Piante Officinali

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LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE INDICE: cosa sono e la loro storia; piante per curarsi: dalle antiche botteghe degli speziali all‟attuale fitoterapia; piante per profumarsi: il giaggiolo; piante officinali in cucina; piante per respingere gli insetti molesti; le piante delle streghe


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE

COSA SONO


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Cosa sono

Per piante officinali si intendono tutti quegli organismi vegetali utilizzati nelle officine farmaceutiche, cioè nei medioevali laboratori farmaceutici in cui lavorava lo speziale (l'attuale farmacista) che oltre a preparare i farmaci, li vendeva.

Non si tratta solo di piante che hanno effetti curativi (cioè piante medicinali), ma anche piante da utilizzare in cucina, da cui ricavare essenze odorose, liquori e perfino colori.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Cosa sono Queste piante nella maggior parte dei casi hanno un odore molto intenso e spesso piacevole da annusare, quasi come un profumo. Questa loro caratteristica deriva dal fatto che contengono alcune sostanze chiamate "oli essenziali". Questi oli posso avere varie funzioni: attrazione, repellente per insetti, etc. Alcuni vegetali presentano una diffusione uniforme degli "oli essenziali" (come ad esempio il rosmarino), altri concentrano la loro presenza in alcune parti della pianta come le foglie, i semi, i petali o i bulbi. A seconda della tipologia di pianta si dovranno utilizzare quindi parti diverse per ottenere l'effetto desiderato. E' inoltre importante imparare a conoscere il periodo giusto per ottenere il miglior rendimento dall'utilizzo delle diverse piante aromatiche. Molte piante aromatiche hanno anche "caratteristiche medicinali o terapeutiche “ e, viceversa, molte piante medicinali hanno anche caratteristiche aromatiche.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Cosa sono

Juniperus communis :

Digitalis purpurea:

dalla digitale si estraggono sostanze utilizzate per le insufficienze cardiache

le bacche sono utilizzate per produrre il gin

Viola odorata :

dalla violetta nacque a metà „800 il profumo “Violetta di Parma”

Isatis tinctoria : il guado era utilizzato

per ricavare il colore blu con cui tingere tessuti, ma anche dipingere (era il blu di Piero della Francesca)


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Cosa sono Non solo si può trattare di organismi vegetali diversi, dalle erbe agli alberi, ai funghi, ma le sostanze utili per l‟uomo si possono ricavare, come detto, dalle più diverse parti delle piante stesse.

Ad esempio, della camomilla, che è una pianta erbacea, si usano i fiori per fare tisane blandamente sedative

Dal legno dell‟albero di canfora si estrae un olio essenziale, usato ad esempio per pomate contro i dolori muscolari ed articolari

Dell‟anice, che è un arbusto, si usano i semi per fare un infuso dalle proprietà espettoranti


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Cosa sono Come detto molte piante inoltre hanno molteplici usi: possiedono proprietà curative, sono utilizzate per l‟alimentazione, se ne ricavano profumi o colori. Ad esempio, le bacche della Rosa canina (cioè la rosa selvatica, che cresce spontanea nei nostri boschi) sono ricchissime di vitamina C: fino a 50-100 volte più degli agrumi!

E‟ IMPORTANTE PERO‟ STARE SEMPRE MOLTO ATTENTI PERCHE‟ ESISTONO ANCHE TANTE PIANTE CHE SONO TOSSICHE

Con i petali dei fiori viene preparato invece il miele rosato, utilizzato per sfiammare le gengive dei bambini quando spuntano i denti. Ma si possono utilizzare anche per fare ottime marmellate!


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Cosa sono L’ELENCO DELLE PRINCIPALI PIANTE AROMATICHE Rabarbaro cinese Aglio Erba cipollina Rabarbaro rapontico Aglio orsino Erba di San Pietro Rafano o Cren Alloro Finocchiella Rosmarino Aneto Finocchio marino Ruchetta selvatica Anice verde Finocchio selvatico Rucola Arcangelica Ginepro Ruta Basilico Issopo Salvastrella Borragine Lavanda Salvia Camomilla Maggiorana Santolina Camomilla romana Melissa Santoreggia domestica Cappero Menta piperita Santoreggia montana Cannnella Mentastro verde Scalogno Cedrina Mentuccia Sedano Cipolla Nepitella Sedano di montagna Coriandolo Noce moscata Stevia Crescione Origano comune Timo maggiore Comino dei prati Peperoncino Zafferano Dragoncello Prezzemolo Zenzero Estragone Pungitopo

Elicriso

Rabarbaro cinese


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Cosa sono

Le piĂš importanti tipologie di impiego delle piante aromatiche sono: -nella cucina di diversi paesi per insaporire i piatti tradizionali o per preparare liquori e altre bevande alcoliche. - nella cosmesi industriale ed "artigianale" per la preparazione di creme o profumi. - nei balconi o nelle aiuole per funzioni decorative e per tenere lontani gli insetti.

Per questo spesso vediamo le piante aromatiche nelle vicinanze di una casa, a portata di mano per lâ€&#x;utilizzo in cucina. Le piante di lavanda, rosmarino e salvia formano bellissimi cespugli sempre verdi che non richiedono troppa acqua o cure particolari, timo e camomilla si prestano per realizzare un prato verde e fiorito.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Cosa sono L’ELENCO DELLE PRINCIPALI PIANTE OFFICINALI Aconito Adonidi Angelica Arnica Artemisia Assenzio gentile Assenzio maggiore Assenzio pontico alpino Assenzio romano V. Bardana Belladonna Brionia Calamo aromatico Camomilla comune Cardosanto Centaurea minore Cicuta maggiore Colchico Coloquintide

Digitale Dulcamara Elleboro Enula campana Erba rota Farfara Fellandrio Frangula Frassino da manna Genepi Genziana Giusquiamo Imperatoria Issopo Iva Lavanda vera Lavanda spigo Limonella

Liquirizia Melissa Pino mugo Psillio Polio montano Sabina Saponaria Scilla marittima Spincervino Stafisagria Stramonio Tanaceto Tarassaco Tiglio Timo Valeriana


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Cosa sono

Le più importanti modalità di impiego curativo e preventivo della piante officinali sono: INFUSO DECOTTO TISANA IMPACCO CATAPLASMA TINTURE ENOLITI OLEOLITI POMATE SUFFUMIGI POLVERI SUCCO IDROLATI OLI ESSENZIALI


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE

LA LORO STORIA


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – La loro storia Come e quando sono state scoperte le proprietà delle piante? L‟utilizzo di piante per curarsi è antichissimo: probabilmente l‟uomo primitivo iniziò a servirsene dopo averne sperimentato per puro caso gli effetti benefici, o averli osservati sugli animali. .

Del resto, una antica leggenda narra che Esculapio, dio greco della medicina, avesse imparato l‟arte del curare dopo aver visto una pecora, ormai ridotta in fin di vita, mangiare un'erba selvatica, e dopo averlo fatto, riprendere forza e vigore.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – La loro storia In America, secondo certe leggende indiane, la tribù dei Chippewa, che viveva nel Michigan, imparava i rimedi migliori per guarire a seconda di come l'orso cercava le radici, le ghiande, le bacche, le erbe etc. Quindi se civiltà evolutesi in luoghi ed epoche così diverse hanno leggende così simili, molto probabilmente c‟è una base di verità.

Con l‟organizzarsi delle comunità tribali, nacquero i raccoglitori di piante che, essendo diventati buoni conoscitori del settore, erano in grado di stabilire il momento giusto per la raccolta e le regole riguardo l‟impiego.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE

PIANTE PER CURARSI Dalle antiche botteghe degli speziali allâ€&#x;attuale fitoterapia


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Piante per curarsi Con lo svilupparsi della civiltà, l´utilizzo delle piante fu associato a riti magici o religiosi: infatti, spesso, la loro raccolta, preparazione e somministrazione era riservata a varie figure rilevanti all´interno della comunità come streghe, maghi, anziani, sacerdoti, le cui conoscenze derivavano da una lunga tradizione orale.

Il mescolarsi di medicina e religione non deve lasciarci stupiti: in molte tribù dell'America meridionale o dell'Africa esiste ancora la figura dello stregone, per non parlare dei “maghi” e delle “streghe” che spopolano sulle nostre tv private.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Piante per curarsi Nel momento in cui la medicina divenne appannaggio dei sacerdoti, si iniziarono anche a tramandare, con documenti scritti, le conoscenze relative alle piante. Ad esempio, su alcune tavolette cuneiformi della civiltà assiro-babilonese, tra cui quella di Assurbanipal vengono menzionate piante come la belladonna, l'oppioecc. ed i loro usi.

La stessa Bibbia ci tramanda l'uso, da parte degli ebrei, di alcune piante, come l'issopo e il cedro, per curare le malattie. Tuttavia esistono documenti ben piĂš antichi.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Piante per curarsi Le prime notizie certe dell'uso di piante ed erbe a scopo curativo risalgono a 10.000 anni fa, in India. Tuttavia, i più antichi documenti scritti relativi all'uso e alle proprietà dei medicamenti e dei veleni appartengono alla civiltà cinese: tra questi è assai noto l'Erbario di Shên Nung (circa 2700 a. C. - padre della medicina cinese e inventore dell'agopuntura), che annovera 360 droghe. In India il medico Charaka scrisse nell'VIII sec. a.C., in sanscrito, il Charaka Samhita, uno dei testi fondamentali dell'Ayurveda: il sistema di medicina naturale più antico (2500 a.C.) di cui l'uomo abbia memoria. Il testo tratta ogni aspetto clinico, basato su erbe e piante medicinali, per il mantenimento della salute e la prevenzione della malattia, studiandone l'origine.


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Tornando alle civiltà che si svilupparono sul bacino del Mediterraneo, tra i documenti più antichi sono i papiri egiziani di Ebers (ca. 1600 a. C.) che descrivono 160 droghe e piante medicamentose tra cui l'oppio, il giusquiamo e il ricino. Gli egizi conoscevano più di 700 forme di medicamenti, di natura sia vegetale che animale.

Il giusquiamo e l‟oppio nell'antichità venivano utilizzati sia nella preparazione di anestetici e sia come sonnifero (usato anche come stupefacente , fumato)

Dal ricino si ricava un olio usato nell‟antichità sia per le lampade che come purgante


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E' con la civiltà greca che compaiono i primi trattati di botanica: il primo, De historia plantarum, fu scritto da Teofrasto e riporta i nomi di 500 piante Fu invece Ippocrate di Coo (460-377 circa a. C.), il padre della medicina, a classificare per la prima volta in modo organico 300 specie di piante medicinali. Tuttavia le prime opere con carattere di veri trattati di farmacognosia e di farmacoterapia compaiono solo in epoca romana. In esse i farmaci non vengono più riportati sotto forma di semplici elenchi o in appendice alle malattie, come negli scritti di Ippocrate, ma secondo criteri sistematici e descrittivi riferiti all'uso, agli effetti utili o dannosi, al dosaggio, alle modalità di somministrazione, ecc.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Piante per curarsi Tra le più significative opere romane vanno ricordate il De medicina di Celso (18 d. C.) e l'assai importante opera in 5 volumi di Pedanio Dioscoride Anazarbeo (sec. I d.C.), De materia medica, che tratta tutta la conoscenza medica dell'epoca, inclusa quella relativa alle proprietà medicinali delle piante. Questa enciclopedia ebbe grandissima autorità in tutto il Medioevo, fin quasi al XVI sec.

Per la prima volta, inoltre, si tenta di classificare le piante non in ordine alfabetico ma secondo le loro affinità. Bisogna però tenere presente che le descrizioni contenute in queste opere, così come in quelle di epoche precedenti, spesso erano fortemente influenzate da concezioni filosofiche, magiche e astrologiche.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Piante per curarsi Di epoca romana vanno anche ricordati Plinio il Vecchio (23-79), la cui opera Naturalis historia, in 37 libri, è un'autentica enciclopedia, ancora oggi fondamentale per farci apprendere le conoscenze della farmacologia degli antichi, e Claudio Galeno (129-201) il medico più illustre di tutta l'antichità dopo Ippocrate.

La sua opera principale, De simplicium medicamentis et facultatibus (i medicamenti citati sono 473) lascerà il segno per un millennio e mezzo.

Fedele alla concezione umorale della malattia, egli catalogò i medicamenti in funzione del "calore" (o umore), secondo gradi crescenti, permettendo la scelta del farmaco con tale parametro per ogni malattia (Methodus medendi). In particolare applicava medicamenti con azione opposta a quella del male: il suo motto era "contraria contrariis curantur". Il medico stesso doveva preparare il medicinale e somministrarlo in modo oculato e con parsimonia al paziente.


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I suoi discepoli distinguevano, a seconda che l'uso fosse più o meno immediato, i medicamenti magistrali (infusi, decotti ecc.),così chiamati perché basati sulla ricetta del medico, da quelli officinali, cioè quelli stabiliti dalle farmacopee ufficiali (acque distillate, tinture, sciroppi, polveri vegetali ecc.).


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Piante per curarsi Con la caduta dell'impero romano, gran parte del sapere scientifico fino ad allora acquisito andò perduto. Le conoscenze scientifiche vennero preservate nei monasteri (codici di Cassino, Scuola di Tours) o sviluppate dal mondo arabo, mentre rimase diffusa quella comunemente chiamata medicina popolare, cioè la conoscenza da parte della popolazione, o meglio da alcuni membri di essa, delle virtù delle piante spontanee presenti in una data zona. Laddove, infatti, non era presente un monastero (e non si era sufficientemente ricchi da potersi permettere un medico), nella cura delle malattie si interveniva per prima cosa con rimedi riconosciuti a livello familiare, come ancora facciamo oggi ad esempio in caso di inizio di mal di gola, etc. Se questi risultavano inefficaci, si ricorreva a figure “specializzate” cioè alle guaritrici, ovvero coloro che guarivano anche attraverso particolari rituali, incantesimi e preghiere. I veri guaritori avevano speciali caratteristiche, cioè erano nati settimini o madri di gemelli oppure provenienti da famiglie tradizionalmente legate alla magia e alla capacità di curare. E' da queste figure che deriverà poi quella della strega, che spesso non era altro che un'anziana donna conoscitrice delle virtù delle erbe.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Piante per curarsi Lo studio delle piante officinali proseguì insieme allo studio della preparazione dei medicamenti. Significativi in questo periodo sono il Libro degli alimenti e dei rimedi semplici di Isacco Giudeo (850-950 circa), in cui vengono descritti gli aspetti pratici e applicativi dei medicamenti e dei veleni conosciuti, nonché il famoso Canone (Quanun) di Avicenna (980-1037).

Già in epoca greca, le piante usate per la composizione di medicamenti semplici, cioè realizzati con una sola pianta o composti, cioè prodotti da piante diverse combinate tra loro, venivano coltivate così da essere facilmente disponibili in caso di necessità e da essere mostrate a coloro desiderosi di imparare.


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Tra i più antichi orti o giardini botanici del mondo si ricordano quelli di Alessandria d'Egitto sotto i Tolomei (dal IV secolo a.C.) e quello istituito ad Atene, intorno al 340 a.C., a scopo di studio e per volontà di Aristotele, che ne affidò la gestione a Teofrasto, uno dei suoi discepoli.

Il Giardino Botanico d’Egitto


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La tradizione continuò e venne incrementata nel Medioevo con l‟istituzione dell‟Hortus simplicium o Hortus medicus (detto anche viridarium nell‟Alto Medioevo). L‟hortus simplicium (sottinteso medicamentorum), il giardino dei semplici, era sempre presente presso i monasteri ed i conventi.

Spesso, inoltre, una parte dei giardini dei palazzi nobiliari era dedicata alla coltura delle piante officinali (e talvolta accanto a quelle utilizzate per curare si trovavano quelle utilizzate per avvelenare...) Il Giardino dei Semplici o Orto botanico a Firenze


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Piante per curarsi Accanto alle abbazie sorsero i primi ospizi ed ospedali per accogliere inizialmente pazienti interni alla struttura. Questi poi col tempo si aprirono a un'utenza esterna di poveri o bisognosi, ammalati, ospiti (solo nel monastero di Cluny passavano 17.000 poveri all'anno). L'ospitalità monastica venne progressivamente a saldarsi con quella ospedaliera: non a caso ospizio e ospedale hanno hospes come medesima radice.

Le figure specializzate in grado di preparare medicamenti naturali efficaci si formarono 
 grazie allo studio di testi classici sulle piante medicinali. Gli stessi monaci furono i primi a tradurli dal greco o dall'arabo. In particolare apprezzavano le opere di Galeno, per la sua razionalità e per la sua dipendenza dalla logica aristotelica. Ospedale di Santa Maria della Scala a Siena: istituito dai canonici del Duomo per accogliere i pellegrini e per assistere i poveri e i bambini abbandonati, risulta già citato in un documento del 1090.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Piante per curarsi Avendo inoltre una dieta basata prevalentemente sui vegetali, monaci, eremiti ed anacoreti erano portati ad interessarsi di piante ed erbe; simili in un certo senso agli uomini primitivi, sperimentavano su di loro le proprietà terapiche delle specie vegetali che crescevano attorno a loro o che loro stessi coltivavano. Ogni monaco finiva assai presto per diventare medico di se stesso. Ad un certo punto mostrarono d'aver conoscenze tali che la gente comune non aveva dubbi nel considerarli alla stregua di maghi e stregoni. Anzi fu proprio per via delle ampie conoscenze medico-fitoterapiche che nacque l'esigenza di affidare agli ordini religiosi la gestione degli ospedali e ospizi urbani e suburbani, esterni al centro religioso. Ildegarda di Bingen (1098-1179), badessa del convento di Rupertsberg in Germania, scrisse due libri che raccoglievano tutto il sapere medico e botanico del suo tempo e che vanno sotto il titolo di Physica ("Storia naturale o Libro delle medicine semplici") e Causae et curae ("Libro delle cause e dei rimedi o Libro delle medicine composte"). In essi non solo non si separava la mente dal corpo, ma si prevedeva anche l'uso contemporaneo di musica, arte, contemplazione, dieta, preghiera, erbe per calmare e curare.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Piante per curarsi Inizialmente il monacus infirmarius si serviva di un confratello giardiniere che coltivava le erbe medicinali (simplicia medicamenta) in un orto botanico (hortus sanitatis) ad uso esclusivo della farmacia interna, che allora si chiamava "spezieria".

Una spezieria aperta al pubblico nell'alto Medioevo l'avevano infatti solo i benedettini, ma ben presto il loro esempio fu seguito anche dai domenicani, francescani, certosini, cappuccini, camaldolesi, carmelitani, gesuiti ecc. Per secoli ostelli, ospizi, ospedali, foresterie, farmacie, lebbrosari o lazzaretti furono gestiti in via esclusiva dalle comunità religiose. Probabilmente il loro momento più significativo non fu durante il Medioevo ma nei secoli XVI-XVIII. In Toscana ad esempio non esisteva convento che non avesse un orto botanico e una spezieria. Ancora oggi esistono ottime farmacie monastiche a Camaldoli, Certosa di Firenze, Monte Oliveto Maggiore, per restare in Toscana. A La Verna l'ultimo speziale, fra' Achille Tocchi, morì nel 1957.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Piante per curarsi Gli ostacoli all'esercizio della pratica medica non erano posti da chi non si fidava della competenza scientifica dei monaci, ma, al contrario, da chi, svolgendo la medesima professione negli ambienti urbani, non sopportava una concorrenza sleale. Di regola, infatti, i monasteri non solo ricevevano lasciti e donazioni che ne aumentavano in maniera spropositata i patrimoni, ma erano anche esentati dal pagamento di imposte e tributi. Furono gli speziali, gli antenati degli odierni farmacisti, che, associati in corporazioni, chiesero insistentemente che i monaci non esercitassero la loro professione medica al di fuori dei loro conventi. Nacquero cosÏ le prime scuole laiche per medici.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Piante per curarsi In Italia fu attivo il più importante centro laico di sapere medico-scientifico: la Scuola Salertina, sorta già nel VII secolo. Essa, col Regimen sanitatis, fu il centro di fusione delle culture greco-romana e araba. Rilevante, all'inizio, l'importanza delle donne nella chirurgia e ginecologia: solo in seguito esse verranno escluse dalla scuola, prevalendo la teoria secondo la quale alle donne non si confacesse il sapere scientifico. Le Ordinationes di Federico II (1191-1250), emanate nel 123141, riprendendo e ampliando notevolmente precedenti disposizioni del sovrano normanno Ruggero II d'Altavilla, elevarono la Scuola salernitana al rango di Università, stabilirono un ruolo nettamente distinto per i due mestieri di medico e speziale, e inaugurarono sostanzialmente l'organizzazione farmaceutica in Europa. Per evitare infatti forme di ciarlataneria si pretese la figura di un medico laureato, il cui sapere scientifico doveva essere codificato e certificato, da potersi esercitare ovunque. L'ordine degli studi prevedeva un triennio di logica, affinché i medici imparassero a ragionare prima che a curare, e un quinquennio di studi teorico-pratici di patologia, diagnostica, dietetica ecc., basati soprattutto su Ippocrate e Galeno. Federico II sancì inoltre che la chirurgia, essendo parte della medicina, non potesse essere appresa senza la dissezione dei cadaveri.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Piante per curarsi Nel mondo arabo intanto la medicina ed il sapere scientifico continuarono a fare progressi, specialmente per quanto riguarda le conoscenze di anatomia e quelle relative alla chirurgia. Agli arabi va anche attribuito il merito d'aver inventato l'alchimia (l'antenata della chimica), ovvero l'arte di elaborare le preparazioni farmaceutiche (tinture, distillati) sia per alambicco che per discensorium.

Inoltre, si deve sempre ad un arabo il primo esempio di farmacopea, cioè una serie di ricette con proporzioni e composizioni, visionate e avvalorate da autorità superiori (Grabadin, scuola di Gondiscipaur, metà dell'XI sec.). Gli arabi, inoltre, furono i più esatti nell'indicare le piante con sinonimi e con termini di riferimento. I primi testi farmaceutici dei secoli XI-XII condensano l'esperienza greco-romana e araba (Antidotarium di Mesue il giovane; Compendium aromatariorum di Saladino d'Ascoli).


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Con Paracelso (1493-1541), filosofo e medico svizzero, inizia anche in Europa il periodo degli studi chimici, che precorre la sintesi dei prodotti. La scienza si concentra sulla ricerca del principio attivo della pianta. La "droga" diventa cosÏ un insieme di sostanze fra loro selezionabili ed estraibili, usabili separatamente o insieme. Lo "speziale" ora è un vero e proprio "farmacista". I seguaci di Paracelso, le cui teorie risentivano ancora dei limiti dell'alchimia e delle teorie paramediche, arriveranno purtroppo ad abolire totalmente l'uso delle piante, dando inizio a quella parte della chimica che studiava i medicamenti, detta iatrochimica. Nella distillazione si cominciano ad usare solventi, alcool e acido acetico.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Piante per curarsi Inoltre tra la fine del '400 e l'inizio del '500, la botanica divenne una vera e propria scienza, grazie alle scoperte geografiche (i conquistadores spagnoli scoprirono orti botanici presso gli aztechi) e all'invenzione della stampa. Il nuovo mondo fece conoscere nuove piante medicinali e commestibili, imponendo una revisione critica di tutte le conoscenze fin allora acquisite. Agli inizi del '500 nacquero i primi "erbari secchi", che favorirono una più esatta identificazione delle piante (tra gli studiosi più noti: Luca Ghini, Ulisse Aldrovandi, Andrea Cesalpino, Giovanni Girault). La prima cattedra universitaria di Lectura semplicium (botanica sperimentale) fu istituita a Padova nel 1533, seguita subito dopo da Bologna. Il primo vero orto botanico, pubblico, è sempre di Padova (1545), cui presto seguirono quelli di Pisa (1547), Firenze (1550) e Roma (1556). Il Giardino dei Semplici o Orto botanico a Firenze


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Piante per curarsi Solo agli inizi dell„800 l‟uomo riuscì a individuare e poi isolare i principi attivi responsabili dell‟azione terapeutica svolta dalle piante medicinali. 
La prima sostanza naturale isolata allo stato puro fu la morfina, nel 1805. Si realizzava, così, il sogno degli antichi alchimisti, protesi a cercare il quid, cioè l‟ignota sostanza che valorizzava le piante sul piano farmacologico. 
Il passaggio ad una vera e propria industria chimica farmaceutica estrattiva fu breve e altre sostanze, per esempio la caffeina e la salicina, alla base della notissima aspirina, andarono ad arricchire la lista delle sostanze naturali vegetali oggi conosciute. 
Nel 1853, inoltre, si scoprì la somministrazione dei farmaci per via intramuscolare e questa pratica aprì la strada all‟utilizzo di una preparazione solubile concepita in modo molto diverso dalla classica tisana di erbe. 
Tuttavia le piante medicinali continuarono ad essere usate sulla scorta dei precetti derivanti dall‟esperienza popolare e soprattutto si continuò a studiarle in modo tale da individuare sempre più principi attivi (e sempre nuovi, via via che la medicina e la botanica progredivano come scienze).


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Piante per curarsi La sintesi di farmaci chimici portò gradualmente fino ai giorni nostri ad un minore interesse verso le erbe, usate soltanto per l´estrazione di principi attivi singoli o precursori per sintesi chimiche di farmaci. Soltanto negli ultimi decenni, vi è stata una riscoperta della fitoterapia, sia per la cura che per la prevenzione di numerose malattie. Il progresso della scienza, ha permesso lo sviluppo di nuove tecniche estrattive e di analisi che hanno permesso ai ricercatori di trasformare l´interesse per le piante terapeutiche in una disciplina vera e propria, basata su evidenze scientifiche. La fitoterapia moderna, che spesso prende spunto dalla tradizione popolare, ha come obiettivo l´utilizzo di piante, sicure, efficaci e con scarsi effetti collaterali attraverso una serie di studi sperimentali che ne individuano ed isolano i principali costituenti chimici, il loro effetto, meccanismo d´azione e tossicità.


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PIANTE PER Il giaggiolo PROFUMARSI Il Giaggiolo


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Il giaggiolo La mitologia greca ha chiamato Iride la messaggera degli Dei, e cioè la divinità trasformata da Giunone nell‟arcobaleno dai molteplici colori e che, servendosi dell'arcobaleno come passaggio, consentiva il "dialogo" tra Olimpo e Terra. Il fiore dell'iris fu così chiamato perché la molteplicità dei suoi colori ricordava, per l'appunto, i colori dell'arcobaleno. Si narra, anche, che le prime specie di questo fiore furono trasferite in Egitto dal faraone Thutmosis dalla Siria. In Italia l'iris è un fiore molto comune nelle campagne toscane; sembra, infatti, che proprio sulla base di questo fiore venne ideato lo stemma della città di Firenze (anche se da sempre esso è comunemente conosciuto come giglio fiorentino). Anche il Re Luigi di Francia lo scelse come simbolo del proprio paese. In Giappone l'iris è uno dei fiori nazionali. Il significato associato a questo fiore è messaggio di buona novella.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Il giaggiolo

Il nome giaggiolo nasce nel XV secolo per indicare l‟Iris florentinias e deriva dal termine “ghiaggiuolo” o “ghiacciolo”. probabilmente è dovuto alla forma del bocciolo di questa pianta da fiore, che ricorda appunto un ghiacciolo (anche nel colore). La pianta erbacea in Toscana cresce spontanea un po‟ in tutte le aree collinari, in terreni poveri di acqua, sassosi e molto declivi, quasi sempre ai margini dei campi, con belle foglie lunghe e spesse della stessa tonalità della salvia, il fiore grande è di un colore dell‟iris spontaneo in Toscana incerto fra il viola chiaro e il celeste, il profumo è intenso e un po‟ acre.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Il giaggiolo

L‟Iris fa parte della famiglia delle Iridacee. Esistono circa 200 specie di Iris. L' Iris è una pianta perenne che cresce spontaneamente nei boschi aridi e sulle scarpate esposte a mezzogiorno, sopporta tranquillamente sia il caldo torrido estivo che il freddo e le basse temperature invernali. Le foglie, a forma di spada, sono ordinate in serie opposte e nascono all'apice del rizoma. Lunghe dai 40 ai 50 cm, hanno la base slargata che avvolge e ingloba la base della foglia successiva.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Il giaggiolo

Il giaggiolo fiorisce ad aprile-maggio e l'inflorescenza è formata da due/quattro fiori, con i peduncoli che partono da foglie ridotte inserite nella parte superiore del fusto. I fiori sono formati da sei petali i cui colori, generalmente, variano dal bianco al viola, con tre petali rivolti verso l'alto e tre verso il basso.

Il rizoma viene utilizzato come infuso per i suoi poteri espettoranti, e ridotto in polvere è base per vari prodotti cosmetici.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Il giaggiolo Nella fabbricazione dei profumi si usano i rizomi di questa pianta , che vengono raccolti da giugno a settembre, privati della corteccia (operazione che ancora oggi va eseguita manualmente), seccati per un anno intero – in passato tre anni – e triturati prima della distillazione al vapore. Il procedimento di estrazione è lungo e complicato ed ha un rendimento mediocre: questo spiega il prezzo elevato dell‟essenza ed il fatto che si usi soltanto per i profumi più ricercati. Il profumo che si ottiene è molto simile a quello della mammola. La coltivazione per scopi commerciali di questa pianta, che iniziò in maniera sistematica a metà dell‟Ottocento e raggiunse presto notevoli quantitativi di produzione grazie alla costante e consistente domanda da parte di aziende francesi e del nord Europa, si diffuse soprattutto nel Chianti e nell‟Alto Valdarno per poi ridursi drasticamente a metà del Novecento, a causa della concorrenza di prodotti di sintesi, che svolgono la stessa funzione (o quasi) a costi notevolmente inferiori, ed al crescente diffondersi delle meno faticose e sempre più redditizie coltivazioni di olivi e vigneti. La coltivazione era già praticata come coltura marginale sui balzi e sulle prode dei campi della massaie delle famiglie contadine, che utilizzavano i soldi ricavati dalla vendita dei rizomi per integrare lo spesso misero bilancio familiare e far la dote alle figlie.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE

PIANTE OFFINCINALI /AROMATICHE IN CUCINA


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – In cucina AGLIO (Allium sativum): è una delle piante coltivate di origine più antica. Fin dall‟antichità era apprezzato sia come alimento che come pianta medicinale: già nel 1550 a.C. il papiro di Ebers, in Egitto, elencava ben 22 impieghi terapeutici dell‟aglio; nel libro dell‟Esodo viene ricordato come “il bene più prezioso lasciato dagli Ebrei durante la fuga dall‟Egitto”. Ippocrate, il famoso medico, raccomandava di usare l‟aglio per le sue proprietà medicinali. Plinio il Vecchio, nel I° secolo d.C., nella sua Historia Naturalis, ne indica tutti gli usi terapeutici; infatti i legionari romani lo utilizzavano come vermifugo e per combattere alcune malattie infettive. Lo prescrivevano anche per curare raffreddore, tosse, bronchiti e asma. In epoca medioevale si riteneva che un sacchetto di aglio portato appeso al corpo scacciasse le streghe e le malattie infettive di cui erano portatrici. Era inoltre considerato efficace contro la lebbra e si credeva che collane d‟aglio al collo impedissero ai vermi di entrare in gola.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – In cucina Per avere un riscontro più scientifico sulle effettive proprietà dell‟aglio bisogna attendere il 1858, quando Pasteur individua e definisce le proprietà antibiotiche dell‟aglio; in seguito fu utilizzato come rimedio contro dissenteria, tifo, difterite, tubercolosi e colera. In effetti le proprietà di questa pianta sono veramente molte: svolge attività antibatterica, antisettica, antinfettiva e antimicotica, preventivo sulle malattie coronariche, combatte i catarri bronchiali ed i malanni respiratori, oltre ai dolori reumatici, è un vermifugo ed inoltre stimola la produzione di bile. Alle sue numerose effettive virtù, si aggiungono poi quelle legate alle credenze popolari già citate. L‟aglio è da sempre stato considerato un rimedio infallibile contro i demoni ed un efficace rimedio contro fatture e malefici.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – In cucina ALLORO (Laurus nobilis): l‟alloro è nella mitologia greco-romana una pianta sacra e simboleggia la sapienza e la gloria. Una corona di alloro cingeva la fronte dei vincitori nei giochi Pitici o Delfici e costituiva il massimo onore per un poeta (che diveniva un poeta laureato). Da qui l'accezione figurativa di simbolo della vittoria, della fama, del trionfo e dell'onore. Inoltre era un albero sacro poiché considerato l'albero del dio Apollo. Divenne poi simbolo di eternità, in quanto sempreverde, e di castità, poiché le sue foglie non si deteriorano mai. Le foglie venivano utilizzate per curare le infiammazioni, anche quelle provocate dalle punture dei calabroni, vespe, api e dai morsi dei serpenti e scorpioni; inoltre, masticate e inghiottite per tre giorni, sgombravano i bronchi, liberavano dalla tosse e, se tritate con il miele, liberavano dall‟asma. Le radici scioglievano i calcoli e acceleravano i parti.


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Per secoli la pianta fu usata contro molte malattie, in particolare contro la peste. Ancora oggi viene appeso nelle case per rinfrescare l‟ambiente e sistemato nei contenitori di farina e tra i fichi secchi, contro gli insetti nocivi.

Le foglie inoltre sono molto impiegate per dare aroma a vari piatti di carne e pesce, e per insaporire verdure e funghi sott‟olio e sott‟aceto. Con i frutti invece si prepara il liquore laurino. L‟alloro ha alcune proprietà terapeutiche tonico-stimolanti, digestive, aperitive, espettoranti e diuretiche. L‟olio delle bacche viene utilizzato contro i dolori reumatici e le contusioni.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – In cucina BASILICO ( Ocymum basilicum ): il nome deriva dal greco “basilicòs” che significa “regale”, ad indicare che era considerato nell‟antichità la “regina delle erbe”; infatti, già 4000 anni fa era coltivato in tutta l‟Asia. In Europa fu introdotto prima dai Greci e poi dai Romani; i Greci pensavano che per un buon raccolto della pianta occorresse pronunciare una serie di imprecazioni nel momento della semina; Plinio il Vecchio considerava il basilico un afrodisiaco, ma lo consigliava anche contro gli attacchi epilettici. Il basilico era considerato una pianta sacra in quanto lo si riteneva capace di guarire le ferite, come quelle di archibugio; era quindi un ingrediente, insieme ad altre 16 erbe, dell'acqua vulneraria, usata un tempo per applicazioni esterne. Elisabetta da Messina, eroina del Decamerone di Boccaccio, seppellì la testa del suo amante in un vaso di basilico annaffiandolo con le sue lacrime.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – In cucina Questa pianta erbacea annuale, utilizzatissima in cucina, può anche servire per preparare infusi ad azione sedativa, antispastica delle vie digerenti, diuretica, antimicrobica e antinfiammatoria.

Il basilico è utilizzato anche contro l'indigestione e come vermifugo. Come collutorio è indicato contro le infiammazioni del cavo orale. L'olio è utilizzato per massaggiare le parti del corpo dolenti o colpite da reumatismi. Inoltre, ha la proprietà di allontanare zanzare e mosche: è utile tenerne un vaso sul davanzale della finestra.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – In cucina CIPOLLA (Allium cepa): coltivata in ogni parte del mondo e rappresenta uno degli aromi più utilizzati nelle cucine di tutto il mondo. La cipolla è un prodotto dell‟orto molto antico, utile in cucina e ricca di proprietà terapeutiche. Le numerose varietà della specie si distinguono per la forma del bulbo, il colore delle “tuniche” e il sapore. Già gli Egizi ne facevano largo consumo. Nella piramide di Cheope c‟è un‟iscrizione che si riferisce a quanto era stato speso in ravanelli, cipolle e aglio. In Grecia era consacrata alla dea Latona, madre di Apollo e di Artemide, che l‟aveva adottata perché soltanto una cipolla era stata in grado di stimolarle l‟appetito quando era rimasta incinta. Secondo Artemidoro se un ammalato sognava di farne una scorpacciata significava che sarebbe guarito. Da Plinio a Dioscoride se ne sono lodate le virtù curative: mangiarle con sale e pane a colazione aiutava a proteggersi dalle malattie del freddo, bere l‟infuso preparato con cipolle crude mandava via i vermi, cotte sotto cenere e mangiate con mele e zucchero giovavano agli asmatici e a chi aveva la tosse.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – In cucina Ha un consistente valore nutritivo, grazie alla presenza di sali minerali e vitamine, soprattutto la vitamina C, ma contiene anche molti fermenti che aiutano la digestione e stimolano il metabolismo; inoltre contiene anche oligoelementi che le conferiscono proprietà diuretiche ed antidiabetiche. In dermatologia può essere utilizzata come antibiotico, antibatterico, semplicemente applicando il succo sulla parte da disinfettare; è anche un ottimo espettorante, specialmente unito al miele e un decongestionante della faringe. Infine questi “benefici bulbi” fungono anche da ipoglicemizzanti, abbassando il livello di glucosio nel sangue e permettendo di ridurre le dosi di insulina a chi ne ha bisogno. In uso esterno la cipolla stimola la crescita dei capelli, ammorbidisce e rende più bella la pelle, purifica le pelli impure con foruncoli e acne.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – In cucina Secondo credenze popolari la cipolla ha virtù magiche. Per combattere i disturbi, le irritazioni o i bruciori provocati dal malocchio si dovevano mangiare cipolle bollite, bevendo anche l‟acqua di cottura. Si potevano eliminare verruche strofinandovi sopra un pezzo di cipolla e poi si gettava dietro la spalla destra, allontanandosi senza voltarsi. La cipolla era anche uno strumento di pratiche divinatorie. Le ragazze indecise fra vari pretendenti incidevano l‟iniziale del nome di ogni spasimante su ogni cipolla, poi le mettevano su un asse e aspettavano. La prima a germogliare indicava l‟uomo da scegliere.


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Nelle nostre campagne, infine, la cipolla era usata per prevedere il tempo: la notte, fra il 1° e il 2° Gennaio, il bulbo della cipolla era tagliato prima in due poi in quattro parti. La metà che cade sulla destra corrisponde ai mesi pari, quella che cade sulla sinistra ai dispari.

Era poi fatta un'ulteriore suddivisione fino ad ottenere 12 spicchi, disposti secondo un ordine ben preciso (dallo spigolo esterno di sinistra a quello interno di destra) sul davanzale di una finestra esposta a nord con sopra qualche chicco di sale. La mattina seguente, prima del sorgere del sole, le sfoglie di cipolla venivano ritirate e analizzate. Per ogni spicchio, che corrisponde al mese, si annotava come si è disposta l'acqua e a seconda della quantità di sale rimasto, si cercava di capire quali sarebbero stati i mesi più piovosi. Infatti, sale disciolto significa mese piovoso, sale asciutto mese scarso di piogge.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – In cucina FINOCCHIO (Foeniculum vulgare): il finocchio selvatico è un'erbacea perenne rustica, di buon valore ornamentale, e di considerevoli dimensioni. Conosciuto fin dall'antichità per le sue proprietà aromatiche, la sua coltivazione orticola sembra che risalga al 1500. Assai usato nelle regioni mediterranee per aromatizzare carni e pietanze, oltre sali minerali e vitamine, contiene un'essenza, l'anetolo, che si concentra in particolar modo nei semi e favorisce la digestione. E‟ conosciuto anche per la sua proprietà galattogena (aiuta la produzione di latte nelle donne incinte): a tale scopo veniva usato ancora nell'800 in Francia come pure grande uso se ne faceva presso la scuola di Medicina di Salerno.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – In cucina I finocchi, oltre ad essere ricchi di vitamine e sali minerali sono ricchi di princìpi attivi che li rendono particolarmente utili per gotta, astenia, inappetenza, reumatismi, flatulenza, vomito, vista debole. Essendo ricco di flavonoidi o fitoestrogeni, sostanze estrogeniche naturali, il finocchio ha un effetto equilibrante sui livelli ormonali femminili, può favorire la regolarizzazione del ciclo mestruale, la secrezione lattea e prevenire il tumore al seno. Agisce sul fegato e sui sistemi di disintossicazione regolarizzando e migliorando la funzione epatica. Agisce inoltre sul sistema nervoso prevenendo e/o alleviando gli spasmi muscolari. L'espressione "lasciarsi infinocchiare" deriva dall'abitudine dei cantinieri di offrire spicchi di finocchio orticolo a chi si presentava per acquistare il vino custodito nelle botti. Il grumolo infatti ha un sapore particolarmente forte e persistente che rendeva gustoso anche un vino di qualità scadente.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – In cucina CAVOLO (Brassica oleracea) : è coltivato da più di 4.000 anni in tutto il mondo. Se ne conoscono almeno 100 varietà, che si distinguono per colore, forma e dimensione: tutte però hanno gli stessi valori nutritivi e medicinali. Gli antichi lo usavano come panacea per curare qualsiasi tipo di malattia. Ippocrate diceva che "non bisogna vergognarsi di trarre dall'uso popolare ciò che può essere utile nell'arte di guarire“: infatti la maggior parte delle proprietà del cavolo è stata oggi confermata da numerosi studi scientifici. I Romani lo utilizzavano per curare le più svariate malattie e lo mangiavano crudo, prima dei banchetti, per aiutare l'organismo ad assorbire meglio l'alcool. Non solo, a Roma si attribuiva al cavolo il potere di scacciare la malinconia e la tristezza. Consumato dalle popolazioni marinare il cavolo, assieme alla cipolla, era l'alimento tipico degli equipaggi delle navi utilizzato per compensare le diete povere durante i viaggi per mare.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – In cucina La presenza di sali minerali e di altri principi attivi, oltre alla ricchezza di vitamine veramente eccezionale, lo rendono un alimento ricostituente ed energetico. Le foglie e il succo di cavolo si rivelano utilissimi sotto forma di cataplasmi caldi, in caso di attacchi di artrite, nevralgie, reumatismi e distorsioni. Per curare acne e foruncoli, le applicazioni di foglie crude tritate e le frizioni di succo fresco danno risultati eccezionali. Recenti studi hanno dimostrato che i cavoli, grazie alle loro proprietĂ organolettiche e alla presenza di alcune sostanze dette indoli, sono da considerarsi come protettivi nei confronti di alcuni tumori, soprattutto legati all'apparato digerente ed urinario. Il decotto di foglie di cavolo sembra aiutare a combattere bronchiti ed asma, oltre ad essere molto utile per combattere le ulcere, in quanto rinforzante della mucosa gastrica. Le mamme, per rimandare la spiegazione del concepimento, dicono ai figli che i bambini nascono sotto ai cavoli. In molte regioni inglesi invece è sotto il prezzemolo che si trovano i bambini.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – In cucina LIQUORIZIA (Glycyrrhiza glabra ): la pianta della liquirizia il cui nome significa "radice dolce", è una erbacea perenne rustica, cioè resistente al gelo, che può superare il metro d'altezza. Cresce spontanea lungo le coste dell'Europa meridionale e non necessita di particolari cure. Utilizzata in cucina per la preparazione di dolci, caramelle e tisane, come risulta dal primo erbario cinese in Asia, la liquirizia viene utilizzata in medicina da circa 5.000 anni ed è una delle piante più importanti. I medici cinesi la prescrivono da sempre per curare la tosse, i disturbi del fegato e le intossicazioni alimentari.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – In cucina La tradizione popolare annette alla radice di liquirizia diverse proprietà farmacologiche: digestiva, antinfiammatoria e protettiva della mucosa. In effetti Il principio attivo più importante della liquirizia, la glicirrizina, le conferisce un'azione antinfiammatoria e antivirale. Comunque va assunta saltuariamente : la glicirrizina, infatti, ha effetti collaterali sull'equilibrio dei sali minerali nel corpo e un abuso di liquirizia, quindi, può provocare ritenzione idrica, aumento della pressione, gonfiore al viso e alle caviglie, mal di testa e astenia


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – In cucina PREZZEMOLO (Petroselinum sativum): è una pianta biennale, originaria delle zone mediterranee. Era ben conosciuto dai popoli antichi, e soprattutto dai Greci e dai Romani, i quali, però, ne facevano un uso completamente diverso. I Greci erano soliti portare in testa ciuffetti di questa pianta quando partecipavano ai banchetti, perchè erano convinti che desse una nota di allegria e che stimolasse l'appetito. I Romani invece lo usavano per adornare le tombe dei loro congiunti. Questa associazione con la morte rimase viva fino al Medio Evo e per molti secoli la gente credette che piantare il prezzemolo significasse morte e raccolti molto scarsi. Ai nostri giorni il prezzemolo viene largamente impiegato per ornare numerose pietanze, sia cotte che crude e per insaporire salse e ripieni.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – In cucina E‟ un alimento dalle innumerevoli proprietà terapeutiche e curative, visto il suo contenuto di vitamine e sali minerali; in particolare esso contiene vitamina A, C, E, ferro, zolfo, calcio, fosforo e rame. Le foglie crude, se masticate, rinfrescano l'alito e migliorano lo stato di salute della pelle; mentre frullate e ridotte in unguento (con l'aggiunta di un poco di acqua di rose) sono un buon calmante per gli occhi arrossati. Utilizzate come impacco, servono per lenire punture di insetti, contusioni e mal di denti. La polpa delle foglie applicata sulle mammelle fa regredire il latte. Il prezzemolo ha inoltre proprietà diuretiche e sudorifere, dovute principalmente ad una sostanza flavonica: l'apioside. Inoltre è utilizzato per regolare il ciclo mestruale e contro la gotta. Nell'erboristeria cinese è utilizzato anche come rimedio per la pressione alta. Per rinforzare i capelli e mantenerli sani è bene sciacquarli con un infuso di prezzemolo. Utilizzato in quantità eccessive, il prezzemolo può essere pericoloso: anticamente veniva infatti usato come abortivo.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – In cucina SALVIA (Salvia officinalis): molto apprezzata dai cuochi perché aggiunge sapore a molte pietanze e digeribilità alle carni grasse. Di norma si ritiene inutile mischiarla ad altri aromi, in quanto il suo profumo fortemente predominante annulla gli altri. Le sue virtù curative sono molto vaste e conosciute fin dai tempi più antichi, tanto che un adagio medievale affermava le proprietà miracolose di questa pianta: “Cur morietur homo cui salvia crescit in horto?” (Perché dovrebbe morire l‟uomo la cui salvia cresce nell‟orto?). L‟autore è uno dei famosi medici della scuola di Salerno, centro, per oltre cinque secoli, della medicina europea. Era attribuito a questa pianta il potere di resuscitare i morti, di predire il futuro e di comunicare con l‟aldilà. La salvia veniva utilizzata per curare la febbre, la tosse, i reumatismi, la paralisi e l‟epilessia.


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Le virtù curative sono date dall'acido tannico, dalla resina e dall'olio essenziale contenuto nella salvia e che la valorizzano, pertanto, per le sue proprietà toniche, digestive, antisudorifere, cardiotoniche, decongestionanti. Le foglie fresche strofinate sui denti li rendono più bianchi e purificano l'alito. Il decotto di salvia si usa, in fase di risciacquo, per mantenere il colore ai capelli scuri, e picchiettato sulla pelle del viso esercita una funzione detergente e astringente.


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PIANTE PER RESPINGERE GLI INSETTI MOLESTI


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Repellenti naturali Sin dai tempi più remoti l'uomo ha cercato nella natura le difese contro gli insetti, osservando che molte piante si difendevano dagli altri animali aggressivi con le loro stesse secrezioni odorose, gli oli essenziali. Oggi c'è un grande interesse intorno a queste sostanze vegetali, che sono innocue e allo stesso tempo efficaci e maneggevoli, e che possono essere estratte e lavorate attraverso attrezzature e tecniche di laboratorio che la ricerca scientifica è ormai in grado di garantire. Già dai tempi più remoti l‟uomo è riuscito a tenere lontano gli insetti bruciando alcune piante aromatiche o dal forte odore. Nell‟antico Egitto venivano applicate sulla pelle sostanze dal forte odore, proprio come protezione contro i pizzichi di insetti. I Romani usavano canfora, cipressi, buccia di melograno e cannella. Nel XVII secolo si faceva uso di rimedi efficaci quali la canapa e, più tardi, estratti vegetali quali aglio, olio di oliva e succo di pomodoro. All‟inizio del XX secolo queste sostanze naturali formavano la base per l‟identificazione e l‟utilizzo di olii essenziali come repellenti naturali.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Repellenti naturali Gli oli essenziali più utilizzati sono estratti soprattutto da alcune piante, che si sono rivelate le più adatte ed efficaci, come ad esempio la Melissa, la Lavanda, il Geranio, il Limone, La Melaleuca (Tea Tree), il Basilico, il Bergamotto e l„Eucalipto. I più utilizzati sono certamente la Melissa, il cui nome ricorda il miele poiché è una delle migliori piante mellifere, che viene anche chiamata Citronella perché da fresca emana una gradevole profumazione agrumata (in latino Citrus è la pianta del Limone), e il Geranio. Spesso si utilizzano delle miscele di diverse essenze, che potenziano l'effetto finale e rendono il prodotto ancora più efficace. Alcune sostanze naturali con qualità di agente repellente sono: olio di anice, olio di lavanda, olio di bergamotto, olio di noce moscata, catrame di betulla, olio di garofano, canfora, olio di fiori di arancio, olio di citronella, olio di menta piperita, olio di eucaliptus, olio di geranio, olio di pino, olio di timo, olio di noce di cocco, vitamina B1, olio di aglio, olio di cannella. Tutte queste sostanze svolgono una leggera azione repellente, prevalentemente contro le zanzare.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Repellenti naturali Il profumo intenso e penetrante di queste essenze è gradevole per l'uomo ma è sgradito agli insetti. La loro natura oleosa li rende un po‟ scomodi da usare, per cui sono stati approntati dei preparati da utilizzare come repellenti anti-insetti, in diverse forme, sia da diffondere nell'ambiente che da applicare direttamente sulla pelle. La moderna cosmetologia naturale, infatti, è in grado di fornire preparati efficaci ma che non danno fastidio e che hanno anche una buona durata nel tempo. Per la diffusione nell'ambiente sono anche molto pratici i diffusori, che esistono di due tipi: uno sfrutta il calore di una piccola candelina posta sotto un contenitore, in cui si mette acqua con l'essenza scelta, per diffondere col calore nell'ambiente circostante il profumo dell'olio essenziale volatile; un altro tipo si collega ad una presa di corrente, e quando viene acceso l'ampollina che contiene un olio mischiato con l'essenza si riscalda emanando la fragranza che permea tutto l'ambiente, tenendo così lontani gli insetti e contemporaneamente profumando l'ambiente in modo naturale e privo di tossicità. Usare un insettorepellente quindi non è più un'azione sgradevole o, peggio, rischiosa.


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Ci Sono però dei rimedi facili da fare anche in casa. Anche la cipolla, ad esempio, tiene lontane le zanzare, perciò se volte scacciare gli inesetti molesti è utile tenere nella stanza in cui ci si trova, mezza cipolla in un piattino, con applicati sulla superficie dei chiodi di garofano..

Un ottimo repellente per le zanzare è rappresentato anche dal decotto di menta e qualche foglia di basilico che va filtrato e spruzzato sulle parti scoperte del corpo. E‟ opportuno tenerlo in frigorifero


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Repellenti naturali LIMONE (Citrus × limon): è un albero da frutto appartenente al genere Citrus e alla famiglia delle Rutaceae. Originario dell‟Asia orientale, introdotto nella regione mediterranea dagli Arabi intorno al 1000, è un piccolo albero a foglie alterne, ovate, coriacee, lucide, con brevi spine forti e rigide sui rametti lignificati. I fiori sono isolati, talvolta accoppiati in mazzetti, piuttosto grandi, localizzati all‟ascella delle foglie, di colore bianco sfumato di rosso porpora. Il limone è l'agrume più importante, sia per quanto riguarda il consumo diretto, sia dal punto di vista della lavorazione industriale. Il succo del frutto, ricco di acido citrico e vitamina C, viene usato come astringente, antiscorbutico e dissetante. per combattere i dolori articolari, i reumatismi, l‟inappetenza , gli stai infiammatori delle vie aeree superiori e le bronchiti. Il limone rappresenta anche un ottimo rimedio contro le zanzare. Mettete dell‟aceto e qualche fetta di limone in un recipiente a fondo piatto e le zanzare non si avvicineranno!


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Repellenti naturali Inoltre il limone è‟ consigliato contro la nausea, riduce l‟iperacidità di stomaco, rinforza le difese immunitarie, protegge le pareti vascolari. Alcuni studi americani e svedesi sostengono che, se assunto regolarmente e nelle dosi giuste, il limone potrebbe svolgere anche un'azione preventiva contro il tumore all'intestino, allo stomaco e al pancreas. Il limone trova inoltre largo impiego nell'industria dei liquori e in profumeria. Anche l'industria dei detersivi fa uso di prodotti derivati dal limone. Anticamente il succo di limone veniva usato come antiemorragico e disinfettante, mentre i marinai lo usavano per contrastare lo scorbuto (mancanza di vitamina C) durante le lunghe traversate in mare.


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LE PIANTE DELLE STREGHE


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Piante delle streghe MANDRAGORA: pianta dalla radice di forma particolare in cui si sono volute vedere delle gambe umane e su cui sono fiorite innumerevoli credenze, come quella che voleva la pianta originarsi dal sangue dei decapitati. La mandragora contiene alcuni alcaloidi la cui azione è simile a quella dell„atropina. Per la raccolta della pianta era in uso un complesso rituale. Al calar del sole, sopravvento per non sentire l‟odore che si sprigionava dalle radici, bisognava con ogni attenzione legare un cane alla base della pianta, e quindi mettersi a distanza di sicurezza. Allora si chiamava il cane e si suonava un corno, per non essere assordati o uccisi dalle urla strazianti che l‟homunculus vegetale emetteva quando le sue radici-gambe erano strappate dal suolo. Il cane moriva, ma così la pianta poteva essere raccolta senza pericolo.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Piante delle streghe Il nome, probabilmente di derivazione persiana (mehregiah), le è stato assegnato da Ippocrate: le testimonianze sulla mandragora e sul suo uso medicamentoso attraversano la storia infatti a partire dall'antica Grecia, e nella maggior parte dei casi concordano sulla sua capacità di causare un sonno profondo e ristoratore, sia che venga semplicemente posta la sua radice nella camera dove il paziente dorme, sia che venga mescolata al cibo, cotta nel vino. Un'altra sua caratteristica e quella di fungere sia da afrodisiaco (così è ricordata anche da Machiavelli nella sua commedia, la “Mandragora”) e di essere utile contro la sterilità. Come già detto, nel Medioevo le erano attribuite qualità magiche e non è un caso se era inclusa nella preparazione di varie pozioni. Dall'aspetto antropomorfo che assume la sua radice in primavera è derivata la leggenda del pianto della mandragola, ritenuto in grado di uccidere un uomo. Veniva considerata una creatura a metà del regno vegetale e animale. Nel 1615, in alcuni trattati sulla licantropia, appariva l'informazione dell'uso di un magico unguento a base di mandragora che permetteva la trasformazione in animali.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Piante delle streghe

STRAMONIO (Datura stramonium) : conosciuta come erba delle streghe, questa pianta è nota per essere utilizzata nei rituali degli sciamani di molte tribù indiane, nonché in passato da druidi e da streghe: contiene infatti, scopolamina ed atropina. Probabilmente, è stata introdotta in Europa dagli spagnoli, nella seconda metà del XVI secolo. Secondo altri fu diffusa dagli zingari per le sue proprietà allucinogene e medicamentose. Attualmente è presente praticamente in tutto il mondo.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Piante delle streghe È stata anche definita la pianta dei ladri: si racconta infatti che i briganti usassero mettere semi di stramonio in liquori dal sapore gradevole. Gli sfortunati che bevevano questa mistura si trovavano privi di volontà e disposti a raccontare verità che non sarebbero state, altrimenti, mai raccontate. Nelle credenze popolari è la pianta che permette di riconoscere streghe e stregoni.: per provare, basta porre sul davanzale di una finestra un vaso con un ramo di stramonio che abbia contemporaneamente un fiore e un frutto. Quando passerà una strega, questa sarà inevitabilmente attirata dall'odore sgradevole della pianta e costretta a guardare a lungo verso la stessa, ritenendo che in quella casa possa abitare un'altra creatura del demonio. Le foglie essiccate dello stramonio erano usate come tabacco per sigarette, dagli effetti particolarmente benefici per gli asmatici.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Piante delle streghe GIUSQUIAMO (Hyoscyamus niger – H. albus) : questa pianta di origine orientale è facile da trovare su terreni poveri di sostanze nutritive. Riesce a crescere fino a mille metri di quota ed è diffusa in molte parti d'Europa. Come altre piante della famiglia delle solanacee, anche il Giusquiamo contiene delle sostanze allucinogene e tossiche: negli organi di questa particolare specie sono contenuti due alcaloidi che hanno proprietà psicoattive, cioè scopolamina e hyoscyamina. Questi due composti provocano delirio, dilatazione delle pupille, allucinazioni e stati alterati di coscienza. E' utile sottolineare che gli estratti del Giusquiamo hanno anche degli intensi effetti calmanti: per questo oltre che come potente veleno, è stata usata da sempre anche per curare mali un tempo diversamente difficilmente rimediabili, tra cui, ad esempio, il mal di denti. Per tale motivo è stata chiamata, in passato, con il nome di dente cavallino, o con quello di erba di Sant'Apollonia, una santa invocata per la protezione da questo male.


LE PIANTE OFFICINALI/AROMATICHE – Piante delle streghe È stata anche uno dei più conosciuti anestetici ed ha aiutato molti pazienti a sopportare il dolore durante le operazioni chirurgiche. Nella medicina contemporanea inoltre si usano normalmente gli estratti del Giusquiamo per alleviare i sintomi di alcune malattie psichiche. Potente veleno, l'essenza di giusquiamo, secondo una tradizione ormai consolidata, è la pianta nominata da William Shakespeare nella descrizione della morte del padre di Amleto, nella tragedia omonima.

Se si eccettuano, secondo i detti antichi, i maiali, gli altri animali sono al pari degli uomini estremamente sensibili alla veneficità del giusquiamo, tanto che tutti gli uccelli, compresi i volatili da cortile, se si cibano dei semi di questa pianta perdono la vita in pochi istanti. Curiosamente un uso simbolico del Giusquiamo è arrivato fino ai giorni nostri: in Carnia lo si piantava nelle vicinanze delle stalle per tenere lontane le vipere.


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