ottobre 2012 sono iscritto alla Pontificia Università Lateranense per seguire una formazione giuridica. Precisamente sono studente in vista di una Licenza quinquennale in utroque iure, che comporta da un lato una formazione in diritto canonico e dall’altro una parte di formazione in diritto civile che verte più sugli aspetti internazionali e comparatistici.

Sono stati anni assai impegnativi, quest’anno è stato un po’ più disteso, sia all’università che in comunità.

Inizia ad intravedersi la fine di questa tappa del percorso di vita.

P. Serge TAGNE, scj (CMR)

Sono Padre Michel Mandey della Provincia del Congo. Sto studiando la teologia dogmatica presso l’università pontificale gregoriana. A febbraio scorso, ho finito la prima tappa dei miei studi, cioè la licenza. Subito dopo, ho iniziato gli studi dottorali presso la stessa università. Questo ultimo percorso durerà almeno tre anni. Per il momento, non ho ancora trovato un argomento preciso però vorrei lavorare nel campo della cristologia. Spero che il mio progetto si compia. Ringrazio la mia Provincia, la comunità di Roma II e tutti quelli che mi aiutano a raggiungere questo scopo.

P. Michel MANDEY, scj (RDC)

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Il Nostro Frutto

Eccomi! Sono Ricardo e appartengo alla Provincia Portoghese. Dopo il primo semestre di questo anno accademico, trascorso in Germania, prima a Freiburg, per imparare il tedesco, e poi, a Berlino, per un aiuto pastorale, sono tornato a Roma, dove proseguo con la ricerca in vista del dottorato in Teologia Biblica, presso la Pontificia Università Gregoriana. Sto scrivendo la tesi sul testo di Baruch 3,9–4,4, un discorso sapienziale che rilegge la storia di Israele alla luce della sapienza. È una bella sfida, non solo per il fatto che c’è una ricerca, ma anche perché è un tema che viene incontro al nostro tempo. Secondo Baruc, Israele si trova in esilio perché ha perso la fonte della sapienza. E noi non l’avremmo perso di vista? Mi auguro che questo testo biblico, che si rilegge ogni anno alla veglia pasquale, possa anche suscitare una svolta spirituale nella vita cristiana.

P. Ricardo Freire de Oliveira, scj (POR)

Sono Marc ALOMA SIMBA, chiamato semplicemente e famigliarmente Marco. Vengo dalla Repubblica Democratica del Congo. Il Signore mi ha trovato sul campo di calcio e mi ha chiamato a seguirlo. Beata Anoalite è il nome della mia parrocchia d’origine a Kisangani. Ho vissuto la mia formazione religiosa e sacerdotale una parte a Kisangani (nella RD Congo) e l’altra a Ndoungué e a Ngoya (in Camerun).

Dopo un ricco e lungo servizio pastorale nella parrocchia Santa Maria di Basoko e nella Parrocchia Santa Marta di Lubunga a Kisangani, la mia Provincia mi ha mandato a Roma per studiare la Comunicazione, in vista dell’evangelizzazione con i media. Sono iscritto a “Scienze della comunicazione sociale” all’Università Pontifica Salesiana. Dopo due anni di baccalaureato, faccio quest’anno la prima licenzia. Dal prossimo anno (seconda licenzia) farò la specializzazione nel campo della radio e dell’editoria, prima di affrontare l’ultima tappa del mio studio cioè il dottorato.

P. Marc ALOMA SIMBA, scj (RDC)

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L’ACCOGLIENZA DEI PROFUGHI NELL’ANNO DELLA MISERICORDIA

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n quest’anno della misericordia sentire la Parola di Dio dire chiaramente: “introdurre in casa i miseri, senza tetto”, è un appello che ci ricorda quella domenica del 6 settembre 2015, dove nella preghiera dell’Angelus, il Papa, guardando alla prossimità del Giubileo della Misericordia ha invitato tutte le comunità religiose ad accogliere una famiglia di profughi, come risposta concreta di fronte a questa tragedia umana che soffrono migliaia di persone che fuggono dalla morte sia per la guerra che per la fame. Il Governo generale volendo essere fedele al Vangelo ha fatto la scelta di quei poveri che sono stati generati dai processi di migrazione e globalizzazione contemporanei: “Come figli di padre Dehon vogliamo dare risposte vere e un aiuto concreto ai bisogni e alle necessità che si producono a causa dei fenomeni di migrazione e globalizzazione del nostro tempo ”.

Questo pronunciamento si declina in un impegno concreto di misericordia: “Fare in modo che ogni entità dia una risposta concreta alle sfide della migrazione”. All’inizio di questo anno accademico 2015-2016, la nostra casa ha iniziato a riflettere per rispondere concretamente a una sfida.

Ma la speranza richiede spesso la lotta. Come primo passo abbiamo creato un comitato in quale sono rappresentati tutti i continenti dove siamo noi scj. Lo primo che abbiamo fatto è la ricerca d’informazione con alcuni organismi e comunità che lavorano in questo campo: Comunità di Sant’Egidio con il suo movimento: Gente di Pace e corridoio Umanitario, Caritas diocesana di Roma, alcuni congregazioni religiose come gli scalabriniani, e il Centro Astalli servizio per i rifugiati in Italia. Per fare un camino non solo intellettuale, abbiamo deciso di fare un’esperienza dai migranti durante la quaresima. Dopo un pellegrinaggio a la Chiesa di Dio misericordioso il 16 aprile, in un raduno di famiglia il comitato ha presentato alla comunità una proposta chiara: accogliere due migranti, rifugiati politici, per il prossimo anno accademico 2016/2017; Elaborare un “progetto” complessivo per l’accoglienza dei rifugiati considerando: persone, logistica, risorse, possibilità, scadenze, ecc.

Con un momento di preghiera, presentazione delle opportunità e possibilità istituzionale, e indicazione delle possibili problematiche che dobbiamo affrontare, si è realizzata una consulta alla comunità la cui ha accettata la proposta presentata. Adesso si comincia una nuova tappa di elaborazione del progetto che ci sarà presentato alla curia generalizia per concretare questa scelta che senz’altro sarà una grande sfida per le nostre comunità di Roma I e II. P. Carlos Enrique Caamaño, Vicario generale

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LA BIBLIOTECA DELLA CURIA GENERALE SCJ

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a Biblioteca è un luogo strategico in ogni casa dehoniana. E lo è in ordine allo sviluppo di un missione che chiama ad insegnare, accompagnare, discutere, gestire, santificare, predicare, pregare, ecc.

Nella biblioteca ci sono 35.500 libri catalogati; rimane ancora una quantità non piccola di libri non catalogati (immagazzinati nel Deposito); 261 annate di riviste (la maggior parte nella sala di Lettura e alcune vecchie nel Deposito). Nel Deposito, oltre i libri propri della biblioteca, c’è un fondo lasciato in deposito, il fondo “Monsignore Lavagna” e il magazzino delle pubblicazioni edite dal CSD e dalla Curia. La sfida prioritaria, è quella di modernizzare il servizio offerto mediante un’azione capace di: – dare soluzione a problemi strutturali, al sistema di catalogazione e digitalizzazione della biblioteca – programmare le sinergie e i lavori concreti da fare per sostenere il servizio – arrivare ad una biblioteca capace di offrire un servizio ai religiosi che compiono studi al Collegio internazionale, e specializzarsi nel “mondo dehoniano”.

te pensata al servizio degli studenti di teologia del Collegio Internazionale, essa si orienta oggi specialmente verso un servizio bibliografico più specifico alla ricerca sulla nostra storia e spiritualità”. Si è aperta una ‘fase costituente’, il cui primo passo è stato la formazione di un ‘Comitato’.

Insieme al Direttore della BCG, il gruppo si è proposto di rispondere alle sfide concrete emerse dall’analisi dei problemi e avviare un nuovo profilo di attività. Durante gli ultimi mesi del 2015, si sono affrontati lavori di riorganizzazione degli ambienti, si è avviato un progetto per una nuova disposizione degli spazi, il rinnovamento delle apparecchiature informatiche e la creazione di uno spazio riservato sia al lavoro in gruppo che allo studio individuale. In prospettiva sono da avviate delle sinergie tra servizi simili o collegati della nostra Casa: “Biblioteca Curia Generale”, “Biblioteca della Congregazione”, “Archivio generale” e “Biblioteca dehoniana”.

Essendo a Washington nel 1910, p. Dehon fa visita alla Biblioteca del Capitolio del Congresso americano, la Biblioteca Nazionale degli Stati Uniti. Dopo averla descritta con parole di elogio, annota: “Et ce qui prouve que la bibliothèque est fréquentée, c’est qu’elle a un restaurant à l’étage supérieur” (NQT 25/95). Forse quel che ora manca è un ristorante o una pizzeria… intanto speriamo che la biblioteca diventi uno spazio di uso abituale. Questo è lo scopo di tutti i progetti.

Juan José Arnaiz Ecker, scj

Questo orientamento sul campo dehoniano è stato così presentato da p. Ornelas al XXIII Capitolo Generale (2015): “OriginariamenIl Nostro Frutto

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Fotocronaca...

Congedo g P. Aquilino q e P. Wagner

Congedo g P. Claudio e P. Rafaele

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Ultima cena con il nuovo Dottore P. Valdir

Festa del Sacro-Cuore di GesĂš 3 Giugno 2016

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Festa di Padre Dehon e giornata di vocazione dehoniana 14 Marzo 2016

In memoria dei martiri dehoniani

Ordinazione diaconale di Amedeo 14 Maggio 2016

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Befana con la tombola

Festa dei compleanni

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Carnevale con g gli studenti

Pellegrinaggio in parrocchia Dio Padre misericordioso ioso 16 Aprile 2016

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Pellegrinaggio ad Arezzo 05 Novembre 2015

Raduno comunitario

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P. Heinrich Wilmer 32

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Nuovo Superiore Generale della Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore di GerĂš