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127 Poi ti avvicinavi e ti facevano vedere il cazzo. Non essendo omosessuale, era forse per questo motivo che ero incredibilmente attratto dal cazzo, e così ho pensato che la novità è per me qualcosa di importante da succhiare. Nella vita, bisogna provare le esperienze. Un'altra cosa che mi ricordo di quell'anno, è che c‘era sempre Craxi sui giornali, e che Cicciolina aveva un partito in cui faceva vedere le tette. Era il partito radicale, che adesso non esiste più. Il partito radicale era Marco Pannella, lui era sempre in televisione a dire che non era mai in televisione, e fumava una sigaretta dietro l'altra. Io ho accostato la macchina e ho visto meglio questo travestito che sembrava di una bellezza pazzesca. Mi ha tirato fuori la lingua e ha detto che mi avrebbe tirato fuori il cervello dal cazzo, a furia di ciucciarmelo. Mi ha fatto vedere il culo e il cazzo. Aveva la voce di una bambina malata di tiroide che parla dentro un megafono. All'inizio, il cazzo non si vedeva, il travestito era una biondona con le calze a rete, la giacca in pelle e gli slip. Poi, all'improvviso, dagli slip gli è uscito un siluro e il travestito ha detto, ti piacerebbe ciucciarmelo tutto, maiale ? Io sono rimasto zitto, e ho spento il motore. Io gli ho detto che era un gran pezzo di figa, e quanto costava un po' di pompino e poi incularmela. Lui mi ha detto quindicimila servizio completo, e di sbrigarmi, cocco, perché dietro c'erano già altre quattro macchine parcheggiate. Io gli ho detto di salire sulla macchina, le ho dato 15.000 lire e siamo andati in un posto che mi ha indicato lui più avanti, una piazza dove c'erano altre macchine con la luce accesa, era un troiaio di persone che scopavano con i trans. Abbiamo parcheggiato. Io gli ho detto di togliersi gli slip e di farmi vedere il cazzo. Nella luce della macchina il cazzo sembrava ancora più grande e si ingrandiva mentre glielo toccavo e lei mi metteva le tette in faccia. Aveva un profumo fortissimo, da vera troia completamente profumata. Io sudavo sempre di più a guardare questa confusione da sballo da 15.000 lire, deglutivo e volevo prendere il cazzone in bocca. Lei ha detto prima il preservativo. Io le ho detto, scusa, cazzo te ne frega, sono io che ti faccio il pompino a te, non tu a me, come faccio a attaccarti l'Aids se ti succhio il cazzo, al limite me lo attacchi tu se mi sborri in bocca, io ho le gengive a posto. Nel 1989, essendo caduto il muro di Berlino, andavano tutti a prenderne un pezzo da regalare agli amici o tenerselo. Mio cugino me ne ha portato un pezzo grande come un mattone medio, e lo tengo in camera, come ricordo della Storia e del concerto dei Pink Floyd. In quel periodo, vendevano anche i pezzi del muro di Berlino taroccati al mercato in strada, erano dei pezzi di cemento normalissimi, presi da chissà dove. C'erano dei gruppi di sballati che li vendevano a 3000 lire l'uno. Insomma il trans non ne voleva sapere di farmi succhiare senza mettersi il goldone. Io gli ho chiesto solo di assaggiargli un attimino la cappella, per sentire il sapore del cazzo di una donna, e quella si è messa a ridere e ha detto che ero veramente inesperto e maiale(17).

Tronco qui la citazione da Puerto Plata Market, che tuttavia potrebbe continuare ancora. Si provi anzitutto a rispondere alla domanda ―chi parla qui?‖. Cominciamo con il dire che questo io narrante parla o scrive in modo del tutto analogo a quella teoria di figuranti che compare in Woobinda. Di Woobinda manca, semmai, un espediente formale di notevole importanza, e cioè la scrittura che va in loop, o si interrompe improvvisamente a metà, richiamo alla macchinicità del supporto, alla sua dimensione inorganica, e anche, come si è detto, alle nuove forme di medialità: un richiamo, tuttavia, di natura mimetica, e quindi tutt‘altro che fuori dalla tradizione. Ma, quanto a stile e organizzazione retorica, si può registrare una pressoché totale coincidenza tra Woobinda e Puerto Plata Market. È questo appunto un aspetto interessante di tutte le scritture di Aldo Nove: la destrutturazione logico-formale non giunge mai oltre un certo limite; con le parole di Francucci: ―l‘io pressoché vuoto e pressoché esclusivamente grammaticale del libro conserva ancora,


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