TRAKS MAGAZINE #47

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traks magazine

MAURIZIO CARUCCI

BIA RAMA

NOISEBREAKERS

DRAGONI

CARON DIMONIO

ANGERFISH

Numero 47 - aprile 2022


sommario

4 Maurizio Carucci 10 Bia Rama 14 Noisebreakers 18 Dragoni 20 Caron Dimonio 24 Angerfish

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MAURIZIO CARUCCI “Respiro” è il primo lavoro da solista per il cantautore genovese dopo l’avventura con gli Ex Otago

Il suo primo album solista, Respiro, è uscito il primo aprile, ma non scherza affatto Maurizio Carucci. Sei singoli pubblicati prima dell’uscita del disco, che hanno accompagnato il viaggio dal Piemonte alla Puglia in bicicletta che l’artista genovese, già voce degli Ex-Otago, ha dedicato alla ricer-

ca delle sue origini. Dal viaggio è nato un podcast, o forse il contrario, ma poco importa: Vado a trovare mio padre - Vita. Sogno. Viaggio. è un racconto forte e visivo, in nomination nelle categorie Miglior podcast società e Miglior podcast design degli Italian Podcast Awards by Tlon. Pedalare,


cover story

scrivere, raccontare, sono tutte arti figlie del bisogno di sentire, di sporcarsi le mani, di entrare in contatto. Che sia la natura, se stessi, l’altro, qualcosa di tangibile o semplicemente percepito, magari con il maggior numero possibile di sensi insieme.

noi, le nostre priorità, i nostri sogni. Una fessura da cui uscire ogni volta in cui ne sentiamo il bisogno, uscire e tornare, sempre. Oltre la tridimensionalità e la robotica, più avanti di tutti i computer messi insieme, e di qualsiasi opera figlia dell’ingegno umano esiste una creatura senza corpo e senza forma che vive solo se crediamo in lei, se la coinvolgiamo nella nostra esperienza sulla terra. Portiamocela appresso in ogni momento questa occasione, come fosse un’aura, una porta immaginaria. Un respiro.”

“Questo album è tutto ciò che le mie mani, le mie orecchie e i miei occhi hanno raccolto negli ultimi anni. Ho scritto un album da solo per capire meglio forse chi sono, a che punto mi trovo e se c’è ancora vita dentro di me. In questo album ho scritto tutto, senza limiti, senza paure. Respiro è una possibilità, uno spazio vuoto, un deserto per ridisegnare il paesaggio intorno a

La sorpresa dell’esordio solista arriva dai suoni, che luccicano e somigliano spesso a momenti di riverbero sul mare, a onde che si infrangono, ad alberi che si muovono al vento. Un viaggio intenso, in cui ogni traccia vive la sua vita ma si incasella in un panorama più grande, dove tutti i pezzi sono necessari per comprendere il sistema che si nasconde alle spalle.


Maurizio Carucci traccia per traccia Sarebbe bello esser più liberi / Come bambini con i palloncini / E dirsi a bassa voce / Ti voglio bene Metà mattina è la prima traccia, ed è il video che accompagna l’uscita del disco. Gesti e parole semplici, che suonano potenti e disarmanti, soprattutto quando sembra che l’ingenuità si sia portata via anche una parte di libertà. Pianoforte e morbidezza, sa di pane caldo e pioggia fuori dalla finestra. Aspetti un treno che non passerà/ Perché in fondo ci stai bene in questa vita / Fatta di moderazione, di comodità / Ma ti sta mangiando dentro, ti ucciderà Aumenta il ritmo in Planisfero, entrando a gamba tesa nella dance zone che un po’ sa di comfort e un po’ accompagna riflessioni tutt’altro che confortevoli. Si muovono le gambe e la coscienza che ogni tanto lasciamo sedimentare sul fondo prova a tornare a galla. Siamo tutti uguali? Conta qualcosa raggiungere questo o quel traguardo in questa Terra infinita? Ho deciso, lascio le parole/ Magari

torneremo insieme / O ci ritroveremo soli Per chi vive di parole è davvero difficile pensare di poterle abbandonare. Si usano per comunicare con gli altri, ma spesso sono uno strumento per potersi leggere attraverso un cursore che lampeggia o una penna che scorre. Eppure esistono altri modi di raggiungere l’altro: occhi, mani, odori, forme, movenze, desideri. Silenzio. Una malinconica riflessione, intima e accogliente come un nuovo modo di vedere le cose. Tutti ci dicono: “Andiamo avanti” / Non riusciamo più a respirarci / Neanche il tempo di sistemarci / Che occupiamo tutti gli spazi Genova anni 90 è un tuffo nel passato per noi che ascoltiamo, ma ha tutta l’aria di non esserlo per chi canta e scrive. Io credo nei ricordi dice Carucci, nel loro valore, soprattutto di quelle cose che sono impossibili da rivivere anche se ogni tanto, ingenuamente, ci speriamo ancora. La contrapposizione con un presente che non riesce a comprendere, per mancanza di attenzione o forse di stru6


menti, lascia un po’ di amaro in bocca, che si porta via un sound trascinante seppur malinconico, ancora. Non è necessario sapere sempre chi siamo/ Creature cosmiche, un riccio o un caimano / In mezzo a questi fottuti casini, in mezzo a tutte le crisi non abbiamo paura di dirci: “Ti amo” Lo scintillio di Origini riflette sul senso generale delle radici, sul richiamo che porta a meditare, a camminare, a sentire fluire. E non per capire per forza, ma almeno

per provare, per tentare, per provare ad ascoltare l’aria. Sonorità che appassionano e lasciano il marchio di un Maurizio Carucci che è già, di diritto, tra gli artisti riconoscibili. Perché non è facile trovare un senso / Un senso a questo tempo / Che un po’ ci salva e un po’ ci uccide / Che sembra un videogioco Giorni nostri è una storia bellissima da raccontare, una vita bellissima da vivere: romantico il testo, il giro di chitarra, il tono di voce e quella voglia di futuro che anco7


ra, a sentirla, emoziona. Un rock soffice che sembra rappresentare l’altra faccia della medaglia dell’artista, che prende solo in parte le distanze dal dalla dance e si stringe nell’abbraccio di qualcuno che sa di casa. In questo momento di mezzo / Che non odora di futuro / Ho bisogno di volare via Ritorno al passato resta nel mood della ballad nei suoni, ma spazia nei contenuti nella consapevolezza di vivere un presente che non appartiene. E non è solo nostalgia o falsa speranza, quanto piutto-

sto un desiderio di possibile e di libertà non solo dichiarata, ma soprattutto sentita. Uno dei pezzi più significativi al primo ascolto, che resta anche addosso grazie a un ritornello semplicemente e coraggiosamente onesto. Scusami se questa vita non mi piace. Non so stare senza mare / E le montagne / I due estremi del mio essere / Un po’ uomo, un po’ animale Fauno è un po’ la versione musicale di quella creatura connessa agli elementi di madre Terra, che può vivere senza mangiare ma 8


non senza mare e senza montagne. Genovese nel midollo, è una sensazione che accomuna molti artisti e non che sono nati e cresciuti in questa terra estrema, che vede cambiare panorami e atmosfere nel giro di pochi chilometri. Emozionante e significativa, non a caso scelta come prima traccia per segnare il passo solista. Io non lo so perché sto bene / Forse è l’aria che respiro / Che passa tra i tuoi capelli / E arriva a me anche nelle estati torride Quando siete felici fateci caso, diceva quello. E in Sto bene Maurizio Carucci non solo ci fa caso, ma prova anche a motivare il perché di questa sensazione così avvolgente e immotivata se niente niente ti fermi un secondo in più a guardare. Non lo so perché, ma sto bene lo stesso. Anche se un giorno finirà. Chissà. Di perdersi, di innamorarsi, di stancarsi / Del buio, del vuoto, della povertà / Di perdere l’equilibrio / Di rompere il preservativo Paura è un “piacevole” elenco di cose che spaventano un po’ tutti. Il bello è che quasi tutte potrebbe-

ro essere scongiurate rimanendo piantati nel presente, dove i timori sono concreti e visibili agli occhi. Dopo l’elenco di Carucci, parte una serie di paure condivisibili e condivise da una serie di voci amiche, mentre la dance prende proprio per la gola. Siamo storie che viaggiano a piedi / Che si lascian trasportare dal vento / Bagnare dalla pioggia / Siamo alberi e fiumi uniti Il compito di chiudere il percorso è affidato a Uniti, morbida e dolcissima, in grado di creare contatto anche se non fisicamente nello stesso luogo con quella persona che sa essere casa. Non sempre i pensieri riescono a diventare canzoni così accessibili. Spesso chi ha tanto da dire rischia di fare casino, di creare troppi livelli di lettura e troppi grovigli di intenti. Qui c’è l’intero cosmo rinchiuso dentro piccole cose semplici di ogni giorno. Come un autografo chiesto timidamente, anziché un selfie. Come mettersi a nudo e iniziare a camminare. Chiara Orsetti 9


BIA RAMA

Accompagnato da un videoclip fantascientifico e visionario, “Atoms” è il nuovo singolo del trio Cominciamo da una presentazione del vostro progetto: come nascono i Bia Rama? Il nostro trio nasce dalla voglia di sperimentare qualcosa di nuovo e dal bisogno di dare vita a delle idee musicali. Ovviamente “nuovo” per il nostro percorso artistico, uno stile che nessuno di noi tre aveva approfondito prima.


l’intervista


Nasce tutto dal duo piano e voce di Biagio e Mara che si sono ritrovati a lavorare spesso assieme ed è nata in loro la voglia di realizzare brani inediti. Successivamente è subentrato Raffaele alla batteria per completare l’assetto strumentale. Con l’aggiunta del terzo elemento abbiamo cominciato a sperimentare nuovi suoni provando a dare una chiave totalmente diversa a brani editi del panorama rock e affini. Questo processo ci ha permesso di arrivare in maniera “naturale” al prodotto che abbiamo maturato oggi. Atoms è il vostro nuovo singolo e video. Partirei dal clip, che è un cortometraggio di fantascienza, in pratica. Come nascono il concept e l’idea? L’idea nasce dalla volontà di realizzare un video-clip musicale diverso dai soliti. La nostra musica si muove in panorami sopratutto alternative-underground quindi volevamo realizzare un prodotto artistico in quanto tale, che desse anche valore al brano, lo supportasse e sopratutto che esprimesse qualcosa in linea con il testo e con

il fulcro della musica. Avevate già preventivato l’idea del video quando avete scritto la canzone? Avevamo preventivato, per sommi capi, il ruolo della canzone, cioè di immaginarla come singolo, anche perché rispetto alla nostra produzione è un brano abbastanza singolare, ma non ci siamo mai focalizzati sulla sua messa in scena prima di ritrovarci a confronto con il regista, Sergio Scoppetta. La musica non è stata ideata per essere accompagnata, o addirittura accompagnare, un corto, un video-clip. E’ successo tutto di conseguenza. Il video sa abbastanza di Philip K. Dick e quell’ambito lì. Siete appassionati di cinema e letteratura sci-fi? Ci sentiamo molto lusingati se in una nostra intervista escono fuori nomi del calibro di Philip K. Dick. Siamo appassionati di cinema sì, soprattutto di registi e sceneggiatori che appartengono a un panorama cinematografico non proprio mainstream, anche se parliamo di nomi celebri 12


in tutto il mondo, come appunto Ridley Scott, David Lynch, Stanley Kubrick e molti altri. Siamo dell’opinione che certi sentimenti, sensazioni, stati d’animo e il pathos che certe scene sono capaci di suscitare, basta pensare ad un film come Ereserhead, oppure Dogville di Lars Von Trier, diano vita a qualcosa in noi che ci scuote terribilmente, che poi a sua volta ha bisogno di essere espresso. In un modo o nell’altro i registi che ho nominato su ci hanno sicuramente ispirato, a tutto tondo, anche

inconsciamente e per questo abbiamo sentito il bisogno di esprimerci in una maniera che sia in linea con il nostro modo di vivere l’arte visiva. Quali saranno i prossimi passi del vostro progetto? A breve uscirà il nostro ep, contenente quattro brani inediti, compreso Atoms, e una cover (non vi sveliamo quale!). Contiamo di suonare un bel po’ in giro e magari, chissà, di incidere un bel disco l’anno prossimo!

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NOISEBREAKERS

Album omonimo per il progetto che mette insieme Vince Pàstano (chitarrista e produttore di Vasco Rossi) e il cantante Tony Farina


l’intervista

Partiamo dalle basi: come e perché nascono i Noisebreakers? I brani dei Noisebreakers sono rimasti per anni congelati nella library del mio computer per dare precedenza al progetto Malacarna, accolto benissimo dalla critica musicale ma complesso da rievocare dal vivo. Questo perché vive di una progettualità filmica e fotografica che ci impone di suonar-


lo in una location specifica come teatri eccetera. Questa ambizione ha dei costi che al momento è impossibile affrontare. È un discorso complesso ma coerente verso la nostra etica artistica. Noisebreakers nasce quindi dall’ urgenza di ritornare a suonare nei club con un linguaggio a noi istintivo, primordiale come quello dell’hard rock blues. A quanto ho visto i brani del disco hanno genesi molto diverse: è stato complicato aggiornarli e metterli tutti sulla stessa pagina? No, affatto! Credo che la questione più complessa sia stata switchare immediatamente da un progetto concettuale come Malacarna a quello più roots dei Noisebreakers. Il mio istinto di produttore mi porta verso la sperimentazione ma per questo progetto mi sono imposto il più possibile di essere minimalista affinché si potesse riportare dal vivo tutto ciò che è nel disco. Qual è stata la canzone più divertente da scrivere e da suonare? Ci si diverte molto dal vivo quan-

do ormai il disco è fuori mentre la ricerca di soluzioni armoniche o testuali di inizio lavori mi porta sempre ad una concentrazione totalitaria. Vivo le giornate in funzione di un brano o di quell’altro e per quanto possa sembrare affascinante a fine lavoro sono sempre molto stressato. Dall’alto della vostra esperienza, come sta il rock made in Italy in questo momento? Penso che una nuova ondata rock non esista, soprattutto a livello di interesse radiofonico o mainstream in generale. L’underground è pieno però di band che suonano rock nelle sue tantissime sfumature e la programmazione di alcuni live club è la dimostrazione del fatto che c’è ancora un pubblico interessato, benché settoriale. Avete in programma date live prossimamente? Lo scorso inverno abbiamo fatto diciasette date tutte bellissime e con una grande energia di pubblico e di band. Tra il mese di febbraio e marzo abbiamo ancora in programma dei concerti che ci porteranno quasi in tutta Italia. 16



DRAGONI Dopo due singoli, è fuori “Incagli”, disco di debutto in italiano del progetto che incrocia bedroom pop ed elettronica britannica Ciao, che cosa ti va di raccontarci del tuo progetto? Non so, è una domanda molto difficile. Ho provato a scrivere un disco di canzoni dirette, combinando sonorità acustiche e elettroniche. Alcune persone, che non si conoscono fra loro, mi hanno detto che assomiglio a Dente. Un disco in italiano in cui incanali sensibilità molto anglofone e americane in particolare: come nasce l’idea? Ci sono tanti artisti americani che mi piacciono e da cui prendo ispirazione (Sufjan Stevens, Elliot Smith, Smog, per citarne alcuni). Credo sia normale che la loro influenza si avverta nelle canzoni del disco. Non c’è stato però un momento in particolare in cui è nata l’idea - ho cominciato a scrivere pezzi con la chitarra acustica e poi a poco a poco ho aggiunto qualche elemento.

Ci sono progetti cantautorali italiani che ti colpiscono particolarmente? Tutti Fenomeni. Come nasce “Double Decker Bus”, con questo titolo che sa di Smiths e di malinconia? Gli Smiths sono uno dei miei gruppi preferiti di sempre e ci sono sicuramente milioni di modi in cui mi hanno influenzato inconsciamente nello scrivere le canzoni del disco. Un titolo dedicato a loro mi sembrava il minimo. Che progetti hai per il tuo immediato futuro? Nelle prossime settimane uscirà un terzo singolo accompagnato da alcuni remix, che saranno curati da Lorenzo BITW e da alcuni producer legati alla mia etichetta Big Lakes Records. Non abbiamo ancora fissato una data, ma ci sarà da divertirsi.


l’intervista


CARON DIMONIO

“Porno post mortem” è il quarto album della band, sospeso tra amore, morte, Covid e Goya La pandemia ha rallentato i vostri ritmi di produzione, di solito piuttosto serrati (tre album tra il 2013 e il 2019, se non sbaglio). Come avete vissuto questo periodo?


l’intervista


Giuseppe: creare per un musicista è una necessità, non poterci ritrovare al Lotostudio è stato frustrante. Più volte abbiamo dovuto rimandare prove e sessioni di registrazione. Per fortuna sembra sia in parte finita. Lorenzo: L’epidemia è stata esattamente come la avevo sognata tante volte in passato. Sul muro che fissavo quotidianamente per ore durante i lockdown le piccole crepe dell’intonaco ad un certo punto hanno iniziato a disegnare dei volti. Sempre diversi. Poi per fortuna siamo riusciti ad andare in studio. Ora che Porno Post Mortem è uscito, che sensazioni provate a riguardo? Giuseppe: sta avendo una buona risposta di critica, siamo soddisfatti. Adesso abbiamo una gran voglia di suonare dal vivo. Lorenzo: Ascolto spesso Porno Post Mortem e nella prossima vita vorrei fare in modo di incontrare ancora Giuseppe e Filippo. Probabilmente non sarà facile rimettere in piedi il gruppo perché saremo tutti sparpagliati e forse qualcuno

di noi sarà un animale. Che cosa vi ha spinto a esplorare ulteriormente il rapporto fra amore e morte? Giuseppe: il titolo dell’album generalmente arriva alla fine, facendo un’analisi dei brani ho notato questo filo conduttore, una volta terminati i testi mi trovo con Lorenzo e Filippo e si decide insieme. Avviene tutto in modo molto spontaneo. Lorenzo: Sono molto dispiaciuto che Thanatos sia oggetto di così rudi discriminazioni tra i miei concittadini. La civiltà di un popolo si misura nel suo grado di accoglienza e inclusione e invito tutti a offrire asilo a Thanatos nella propria casa vincendo i pregiudizi. Possiamo fare molto. Vorrei capire come nasce Quinta del sordo e che cosa vi lega a Goya Giuseppe: Le pitture nere, dipinte nella Quinta del sordo, ultima residenza di Goya, sono tra le più oscure e misteriose delle sue creazioni. Vi sono raffigurate Immagini di violenza e malvagità. Sotto una delle immagini ha scritto: “Il 22


sonno della ragione genera mostri”. E’ stata scomodata la Quinta del sordo perché nel testo vengono trattate tematiche legate all’Es e alle pulsioni a essa correlate. Lorenzo: Gran peccato che la Quinta del Sordo sia stata demolita. Fosse stata ancora in piedi,la leggera sudorazione dell’agente immobiliare durante la visita e le dilatazioni aritmiche delle sue narici, trasmettendomi tutta la sua inquietudine, mi avrebbero convinto a concludere favorevolmente la trattativa per il contratto di locazione dell’immobile, sfitto ormai da molti anni. Non avrei ne-

anche reimbiancato. Quali saranno i prossimi passi del vostro progetto? Giuseppe: Il 1° aprile presenteremo il nuovo album al Covo club di Bologna, con noi suoneranno Nevica, progetto di Gianluca Lo Presti, il nostro produttore, e Neila Invo, nuovo trio dark wave. COVID permettendo stiamo programmando anche nuove date. Lorenzo: Penso che la nostra musica non sia proprio adatta ad essere trasmessa in filodiffusione all’interno di un rifugio antiaereo; immagino che la sua fruizione ottimale avvenga in un club o comunque in una sala concerti,quindi spero che l’artiglieria russa,sparando a caso, risparmi qualche venue dove poter suonare di nuovo a breve, ballando sul bordo del profondo pozzo dell’Es.

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ANGERFISH “Unbounded” è il nuovo lavoro della band, figlio di svariati travagli e particolarmente arrabbiato

La strada fino al vostro nuovo lp Unbounded è stata lunga e tormentata. Ce ne raccontate almeno un po’? Musicalmente è stata senz’altro un’evoluzione. Abbiamo messo su la band a fine 2015 e abbiamo maturato il nostro stile col tempo, c’è stato il primo periodo in cui si buttava in sala prove tutto quello che passava per la testa, e se tutti e quattro valutavamo che era un buon pezzo lo si suonava, la tipica spontaneità degli inizi, il tutto cosparso di vicende personali stu-


l’intervista


pefacenti. Siamo fieri dei nostri primi lavori, ma a posteriori ci sembrano un po’ confusi rispetto a quello che volevamo fare, i 2 cambi di line-up nel 2016 e 2018 hanno decisamente contribuito alla “confusione” iniziale. Le prime canzoni di Unbounded vennero fuori verso l’inizio del 2019, ed è stato il procedimento creativo più lungo e intenso finora, con altre vicende personali allucinanti, ma ne valsa totalmente la pena. Da quali intenzioni e premesse nasce il nuovo lavoro? L’intenzione è fottervi le orecchie… Più seriamente, con quest’album sentiamo di aver definito il nostro sound, l’abbiamo voluto più vario e ricco di influenze possibile ma stavolta con una visione molto più chiara sia per lo stile che per la tracklist, era importante tirar fuori un album che da un senso di “viaggio” quando viene ascoltato da inizio a fine. Poi una premessa molto semplice è che ci eravamo prefissati di fare un full lenght da tempo, per i nostri primi lavori abbiamo optato per il formato EP, le canzoni

di Unbounded sono state pensate nell’ottica del full album. Qual è stata la canzone più difficile da scrivere? Probabilmente Outbreak, il pezzo strumentale, sopratutto perché era la prima volta che ne scrivevamo uno, ma difficoltà a parte ci siamo divertiti molto a comporlo. In tutto l’album ci sono parti che non eravamo abituati a suonare o cantare, ma che fanno comunque parte dello stile che abbiamo creato. Cosa ne pensate della scena rock italiana di oggi? Indubbiamente ci sono ottime band che meriterebbero più attenzione, in particolare sulle radio principali come freccia, virgin etc. E per le band di provincia è spesso il solito giro di date per tutto l’anno, anche se alcuni hanno qualcosa di speciale. In generale le scene tendono ad omogeneizzarsi e a perdere le particolarità territoriali di una volta, (esempio: l’hard rock tedesco degli anni ’70/80) questa cosa ha moltissimi motivi, il paradosso è che spesso proprio in quei locali di nicchia o di provin26


cia trovi i progetti più particolari e con un sound “nostrano”.Considerando quello che la scena è oggi il nostro parere è ovviamente che si dovrebbe dare più spazio mainstream a quello che viene definito underground. Detto questo se si considera la scena europea in generale non siamo il paese messo peggio, ma non siamo la Germania o la Svezia. Che progetti avete per questo anno iniziato da poco?

Molto umilmente il nostro intento è migliorarci come musicisti, non si smette mai di imparare, ed è una cosa che permette di sperimentare, singolarmente bazzichiamo anche in generi diversi dal nostro. (blues, jazz) Le idee per le canzoni nuove ci sono e aspettano solo di essere utilizzate, quello che speriamo è che la situazione dei concerti si sblocchi una volta per tutte, e in futuro il prossimo passo logico è un secondo album. 27



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