Puglia d'oggi n. 23

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Fondato nel 1959 da Pinuccio Tatarella 22 giugno 2012 • anno III n. 23 nuova serie • 1 euro

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BARI - Edilizia giudiziaria

LA NOSTRA PROPOSTA

Le responsabilità sono ben note. La soluzione di Laudati

Riformiamo i Comuni: meno enti, meno casta, meno sprechi. Ecco come

a pag 6

ALLE pagg 8 e 9

Cerca di difendere il Consiglio a 78 ma perde su tutti i fronti. Ora anche il Governo gli impone il limite dei 50 Consiglieri

Vendola sbugiardato L’ELZEVIRO

Se la Grecia scomparisse

POSTE ITALIANE Spedizione in abb.to post. d.l. 353/2003 (conv. in legge 27 febbraio 2004 n. 46) art. 1 co. 1 - DCB BA

di Fortunata Dell’Orzo Per un istante ho provato a cancellare la Grecia dalla mia memoria. Come se non ci fosse mai stata. In quell’attimo sono spariti almeno 500 libri dagli scaffali della mia biblioteca. E altri due o trecento sono come sbiaditi, perdendo decine e decine di pagine. Il vocabolario è improvvisamente dimagrito, assottigliandosi. E nella mia memoria si sono aperte voragini di buio: non c’erano più alcune decine di filosofi, i maggiori poeti antichi, latini inclusi mentre i libri di storia sembravano accartocciarsi su se stessi, forse incapaci di narrare più nulla. La mia Deagostini in 22 volumi è diventata improvvisamente la metà. Uno dei tomi si è come suicidato, buttandosi dallo scaffale più alto. Era il numero 10, Flys-Gion e finendo sul pavimento si è aperto proprio in corrispondenza di Germania. Due colonnine, striminzite e anoressiche. E mentre l’angoscia mi prendeva al plesso solare, prima di perdere i sensi ho potuto leggere: “….piccola enclave dai curiosi costumi arcaici, come il rutto dopo la birra…” Senza la Grecia, cara Angela, niente Kant, Hegel e Heidegger. Senza la Grecia non avresti nemmeno i contrappunti di Bach, la potenza civilizzatrice di Beethoven, i versi di Goethe. E noi infelici con voi.

L’EDITORIALE

Un’altra battaglia vinta. Per un piccolo giornale come il nostro è una soddisfazione. Dopo la Corte costituzionale, anche il Governo ci ha dato ragione. Ora sono tutti, o quasi, per il Consiglio a 50, ma, sino a ieri, eravamo solo noi a sostenerlo. Tutti, ma proprio tutti, hanno votato per 60 consiglieri. Per calcolo e miopa. Insuperabile, come al solito, il Presidente Vendola, il più ipocrita di tutti. Ha dichiarato che costituirsi in giudizio innanzi a Corte Costituzionxale per difendere le ragioni del Consiglio a 50 sarebbe “eticamente inopportuno”. Peccato che solo qualche mese fa ha avuto l’ardire di costituirsi in giudizio, proprio in Corte Costituzionale, per difendere le ragioni del Consiglio, non a 60, ma addirittura a 78. a pag 4

Il prezzo della libertà Scriviamo articoli da quasi mezzo secolo. Ci è capitato di doverne rispondere in Tribunale. Solo poche volte e sempre vittoriosamente. Ci provò anni fa l’avv. Domenico Romano, deputato socialista, per fatti che lo videro coinvolto quando era un potentissimo vice presidente della Regione Puglia. Assoluzione piena. Da un pò di tempo avvertiamo una pressione giudiziaria, che riteniamo eccessiva. Pensiamo di scrivere correttamente e [...] a pag 2

BARI - Gli ex colleghi accusano il sindaco di non aver trovato una soluzione per la sede di Via Nazariantz

I Magistrati contro Michele Emiliano

a pag 6

FOGGIA - Il sindaco cerca di rabberciare la maggioranza. Fino a quando?

Crisi, ora si naviga a vista

a pag 12

CERIGNOLA - Il piano è un atto politico assistito tecnicamente

Le tante critiche al Prg

a pag 13

TARANTO - 190 milioni di euro per rilanciare l’economia cittadina

Firmato l’accordo sul Porto

a pag 10

il corsivo Viviamo in tempi in cui il riuso e il riciclo sono delle necessità assolute. Se ne è avuto un ulteriore esempio in occasione degli Europei di calcio, durante i quali molti venditori ambulanti esponevano in vendita le bandiere di Forza Italia, che per la prima volta, in cotal guisa, hanno trovato un’autentica utilità sociale. La speranza è che il nostro vivaio sforni e Prandelli convochi un calciatore che si chiami Silvio, così possiamo riciclare “Meno male che Silvio c’è”.

di Enrico Ciccarelli


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In primo piano

venerdì 22 giugno 2012

IN ITALIA - Senza la moneta unica i cittadini italiani sarebbero colpiti dalla crisi in maniera molto più diretta e feroce

La bestemmia e la tragedia La frase di Berlusconi sull’uscita dell’Italia dall’Euro entra di diritto nel pantheon delle sue uscite insensate

di Enrico Ciccarelli Non siamo pratici di bestemmie, e quindi non sapremmo dare torto o ragione all’ex-premier Silvio Berlusconi quando afferma che ipotizzare l’uscita dall’euro “non sarebbe una bestemmia”. Di sicuro sarebbe una tragedia, specie se, come il Cavaliere soggiunge, la fine della moneta unica, oppure la

creazione di un “eurino” senza la Germania fosse al servizio di una “svalutazione competitiva”. Naturalmente non è il caso di essere eurofanatici: la moneta unica deve trovare delle sue specifiche garanzie di solvibilità, la Bce deve acquisire almeno alcune delle caratteristiche della Federal Reserve statunitense, c’è bisogno immediato di una diversa

governance bancaria e di una ripresa sostanziale e sostanziosa del processo di costruzione dell’unità politica europea (ed è triste e paradossale che i Governi, invece di andare in questa direzione, mettano addirittura in crisi i principi di Schengen). Con tutto questo, la sorridente irresponsabilità con cui Berlusconi ritiene accettabile una fiammata inflattiva entra nel pantheon delle sue uscite più insensate, superando persino la celebre osservazione sulle pizzerie piene che smentivano l’esistenza della crisi. Probabilmente il Cav, negli anni Settanta, intento com’era a costruire Milano Due e presumibilmente ad accompagnarsi

con giovani donzelle di una certa attrattività, non si ricorda cosa davvero succedeva: l’inflazione a due cifre, con gli astronomici rendimenti dei titoli di Stato, lo schock petrolifero della guerra del Kippur, portarono l’Italia al limite del precipizio. Negoziammo con la Germania (già!) un maxiprestito garantito dalle riserve auree della Banca d’Italia, proibimmo la circolazione dei veicoli la domenica, obbligammo gli esercizi commerciali a spegnere le insegne nelle ore notturne. Fu proprio l’austerity, come venne chiamata a far nascere le trasmissioni fiume della domenica pomeriggio, che servivano a tenere in casa

l’editoriale

attualMente

SEGUE DA PAG 1

Una strada su 4 zampe

Il prezzo della libertà

Milioni di famiglie italiane possiedono almeno un animale, eppure, soprattutto in questo periodo, cani e gatti vengono abbandonati su asfalti bollenti. Sono tantissime le persone che, per 7 giorni al mare o in montagna, cancellano mesi o anni di coccole ricevute a costo zero. Nessuna valigia per chi ha quattro zampe; l’estate per loro è la fine di giochi e corse nei parchi, pranzi e cene prelibate, scodinzolii all’apertura di una porta, cuscini e coperte, cucce e pedicure, guinzagli colorati, giocattoli sonori, ossicini di plastica da sgranocchiare, carezze e programmi tv, divani su cui saltare, tappeti da sfilare, cure e appuntamenti dal veterinario. Tutto questo, molti di loro, potranno solo ricordarlo, sul ciglio di una strada, attenti a non morire, attenti a non far morire. Salgono in macchina facendosi spazio tra le valige e, solo quando il rumore dell’acceleratore si spegne sulle ruote, capiscono che una nuova strada li attende. Guardano gli occhi dei loro padroni tra lo stupore e il dolore, abbaiano e corrono fino a quando possono. Piangono, anche. Non è una vacanza per gli amici pelosi, ma una nuova vita, di fame e solitudine. Chi abbandona un animale, abbandona una parte di se stessi, migliorata da chi, senza l’uso della parola, è capace di donare amore, senza mai chiedere e mai tradire. Quello che i padroni ignorano, è che persino quell’abbandono gli sarebbe perdonato dai loro animali. V’è da chiedersi, poi, chi è da chiamare animale.

[...]di non travalicare mai i confini del diritto di cronaca. Qualcuno però non é dello stesso avviso. A Foggia pare che penda un procedimento per il libro da noi edito,Toghe, patate e cozze, scritto da Franco Metta e Tommaso Francavilla. Sembra che l’azione sia stata promossa nientemeno che da Alberto Maritati, deputato pd ed ex sostituto procuratore. A Bari pende azione civile contro Antonio Cantoro per la sua inchiesta sul Petruzzelli. Parte lesa l’avv. Luigi Paccione. Sempre a Bari ben due procedimenti vedono accusato Fabrizio Tatarella. Querelante é niente poco di meno che Michele Emiliano, nella sua impropria veste di presidente dell’Asi, sceso in campo a difendere

di Annalisa Tatarella Puglia d’oggi

Fondato nel 1959 da Pinuccio Tatarella *** Direttore Fabrizio Tatarella *** Coordinamento Redazionale Roberto Mastrangelo

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statunitense, avrebbe la contropartita di un enorme rincaro della bolletta energetica, la madre di tutte le inflazioni. Bustepaga e pensioni sarebbero flagellate in termini di potere d’acquisto, senza contare l’impressionante incremento del fiscal drag, visto che le aliquote si applicano ai redditi nominali, non a quelli effettivi. Insomma, a parte Silvio Berlusconi e pochi altri, questa illuminata strategia colpirebbe i cittadini italiani in modo molto più diretto e sanguinoso di quanto già non avvenga. Forse l’idea in sé non è una bestemmia; ma la sua applicazione di imprecazioni e bestemmie ne genererebbe tante.

il commento

Bentornati in Europa, cari fratelli greci

la presunta onorabilità macchiata di Girolamo Pugliese, un Matusalemme della prima Repubblica, ancora a stipendio pubblico. Ora ci giunge notizia di un altro procedimento penale. Anche questa volta un mammasantissima, pare il Cavaliere del Lavoro Paolo Pizzarotti o qualcuno del suo codazzo. Non ne sappiamo di più, ma avvertiamo giá uno zelo indagatorio, che ci sembra eccessivo. Hanno voluto sapere anche i nostri numeri telefonici. Li abbiamo accontentati, ma non ci pare di star facendo nulla di grave. Stiamo solo tentando di scongiurare una colossale speculazione edilizia. Pensavamo di avere i magistrati dalla nostra parte, non contro. Fa niente. È il prezzo della libertà. T.

Distribuzione Agenzia Lobuono Bari

gli Italiani. Quella Quaresima fu tollerata dal Paese non perché, come mostra di credere il ridanciano Berlusconi, l’inflazione non sia molto importante, ma perché c’era una cosa chiamata “scala mobile” che garantiva una notevole protezione dei salari e delle pensioni (e l’accordo dell’Eur fra Gianni Agnelli e Luciano Lama la elevò al suo massimo storico). Né questo bastò a proteggere i mutui immobiliari a tasso variabile, che diventarono rapidamente insostenibili; quanto alla svalutazione competitiva, che permetterebbe ai nostri prodotti di aggredire con maggiore facilità il mercato tedesco o quello

di Enrico Ciccarelli “Non si può sbattere la porta in faccia a Platone”. Così Luigi Berlinguer al Parlamento Europeo commentava giorni fa l’appello sottoscritto da uomini politici e da grandi nomi della scienza, della filosofia e della cultura italiana perché si rivedessero le draconiane condizioni del prestito salva-Grecia. Questa iniziativa generosa di marca italiana, che è stata molto apprezzata all’ombra del Partenone, moltiplica le sue ragioni e la sua necessità dopo il risultato elettorale. Due mesi fa i Greci avevano votato con la pancia più che con la testa: un grido esasperato e nichilista, dal quale non venivano risposte possibili di alcun tipo. Al fantasma urlante del default i cittadini ellenici hanno aggiunto lo spettro incombente della

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guerra civile. Il voto di domenica scorsa, la rapida costituzione di un Governo di unità nazionale, sono stati un autentico toccasana per questi spettri. Ma ora è necessario che l’Europa dia risposte diverse e migliori da quelle tetragone della Reichkanzler Angela Merkel. A noi non piace il frusto teatrino che contrappone un’Europa buonista e virtuosa ad una Germania insensibile ed avida: ma l’Europa unita smette di essere tale se fa la voce grossa con i piccoli e poi regala senza particolari contropartite cento miliardi di euro alla più ragguardevole Spagna. Una firma apposta mentre i mercati ti tengono una pistola puntata alla tempia non è una firma volontaria. L’Europa deve riempire al più presto di contenuti il bentornato ai fratelli greci.

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In primo piano

venerdì 22 giugno 2012

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GLI SCENARI - I cittadini sappiano essere saggi, evitando di fare lo stesso errore di ingovernabilità che tanti danni ha fatto in Grecia

La prossima campagna elettorale sarà sull’unità politica dell’Unione di Potito Salatto * Nel corso del dibattito svoltosi lo scorso 28 maggio dal titolo “The change we want” e al quale hanno partecipato esponenti di Fli, Udc e Api, ho fatto presente che la prossima campagna elettorale avrebbe visto come protagonisti quanti, nei loro programmi, avrebbero sottolineato l’ineludibile necessità di rafforzare l’unità politica dell’Unione Europea. E ciò con incidenti riforme istituzio-

nali e dei trattati in vigore. Sul fronte opposto, ho detto, si porranno invece quanti chiederanno a gran voce l’uscita dall’euro con la riproposizione di monete nazionali (lira, dracma, eccetera), volendo affossare l’attuale contesto comunitario. Abbiamo già vissuto storicamente una simile divaricazione subito dopo la seconda guerra mondiale, quando in Italia ci si misurava tra partiti (democratici) filoatlantici e partiti (sinistra in

esami di maturita’

Tracce all’altezza dei nostri giovani “Le tracce estratte quest’anno sono quelle che ognuno di noi avrebbe voluto avere”. Lo ha dichiarato Chiara Muccigrosso, responsabile nazionale di Studenti Italiani. “La fortuna è stata dalla parte dei maturandi. Sono certa che ognuno ha potuto scegliere il tema più adatto per dimostrare la propria maturità: dalla prosa di Montale al rapporto tra i giovani e la crisi (con tanto di citazione di Steve Jobs), dalla responsabilità ed etica della scienza al tema del bene comune e individuale. Temi per la maggior parte attuali, con i quali i ragazzi si sono alla prova per dimostrare di aver acquisito competenze, ma soprattutto di aver sviluppato quella capacità critica che la scuola dovrebbe stimolare”.

generale) contrari al patto del nostro Paese affidanatlantico in ossequio alle do la guida del Governo a tesi dell’Unione Sovietica. una maggioranza compoPer fortuna, e la sto- sta da Idv, Cinque Stelle e ria ci ha dato ragione, i parte (quella dei pasdaprimi hanno ran berluscosaputo godel M u o v e r s i niani) vernare racPdl? Ci sagià da oggi cogliendo la rebbero tutte su posizioni maggioranza antieuropee le condizioni dei consensi come Berlusconi e Gril- per un suicielettorali con lo significa indebolire, e dio collettivo risultati invi- quindi inficiare, il diffici- che non saldiati all’este- le percorso del Governo verebbe più ro. Muoversi Monti all’innessuno e già da oggi terno saremmo codel su posizioni contesto Ue stretti, come antieuropee avvenuto in come fanno Grecia, a inBerlusconi e dire nuove Grillo significa indebo- elezioni. Pd, Udc, Fli e lire e quindi inficiare il altri reagiscano dunque difficile percorso del Go- da subito a tale scenario verno Monti all’interno apocalittico; i cittadini del contesto dell’Ue. Far sappiano essere, come balenare poi l’idea di ele- sempre, saggi, non facenzioni anticipate a ottobre dosi illudere da pifferai dopo una feroce campa- magici. Non dimentichiagna elettorale, contestan- mo che da due profonde do quanto fatto sin qui crisi politiche ed econodall’esecutivo in carica, miche dei primi decenni può demagogicamente del secolo scorso in Gerportare qualche voto in mania e in Italia spunpiù a chi si erge a pala- tarono due uomini dal dino di quei ceti sociali nulla, acclamati da folle che oggi soffrono per la plaudenti: uno era un politica del rigore. Rigore semplice caporale e diimposto dalle circostanze ventò il Fuhrer del Terzo come primo baluardo per Reich; l’altro era un monon far cadere l’Italia nel desto maestro elemenbaratro. tare e divenne il Duce. Il Ma se così fosse, si può seguito lo conosciamo. immaginare una ripresa Due popoli li osannarono

Silvio Berlusconi e Antonio Di Pietro

e dopo lutti e macerie li rinnegarono. Da noi due uomini ripercorrono quei primi successi: uno cantava e suonava sulle navi da crociera ed è stato per anni presidente del Consiglio dei Ministri; l’altro, comico dotato di grande oratoria populista, rischia di vincere le elezioni del 2013. Tutti costoro sono stati e sono, in momenti diversi, conseguenza dell’antipolitica. Il Paese si era illuso, noi compresi, che Berlusconi per un verso, e Di Pietro

per un altro, fossero gli artefici di una nuova stagione politica ed economica per il Paese: la Seconda Repubblica. I risultati sono dinanzi agli occhi di tutti. Evitiamo che ai primi due si aggiunga Grillo. Non avremmo la Terza Repubblica, ma quasi certamente l’Ultima Repubblica. Un’ultima considerazione su tutto: il caos e il caso non stanno governando il mondo, ma lo stanno distruggendo... * Europarlamentare Fli

RIFORME - Quattro fiducie distinte ed approvazione prima del Consiglio Europeo

dopo il terremoto in emilia

Lavoro, lunedì in Aula

Non dimentichiamo il Campo di Fossoli

La riforma del lavoro approderà in Aula, alla Camera, la prossima settimana. Si inizia lunedì 25 con la discussione generale, poi si voterà su eventuali pregiudiziali e intorno alle 18 il gover-

no porrà la questione di fiducia. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Le dichiarazioni di voto e il voto finale sono previsti il pomeriggio di mercoledì 27 giugno a partire

dalle 17. Dunque entro il Consiglio europeo, che si terrà a Bruxelles il giorno successivo. Dopo il voto di eventuali pregiudiziali, intorno alle 18 il governo porrà la questione di fiducia sul ddl Fornero che, come al Senato, sarà su 4 articoli con 4 voti diversi. Le quattro fiducie, una per ciascuno degli articoli del testo, saranno votate tra il pomeriggio del 26 giugno (dalle 18) e la mattina del 27 giugno. Per accelerare i tempi, i gruppi parlamentari avrebbero dato il loro via libera a una autolimitazione delle dichiarazioni di voto. Le dichiarazioni di voto finali, trasmesse in diretta tv, avranno inizio a partire dalle 17. Il voto finale dovrebbe tenersi intorno alle 18.30.

“L’Italia è profondamente impegnata, come governo, in un’articolata riforma del mercato del lavoro”, assicura il ministro del Welfare Elsa Fornero che aggiunge: “Sappiamo che la riforma andrà strettamente monitorata nei suoi effetti” per raggiungere gli obiettivi prefissati. “Le regole del mercato del lavoro - ha sottolineato ancora il ministro - devono puntare all’inclusione ed al dinamismo”. Gianfranco Fini è ‘’soddisfatto’’ per l’iter accelerato sulla riforma del lavoro. ‘’L’auspicio del presidente del Consiglio -dice- è stato tradotto in realtà dalla capigruppo. Monti si potrà recare al vertice con il voto definitivo del Parlamento e questo darà credibilità all’azione dell’esecutivo’’.

Come promotore del Comitato per la Memoria della Shoah, e dell’Associazione Testimoni della Shoah, ho ricevuto con profondo dolore la notizia di quanto accaduto al campo di concentramento di Fossoli, a pochi chilometri da Carpi, distrutto a causa delle scosse sismiche dello scorso 29 maggio. Ho deciso di creare una pagina su Facebook per diffondere notizie e modalità su come sostenerlo. L’indirizzo è il seguente: http:// www.facebook.com/sosteniamocampodiFossoli. Le priorità sono chiare e ben evidenti, soprattutto a chi in queste zone abita: la possibilità per le persone di riprendere al meglio il corso normale della vita. Ma fin da ora dobbiamo domandarci cosa può significare la perdita del proprio patrimonio storico e culturale e preoccuparci perché non si faccia silenzio intorno ai crolli di monumenti e siti storici, che ci appartengono, come il campo di Fossoli. Dobbiamo far sapere che il campo c’è e che deve continuare ad esistere. Per questo eventuali donazioni possono essere fatte attraverso: Fondazione per il recupero e la valorizzazione della memoria storica Via Rovighi, 57 - 41012 Carpi (MO) Italia P.I. IT 02374890362 IBAN: IT 15 Q 02008 23307 000040415238 BIC SWIFT: UNCRITM10J1 agenzia Carpi, Piazza Martiri Causale: UNA PIETRA PER FOSSOLI Ettore Lomaglio Silvestri


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Regione Puglia

venerdì 22 giugno 2012

IL NUMERO DEI CONSIGLIERI - Dopo la Corte Costituzionale, anche il Governo ci ha dato ragione. Ora tutti sono per i 50 consiglieri?

Un’altra battaglia vinta Il guazzabuglio dei numeri. La legge nazionale dice che i consiglieri non possono essere più di 50, lo Statuto ne prevede 60, la legge elettorale 70 di Salvatore Tatarella Un’altra battaglia vinta. Per un piccolo giornale come il nostro è una soddisfazione. Dopo la Corte costituzionale, anche il Governo ci ha dato ragione. Ora sono tutti, o quasi, per il Consiglio a 50, ma, sino a ieri, eravamo solo noi a sostenerlo. Tutti gli altri no. Compreso il partito al quale apparteniamo. Tutti, ma proprio tutti, hanno votato per 60 consiglieri. Per calcolo e miopa. Per calcolo, volendo avere dieci chances in più di essere rieletti. Per miopia, pensando di gabbare la legge nazionale che impone il tetto massimo di 50 consiglieri. Ora fanno tutti, o quasi, i pentiti. I più esilaranti sono i due capigruppo dei due più grandi

partiti, Rocco Palese del Pdl e Antonio De Caro del Pd. Entrambi hanno fatto a gara a dichiarare, l’uno prima dell’altro, che l’anno scorso avevano presentato, entrambi, una proposta di legge per il Consiglio a 50, ma che, poi, per venire incontro alle proposte del Consiglio, avevano accettato la mediazione a 60. Impudenti. Ma come, i due gruppi più numerosi del Consiglio concordano sui 50 e poi... mediano al rialzo? E con chi? Ma ci facciano il piacere e ammettano onestamente che quelle due loro proposte erano solo uno specchietto per e allodole. Loro hanno sempre voluto i 60 cosiglieri e hanno tutti votato per i 60. Insuperabile, come al solito, il Presidente Vendola, il più ipocrita di tut-

ti. Ha dichiarato che costituirsi in giudizio innanzi a Corte Costituzionxale per difendere le ragioni del Consiglio a 50 sarebbe “eticamente inopportuno”. Sempre candido il nostro poeta. Peccato che dimentichi che solo qualche mese fa ha avuto l’ardire di costituirsi in giudizio, proprio in Corte Costituzionale, per difendere le ragioni del Consiglio, non a 60, ma addirittura a 78. Svergognato. Quella costituzione in giudizio per sostenere la fondatezza dell’allargamento del Consiglio a 78 cosiglieri fu una vera vergogna, perchê schierava la Regione a difesa della pretesa illegittima di 8 c o n - siglieri, tutti di sinistra, di entrare in Consiglio per intrupparsi a sbafo nella già larga maggioranza del Presidente Vendola, solo adesso, ma per domani, convertitosi alla tesi di un Consiglio “eticamente” piû ristretto. Come i lettori ricor-

L’Aula del Consiglio regionale. Poltrone e seggi da occupare. Quanti e con quale legge?

deranno, Puglia d’oggi sostenne una lunga battaglia, chiedendo a Vendola di non costituirsi in giudizio, ma il Presidente si costituì ugualmente, disattendendo il nostro invito e infrangendo una consolidata prassi della Regione Puglia di restare indifferente e contumace nei giudizi elettorali, che riguardavano i consiglieri. Lui, no. Si costituì. A spese della Regione e per far pagare alla Regione il costo di ben 8 consiglieri in più. Un salasso di un milione di euro. Sventato dalla nostra opposizione in giudizio e da Corte Costituzionale, Tar e Consiglio di Stato, che ci hanno dato ragione. Ora questo esercito di

costretti pentiti deve sbrigarsi. Non possiamo attendere la Corte, come qualcuno improvvidamente suggerisce. Sarebbe non solo eticamente inopportuno, come finalmente dice il convertito Vendola, ma politicamente e istituzionalmente pericoloso. Attualmente la situazione è a seguente. La legge nazionale dice che i consiglieri non possono essere più di 50, lo Statuto ne prevede 60 e la legge elettorale 70. Un guazzabuglio che potevamo fare solo noi, con lo zampino di Fitto, che cambiò la legge elettorale, senza cambiare lo Statuto, e di Vendola, che ha cambiato lo Statuto, senza cambiare

la legge elettorale, e violando quella nazionale. Ora bisogna fare in fretta, perchè se Vendola si dimette prima della scadenza naturale, c’è il rischio che si vada a votare, senza sapere quale sarà il numero esatto dei consiglieri da eleggere. La nostra proposta è chiara e semplice. Il Consiglio non attenda la Corte costituzionale e vari subito la modifica dello Statuto e la nuova legge elettorale. Con 50 consiglieri. È una questione di decenza e mi auguro che questa volta Fli possa dare l’esempio, presentando subito una sua legge e chiedendo al Presidente Introna di calendarizzarla al più presto.

legge elettorale

piano di rientro sanitario

manduria - chiuso il punto nascite

Al lavoro per trovare un punto di intesa

L’opposizione chiede nuove audizioni

E il Pd? Manifesta contro il piano e in Aula lo vota

E’ stato aperto in Consiglio regionale il “cantiere” della nuova legge elettorale. Il presidente Onofrio Introna e l’Ufficio di Presidenza hanno “assegnato il lavoro” ai componenti del gruppo tecnico, costituito da funzionari della Prefettura di Bari e della struttura consiliare interna. Dovranno adeguare la legge n. 2/2005, che regola le ‘regionali’ pugliesi, ha spiegato Introna, “armonizzandola innanzitutto allo Statuto, per superare i rilievi della Corte Costituzionale”. Tra agli aspetti che dovranno essere affrontati nel testo rifor-

mulato – che varrà per la prossima legislatura - spiccano l’esigenza di assicurare la governabilità, attraverso il premio di maggioranza alla coalizione vincente, e di garantire l’equilibrio tra le sei circoscrizioni, senza penalizzare le province meno popolate. Definita l’ipotesi di testo, il gruppo tecnico la proporrà all’attenzione dell’Ufficio di presidenza ed ai rappresentanti dei gruppi consiliari, prima che sia avviata all’esame degli organi regionali per l’iter approvativo. La nuova disciplina elettorale affronterà anche i nodi relativi alla parità di genere.

Piano di Rientro modificabile? In molti continuano a chiedere un ripensamento del Governo regionale. “Alla luce dell’impatto drammatico che la seconda fase del Piano di Rientro sta avendo sulla popolazione pugliese e sull’assistenza sanitaria nella nostra regione e in considerazione delle tante istanze provenienti da tutto il mondo della sanità e delle Istituzioni, abbiamo scritto al Presidente della Commissione Sanità chiedendo che, nell’ambito delle audizioni sul provvedimento, calendarizzate in Commissione a partire dal prossimo 27 giugno, oltre ai soggetti che faranno richiesta di

essere auditi, vengano convocati anche: Anci; Conferenze dei Sindaci delle 6 Province; Upi; Organizzazioni Sindacali; Direttori Generali e Collegi dei Revisori dei Conti delle 6 Asl, delle 2 Aziende Universitarie – Ospedaliere, dei due Irccs (De Bellis di Castellana e Oncologico di Bari); Ordine dei Medici; Università di Bari e Foggia; Società scientifiche; vertici degli Enti Ecclesiastici (S. Giovani Rotondo, Miulli di Acquaviva, Cardinale Panico di Tricase); Cittadinanza attiva – Tribunale del Malato; Aiop”. Questa la richiesta dei capigruppo dell’opposizione in Consiglio Regionale.

“L’affetto antico che mi lega alla città di Manduria m’impone di essere presente alla manifestazione pubblica a difesa del punto nascita dell’ospedale Giannuzzi che la sciagurata gestione vendoliana vorrebbe impunemente scippare ad un territorio che, con grande senso di civiltà, ha recentemente dimostrato la grande generosità della sua popolazione“. A dichiararlo è il consigliere regionale di Futuro e Libertà, Euprepio Curto. “Il Giannuzzi – ha proseguito Curto – rappresenta un punto di riferimento importante per un’area molto vasta della zona orientale della provincia di Taranto. Scip-

parlo del punto nascita rappresenta una violenza politica inaudita rispetto alla quale faccio sentire la mia vibrata protesta. A questo punto però – ha incalzato Curto – non è sufficiente l’azione dell’opposizione per modificare il Piano di riordino ospedaliero. A Manduria c’era anche Michele Emiliano. Chiedo a lui la stessa coerenza che ho chiesto l’altro giorno ad altri esponenti del PD”. “Decidano – ha concluso Curto – da che parte stare. Perché non si può venire a Manduria a protestare contro la decisione di Vendola di chiudere il punto nascita, e poi sostenerlo con propri uomini in Consiglio regionale”.


Regione Puglia

venerdì 22 giugno 2012

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REGIONE PUGLIA - Da dicembre Vendola parla di abbassare le tasse, ma la settimana scorsa la Giunta le ha confermate tutte

E adesso arriva il bilancio di Roberto Mastrangelo Dieci giorni di afa e probabile tensione per il consiglio regionale, che entra in una delle fasi cruciali della sua attività: la sessione di bilancio. Secondo quanto prevede il regolamento, l’attenzione di tutti gli organismi consiliari dovrà essere dedicata esclusivamente alla manovra finanziaria: martedì 26 e venerdì 29 giungo sono fissate le sedute in Aula per l’esame e l’approvazione del ddl di assestamento e prima variazione al bilancio di previsione 2012 e del rendiconto generale della Regione per l’esercizio 2011. Lo ha comunicato il presidente del Consiglio

regionale Onofrio Introna, in avvio dei lavori della terza commissione, che ha definito le tappe per il confronto sulla fase due del piano di rientro sanitario, che quindi andrà in pausa fino ai primi di giorni di luglio quando, passati i nuvoloni del bilancio, si tornerà a parlare dei “soliti” argomenti, certamente non meno importanti per i cittadini pugliesi. In relazione al provvedimento, con interventi di riorganizzazione ospedaliera sul territorio regionale, il presidente dell’Assemblea ha ribadito che si tratta di un documento “non ingessato, ma aperto a miglioramenti e modifiche, purchè a saldi inva-

l’intervento di giammarco surico

Il bilancio sulla pelle dei pugliesi

Giammarco Surico

“La partita del bilancio regionale si gioca sulla pelle dei pugliesi”. Ne è convinto il consigliere regionale di Futuro e Libertà, Giammarco Surico, componente della Commissione Sanità della Regione Puglia che denuncia una situazione paradossale. “Il banco rischia di saltare – affonda l’esponente Fli - perché l’ammontare del contenzioso, che è di proporzioni inaudite e la mancata indicazione delle risorse disponibili sul fondo rischi potrebbero fare da leva scardinante ad un bilancio che si mostra in tutta la sua fragilità: precario come i livelli essenziali di assistenza, ormai fortemente compromessi a fronte di una pressione fiscale senza precedenti”. “La diminuzione della perdita di esercizio, la riduzione dei costi in convenzione e i favolosi e sbandierati risparmi sulla spesa farmaceutica – continua - altro non sono che il frutto delle politiche vessatorie sul piano

delle tasse (vedi ticket e tassa sulla ricetta medica). Non vi è traccia di riduzione degli sprechi, mentre resta intatta la spesa per beni e servizi dove si annidano maggiormente le sacche di gestione clientelare che mettono in crisi il sistema”. Surico punta il dito anche contro i risparmi pari a 75 milioni di euro sul personale. “Quello che viene caricato sulle spalle dei cittadini è un prezzo altissimo, in termini economici quanto sul piano del diritto alla salute. Alla riduzione di personale e dei costi in convenzione corrisponde una poderosa contrazione dei servizi primari con la conseguente necessità, da parte del cittadino, di rivolgersi altrove e, se è nelle condizioni di farlo, al privato. Oppure alla buona sorte. Praticamente il cittadino paga una ulteriore tassa, non imposta formalmente, ma sostanziale. Restiamo in attesa di conoscere i dati sulla mobilità passiva”. “Non possiamo non chiedere maggiore chiarezza sulle ombre inquietanti che si allungano - conclude Surico - su un bilancio che resta al palo dell’incertezza, avvolto dalla disomogeneità dei bilanci Asl che continuano a seguire ognuno parametri diversi e a non essere certificati”.

riati, dal momento che il riordino risponde a parametri fissati dal governo nazionale”, come per i posti letto e i punti nascita. “La bozza di piano è stata redatta sulla base di analisi di tecniche e di proiezioni dell’impatto territoriale, ma deroghe saranno sempre possibili in ragione di esigenze oggettive e comprovate. Resta l’impegno a garantire la massima attenzione ad un atto di programmazione urgente, dal quale dipendono i concorsi per almeno altre mille unità, tra medici e infermieri nella sanità pubblica pugliese, una priorità, ricordo che vede concorde l’intera Assemblea nel voler assicurare i tempi

più certi possibili, secondo le legittime attese del personale interessato e dei candidati, ma anche nell’intesse degli utenti del servizi sanitario: i pazienti e i cittadini. “Sulla riduzione possibile e doverosa dei 338 milioni di euro l’anno di tasse regionali a carico dei pugliesi, sarebbe ora che il Governo Vendola passasse dalla immaginazione e dalla narrazione agli atti concreti. Sono ormai sei mesi (dall’approvazione del Bilancio di previsione a dicembre) che il Presidente promette, l’assessore dice che ci sono tutte le condizioni tecniche per la riduzione, ma la Giunta solo la settimana scorsa ha assunto

la discussione sul bilancio

Basta con le promesse, ora si riducano le tasse “Un giorno la mano destra promette ed il giorno seguente quella sinistra tira il freno: siamo stanchi di questo balletto. Le tasse vanno ridotte, i pugliesi se lo meritano per tutti i sacrifici fatti fino ad oggi”, è quanto sostiene in una nota Peppino Longo, consigliere Udc. “Il governatore Vendola l’altro giorno aveva promesso che le tasse sarebbero state ridotte - prosegue Longo - l’as-

sessore Pelillo, invece, lo smentisce e vuole rinviare tutto al 2013. Ma governatore e assessori si guardano negli occhi? Prima di parlare si consultano? O credono di poter sempre prendere in giro i pugliesi? E’ arrivato il momento di togliere un po’ le mani dalle tasche dei cittadini e ridurre la pressione fiscale visto, infatti, che si preannuncia un disavanzo di soli 18 milioni di euro in campo sanitario”.

Il Consiglio Regionale della Puglia

la decisione politica di confermare tutte le tasse regionali in vigore. Col placet dell’intera maggioranza che, a quanto sembra, nonostante ospedali chiusi e tasse regionali tutte confermate, si sarebbe ricompattata intorno al Governo Regionale”. A sostenerlo è Rocco Palese, capogruppo Pdl a Via Capruzzi, che aggiunge: “Come diciamo ormai da un anno, e come pure l’assessore Pelillo ha spiegato un paio di mesi fa, ci sono tutte le condizioni per diminuire subito in maniera robusta le tasse regionali in vigore e per eliminarle l’anno prossimo. Se la matematica non è un’opinione, lo dicono le stesse cifre indicate dalla Giunta nella relazione al DDL di Rendiconto finanziario generale della Regione Puglia, laddove leggiamo che nel 2011 il disavanzo nei conti della sanità è sceso a 120 milioni di euro; sul 2012 la Puglia avrà una integrazione al Fondo

Sanitario di 102 milioni di euro, quindi il 2012 si dovrebbe chiudere, nella peggiore delle ipotesi con 18 milioni di euro di disavanzo. Se dopo anni di lacrime, sangue, tasse e chiusure di ospedali, siamo quasi in pareggio – conclude Palese - per quale motivo dovrebbero essere confermate le tasse? Per finanziare sprechi e cattiva politica? A nostro avviso la Giunta può e deve subito diminuire le tasse regionali e garantire sin d’ora che le azzererà per il 2013”. Lo vedremo tra pochi giorni in aula, quando non ci si potrà più nascondere dietro le promesse e dietro le “carte” della Giunta.

L’INTERVISTA - Cassano (Pdl): “C’è da riorganizzare e rilanciare il Pdl su tutto il territorio”

Primarie, naturale evoluzione di Fortunata Dell’Orzo “Non è facile la successione alla leadership di un partito che da circa vent’anni si è identificato con una sola persona”. Sulle primarie “certo siamo tutti d’accordo, perché la politica deve tornare ai cittadini, agli elettori”. Massimo Cassano, consigliere regionale e vice presidente del gruppo Pdl non ha dubbi nell’indicare Angelino Alfano quale erede di Silvio Berlusconi. “Ha tutta la mia stima e la mia fiducia” ci dice e quando gli chiediamo di Raffaele Fitto, cui lo sappiamo legatissimo umanamente e politicamente, “per Raffaele io vedo un futuro ai vertici del go-

Massimo Cassano

verno guidato da Alfano. E comunque un ruolo di leader non glielo potrà negare nessuno”. Le primarie sono la naturale evoluzione per un partito che, dopo la ventennale stagione del leader, ora ha bisogno come il pane di aprirsi alla società e al contributo di tutti. “Chi viene eletto dovrebbe essere al servizio di chi ha espresso il voto, perché incarna quei

bisogni, quelle esigenze, quella progettualità che delega. Io credo nella politica delle cose e dei fatti concreti e sento la necessità di essere vicino al territorio e alla sua gente e sento di dover rispondere solo a queste istanze. Certo il partito mi ha dato la possibilità di essere presente concretamente e attivamente nelle politiche regionali e questo non lo dimentico. Come chiunque sia stato eletto ai vari livelli politico-amministrativi. E oggi, con molta franchezza, non vorrei ‘distarmi’ da questo impegno che svolgo con entusiasmo”. Insomma, pare di capire che a Massimo Cassano interessi poco o proprio per nulla uno scranno a Montecitorio o a Palazzo Madama.

Ma, primarie a parte, cosa vede nel futuro del Pdl, un nome nuovo, per esempio? “Questa faccenda del nome non mi entusiasma e non mi appassiona, credo ci siano problemi più prementi e seri, come la riorganizzazione del partito e il rilancio su tutto il territorio della sua attività. Ripeto, dopo quasi vent’anni non è facile neppure immaginare come si possa sostituire Berlusconi, un leader che è già entrato nella storia italiana e non solo. Ma il Pdl ha in sé tutta la forza non solo per continuare rinnovandosi, ma per riprendersi quel ruolo di riferimento per la maggioranza del popolo italiano che non è mai stato e mai sarà di sinistra”.


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Bari

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EDILIZIA GIUDIZIARIA - I sindaci degli ultimi 20 anni hanno fatto peggio persino di quelli della prima Repubblica

Le responsabilità sono note il federalismo giudiziario

simeone di cagno abbrescia (1995-2005)

michele emiliano (2005 - 2012)

In dieci anni ha perso 100 miliardi di contributo statale e ha avviato improvvidamente la ricerca di mercato suggerita da Pizzarotti

In sette anni non ha revocato la ricerca di mercato e non ha trovato una soluzione alterativa

La soluzione? L’ha trovata Laudati Oggi tutti vogliono e chiedono una soluzione, ma trovarla è diventato oggettivamente difficile. La cittadella di Pizzarotti non può passare, perché illegittima. i soldi dello Stato non ci sono più, perchè sono andati persi, i fitti sono sempre più alti, per palazzi che, per lo più, sono inidonei, carenti e insufficienti. Politici e amministratori non sanno cosa fare e come uscirsene. Brancolano nel buio o sono dolosamente interessati a l’una o l’altra soluzione. Eppure una strada ci sarebbe. L’ha suggerita Antonio Laudati, il Procuratore Distrettuale antimafia, che, per primo, aveva avanzato l’ipotesi del Bonomo. Parziale, ma pur sempre pubblica e bella. Non se n’é fatto nulla, ma è lo stesso Laudati a suggerire la soluzione definitiva. Si chiama federalismo giudiziario. La tesi di Laudati é che i beni e i capitali sequestrati alla malavita pugliese non debbano finire in un calderone unico nazionale, ma restare sul territorio, per essere gestiti da un’agenzia regionale. È con quei capitali che potrebbe essere realizzato il palazzo di giustizia. Opera pubblica, realizzata con progetto e appalto pubblico, finanziata con i proventi sottratti alla malavita. Una soluzione di alto profilo

simbolico. Naturalmente, non c’è stato un solo parlamentare pugliese che l’abbia sostenuta. Qualche conticino vale la pena di farlo. Da quando é a Bari Laudati ha sequestrato alla malavita beni per centinaia di milioni. Per l’esattezza 500 il primo anno e 700 il secondo. E se le premesse sono queste, tutto lascia supporre che non si fermerà. Dove sono finiti e dive finiranno tutti quei soldi? Come e dove sono stati o saranno utilizzati? Possibile che lo Stato consenta che a Bari la giustizia venga amministrata in un palazzo inidoneo, pericolante e, per giunta, illegittimo? Possibile che nessuno pensi di porre fine a questa vergogna? L’agenzia regionale, proposta da Laudati, richiede tempi lunghi e un procedimento legislativo? Bene, ma nessuno impedisce che intanto si possa sottoscrivere un protocollo, che impegni il Ministero a destinare alla costruzione del nuovo palazzo di giustizia di Bari tutti i proventi illeciti sequestrati alla malavita in Puglia. Sarebbe fatta. Trovati i soldi, progetto, appalto e realizzazione possono essere fatti anche a tempo di record. Cosa aspettano i parlamentari pugliesi, il sindaco Emiliano e il Presidente Vendola a muoversi in questa direzione?

Sull’edilizia giudiziaria barese abbiamo detto la nostra più di una volta. Le responsabilità sono ben chiare e coinvolgono entrambi i sindaci degli ultimi vent’anni, che hanno fatto peggio persino di quelli della prima repubblica. Per dirla tutta, il socialista Franco De lucia giganteggia al loro confronto. Ai tempi della Bari da bere lottizzavano tutto e lottizzarono anche l’incarico di progettazione del secondo palazzo di giustizia. 7 progettisti 7, per accontentare tutti, dal Pci al Msi, ma il problema, almeno, lo avviarono a soluzione. Stavano i soldi, 100 miliardi dello Stato, affidata la progettazione, redatti progetto generale e primo stralcio esecutivo, ma tutto si bloccò. Al Comune era arrivato Simone Di Cagno Abbrescia e a Bari prendeva corpo tale ing. Michele Cutolo, che aveva già realizzato la Cittadella della Finanza. Una debordante colata di cemento, sfuggita a

La corte d’appello di Bari. In primo piano la statua che rappresenta la Giustizia

ogni regola, perchè opera militare. Invece di indire la gara d’appalto del primo lotto, Di Cagno Abbrescia si fa infinocchiare con la ricerca di mercato. È l’inizio di una telenovela che ci fa perdere i cento miliardi dello Stato e ci avvita a Pizzarotti. Poi arriva Michele Emilano. Si moltiplicano i giudizi, ma in sette anni il sindaco sceriffo non tira fuori una soluzione alternativa e, sopratutto, non revoca la ricerca di mercato. Oggi siamo con un palazzo di giustizia con con-

giustizia - ma anche loro non sono esenti da colpe

I Magistrati contro Michele Emiliano Magistrati sul piede di guerra contro Emiliano. Gli contestano di non aver trovato una soluzione. Hanno ragione, come noi abbiamo spiegato più volte. Anche loro, però, hanno le loro colpe, e non sono lievi. Oggi, il Procuratore Distrettuale Antonio Laudati, riferendosi alla sede di via Nazariantz, attacca: “Gli interventi manutentori, fatti e da farsi, non potranno mutare le caratteristiche deficitarie della struttura: anzi si tratta di uno spreco di danaro pubblico”. Ha ragione anche lui, da vendere, ma lui non stava a Bari quando fu proprio la Commissione di manutenzione a esprimere parere favorevole su quell’edificio. Fu proprio un magistrato a sceglierlo e a pressare, perché il Comune lo rilevasse in fitto e apportasse le

modifiche strutturali richieste dalla Commissione di manutenzione. Dopo, ad opera di altri magistrati, si scoprì che l’edificio era abusivo. Ma la Commissione non fece mai ammenda. Più duro il Procuratore Generale Antonio Pizzi, che nella guerra interna alla Procura si schierò con Scelsi contro Laudati. Per lui la sola società legittimata alla costruzione è la Pizzarotti, senza se e senza ma. Con toni decisamente più netti, Pizzi, anche lui arrivato a Bari dopo i fatti, si inserisce in continuità nel pensiero della Commissione che, sin dal primo momento, ha optato per la Cittadella. Ed é proprio grazie a questa scelta che il Comune rallenta prima e blocca poi l’iter del secondo palazzo di giustizia di via della Carboneria, già finanziato e parzialmente progettato. E viene proprio dalla Commissione il suggerimento (e la pressione) per l’improvvido bando per la ricerca di mercato, che ha favorito Pizzarotti e bloccato qualsiasi altra scelta alternativa. Insomma, se ci troviamo in questo cul de sac, la colpa é di Emiliano, ma non solo.

tratto scaduto e che è un giorno a rischio crollo e l’altro no. Soluzioni alternative almeno quattro, ma tutte insufficienti, precarie e costose. Qualunque scelta provocherà polemiche, proteste e retropensieri. Una soluzione c’era, l’aveva suggerita Antonio Laudati, l’ex ospedale militare Bonomo. Un gioiello di architettura littoria, proprietà pubblica della Difesa. Non se n’è fatto nulla. Meglio tenerlo a marcire, come le caserme dismes-

se. Vuote. Magistrati, personale e avvocati indignati, intanto, sono sul piede di guerra e minacciano di tenere le udienze all’aperto. Nel parcheggio, in mezzo al mercato e difronte al cimitero. Una vergogna. Peccato, peró, che nessuno si sia indignato anni prima, quando il palazzo fu sequestrato e confiscato perchè abusivo. Oggi l’avv. Cinzia Capano, deputato, alza il tiro e parla di corruzione. La telenovela continua.

pizzarotti ricorre contro la vas

Ci sarà pure un giudice a Berlino La Pizzarotti minaccia un nuovo ricorso giudiziario. Naturalmente al Consiglio di Stato, dove ha trovato sempre terreno fertile. La Pizzarotti non vuole sottoporre il progetto alla Vas. È una procedura prevista dalla legge, richiesta anche per interventi di gran lunga meno invasivi. Ma a Parma, e nella dependance barese, non sono d’accordo. Quella procedura non s’ha da fare. Il perché non é ancora noto. Probabilmente Pizzarotti sosterrà che tale adempimento non era stato richiesto dal Consiglio di Stato e, quindi, il Commissario Albenzio non poteva farlo. E, naturalmente, nemmeno la Regione. Insomma, tutto il castello di Pizzarotti si regge solo e sempre su una serie di errori, che si vuole passati in giudicato e, quindi, immodificabili. A noi, invece, piace ancora pensarla con Bertolt Brecht “ci sarà pure un giudice a Berlino”.


Bari

venerdì 22 giugno 2012

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BARI - Cosa fare di quei soldi recuperati da Laudati? Possono essere destinati alla costruzione del nuovo palazzo di giustizia

Il procuratore manager e i 10 milioni della Merril Lynch

Antonio Laudati

A proposito di soldi sequestrati e di crack greco, c’è un’inchiesta di Antonio Laudati, che merita di essere ricordata e, in qualche modo, ripresa. È quella della Merrill Lynch, chiusa a fine febbraio. I giornali ne hanno parlato poco e solo per esaltare i meriti del Presidente Vendola e del suo Assessore Michele Pelillo. Quello del San Raffaele di Taranto, tanto per intenderci. Vendola, in verità, c’entra poco in questa vicenda. Lui ne ha tratto solo i vantaggi, anche se, va ammesso, nella circostanza si è comportato con eleganza. Non ha sparato a zero, come avrebbe potuto, contro i suoi predecessori. Sopratutto sull’angelico Rocco Palese, che candidamente aveva ammesso, in piena bufera elettorale, di non sapere cosa avesse firmato, perché “non conosceva l’inglese”. Stiamo parlando dell’ingente debito della Regione Puglia, che l’allora assessore al bilancio Rocco Palese aveva negoziato e, a quanto si disse, “risanato” con l’inglese Merrill Lynch. Operazione replicata

leggere. Non è questa la sede per spiegare il complesso meccanismo dei “derivati”, questo il nome del prodotto finanziario, offerto alla Regione, all’Acquedotto e a centinaia di ignari enti locali italiani, grandi e piccoli, di destra e di sinistra. In questi “derivati” sono finiti anche molti titoli tossici greci e quando la Grecia stava per dichiarare default, il rischio era che il crack si estendesse a catena, travolgendo tutti gli enti che li avevano in portafoglio, Puglia e Acqueanche in Acquedotto pu- dotto compresi. gliese dall’amministratore Una provvidenziale unico Franco Divella e che clausola di salvataggio, guadagnò al nostro Palese però, proteggeva la sola il soprannome di Quintino Merrill Lynch, scaricando Sella della Puglia. tutti i rischi della operazioAttribuzione, come si ne sugli enti, che la Merrill vedrà in seguito, alquan- avrebbe dovuto “risanare”. to impropria, ma, a quei Sulla Puglia e sull’Actempi, stiamo nel 2003, quedotto incombeva, andavano quindi, il rimolto in voga schio di una Nel 2003 an- bomba a orocerte operadavano molti logeria. Il mezioni, cosidetin voga certe rito di Vendote di finanza operazioni di la é quello di creativa. Grosse so- finanza creativa: grosse aver riaperto cietà e grandi società si presentavano il negoziabanche, italia- ad amministratori offren- to, al quale ne e straniere, dosi di risanare i loro de- hanno attivasi presenta- ficit. Il trucco, mente ed efvano a ignari naturalmenficacemente e poco ferrati te, c’era collaborato amministrail Prof. Ugo tori pubblici Patroni Grifitaliani e si infi, ordinario caricavano di “risanare” i di diritto commerciale loro deficit. dell’università di Bari e Questi sparivano di bot- della Luiss di Roma e la Ifa to dai loro bilanci, finendo Consulting di Verona. diluiti in ratei ventennali C’é da aggiungere, però, e trentennali, a un tasso e senza nulla togliere al d’interesse apparente- loro valore professionale, mente vantaggioso. Il truc- che la vicenda pugliese, co, naturalmente, c’era e simile a tante altre, non si probabillmente era con- sarebbe chiusa favorevoltenuto in quelle clausole mente, se non vi avesse in lingua inglese, che il fatto ingresso un’inchiesta povero Palese non poteva penale, avviata da Antonio

Laudati. Il Procuratore Distrettuale, che evidentemente conosceva l’inglese ed anche un poco di finanza, ipotizzò a carico della Merrill il reato di truffa aggravata e, nei primi mesi del 2010, sequestrò due rate di debito, che la Regione si apprestava a pagare alla Merrill per poco più di 200 milioni di euro. Il sequestro é stato mantenuto, sino a quando la Merrill non si é “convinta” a espungere i titoli tossici, sostituendoli con titoli più sicuri. A quel punto é stato raggiunto l’accordo. La Puglia continuerà a pagare il suo debito, ma dal suo futuro sono scomparse le nubi greche. Una volta tanto a Bari abbiamo fatto meglio di tutti gli altri. Frutto di un lavoro di squadra, nella quale proprio Laudati ha giocato un ruolo essenziale, non adeguatamente valorizzato dai media e da Vendola. Laudati, però, ha fatto anche di più e meglio. Quando ha sequestrato quei 200 milioni di euro, non se li è tenuti in Procura. Ha convocato le banche locali, le ha esse in gara e ha depositato quei soldi presso l’istituto che gli ha riconosciuto l’interesse più alto. Un profilo da manager, più che da Procuratore, tanto che, quando a febbraio di quest’anno i 200 milioni sono stati dissequestrati e restituiti alla Regione, avevano fruttato un utile di circa 10 milioni di euro. Un ottimo risultato. Da allora Laudati ha chiesto al Ministero di sapere cosa dovesse farsene di quei soldi. Sta ancora aspettan-

iniziativa del circolo fli bari citta’ metropolitana

Decentramento, se ne parla a Bari Proseguono, come ormai diventata consuetudine del venerdì pomeriggio, gli appuntamenti del Circolo Fli Bari Città Metropolitana. Il tema del dibattito, aperto a tutta la cittadinanza, questa settimana verterà intorno al delicato tema del Decentramento e della città metropolitana. Un tema complicato su cui da tempo anche il nostro giornale si

spende, avendo sposato la tesi della necessità dell’attuazione dell’Area Metropolitana. Sarà questo il tema sul quale è chiamata a confrontarsi anche l’assessore al decentramento di Bari Mara Giampaolo. L’incontro si inquadra nel ciclo di assemblee aperte, organizzato dal Fli Bari città Metropolitana. L’appuntamento è per venerdì 22 giugno, alle

ore 19.00, nella sede di via Andrea da Bari, 157. Nel dibattito si confronteranno la tesi dell’amministrazione comunale, che ha predisposto un nuovo regolamento di decentramento municipale e quella di Fli, che auspica il passaggio alla città metro-

politana. Gli schemi attualmente al vaglio dell’assemblea cittadina prevedono la riduzione del numero delle circoscrizioni dalle attuali nove alle cinque. Dal canto suo il Pdl ha fatto una controproposta, chiedendo l’adozione di sei municipi.

do. Passi per un Governo politico, che può avere le sue incertezze e i suoi tempi, ma un governo tecnico avrebbe dovuto rispondere ad horas. Per una Procura, che ha sede in un immobile fatiscente, e che non ha i soldi per riparare le auto e pagare gli straordinari, c’era solo l’imbarazzo della scelta. Ma il Ministero tutt’ora nicchia. Allora, la soluzione proviamo a cercarla noi, facendo nostra un’idea di Laudati. Quei soldi restino in Puglia, là dove ingegnosa-

mente sono stati guadagnati, e servano a finanziare la nuova sede del Palazzo di giustizia. Una prima tranche di finanziamento, da implementare con gli ulteriori introiti che la Procura riuscirà a sottrarre alla criminalità pugliese. Quest’anno è già a quota 800 milioni, e molto ancora resta da fare. Si muovano, dunque, i politici pugliesi e ottengano dal Ministero ciò che ci spetta. Altrimenti non ci resterà che concludere che Laudati ha saputo fare meglio di loro e che loro, nonostante Laudati, non servono una mazza.

il palazzo di via nazariantz

Per gli uffici la soluzione di uno sdoppiamento? Siamo stati i primi a raccontare della situazione ormai insostenibile e pericolosa del palazzaccio di via Nazariantz: che ormai ha i giorni contati. Per quanto l’Inail (controllore e controllato, in quanto proprietario dell’immobile) abbia rassicurato che non vi siano imminenti pericoli di crollo (sic), nessuno fra le centinaia di operatori di giustizia che quotidianamente passano la loro giornata lavorativa nel lugubre e scricchiolante edificio proprio di fronte al cimitero, sa di essere davvero al sicuro. Il comune di Bari, un po’ in affanno, ha dovuto ricorrere all’ennesima soluzione provvisoria con una ricerca di mercato per individuare una o più sedi alternative alla Procura guidata da Antonio Laudati. Cercava stabili da affittare (e ricondizionare) per trasferirvi uffici e personale. Sono arrivate solo quattro offerte, di cui una è stata subito scartata. Le tre rimaste corrispondono alla sede ex Telecom a Poggiofranco, a Villa Patrizia, nei pressi di Santa Fara e al complesso edilizio Agorà, in via Fanelli, una speculazione edilizia finita male per il costruttore Rafaschieri. Ora in comune stanno vagliando, esaminando i pro e i contro, i costi di ristrutturazione e di affitto (è probabile che alla fine saranno almeno due le sedi individuate con una spesa complessiva che

dovrebbe essere di poco inferiore a quanto la municipalità dava per il palazzaccio cimiteriale, tre milioni di euro l’anno). Altre ipotesi? Non si parla più dell’ex ospedale militare Bonomo (c’è da capire se a ritardare la decisione da parte del Ministero della Difesa ci sono anche pressioni da parte della lobby vicina all’ex ministro Larussa, a sua volta gran patron ufficioso di Pizzarotti) che comunque richiederebbe almeno due anni abbondanti di lavori, compatibili con la natura storica e protetta dell complesso. Certo che quella dell’edilizia giudiziaria è una telenovela infinita che Bari vive da lustri e che, per un verso o per l’altro, ha fatto perdere miliardi di vecchie lire e milioni di euro, fondi che invece erano stati destinati proprio a dotare la città di un polo giudiziario degno di questo nome. Di certo c’è la iattanza con cui Pizzarotti, forte di una sentenza del Consiglio di Stato, sta portando avanti il progetto faraonico della cittadella della Giustizia nei pressi dello Stadio San Nicola. L’ultimo baluardo è la regione Puglia: decisa a difendere fino in fondo l’ipotesi già concordata con Comune e Provincia di lasciare al Libertà il polo giudiziario restaurando l’esistente e costruendo il nuovo palazzo in via della Carboneria. Fortunata Dell’Orzo


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La proposta

venerdì 22 giugno 2012

1 - GLI OBIETTIVI - Bisogna moralizzare, snellire le procedure, ridurre le tasse, velocizzare le decisioni, ottimizzare i servizi

Riformare i Comuni: meno enti, meno casta, meno sprechi

di Salvatore Tataella Si discute tanto di riforme. Proviamo ad avanzarne una noi. Per cancellare del tutto la casta sprecona e sostituirla con tanti Cincinnato. Obiettivo: moralizzare gli enti, snellire le procedure, ridurre le tasse, velocizzare le decisioni, ottimizzare i servizi, introdurre i controlli, garantire l’alternanza, rafforzare la democrazia. Ne vogliamo discutere? L’Italia ha circa 9000 Comuni. Sono organizzati e gestiti tutti allo stesso modo, dal più piccolo, una decina di abitanti, al più grande, Roma, con oltre due milioni e mezzo di abitanti. Vi sembra una scelta razionale? Certamente, no. Vediamo, allora, cosa si potrebbe fare per rendere il sistema più efficiente, più democratico e anche molto più economico. Oggi abbiamo 9000 sindaci, 9000 giunte comunali, 9000 consigli comunali, oltre ad alcune centinaia di consigli circoscrizionali, e molte decine di migliaia di aziende municipali, enti, consorzi, distretti, ambiti e comunità montane. Tutto questo macchinoso e pletorico sistema produce alcune centinaia di migliaia di amministratori pubblici, con relative indennità, missioni, gettoni, segretari, auto e telefonini di servizio. Una giungla, una palude, uno spreco. È questa la vera, e più numerosa, casta politica, ma nessuno ha il coraggio di disboscarla. Sarebbe una meritoria operazione a beneficio dei cittadini e della funzionalitá degli enti, ma a scapito dei partiti, che si vedrebbero privati di quel personale politico oggi indispensabile per raccogliere il consenso sul territorio. In compenso, Comuni e Aziende municipali,

salvo lodevoli eccezioni, non funzionano come dovrebbero. Costano molto, ma offrono al cittadino servizi quasi sempre insufficienti. Bisogna porvi rimedio, e subito. Con un triplice obiettivo, recuperare consistenti risorse finanziarie, per alleviare il pesante carico tributario che grava sui cittadini, assicurare alla collettività servizi finalmente efficienti, di qualità e a costi

competitivi, introdurre nei Comuni vere norme di democrazia, legalità e alternanza. Cominciamo dal numero dei Comuni. 9000 enti ci sembrano oggettivamente troppi. In molti paesi europei hanno proceduto recentemente a importanti riforme, accorpando e riducendo significativamente il loro numero. Lo dobbiamo fare an-

che noi. Senza sopprimere alcun Comune, anche se piccolo o piccolissimo. Da noi, il Comune ê l’ente più vicino al cittadino. È la sua storia, la sua comunità. Possiamo cancellare tutto, persino le Regioni, ma i Comuni no. Che si fa, allora? Semplice, si rende obbligatoria l’Unione dei Comuni. Almeno per tutti gli enti al di sotto dei tremila abitanti. Sono più della metá, 4.500 circa. Se fossero obbligati tutti a raggiungere la soglia minima di tremila anime, si ridurrebbero a meno della metà. Un buon risultato, ma non il solo. Tutti questi Comuni manterrebbero denominazione, stemma e gonfalone, così come oggi, aggiungendo solo il nome dell’Unione. In comune, però, do-

vranno mettere tutti i servizi, una sola segreteria, un solo ufficio tecnico, un solo comando per i vigili urbani, e così via. Si otterebbe una ottimizzazione dei servizi, una riduzione dei costi e un minor numero di dirigenti. Poi, abbiamo altri 1000 e passa Comuni, con una popolazione fra i 3000 e 5000 abitanti. Per questi il passaggio all’Unione resterebbe facoltativo, ma Stato e Regioni potranno favorire la scelta, prevedendo contributi e facilitazioni per tutti i Comuni aderenti. Questa riforma, previa approvazione di apposita legge, può essere attuata nel termine di due anni. Il procedimento per i Comuni obbligati (quelli al di sotto dei 3000 abitanti) è attivato dai Comuni stessi, lasciando loro la libertà di scegliere con chi associarsi, mentre il monitoraggio sull’intera operazione resterebbe

alla Regione che, decorso inutilmente il biennio, si sostituirebbe autoritativamente ai Comuni inadempienti, portando a compimento il procedimento nell’ulteriore termine di un anno. Gli altri Comuni, sino a 5000 abitanti, potranno sempre optare per l’Unione. Con vantaggi e contributi, se nel biennio, senza se successivamente. Al termine del triennio di attuazione della riforma, al posto degli attuali 6000 e passa Comuni sotto i 5000 abitanti, potremmo avere, fra nuove Unioni e Comuni singoli, poco più di 2.000 enti. Un bel risparmio. Una norma transitoria, infine, dovrebbe congelare tutte le amministrazioni in scadenza nel triennio fino all’insediamento della nuova governance delle Unioni. Che, come vedremo successivamente, sarà molto diversa.

3 - LE PROVINCE - Basta con il Comune imprenditore che fa clientelismo, accumula passivi e li scarica sui cittadini

Città metropolitane: via le Province Eliminati dalla quasi totalità dei Comuni, i Consigli comunali sopravvivono solo nei Comuni con più di 30.000 abitanti, circa trecento, dai quali bisognerà, comunque, escludere Roma capitale e le cittá metropolitane, che avranno una diversa governance. In queste trecento città avremo, quindi, una duplice governance, come ora: consiglio comunale e giunta, più o meno con le stesse funzioni di oggi, ma con numeri ridotti, sia per la giunta che per il consiglio. Anche in queste città il sindaco viene eletto, a turno e per un anno, all’interno della Giunta. Salvato, in questo caso, il Consiglio comunale, perché i partiti, per il numero rilevante dei cittadini, possano avere una loro voce. Le città metropolitane dovranno costituirsi nel termine di due anni. In difetto scatta il potere sostitutivo delle Regioni, che hanno un altro anno per concludere il procedimento. Le città metropolitane decidono i confini, le competenze, i servizi, gli statuti e i regolamenti. I comuni aderenti non vengono soppressi, ma mantengono nome, stemma e gonfalone, aggiungendo solo la denominazione dell’au-

Una veduta di Bari dall’alto. Presto sarà Area Metropolitana?

torità metropolitana. Ogni comune elegge i suoi organi, in base alla sua popolazione, eccettuato il consiglio comunale, che viene soppresso. Tutti gli eletti costituiscono il Consiglio metropolitano, che governa tutto il territorio della città metropolitana. Al suo interno sindaco e assessori vengono eletti a turno e per la durata di un anno. In ogni Comune, sopravvivono gli organi eletti, che fungono da delegati del sindaco metropolitano. Per Roma, infine, nel termine di un anno dovrá essere appovato uno statuto speciale, che tenga conto del suo ruolo di capitale e della presenza del Governo nazionale sul suo territorio. La nuova governance

degli enti locali ha bisogno, ovviamente, di una nuova legge elettorale, che dovrá essere licenziata entro un anno. Ridotto al minimo il numero degli amministratori, é da presumere che si moltiplichino, invece, liste e candidature. Per evitare un ingorgo paralizzante, bisognerà operare su due fronti: regole severe per la presentazione delle liste, con un sostenuto numero di firme e autentiche più rigorose, da un lato, doppio turno, dall’altro. Entrambi i sistemi contribuiranno a restringere la scelta degli elettori. In particolare, accederanno al doppio turno solo le liste, quindi anche piû di due, che avranno superato una certa soglia, che indiche-

rei nel 20/25%. In questo modo partiti, movimenti ed associazioni sarebbero costretti a candidare solo i migliori. La ineleggibilità per tutti di due mandati consecutivi garantirebbe, poi, un vero ricambio e sopratutto la temporaneità degli incarichi. Faremo tutti come Cincinnato, che, dopo aver servito la Repubblica romana, seppe tornare ai suoi campi. Le ultime due norme riguardano tutti gli altri enti locali e tutte le aziende di servizi dei Comuni. Fra i primi, ricordiamo le Province, i distretti, gli ambiti, le comunitá montane. Saranno soppressi, senza eccezione alcuna. I Comuni, fuori dalle Unioni o dalle aree metropolitane, che vorranno gestire unitariamente alcuni servizi non economici potranno farlo realizzando societá di scopo. In questo caso, però, non nomineranno nuovi amministratori, ma, ad amministrarle, saranno gli stessi sindaci dei Comuni coinvolti nelle societá di scopo. Senza gettone o indennitá aggiuntiva. La riforma, infatti, vieta ai sindaci, alle giunte e ai consigli di procedere a nomine di secondo livello. In ogni ente o società i Co-

muni sono rappresentati solo ed esclusivamente dagli amministratori in carica, che non ricevono per questa attività suppletiva alcun ulteriore emolumento, perché lo Stato fissa inderogabilmente il tetto di indennità e gettoni degli amministratori, che non possono in alcuna maniera essere essere aumentati. Tutte le aziende economiche dei comuni vanno, infine, privatizzate. Basta con il Comune imprenditore, che lede il principio della libera concorrenza, gonfia le assunzioni clientelari, accumula passivi e li scarica sul cittadino contribuente. Per finire, la riforma reitroduce un sistema di controllo sugli enti locali, oggi inesistente e affidato impropriamente alle sole indagini penali delle Procure. Vanno istituite, invece, Commissioni regionali, assolutamente indipendenti, con membri, presi dalla pubblica amministrazione e nominati dal Tar, dalla sezione regionale della Corte dei Conti, dal Procuratore Generale e dal Presidente della Corte d’Appello. In carica per una sola volta e per cinque anni.


La proposta

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2 - I COMUNI - Cancellare i Consigli comunali. I Cittadini scelgano direttamente la Giunta. Sindaci a rotazione e per un solo anno

Più democrazia con la scelta diretta degli amministratori Abbiamo visto come, introducendo le Unioni dei Comuni, gli enti con popolazione sino a 5.000 abitanti possano ridursi a poco più di 2000. A questi va aggiunto un quasi pari numero di Comuni, con popolazione sino a 30.000. Questa soglia segna una significativa differenza nella governance degli enti locali. Per i Comuni, situati al di sotto, come anche per le Unioni dei Comuni (in tutto circa 4000 enti), è prevista una governace che, per comodità, definiremo ridotta. Diversa da quella, che chiameremo ampia, prevista per i Comuni più grandi, che sono poco più di trecento, dentro i quali andrà fatta un’ulteriore differenza per le cittá metropolitane e per Roma Capitale. Quest’ultima godrà, infatti, di uno Statuto speciale. Ma andiamo con ordine. Cos’è questa governance ristretta per i Comuni al di sotto dei 30.000 abitanti? Recenti provvedimenti legislativi hanno già ridotto il numero degli Assessori e Consiglieri comunali. Provvedimenti dettati solo dalla necessità di comprimere le spese dei Comuni. Decisioni giuste, ma insufficienti. Le spese sono scese di poco e l’efficienza dei Comuni non è aumentata. Bisogna, quindi, fare di più e abolire del tutto i Consigli comunali, prevedendo anche una diversa forma di elezione dei sindaci e una diversa durata del loro mandato. Nessuno si scandalizzi e nessuno gridi a una lesione di democrazia. Anzi.

Il risultato finale garantirà proprio una migliore democrazia, un’effettiva alternanza e l’elezione diretta di tutti gli amministratori. Il sistema attuale, che intendiamo modificare profondamente, consente ai cittadini di eleggere direttamente il sindaco e di contribuire alla formazione del consiglio comunale. Il sistema, introdotto nel 1993, ha avuto un indubbio successo e, certamente, ha dato migliori risultati del precedente, quando i sindaci erano eletti (e sfiduciati) dal consiglio comunale. Con gli anni, però, il sistema ha mostrato i suoi limiti. I sindaci hanno cominciato a pensare sempre meno all’amministrazione delle città e sempre di più alle loro personali carriere politiche, per questo spesso approfittando dell’ampio potere e della grande risonanza mediatica derivanti dalla carica sindacale. I consigli comunali, pensati dalla legge come organi di indirizzo e di controllo, non hanno saputo e potuto adempiere, né all’uno, né all’altro. Sostanzialmente privati di altre competenze e, sopratutto, della

gestione, sono diventati, quasi ovunque, dequalificate arene di miserevoli scontri fra fazioni e luogo privilegiato per imboscate e ricatti ai danni dell’esecutivo. Necessaria, quindi, una radicale rivisitazione di entrambi gli istituti. Dei consigli comunali si propone la soppressione, ma non sarà soppressa la democrazia. Anzi. I cittadini, invece che per il Consiglio comunale, voteranno per la Giunta municipale. Sceglieranno, così, direttamente gli assessori, che oggi sono scelti e sostituiti dal sindaco, dopo dure e, spesso, poco trasparenti trattative con i partiti e i consiglieri. Chi può onestamente sostenere che questo sistema non sia piú democratico e trasparente, quando saranno proprio i cittadini, e non altri, a scegliere direttamente i loro amministratori? Si può obiettare come la soppressione dei Consigli comporti anche la scomparsa delle minoranze e dei poteri di controllo, ma è facile far rilevare come già oggi minoranze e Consigli non abbiano alcun valido strumento di controllo. Questa riforma, invece, reintroduce le

Commissioni di controllo, delle quali ci occuperemo oltre. Nessun rimpianto anche per la scomparsa dei partiti, sopratutto nei piccoli e piccolissimi paesi, dove già di fatto non esistono più da un pezzo. Sono solo foglie di fico per coprire interessi consolidati di piccoli gruppi, spesso anche solo famigliari. Una sorta di franchising partitocratico, dove ognuno si sceglie il marchio che piú gli aggrada. La novità più interessante riguarda, poi, il sindaco. Scompare il mito del sindaco scelto dai cittadini e che oggi dura in carica normalmente per cinque o dieci anni. Nelle sue mani si concentra troppo potere e per troppo lungo tempo. Viene sostituito dalla Giunta Municipale, anch’essa eletta direttamente dai cittadini. Quindi, un tasso di democrazia più alto, perché, invece del solo sindaco, ad essere eletta dai cittadini é tutta la Giunta. Le Giunte saranno di numero ridotto, da un minimo di tre a un massimo di sette membri. Le funzioni di Sindaco sono svolte a turno e per un anno da uno dei componenti della Giunta, mentre tutti gli altri svolgono le funzioni di Assessore. Ciliegina sulla torta, tutti i componenti della Giunta sono ineleggibili per due mandati consecutivi. Ogni cinque anni si cambia necessariamente, assicurando alla comunità una reale alternanza ed evitando che un potere esercitato troppo a lungo possa dar vita a una nuova casta. Variante per le Unioni

di Comuni. Nelle Unioni, ogni Comune elegge il proprio Sindaco, che, insieme agli altri, forma il Consiglio dell’Unione. Il Sindaco dell’Unione, che assume il titolo di Presidente, viene eletto all’interno del Consiglio, sempre con la turnazione di un anno. Tutti gli altri membri del Consiglio svolgono le funzioni di Assessori dell’Unione e, allo stesso tempo, di Delegati del Presidente per il Comune di elezione. Anche per loro le stesse condizioni di incandidabilità per due mandati di seguito. Questa è la governance, che abbiamo chiamato ridotta. Si applicherà alla quasi totalità dei Comuni e a tutte le Unioni. Il risultato più vistoso, ma non il solo, sarà una drastica riduzione di inutili e costose poltrone. Una casta di alcune centinaia di migliaia di consiglieri comunali sarà sostituita solo da alcune migliaia di amministratori e solo per cinque anni. Calcolate gli altri vantaggi: recupero di risorse finalizzate a una minore pressione tributaria, decisioni velocizzate, certezza di poteri e responsabilità in capo a un solo organo, ottimizzazione dei servizi. Risultati non da poco.


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Territorio

venerdì 22 giugno 2012

TARANTO - 190 milioni di euro per gli investimenti in città. Presto la nuova diga, il molo polisettoriale, la banchina e il dragaggio

Porto di Taranto, firmato l’accordo per il rilancio di Andrea Dammacco Un accordo da 190 milioni di euro di investimenti per ridisegnare il futuro del porto di Taranto. Questo l’accordo firmato mercoledì scorso, alla presidenza del Consiglio dei Ministri, da Governo, Regione Puglia, Provincia, Comune e Autorità Portuale di Taranto, Sogesid, Ferrovie dello Stato e compagnie di navigazione e logistica impegnate nello scalo pugliese: Evergreen, Tct, Luante Estate B.V. Gsi Logistic e i cinesi di Hutchison. Gli interventi messi in previsione nell’accordo sono quelli di cui si parla da anni: la nuova diga foranea di protezione del porto, la riqualificazione delle aree ricadenti nel Sin, il sito di bonifica di Interesse Nazionale, la riconfigurazione della banchina del molo polisettoriale, l’ammodernamento della banchina e dei piazzali, il dragaggio dei fondali. In base a questo accordo le parti si impegnano a terminare gli interventi in 24 mesi e a garantire la movimentazione di 1 milione di container nell’anno successivo al termine dei lavori e, infine, a trasformare la mobilità di 160 lavoratori

diventerà il cuore del commercio mondiale, in grado di intercettare i traffici internazionali”. Soddisfatti anche il sottosegretario al ministero dell’Ambiente, il foggiano Tullio Fanelli e il viceministro delle Infrastrutture e Trasporti, Mario Ciaccia, che nel marzo scorso ha inaugurato il primo cantiere della piastra logistica di Taranto, la cui funzione, osserva, sarebbe stata vanificata senza gli impegni messi nero su bianco, ieri, della Evergreen in cassa integrazione a rotazione. Il Governatore pugliese Nichi Vendola ha salutato così l’iniziativa: “E’ una firma storica, destinata a cambiare radicalmente l’assetto trasportistico e infrastrutturale dell’intero mezzogiorno e non solo. Oggi finalmente possiamo dire di aver avviato la realizzazione di quello che potrebbe diventare il porto commerciale di riferimento nel Mediterraneo”. “Una svolta per il Porto di Taranto destinato a diventare il vero hub italiano nel Mediterraneo - ha aggiunto Vendola - un cambiamento molto importante non solo per l’economia della città, ma anche per

tutta la Puglia e per l’intero mezzogiorno. Oggi, con la firma del protocollo che prevede investimenti certi e tempi serrati, ci sono tutte le condizioni perché il porto di Taranto diventi, nel giro di due anni, il porto più infrastrutturato d’Italia, in grado così di generare nuova economia e nuova qualificata occupazione. Con il dragaggio poi diventerà l’unico porto italiano a poter ospitare le navi container di ultima generazione e quindi anche il traffico internazionale, quello che si muove da nord verso sud, dalla Cina cioè verso Rotterdam, dovrà rivedere le proprie rotte. Taranto, al centro del Mediterraneo,

in un crono programma dei lavori sulla cui attuazione vigilerà il commissario Lepre. «Ora - aggiunge Ciaccia - si restituisce alla Puglia una grande possibilità di recupero, importante per l’Italia e l’Europa, che considerano strategico il Porto di Taranto». Ora, la speranza è che questo investimento sia realmente il primo passo verso un cambiamento che la città di Taranto chiede a gran voce da anni.

grottaglie

Domenica si inaugura la Mostra della Ceramica Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha assegnato la medaglia per la valenza artistica alla Mostra della Ceramica di Grottaglie. La medaglia verrà esposta in occasione dell’inaugurazione della manifestazione, in programma domenica 24 giugno alle ore 18.30 nel Castello Episcopio. Lo hanno annunciato durante la conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa, il sindaco di Grottaglie, Ciro Alabrese, e l’assessore comunale alla Cultura, Maria Pia Ettore, intervenuti all’incontro con i giornalisti insieme a Daniela De Vincentis, responsabile del settore Cultura-Turi-

smo-Musei Città di Grottaglie. La prestigiosa esposizione, che comprende anche una sezione speciale dedicata al grottagliese Luigi Motelese (1879-1952), tra i ceramisti capiscuola del Novecento, e un’installazione museale all’aperto nel giardino Giacomo d’Atri, verrà inaugurata nel Castello Episcopio, domenica 24 giugno, alle ore 18.30, con la contestuale proclamazione e premiazione dei vincitori, per protrarsi sino a domenica 16 settembre. E’ possibile visitare la mostra utti i giorni compresi i festivi ore 10-13 e 1722.

da luglio il bari-torino della arenaways

edilizia

Trasporto: ecco le prime alternative a Trenitalia

Biodry al Castello di Acaya con un seminario gratuito

Dall’11 Luglio parte il Torino-Bari notturno. La società piemontese “Arenaways” collegherà tre volte a settimana, il mercoledì, venerdì e domenica alle 21.45, con arrivo alle 9.30. Ritorno il giovedì, sabato e lunedì con partenza dal capoluogo pugliese alle 21.12 per arrivare a Torino PortaNuova alle 9.40 del giorno dopo. I prezzi non sono certamente per tutti: si parte da un minimo di 112 euro. Molto presto, poi, comincerà ad operare anche la più famosa «Ntv», società presieduta da Luca Cordero di Montezemolo. Nei giorni scorsi l’assessore regionale ai Trasporti Guglielmo Minervini ha incontrato a Roma i top manager di Ntv: è solo l’ultimo di una serie di contatti che si vanno via via intensificando. Non che occorra un particolare via libera regionale per i trasporti di tipo nazionale, ma le società ritengono utile accreditarsi presso le Regioni, tanto più nel caso in cui sia diventato più difficile il loro rapporto con Trenitalia.

E questo è il caso della Puglia. Sicché si può dire con certezza che la presenza di Arenaways e di Ntv colmerà il vuoto creato su alcune tratte dal disimpegno della società pubblica. E’ perciò molto probabile che le due società si alterneranno per collegare nord e sud. I treni privati di Montezemolo, così, opereranno di giorno: sulla tratta verso Roma e verso il Nord, lungo la linea Adriatica. L’obiettivo è quello di conquistare quei segmenti di mercato lasciati dalle Ferrovie dello Stato. Inoltre Minervini è pronto a chiedere ad Arenaways di allungare il percorso fino a Taranto. Le ragioni sono intuibili e legate alle penalizzazioni subìte dal capoluogo jonico dopo i tagli di Trenitalia. Sembra scontato, infine, che sia Arenaways sia Ntv partecipino ai bandi per la gestione del trasporto regionale: dal 2014 termina l’affidamento diretto a Trenitalia e il sistema trasportistico regionale viene messo a gara.

Nella giornata di domani, 23 giugno la Wall & Wall Sagl, produttrice e distributrice a livello mondiale di Biodry, dispositivo ecologico e bio-compatibile contro l’umidità di risalita capillare, ha organizzato un importante seminario formativo sulla tecnologia, l’applicazione ed i risultati del suo dispositivo. Il 23 Giugno 2012 dalle ore 09.30 alle ore 11.30 e, in seconda sessione dalle ore 16.00 alle ore 18.00, presso il Castello di Acaya, in Acaya, famosissima frazione di Vernole, vicino Lecce ed incantevole cornice per questo atteso evento in Puglia, si terrà il seminario formativo avente per argomento: “il recupero degli edifici - il restauro, l’umidità di risalita: Patologie, diagnostica, soluzioni”. Tecnologie innovative per il prosciugamento definitivo ed ecologico delle murature. Il seminario divulgativo della nuova tecnologia brevettata Biodry vedrà la partecipazione onoraria della Vicepresidente e Assessore alla Cultura della Provincia di Lecce Simona Manca.

L’invito è rivolto alle aziende del settore edile, ai tecnici, agli operatori ed è aperto al pubblico. Nel corso della manifestazione verrà spiegato ai tecnici del settore edile la tecnica utilizzata per la realizzazione di un dispositivo di piccole dimensioni che, applicato sulle superfici, consente di invertire il flusso delle molecole eliminando definitivamente il problema dell’umidità capillare di risalita.


Territorio

venerdì 22 giugno 2012

BAT - Camero si dimette dopo la diserzione de “La Puglia Prima di Tutto” al momento del voto di bilancio

energie rinnovabili

Normative nel “caos” il Governo intervenga Da Marzo 2012 sono state diffuse misteriose versioni di un imminente 5° decreto Conto Energia, il Governo ha successivamente pubblicato la bozza ufficiale di tale decreto, con l’introduzione dei registri per impianti superiori ai 12kW. “Da parte del Governo nessun confronto con le associazioni di settore, unica concessione del ministero dello sviluppo economico è stato adempiere all’obbligo di sentire il parere delle regioni; il confronto è tutt’ora in corso, ci sono voci di piccole e poco significative concessioni da parte del governo, di fatto l’obiettivo dichiarato di questo 5° conto energia è un netto ridimensionamento del settore fotovoltaico”. “Si tratta dell’ennesima posizione ideologica del Ministero dello Sviluppo Economico – dichiarano Giuseppe Bratta e Francesco Tarantini, rispettivamente Presidente Sezione Energia Confapi e Presidente Legambiente Puglia - per il quale le uniche fonti energetiche plausibili sono quelle fossili a tutela dei soliti noti”. “Oltre tutta l’indecisione degli annunci sul conto energia che lasciano nell’incertezza solo 150.000 occupati, siamo “vivendo” il “dilettantismo” di uno sviluppo economico non in grado di pianificare se stesso”,

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sottolineano i due. Alcuni esempi di lavoro quotidiano che vivono gli operati delle rinnovabili: 1) centinaia di impianti fotovoltaici subiscono ritardi nell’allacciamento alla rete. 2) Da pochi giorni è stata pubblicata la norma tecnica CEI 0-21 che sancisce le regole di connessione in vigore dal 1 Luglio 2012. Il primo effetto è che un impianto perfettamente in regola il 30 giugno non lo è più il giorno dopo. 3) La stessa norma introduce l’obbligatorietà della prova del sistema con una costosissima apparecchiatura che ad oggi non è reperibilE, saranno in commercio forse a fine Luglio 2012. 4) i moduli e gli inverter fotovoltaici, per accedere all’incentivo del 2° semestre 2012, dovranno avere tutte necessarie certificazioni: ad oggi non si conosce se le certificazioni dei componenti installati saranno considerate valide e sufficienti dal GSE. “Confapi e Legambiente per scongiurare il caos totale del settore delle rinnovabili- concludono Bratta e Tarantinichiedono a gran voce al Governo di rispettare almeno il patto stretto con le Regioni, apportando le modifiche alle bozze richieste entro la fine di giugno”.

Si apre la crisi alla Provincia Pompeo Camero si dimette e la crisi si apre ufficialmente in seno alla maggioranza di centrodestra del Consiglio provinciale di Barletta-AndriaTrani. Il presidente Ventola dichiara di cadere dalle nuvole e di non sapere realmente il motivo delle dimissioni di Camero seguite alla diserzione in aula de “La Puglia Prima di Tutto” al momento del voto del rendiconto di Gestione 2011: “solo oggi, tutto d’un tratto, sento parlare di questioni politiche, legate pretestuosamente all’approvazione del consuntivo per l’anno 2011: anno in cui, è bene ribadirlo, la Puglia Prima di Tutto è sempre stata al nostro fianco ed ha condiviso ogni nostra scelta. E’ evidente - ha poi proseguito Ventola - che ad agitare gli animi nella Puglia Prima di Tutto non sono le problematiche emerse dal Rendiconto approvato quest’oggi (altrimenti sarebbero rimasti in aula ed avrebbero votato contrariamente senza rischiare di far decadere il numero legale) ma vi è altro di cui per il momento non ci è dato sapere”. In realtà, una prima ipotesi sul dissenso de La Puglia

Prima di Tutto possiamo avanzarla. Forse Camero non è pienamente d’accordo con le mancate dimissioni di Gigi Riserbato da Presidente del Consiglio Provinciale e detiene tutt’ora il doppio incarico di Presidente del Consiglio Provinciale e Sindaco di Trani? Da parte del Partito di Camero viene un chiarimento: “Purtroppo – scrivono Francesco Spina (commissario provinciale del partito), da Vincenzo Valente (capogruppo consiliare in Provincia), Gianni Abascià, Leonardo Lonigro, Alfonso Russo e Pompeo Camero - non hanno trovato ascolto le rimostranze e le sollecitazioni de La Puglia prima di tutto a rendere più efficiente l’azione ammi-

nistrativa che ha visto il congelamento per l’anno 2011 di circa 4,5 milioni di risorse pubbliche non utilizzate a vantaggio della comunità provinciale. Né hanno trovato riscontro i richiami de La Puglia prima di tutto a porre particolare attenzione sulla legittimità degli atti di bilancio consuntivo alla stregua del parere dei revisori contabili. Pertanto, il partito al fine di proseguire la propria battaglia per la moralizzazione della vita pubblica (eliminazione dei doppi incarichi, riduzione degli sprechi e legalità in ogni atto amministrativo), comunica il coerente atto di dimissioni del proprio assessore provinciale Pompeo Camero”. E’ chiaro, in ogni caso che Ventola cerca di

legittimare al massimo livello la contrarietà al piano di riordino cercando di scaricare tutte le responsabilità sulla lentezza amministrativa e burocratica della regione non inquadrando i reali problemi intorno al Consiglio. L’argomento, molto delicato, pone sul banco un’adeguata scorta di “munizioni” all’agguerrito gruppo della Puglia prima di tutto. Riserbato, comunque, se non dovesse cedere sul doppio incarico, sarebbe considerato il responsabile dello scioglimento del consiglio provinciale e della Giunta. Ed è quindi per avere di questi problemi, legati ad ulteriori interessi personali, che abbiamo voluto la sesta provincia? Andrea Dammacco


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Foggia

venerdì 22 giugno 2012

LA CRISI POLITICA - Il tentativo di rabberciare la coalizione potrebbe servire a galleggiare fino a settembre

Mongelli, oramai siamo alla navigazione a vista di Claudio Aquilano Il sindaco di Foggia Gianni Mongelli ha sfoggiato ottimismo e diplomazia, ma appare difficile che il violento strappo consumato dai socialisti e dagli esponenti dell’Unione di Capitanata possa rientrare in modo indolore. A parte le specifiche conflittualità interne che in entrambe queste forze politiche riguardano la delegazione assessorile (due sono gli assessori del Ps, tre quelli dell’Udcap), sembra essersi sfilacciato il rapporto fiduciario con il primo cittadino. In realtà i socialisti di Lello Di Gioia sono sempre stati degli “antipatizzanti”, anche per contare fra i suoi rappresentanti in Consiglio quell’Angelo Benvenuto, ex-assessore al Bilancio, che è stato il più strenuo difensore della continuità con l’esperienza Ciliberti. Ad essere franato è l’asse con i centristi, ed in particolare con il loro massimo leader, Franco Di Giuseppe. Va detto che la storia è confusa assai: tre anni fa la consumata abilità del vecchio esponente democristiano aveva fatto pescare all’Udc il jolly di Lucia Lambresa, appoggiata come sindaco

per rappresaglia al transfuga Santaniello, e successivamente l’accordo di secondo turno con Mongelli. L’Udc e il Pd erano gli azionisti di riferimento di questo patto, a suo tempo benedetto da Massimo D’Alema e Pierferdinando Casini. Ma oggi non ne rimane che cenere: perché sull’Udc si è abbattuto il ciclone Cera, con la fuoriuscita dell’80% della precedente classe dirigente del partito e la nascita dell’Udcap; perché Lucia Lambresa ha abbandonato la Giunta; perché il Partito Democratico non ritiene più vitale il rapporto con gli elettori moderati del centro, o almeno non con quelli di un partito regionale di scarso avvenire. Il Partito Democratico, e soprattutto la sua componente diessina, ha così ripreso l’antico uso di essere forza egemone della coalizione, specie quando si tratta di urbanistica (è a dire quando bisogna dialogare con i poteri forti della città) e di gangli vitali della governance cittadina. Su questi due argomenti, passaggio in Giunta delle integrazioni al Documento Programmatico Preliminare e con-

i nostri atleti alle olimpiadi

tinuità dell’incarico di Franco Mastroluca come presidente del Consorzio per l’Area di Sviluppo Industriale, si è consumata la crisi. Il sindaco non è riuscito o non ha voluto accontentare nemmeno la richiesta minimale di un rinvio della nomina formulata dall’Udcap. Si ricucirà? Non è impossibile che un punto di mediazione sugli interessi fondiari

ed edilizi si possa trovare: benché il mercato immobiliare sia da tempo saturo e fermo, prosegue infatti, in una sorta di coazione a ripetere, l’impulso speculativo alla realizzazione di nuovi alloggi; ma fra zone F, riammagliamento, housing sociale ed altre amenità, a nessuno è proibito sognare. Molto più difficile la ricucitura dei rappor-

ti politici. Anche qui, lo spauracchio delle elezioni anticipate, che segnerebbero il sicuro non ritorno di molti consiglieri dell’attuale maggioranza, potrebbe favorire un rappattumarsi della coalizione. Difficile però immaginare un rilancio: al massimo un assetto di galleggiamento per tirare a campare fino a settembre o fino alla fine dell’anno. Vale la pena?

foggia

Sono tre i foggiani a cinque cerchi

Pochi Valori a porte chiuse per un partito in piena crisi

Saranno tre gli sportivi foggiani che faranno parte della rappresentativa azzurra alle Olimpiadi di Londra. Si tratta della tiratrice di carabina Eliana Nardelli, del tiratore di pistola Francesco Bruno, dello schermidore Luigi Samele. Un tris che porta Eliana Nardelli Foggia al primo posto fra le città pugliesi per numero di olimpionici. Anche Fabrizio Tatarella ed Umberto Candela, coordinatori provinciale e cittadino di Futuro e Libertà per l’Italia, hanno voluto inviare le loro felicitazioni ai tre atleti, ed in particolare allo schermidore Luigi Samele,. “Per uno sportivo” afferma Tatarella “non c’è soddisfazione maggiore. La maglia azzurra che Luigi e gli altri indosseranno nella più prestigiosa delle competizioni esalta il loro valore e il loro sacrificio, ma contribuisce anche a valorizzare quel prezioso tessuto di associazionismo e di pratica sportiva, che con poco aiuto e a volte nel totale disinteresse delle istituzioni, promuove crescita sociale ed umana.

Un po’ irritante e un po’ comica, la pretesa dell’Italia dei Valori di svolgere a porte chiuse il raduno tenuto alla Provincia di Foggia alla presenza di Antonio Di Pietro e del commissario regionale Di Stanislao. Irritante perché l’uso privatistico di una struttura pubblica, ancorché conforme ai regolamenti, ha evidenti caratteristiche di inopportunità; irritante tanto più perché i giornalisti che si è preteso di lasciare fuori della porta erano stati regolarmente invitati con tanto di comunicato stampa. Ma soprattutto comica, sia perché l’esigua partecipazione testimoniava dello scarso interesse raccolto dall’iniziativa fra i militanti (ed a maggior ragione

nell’opinione pubblica) sia perché non si vede cosa di talmente riservato avessero da dirsi i dipietristi. Lo diciamo perché la violentissima faida che ha opposto l’ex-mammasantissima dell’Idv dauna Orazio Schiavone al commissario regionale, che ha provocato la fuoriuscita del primo, non ha avuto alcunché di tacito o di implicito:

entrambi si sono “lanciati le forme in faccia”, come si dice in gergo, senza lasciare niente di nascosto. L’idea che un partito in crisi di consensi e con una classe dirigente verticalmente spaccata debba chiudersi a riccio e non far entrare nessuno sembra appartenere alla storia dell’umorismo. Macabro, ovviamente.

IL COMMENTO

Al fianco del Lastaria di Fabrizio Tatarella La battaglia che la comunità lucerina sta facendo a difesa del suo presidio ospedaliero, minacciato di un irragionevole ridimensionamento dal cosiddetto piano di riordino della Giunta Vendola, non può che vederci protagonisti di un convinto sostegno. Non solo perché i locali esponenti di Futuro e Libertà hanno partecipato con convinzione e con grande sacrificio personale alla clamorosa iniziativa della sciopero della fame, non solo perché il rapporto fra il risparmio atteso e i prevedibili danni alla salute del territorio sono del tutto squilibrati, ma anche e soprattutto perché si pone una urgente questione di consapevolezza e di equità. Nessuno può contestare lo squilibrio delle risorse oggi esistente fra l’assistenza per acuti e i servizi di territorio; né può essere derogabile o differibile l’esigenza di risparmiare il più possibile in un settore che è da tempo il tallone d’Achille della spesa pubblica regionale. È però importante ragionare alla luce di criteri oggettivi: il nosocomio di Lucera non è solo e non è tanto al servizio della popolazione del centro svevo, ma è il centro gravitazionale di una vasta area montana con situazioni di viabilità altamente problematiche e del tutto priva di alternative. La vasta area della Capitanata è da tempo distinta in tre macroaree, ossia il Gargano, il Tavoliere e i Monti Dauni. È ragionevole immaginare un sistema ospedaliero che preveda tre ospedali pubblici in una di queste tre macroaree e nessuno nelle altre due? I Monti Dauni, fra l’altro, non possono contare nemmeno su una grande struttura “privata” come quella di Casa Sollievo della Sofferenza. Non pretendiamo di essere esperti di sanità: sappiamo però che procedendo a spizzichi e mozzichi non si va da nessuna parte. Difendere il Lastarìa significa difendere quel sano principio amministrativo che si chiama programmazione.


Cerignola

venerdì 22 giugno 2012

La riqualificazione non va affidata ad esperti che non conoscono le realtà del territorio

Barbanente e il Pd criticano il Prg di Enzo Pece Nel 1995 fu affidata al Dipartimento di Progettazione di Architettura del Politecnico di Milano la realizzazione del nuovo Piano Regolatore Comunale. Angelo Torricelli, progettista incaricato, Antonio Monestiroli e Vincenzo Donato, responsabili scientifici.

Il Piano fu adottato dal Consiglio Comunale nel 1999. Approvato dalla Regione Puglia nel 2004. Ampie furono le critiche su questa scelta che non dava spazio ai tecnici locali. Ma la volontà era evidentemente proprio quella di evitare questi ultimi non perché non capaci. Era meglio evitare il contatto immediato con cittadini inte-

ressati a nuove costruzioni. Durante un dibattito organizzato di recente dal PD si è parlato di “Rigenerazione Urbana”. Le conclusioni dell’incontro sono state affidate all’assessore regionale alla Qualità del Territorio, Angela Barbanente, la quale ha precisato che «la riqualificazione non va affidata ad esperti che non conoscono

mi per... metta!

Si ride, anzi si piange

Il convegnone...one e la partita dell’Italia Mi per... Metta, dottoressa Gentile. Che Le salta in mente? Convoca un convegnone… one... one per rigenerare la città. Lo convoca il lunedì alle 20, con la partita degli azzurri alle 20.45. Un modo per scoraggiare la partecipazione? O forse la maniera per verificare la fedeltà dei Suoi adepti ? Che già vedo offendere mogli e figli, perché infuriati nella prospettiva di non vedere giocare i nostri Totò. Che vedo rispolverare da sopra l’armadio l’antica radiolina; cercare in fretta le pile giuste; schiacciarsi le dita nel tentativo di incastrarle nell’apposito spazio. E, infine… Impazzire per trovare un posto idoneo, dove nasconderla. Nella fodera della giacca? Nella falda del cappello? Nella mutanda con filo auricolare

le realtà del territorio». Su come vada approntato un piano di sviluppo urbanistico, la Barbanente afferma che «il ruolo dei tecnici va ricondotto nel proprio alveo: il Prg è un atto politico assistito tecnicamente. Talvolta capita che gli stessi amministratori non immaginino le conseguenze di tali decisioni».

che risale tra le natiche e raggiunge la recchia? E come fingere indifferenza, mentre De Rossi calcia, Pirlo passa, Totò tira? Mi perquisirà Elena? E’ l’angosciosa domanda! E se mi scopre, che mi fa ? Mi esilia nell’area –DEM? Mancare? Assentarsi? Trovare un pretesto? Non sia mai. Michelino e Roccuccio, in agguato, farebbero di tutto per far notare l’assenza. Ma, forse, nulla di tutto questo è vero. Mi per Metta, dottoressa, ho capito: quale disorganizzazione, quale distrazione, quale approssimazione! Era tutto previsto e voluto: voleva essere solamente sicura, di finire in questa rubrica… Franco Metta

Il Sindaco Giannatempo continua la sua professione di “comico”. Tira fuori dal cilindro l’ennesima mandrakata. Nomina tutti i suoi consiglieri “mezzi assessori”. Li delega in qualche settore solo per dargli un minimo di visibilità. Praticamente uno zuccherino. I 4 del Gam sono strafelici. Dopo due anni di crisi perenne, il rilancio della giunta con l’ingresso dei nuovi assessori. L’importante è andare avanti. Non andare a votare prima del tempo. E’ la cosa importante per tutti. Sindaco ed assessori. Intanto la Città ride…anzi piange.

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la denuncia di cittadini e commercianti

Viale di Levante e l’igiene che non c’è I residenti di Viale di Levante sono esausti. Commercianti compresi. Nei pressi dell’ex “Pasticceria Stella”, il tanfo è ammorbante. I quattro bidoni presenti, piazzati proprio davanti ad un supermercato, non sono sufficienti a contenere i rifiuti delle molteplici attività e delle centinaia di residenti dell’area. I bidoni, oltre che infelicemente posizionati, sono, oggettivamente, davvero pochi, considerato che vi confluiscono gli scarti dello stesso supermercato, di una cartolibreria, di una pescheria, di una macelleria, dei venditori improvvisati di frutta, nonché quelli dei residenti di Viale di Levante e di Via Iglesias. “L’aria è irrespirabile, e ci sono persone, tra cui un cittadino cardiopatico, che non riescono ad aprire le finestre, per il cattivo odore, e sono ora costrette a soffrire il caldo nelle proprie case”, è il racconto di una dottoressa abitante in uno dei condomini interessati dal problema. “La maggior parte dei giorni, quando i quattro bidoni si riempiono fino all’orlo, siamo costretti a lasciare i rifiuti lungo il marciapiede” è la testimonianza di un commerciante. Quando proviamo, con un bastone, a rovistare tra carte, cartacce e rifiuti

organici, tutti abbandonati frettolosamente per terra, siamo costretti ad allontanarci, perché uno sciame di api e mosche si celava al di sotto di essi. “La puzza è così forte che entra nel supermercato, e molti clienti preferiscono non fermarsi per fare la spesa”, ci confida il titolare del negozio di alimentari. E, non di rado, si vedono anche scarafaggi, da quelle parti. Ci sono state molte proteste dei residenti e dei commercianti: tra le altre cose, è stata presentata una petizione, con oltre cinquanta firme, per sensibilizzare l’amministrazione e chiedere un intervento della SIA. Senza alcuna risposta. Nei giorni in cui la situazione diventa insostenibile, sono i negozianti stessi, a cercare di ripulire la zona. Il problema, dunque, è rappresentato dallo scarso igiene e dalla annosa mancanza di una disinfestazione; e ci si interroga sull’inerzia degli amministratori. Eppure, come lamentano gli abitanti, siamo in pieno centro cittadino. La situazione è davvero incresciosa. L’amministrazione dovrebbe dare delle risposte immediate, e porre un freno a questo degrado. Carlo Dercole

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venerdì 22 giugno 2012

EUROPA - Antonis Samaras ha giurato come primo ministro del Paese. Ora per lui l’impegno di rinegoziare i debiti

La Grecia ha un nuovo governo per provare a superare la crisi di Eliona Cela Dopo le seconde elezioni di domenica scorsa, dopo tutte le polemiche sulla sua capacità di formare un Governo stabile il leader del partito conservatore Nea Dimokratia (Nuova Democrazia), Antonis Samaras, 61 anni, ha giurato poche ore fa come nuovo primo ministro del paese davanti al presidente della repubblica. “Con l’aiuto di Dio ha dett Samaras - faremo ogni sforzo per far uscire il paese dalla crisi. Domani chiederò al governo di lavorare duro per dare una speranza tangibile al popolo greco”. Il nuovo governo conta sull’appoggio dei socialisti del Pasok e della sinistra moderata di Dimarma non sulla coalizione della sinistra radicale, Syriza. In merito alla rinuncia di Syriza di far parte del Governo, EvangelosVenizelos, il leader socialista greco, ha dichiarato: “È una vergogna che Syriza rifiuti di prendere parte al governo” e non si assuma “la responsabilità di rinegoziare il bailout, le misure per uscire dalla crisi”. Perché, secondo Veni-

verso il consiglio europeo

L’Italia protagonista al Consiglio Europeo

Il Ministro Enzo Moavero

zelos: “La cosa più importante non è il governo, ma la formazione di un team di negoziazione nazionale”. Nel frattempo si sarebbe gia’ trovato un accordo sul nome del nuovo ministro delle Finanze: molto probabilmente sarà il presidente onorario della Banca di Grecia, Vassilis Rapànos, già consigliere del ministro delle Finanze tra il 2000 e il 2004, quando la Grecia entrò nell’euro e truccò i conti. Rapànos avrà un ruolo importantissimo nella negoziazione degli accordi della Grecia con Ue e Fmi. Comunque al prossimo

incontro dell’Eurogruppo andrà ancora il ministro delle finanze ad interim, Giorgos Zanias. La Grecia tira un sospiro di sollievo e con lei tutta l’ Europa che domenica con il fiato sospeso aspettava il verdetto! I problemi rimangono tutti, gli accordi devono essere onorati ma forse dopo queste elezioni di buona volonta’ la Germania si fara’ un esame di coscienza e dara’ piu’ tempo al popolo greco per rialzare la testa! Nel frattempo come a farlo di proposito nei prossimi giorni saranno proprio la Germania e la

Grecia a sfidarsi agli Europei 2012, la partita dello spread, come è stata subito nominata, non sarà solo una qualificazione alle semifinali ma una vera e propria battaglia psicologica vista l’antipatia dei greci nei confronti della cancelliera Merkel la quale sarà presente al match. La presenza della Merkel, vista come la responsabile delle misure di austerity imposte al paese, accresce il significato politico della sfida fra i due paesi della Ue. “Sicuramente – ha dichiarato la Merkel – sarà una partita emozionante e coretta” .

unione europea

Cipro, sull’orlo del fallimento e prossimo alla Presidenza Ue

Nicosia, la capitale di Cipro

Paradosso europeo: poco più di un milione di abitanti, un’economia che va a rotoli, forse peggio di quella spagnola, ma da luglio Cipro sarà alla guida dell’Unione Europea! A causa dell’invasione militare turca, è divisa al suo interno dal 1974, nonostante i soli 9 km² di superficie, fa parte dell’Unione Europa dal 2004 ed è nella moneta unica dal 2008, e ad oggi, Cipro, rappresenta un curioso caso nel critico scenario europeo.

Da una parte dal 1 luglio sarà Presidente di turno della Ue e fino alla fine dell’anno avrà anche la responsabilità dell’agenda europea. Dall’altra le banche arrancano ed il bisogno di aiuti si avvicina sempre di più. L’agenzia di rating internazionale Moody’s ha, infatti, deciso di tagliare il rating di Cipro di due punti, da Ba1 a Ba3, ma non è un caso se tutto questo va di pari passo con l’acuirsi della crisi della vicina terra ellenica.

Questo piccolo Stato membro, a causa dei legami fortissimi con Atene, subisce le conseguenze della disastrosa crisi economica greca. Pochi numeri fanno capire la gravità della situazione: l’intero valore dell’economia nazionale è pari a 17,3 miliardi di euro, l’esposizione di Cipro verso le banche greche è calcolata in circa 23 miliardi di euro. Si è venuto a creare, quindi, un paradosso che sta portando la terza isola più grande del Mediterraneo sull’orlo del baratro. Dopo Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna, quasi sicuramente, anche Cipro usufruirà degli aiuti di “madre Europa” per evitare il collasso. Però, anche sul fronte aiuti, c’è una curiosità; l’assistenza finanziaria potrebbe non essere di competenza esclusiva Ue ma, come ha dichiarato anche il ministro agli Affari Europei cipriota, Andreas Mavroyiannis: “Tutte le opzioni sono sul tavolo”. Non è escluso, infatti, che i finanziamenti possano arrivare anche da Pechino e Mosca per un ammontare di circa 4 miliardi di euro. Aiuti euro-asiatici quindi? Staremo a vedere. Sveva Biocca

In vista del Consiglio Europeo del 28-29 giugno, il Ministro degli Affari Europei, Enzo Moavero, ha partecipato ad un incontro con l’intera delegazione italiana al Parlamento Europeo a Bruxelles, nel corso del quale ha chiarito la linea d’azione che il governo Monti sta seguendo e quella che seguirà nel corso nell’importante appuntamento europeo di fine mese. La prossima riunione del Consiglio vedrà, infatti, i diversi capi di Stato e di governo impegnati su moltissimi fronti: quadro finanziario pluriennale, strategia per la crescita, andamento del six pact, del two pact, risoluzione del dibattito sul fiscal compact, sugli Eurobond e sui loro surrogati, i Project bond. Ed ancora, la questione dell’aumento di capitale della BEI, dell’unione bancaria, e della stabilità finanziaria ma, soprattutto, la capacità di avere risultati concreti sulla maggior parte, almeno, di questi temi. Il Ministro Moavero, rispondendo alle numerose domande degli europarlamentari, ha spiegato che i temi sui quali l’Italia punterà maggiormente riguarderanno: “L’aumento di capitale della BEI, i Project Bond, la creazione di un rapporto, da parte della Commissione, riguardante un maggiore coordinamento del mercato interno e del lavoro ed, infine, la stesura di una roadmap relativa all’unione bancaria, o per meglio dire, finanziaria.” Il primo punto

vorrebbe dire andare incontro alle PMI ed alle regioni in via di sviluppo, temi molti cari all’Italia. Per quanto riguarda i Project Bond il Ministro ha detto che il governo italiano supporterà l’avviamento di una fase pilota affinché possano essere testati, direttamente con il mercato, sia a livello europeo che extraeuropeo, i reali benefici che questi finanziamenti sono in grado apportare al mercato. Il rapporto su mercato interno e del lavoro dovrebbe mirare ad una portabilità dei diritti sociali a livello europeo ed anche ad un maggiore riconoscimento dei titoli universitari e professionali. Infine Moavero, invitando tutti i deputati ad una riflessione bipartisan, ha parlato di “fondamentale unione finanziaria, oltre che bancaria, per uscire più forti di prima da questa crisi”. D’altronde, di questo stesso argomento si occuperà anche il quartetto formato da Barroso, Van Rompuy, Junker e Draghi in seno al prossimo Consiglio degli Affari Generali. Fondamentale anche il vertice di Roma fra i quattro paesi più importanti della zona euro, Italia, Francia, Germania e “l’autoinvitata” Spagna, per cercare di fare il punto sulle strategie anti-crisi da adottare attraverso un’attività di cooperazione. Ma la situazione interna al Bel Paese? Come ha detto anche il Premier Monti: “L’Italia ce la sta facendo e non perché lo dice la Merkel”. È pur vero, però, che la strada verso la crescita è ancora più in salita di quanto il governo tecnico avesse prospettato al momento dell’incarico anche se, riportando ancora le parole del Primo Ministro italiano, “il problema è che ci siamo allontanati dal baratro, ma il baratro si è allargato”. Sveva Biocca


Spettacoli e Cultura

venerdì 22 giugno 2012

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EVENTI - L’undicesima edizione dell’appuntamento di Trani. A confronto per costruire linee comuni di cultura e di sviluppo

I dialoghi del cambiamento

Il dialogo “La crisi sulla pelle” con Brutti, Zanchini e Viale

di Roberto Mastrangelo Nello scenario unico, al tempo stesso raccolto e spazioso, silente e protettivo del Castello Svevo e del centro storico di Trani, anche quest’anno

ha riscosso un particolare successo “I dialoghi”, la manifestazione giunta alla sua undicesima edizione dalla ormai consolidata struttura. Da un lato, il rifiuto della velocità, della su-

perficialità, del rumore, protagonisti fin troppo invadenti della conversazione contemporanea (virtuale e non). Dall’altro, l’apertura alla riflessione e al confronto intellettuale, sotto forma di “dialogo” tra ospiti che – partendo anche da posizioni opposte – non cercano di distruggere l’avversario, ma di ragionare su un’idea, un punto di vista, una suggestione. E di cose su cui dialogare, riflettere, elaborare nuove strategie o semplicemente soffermarsi per qualche piacevole ora all’ombra del Castello ce n’e sono state, eccome. Il Mediterraneo scosso dalla primavera araba e dalla tempesta che si è abbattuta sui paesi europei che si affacciano sul suo bacino.

L’Italia delle disuguaglianze. Ne hanno discusso Fabrizio Barca, Emilio Carnevali e Maurizio Landini

Il mondo globalizzato messo sotto scacco dalla crisi economica e finanziaria. Il sistema del lavoro e del welfare dell’occidente che ormai fatica a sopportare i colpi della

l’incontro tra il ministro barca e il leader della fiom

Barca e Landini: come superare le diseguaglianze Uno dei momenti più attesi, partecipati e seguiti dell’undicesima edizione dei Dialoghi è stato il confronto tra il Ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca, e il segretario generale di Fiom-CGIL, Maurizio Landini. Il tema era davvero ampio e complesso, si è parlato di diseguaglianze, di crisi della rappresentanza politica e sindacale, svalorizzazione del lavoro, di mercificazione dei lavoratori, di come contemperare i diritti dei lavoratori con le esigenze delle imprese e del mercato.

Il tutto in un clima di assoluta costruttività, dove non è necessario sovrastare “l’avversario”, ma confrontarsi alla ricerca di punti di incontro possibili. Landini ha dichiarato che “l’Europa ha fatto la moneta ma non ha costruito lo stato sociale dove non c’era” e si è soffermato diffusamente sulla necessità di una legge sulla rappresentanza sindacale nei luoghi di lavoro e su un piano straordinario di investimento pubblico e privato. Su queste e altre questioni cruciali, Landini ha incontrato il

pieno sostegno del Ministro Fabrizio Barca, che ha sottolineato come “abbiamo lasciato degenerare le strutture dello Stato in una maniera che non ha paragoni in nessun’altra democrazia”. Strutture degenerate che hanno portato a ritardi su ritardi nella competitività dell’intero sistemaItalia e che ora pesano come macigni sui processi di rilancio. E’ stato un momento altamente culturale, non soltanto per la qualificata partecipazione, ma soprattutto perchè, per una volta, si sono lasciate fuori dalle mura del castello le urla in stile “Porta a Porta”. Dialogare è possibile, è doveroso, è indispensabile. r.m.

modernità. Il Mezzogiorno italiano e le sue prospettive tra riscatto e difficoltà. Tutti segnali di un fenomeno immenso, dai tratti sempre più diffusi ed evidenti: il cambiamento. Ecco il grande filo rosso che ha portato a Trani grandi protagonisti della cultura, del mondo politico, del lavoro, della ricerca. Cambiamenti che avvolgono la società in ogni suo più recondito angolo, insidiandone fondamenti che fino a ieri ritenevamo indiscutibili e naturali. Cambiamenti che non conoscono confini e interessano la politica, l’economia, la cultura, la tecnologia, lo stato sociale. Cambiamenti tanto inevitabili quanto ancora indefiniti, in cerca di risorse, energie, modelli, approdi. Tante le prospettive da cui partire per declinare

conversano

bari

Stasera musica sotto il Castello

Da domani sera il lungomare diventa Summer Music Village

Secondo appuntamento della Rassegna “Musica Sotto il Castello” di Conversano. Organizzata da Insomnia Cafè in collaborazione con l’associazione culturale PugliaVox e MàS Agency di Conversano; ad esibirsi questa sera alle ore 21,30, ci sarà la band CASA BABYLON Nel corso della serata ci sarà la festa Heineken, con in palio 2 biglietti per l’Heineken Jammin Festival. Casa Babylon è un progetto nato dalla collaborazione di 9 musicisti dalla decennale esperienza, provenienti dai più disparati generi musicali (latino, pop, funky, rock, popolare) e accomunati dall desiderio di riproporre lo spettacolo di Manu Chao e Radio Bemba Sound System dal vivo. Da Clandestino a Malavida alla Rumba de Barcelona, lo spettacolo si completa di un’ora e mezza circa di emozioni. Inizia con il botto, dunque, l’estate in uno dei paesi della Provincia di Bari che maggiormente presta attenzione al calendario degli eventi estivi. Cultura e spattacolo per due mesi ricchi di appuntamenti.

Dal 23 giugno al 5 agosto arriva a Bari il Summer Music Village. Il Lungomare Imperatore Augusto si chiude al traffico e si apre alla musica, ai festival, ai film, all’animazione e agli stand, con un grande contenitore culturale inedito per il capoluogo pugliese. Un progetto che nasce dalla volontà dell’Amministrazione Comunale di valorizzare e qualificare il lungomare come luogo di socialità ed incontro, punto di riferimento principale per un’autentica estate musicale barese. Cuore pulsante del Summer Music Village, sarà un grande palco allestito nel piazzale Cristoforo Colombo, nei pressi dell’ingresso principale del Porto di Bari. Intorno ai grandi eventi ospitati sul palco, sorgeranno le strutture del villaggio.

Un polo di attrazione culturale cittadino, che ospiterà un ampio programma di attività culturali, fra i quali spiccano alcuni festival consolidati dell’estate barese: la Festa dei Popoli (23 e 24 giugno), Di Voce in Voce (28 e 29 giugno), Bari in Jazz (dal 3 al 6 luglio), L’Acqua in Testa (13 e 14 luglio), Menu Kebab (20 e 21 luglio). All’interno di questi festival, o come eventi singoli, ci saranno concerti di artisti italiani e internazionali. Tra gli ospiti Ambrogio Sparagna con lo spettacolo “Vola Vola Vola” che vedrà la partecipazione di Francesco De Gregori (29 giugno), Afterhours (26 giugno), Sharon Jones & The DapKings (14 luglio), Maria Joao, Raiz & Radicanto (28 giugno), Radiodervish (17 luglio), Rimbamband, L’Orchestra della Notte della Taranta diretta da Ludovico Einaudi (30 giugno).

questa traccia. Con eventi che hanno coinvolto l’intera città pugliese con tavole rotonde sul futuro della fotografia e dell’informazione (settori in cui gli effetti del cambiamento tecnologico sono particolarmente radicali), incontri con gli scrittori (da un big del noir all’italiana come Massimo Carlotto alla giovane Sara Root), appuntamenti cinematografici (a cura del Circolo “Dino Risi”) e una serie di spettacoli live, tutti virati al femminile, con protagoniste la giovane cantante pugliese Erica Mou, la narratrice cagliaritana Betti Pau, l’artista italo-somala Saba Anglana. Ed ancora, workshop e laboratori di letture per una offerta di riflessione culturale davvero a tutto tondo che fa dire, a consuntivo, che “I dialoghi” del 2012 hanno raggiunto ormai una maturità ed un consolidato tale da porli ai primi posti del cartellone culturale estivo dell’intera Regione, e non solo. I dialoghi sono stati tanti, tutti affollati da spettatori interessati e partecipi, ed hanno visto alternarsi sul palco del Castello Svevo studiosi di altissimo livello culturale e intellettuale: filosofi (Roberta De Monticelli, Umberto Galimberti, Sergio Givone), sociologi (Franco Cassano), economisti (Giovanni Vecchi, Guido Viale), storici (Luciano Canfora, Gabriele Nissim), antropologi (Marc Augé), politici (Fabrizio Barca, Ministro per la Coesione territoriale, Massimo Brutti), giornalisti (Armando Massarenti, Marino Sinibaldi, Emil Abirascid, Pietro Del Soldà, Marco Demarco, Piero Dorfles, Paolo Flores d’Arcais, Antonio Pascale, Giorgio Zanchini, Jacopo Zanchini).


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Cinema

venerdì 22 giugno 2012

LE PALUDI DELLA MORTE (TEXAS KILLING FIELD) - Buon lavoro della giovane e promettente regista Mann

Un solido thriller da una storia vera di Michele Falcone Diretto dalla figlia del grande regista di “Manhunter”, “Heat” e “Strade violente”, Ami Canaan Mann, qui al secondo lungometraggio, dopo l’invisibile “Morning” (2000). Questo solido thriller é passato abbastanza inosservato alla scorsa edizione della Mostra del cinema di Venezia, uscito in sordina sugli schermi

Usa, merita attenzione almeno da noi, data la sua uscita quasi estiva e priva del pubblico e del successo che merita. Certo, è facile vedersi spalancare le porte con un papà di tale calibro, ma nonostante ciò, la giovane regista riesce a far intravedere diverse qualità. Questo torbido noir ambientato nel profondo Texas ha diversi motivi di

la scheda - le paludi della morte REGIA: Ami Canaan Mann SCENEGGIATURA: Don Ferrarone ATTORI: Sam Worthington, Jeffrey Dean Morgan, Jessica Chastain, Chloe Moretz, Stephen Graham, Jason Clarke, Annabeth Gish PRODUZIONE: Forward Pass, Gideon Productions, Infinity Media, QED International, Watley Entertainment DISTRIBUZIONE: 01 Distribution PAESE: USA 2011 DURATA: 105 Min

interesse. Ispirato a fatti realmente accaduti. L’ispettore della Omicidi Mike Sounder, un texano piantagrane, e il suo collega Brian Heigh, originario di New York, sono chiamati in aiuto dall’ex moglie di Mike, l’ispettore Pam Stall, per risolvere il caso di una ragazzina la cui macchina abbandonata è stata trovata nei Killing Fields. I Killing Fields sono una spianata costiera paludosa (che tutti dicono essere infestata dai fantasmi) dove sono stati ritrovati i corpi di quasi sessanta vittime, per lo più giovani donne...La giovane regista dirige con stile sicuro e adulto, la destrezza con cui si misura soprattutto negli inseguimenti sono da antologia dimostrando una certa maturità cinematografi-

Corso Cerignola (Fg) Benvenuto a bordo h 18:40 - 20:20 - 22:10 Men in Black 3 (3D) h 18:10 - 20:10 - 22:10 Il pescatore di sogni h 18:15 - 20:15 - 22:15

Città del Cinema Foggia La bella e la bestia 3D h 16:00 - 17:50 - 19:40 - 21:30 Lorax - Il guardiano della foresta h 16:00 - 18:00 - 20:00

La locandina del film di Mel Gibson

ca, degne di un genitore di un tale calibro. Ispirato a una serie di omicidi seriali accaduti nella realtà e nello stesso Texas, il film é scritto da Don F. Ferrarone, ex agente della Dea che nel 1969, fu trasferito in quel luogo per occuparsi di traffico di droga. Il film della Mann è un lavoro cupo, duro, maschio, a tratti anche intenso, concentrato su una serie di delitti im-

pressionanti che attanagliano sin da subito i due protagonisti del film, Sam Worthington e Jeffrey Dean Morgan, entrambi aiutati da una tostissima poliziotta interpretata da Jessica Chastain. Insomma una buona opera seconda per una futura e speriamo promettente giovane regista che porta il fardello di un cognome troppo altisonante in una Hollywood ammazza talenti.

Quella casa nel bosco h 18:00 - 22:10

Galleria Bari Le paludi della morte h 16:10 - 18:20 - 20:30 - 22:40 Rock of Ages h 17:45 - 20:15 - 22:45 Il Dittatore h 16:40 - 18:30 - 20:45 - 22:35


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