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11 Un grande autore di prose ferme che però, a dispetto dell‘opinione degli avversatori, era anche in grado di narrare era Antonio Pizzuto. Com‘è noto, lo scrittore siciliano distingueva la narrazione dal racconto sulla base della prospettiva temporale. Se «il fatto è un‘astrazione», nei termini gnoseologici dell‘allievo di Cosmo Guastella, «raccontare è proporsi di rappresentare un‘azione, cioè uno svolgimento di fatti ma, anziché rappresentarli, il racconto in ultima analisi li registra. Personaggi, eventi, dati psicologici, tutto si va pietrificando via via che lo si racconta». Antidoto alla pietrificazione è allora una prospettiva presente, quella appunto della narrazione: «La narrazione vince l‘assurdo di tradurre l‘azione in rappresentazioni perché riconosce che il fatto è un‘astrazione»: «la rappresentazione non è più offerta ab extra, come una planimetria sottoposta al lettore, ma scaturisce intuitivamente da ciò che legge, con una compartecipazione attiva, direbbe un tomista in contuizione». La narrazione nei termini di Pizzuto non è più, dunque, «il ritratto» dell‘azione «bensì una risonanza»(19). Prose risonanti e al tempo stesso ferme (secondo quella tipica esperienza della contemporaneità che Gabriele Frasca è solito definire, sulla scorta di Beckett, fremito fermo)(20) sono spesso quelle di un cultore di Pizzuto quale è lo stesso Frasca(21) (i magnifici Orologi, parziamente raccolti nella silloge Viceverso(22), e la sezione sette nella restaurata edizione 1999 di Rame)(23), nonché di alcuni dei poeti del gruppo di «Anterem» (rivista e casa editrice veronese attiva dal 1976 sino a oggi), fra i quali piace ricordare Rosa Pierno. Dal «dramma percettivo» di quest‘ultima, evidente sin dall‘esordio Corpi (Anterem 1992), nel cui mosaico ―narrativo‖ «ciascuna tessera […] contiene di già il tutto da narrare»(24), sino alle più recenti prove di Musicale (Via Herákleia 1999) e Arte da camera (Edizioni d‘If 2004) è una prosa, questa, che si presenta come un corpo lacerato, e malgrado tutto ancora agitato da irredimibili fremiti fermi. Queste ―inquadrature‖ isolate fotografano con nettezza crudele le posture di un agone in corso. Rispetto alla figurazione sconvolta di Bacon, pare mutuato il principio della camera ottica, impassibilmente trasparente, che ostende il dramma corporeo in atto. A essere narrate sono dunque sensazioni, nel senso deleuziano (mutuato da Valéry) di «ciò che si trasmette direttamente, evitando l‘espediente o il tedio di una storia da narrare»(25). In autori come questi si verifica, in ogni caso, una considerazione che Frasca ha svolto a proposito di Beckett – ma che ha valore generalissimo: per la quale in situazioni di testualità avanzata non può che prodursi una «prolifica indistinzione dei generi (il permanere dei quali, nei nostri anni, è una sorta di rigidità cadaverica)»(26). Fare esperienza del limite significa anche accorgersi che certi steccati tradizionali non hanno più motivo di sussistere. Andrea Cortellessa [Da Andrea Cortellessa, La fisica del senso, Fazi, 2006, pp. 39-43.] Note. (1) Alfonso Berardinelli, La poesia verso la prosa. Controversie sulla lirica moderna, Torino, Bollati Boringhieri, 1994. (2) Cfr. Id., Le molti voci della poesia moderna [1983], ivi, pp. 23-43. Il capitolo apparve originariamente come postfazione a contraggenio alla riedizione di Hugo Friedrich, La struttura della lirica moderna. Dalla metà del XIX alla metà del XX secolo [1956], tr. it. di Piero Bernardini Marzolla, Milano, Garzanti, 1983. (3) Fenomeno dalle ricchissime implicazioni strutturali e linguistiche al quale ha dedicato un numero monografico, dal titolo La prosa nel corpo della poesia, la bella rivista «Istmi» diretta da Eugenio De Signoribus, nel numero 11-12 del 2002. (4) Cfr. Alfonso Berardinelli, Il fantasma di Petrarca, in Un‟altra storia. Petrarca nel Novecento italiano, Atti del convegno di Roma, 4-6 ottobre 2001, a cura di Andrea Cortellessa, Roma, Bulzoni, 2004, pp. 37-42. (5) Pier Paolo Pasolini, Un poeta e Dio [1954], in Id., Passione e ideologia [1960]; ora in Id., Saggi sulla letteratura e sull‟arte, cit., pp. 1092-1114: 1112; cit. in Alfonso Berardinelli, Quando nascono i poeti moderni in Italia, in Id., La poesia verso la prosa, cit., pp. 88-110: 93. (6) Cfr. Renato Nisticò, Nostalgia di presenze. La poesia di Sereni verso la prosa, Lecce, Piero Manni, 1998. (7) Sino alle ultime, ottime prove – di nuovo in prosa – di Nel condominio di carne, Torino, Einaudi, 2003.


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