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83 Seguire l‘automobile con la bara quando la bara arriverà (…) Da questo momento finché dal portone non verrà fuori la bara ripensandoci sarà chiarissimo (…) Finché dal portone non verrà fuori la bara ma prima ancòra anche se solo pochi istanti prima (…) Finché dal portone non verrà fuori la bara che sarà una cosa che nessuno di noi riesce a vedere (Partendo da Boulevard Berthier, in Cadenza d‟inganno)

Versi guerrieri e amorosi Nei Versi guerrieri e amorosi, la collocazione iniziale del trittico in prosa (Per una ragione improvvisa) ne rivela il ruolo di avvio, che riporta indietro il tempo allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, contesto ed ambientazione della seguente sezione di poesie in quartine. È la luce che si fa improvvisamente «bianca e fissa» a segnalare la trasfigurazione della realtà;(7) lo stacco coincide con l‘avvio del film in bianco e nero del passato, che proietta sul presente le sue immagini crepitanti, diafana evocazione di figure sbiadite e senza vita:(8) Per una ragione improvvisa la luce si è fatta bianca e fissa: i passanti, smilzi e sbigottiti come se avessero in testa un gibus o una magiostrina, hanno smesso di colpo di fare ombra (Per una ragione improvvisa, in Versi guerrieri e amorosi).

Il testo è composto da tre prose di lunghezza calante (segnate da legami intertestuali e ripetizioni, secondo la tecnica già esperita in Cadenza d‟inganno) e di crescente straniamento temporale, dovuto all‘allineamento del tempo sull‘asse dello spazio, che è il percorso del tram sul quale viaggia il padre; il suo viaggio si svolge nel passato, ma al tempo stesso proietta nel futuro (fino al presente del soggetto lirico) le fermate previste dalla linea tranviaria: «Fra due fermate le portiere del tram, aprendosi, sfioreranno le foglie dei platani della piazza»; «Fra quattro fermate, il tram arriverà ai grattacieli». L‘anacronismo, sotto la cui insegna si colloca la seconda sezione della raccolta,(9) trova qui la sua fondazione, concretizzata nell‘antitesi che, nel porre la distanza temporale, immediatamente la nega: «Sono passati quarantaquattro anni, un mese e un giorno. Non è passato neanche un minuto». Il trittico iniziale anticipa, esplicitandolo, il criterio alla base delle successive poesie, dove passato e presente coesistono nella figura della donna amata, la cui presenza viene posta e presagita nel passato dell‘io lirico, a «schermo» rispetto a ricordi ed esperienze di guerra, da cui egli rischia di essere annientato. Con inversione del ruolo di protagonista, in primo piano nella prosa si accampa non la figura della donna, verso la quale ciascuno dei testi poetici della sezione successiva converge nel finale, ma quella del padre; pur non espressamente nominato nei versi, è il vero eroe di quella guerra, come rivela il confronto fra le allusioni dei Versi guerrieri e amorosi (Non stava a noi risolvere, dove è il padre che avventurosamente procura il cibo; Non facevano fumo né rumore, da contestualizzare nell‘attesa della corriera che quotidianamente riconduce il padre presso i familiari sfollati a Varese), e la chiarezza de La guerra, lirica riportata nell‘autoantologia del 1988 A tanto caro sangue. Nel passaggio da una prosa all‘altra si fanno più intensi i riferimenti alla guerra (gli invalidi che procurerà, i bombardamenti che distruggeranno la maggior parte dei platani di Milano, la durata stessa del conflitto per l‘Italia), fino all‘immagine conclusiva della radio, da cui sarà diffuso l‘annuncio della dichiarazione di guerra: [I] Mio padre, elegante e asciutto come un ufficiale di legno traforato, è appena salito sull‘1 dalla porta anteriore riservata agli abbonati e probabilmente agli invalidi. [II] Mio padre sale dalla porta anteriore, vietata ai non abbonati e ai non ancora invalidi, su una vettura della linea tranviaria numero 1 (…) Fra due fermate le portiere del tram, aprendosi sfioreranno le foglie dei platani della piazza. Fra tre anni, un mese e ventisette giorni non ci saranno più platani. [III] Mancano tre fermate. Mancano dodici minuti e diciannove secondi. Mancano quattro anni, dieci mesi e quindici giorni, un metro e trentasei centimetri di neve, un numero imprecisabile di mitragliamenti a bassa quota. Mancano ventisette gradini (…) In casa, nella penombra del cortile, qualcuno sta già toccando la manopola di bachelite della radio.

Il ritmo è scandito da una serie incalzante di coordinate spazio-temporali, la cui esattezza è condannata all‘implosione dall‘ossessiva esattezza e dall‘accumulo, che provocano effetti di irreale


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