Popolis - Maggio 2015

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Mensile di attualità, economia, informazione e cultura cooperativa

Anno 14

5 maggio 2015

IN QUESTO NUMERO

Il piano strategico di Cassa Padana 2015-2017 Omaggio all’Ortolano, il quadro “rovescio” dell’Arcimboldo Pitocchetto, ritorno a Padernello


somm ari o

4-5 Programmare in un contesto di incertezza: il piano strategico di Cassa Padana per il 2015-2017 Soci in assemblea

6-7 Pitocchetto, ritorno a Padernello

8-9 Né carne né pesce: una vegetariana alla corte del Gambero Rosso Il cantiere archeologico di Villa Badia parla inglese

Popolis, periodico mensile di Cassa Padana autorizzazione del Tribunale di Brescia, n. 43/2000 dell’8 agosto 2000

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Sede, Villa Seccamani, via Garibaldi 25, Leno-Brescia

Miniere e minatori, civiltà della Val Trompia

Redazione Macri Puricelli, direttore macri.puricelli@popolis.it

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In miniera, fra storia, cultura, fatica: riapre il 10 maggio la S. Aloisio di Collio

Vini passiti e da meditazione a Volta Mantovana

Lidia Sbarbada, coordinamento lidia.sbarbada@ cassapadana.it

Paesaggi di confine tra Oglio e Chiese

Armando Rossi e Debora Zanini, immagini armando.rossi@popolis.it debora.zanini@ popolis.it Sede: Villa Seccamani, via Garibaldi 25, Leno-Brescia Tel. 030 9040270 rivista@ popolis.it Comitato di redazione Franco Aliprandi, Stefano Boffini, Andrea Lusenti, Luigi Pettinati, Macri Puricelli, Armando Rossi, Lidia Sbarbada Hanno collaborato a questo numero: Elisabetta Berto, Valerio Gardoni, Secondo Gatti, Daniela Iazzi, Mara Pazzini, Barbara Ponzoni, Laura Simoncelli, Marco Sacchi, Miriam Toniolo, Flavia Vighini Fotografie: Elisabetta Berto, Valerio Gardoni, Silvano Treccani, Flavia Vighini In copertina: “L’Ortolano” dell’Arcimboldo, museo civico Ala Ponzone, Cremona Foto di Valerio Gardoni Stampa: Staged, S. Zeno N. (Bs) Sfoglia questo numero e gli arretrati su: http://issuu.com/popolis www.popolis.it https://www.facebook.com/ pages/Popolis/138224646437 http://twitter.com/popolisweb

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14-15 Arte: una vocazione in mostra La sfida dei cincilli a Valeggio sul Mincio

16-17 Start Up Palestine: è iniziata la formazione fra Ramallah e Nablus I Samaritani di Nablus

18-19 Omaggio all’Ortolano, il quadro “rovescio” dell’Arcimboldo

20-21 1945-2015, i ricordi di Secondo La guerra, la fame, il ritorno a piedi verso casa

22 Agenda

QRCode contenuti multimediali su Popolis Quando, sfogliando la rivista, trovate un “riquadro” come quello riprodotto qui a lato, avrete scoperto un QRCode (dall’inglese “Quick Response”, risposta rapida) che vi permetterà, grazie al vostro cellulare, di vedere un video, leggere un testo in Internet, sfogliare un sito web. Ma come si fa? Il vostro telefono cellulare o smartphone deve avere un programma gratuito di lettura. I più comuni sono Nokia Reader, QR App e QR Launcher (per Iphone), KaywaReader, Barcode Scanner (per Android). Una volta scaricato il programma, “mostrate” al vostro cellulare, inquadrandolo con la fotocamera, il QRCode. Il gioco è fatto.


ed i t o r i ale

Al centro le mutualità

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el numero di aprile di Popolis è stato dato un ampio resoconto della posizione assunta dalla Cassa – e delle conseguenti azioni poste in essere – riguardo il progetto di riforma/ autoriforma del credito cooperativo. È stato raggiunto il primo obiettivo: quello di aprire in modo trasparente la questione. Abbiamo reagito per impedire che l’essenza e lo spirito delle banche di credito cooperativo, frutto di una storia centenaria, venissero cancellati con un repentino atto dal vertice. In gioco non c’è solo il destino delle Bcc, ma soprattutto delle piccole e medie imprese, dei territori nel loro complesso. Circa il 70% dei nostri impieghi va ad aziende con meno di 5.000.000 di euro di fatturato. Il dibattito ora è in corso. Daremo tempestivamente conto di ciò che la banca metterà in campo per dare, in modo costruttivo, il suo contributo. Contiamo sul coinvolgimento attivo di soci, clienti, dipendenti, comunità locali nel loro complesso, perché è una questione che riguarda tutti. Crediamo che sia fondamentale avere una visione chiara del futuro, di quello che le banche sono chiamate a fare per continuare a creare valore nel tempo, per sé stesse e per i territori. I modelli e le scelte organizzative che si adotteranno sono una conseguenza e sono funzionali al raggiungimento dell’obiettivo strategico di fondo fissato. Puntiamo sulle mutualità, interna verso i soci, esterna – a sostegno a 360 gradi dei bisogni di imprese e comunità locali – e internazionale. Cosa vuol dire mutualità oggi? La Cassa in questi anni concretamente ha cercato di declinarle, sulla base di un approccio di tipo progettuale, facendo investimenti e compiendo precise scelte organizzative. È ciò che realmente ci differenzia, crea utilità duratura, dà un senso compiuto alla nostra azione. Se in ciò che facciamo non c’è un senso compiuto, in linea con i bisogni che nascono dai territori e con la nostra identità, nel lungo periodo è difficile pensare anche ad un senso economico per le nostre organizzazioni.

Luigi Pettinati direttore generale Cassa Padana Bcc

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I N P RIMO P I A N O

Programmare in un contesto di incertezza Il senso del piano strategico di Cassa Padana per il 2015-2017 Il Piano strategico è un documento programmatico che disegna le tappe di sviluppo della banca, del territorio e del contesto socio economico in cui essa si sviluppa. Il metodo utilizzato è quello della “pianificazione strategica” con l’obiettivo di coinvolgere e rendere consapevoli dipendenti, soci, clienti, comunità locali, stakeholder, sulla sostenibilità nel tempo della nostra organizzazione e del territorio in cui essa vive ed opera.

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SOCI IN ASSEMBLEA

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assa Padana si è lasciata alle spalle un ottimo 2014 e i primi mesi del 2015 fanno sperare in buone prospettive. L’utile 2014 – 9.594.797 euro – è infatti un dato sicuramente positivo. Il Consiglio di Amministrazione porterà in assemblea, per l’approvazione, un ristorno per i soci pari a euro 1.250.000, un dividendo di euro 752.836,12 e 500 mila euro di beneficenza a favore delle comunità locali.

di Miriam Toniolo miriam.toniolo@cassapadana.it

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biettivo principale del piano strategico è delineare in modo condiviso il futuro della banca e dei territori, che presentano uno scenario di fondo caratterizzato da bisogni crescenti, dall’emergere di situazioni di povertà morale e materiale, dalla diminuzione delle risorse pubbliche a disposizione. Il piano è un’occasione per riflettere sul contributo che Cassa Padana può apportare, in questo momento particolare e delicato di transizione, per il sostegno alle PMI, l’attenzione ai giovani, lo sviluppo di nuove idee imprenditoriali, facendo leva sull’esperienza maturata, da più di dieci anni, in progetti nel campo della mutualità interna, esterna ed internazionale. Operiamo in un contesto di crisi economica in cui alle banche è richiesto di sottostare ad un “diluvio normativo”, con tassi di interesse prossimi allo zero, rischiosità del credito e poche richieste di nuovo credito di “buona qualità”. La ricerca di un equilibrio economico, coerente con i profili di rischio desiderati e con le condizioni di con-


Nei dati di bilancio 2014 emerge, anche, il forte impegno della banca sulla mutualità interna (soci), mutualità esterna (territorio) e mutualità internazionale. L’appuntamento con l’assemblea ordinaria dei soci di Cassa Padana, in seconda convocazione, è per domenica 24 maggio alle ore 9.30, a Villa Badia, via Marconi, 28 - Leno (Brescia)

assi strategici di intervento formità normativa, è l’obiettivo primario della pianificazione strategica. In un “mondo senza interessi”, Cassa Padana ha scelto e vuole continuare a scegliere di avere un ruolo centrale nei territori svolgendo, in modo sostenibile, servizi nuovi e di valore per le imprese ed essere costruttori di reti economiche, sociali, culturali e di coesione nei territori. L’obiettivo è instaurare collaborazioni integrate con imprese e associazioni per tracciare insieme percorsi di crescita, che le singole realtà non sono in grado di compiere individualmente. Cassa Padana sta affrontando questa fase storica forte di una solidità patrimoniale ed organizzativa, di una strategia consolidata e condivisa, per far fronte alle sfide del futuro, in una visione ottimistica, puntando sulla creazione di valore. Giocare in anticipo, in un’ottica pro attiva, è la strategia che Cassa Padana vuole perseguire anche per il prossimo triennio perché, spesso, quando i fenomeni si manifestano nella loro interezza è troppi tardi per reagire. ●

PRUDENZA E LUNGIMIRANZA NELLO SVILUPPO DEGLI IMPIEGHI L’economia è ferma, gli impieghi non producono più un reddito adeguato rispetto al costo del rischio. Le imprese del territorio fanno fatica ad adattarsi a un contesto economico carico di rischi, ma anche di opportunità. Cassa Padana si pone al fianco delle imprese per conoscerle ed essere presente, dove possibile, nelle dinamiche aziendali, supportandole nella ricerca e sviluppo di nuovi mercati. Nasce così il progetto Casa delle Imprese: ascolto, analisi, condivisione del concetto di “buona impresa” e di “sostenibilità nel tempo” dell’impresa, internazionalizzazione, sono i punti cardine del progetto volto ad analizzare le cause della crisi, acquisire conoscenza delle dinamiche interne alle imprese, per esercitare, con consapevolezza e professionalità, la funzione di sostegno finanziario e valutare eventuali partnership. Nella Casa delle Imprese trovano spazio e supporto le idee che possono diventare nuove imprese. Dall’idea all’impresa: un percorso di formazione e accompagnamento che prende vita all’interno del progetto Casa delle Idee per offrire ai giovani, alle persone che si vogliono reinventare e agli espulsi dal mondo del lavoro prospettive future. RUOLO DELLA FINANZA La finanza, ben presidiata, con professionalità e controlli, può aiutare la banca in questa fase di transizione verso il “nuovo”, nel suo ruolo di sviluppo delle aziende e delle comunità locali. GESTIONE DEI VALORI IN GARANZIA Grazie alle competenze e alle professionalità acquisite con la propria società strumentale “Immobiliale Villa Seccamani srl” Cassa Padana rende produttivi e conferisce nuovo valore ad immobili deprezzati a seguito di sofferenze. RISORSE UMANE, CONOSCENZE E SAPERI Valorizzare le risorse umane di Cassa Padana è vitale e indispensabile. Passione e professionalità sono alla base di una crescita consapevole: persone formate e in grado di interpretare la banca del futuro rappresentano un vantaggio competitivo. Per questo Cassa Padana ha attivato un progetto di valorizzazione delle risorse, OGV (Organizzazione a Geometria Variabile), dove 30 dipendenti, a turno, per un mese, si confrontano e informano su servizi, attività e mission della banca. ● 5


I NOSTRI PROGETTI a BRESCIA

PITOCCHETTO, RITORNO A PADERNELLO di Laura Simoncelli |

laura.simoncelli@popolis.it

Dal 1° maggio la Fondazione Nimphe ospita una mostra dedicata al Pitocchetto e al cosiddetto Ciclo di Padernello. Un itinerario artistico inserito nei progetti selezionati da Brescia per l’Expo 2015 e che - in collaborazione con il Museo di Santa Giulia di Brescia, il Museo Lechi di Montichiari e la Fondazione Sorlini di Carzago di Calvagese della Riviera - racconterà l’opera del celeberrimo esponente del tardo barocco italiano.

“Scuola di ricamo” di Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto 6


IL GRAN CERUTI

1˚maggio - 31 dicembre 2015 Castello di Padernello – Borgo San Giacomo (Brescia) Da lunedì a venerdì 9,00/12,00 – 14,00/17,30 Sabato su prenotazione - Domenica 14,30/18,30 Visita guidata castello e mostra Euro 8,00
 Gruppi a partire da 10 persone Euro 7,00 - Scuole Euro 5,00 Info: www.castellodipadernello.it

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a mano ferma e rassicurante di una madre guida le dita affusolate di una bambina intenta a tracciare con l’ago le prime linee di un ricamo appena abbozzato. Alle loro spalle due giovani donne mostrano, invece, tutta la maestria e l’abilità nell’arte del cucito. Le loro mani si muovono ormai sicure e senza incertezze sulla tela da rammendare. Una di loro non ha neppure bisogno di seguire con gli occhi i movimenti delle dita e può permettersi di alzare lo sguardo e pensare ad altro. Una quarta ragazza volta le spalle alle compagne, forse alla ricerca di uno spiraglio di luce più diretto che illumini la sua tela; mentre la quinta lavoranda, appena adolescente, sembra non mostrare troppa voglia di iniziare e scruta l’ingresso della stanza-lavoro, sperando

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Verso il ciclo Padernello del Pitocchetto

del Pitocchetto presso i conti Salvadego nel Castello della bassa  bresciana. Da allora la  collezione è chiamata “ciclo di Padernello” e     costituisce l’indiscutibile epicentro della viche qualcuno entri e trovare così la scucenda di Giacomo Ceruti. Fino a dicemsa per tardare l’inizio alla faccenda. bre è un’esposizione fotografica a riproE’ la scena immortalata da Giacomo porre fedelmente, nelle sale del Castello, Ceruti in “Scuola di ricamo”, splendido il ciclo Padernello. Il visitatore ha la posscorcio di vita in una bottega di un temsibilità di vedere raccolte le opere che po. È a loro, agli umili, al popolo artigiaappartenevano al ciclo originale, che poi no che sono dedicate le tele di Giacomo sono state smembrate e che oggi sono Ceruti, detto il Pitocchetto. Dal 1° Magconservate in varie collezioni. Le riprogio la Fondazione Nimphe ospita una duzioni di altissima qualità, corredate da mostra dedicata proprio al Pitocchetto cornici realizzate sul modello originale, e al Ciclo di Padernello, itinerario artisono ospitate nelle sale della prestigiosa stico inserito nei progetti selezionati da ala settecentesca del castello, dove reBrescia per l’Expo 2015, che in collabocentemente si è provveduto al restauro razione con il Museo di Santa Giulia di della Cappella Gentilizia e degli ambienti Brescia, il Museo Lechi di Montichiari e circostanti. La mostra è un momento di la Fondazione Sorlini di Carzago di Calapprofondimento della storia di Ceruti vagese della Riviera mostrerà l’opera e della sua formazione artistica e vede, del celeberrimo esponente del tardo baanche, l’esposizione di alcune opere orirocco italiano. È il 1931 quando lo stuginali del pittore. In programma anche dioso e critico d’arte Giuseppe De Logu conferenze tematiche e incontri sulle visegnala l’esistenza di una serie di opere cende biografiche del pittore. ●

UN UOMO “CONTRO” E INTIMAMENTE “DENTRO” IL SUO TEMPO Giacomo Antonio Melchiorre Ceruti detto il Pitocchetto nasce a Milano il 19 ottobre 1698 in una famiglia bresciana che nel 1711 risulta già ritornata a Brescia. La prima formazione dell’artista si compie in città. Nel 1717 Giacomo sposa Angela Caterina Carrozza, più vecchia di lui di dieci anni e nel 1721, nella chiesa bresciana dei Santi Nazaro e Celso, viene battezzato il figlio primogenito dell’artista che morirà l’anno successivo. Il pittore si inserisce saldamente nella realtà artistica bresciana e raccoglie anche commesse nel campo della pittura sacra, tra Artogne e Piancamuno, dove matura la sua sensibilità verso gli umili e gli emarginati. Il sentimento della povertà permeava in quegli stessi anni anche l’ambiente dei numerosi fratelli Avogadro Ferrazzi che gli commissionarono, tra il 1725 e il 1735, tutte o buona parte delle opere del ciclo, poi detto di Padernello, per le residenze di Rezzato e Brescia. Proprio per la sua dedizione a ritrarre gli umili si guadagna la fama e il soprannome che lo distinguerà nella storia della pittura di tutti i tempi. In questo periodo irrompe nella vita del pitore Matilde de Angelis, più giovane di lui di venti anni, che diviene

compagna clandestina e modella per quasi tutte le pale sacre. Tra il 1726 e il 1728 arriva la richiesta di grandi scene storiche per due sale del Broletto, tele purtroppo distrutte dai giacobini bresciani all’alba della Rivoluzione del 1797, e nel 1737 l’incarico per due pale a Padova dove lavora a fianco di Giambattista Tiepolo. Nel 1740, all’apice del successo, si scopre che l’artista fa passare per moglie legittima la giovane modella. Non resta che la fuga verso Piacenza, città che in poco tempo diventa inospitale per l’artista a causa dell’arrivo della moglie legittima, da anni sulle tracce del marito fedifrago. Del 1765 è il testamento nel quale l’artista malato nomina tra gli eredi la moglie legittima Angela Carrozza e un figlio adottivo, poiché tutti i figli naturali del pittore erano morti in tenera età. Giacomo Ceruti muore il 28 agosto 1767 dopo essersi proclamato, sul retro del ritratto di Don Benedetto Martignoni, Jacobus Ceruti Brixiensis. L’anno dopo muore la moglie Angela Carrozza a 80 anni e il primo novembre la segue Matilde de Angelis a 50 anni. Tutte e due nell’atto di morte vengono definite uxor q.am Jacobi Ceruti. 7


I NOSTRI PROGETTI a BRESCIA

Né carne né pesce: una vegetariana alla corte del Gambero Rosso Incontro con Lara Rongoni di Marco Sacchi |

marco.sacchi@fondazionedominatoleonense.it

“Sono convinta che la cucina vegetariana possa riservare maggiori sorprese e combinazioni e possa essere anche migliore di quella tradizionale con carne e pesce. La verdura ha una quantità inimmaginabile di gusti, sapori e colori. E poi ci sono le spezie, i cibi del mondo”.

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a Biblioteca Richeriana del Dominato Leonense arricchisce la proposta culturale con un nuovo appuntamento: venerdì 5 giugno alle 20.45 in Villa Badia a Leno, incontro con Lara Rongoni, autrice del libro “Né carne né pesce”, produttrice televisiva e vegetariana. L’abbiamo intervistata. Lara, raccontaci qualcosa di te Sono originaria di Gambara e ora vivo a Bologna. Dopo gli studi al DAMS, ho fondato una casa di produzione, la “Sonne Film”, con la quale dal 2010 produco format e documentari per la televisione. In questi cinque anni ho realizzato cinque documentari

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e tre serie tv: una di queste era proprio “Né carne né pesce”, una serie di 10 puntante sulla cucina e cultura vegetariana/vegana che ho personalmente condotto e che è andata in onda sul canale Gambero Rosso. In ogni puntata ho incontrato un personaggio famoso vegetariano o vegano, il quale, oltre a raccontare le motivazioni della sua scelta, si cimentava nella creazione di una ricetta da far assaggiare a una giuria di persone rigorosamente non vegetariane. Quali sono i personaggi che hai intervistato? Ho incontrato il drammaturgo Moni Ovadia, la scrittrice Dacia Maraini, alcuni conduttori tv come Marco Colum-

bro, Paolo Kessisoglu e Paola Maugeri, il bassista dei Pooh Red Canzian. Curiose sono state anche le interviste con l’ex calciatore Dino Baggio e con lo chef stellato Pietro Leeman. Ognuno di loro ha fatto una scelta vegetariana e con loro ho indagato sui motivi che li hanno spinti a questa decisione. Ho avuto anche modo di conoscere diverse città italiane e ho cercato di scoprire sia i posti in cui si può mangiare vegetariano in Italia, sia come si preparano alcuni prodotti tipici.


Come è nata l’idea del libro? Il libro “Né carne né pesce” è nato al termine della trasmissione, quando la casa editrice Newton&Compton mi ha contattato chiedendomi di scrivere un libro sull’esperienza. Il libro raccoglie oltre 250 ricette vegetariane e vegane, ma soprattutto mette in risalto, attraverso le interviste ai personaggi, quali sono le ragioni che motivano una scelta alimentare che è sempre più in ascesa: si pensi che oggi almeno il 10% della popolazione italiana si considera vegetariano. Quello che viene raccontato nel libro è un mondo nel quale cucina e cultura si incontrano. La prefazione del libro è stata scritta da Umberto Veronesi, oncologo di fama internazionale e vegetariano, mentre il capitolo finale è una mappa dei ristoranti vegetariani in Italia che ho sperimentato durante la realizzazione della trasmissione. Un aneddoto su un personaggio intervistato? Red Canzian è davvero simpaticissimo e quando ci siamo incontrati ha esordito con una battuta: “Pensa Lara, solitamente con l’erba le rock star fanno altro, io, invece, me la mangio!”. Per quanto riguarda la cucina, invece, la moglie di Moni Ovadia è stata davvero bravissima e ha cucinato così tanto che tutta la troupe ha mangiato! A chi pensa che la cucina vegetariana sia meno buona della cucina tradizionale, cosa vuoi dire? Marco, credo che sia solo una questione di cultura. Sono convinta che la cucina vegetariana possa riservare maggiori sorprese e combinazioni e possa essere anche migliore di quella tradizionale con carne e pesce. La verdura ha una quantità inimmaginabile di gusti, sapori e colori. E poi ci sono le spezie, i cibi del mondo... Insomma, chi crede davvero nel vegetarianesimo è anche chi ha voglia di sperimentare e di imparare a cucinare tutte le verdure. Se ci pensiamo bene, anche la dieta mediterranea fa un uso massiccio

Lara Rongoni con Moni Ovadia

di verdure: è una dieta che viene dalla cultura contadina, dove la carne veniva mangiata pochissimo. È importante, comunque, avere sempre la consapevolezza di ciò che mangiamo. E la carne che oggi facciamo mangiare ai nostri figli non mi dà sicurezza.

La tua ricetta del cuore? Assolutamente i tortelli di zucca, in particolare quelli tipici della bassa bresciana, proprio come li faceva mia nonna, con l’amaretto e la cotognata! Se penso a un piatto non della nostra pianura, adoro il purè di fave con la cicoria! ●

Il cantiere archeologico di Villa Badia parla inglese

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maggio e giugno la Fondazione Dominato Leonense e l’università di Verona, con la direzione scientifica della Soprintendenza per i Beni Archeologici, avviano a Leno una seconda campagna di scavo, coinvolgendo studenti e dottorandi in archeologia provenienti da numerosi atenei italiani e stranieri. Tra i 20 ragazzi che si avvicenderanno in questi due mesi, ci saranno giovani americani, inglesi, olandesi e spagnoli. Un’apertura internazionale che amplifica la risonanza in campo archeologico delle importanti scoperte che stanno emergendo nel sito del monastero benedettino di re Desiderio. Agli studenti che partecipano allo scavo sono inoltre proposti seminari didattici in loco, con cadenza bisettimanale, e visite ai principali siti storico-archeologici del territorio, per offrir loro un percorso didattico completo e per far conoscere le bellezze del nostro patrimonio culturale. L’indagine archeologica ha l’obiettivo di far luce sull’insediamento abitativo e artigianale medievale che sorgeva all’ombra dell’Abbazia.

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I nostri progetti A BRESCIA

Per secoli gli operosi abitanti della Valtrompia hanno alternato il lavoro di mandriani e contadini con l’escavazione delle vene del ferro. Dal fieno sui pendii al buio della miniera. Oggi tutte le miniere sono chiuse e fanno parte di un percorso turistico ed educativo. Cassa Padana ha acquisito la miniera S. Aloisio, che riapre il 10 maggio al pubblico. Perché la fatica, il dolore, il sacrificio di tanti valligiani non venga mai dimenticato.

In miniera, fra storia, cultura, fatica Riapre al pubblico la S. Aloisio di Collio di Mara Pazzini |

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a miniera S. Aloisio si trova poco prima di arrivare a Collio, sul confine con il Comune di Bovegno. L’attività estrattiva è stata chiusa nel 1985 e la S. Aloisio costituiva la più estesa e ricca concessione mineraria della valle. Dalle sue viscere veniva estratto il minerale che alimentava anche i forni delle vicina Valle Sabbia. In questa miniera venivano coltivati banchi mineralizzati di siderite, il principale e più importante minerale che veniva estratto nelle miniere dell’alta Valle Trompia. E’ un carbonato di ferro, senza 10

mara.pazzini@cassapadana.it

fosforo e con tracce di zolfo. Il minerale estratto, prima di essere mandato agli altiforni per la trasformazione in ghisa e acciaio, subiva una prima cottura, o arrostimento, che da carbonato lo trasformava in ossido di ferro: un’operazione necessaria per eliminare gli elementi volatili come l’anidride carbonica e l’acqua e rendere più facile poi le successive lavorazioni. La miniera si articola in una fitta rete di gallerie che si sviluppano per diversi chilometri, su livelli comunicanti attraverso passaggi, rimonte e fornelli. Il 10 maggio, grazie all’intervento di Cassa

Padana, verrà riaperta la S. Aloisio, dove oltre all’esposizione di reperti del mondo minerario, collezioni di attrezzi e lampade, si potranno sperimentare il Trekking Minerario e il percorso di Miniera Avventura. Il primo è un percorso sotterraneo di circa 2 km che consente, in condizioni di sicurezza, l’esplorazione a piedi della miniera “al naturale”, così come fu lasciata quando venne abbandonata l’attività estrattiva. I visitatori sono condotti alla scoperta equipaggiati con lampade, caschi e mantelle e accompagnati da una guida che


MINIERA DI S. ALOISIO Inaugurazione 10 maggio 2015 Info e PRENOTAZIONI: CUP Museale e Informazione Turistica Valle Camonica Valle Trompia Tel. +39 030.8337495 +39 030.2809556 Cell. +39 345.3422015 (reperibilità telefonica di sabato e domenica) http://cultura.valletrompia. it/musei cup@cm.valletrompia.it

fornisce informazioni sulla geologia locale e sullo storico impianto minerario. Camminando lungo le rimonte ci si meraviglia dei molteplici colori delle concrezioni naturali: dal bianco accecante della calcite al rosso sangue dell’ossido di ferro, al nero del manganese, passando per tutte le sfumature intermedie e suggestive: sono le pisoliti, le perle di miniera, che si formano nelle piccole vasche dove si raccoglie l’acqua che scorre. Il percorso Miniera Avventura concilia, invece, divertimento e cultura, emozione e scoperta del passato, fantasia e conoscenza delle tecnologie minerarie, permettendo di seguire – con l’aiuto di scale, ponti tibetani sospesi, passerelle, funi – il viaggio che il minerale doveva compiere per assumere le caratteristiche per poi essere avviato alla fusione. Il sito minerario della S. Aloisio ha aderito al Sistema Museale di Valle Trompia, arricchendo l’itinerario della Via del Ferro e delle Miniere che la Comunità Montana offre al proprio territorio. ●

MINIERE E MINATORI, CIVILTÀ della val trompia di Valerio Gardoni |

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valerio.gardoni@popolis.it

iviltà montanara di campi appesi al monte e sudore e civiltà mineraria di cunicoli bui nel cuore del monte e tanto sudore hanno stretto un patto lassù in Val Trompia. Dentro e fuori dalle miniere. Per quegli uomini, per metà minatori e per metà contadini, che hanno scritto le fatiche del ferro e poi del fuoco. L’ultimo minatore della valle è uscito nel 1985 dalla miniera S. Alloisio di Collio, impolverato da quel che rimaneva del filone di siderite. Il declino sembrava segnare inesorabilmente un’attività millenaria, iniziata probabilmente con il ferro fuso nei gladio dei legionari di Roma, mai del tutto stabilmente industrializzata, ma che ha segnato il destino artigiano e produttivo della valle bresciana, fondendone le tradizioni e forgiando il carattere. Le altre miniere sparse a gruviera nell’alta valle erano chiuse da tempo, in un’alternanza di filoni esauriti e nuove gallerie grattate nelle viscere ferrose dei monti. In loro sono racchiuse le vicende delle genti triumpline. Per qualche secolo gli operosi abitanti hanno alternato il lavoro di mandriani e contadini con l’escavazione delle vene del ferro. Dal fieno sui pendii al buio della miniera. Stalla e miniera erano fucine di fatiche inenarrabili e miserie che accorciavano la vita grama sino alla prima metà del secolo scorso. Ancora più inenarrabile è forse la storia più buia delle miniere, quella dei bambini-minatori in grado di muoversi con agilità negli stretti cunicoli. Descritti da Giuseppe Zanardelli come “piccoli, rachitici, pallidi e malaticci” si infilavano nelle viscere a grattare il ferro con piccoli picconi. Ma non potevano che fornire un lavoro “lento, misero e stentato”. A rammentare la vita nelle miniere sono rimasti pochissimi ex minatori. Alcuni di loro ti accompagnano a visitare le gallerie e quel che rimane delle grandi miniere, decadente archeologia industriale divenuta parco minerario a uso turistico. Ma se vuoi

conoscere veramente la storia della gente non devi andare alle miniere, ma al cimitero. Nel regno della silicosi. Perché se sino all’inizio del secolo scorso era la fatica a piegare la schiena e la vita di chi cavava il ferro in miniera, con l’avvento dei martelli pneumatici si è sollevata la fatica e insieme si è sollevata la polvere, più leggera del ferro, che ha infuocato i loro polmoni. Il ferro delle miniere ha avuto bisogno del fuoco, passando dal forno fusorio per poi essere forgiato dai magli o cesellato nelle più raffinate mani degli armaioli, artigiani che hanno dialogato con il ferro e con il fuoco, consapevoli custodi dei segreti delle creazioni. Il sipario non si è chiuso. L’ultimo atto della mineraria opera dell’economia del ferro è confluito nella Via del Ferro, una proposta museale che è un viaggio nel tempo e nello spazio. Per intraprendere un viaggio sul percorso minerario della Valle Trompia bisogna partire dalle miniere dell’alta valle, per passare dal forno fusorio di Tavernole, dai magli di Sarezzo e di Ome, dal museo delle armi di Gardone Val Trompia o dal percorso di “miniera avventura”alla miniera Sant’ Aloisio di Collio. ● Per saperne di più www.laviadelferro.it

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I NOSTRI PROGETTI A MANTOVA

Vini passiti e da meditazione a Volta Mantovana di Laura Simoncelli |

laura.simoncelli@popolis.it

Le terre mantovane sono ricche di percorsi enogastronomici che oltre a essere una gioia per il palato, sono un’esperienza dai risvolti emotivi. Nei primi giorni di maggio torna a Volta Mantovana il profumo dei vini passiti italiani e di tutto il mondo. E il territorio lungo i fiumi Oglio e Chiese si arricchisce di una guida gastronomica ai migliori ristoranti.

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l percorso enogastronomico mantovano invita a un’esperienza dai risvolti emotivi veramente sorprendenti. La degustazione è un’arte antica e segue regole naturali che si fondono al nostro corpo. Prima di portare il calice alla bocca ci avviciniamo al vino con tutti gli altri sensi. Osserviamo le gradazioni del colore e gli occhi si riempiono delle intense sfumature, poi si annusa e ci si lascia inebriare dai profumi. Solo allora gli occhi si chiudono e gli aromi di frutti, spezie e cioccolato aprono la via ai ricordi. E’ quello il momento da assaporare, ancor prima di portare il vino alle labbra. Siamo nel mondo dei vini da meditazione, 12

un’esperienza di gusto, sensazioni, riflessione e conoscenza. Anche quest’anno Volta Mantovana si trasforma nella capitale dei vini passiti e da meditazione italiani e stranieri. La XIII edizione è dedicata a vini nazionali e internazionali: ospiti d’onore i vini passiti croati, accompagnati dai vini spagnoli e portoghesi. Tra gli italiani la Vernaccia, il vino che alla fine del Duecento appariva in Europa sulle mense di re, papi e ricchi mercanti. In occasione della mostra, produttori e sommelier saranno pronti ad accompagnare i visitatori in questo affascinante viaggio sensoriale per scoprire come il vino comunica con


VINI PASSITI Volta Mantovana, Mantova assaporato questo irripetibile momento di le nostre papille gustative: durante la degu1-2-3 maggio 2015 intimità, è bello condividere la nostra espestazione riusciamo a distinguere dolcezza, Orari: 9,00 - 20,00 rienza in compagnia. acidità, ma anche sensazioni termiche. Un www.vinipassiti.com Questo primo fine settimana di maggio esercizio non sempre semplice, soprattutto www.facebook.com/vinipassiti è anche un invito a gustare il vino con gli se siamo privi di un buon allenamento. Proamici, a passeggiare tra le tante regioni prio per questo le possibilità per assaggiad’Italia e del mondo, grazie agli stand in re i vini durante la mostra saranno svariate. Oltre al banco d’assaggio, un grande palcoscenico allestito esposizione e confrontarsi su gusti, aromi e preferenze, sconel giardino principale, dove si potranno assaggiare tutti i prendo così che ogni vino è un mondo a sé. E’ il sangue del vini in esposizione, si potrà partecipare alle degustazioni, territorio da cui sgorga. La mostra mercato, con produttori provenienti da tutta accompagnati da sommelier e produttori che guideranno l’esperienza sensoriale con abbinamenti alla cioccolata, al Italia, si svolgerà tra le scuderie, i giardini all’italiana e le sale del cinquecentesco Palazzo Gonzaga, in un’atmosfera formaggio e ai prodotti tipici. L’orario migliore per vivere questa esperienza, dicono gli ricca di storia, cultura e divertimento, con la possibilità di esperti, è fra le 10 e le 12 del mattino, lontano dai pasti, ma assaggiare e acquistare tutti i prodotti. Durante i tre giorni si potrà anche pranzare all’interno quando ancora non abbiamo lo stimolo della fame che podegli splendidi giardini o partecipare a una delle visite guitrebbe indurci false sensazioni. date al palazzo, alle torri e alle cantine. I ristoranti convenNel momento in cui ci si accinge a degustare un vino non si parla, si ascolta quello che il vino racconta al nostro zionati di Volta Mantovana, inoltre, proporranno un menù corpo, dobbiamo lasciarci avvolgere completamente. Poi, speciale a € 25,00. ●

PAESAGGI DI CONFINE TRA OGLIO E CHIESE

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radizioni gastronomiche secolari, ricchezza culturale e una natura quasi incontaminata fanno del territorio compreso tra i fiumi Oglio e Chiese il protagonista della guida Paesaggi di confine fra Oglio e Chiese, un itinerario che raccoglie punti di ristoro, luoghi storici e naturalistici. L’iniziativa è frutto dell’unione delle forze di imprenditori, Comuni e operatori locali, come la Proloco di Torre de’ Picenardi e Isola Dovarese, con la volontà di promuovere la propria terra. Grazie al supporto di Popolis e Cassa Padana è ora online un’area dove poter scaricare la guida e sarà presto disponibile un sito internet interamente dedicato al progetto. Nella guida sono segnalati quattro itinerari percorribili in bici o in auto, tra castelli, piazze, paludi, ristoranti selezionati e tradizioni della cultura contadina. “Conosco questo territorio da anni e quando penso alla campagna tra le province di Mantova, Brescia e Cremona si consolida in me l’idea che sia un luogo di cultura e buon cibo” scrive Davide Paolini de Il Sole 24 Ore e tra gli organizzatori del progetto. L’opuscolo è disponibile sul territorio presso i ristoranti aderenti e gli enti locali. Per saperne di più www.ogliochiese.it

paesaggi

di confine tra i fiumi OGLIO e chiese

border landscape between the rivers oglio and chiese

Nature, history and food routes among the provinces of Mantova, Cremona and Brescia Introduzione di Davide Paolini #ogliochiese

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I NOSTRI PROGETTI A VERONA

ARTE: UNA VOCAZIONE IN MOSTRA Appuntamento ogni mese nell’ex chiesa di San Silvestro, sede della filiale veronese di Cassa Padana di Daniela Iazzi |

daniela.iazzi@fondazionedominatoleonense.it

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assa Padana, da sempre vicina al territorio, a Verona ha aperto le proprie porte all’arte. Già lo scorso anno, in Palazzo Bernini, ha inaugurato la Galleria Zhu Renmin - artista, ecologista, architetto sostenibile, progettista ambientale cinese - dove è possibile ammirare, oltre alle splendide opere su carta di riso e china realizzate dal maestro cinese, anche i suoi progetti di risanamento ambientale progettati e portati a compimento in diverse zone della Cina. Filiale Cassa Padana di Verona

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Nel febbraio scorso è nato un sodalizio con il Gruppo Amici dell’Arte Antonio Nardi: ogni mese, all’interno della filiale veronese – la splendida ex chiesa di San Silvestro, in piazza Arditi

– espongono a rotazione quattro pittori e uno scultore. Un’iniziativa che intende segnare l’avvio di una collaborazione per la valorizzazione delle risorse artistico-culturali locali. Le esposizioni of-


frono un piacevole momento di cultura, per i correntisti della filiale e per tutti gli appassionati d’arte. L’ingresso è, ovviamente, gratuito e rappresenta per tutti i veronesi un’occasione per conoscere la storica chiesa di San Silvestro, eretta nel XII secolo su volere del monastero benedettino di San Silvestro di Nonantola, in provincia di Modena, e ammirarne la bellezza e maestosità del suo interno, finemente restaurato solo pochi anni fa. Gli artisti coinvolti appartengono al Gruppo Nardi, nato a Verona nel 1966 e intitolato al noto pittore e insegnante veronese Antonio Nardi, scomparso nel 1965. Composto da circa 40 fra pittori e scultori, il Gruppo non ha finalità di lucro. L’obiettivo è quello di far conoscere e valorizzare le arti figurative, come la pittura, la scultura e l’incisione, soprattutto tra le nuove generazioni. A questo scopo organizzano mostre, dibattiti e incontri con personalità italiane e straniere attinenti il mondo dell’arte. “Le mostre allestite nella ex-Chiesa di San Silvestro non hanno un tema definito. In ogni esposizione gli artisti presentano il meglio di sé e del loro percorso artistico attraverso le quattro opere che meglio li rappresentano. Con questa modalità il nostro gruppo si vuole presentare al pubblico e alla città di Verona, rendendo onore alla sede di grande prestigio che ci ospita”. Spiega così Franco Principe, ex dirigente di banca e oggi pittore per diletto e presidente del Gruppo Nardi. A maggio espongono i pittori Flavio Perbellini, Andrea Greco, Luciano Fiorini, Bruno Zorzi e lo scultore Francesco Bertolini. La mostra è aperta dal lunedì al venerdì, dalle 8.30 alle 13.00 e dalle 14.30 alle 15.30, con ingresso libero. In Piazza Arditi, n 4. Info: Tel. 045.594375. ●

LA SFIDA DEI CINCILLI A VALEGGIO SUL MINCIO Una gara, cinque scoiattoli e cinque soldini ciascuno. Un percorso con prove da superare, che aiutano i bambini a riflettere sull’uso consapevole del denaro. E’ questo il contenuto della fiabadidattica “La sfida dei cincilli”, il percorso di educazione al risparmio che Cassa Padana e Fondazione Dominato Leonense offrono gratuitamente alle scuole che ne fanno richiesta. Dopo le scuole primarie di Rubiera, in provincia di Reggio Emilia, Rodigo e Gazoldo degli Ippoliti, nel mantovano, siamo approdati a Valeggio sul Mincio. Dopo aver incontrato le insegnanti, siamo entrati nelle classi, abbiamo alzato lo sguardo e ci siamo ritrovati davanti tantissimi occhietti che ci guardavano curiosi. E mentre snocciolavamo loro la storia, ogni bambino correva con la mente alla sua piccola esperienza. Interventi, domande, ma soprattutto la grande voglia di interrogarsi sulle scelte dei protagonisti, che si sono ritrovati ad affrontare situazioni molto simili a quelle che si verificano nella nostra società. Così, ogni bambino ha potuto comprendere, in modo piacevole, quali siano i rischi di un utilizzo sbagliato del denaro e riflettere su cosa significhi spendere al meglio i propri risparmi. Ringraziamo per l’accoglienza e la disponibilità la dirigente scolastica Silvana Zamboni, la coordinatrice del progetto Maria Luisa Oliosi e tutte le insegnanti delle classi V dell’Istituto comprensivo di Valeggio sul Mincio.

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I NOSTRI PROGETTI NEL MONDO

START UP PALESTINE È iniziata la formazione fra ramallah e nablus di Elisabetta Berto | elisabetta.berto@cassapadana.it

A distanza di un anno dalle cinque settimane in cui avevamo valutato le undici associazioni cooperative di risparmio e credito di Ucasc, il programma della Cooperazione Italiana a Gerusalemme è entrato nel vivo. A marzo Cassa Padana è stata protagonista dei primi due training: uno a Ramallah con le cooperative di Gerusalemme, Hebron, Jericho, Ramallah, Betlemme e Salfit, l’altro a Nablus con le associazioni di Jenin, Tulkarem, Nablus, Toubas e Qalqilya.

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ettete più di venti donne a stretto contatto per svariate ore tre giorni di fila. Alcune si conoscono, altre si vedono per la prima volta. Per alcune l’occasione è ghiotta per mostrare gli scialli autoprodotti con l’immancabile punto croce e tentare l’affare, mentre altre sorseggiano tranquille thé con salvia davanti a una gustosa sigaretta. Fumo, chiacchiericcio, briciole di brioche sono il benvenuto quotidiano di questo ritorno a Ramallah e a Nablus. A distanza di un anno dalle cinque settimane in cui avevamo valutato una ad una le undici associazioni cooperative di risparmio e credito di Ucasc, il programma Start Up Palestine della Cooperazione Italiana a Gerusalemme è entrato ancora di più nel vivo. Nato con una programmazione triennale e l’ambizione di contribuire a ridurre i livelli di disoccupazione in Palestina e sostenere la generazione di reddito, con un focus particolare sul lavoro giovanile e femminile, il programma ha da tempo individuato nelle cooperative di risparmio e credito di Ucasc una realtà a prevalenza femminile da valorizzare soprattutto per il suo enorme portato di emancipazione, frutto dell’accesso al credito. Durante la valutazione dell’anno scorso, le donne delle cooperative avevano fatto emergere alcune esigenze formative che quest’anno lo Start Up Palestine ha cercato di soddisfare con training ad hoc per le persone che all’interno delle associazioni ricoprono i ruoli fondamentali: coordinatrici, tesoriere, membri dei consigli di amministrazione e dei comitati di vigilanza. I primi due training, uno a Ramallah con le cooperative di Gerusalemme, Hebron, Jericho, Ramallah, Betlemme e Salfit, l’altro a Nablus con le associazioni di Jenin, Tulkarem, Nablus, Toubas e Qalqilya, sono stati un po’ un banco di prova. Le metodologie adottate per spiegare temi quali la gestione del portafoglio crediti e del rischio di mancato pagamento, i compiti e le responsabilità del management, i controlli sono state soprattutto attive, ma dovevamo capire quanto potevano essere efficaci, visto che le

donne parlano una lingua che noi non comprendiamo, l’arabo. E, in effetti, la questione linguistica è stata forse lo scoglio maggiore da superare, tanto che, per difficoltà legate a contenuti e termini tecnici durante la formazione a Ramallah, il secondo training di Nablus è stato fatto direttamente in inglese, con la gentile traduzione in arabo della direttrice di Ucasc, Randa Abed Rabbo Zein. La partecipazione è stata alta, così come l’interesse soprattutto per temi legati alla mora e al suo impatto sulla liquidità delle associazioni cooperative, che abbiamo cercato di analizzare attraverso la gestione simulata di una cooperativa ‘modello’ che presta fave. Non sono mancati i momenti di composta ilarità, quando i conti non tornavano e l’immancabile empatia che si crea tra donne così, capaci di una femminilità oltre il velo. La puntualità è stata forse l’unica assente di questi sei intensi giorni di training. Ma abbiamo capito che la promessa di un rossetto in regalo alle donne che arrivano all’orario stabilito può fare miracoli! L’appuntamento è ora per l’inizio dell’estate, prima del Ramadan, quando torneremo per proseguire l’attività formativa. ●

I SAMARITANI DI NABLUS di Flavia Vighini I flavia.vighini@cassapadana.it

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Samaritani rappresentano la più antica e piccola comunità religiosa nel mondo: a causa dell’acquisizione di terra palestinese da parte degli israeliani e delle conversioni all’islamismo, se ne contano oggi solo 772, divisi tra la città palestinese di Nablus, dove sorge il Monte Gerizim, e quella israeliana di Holon. In occasione della missione in Palestina dello scorso marzo, grazie all’invito di Anan Al Samiri, funzionario dell’Autorità monetaria palestinese e membro della comunità, ne abbiamo potuto scoprire gli usi e le tradizioni. I samaritani conoscono la loro genealogia a partire da Adamo, tanto che Anan può affermare di provenire dal ceppo del governatore egiziano Giuseppe, figlio di Giacobbe. Unito da una profonda fede, questo antico ceppo ebreo, che noi ricordiamo grazie alla famosa parabola del Vangelo, arrivò in Palestina 3.600 anni fa per vivere sul Monte Gerizim e per proteggerlo. Proprio come Mosè ordinò di fare. Ancora oggi i Samaritani seguono e praticano pedissequamente i precetti della loro religione, contenuti nei 5 libri della Torah (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio). Credere nei precetti, ma non praticarli, non sarebbe possibile, perché questo implicherebbe l’uscita dalla comunità. Il samaritanesimo di oggi aderisce perfettamente a quello delle origini ed è osservabile anche dal fatto che, oltre alla lingua ebraica e araba, la comunità studia e parla ancora l’ebraico antico, le cui lettere ricordano, come degli ideogrammi, delle parti del corpo umano. I samaritani, come i giudei, rispettano lo shabbat, ma la Torah giudaica diverge da quella samaritana in oltre 7mila punti: ecco perché alcuni rituali cadono in giorni diversi e i samaritani si coprono il capo solo per pregare, mentre nella quotidianità non indossano la kippah. Per garantire la prosecuzione nel tempo della comunità, i samaritani, prima di sposarsi tra di loro (e solo tra di loro), si accertano di essere geneticamente compatibili. Una identità che, per essere conservata, ha bisogno di pace: ecco perché i samaritani palestinesi, unici a godere di ben 3 passaporti (giordano, israeliano e palestinese), hanno l’ambizione di essere un ponte nel conflitto israelo – palestinese. Senza pace sono a rischio Samaritani, Palestinesi e Israeliani.

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NEL TERRITORIO

OMAGGIO ALL’ ORTOLANO IL QUADRO “ROVESCIO” DELL’ ARCIMBOLDO di Barbara Ponzoni | barbara.ponzoni@cassapadana.it

Avete presente la mascotte di EXPO 2015, la disneyana Foody? E’ un insieme di frutta e verdura che compone il volto di un personaggio. È evidente che sia stato ispirato da un seicentesco dipinto dell’artista milanese Arcimboldo. Un quadro particolare che da sempre fa bella mostra di sé alla Pinacoteca di Cremona.

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“L’Ortolano” dell’ Arcimboldo

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i sembra strano che non tutti sappiano che l’Ortolano, il celebre quadro dell’Arcimboldo conservato a Cremona, è nato per essere visto da due punti di vista differenti. Uno come normalissimo cesto di frutta. L’altro – una volta capovolto – come volto dalle fattezze umane. Eppure quello che a me, cremonese doc, sembra scontato, non lo è per tutti. Questo quadro, e il divertissement della “doppia faccia”, è diventato popolare solo di recente, grazie all’Expo. In che senso? Beh, avete presente la mascotte della manifestazione, Foody? E’ un insieme di frutta e verdura che compone il volto di un personaggio. E’ evidente che sia stato ispirato dal seicentesco dipinto dell’artista milanese, che da sempre fa bella mostra di sé alla Pinacoteca di Cremona. Per conoscere meglio la storia di questo quadro, abbiamo incontrato il professor Mario Marubbi, dal 2001 conservatore del Museo Civico. “La Pinacoteca del Museo Civico Ala Ponzone si trova nel cinquecentesco palazzo Affaitati e si è costituita nel corso dei secoli a partire dal Cinquecento, principalmente con le raccolte della famiglia Ponzone, legata a uso pubblico col testamento del marchese Giuseppe Sigismondo Ala Ponzone nel 1842, e ampliata con le opere provenienti da alcune soppresse chiese cremonesi. La raccolta di dipinti e sculture assomma oggi a più di duemila pezzi, solo in parte


Museo Civico “Ala Ponzone”: chiostro

esposti nelle sale del museo”. Così ha esordito il conservatore: in effetti, passando per quelle sale, ricche di fascino oltre che di belle cose, il mio campanilistico orgoglio si è fatto sentire. “Questo quadro dalle piccole dimensioni (35,8 x 24,2 cm), fa parte dei cosiddetti quadri reversibili, cioè quei dipinti che possono essere girati di 180 gradi e mostrano un’immagine diversa. In questo caso una ciotola contenente ortaggi se viene girata mostra il volto dell’ortolano che prende la forma di una testa e con la ciotola che assume l’aspetto di un copricapo.” L’effetto ottico è evidenziato grazie a uno specchio messo sotto l’opera, posta in una teca di vetro per motivi di sicurezza e per garantire una corretta conservazione del quadro. In effetti, la magia che si crea è davvero particolare, ammaliante e inquietante allo stesso tempo. Quindi, il nostro Ortolano partirà per Milano? “Beh, si. Sarà esposto alla mostra Feeding the planet. Energy for Life. Selezione di icone artistiche, emblematiche della tradizione italiana nel Padiglione Italia di Expo Milano 2015, accanto ad altre importanti opere rappresentative del tema della manifestazione. Un posto speciale, dove passeranno tante delegazioni, una vetrina importante per la nostra città, per il nostro territorio”.

La domanda, quindi, è quasi scontata: questo gemellaggio con Foody porterà nuovi visitatori alla Pinacoteca, a Cremona? “Non credo che cambierà molto in termini di numeri, sono scettico sul fatto che la gente si muova per vedere l’opera che ha ispirato la mascotte. La cultura è educazione, non basta questo, purtroppo. Ma di certo è un’ottima possibilità per il nostro museo di farsi valere. Da tempo sto pensando di fare una pubblicazione annuale, un quaderno monotematico dove raccontare le principali scoperte, le novità della nostra pinacoteca. Forse quest’anno sarà il momento di iniziare questo percorso con le ultime ricerche sull’Ortolano. Ecco, l’Expo potrebbe favorire questo, nuove ricerche, un focus su alcune opere d’arte”. Mi rimane la curiosità, di quali scoperte stiamo parlando? “Mi sbilancio e gliene dico una. Abbiamo effettuato sul quadro una riflettografia, una sorta di foto ai raggi X per vedere cosa c’è sotto lo strato finale del dipinto, in pratica ciò che è avvenuto prima: il disegno preparatorio, le varie cancellature, gli errori. Grazie a questo sistema abbiamo visto che l’Arcimboldo inizialmente voleva fare solo ed esclusivamente una natura morta, il disegno iniziale non aveva le fattezze di un volto, se capovolto, ma solo alcuni accenni. Probabilmente, girandolo erroneamente, l’autore

ha intuito la somiglianza con una testa umana. Da qui l’idea del quadro reversibile. Se confermata, questa sarebbe una scoperta sensazionale, perché identificherebbe il dipinto cremonese come la prima opera di questo genere”. Bene, di primato in primato. L’Ortolano sarà in trasferta a Milano da maggio a settembre. Al suo ritorno sono previste diverse manifestazioni, fra cui una mostra molto particolare organizzata dalla Pinacoteca. Ma su questa faccenda il conservatore non vuole ancora dire nulla. Non ci resta che aspettare.

Museo Civico “Ala Ponzone”: atrio

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INCONTRI

Se questo mio racconto sarà letto, ascoltato e compreso, non dimenticate quelli che non sono tornati. Quei soldati che sono morti sulle nevi della Grecia, dell’Albania, della Russia. Rendete loro onore e ricordate sempre il

Secondo Gatti (a destra) con Mirco Zanoni, direttore dell’Istituto Alcide Cervi di Gattatico, Reggio Emilia

1945-2015, i ricordi di Secondo La guerra, la fame, il ritorno a piedi verso casa

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di Macri Puricelli e Secondo Gatti |

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macri.puricelli@popolis.it

maggio 1945, un uomo dagli occhi di un azzurro limpido avanza lungo l’argine dell’Adige. Le gambe lo sostengono a malapena, ma il passo non rallenta. Lo sguardo è dritto davanti a sé e punta verso un campanile. Una delle poche costruzioni rimaste in piedi. La guerra aveva cancellato Legnago, bassa veronese. Il ponte sull’Adige non esisteva più. Anche Porto Legnago era stata colpita a morte. Quel giorno di settanta anni fa, dopo quaranta mesi di assenza e di guerra, Secondo Gatti stava tornando finalmente a casa. Dopo aver attraversato a piedi l’Albania, i Balcani, parte dell’Austria. Dopo aver passato le Alpi a Tarvisio e da qui essere sceso verso sud ovest con il miraggio di Porto Legnago, la sua casa, la sua famiglia.


loro sacrificio. Vorrei dire ai nostri figli: siate orgogliosi di questi soldati, perché hanno combattuto per darvi la libertà. Non dimenticatelo mai”.

Secondo Gatti oggi ha 93 anni e ne dimostra dieci di meno. Per tutta la vita ha ricordato quel lungo ritorno verso casa durato due anni. E nel 1990 ha deciso di scriverlo. Ecco alcuni frammenti del suo diario che da oggi fa parte del progetto Memorie in cammino (www.memorieincammino.it) che l’Istituto Cervi di Gattatico, a Reggio Emilia, sta portando avanti da tre anni in collaborazione con Cassa Padana. Agosto 1942. In nave, da Bari verso Durazzo, Albania: “Era una notte di chiaro di luna. Così presi una matita e un foglio per scrivere alla mia ragazza”. Secondo sarebbe rimasto a Durazzo, assieme al fratello gemello Primo, per quasi un anno. Luglio 1943. Trasferimento a Valona: “Fu lì che venni diviso da mio fratello, con il quale avevo condiviso fino a quel giorno ogni istante della mia vita. Anche in guerra”. 8 settembre 1943. Mancano pochi minuti alle 20. Secondo, che fa il marconista, riceve il marconigramma che gli cambierà la vita: “Attenzione, l’Italia si è arresa. Ha dato l’armistizio incondizionato”. La guerra sembra finita. Lui lo sa. Ma nel campo degli italiani è la paralisi. 10 settembre 1943. Secondo riceve un altro marconigramma: sono le 10 della mattina e da Atene i tedeschi stanno marciando verso Valona. Arrivò a notte quel reggimento in fuga. Presero il comando italiano e fecero tutti prigionieri. “Eravamo circa 6 mila, ci misero in un recinto dove restammo per otto giorni senza una briciola di pane. Il nono giorno riuscimmo a rubare un cavallo, a ucciderlo e a strappare la sua carne con le mani. Mangiammo così e stemmo tutti male”. 20 settembre 1943. “Verso le 14 scesero i partigiani dalle montagne e attaccarono i tedeschi. Ci urlarono di andarcene via. Scappai in montagna. Avevo un paio di pantaloncini corti, un paio di scarpe e una camicia leggera. Nelle montagne albanesi trovai un’immensa miseria. Le persone non avevano nulla da mangiare. Con i miei compagni ci siamo sfamati con quello che trovavamo nei campi: tartarughe, lumache, erba. Di notte dormivamo sotto gli alberi. Alla fine trovammo una famiglia che in cambio di lavoro ci dava da mangiare il buc, un pane fatto con la farina di granoturco”. Gennaio 1944. “Lassù sulle montagne incontrammo un italiano. Ci disse che lungo la costa, di notte, partivano dei piroscafi che ci avrebbero portato in Italia. Non ci fidammo. I tedeschi continuavano in quei mesi a rastrellare la costa albanese. Restammo in montagna. Senza scarpe. Con i piedi avvolti da stracci consunti. Qualche giorno dopo dovemmo lasciare la famiglia albanese: non aveva più nulla da dividere. Ci mettemmo

in marcia e dopo due giorni arrivammo a un posto di blocco tedesco. Eravamo vestiti come albanesi, ma loro ci riconobbero. Mi portarono prima in un campo di concentramento vicino al bosco, poi in carcere a Valona. Vivevamo come bestie, ma almeno c’era una signorina, che faceva la prostituta, che due volte alla settimana ci portava delle pagnotte di pane. Divideva con noi i suoi guadagni”. Maggio 1944. “I tedeschi ci portavano a lavorare. Pochissimo ci davano da mangiare. Mi abituai a esistere fra la vita e la morte. Vidi tanti compagni morire ed essere sepolti in fosse comuni: lente palate di terra ricoprivano i loro visi e i corpi vestiti solo da logore magliette”. Giugno 1944. “Partimmo verso Scutari, così decisero i tedeschi. Poi in cammino verso Tirana. Qui restammo per 45 giorni”. Luglio 1944. “Scelsero cinque di noi e ci portarono a lavorare in una scuderia tedesca. Ci fecero addirittura lavare: non toccavo acqua da 11 mesi e mi sembrò di rinascere. Ci diedero anche dei vestiti puliti, due cavalli e un carretto. Era ormai quasi un anno dall’armistizio, ma non sapevano nulla di ciò che stava succedendo in Italia”. Novembre 1944. “Da più di un mese i tedeschi avevano iniziato la ritirata verso Belgrado. Anche noi eravamo in marcia con loro. Dopo 45 giorni di cammino arrivammo a Cracuivac. Fu un inferno. Eravamo circondati da russi e da partigiani”. Dicembre 1944. “I tedeschi ripresero la ritirata, lungo piccole strade di montagna. Fu un inverno freddissimo e di neve. Avevo solo una coperta per difendermi dal freddo”. In quei giorni, abbandonati a loro stessi dall’esercito tedesco in fuga, gli italiani presero la strada verso casa. Furono mesi di fame, freddo, fatica. Ma quel 16 maggio 1945 finalmente arrivò. Piange Secondo mentre racconta gli ultimi metri che lo separavano da casa. “E’ difficile descrivere quello che provavo in quei momenti. Ricordo quel giorno come il più bello della mia vita. Nell’ultimo tratto della stradina che portava a casa mia vidi una donna: era mia mamma che mi veniva incontro. Non so come ma mi misi a correre, la raggiunsi, l’abbracciai. Dalla gioia non sentivo più nemmeno la fame. Mio fratello Primo fu meno fortunato: tornò a casa dalla Jugoslavia, dove era stato internato, solo nel novembre 1946”.

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a cura di Valentina Bragazzi valentina.bragazzi@popolis.it

> EVENTI

agenda

l a b a nc a a l t u o servizio

Franciacorta in Fiore

Palio di Ferrara

15-17 maggio Cazzago San Martino - Brescia

31 maggio – ore 16.00 Piazza Ariostea – Ferrara

info: tel. 030.7750750

Info: www.paliodiferrara.it

Mantova Creativa

L’allegra macedonia - Saggio finale del corso di teatro per bambini 16 maggio - ore 20.30 Villa Badia – Leno (Brescia)

info: info@fondazionedominatoleonense.it

Balletto dell’Opera di Kiev Il lago dei cigni 9 maggio Teatro Regio - Parma

info: www.teatroregioparma.org

Brixia Florum 17 maggio Largo Formentone e corso Zanardelli Brescia

info: www.florovivaistibs.it

A tavola con il sorriso Primavera/estate, cosa mangio oggi?

> MOSTRE Uomini e donne verso la democrazia tra cooperazione e solidarietà fino a giugno Museo Cervi Taneto di Gattatico (Reggio Emilia)

Info: www.istitutocervi.it

29 maggio-2 giugno Mantova

Carpaccio. Vittore e Benedetto da Venezia all’Istria

info: www.mantovacreativa.it

fino al 28 giugno Palazzo Sarcinelli - Conegliano (Treviso)

Le arti e il cibo Cavoli a merenda: musiche da intavolare e altre zuppe 13 maggio Associazione culturale Colori e Sapori Via del Risorgimento, 18 – Brescia

info: colorisapori@gmail.com

Il Filo benefico Quartet di Ronald Harwood 11 maggio Teatro Filodrammatici - Cremona

info: tel. 334.8985081

Tutto il resto è letteratura Novecento. La leggenda del pianista sull’oceano

Info: tel. 199 15 11 14

I magnifici intrecci fino al 30 agosto Padiglione delle Esposizioni Temporanee del Museo del Violino Cremona

Info: tel. 049.663499

> CORSI E LABORATORI Corso di cucina con le erbe officinali 12 e 14 maggio - dalle 19.00 alle 22.00

Corso di tisaneria 19 e 21 maggio - dalle 19.00 alle 22.00

18 Maggio San Giovanni Lupatoto (Verona)

14 maggio Associazione For - Art Via Casazza, 34 - Brescia

info: www.lampidigioco.it

info: www.for-art.it

Info: info@fondazionedominatoleonense.it

LA CINA A LEGNAGO A Legnago, nella bassa veronese, Cassa Padana ha donato agli studenti della classe 5C RIM dell’Istituto Minchetti il libro Sun Yat Sen, padre della patria cinese a cura di Antonio Fappani e Giuseppe Marchetti, pubblicato per la prima volta nel 1950 e ripubblicato nel 2014 grazie a Cassa Padana e all’associazione cinese in Brescia. Sun Yat Sen era un politico cinese vissuto a cavallo fra il XIX e il XX secolo ed è considerato il fondatore della Cina moderna. Un dono importante per questi ragazzi che hanno frequentato a scuola un corso di lingua cinese. All’incontro, assieme al preside dell’Istituto, Paolo Beltrame, e ai docenti, erano presenti anche i colleghi Stefano Todeschini, Loris Rossignoli, Simone Mazzucco, Francesco Peterle, Davide Toaiari.

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CFP Canossa - Via Mazzini, 20 Bagnolo Mella (Brescia)


SOGGIORNI

Mare 2015 Salinas Sea - Capoverde

VERACLUB MIKONOS - GRECIA

Isla do Sal

Penelope

le iscrizioni si ricevono presso i nostri sportelli

POSSIBILITĂ€ DI PROLUNGAMENTO WEEK END A LISBONA

All Inclusive partenza da Bergamo da maggio a ottobre assicurazione annullamento compresa

Formula Club partenza da Bergamo/Verona da maggio a settembre assicurazione annullamento compresa

VERACLUB MINORCA - SPAGNA

VERACLUB SUNEVA - SARDEGNA

S.to Tomas

Costa Rei

Formula Club partenza da Bergamo/Verona da maggio a ottobre assicurazione annullamento compresa

Formula Club partenza da Bergamo/Verona da maggio a settembre assicurazione annullamento compresa

www.cassapadana.it 23



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