La tonnara

Page 1


·; . ..r.:!-/ '

".:.. 1,..-~~ ~.

70 I

, ~:

'

..

NINO 5('ALfARI

::~..........

/

-8)8-

~ran ò e lli

..

. <:~;-~

:x·) ;/.~:;.1 ;/! '.....<

-:-;

.v' ~_

.

,.

~".,

....

..; . . . /_l -r- " ..<'"'

;/~ ;';:":- .:.-~. :­ "

/.' -;/

'·

­

9

ò' a Ima

~~ .,;s..~.

~~

:lllllae Te llllf" i wrpus mo.\: l'ci/didil aegnl/I! nc/l!cr! et aH/a/um sOl'dibus iIlCO/tlIll Cm; civibllS uu/em ulllplis COlllfll i Il il, lIi9llus (1I11ic CIII! , llomell sel'l>arldlllll uo/aqlle, curdis opus.

.'"

Presso " LA FIONDA "

in Roma

")\

1922

=

~ ::

.,

./..:-Y]

' .~.-,i.- _'.':~ ~

5critti postumi

'\ ..

."":" ;.~!-.-

."

",'"

/,...-'

... -:;7-:;:.-:...·v

~~ ~)~

;.-v/ --z/; .... ;Y"-j',/ .; "..

.-~


~

C -'.. l > ~~

:::J

c:; O) ....;

cc..,

(.

~Q ..i .._..

:::1 ç:l,. ~;

c:

~ ,-,

.

C:<)

V1

(1) ~

o.. r.:: "'. · -0

' <...

ILI

,., il""":

;: l­

II': l~

f.. ­

_.,

1-. ;-.

I

,I

.

,) ~!

Li

1

Il U :n ,I !I! I

, (1

,_l

i n.. [~j i, a:: "

Il

'.

-


Nino Scalfari lasciò cadere pochi brandelli di anima a testimonianza dell'armonia e della bel­ lezza di essa. Leggendoli cerchi il lettore rie­ vocare la sua bella persona, e mandi un pen­ siero fiorito ed un saluto ' verso quella Casa diserta battuta dall'insonne mare che chiama il suo fedele scomparso:

In funere Antonini Scalfari

~ ulcller eral iuvenis,

palriae forlissimus htros,

llaliae sidus prospiàebal amalls. Aspera quaeqlle .ferms IzcrI"enlia caslra petivil,

« At queritur circum tlebilis un da maris! »

Conjeclus landem vulllen"bllS rediil. Alqlle lares patrios 'visil dlllcesque parenles, Ut passit placido nlre quiele frlli. lam subrideballl animo pulcherri7lla quaeque, Ac telUntill pectus dlllcis alebal amor.

lv/ollideone, 23 Luglio I9 22 .

illi ialll suavis ridebal blanda p ue/la , .splelldebant oculi lumine caentleo. TUIil vero maglio perclllslls ali/ore canebat: .spero iam blanda coniuge posse frui. At saeVU1Il vuluus curas eXl/sperat, alqlle 17lcassum iuve71is litora blanda pelit. Nulla potest facies b'istem lmire dolOl'Wl: NOli 1Ilar~ Ilon arVllnt Ilec iuvat alba casa. Tum de./ecil illops mtimi, caecu.sque furore JJjortem conscivit ialll sibi, cessit illers, Ut viridis nilidis cirCU1ndata Jloribus arbos, Du.m jilril insa7111S, vere tepenle, Nolus. blfelix maler fruslra 1I1i1lC invocai illum, At quailur circulIl flebilis m/da lIlaris.

Radicena, Maggio 19 22 . ,....'!Io.

fRf1NCéSCO SOfll'l-l'Ilé5510 .• X ..


t?oche parole ài t?refazione

e

Ne'Ila notte di Pasqua del 19 21 in uma casetta silenziosa sul nostro azwrro Tirreno, un giovine fiorente e animoso, comechè pur allora uscito da lunghe tormentose sofferenze, stronCJva da sè la sua vita s\lggellando col sangue una breve esistenza, fatta di battaglie e di azioni nobilissime. Quel giovine, redu-:e glorioso di Bosco-Cappuccio ove avea lasciato brandelli del suo corpo guadagnandosi in soli tre giorni un encomio ed una medaglia di ar­ gento, era Nino Scalfari, amato e ammirato da tutti pel suo fe,t'vido ingegno, pel suo cuor generoso. Era nato a Monteleone il 23 luglio 18 9 1: "" compirebbe appena oggi i suoi trent"é\ anni! \;


Fece gli studi lic ::.':di nel n ostro

F ilalìg ieri,

e

qllL' lli di (J iLllis\'l rud r' J1Z:1 n t"g li At enei -..ii Roma

oliondo, 11 (;iorllale d'lfaha, La Libertà E CO /10m/ca, 11 il1àtÙllO, il T empo ed altri

(' el i !V\ ~ S$ i l l i l , i l l"ui l~Olls i g l io

m ulti g iorn ali e rassegl1 e lo ebb elO co llab o r ~H o l "e

ACL:1je mic o ha

Cll l1 fe rito in q u t:..,t i i!,iulI1 i alla sua memo ri a la LIUr l',\ /t(;}/ oris

prezioso, infaticabile.

N elle vigili e an gosciose

Ritirat os i n el su o erem o l1ìar i ll O su l n ost ro

d ell ,l I1t". u trdl itù i ullèllu

Go lfo , pur costrelto per ql\ as i d ue anni all'im­

q Ul' l

fondò èl ~!\ o ntel eo ne ' irco lu N ,lz iu l1 ~t1ist; l, fuco lare d i patri olti­ lìk q u egli imb el b i

m obi lità a cauS ,1

((l// 5" a.

klt ,' lli

Sau11 e

tè'

di

una recr udè'SCell7.a fc:lta le

dell e sue fel ite, con tinuò tult ,\v i,\ a lavorare as­ sid uam en te : e son di q u est'u ltim o perio do

la

pr ege v ol e co nf erenza su Mi ch ele ìV\ o relli, l'in ­ co mpl eto drélm m8 su Co l o mbo, gli

studi

Folkl ore Ca lclb res e, elc. Comi l1 ( iJll do ,ll ie mili

aUlt'

cl

m ari Il e, rito rna va a poco

sul

ritì orirr". CI

f.lo-:o

all a vita ci tt ad in esca dalla so litudine l ab ori o:S:t

di Bivona . N ell e ul t im E' el ez io l1i amministrati ve ris ultav a CO ll sigli ere COlllLIl1 81e CO lI

una

su­

pt'rba v o tazione, e in CO l1 sig li o sostene va con ,lrd o l e la GI US,) della \l os tra bOlg,lta di

vece

I:::;

:1

illgi ga l1tir e L1 forz a del la SUd anima

la f erm èa,l c1èIL~ SU,1 fèdè " Usc ito cLt l l'OspeLi cll è c~; S. Orsol a di

I

Ve nereo Egli nutr iva Ull debi to lii ri co nosc en za \"c' rso qu el lel ill GlI1t evo le Spi ,lgg iJ che gli ,l\'ecl

B o­

ove e l <l s taln rk over",ll o d o\)o la f eri tel, vi sse a Romél m olti m esi reggend Cls i su lle Jssid\.ì G gr u cce in gl'dv i co ndi zion i e tutt,l al suo bv oro pr t' dil e tlo, il g i o 1l1dli ~ "" " L'!t!ea iVazio1l aie, ti Soldato, Sapùlltw, ,/-1 Gran

logna,

~anta

rid ate la fres ca

giov in ezza !

alle to rn ellè Co nsili ar i

Ed

velle n do

e Ia

assid u o

cbll ,l

mmin::t

su l bi roccino tirat o dal suo cava ll o sa uro, Fabi o, da ll e1 front e ste ll ata e cìdg li occhi miti ch e eg li am,w a ! FOlldava a Monteleone la Sezione d ei n o­

"' IV ..

..

;

\'

".


stri gloriosi iV\utilati che lo ebbe animatore e attivo Presidente e che lo volle poi Presidente Onorario quando, per ragioni di salute, fu co­ stretto a interrompere la sua attività. Q\ìando i suoi cari, dopo la tragica notte, cercarono ansiosi tra le sue carte sperando in un nome, in una parola, in un saluto che il­ luminasse quella sua morte sanguinosa, e meno triste ed amara la rend esse ai 101' cuori dolenti, rinvennero invece una lunga serie di scritti, ilwditi in gran parte, ove nè pensiero di scet­ tico nè immagine sdegnosa nè parola di con­ tenuto furore tradivan o o spiegavano la terri­ bilità del suo dramma interiore. Quell e pagine erano invece un canto di amore e di rinascita, un inno sonante al lavoro e alla vita, sia che rievo casse ro le arie dolci della nostra poesia popolare o (ldditassero il cammino ad un gior­ nal e di luce, sia che celebrando egli le nostre vecchie virtuose arti casalinghe mostrasse come attraverso gli anni, tra tanti crolli, quelle Arti avessero saputo custodire il santo culto del focolare, o che nel Navigatore incorruttibile e animoso 2dombrasse la necessità \:~\ V\~;i'e i ot­ tando contro la materia bruta ;J:;~ i~ìC\ lza rsi vittoriosi alle regioni supreme dello spirito l .. VI ..

E sI che doveva

pur

esserci

in

quegli

scritti un grido di sdegno o un'ombra di ma­ linconia: erano nati tra le corsie di S. Orsola di Bologna, tra le mura bianche e tristi di una clinica romana ravvolta nel verde lassù, verso i quartieri nuovi della Città popolosa, tra quelle della casa paterna ove ancora risuona il ticchett10 delle sue grucce gloriose; nella Casa sul m are ombrata da un pino fragante di resina, cinta di oleandri, scossa di continuo da treni fug­ genti, . immani mostri rapinatori di affetti e di speranze, lieta del sorriso del sole e del rom­ bo del mare e pur triste dinanzi a quell'azzurra sconfìnata solitudine l ... Ma colui che aveva sorriso nel dolore e aveva affrontata la morte senza tremare, pur aveva saputo e potuto scrivere le sue più belle pagine ed esprimere i suoi più freschi pensieri con clolcezza e con letizia nei luoghi della pena e dell'oblio L .. '" Sorse cos1, per onorare degnamente la memoria dell'Autore, nel pensiero della famiglia e in quello degli amici più cari, il disegno di ;::t~bblicarc gl~

scritti rinvenuti, raccogliendoli in un voiun:eorga nico e completo che rievocasse dinanzi aiì'ani ma del lettore la fIgura leggiadra .. , VI! "


stri gloriosi Mutilati che lo ebbe animatore e attivo Presidente e che lo volle poi Presidente Onorario quando, per rag ioni di salute, fu co­ stretto a interr ompere la sua attività. Q\ìando i suoi cari, dopo la tragica notte, cercarono ansiosi tra le sue carte sperando in

E sl che doveva

pur

esserci

in

qu egli

scritti un gr,i do disdegno o un'ombra di ma­ linconi a: erano nati tra le cors ie di S.

Orsola

di Bologna, tra le mura bianche e tristi di una clinica romana ravvolta nel verde lassù, verso i quartieri nuovi della Città popolosa, tra quelle

un nome, in un a parola, in un saluto che il­

della casa paterna ove ancora risu ona il ticchett1 0

luminasse quella sua morte sanguinosa, e m eno

del1e sue grucce gloriose; nella Casa sul m are

triste ed amara la rendesse ai lor cuori dolenti,

ombrata da un pino frag an te di

resin a,

cinta

rinvennero invece una lunga serie

di oleandri, scossa di continuo da treni

fug­

di

scritti,

iIl t' diti in gran parte , ove nè pensiero di scet­

ge nti, . immani mostri rapina tori di affetti e di

tico nè imm ag ine sdegnosa nè parola di con­

speranze, lieta del sorriso del sole e del rom ­

tenuto furore tradi vano o spiegavano la terri­

bo del mare e pur triste dinanzi a qu ell'azzurra

bilità de l suo dramm a interiore. Quelle pagine

sconfinata solitudine l ...

erano invece un canto di amore e di rinascita,

Ma colui che aveva sorriso nel dolore e

un inno sonante al la vo ro e alla vit a, sia che

aveva affro ntata la morte

ri ev ocasse ro le arie dolci della

poesia

aveva saputo e potuto scrivere le sue più belle

popolare o (\ddita sse ro il cammino ad un gior­ nale di luce, sia ch e cel ebrando egli le nostre

pagine ed esprimere i suoi più freschi pensieri con c10lcezza e con letizia nei luoghi della pena

vecchie v irtu ose ar ti c8sa l inghe mostrasse come att ravers o gli ann i, tra t,lIlti crolli, quelle Arti avessero saputo custodire il santo culto del focolare, o che nel Navig at ore incorruttibile e animoso 2dombrasse la necessità c;i p a ~ire ~Jt­ tand o contro la materia brut8 y; ~' in :1 !zarsi

e dell'oblio I..... .

nostra

vittoriosi al1e regioni supreme dello spirito [ " VI ..

Sors e co s1,

per

senza tremare, pur

onorare

degn ame nte

la

memoria del1 ' Autor e, nel pensiero della famiglia e in quello degli amici più cari, il disegno di

j.)1.1bblicarc gl: scritti rinvenuti, raccogliendoli in un volume 'orga nico e completo che rievocasse d in anz i alÌ 'aliima del lettore la figura leggiadra .. _V lI ..


d'Oltremare del D'Annunzio

alla

conferenza

e simpatica del Soldelto del C1ttadillo dell' Ar­

mOilografìcl'l sul Moréllitenuta in

tista. E in

.alla presenza di Luigi Siciliani il XX Settembre

o

UIl<l

sedutél

plenaria,

memorabile per la solenne

che

resterà

religiç>sità ' che

la

1920

Monteleone d~i

ricorrendo il primo centenario

moti

circonfuse, il Consiglio Comunale di Monte­ leone, attraverso la parola commovente ed ispi­

di Nola. Tuttavia non si è potuto assegnare la data

rata di UllO dei suoi migliori, Vincenzo Fi-<1nco,

ad og-ni singolo scritto perchè spesso non

anima di poeta e cavalier~ di ogni idealità, ha

era sicuri di coglier nel giusto. Si può del resto

unanimemente affprmato la volontà di

stabilire, senza tema di eO n are, ch'èssi, se togli

render

noti al pubblico gli scritti lasciati da Nino Scal­

qualche scritw giovanile, come già si

fari - concoi rendo il Comune

vanno dal

pubbl icazione. Ancora una volla oggi Autore rende grazie

cordiali

alle

spese

della

famigl ia

dello

al

Consiglio

1921

destino impenttrabile lo travolse

non

S0l10

tutte

quelle rinvenute: molte ~ prose e versi - guaste dal tempo o illeggibili per abbreviature e corre­ zioni non SOliO state riprodotte; molte si ten­ nero da parte perchè framment8rie 0 - incom­ plete; ad altre infìne non s'è dato posto ne'\\a presente raccolta perchè di COlltenuto e carat­ tere llffatto person,Ile o familiare. Esse abbracciano un lungo periodo di at­ poichè vanno

uno scritto del tutto giovanile

dal

ritorno

sulla

da

o

quando di

il

dalla

vita. II lettore ;lffettuoso vedrà da queste pa­ gine balzare la giovanile figura d'indomita fìe­ rezza; sentirà di quanto amore ardesse per la sua terra n(1tale, per la sua Calabria bella, per la sua PatriCl grande l'eroe di Bosco-Cappuccio; quanto fervore di entusiasmo sentisse per l'arte in tutte le sue forme; quanta fede nutrisse nell'avvenire dell'Umanità. Come nel suo velo l'uccello dalle alte zone del cielo lascia cadere talvolta qualche penn-a visto~ testimonianz1 della bellezza del suo corpo, cos1 n~1 breve volo della sua vita

Canzone / '" .. IX ..

.. VIII ..

e cioè

senZ(1 rapirlo, lllla notte di Bivona

di

tribuziolle altamente civili ed onorevoli.

tività letteraria ed artisticcl,

al

è detto,

della Guen a Carsica, ove la morte lo abbr(1cciò la

Monteleone per unèl iniziativa e per una (on­ Le pagine che seguono

1916

si


La tonnara

l\/f

I domandate, signore, se io mi sia pentito ..... ...L ~ ~ Non fui io ad ucciderlo, ma una forza cieca e strana che m';::ttanagliò l'anima di un subito senza più lasciarmi. Avve nne cosi. Sui primi giorni del maggio, ve nto e pioggia ce l'aveano fino allora impedito, ponemmo man o insi enìe alle tenute di Golfo e a quelle di Faro. Anzi una mattina, calando egli a mare un' ancora. grossa delle tenute di fuori, si fece assai male alla mano sinistra col canapo da mollare, e io l'aiutai alla bisogna lavorando alla stessa fune arrossata del suo sangue. Finimmo cosÌ i lavori, chè già pronte erano le due strade, già la Iv\ orte er a al suo pos to, l'Usciere avea is­ sato la sua bandiera e per la Camera piccola, vigilata dalla barca di guardia, e la Came ra grande era tutto uno sciabordio di pali di sugheri di reti. Come San Giorgio, nostro patrono, volle anche il Mustaccio fu calato ed io e Gianni scendemmo a terra per fermare ancor più allo scoglio della Siggiòla il' lungo

.. 1°7 ..


Codardo di tenuta. Quan do tutto fu pronto si potè, con l'aiuto de: Santo, cominciare la pesca. Ved etè come tutto m'è ne lla memoria! Una sera di domenica, e tuttavia si lavorava, il vento di terra po rtò sino a noi il rombo lontano delle campane .... Forse erano finite le Quarantore e le Chiese suonavano per le sacre funzioni. Ci togliemmo tutti il berretto a bordo e sostam­ mo dal la\·oro. Gianni solo si tenne in dispark ,LlÌla di­ vota orazione, ed io notai che strapp'lndosi dalla bocca la pipa la gittò in mare con dispregio fi ssa ndomi stran'~ll1ente. Il rombo lontano or sì or no giungeva a noi sul mare in bonaccia pèr l'aria sì cheta che parve mi l' onda s' inc re­ spasse al l'assaggio del suono. Ancora un altro ricord o del suo strano ranc ore per me. La notte di S,In Pasquale una grande nuvolagliil si stese sul golfo. Il mare dormiva e le onde sbattendo piano ai fianchi della Nlorte facevano brillare la spuma come quando al buio si strofinino dei fiammiferi. lo attendevo t:a nquilla­ mente al mio lavoro. Mi si avvici.nò e mi disse: «Vedi quelle luci? sono gli occhi dei morti che torn a no a galla ... }; e rise. fil i parve ch e un gufo si posasse sull'antenna, tanto stridulo e secco fu quel riso. E io lo tenni per malaugurio chè il pe nsiero mi corse al campa nile della

aria di abitudine che a me dispiacque essere stato con lui sì cortese. QU:lJ)do uscimmo, e Lena mia ci accompa­ gl1~) fino all'uscio ch e guarda a mare, ebbi una terribile sorpresa. Prima di svoltare dalla st rad uzza di casa non gli vidi piLl tra le mani il garofano ros~o che avea por­ tato sin allora. Mi 'Joltai di botto, quasi prev ede ndo : Lena, sulla porta, salutava e accennava a lui col fiore tra i ca­ pelli . Il ('.\O re mi diede un balzo, signore: eravamo sposi d'l un anno L.. Repressi ogni moto con sofferenza indicibile e presi insieme a lui la via della Marina ove dO\'evo com­ prare delle gazose per il Caporais rimasto a bord o. Sapete cr,e mi domandò Gianni, signore? Se soffrissi di acido allo stomaco, ... Non era quella una trista e vile ironia ? Ri­ tornamm o in coperta. Lo scirocco grave e molesto portava su noi un caldo e un'afa insopportabili che mi Serravano la mente sempre fissa a quel garofano rosso come sangue; tanto ch e la notte lo sognai mutato in un cuore, e quel cuore era il mio, e provai acute fitte chè i cani me lo voleano strappare con denti e unghie. Imma gi nate che vita d'infèrno sia cominciata per me allora .... Una mattina me lo vidi dapresso col su o lieve passo elastico quasi animalesco. Era in maglia nera con un'ancora rossa di~egnata sul petto, che dava immagine d'una macchia

nostra Ch iesa e alle storie paurose che la nonn a mi nar­ rava da bimbo quando mi diceva: « è megliCJ \'ederlo il

di sangue. Calmo e sorridenk" mi parlò di un suo desiderio po·

gufo, che sentirlo .... » Si prese terra . ancora una volta e fu all ora che venne un giorno a trovarmi a casa. Gli offrii da bere e mo­ gliema gliene versò un bi cchiere e gli diede anche un piattello di piselli freschi. Bevve senza ringraziare con tanta

sto addosso a Rosa mia sorellt1, e concluse: «Giorgio, noi siamo buoni compagni e tu mi con osci; sappi che vorrei sposarla .... » Non avrei dovut o balza rgli sopra,

.. 108 ..

signore! Come perm ettere qUelle parole che suonavano scherno per me che avevo sorpreso tra i capelli della

.' I09 ..


mia donna il fiore clandestino se non del tradimento (,=rto

. dell'insidia? Eppure non mi mossi e solo tra i miei denti

scricchiolò la cannuccia della pipa .... « E cosÌ? » mi chiese. « Non so che dire, Gianni, per ora. Ne riparleremo meglio a levata di tonnara quando sarà finita la stagione della pesca ». E non si parlò pii'! del suo amore per Rosa. Era appena passata qualche settimana quando il Ca­ porais chiese di me con insistenza. l compagni aggiLlsta­ vano i canapi, ripulivano gli uncini con la pomice, ripara­ vano le maglie delle reti. Il Capo stette un pezzo silen­ zioso. prima di dirmi la ragione della sua chiamata. Accese la pipa lentamente!. ne assaporò le prime boccate poi mi disse: « Senti, Giorgio, ti voglio dire una cosa, ma tu non t'adirare. Se Gianni la vuole sposare. tua sorella, perchè la maltratta e .Ia tenta? Ieri alla fontana egli cercava per­ suaderla e Rosa lo mise al posto e gli rispose con uno schiaffo. Lo vidi io. Bisogna che --non faccia più scendere Gianni a terra ». Il vecchio Capo guardava il mare, lon­ tano, evitando i miei o:chi per non farmi arrossire. lo rimasi di sasso e mi parve che l'ondeggiare della barca mi facesse sguazzare il cervello nella testa., « Anche mia sorella! » pensai ... II dubbio allora si fece realtà af­ ferrandomi con la sua morsa pitl forte che gli unçini sulle carni vive del tonno. Tornai a poppa col capo in fiamme e sentii il bisogno di tuffarlo nell'acqua .... Non auguro al peggiore dei miei lIemici la più piccola parte di ciò che soffrivo. E cos1 i giorni passavano nell'angoscia e nell'aspet­ tazione. Nell'aspettazione di che, s:gnore ? Mah !. non lo sape~ va neanche io... E la vita continuava a volar via disperata e ..

110 .. .

inutile; solo il fresco vento' leggiero portandoci il profumo degli aranci sparsi sulla costa mi riconfortava addolcendo la mia tristezza e la mia pena. Anche noi, signore, uomini ignoranti e rozzi, le sentiamo queste cose belle; e il cuore s1 fa più buono ... Ma a me nel cuore doleva una spina aSSili più acuta di quella che arma certi pesci velenosi quali fanno venire le ulceri solo a toccarli. M'ero accorto che da alcuni giorni egli mi guardava come per aggredirmi di nascosto. Avrei voluto che si ur­ tasse con me, che mi provocasse, che mi attaccasse in­ giustamente; e lo tentavo. Ma pareva che un demonio gli allontanasse i pericoli e lo liberassè dagli ostacoli. E scro­ sciava sempre nel profondo della mia anima quel riso stri­ dulo in quei la bocca più rossa del garofano, tra quei dellti bianchi che parea volessero mordermi. Diventava di giorno in giorno più scortese, più pun­ gente con tutti, più licenzioso nei detti, pitl sboccato par­ lando di donne. A me non rivolgeva pitl la parola diretta­ mellte da quando non gli avevo risposto sul discorso di Rosa mia. Ai compagni strizzava l'occhio se c'era da fare delle allusioni parlando di qllalche giovane sposa. Una sera rac­ contando agli amiCi dei suoi amori con una bella ragazza, lontana di qui, non era lecito fare il nome, disse ri­ dendo tra i denti bianchi: «a me piace prendere le don ne pei capelli lunghi e scioglierli », e mi guardò. Il pensiero corse a Lena, che rossa il volto venne un giorn?- ad aprirmi la porta con le trecce sciolte raccogliendole fretto­ losamel1te. E mille piccoli incidenti, mille fatti nuovi non notati prima - un fazzoletto di seta di quelli che piacevano ., I I I ..


a lui, un busto color di rosa, un corpetto che non le avevo comprato io, un paio di scarpette lucide, le forcinelle gialle coi diamanti falsi, gli orecchini lunghi che Lena avea portati dalla fiera della Madonna dei Polsi quando era andata con sua , madre subito dopo il nostro matrimonio mentre io ero alla pesc,a delle sardelle - tutto mi confer­ mava nel mio sospetto, bruciandomi il cuore e l'anima. Come potevo allora dubitare? E la notte l'insonnia mi travagliava così come mi snervava il pensiero continuo durante il lavoro nel giorno, onde mi proponevo di scen­ dere a terra, di correre a casa, per far confessare tutto ~ a quella trista donna che m'aveva ammaliato coi suoi occhi e colle sue labbra pi~ne d'infingimento e di ' menzogna. Perchè non abbandonai la pesca e non tornai in paese? Perchè un uncino di ferro mi teneva inchi odato vicino a lui su quella barca fatale, con la forza delle ancore che dal fon ùo tt'n evano sald a la tonnara ?.... Non so_ So che quella sera fummn imrrovvisamente avvertiti dalla prima barca di guardi a. Il cielo era sgo'mbro e il tempo bell issi­ mo, Lo scirocco non tirava più, anzi v'era una brezza fresca e leggiera che increspava le onde sulle funi e sulle reti diritte che faceano tremolare lo specchio rigato dalle , corde e dai sugheri come un'immensa foglia venat a. Vi meravigliate, signore, che io sia tanto calmo? Vi sono certi stati misteriosi dell'anima che la gi~sti7.ia non arriva a vedere; vi sono certe offese che il giudice non basta , a lavar~; v'è dentro di noi come un a forza buona che ci apre gli occhi, che ci chiama e ci guida, ma una altra ve n'è, malvagia, che ci attossica il sangue bendan­ doci gli occhi, offuscandoci il cervello.

Provatevi a cond annarmi, ditemi che non dovevo com­ mettere quell' atto .... E sie"te poi sicuro che l'abbia com­ messo io? Potete dimostrarmelo? Perchè mi gu ardate? Credete forse che m'abbiano ammaestrato i miei avvo­ cati o vi stupite del mio parlare ordinato? Anche nel petfo del marinaio c'è un cuore e una coscienza! Se io li avediil colti insieme e li avesse sgozzati, la giustizi a degli uomini mi avrebbe assolto. Che dunque dovevo aspettare? la prova terri bi le forse? E la voce che gridava dentro di me e il sangue attossicato che mi scorreva nelle ven e non bastavano forse? Non martellava sì forte il mio cu ore che egli, il colpevole, non do vesse udirlo ?.... . E così fummo ,chiamati all'erta. I tonni tentand o con la bocca le reti irsute del pedale volgevano verso la Porta della Camera riccol a, Venivano a quattro, a cinqu e, a torme affrettate come spinte da una corrente. La Camera n'era piena. Già la barca di guardia aveva alzato le reti ed essi si erano preciritati nel'la Camera di Porta nuova L'Usciere aveva alzato la bandiera d'avviso, solle va ta la porta, è i tonni balzalldo si eran precipitati nella b 'eria. Latonnara pDrtava, finalmente ·! Per la prima volta il Ca­ porais gittò in aria il berretto di lana e ognuno di noi corse agli uncini ' e alle scuri. C'era ancora abbastanza luce chè grande chiaria era visto mai tanta ressa e tanto tramesti~. sull'acqua. Non Con le lance e gli uncini s'afferravano i tonni che tenta­ vano fu ggire minacciando di rompere le reti salde. Sulla Morte gli animali presi si abbattevano pesantemente con battiti violehti, sfuggendo loro la vita dalle branchie insan­ guinate. Quanto sangue c'era! Era come un gran mat­

ho

.. I I

.. II2 ..

3 ..


l

a

a a l­

)i

a ~.

a­ Ia 111

lt­

tatoio e un odore acre e ferino si spandeva intorno a noi. Lavoravamo a tutt'uomo per vendicarci del lungo vano aspettare. L'Usciere alzava e abbassava la bandiera, e senti­ vamo gli uomini dall'altra barca urlare, coperti di sangue e di spuma. La Morte si coprì ben presto e minacciava pel peso. Occorse trasportare i tonni in barconi e scaricar­ li a terra nella Loggia. lo ? ... Che pensavo io ? Vi assicuro che badavo sola­ mente al mio lavoro. Improvvisamente altre frotte furono spinte nella leveria con un impeto strano, con una mi­ naccia di distruzione. Bisognava ancora affrettarsi. Allora dalla prima barca di guardi</. s'udì grldo: «il· pescecane fra i tonni; dàgli al pescecane ,}. l tonni spinti fin sotto la ,'vtorte si accavallavano urtandosi, scagliandosi contro la barca di guardia, la Colannito, sforzando la gabbia tenace delle reti. Tiravamo ferendo a morte i più vicini, esaltati anche noi dalla caccia insolita che non ci dava tregua. Improvvisamente mi balzò accanto il mostro marino che ri­ cadde guizzando tra h frotta che ~i disperse. Fu un atti­ mo, signore; vidi il pesce con la bocca spalancata guar­ darmi e sentii proprio paura. Anche Gianni mi guardò con gli stessi occhi del mostro, e i suoi denti bianchi balena­ rono nella bocca larga. Sentii un forte strappo alla mia corda, violento: il nemico avea cercato di buttarmi a ma­ re senza .riuscirvi. Trattenni l'uncino sanguinante pronto per il lancio, girai il braccio e gli .scagliai addosso l'yncino. Crescevano gli urli intorno a me, e nessuno si era accorto del mio ierro che l'aveva abbrancato al petto fort~mente. Fu allora che tirai la corda e lo gettai nel carnaio bu­ licante ..... Che udii ?... .r: .. 114 ..

l tonni facendo impeto alla rete l'aveano sfondata e si erano dispersi pel mare: la tonnara era rotta. Vi fu gran silenzio, un gran silenzio di morte intorno a me. Mi accovacciai sulla prora e non vidi più nulla. Solo tra la schiu­ ma sanguigna vidi salire dal fondo una fosforescenza fu­ migante, e una voce lugubre che veniva dal mare disse: « Sono gli occhi dei morti che risalgono a galla )}.

.. 115 ..


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.