Ulisse n.15

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39 quellřistituzione fondamentale che è il verso. Convochiamo Fortini con il saggio da cui sopra è stato estrapolato il «qui poesia», Su alcuni paradossi della metrica moderna: Ma quando, al rifiuto dei Ŗvecchi metriŗ si aggiunse, da noi, il rifiuto della metrica; quando cioè fu tolto ogni fondamento alla norma metrica in nome della identità forma-contenuto; e questa nozione costituì il fondo comune della Ŗavanguardiaŗ e del ŖNovecentoŗ, i residui, o irriducibili, elementi metrici assunsero (e mantengono fino ad oggi) una eccezionale rilevanza: vendetta della oggettività respinta dalla soggettività ritmica, lřossequio alla legislazione metrica si trasferì e mascherò nellřossequio al «genere». [...] quanto più la poesia si vuole autonoma e Ŗpuraŗ tanto più, al limite, ha bisogno di qualcosa che la connoti come Ŗpoesiaŗ: lřossequio alla legislazione metrica si trasferisce e si maschera Ŕ come sopra detto Ŕ nellřossequio al «genere». [...] E questo è forse il significato del celebre Ŗbiancoŗ che avvolge tanta poesia moderna: lřeffetto di Ŗstraniamentoŗ è ottenuto anche prima dellřeffato, con un tacito Ŗfavete linguisŗ, tracciando unřorma immaginaria intorno al testo (a un testo qualsiasi), non diversamente da quanto fecero i protodadaisti con gli oggetti readymade, che assumevano il loro significato solo se Ŗspaesatiŗ in una sala dřesposizione. Questřorma o cerchio è la nozione stessa di poesia moderna come soggettività (o oggettività assoluta), nozione della quale partecipano tanto lřautore quanto i suoi presumibili lettori e ad evocar la quale bastano alcuni semplici artifici convenzionali come la disposizione tipografica, il tipo di volume, ecc. Si accendono dei Ŗfuochi di posizioneŗ: Ŗqui poesiaŗ. (54)

Fortini accosta del tutto opportunamente la forma della poesia moderna al ready-made. Ma da tale accostamento non trae le dovute conseguenze che riguardano la poesia e lřarte anche di periodi precedenti oppure refrattari alla modernità. Non coglie la lezione storica che il ready-made può vantare come suo merito principale e che, prendendo punto per punto i problemi posti nel passo citato, possiamo tradurre così: la poesia ha sempre bisogno di essere connotata (ostensa diremmo altrimenti) come tale; lřossequio alla legislazione metrica è solo un particolare ossequio al genere; anche la metrica è un favete linguis; anche la metrica è un (più o meno semplice) artificio convenzionale, esattamente come la disposizione tipografica, il tipo di volume, eccetera. Insomma, non nello spaesamento si può cercare il principio del ready-made, bensì nella prepotenza poietica di creare nominando, nello sfruttamento del metodo dellřostensione, che è lo stesso metodo utilizzato da Amelia Rosselli. Si accetti che le forme letterarie e in generale i segni devono essere (plausibilmente) esibiti come tali per essere tali, e allora non costituiranno più eresia né lo spazio bianco né lo spazio metrico. Detto questo è bene non imparentare troppo lřuno con lřaltro, poiché tra i due esiste una profonda differenza che si può misurare giusto sul principio del ready-made, il quale, se si accosta con qualche ragione al verso libero, più propriamente è modello del verso rosselliano. Questřultimo non tenta di imitare una forma metrica (e imitando in effetti sarebbe una forma metrica), ma si limita ad affermare si esserlo. Rosselli, sia chiaro, non rientra nel bersaglio di Fortini anzitutto per ragioni banalmente cronologiche (quando il critico scrive la poetessa non è ancora stata pubblicata), e comunque dello spazio metrico non si sarebbe potuto dire che miri allřossequio del genere poesia, proprio perché questo viene piegato a soluzioni personali e, piuttosto che tracciare unřorma immaginaria, si cerca di annullarla in nome di unřidea del tutto diversa e originale. Lo spazio bianco, nella misura in cui è davvero ciò che da Tynjanov ad Esposito viene chiamato segno, è segno della metrica intesa in senso tradizionale, potremmo dire che è segno della versificazione; lo spazio metrico è al contrario segno della prosa; e che alla prosa Rosselli stia pensando lo si è letto: la parola o la frase o il periodo sono il mezzo o veicolo del suo pensiero; scrivendo a mano dovrebbe scrivere prosa(55). Per forma Rosselli sembra intendere non tanto una «funzione materiale» alla Reyes(56) quanto unřorganizzazione spaziale estrinseca, applicabile a posteriori su materiale verbale già 39


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