l_ulisse_13

Page 152

152 Per non parlare delle prose autobiografiche (eppure tutte fantasiose, visionarie) di Alda Merini – registrazione di puri eventi e malesseri mentali, prima ancora che incandescente, romanzesco e purgatoriale resoconto esistenziale: Ho un letto voluttuoso come quello di Messalina, dotato di ben sei materassi ereditati dalla sorte. Tutti concupiscono il mio povero letto, che è grande e disordinato, ma estremamente pacifico. Però in quel letto l‘amore non si fa, perché inevitabilmente i materassi si dividono e l‘amante di turno cade nel mezzo senza più riuscire a liberarsi dal lenzuolo che viene ad avvolgerlo come una specie di sudario. I più audaci hanno provato a ghermirli e si è sentito un tonfo pesante. Gli inquilini hanno protestato e si sono chiesti: ―Ma chissà cosa fa quella lì di notte‖. Niente, trasportavo materassi dopo che l‘aspirante amante se ne era andato via sbattendo pesantemente la porta. (da Il tormento delle figure, 1990)

Più o meno lo stesso faranno, negli immediati anni a seguire, autrici come Antonella Anedda e Anna Maria Farabbi, Maria Grazia Calandrone e Nina Maroccolo – con quei loro versi lunghi che si riallineano alla prosa, rigenerandosela come una lirica coltura in vitro, un propedeutico, congelato deposito di ovuli fecondati… forse di ultrapoetiche e future cellule staminali… Dopo aver letto la luce dai monaci amanuensi e dai calligrafi cinesi ho rotto la scuola. E l‘uovo. Attraversando le mani di una maestra elementare che mi ha creata strega accolgo il paesaggio e la dimora. Fin qui esposta pubblica e contemporaneamente profonda in me stessa. Premo in te l‘orografia della mia impronta digitale la mia identità senza inchiostro l‘andatura del sangue. Rumino senza ali piena di gobba. Al buio la mia mano fosfora: spacca con un colpo la melograna schizza i semi dentro la carta ovunque sia. Ho imparato a firmare sull‘acqua a segnare con il fiato. A raccogliermi in posizione fetale dentro la o per rinascermi erba o atomica. … (da: Anna Maria Farabbi, La Magnifica Bestia, 2007)

Parlo di implose o arcane prose liriche: ometto perciò volentieri la un po‘ oscura disamina dei veri e propri romanzi scritti, compitati dai poeti di ruolo (ma citiamo, tra i migliori, almeno il Valentino Zeichen di Tana per tutti, 1983, e naturalmente il Conte di Primavera incendiata, 1980, Equinozio d‟autunno, 1987, etc.). Idem valga per i non pochi libri di poesia sliricata frutto e dono di molti valenti narratori di ruolo: da Antonio Delfini a Tommaso Landolfi, da Luigi Bartolini a Juan Rodolfo Wilcock, da Ottiero Ottieri a Paolo Volponi, dalla stessa Elsa Morante alla cara Anna Maria Ortese, da Giorgio Bassani a Giovanni Testori… Parafrasando Engels Tutto ciò che esiste è degno di perire recito anche io fra me e me parafrasando Engels


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.