Popolis - Marzo 2015

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Mensile di attualitĂ , economia, informazione e cultura cooperativa

Anno 14

3 marzo 2015

IN QUESTO NUMERO

Leno diventerĂ presidio ospedaliero territoriale Le case del nostro futuro: il cohousing sbarca a Rovigo Con la Mag, 26 progetti di microcredito a Verona


somm ari o

3 Sfide non convenzionali per tempi non convenzionali

4-5 Leno diventerà presidio ospedaliero territoriale: riconosciuta la qualità della sperimentazione

6-7 Casalasco, operazione volontariato A Cremona un fondo di solidarietà per situazioni di fragilità

8-9 Le case del nostro futuro: il cohousing sbarca a Rovigo

Popolis, periodico mensile di Cassa Padana autorizzazione del Tribunale di Brescia, n. 43/2000 dell’8 agosto 2000

10-11 Microcredito, Mag e Cassa Padana insieme per la bassa veronese: una convenzione per 26 prestiti

Sede, Villa Seccamani, via Garibaldi 25, Leno-Brescia

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Redazione Macri Puricelli, direttore macri.puricelli@popolis.it

Il sogno di mamma Paola: oltre l’autismo

Lidia Sbarbada, coordinamento lidia.sbarbada@ cassapadana.it

14-15-16-17

Armando Rossi e Debora Zanini, immagini armando.rossi@popolis.it debora.zanini@ popolis.it

Elektra, dieci racconti per dieci protagoniste

Sede: Villa Seccamani, via Garibaldi 25, Leno-Brescia Tel. 030 9040270 rivista@ popolis.it Comitato di redazione Franco Aliprandi, Stefano Boffini, Andrea Lusenti, Luigi Pettinati, Macri Puricelli, Armando Rossi, Lidia Sbarbada

8 marzo 2015. La felicità di un’attrice, la forza di una donna: Lucilla Giagnoni si racconta

18-19 Carabinieri per sempre

20-21 Destinazione Eden: Valli del Mincio

22 Agenda

Hanno collaborato a questo numero: Stefano Boffini, Valentina Bragazzi, Alice Cherubini, Valerio Gardoni, Simone Mazzucco, Luca Paparella, Barbara Ponzoni, Marco Sacchi, Valentina Temporin, Paola Zani Fotografie: Valerio Gardoni, Daniela Iazzi, Massimo Pinca In copertina: Parco delle Valli del Mincio foto di Valerio Gardoni Stampa: Staged, S. Zeno N. (Bs) Sfoglia questo numero e gli arretrati su: http://issuu.com/popolis www.popolis.it https://www.facebook.com/ pages/Popolis/138224646437 http://twitter.com/popolisweb

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QRCode contenuti multimediali su Popolis Quando, sfogliando la rivista, trovate un “riquadro” come quello riprodotto qui a lato, avrete scoperto un QRCode (dall’inglese “Quick Response”, risposta rapida) che vi permetterà, grazie al vostro cellulare, di vedere un video, leggere un testo in Internet, sfogliare un sito web. Ma come si fa? Il vostro telefono cellulare o smartphone deve avere un programma gratuito di lettura. I più comuni sono Nokia Reader, QR App e QR Launcher (per Iphone), KaywaReader, Barcode Scanner (per Android). Una volta scaricato il programma, “mostrate” al vostro cellulare, inquadrandolo con la fotocamera, il QRCode. Il gioco è fatto.


e d i t o r i al e

Sfide non convenzionali per tempi non convenzionali

È

sicuramente fonte di soddisfazione il recente riconoscimento da parte di Regione Lombardia di Presidio Ospedaliero Territoriale (POT) per l’ospedale di Leno. E’ stato apprezzato l’intenso e prolungato lavoro svolto dalla Cassa in 9 anni e

soprattutto si sono determinati i presupposti per una stabilizzazione e rafforzamento del servizio offerto. Era questo l’obiettivo originario del nostro intervento. Non è importante che nel tempo la gestione sia stata della Cassa o di altri. E’ importante che un servizio centrale per una comunità locale di oltre 100 mila abitanti sia stato attivato grazie alla Cassa, ora funzioni bene e possa essere stabile in futuro. In altre situazioni la Cassa si è presa l’onere di sperimentare iniziative innovative, in modo che poi altri soggetti nei territori autonomamente potessero usufruire dell’esperienza. E’ il contributo che pensiamo di poter dare in questa fase. Sono già diversi i progetti di comunità alloggio per anziani nati in provincia di Brescia sul modello di Villa Giuseppina. Non sono in connessione con la Cassa, ma in qualche modo si avvalgono del know how creato. Sono due esempi che testimoniano una visione proattiva della Cassa, che entra nelle situazioni delle comunità per creare valore stabile – o per evitare che nel territorio si perda valore – trovandosi anche, se serve, a gestire per il tempo necessario a raggiungere l’obiettivo, in applicazione del principio di sussidiarietà. Sviluppare concretamente questo atteggiamento non è facile nella pratica, né è privo di rischi. Spesso si ha a che fare con campi nuovi e inesplorati per un contesto bancario. Servono competenza, flessibilità, partner adeguati, investimenti. E all’orizzonte si profila per la Cassa anche la necessità, in taluni casi, di entrare nella gestione delle imprese, per tutelare da un lato l’azienda, un bene primario di un territorio per il valore e il lavoro che crea e dall’altro le sue stesse ragioni di credito. Difronte a noi ci sono sfide e misure non convenzionali, perché i tempi in cui ci troviamo a vivere non sono convenzionali.

Luigi Pettinati direttore generale Cassa Padana Bcc

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I N P RIMO P I A N O

LENO DIVENTERÀ PRESIDIO OSPEDALIERO TERRITORIALE Riconosciuta la qualità della sperimentazione Dopo 9 anni dall’avvio dell’unità operativa di riabilitazione a Leno, la Regione Lombardia ha espresso il suo parere favorevole sull’esito di questa sperimentazione. Una successiva delibera regionale ha poi riconosciuto Leno come Presidio Ospedaliero Territoriale (POT). Un progetto di Cassa Padana al servizio di una comunità di oltre 100 mila persone

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di Stefano Boffini |

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stefano.boffini@cassapadana.it

vero che nove anni fa i venti della crisi non soffiavano ancora e tutto sembrava possibile. Pensare però che una banca si ponesse l’obiettivo di far ripartire un ospedale era alquanto fuori dagli schemi e decisamente controcorrente. E onestamente tuttora continua ad esserlo. Il bisogno del territorio era chiaramente avvertito e c’era la necessità di un soggetto con lo spirito giusto, senza finalità speculative, ma con spalle grandi per affrontare l’impresa.

Perché di un’impresa si è trattato, da ogni punto di vista, per le competenze necessarie, che la Cassa in partenza non aveva, per i rischi nuovi e inediti a cui si andava incontro e, non da ultimo, anche dal punto di vista economico. La rete di partnership, costruita per avviare la gestione che fa perno su Villa Gemma Spa, nel tempo ha dimostrato tutto il suo valore e la sperimentazione ha prodotto risultati significativi, sia dal punto di vista della qualità che dell’apprezzamento dei pazienti per il servizio svolto. Negli anni Cassa Padana si è fatta un’esperienza in questo e altri progetti sanitari e socio assistenziali, anche se la Dominato Leonense Sanità rimane di gran lunga il più significativo. Si è formato così un know how interno. Il welfare di comunità oggi è visto come nuova frontiera. I territori si devono auto organizzare per generare con diverse modalità servizi che l’ente pubblico non riesce più a fornire direttamente. Se lo scenario futuro è questo, sappiamo che la Cassa potrà giocare un ruolo rilevante in questi processi territoriali, proprio in virtù delle esperienze che in questi anni ha maturato. Dopo 9 anni dall’avvio dell’unità operativa di riabilitazione a Leno, il Comitato Regionale di Sorveglianza della Regione Lombardia ha espresso il suo parere favorevole sull’esito di questa sperimentazione. Una successiva delibera regionale ha poi riconosciuto Leno come Presidio Ospedaliero Territoriale (POT).


per i territori serviti. Rappresenta una tappa fondamentale nel percorso di rinascita intrapreso. Ora l’Azienda Ospedaliera di Desenzano e la Regione studieranno un piano per dare un assetto definitivo alla struttura. La strada per il futuro sembra tracciata. È giusto, però, fermarsi un attimo per esprimere la soddisfazione della Cassa. C’è un senso compiuto per gli sforzi fatti in questi anni e si raggiunge l’obiettivo iniziale immaginato per il progetto.

È altrettanto giusto manifestare un ringraziamento aperto e forte per tutti coloro che a vario titolo hanno lavorato, mettendoci l’anima. Le grandi idee camminano grazie alle persone che, con passione e costanza, giorno per giorno, a poco a poco, le fanno diventare fatti concreti. ●

Un servizio per una comunità locale di oltre 100 mila persone Ma cos’è il POT che verrà attivato presso l’ospedale di Leno? Si tratta di fatto di un “ospedale satellite” nell’ambito delle reti ospedaliere esistenti, caratterizzato da prossimità territoriale e presa in carico proattiva per la continuità delle cure. E’ una struttura di primo livello che eroga prestazioni, sia in regime di ricovero che in regime ambulatoriale. Rappresenta un riferimento organizzativo nuovo per la presa in carico dei pazienti cronici, grazie ad una tipologia di offerta, anche specialistica, in grado di rispondere a 360 gradi ai bisogni della cronicità. E la riabilitazione, oggetto della sperimentazione della Dominato Leonense Sanità, si inserisce quindi perfettamente all’interno del POT. L’invecchiamento della popolazione è una tendenza che emerge in modo chiaro e inesorabile nella nostra società. Il peso dei cronici sul totale complessivo dei pazienti è destinato giocoforza ad incrementarsi. Dal livello di cura dei cronici dipenderà l’effettiva qualità della vita per una crescente quota della popolazione. Diventare POT attribuisce quindi una vocazione rilevante al presidio ospedaliero di Leno, per il suo stesso futuro e

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lcuni dati fondamentali sotto riportati riassumono l’attività svolta nel corso del 2014 dalla Dominato Leonense Sanità e danno un’idea del servizio svolto per la comunità locale.

REPARTO DI RIABILITAZIONE SPECIALISTICA Numero posti letto Pazienti ricoverati ASL Lombarde in accreditamento Pazienti ricoverati Fuori Regione in accreditamento Giornate degenze maturate Degenza media Tasso di occupazione GRADO DI SODDISFAZIONE UTENTI DEGENZA Questionari compilati Totale “molto soddisfatti” Totale “soddisfatti” Totale “molto insoddisfatti” SERVIZIO DI RIABILITAZIONE Visite specialistiche ambulatoriali convenzionate e private Prestazioni ambulatoriali convenzionate e private Prestazioni in acqua convenzionate e private (piscina riabilitativa) Elettromiografia convenzionate e private GRADO DI SODDISFAZIONE UTENTI SERVIZIO Questionari compilati Totale “molto soddisfatti” Totale “soddisfatti” Totale “molto insoddisfatti”

n.50 n.600 n.11 n.14.919 n.24,42 84,28% n.535 51,43% 48,13% 0,44% n.4.577 n.43.956 n.2.491 n.4.322 n.1.043 45,93% 53,87% 0,21%

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I NOSTRI PROGETTI a CREMONA

CASALASCO,

OPERAZIONE VOLONTARIATO

di Barbara Ponzoni barbara.ponzoni@cassapadana.it

Prosegue con il vento in poppa la collaborazione fra Cisvol e Cassa Padana. Funziona a pieno ritmo lo sportello decentrato al piano superiore della Filiale Cassa Padana di Gussola. E ci si sta preparando all’annuale Festa del volontariato in calendario il 15,16,17 maggio a Rivarolo del Re. Sarà un video realizzato dalla redazione di Popolis ad aprire le danze.

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ussola - Non è certo da tutte le banche offrire gratuitamente degli spazi liberi di una filiale per creare un ufficio distaccato. E’ successo con il Cisvol cremonese nel casalasco perché Cassa Padana, si sa, il servizio per il territorio ce l’ha nel DNA. I rapporti con la “casa madre” del Centro Servizi per il Volontariato, a Cremona, erano attivi e proficui da tempo, quando è sorta la necessità di creare un presidio a Gussola. È stato, quindi, naturale proporre l’uso gratuito di un ufficio, al piano superiore della filiale e quindi in qualche modo isolato dalla parte commerciale. E’ dal 2012, dopo una festosa e molto partecipata cerimonia di inaugurazione, che Sara Ferrari, storica e competente referente del Cisvol, aiuta le associazioni del territorio accogliendole in via Garibaldi, preferibilmente tramite appuntamento per meglio gestire l’accesso allo sportello, vincolato da severe norme di sicu-


A Cremona un fondo di solidarietà per situazioni di fragilità

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rezza. Nel corso degli anni questo presidio è diventato un vero e proprio punto di riferimento, per numeri e presenze più frequentato persino del vicino ufficio di Casalmaggiore. La formula si è rivelata vincente, anche se “si è dovuto attuare qualche piccolo accorgimento di ordine pratico per risolvere alcuni problemi. Come la gestione del telefono (con un centralino comune) e l’accesso spesso ‘autogestito’ da parte di alcuni referenti di associazioni, abituate a passare da me anche solo per un saluto. Ma la situazione è rientrata subito nei ranghi, consentendo un regolare svolgimento delle consulenze, senza gravare troppo sulla filale”, spiega Sara Ferrari, più che soddisfatta di questa sua nuova collocazione. “Ora mi piacerebbe mettere maggiormente a frutto questa bella collaborazione con Cassa Padana, magari coinvolgendo, come si diceva all’inizio, una ragazza della filiale di Gussola, che possa fare un po’ da segreteria organizzativa per i corsi di formazione, che si svolgono poi nella sede del Centro Natura Amica. Niente di particolarmente impegnativo, solo la consegna e il ritiro dei moduli di iscrizione e magari il pagamento tramite versamento sul conto corrente che abbiamo alla filiale di Cremona”, sottolinea con motivazione la referente del Cisvol. Il coinvolgimento più sostanzioso sarà comunque per l’annuale Festa del Volontariato che quest’anno si sposta a Rivarolo del Re, il 15, 16 e 17 maggio. Tre giorni all’insegna della solidarietà e del volontariato, ma anche della musica, dell’intrattenimento e delle tradizioni culinarie locali. “L’idea è quella di partecipare alla festa turnandosi con i colleghi dell’area, direttamente all’info point all’ingresso della festa. Non certo per parlare di prodotti finanziari. Presenteremo il lato mutualistico della Cassa, la nostra faccia rivolta al bene comune e ai bisogni del territorio, raccontando i nostri innumerevoli progetti, spesso alternativi”, specifica Fabio Tambani, vice capo area del cremonese e casalasco. Anche la comunicazione, con l’ufficio I.T Popolis, avrà un ruolo importante. Si è pensato infatti di creare un video che racconti come i fondi raccolti dalla precedente manifestazione siano stati impiegati. Il lavoro sarà proiettato il venerdì sera, come apertura della festa. E durante i tre giorni, un giornalista e fotoreporter documenterà i momenti principali, per montare un filmato a ricordo di questa esperienza. All’info point, inoltre, verrà installato uno schermo dove passeranno tutte le notizie legate al programma e i video sulle associazioni casalasche realizzati da Valerio Gardoni, fotoreporter della redazione di Popolis. ●

idea di un fondo dove raccogliere donazioni e contributi a beneficio dei cittadini cremonesi in difficoltà nasce dalla precedente amministrazione comunale. Si è poi concretizzata a settembre 2014 grazie alla spinta e al coinvolgimento dell’assessore alla Trasparenza e alla Vivibilità Sociale, Rosita Viola, e all’accordo e collaborazione con sindacati, aziende di servizi, associazioni e altre realtà del territorio. Per andare insieme, oltre il bilancio, tra bisogni e risorse disponibili e costruire una solidarietà comune. Il Fondo si alimenta con l’aiuto di tutti, in primis gli stessi amministratori che, a inizio mandato, hanno deciso di destinare il 5% del proprio compenso a questa causa. In tanti rinunciano poi al gettone di presenza ai consigli comunali, mentre i dirigenti hanno versato parte del loro fondo sul conto corrente aperto per questa iniziativa. Per poter contribuire è necessario fare un bonifico a favore della Tesoreria Comunale, con la causale “Fondo situazioni fragilità”: IBAN IT68Y0503411400000000103327 (Banca Popolare di Cremona, Ag.8).

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I NOSTRI PROGETTI a ROVIGO

Oggi nel nostro territorio si notano con frequenza sempre maggiore alloggi ed edifici vuoti, anche di recente costruzione. Un fenomeno non solo da imputare a speculazioni edilizie e consumo di suolo – fattori peraltro in diminuzione a causa della crisi economica degli ultimi anni – ma anche e soprattutto alla scarsa capacità del mondo delle costruzioni di rispondere a nuove esigenze abitative e sociali.

Le case del nostro futuro

Il cohousing sbarca a Rovigo

di Luca Paparella e Valentina Temporin associazione APE, Architetti Per Esigenza

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e attuali problematiche abitative del Polesine e le possibili soluzioni sono al centro di una collaborazione fra Cassa Padana e il gruppo rodigino APE – Architetti per Esigenza. Insieme alla filiale rodigina della Banca, con il direttore Claudio Fiorenzato, l’associazione sta organizzando alcune iniziative di sensibilizzazione per portare all’attenzione del capoluogo polesano tali tematiche. Ultima iniziativa, in ordine di tempo, il convegno promosso lo scorso febbraio proprio a Rovigo. Due i temi al centro della collaborazione. Da una parte il social housing e

l’integrazione degli abitanti attraverso la creazione di spazi comuni in complessi abitativi nuovi ed efficienti dal punto di vista energetico, con alloggi che rispondono alle esigenze reali delle persone. Dall’altra una iniziativa virtuosa in favore degli anziani sostenuta da Cassa Padana: una sorta di casa condivisa dove chi ci abita può restare autonomo pur avendo spazi comuni a disposizione per le relazioni sociali. Una sorta di “silver cohousing”, costruito secondo modelli europei che stimolano l’active aging e l’autonomia dell’anziano, evitando che venga trattato da paziente, come spesso accade nelle nostre case di riposo.


L’Associazione APE è convinta che anche a Rovigo tali modelli possano funzionare. Anzi, la dimensione contenuta della città può favorire questo tipo di esperienze abitative, costruite intorno ai reali bisogni dell’utente. Fino a oggi, infatti, si è posta maggiore attenzione alla “forma” degli edifici, poi anche gli aspetti energetici sono entrati a far parte delle caratteristiche di cui tenere conto. Con la medesima considerazione oggi è necessario analizzare sia le risorse a disposizione - di tipo economico e ambientale - sia quelle di chi quei luoghi abiterà. Spazio, risorse, persone fanno quindi parte di un unico sistema integrato: i nuovi interventi abitativi devono analizzare simultaneamente questi differenti aspetti per ottenere un progetto ottimizzato non solo in funzione del risparmio energetico, ma anche delle persone che lì dovranno vivere nel tempo. Il convegno di febbraio si è concentrato su cohousing, un modo innovativo di intendere l’abitazione: ai classici

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PE (Architetti per Esigenza) è un’associazione di promozione sociale apolitica e senza scopo di lucro, nata nell’agosto 2012 dall’esigenza di alcuni architetti e non (rodigini e non) di divulgare la cultura architettonica-urbanistica alla città al fine di migliorarla. APE vuole promuovere lo sviluppo urbano sostenibile; organizzare iniziative ed eventi per divulgare la cultura urbanistico-architettonica anche nelle scuole; contribuire allo studio e alla risoluzione di problematiche legate alla città; dare vita a un’attività di “urbanistica partecipata”dando voce alle esigenze urbane dei cittadini; realizzare interventi di micro-urbanistica per la valorizzazione di spazi urbani e la riattivazione della vita cittadina. Per saperne di più www.architettiperesigenza.com www.facebook.com/architettiperesigenza

alloggi si abbinano spazi condivisi con gli altri condomini, scelti attraverso un percorso partecipato che intende unire gli abitanti in modo da formare un vicinato solidale. In qualche modo è un ritorno alla tradizione, dove le microcomunità si aiutavano tra loro e i confini della casa non finivano al portoncino di ingresso, ma si allargavano alla corte condivisa e ai portici dove incontrarsi a chiacchierare. Oggi il cohousing abbina la privacy di un alloggio costruito “su misura” alla comodità di servizi che non si potrebbero avere singolarmente, come la palestra, l’orto, il salone per cene condivise o lo spazio gioco per i bimbi dove, magari, condividere una baby sitter comune. Questo approccio alla casa, nato in Danimarca negli anni ’60, sta avendo molto successo anche in Italia, dove è arrivato nel 2000. Il primo cohousing italiano, costruito a Milano, ha visto alzare il valore delle sue abitazioni in modo esponenziale e c’è una lista d’attesa per acquistare lì un appartamento. Il convegno di Rovigo ha visto la partecipazione di alcuni abitanti che stanno costruendo la propria casa condivisa dopo aver fatto un percorso partecipato insieme ai progettisti. Alcuni di questi già vivono all’interno del cohousing e hanno raccontato impressioni ed emozioni. Tra gli interventi anche quelli del cohousing Solidaria di Ferrara (attualmente in costruzione) e il cohousing Ecosol di Fidenza, composto da 13 famiglie. Durante il convegno si presenterà anche l’iniziativa di MI GHE VIVO, possibile progetto di cohousing a Rovigo. Cassa Padana ha appoggiato fin dall’inizio l’iniziativa di APE, convinta che si debba promuovere lo sviluppo di forme di cooperazione, coesione sociale e crescita responsabile e sostenibile del territorio in cui si opera. ● 9


l a b a nc a a l t u o servi z io

Microcredito, Mag e Cassa Padana insieme per la bassa veronese Una convenzione per 26 prestiti di Macri Puricelli e Simone Mazzucco macri.puricelli@popolis.it simone.mazzucco@cassapadana.it

Dopo Brescia, Valtrompia, Torre de’ Picenardi e Reggio Emilia, la banca si impegna nel microcredito anche a Verona. Grazie a un accordo firmato con la Mag attiva in questo ambito da dieci anni. Disponibili 20 microcrediti d’emergenza per le spese delle famiglie (3500 euro l’importo massimo) e 6 per le imprese (fino a 20 mila euro).

È

dal 2005 che la Mag di Verona è impegnata nel microcredito a sostegno di persone e imprese escluse dal sistema tradizionale. In nove anni sono stati erogati aiuti per quasi 600 mila euro. Solo l’anno scorso lo sportello microcredito ha ascoltato 250 persone alla ricerca di un sostegno economico. 209 sono stati i nuovi casi: 50 per l’avvio di imprese e 159 per microcredito necessario alla vita quotidiana delle famiglie. A oggi sono stati erogati 55 prestiti per un totale di 128.413 euro. I prestiti vengono erogati sulla base di convenzioni sottoscritte con banche di credito cooperativo del territorio. Fino a ieri erano due gli istituti coinvol10

ti, Valpolicella Benaco Banca e Bcc di Cadidavid. Da qualche settimana sono diventati tre: è stata infatti stipulata una convenzione con Cassa Padana che prevede l’erogazione di 20 microcrediti alle famiglie e 6 per avvio di impresa. Non è la prima volta di Cassa Padana nel microcredito al territorio. La banca ha iniziato ancora nel 2008 grazie a un accordo con la Caritas diocesana di Brescia. Con il passare del tempo, l’iniziativa ha coinvolto altre Bcc lombarde e si è sviluppato in modo sostenibile in tutta la provincia, coprendo ormai 32 zone pastorali. Le richieste di finanziamento più ricorrenti sono per le spese d’affitto/condominiali, automobili e simili, utenze domestiche,

costi di tipo sanitario. In questi anni Cassa Padana ha avviato altri progetti di microcredito. Nel 2013 ne è partito uno in Valtrompia, sempre in collaborazione con la Caritas. E due anni prima un’iniziativa analoga è stata avviata a Torre de’ Picenardi, nel cremonese, in collaborazione con l’amministrazione comunale e a Reggio Emilia in collaborazione con l’Arci. Nella bassa veronese, dove saranno destinate le 26 azioni di microcredito sottoscritte da Mag e Cassa Padana, un occhio particolare andrà a quegli imprenditori che hanno bisogno di credito per poter avviare la propria azienda. Sei prestiti per sei progetti che saranno il cuore di altrettante start up.


Microcredito d’emergenza Cassa Padana ha messo a disposizione della Mag le proprie filiali come sedi dei futuri colloqui. Quindi Legnago, San Pietro di Legnago, Cerea, Bovolone, Sanguinetto, Villa Bartolomea, Carpi di Villa Bartolomea, Menà di Castagnaro. Coinvolte anche le altre filiali del veronese: Verona, Alpo di Villafranca, Valeggio sul Mincio, San Giorgio in Salici. Come accedere al microcredito Il microcredito è un’attività di prestito di denaro rivolta a persona e microimprese coinvolte in povertà di nuova generazione e che non trovano risposte al loro bisogno di credito nel circuito bancario tradizionale. A Verona il servizio nasce nel 2005 con la collaborazione di associazioni del territorio veronese (MAG, ACLI, ARCI, Ronda della Carità) e con il Comune. La creazione dello Sportello deriva dalla consapevolezza che oggi nell’area del Nord Est esiste una situazione difficile che mostra, accanto ad aree di benessere e ricchezza, la presenza di sacche di nuove povertà. Questo avviene proprio in un contesto economico-

sociale che sembrava poter dare sicurezze ai suoi abitanti. Il microcredito rappresenta una risposta, affinché gli esclusi dal credito possano accedervi grazie a modalità diverse dalle tradizionali e possano, pertanto, risolvere in modo felice una situazione problematica di vita, di lavoro e di impresa autogestita. Il percorso di microcredito si articola in queste fasi: • Accoglienza richieste di microcredito; • Apertura e svolgimento istruttoria sociale ed economica; • Condivisione percorso d’accompagnamento con garanzie solidali; • Presentazione del mutuatario all’Istituto di Credito; • Delibera dell’Istituto di Credito; • Erogazione del prestito; • Monitoraggio del percorso. ●

Il finanziamento non può superare i 3500 euro. Il periodo di ammortamento non può superare i 36 mesi. Il tasso di interesse praticato è attualmente del 2%. Non sono previste spese di istruttoria. La restituzione sarà su base mensile e avverrà tramite addebito della rata sul conto corrente acceso in Bcc o tramite pagamento di bonifici bancari o bollettini postali.

Microcredito d’impresa Il finanziamento non può superare i 20.000 euro. Il periodo di ammortamento non può superare i 60 mesi. Il tasso di interesse praticato è del 5% più 50 euro per le spese di istruttoria solo in caso di erogazione del finanziamento. La restituzione sarà su base mensile e avverrà tramite addebito della rata sul conto corrente presso la banca convenzionata. Info: Cassa Padana Bcc, filiale di Legnago (Verona) tel. 0442.607380 Mag Verona, tel. 045.8100279 microcredito@magverona.it

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I NOSTRI PROGETTI A PA R M A

Il sogno di mamma Paola, oltre l’ autismo di Paola Zani |

paola.zani@cassapadana.it

“Mi sono accorta che Marco aveva qualche problema quando aveva un anno e mezzo. Quando lo portai a fare le prime visite sembrava fosse solo una mia immaginazione. Poi la diagnosi. Ma io non mi arresi”. Incontro con Paola Mattioli, direttrice della sezione di Fidenza della Fondazione Bambini e Autismo. 12

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i solito quando sento parlare di autismo, la mia mente corre al film Rain Man e non mi ricordo della trama, ma del protagonista, una persona chiusa in sé, con difficoltà di interazione col mondo circostante, di un’intelligenza “speciale”, non banale e che viene valorizzata solo quando chi gli sta vicino inizia a guardarlo con altri occhi, da un’altra prospettiva, lontana dagli stereotipi di cui è fatta la quotidianità. Questi miei pensieri sono stati confermati da Paola Mattioli, direttrice della sezione di Fidenza della Fondazione Bambini e Autismo e mamma di Marco, 23 anni, autistico.


“Mi sono accorta che Marco aveva qualche problema quando aveva 1 anno e mezzo. Quando lo portai a fare le prime visite sembrava fosse solo una mia immaginazione. Non mi arresi e dopo la diagnosi di autismo venni in contatto con la Fondazione Bambini e Autismo onlus, che ha la sede nazionale a Pordenone, in Friuli Venezia-Giulia. Era una struttura fantastica che metteva al primo posto la centralità della persona con autismo, ma sapeva anche di dover dare il giusto e adeguato appoggio alla famiglia e a tutte le persone che entrano in contatto con la persona affetta da autismo. Non è stato facile affrontare la situazione in un periodo di ignoranza in cui i genitori, soprattutto le mamme, venivano etichettate come “colpevoli”, come “mamme-frigorifero”, incapaci di interagire a livello emotivo col proprio figlio”. È il 2003 quando Paola decide che il termine “mamma-frigorifero” non era per lei e con l’aiuto di altri genitori della zona di Fidenza e Parma sceglie di aprire una sede della fondazione proprio a Fidenza. All’inizio non è stato semplice. “Per poter realizzare il nostro sogno abbiamo dovuto reperire le risorse (nella prima fase solo private), aprire un dialogo con enti locali e istituzioni, individuare una sede adatta ad ospitare attività di tipo sanitario ecc ecc. Ma alla fine il sogno ha preso forma grazie alla serietà, alla professionalità e alle credenziali che la Fondazione possiede: ha il riconoscimento del Ministero della Sanità ed è una realtà no profit che opera all’interno di un Sistema di Qualità certificato UNI EN ISO 9001:2008”. Dal 2005 il centro di Fidenza opera in convenzione con l’Asl di Parma ed eroga servizi riabilitativi e di parent training, educativo scolastico ed extrascolastico, formativo, attività culturali di informazione, divulgazione e fundraising. Quando chiedo a Paola se ci sono progetti per il futuro, subito mi racconta che oggi “l’obiettivo è quello di realizzare anche a Fidenza l’“Officina dell’Arte”, il centro lavorativo e per l’autonomia attivo da anni a Pordenone, che nella nostra sede si chiamerà “Atelier del Mosaico”. Qui le persone con autismo adulte, affiancate da operatori terapeutici e maestri mosaicisti, alterneranno momenti di lavoro ad attività di autonomia e uscite sociali.” “Anche le persone adulte e giovani adulte con autismo” – spiega Paola – hanno diritto a una occupazione. Tuttavia, affinché tale diritto diventi reale, bisogna fare un salto culturale importante, che faccia superare a queste persone la

condizione di “assistiti” a vita e permetta loro di essere inserite in una attività lavorativa. Ovviamente le persone con autismo non sono tutte uguali e, quindi, il progetto lavorativo va pensato sulla base delle potenzialità del singolo individuo. Ma per tutti è possibile costruire percorsi che, oltre a migliorare la qualità della vita, ricadranno positivamente sulla famiglia, spesso unico baluardo nella gestione del congiunto con autismo in età adulta”. Il progetto “Atelier del Mosaico” prevede la realizzazione di un Centro diurno lavorativo per persone adulte con autismo che attualmente, a Parma e provincia, non possono contare su una continuità di presa in carico dall’età evolutiva all’età adulta e su un inserimento lavorativo confacente alle loro caratteristiche. La Fondazione Bambini e Autismo, nella realizzazione del progetto dell’Atelier, si avvale delle competenze specifiche e specialistiche maturate in 17 anni di attività nell’ambito dei servizi per l’autismo e, in particolare, delle competenze maturate nella progettazione, start up e gestione dell’Officina dell’Arte di Pordenone, attiva dal 2004. Gli obiettivi generali del progetto sono garantire agli adulti con autismo un inserimento lavorativo in una situazione protetta confacente alle caratteristiche del loro handicap e in grado di valorizzare le loro potenzialità; offrire supporto ai familiari e sollevarli dall’incombenza di un’assistenza continua; portare avanti progetti educativi sulla base dei bisogni e del livello di severità della sindrome, al fine di educare all’autonomia e alla comprensione delle regole dell’interazione sociale. Se, infatti, di autismo non si guarisce, molto si può fare per migliorare la qualità della vita di chi ne è affetto, attraverso un processo di “abilitazione” che non deve cessare con il raggiungimento della maggiore età. La campagna di fundraising per finanziare lo start up dell’Atelier del Mosaico, avviata un anno e mezzo fa, continua. La realizzazione del sogno è sempre più vicina. ● Fondazione Bambini e Autismo onlus Centro Operativo di Fidenza - Via Ferraris, 13/b Fidenza (Parma) - Tel: 052.4524047 www.bambinieautismo.org - info@bambinieautismo.org PER DONAZIONI: c/c bancario presso Cariparma Crédit Agricole – Agenzia 3 di Fidenza IBAN IT25C0623065732000056799820

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8 marzo 2015

Ancora una volta 8 marzo. Facciamo allora parlare le donne. Un’attrice, Lucilla Giagnoni, e una scrittrice, Maria Rosaria Di Domenico. Entrambe coinvolte nelle attività culturali della Fondazione Dominato Leonense.

LA FELICITÀ di un’attrice, la forza di una donna LUCILLA GIAGNONI SI RACCONTA

di Marco Sacchi

marco.sacchi@fondazionedominatoleonense.it

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ebbene conosca Lucilla Giagnoni ormai da diverso tempo, l’idea di intervistarla mi mette un po’ in agitazione. Chissà quante interviste avrà fatto nella sua vita. Non vorrei farle domande stupide. Lucilla Giagnoni è una delle attrici più quotate sulla scena italiana in questi ultimi anni. A 19 anni ha frequentato la Bottega di Gassman a Firenze e negli anni ha lavorato con lo stesso Gassman, con Paolo Giuranna, con la grande attrice francese Je-

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anne Moreau e ha collaborato con Alessandro Baricco, Antonella Ruggiero e con l’indimenticata Paola Borboni. Ha deciso di non essere una di quegli attori che interpretano un copione già scritto, ma di mettere le sue riflessioni e il suo percorso umano negli spettacoli che porta in scena.

“Vorrei evitarti domande stupide”, le dico. “Non c’è nessuna domanda idiota e nessuna domanda sbagliata”, risponde. Ottimo, mi sento meglio. Inizio. I tuoi spettacoli nascono da riflessioni intime, personali. L’impressione è che dietro ci sia un lavoro di ricerca intenso, una voglia


Due interviste in cui emerge la grande forza delle donne. La loro visione di futuro. La necessità di una società più legata al femmile, alla cura, alla resistenza, alla pazienza.

di conoscere e di capire la vita… da dove nasce questo desiderio? Mi ha sempre affascinato conoscere l’origine di una parola, di un pensiero, di un’idea, capire cosa sta dietro a un ideale, a un concetto. Ma soprattutto, mi ha sempre attratto conoscere l’origine delle cose. Quando ero piccola ho praticato le arti marziali. Durante le lezioni, il maestro ci insegnava da dove nasce il movimento dell’avversario: in questo modo, imparavamo a comprendere ciò che avevamo davanti. Sai perché le chiamano arti? Perché sublimano la violenza, che si trasforma e diventa quasi una danza, un’arte. Ecco: allo stesso modo, capire l’origine delle cose sublima il desiderio e la violenza che si genera dalla voglia di conoscere e di sapere. Conoscere l’origine delle cose dà un ordine di senso armonioso al percorso di ogni uomo. Non credi? Come facciamo a sapere dove stiamo andando se non conosciamo le cose?

Il segreto dell’arte è la semplicità. Insomma, ogni forma d’arte è molto complessa, ma deve essere anche nello stesso tempo semplice. Prendiamo Gesù, ad esempio. Quando parlava, quell’uomo diceva cose grandiose, concetti densissimi; eppure parlava in modo semplice: parlava di uva, di pesci, di pane. Parlava di cose molto profonde, ma lo faceva per tutti, in modo che chiunque avrebbe potuto capire.

Altra cosa fondamentale è che il mio percorso di artista va di pari passo col mio percorso umano. Dunque è importante che quel che racconto, ciò di cui parlo, aiuti anche me stessa a crescere. Il mio non essere persona semplice mi aiuta: devo lavorare molto per trovare un filo e una risposta a quello che mi abita. Specifico una cosa però: semplicità, non semplificazione. La semplicità è andare al cuore delle cose; la semplificazione è appiattimento e mistificazione. Con i tuoi testi spingi l’uomo, lo spettatore, alla ricerca di se stesso, ma soprattutto della propria pienezza e della propria felicità. Cosa ti spinge in questa direzione?

Quel che mi muove è che credo davvero che la vita sia un percorso possibile verso la felicità. Ovviamente ognuno deve affrontare passaggi dolorosi, perché è solo nel dolore che si apprende. Difficilmente si può conoscere attraverso la felicità. Ogni esperienza di dolore lascia spazio alla ricerca di felicità. E la felicità non è un appagamento per stupidi. L’unica caratteristica che non possiede la felicità è il non essere uno stato perenne.. però Marco, proprio per quello siamo vivi, no? La felicità è una strada possibile e l’uomo ha ancora tanto da costruire: abbiamo ancora qualcosa da ricercare.

Sono d’accordo, Lucilla. Nei tuoi spettacoli porti in scena riflessioni intense sull’uomo. Quale lavoro comporta il rendere così vicini, in modo comprensibile, il vissuto dell’uomo con le vite di personaggi del calibro di San Francesco o di Gesù?

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8 marzo 2015

E… cos’è per te la felicità? Insomma, più che cos’è, come si incarna? La felicità è qualcosa che vive di istanti e sta a ognuno di noi saperli riconoscere. Per me la felicità sono le cose semplici. Quando vado a correre tra le risaie della campagna novarese, in una campagna dunque che non ha nulla di speciale, talvolta mi capita di vedere la luce del sole che si riflette sul Monte Rosa innevato, i campi intorno ricoperti di acqua… e io sono lì, con la libertà di poter correre, ma soprattutto di poter guardare e godere quel momento. Quella è felicità! E’ un ragazzo tra il pubblico che si alza, ti fa una domanda e sembra aver capito tutto il messaggio che volevo passare; è tua figlia che ti ascolta e ti comprende… essere compresi è felicità! E’ sapere di poterla costruire, la felicità… E’ l’attesa del Natale, la vigilia… è sapere che stai per pregustare qualcosa di bello. E’ un insieme di tante cose, piccole e grandi, come può essere il successo professionale! Felicità insomma è quando si compie la pienezza della propria umanità: quando tutto trova la sua armonia. E la cosa bella è che abbiamo tutti la possibilità di essere felici! Non dobbiamo lasciarla andare, la felicità. Bisogna essere pronti a coglierla, a costruirla. Così, anche nel nulla, puoi sentirti vivo davvero.

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Nelle tue riflessioni si sente forte la grande passione per la donna, per l’essere femminile. Da dove ha origine? Principalmente   perché anch’io sono una donna e vivo l’esperienza di una maggioranza, quella delle donne, che è stata ridotta a minoranza nel corso del tempo. Il percorso della donna è sempre stato più faticoso rispetto a quello dell’uomo: il mondo, fin da quando abbiamo testimonianze, ha messo la donna in uno stato di subalternità rispetto all’uomo. Ora la mancanza del femminile nel mondo si sente; non tanto della donna in sé, quanto del femminile, dell’aspetto femminile delle cose: la cura, la resistenza, la pazienza, anche la passività se vuoi. Il femminile purtroppo non è operante oggi. Sono ancora le caratteristiche più maschili ad avere maggiore voce: la dominanza, il potere sopra le cose, la forza. Ma la forza non è una brutta cosa. La forza è resistenza, è impegno, è una cosa buona, giusto? Ma se la forza diventa dominio, allora degenera e diventa prevaricazione. E questo lo si vede in ogni campo: in politica, nell’economia, nel rispetto della natura. Credo che ci sia davvero bisogno di femminile. Ancora oggi, le donne nel mondo occidentale devono mettere da parte il loro lato femminile e


Elektra, dieci racconti per dieci protagoniste assumere caratteristiche maschili, dimostrare la loro forza per avere credito; non dovrebbe essere così. E in oriente o in altre parti del mondo, la mancanza di femminile si concretizza in ragazze che non hanno accesso alla scuola, che non possono fare le insegnanti, che devono coprire il loro corpo senza avere un’identità. Abbiamo davvero più bisogno di femminile: tutti, in tutto il mondo. Ti lascio togliendomi una curiosità, Lucilla. Mi sono sempre chiesto cosa significhi, per un’attrice, conciliare le esigenze di un lavoro “non comune” con il desiderio di una vita comune, di una donna che è anche moglie e madre… A una donna viene chiesto davvero tanto. Ci pensi mai? La famiglia intera chiede alla donna di costruire la felicità. E’ come se la costruzione della felicità venisse delegata alla donna. La donna predispone il nido di casa pronto e pulito, prepara cibo buono, organizza i tempi della convivialità; è madre e moglie, detentrice degli affetti più caldi… insomma, è felicità. E questo richiede tempo. Eppure, per i più, è tutto così scontato e semplice. E invece non è per nulla scontato. La felicità non deve essere in capo soltanto alla donna, ma è un percorso individuale, è una responsabilità soggettiva da condividere. Tutti insieme, in famiglia e nella società. ●

È

un libro particolare Ηλεκτρα (Elektra), la nuova raccolta tutta al femminile di Maria Rosaria Di Domenico, autrice bresciana di Capriano del Colle. Dieci racconti per dieci protagoniste, che ripercorrono, ognuna a modo suo, parte del cammino dell’universo femminile di questi anni. Contesti diversi, sentimenti e percorsi umani differenti, ma tutti accomunati dall’universalità della forza emotiva della donna. Il volume sarà presentato, in occasione della Festa della Donna, domenica 8 marzo alle ore 20.45 in Villa Badia a Leno, alla Biblioteca Richeriana del Dominato Leonense (ingresso libero). Un modo diverso per rendere omaggio all’universo femminile e rappresentarlo in tutte le sue forme. Maria Rosaria, cosa l’ha spinta a scrivere questo libro? La mia è stata una vera e propria esigenza. Leggendo i fatti di cronaca che i giornali ci riportano quotidianamente e che vedono coinvolte le donne, ho avvertito il bisogno di mettere nero su bianco le emozioni che sentivo nel cuore. E così sono nate queste storie, nelle quali ho voluto raccontare le donne, la loro forza e la loro fragilità. Sono storie di dieci donne diverse, inserite in contesti geografici e temporali diversi, provenienti dai più disparati ambiti famigliari. Credo che tutto sia partito dal mio vissuto personale, dagli occhi di quella ragazzina che, da piccola, guardava la madre e le donne che la circondavano e ne ammirava la grinta nella lotta quotidiana per la famiglia. Quali sono i temi principali che emergono dai racconti? Le dieci storie sono in qualche modo concatenate tra loro e sembra quasi che i temi si ricorrano. Il volume affronta il tema della forza della donna, ma emergono anche questioni più intime, come la gestione delle relazioni, l’attenzione della donna per la famiglia e il rapporto tra madre e figlia, di cui non si parla spesso. Ogni donna è un po’ un’eroina, a modo suo. Esatto. Quel che emerge è sempre il messaggio positivo collegato all’universo femminile: il riscatto della donna nella società, la capacità di saper affrontare le diverse situazioni con grinta e caparbietà. Sono storie comuni, di donne comuni, ma straordinarie ognuna a modo suo e sono certa che in queste figure, la lettrice potrà identificarsi e ritrovare un po’ di sé.

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A S S O C I AZ I O N I

CARABINIERI PER SEMPRE di Alice Cherubini

alice.cherubini@cassapadana.it

Essere carabinieri è una vocazione, una volontà di mettersi al servizio degli altri, che non finisce con il servizio militare, ma che dura tutta la vita. Con l’Arma Benemerita, la prima arma dell’esercito, si crea un legame ombelicale che nessuno riuscirà mai a troncare. D’esempio sono le associazioni di carabinieri in congedo ausiliari, fondamentale supporto agli organi di Pubblica Sicurezza, all’amministrazione comunale, alle scuole. Incontro con la sezione di Leno, una delle più antiche del bresciano.

S

ono tutti volontari i componenti delle associazioni dei carabinieri. Svolgono un’importante attività di presidio del territorio, garantendo la sicurezza in occasione di eventi con elevati flussi di persone, come cerimonie religiose, manifestazioni sportive o civili. Spesso non si notano, ferme e attente in ogni angolo, sono presenze silenziose, quasi invisibili, come è nella loro natura, ma pronti ad intervenire in caso di necessità. La sezione di Leno è stata fondata nel 1950 ed è una delle più antiche della provincia bresciana, conta 170 iscritti, in costante aumento, e vanta ben 70 membri attivi.

Emilio Dada - Presidente

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Gruppo delle Benemerite

Presidente attuale è Emilio Dada. L’abbiamo incontrato. Cosa spinge un carabiniere in congedo ad associarsi? Il senso di appartenenza e di gruppo direi, ma anche la volontà di contribuire a rendere la nostra società migliore, più “sana” e sicura. Tutti noi abbiamo impegni famigliari e lavorativi, ma quando la nostra “arma” chiama, siamo sempre pronti. Ci sentiamo carabinieri nel profondo, anche se non indossiamo una divisa ufficiale. Carabinieri si è per sempre. Quali sono le principali attività a cui si dedica l’associazione? Siamo sempre disponibili a rispondere alle chiamate del comandante Laurino della caserma di Leno e del comandante Caraffini della Polizia Locale, per qualsiasi tipo di supporto ci venga richiesto. Interveniamo nelle scuole per educare i ragazzi al senso civico, alle regole della strada, per metterli in guardia dai pericoli che spesso comporta un utilizzo improprio di internet e dei social network. Svolgiamo servizio di sicurezza in occasione di manifestazioni civili e religiose. Non mancano però le occasioni di festa. Amiamo molto stare insieme e per questo non trascuriamo l’organizza-

zione di allegre feste estive, con cibo e musica ovviamente, ma sempre finalizzate a raccogliere fondi da destinare alla beneficenza. Il ricavato della festa organizzata quest’estate all’Oratorio di Leno, per esempio, è stato utilizzato per acquistare un defibrillatore che abbiamo donato alla Croce Bianca Dominato Leonense. Si, l’avevo letto sul giornale e mi sembra che la Croce Bianca abbia ricambiato il favore... Direi che la Croce Bianca DL ha fatto sì che il nostro sogno diventasse realtà: ci ha regalato una sede, condividendo con l’associazione Carabinieri i locali di via Brescia, che la Croce Bianca ha in affitto dalla Cassa Padana, sempre così attenta alle necessità del territorio in cui opera da decenni e a cui va la mia profonda riconoscenza. Un ringraziamento particolare anche a Rinaldo Luppi, presidente della Croce Bianca, che si è prodigato per rendere possibile tutto ciò. L’inaugurazione della nuova sede è stata il 30 novembre scorso, in occasione della festa della Virgo Fidelis, in una grigia giornata d’autunno, rallegrata dai colori rosso, blu e argento delle divise dei carabinieri in corteo e delle bandierine che addobbavano il paese. Dietro le autorità sfilava anche un nutrito gruppo di Benemerite.

Devo dire, non senza una punta di orgoglio, che il corpo dei carabinieri è stato uno dei primi ad ammettere le donne nelle proprie file, a capirne e riconoscerne, a ragione, il valore aggiunto. Il nostro gruppo delle Benemerite – 22 al momento – è soprattutto attivo nel coordinamento della beneficenza. Si dedicano alla realizzazione di oggetti, composizioni, decori che poi vendono in varie occasioni. Il più importante è il mercatino natalizio, allestito ogni anno nella hall dell’Ospedale di Manerbio. Il ricavato è sempre devoluto a uno o più reparti, individuati di volta in volta. Ci affiancano inoltre nell’organizzazione di eventi e manifestazioni e nel servizio di sicurezza. Impagabile è la loro costante presenza a fianco dei mariti, fidanzati o padri. Il tempo stringe, il lavoro chiama, dobbiamo terminare qui la nostra intervista. Il presidente però, prima di salutarmi, ci tiene in modo particolare a ringraziare pubblicamente i suoi “ragazzi” e collaboratori coordinati da Roberto Pennati, sempre presenti quando serve, in ogni ora del giorno e anche della notte. Mantengono sempre il sorriso quando sono in servizio, anche se stanchi dopo una lunga giornata di lavoro. ● 19


I T I N E R A R I

DESTINAZIONE EDEN: VALLI DEL MINCIO LA PRIMA GITA DI PRIMAVERA In questi giorni che ci conducono alla primavera, scivolano in un’armonia di anse in fiore le acque del Mincio. Si fanno strada tra le colline moreniche, abbracciano Borghetto, prima di impaludarsi al Santuario delle Grazie e nei laghi della bellissima Mantova.

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di Valerio Gardoni | valerio.gardoni@popolis.it


V

iaggiando in queste terre si va verso la destinazione dell’Eden che in realtà nasconde due significati. Il primo più emozionale. “Rive ricoperte di tenere canne, di ginestre, pioppi e salici di glauca fronde chiari” come le ricorda Virgilio nelle Georgiche, quando il fiume non era ancora stato imbrigliato a servizio del coltivo. Rivestito d’eleganza architettonica dalla corte dei Gonzaga. Merlettato di campi dal sudore dell’uomo e il resto lasciato alla fantasia del fiume. Il risultato richiama la bellezza del giardino della Genesi. Il secondo significato sta nell’acronimo EDEN “European Destinations of Excellence” riconoscimento di destinazione turistica di eccellenza nell’ambito del progetto comunitario Eden 2009 - Turismo e aree protette, assegnato al parco delle Valli del Mincio. Non sai da dove iniziare la visita all’Eden. Se dalla riva veronese dove a primavera prorompe la fioritura dei frutteti: rosa dei peschi e bianco dei meli illuminano i colori pastello delle case di Borghetto e dei suoi mulini. O dalla sponda opposta, quella mantovana dei Gonzaga, con le viti da vino al fianco dei campi di grano e mais, strade campagnole che sfiorano cascine con mucche da latte e portano inesorabilmente al fiume, attraversando il ponte visconteo della “Rotta”. Da qui passa la ciclabile Mantova-Peschiera del Garda. A Borghetto, dal ponte, è un paesaggio da presepe: la sosta ai mulini è d’obbligo (ne abbiamo scritto su Popolis di luglio 2014). Le ultime colline moreniche sono un incanto, punteggiate di cipressi. Poco più a ovest c’è incastonato il borgo fortificato di Castellaro Lagusello, gioiello medioevale che è anche uno

dei borghi più belli d’Italia. Sull’altra sponda c’è il parco Sigurtà, con piante esotiche, rari fiori e giochi d’acqua. Le colline moreniche si fermano a Pozzolo. Si ferma man mano anche la corrente. Il fiume s’allarga selvaggio nelle Valli del Mincio, sembra respingere l’uomo, impenetrabile e fitto di canne e di carice, ma in realtà c’è una silente cooperazione che dura da secoli. Come la raccolta invernale delle canne, poi fatte asciugare sulle sponde e vendute ai floricultori sino in Liguria per sostenere piante e fiori. Il carice raccolto ed essiccato finisce ancora oggi nelle mani abili degli impagliatori di sedie. Nessuna paura se a primavera fumano focolai come geyser tra i canneti: è il patto secolare tra uomo e palude per favorire la crescita di nuove canne, tra le proteste di ecologisti e cacciatori. Le Valli ospitano moltissime specie di uccelli stanziali e migratori legati all’acqua e alla palude, per la gioia del birdwatching. Nidificano tra i canneti, notte e giorno si uniscono alle rane in concerti infiniti, specialmente nel periodo primaverile dell’accoppiamento. Sono due i centri visita storici del Parco del Mincio. Il parco Bertone a Goito è un polmone dove alberi secolari autoctoni ed esotici caratterizzano il parco romantico che ospita anche un garden bar, una ludoteca della natura, installazioni ludico didattiche esterne. La palazzina con audiovisivi è anche la “casa” delle magnifiche cicogne bianche del centro di reintroduzione. L’altro è il centro di Rivalta sul Mincio, un ex edificio rurale affacciato su un’ansa del fiume, nel cuore della riserva naturale delle Valli del Mincio, che ospita il museo dei mestieri del fiume e l’ostello.

fiumi di primavera

O

gni anno, a fine marzo, la manifestazione “Fiumi di Primavera” celebra la Giornata mondiale dell’acqua promossa dalle Nazioni Unite. Il progetto “Le Radici dell’Alimentazione”, collegando la quindicesima edizione di Fiumi di Primavera con EXPO 2015, traghetterà Mantova verso la grande Esposizione Universale di Milano attraverso una serie di eventi e attività ideati intorno a un elemento centrale: il Mulino natante di Revere. Il mulino è una ricostruzione in scala reale, unica nel suo genere, di mulino natante perfettamente funzionante, a documentazione degli oltre 300 mulini natanti esistenti sul Po, da Cremona al delta, agli inizi del ‘900. Per l’occasione al mulino verrà fatta una manutenzione straordinaria e sarà trasportato lungo il Po e il Mincio, fino ad essere collocato sul Lago Inferiore di Mantova il 20 marzo 2015, in occasione della Giornata mondiale dell’acqua. Qui rimarrà fino al 31 ottobre, giorno di chiusura di EXPO 2015.

A guardia delle Valli c’è il Santuario delle Grazie, eretto alla fine della peste del 1398 per voto di Francesco Gonzaga. Chiuse nella buia navata inquietanti   simbologie:  un coccodrillo che pende dal soffitto e le nicchie laterali con gli ex voto di simulacri in cartapesta. In agosto la piazza ospita il raduno nazionale dei madonnari. Galleggiano dinnanzi al Santuario ninfee e castagne d’acqua, quest’ultime chiamate “trigoli”, da cui si ricava una farina commestibile. Nei laghi di Mantova lasciano il posto da quasi un secolo ai fiori di loto, introdotti dalla naturalista Anna Maria Pellegreffi che, nel 1921, gettò dei tuberi del fiore esotico nel lago per ricavarne farina da panificazio-

ne. L’esperimento fallì e i fiori divennero  un  meraviglioso infestante. Nelle Valli del Mincio c’è la foresta planiziale del Bosco della Fontana (Popolis, aprile 2014), riserva naturale di rara bellezza, che riporta il visitatore al tempo della foresta di pianura seguita all’ultima glaciazione. Al centro, la palazzina di caccia dei Gonzaga, piccolo capolavoro dell’architetto Antonio Maria Viani. E poi, l’approdo alla bellissima Mantova. Vino, olio, salumi e ancora: la zucca, i tortellini e la mostarda. Sono tutte specialità tipiche del mantovano e chi si reca in visita al parco del Mincio non potrà rinunciare a gustarle. ●

Per saperne di più www.parcodelmincio.it

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agenda

l a b a nc a a l t u o servi z io

a cura di Valentina Bragazzi valentina.bragazzi@popolis.it

INCONTRO CON L’AUTORE TOMASO ROMANO

Tradisiù e superstisiù déla Bàsa Bresàna > EVENTI Ciaspolando con gusto 8 marzo Cusio – Valle Brembana (Bergamo)

Abitudini e credenze trasmesse e conservate di generazione in generazione: un vero patrimonio culturale da non perdere! 15 marzo 2015 – ore 20.30 Auditorium Scuola Media “M. Buonarroti” - via Giovanni XXIII, 16 - San Paolo (Bs) Un appuntamento proposto dalla Fondazione Dominato Leonense di Leno (Bs) e dall’ Amministrazione Comunale di San Paolo (Bs) L’ingresso è libero e aperto a tutta la cittadinanza

INFO: tel. 030.9038463 - mail: info@fondazionedominatoleonense.it

Info: cell. 333.2858655

www.fondazionedominatoleonense.it

Corso di energia, cibo e vita, volta al benessere della salute individuale

L’arte della relazione - seminario sulle tecniche del teatro sociale e del coaching

9 marzo Centro Sociale di Bienno (Brescia)

Info: auser.universita.liberaeta@gmail.com

22 marzo – dalle 10.00 alle 17.00 - Villa Badia - Via Marconi, 28 - Leno (Brescia)

Info: ilteatrodidesiderio@libero.it

Scrittori al chiaro di Luna con l’attore Antonio Palazzo 12 marzo – ore 20.45 Associazione ForArt Lato via Casazza, 34 - Brescia

LUBES

Info: forart2012@gmail.com

Storie di donne – «’15 -’18»: fu anche guerra di donne

La violenza nella famiglia

Milena Moneta, docente e giornalista

> MOSTRE Eugenio Mombelli in mostra fino al 4 aprile Istituto d’Istruzione Superiore Capirola Leno (Brescia)

24 marzo – ore 18.00 Coop. Il Cerchio via Brescia 59 - Cremona

4 Marzo

Info: www.capirola.it

Villa Badia – Leno (Brescia)

Info: Tel. 0372.431413

Protagonisti della brescianità Paolo VI: un uomo verso la santità

L’arte per l’arte. Giovanni Boldini e Filippo De Pisis

Percorsi didattici al Castello di Padernello fino a giugno Fondazione Castello di Padernello via Cavour, 1 - Borgo San Giacomo (Brescia)

Info: tel. 030.9408766

Claudio Fiorini, storico 11 Marzo Villa Badia – Leno (Brescia)

Uscita – Collezione Paolo VI – arte contemporanea 18 Marzo

incontro con fabio geda

Concesio (Brescia)

5 marzo - ore 11

Mons. Giacomo Canobbio 25 Marzo Villa Badia – Leno (Brescia)

giornalista, scrittore

Istituto d’Istruzione Superiore Capirola Leno - Brescia

Info: www.fondazionedominatoleonense.it

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Teologia – Il Papa a cosa serve?

Info: tel. 030.9038463

fino al 31 dicembre Castello Estense – Ferrara

Info: www.castelloestense.it

Fuoco Nero: materia e struttura attorno e dopo Burri fino al 29 marzo Salone delle Scuderie Palazzo della Pilotta - Parma

Info: tel. 052.1033652

Il cibo nell’arte fino al 14 giugno Palazzo Martinengo via Musei 30 Brescia

Info: Tel. 030.5785122


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