Ulisse n.15

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245 Herzens. Über Erinnerung und Grausamkeit im Werk von Peter Weiss, in ŖOrbis Litterarum: International Review of Literary StudiesŖ, n. 41 (1986), pp. 265-278; reprint in W.G. Sebald, Campo Santo, a cura di S. Meyer, Hanser, WienMünchen 2003, pp. 128-148. (48) Cfr. W.G. Sebald, Asuterlitz, Adelphi, Milano 2002, p. 104: ŖE proprio in questi fenomeni irreali […] in questo balenio dellřirreale nel mondo reale, in questi particolari effetti luminosi nel paesaggio che si stende davanti a noi o nello sguardo di una persona amata, proprio qui si accendono i nostri sentimenti o, in ogni caso, quelli che noi riteniamo taliŗ. (49) H. M. Enzensberger, Mausoleum. Trentasette ballate tratte dalla storia del progresso, cit., p. 33. (50) E. Agazzi, Il collezionista di ricordi. La lotta contro l‟oblio nella scrittura di W. G. Sebald, in Id., La memoria ritrovata. Tre generazioni di scrittori e la coscienza inquieta di fine Novecento, Bruno Mondadori, 2004, p. 58. Si veda, con particolare riferimento alle descrizioni delle opere dřarte offerte in Secondo Natura intese come espediente retorico autobiografico, C. Albes, Porträt ohne Modell. Bildbeschreibung und autobiographische Reflexion in W.G. Sebalds ›Elementargedicht‹ Nach der Natur, in C. Öhlschläger Ŕ M. Niehaus (a cura di), W.G. Sebald. Politische Archäologie und melancholische Bastelei, Erich Schmidt, Berlin 2006, pp. 47-75. (51) Sebald assume così nella narrazione i tratti riconosciuti da Bachtin allřautore «dialogico» che, allřinterno di un testo polifonico, non rinuncia alla propria Ŗsuperiorità articolato riaŗ: ŖIl nostro punto di vista non afferma affatto una passività dellřautore, il quale non farebbe altro che operare un montaggio degli altrui punti di vista, delle altrui verità, rinunciando del tutto al proprio punto di vista, alla propria verità. Non si tratta affatto di questo, ma di unřinterazione completamente nuova, particolarmente tra la propria e lřaltrui verità. Lřautore è profondamente attivo, ma la sua attività ha un carattere particolare, dialogico. [...] Si tratta di unřattività che interroga, provoca, risponde, acconsente, obietta ecc., cioè di unřattività dialogica, non meno attiva dellřattività che conferisce compimento, deifica, dà spiegazioni causali e uccide, cioè soffoca la voce altrui con argomenti sprovvisti di senso. […] È per così dire lřattività di Dio nei riguardi dellřuomo che permette allřuomo di svelarsi da solo fino in fondo (nello sviluppo immanente), di giudicarsi da solo, di confutarsi da soloŗ, M. Bachtin, L‟autore e l‟eroe. Teoria letteraria e scienze umane [1979], trad. it. di G. Garritano, Einaudi, Torino 1988, p. 322. Per una articolata definizione di Ŗsuperiorità articolatoriaŗ dellřautore, non solamente in riferimento alla teoria letteraria di Bachtin, cfr. G. Bottiroli, Teoria dello stile, La Nuova Italia Scientifica, Firenze 1997, pp. 236-242. (52) W.G. Sebald, Storia naturale della distruzione, trad. it. di A. Vigliani, Adelphi, Milano 2004, pp. 74-75. (53) W.G. Sebald, Secondo natura, cit., p. 75 (Ŗe già fumano i tetti dei casolari che spuntano in lontananza / e più grandi calano dallřalto dei monti le ombreŗ). (54) Ibidem, pp. 77-78. (55) Per unřarticolata biografia dellřautore, cfr. J. Catling Ŕ R. Habbitt (a cura di), Saturn‟s Moons: W.G. Sebald – A Handbook, Legenda, Oxford 2011. (56) W.G. Sebald, Secondo natura, cit., p. 102. (57) Ibidem, p. 90. (58) Ibidem, p. 81. Lřattenzione posta da Sebald alla propria carta astrologica ricorda segnatamente lřesordio di Aus meinem Leben. Dichtung und Wahrheit, lřautobiografia di Goethe del 1811, in cui si legge: ŖA mezzogiorno del 28 agosto 1749, con il dodicesimo tocco della campana, venni al mondo a Francoforte sul Meno. La costellazione era favorevole; il Sole si trovava nel segno della Vergine e aveva raggiunto lo zenit nella giornata; Giove e Venere lo guardavano amichevolmente, Mercurio senza ostilità, Saturno e Marte tenevano un contegno indifferente. Solo la Luna, che in quel momento era piena, esercitava una forza contraria tanto maggiore, in quanto allo stesso tempo era entrata la sua ora planetaria. Essa si oppose quindi alla mia nascita, che non poté avvenire se non dopo passata tale ora. A questi aspetti favorevoli, di cui in seguito gli astrologi seppero valutare lřalta portata, devo probabilmente la mia salvezza….ŗ, J. W. von Goethe, Dalla mia vita. Poesie e verità, trad. it. e cura di A. Cori, 2 voll., UTET, Torino 1957, Vol. I, p. 63. Si tratta di un riferimento nascosto che conferma lřattenzione di Sebald per lřopera di Goethe e per la cultura ermetica, che lo stesso autore di Dalla mia vita. Poesia e verità frequentò in gioventù, cfr. M. Freschi, Goethe. L‟insidia della modernità, Donzelli, Roma 1999, p. 9 e seg. (59) W.G. Sebald, Secondo natura, cit., p. 82. (60) W. Benjamin, Sul concetto di storia, a cura di G. Bonola e M. Rachetti, Einaudi, Torino 1997, p. 21. (61) W.G. Sebald, Secondo natura, cit., p. 82. (62) Esemplificativo di questřultima è, nellřultimo romanzo di Sebald, Ŗil modo in cui Austerlitz costruiva i suoi pensieri nellřatto stesso di conversare, come riuscisse a sviluppare le frasi più armoniose da una sorta di svagatezza e come la trasmissione delle sue conoscenze attraverso il racconto rappresentasse per lui lřavvicinamento graduale a una sorta di metafisica della storia, in cui il ricordo tornava ancora una volta a vivereŗ, W. G. Sebald, Austerlitz, cit., p. 19. (63) W. Benjamin, Sul concetto di storia, p. 121 (64) W. G. Sebald, Secondo natura, p. 83. (65) Sullřelaborazione sebaldiana di questa lingua della sventura, che trova i suoi presupposti nel culto hofmannsthaliano della Ŗtradizione esicastica dellřortodossia, basata sulle tecniche esoteriche incentrate sul cuore e sulla conoscenza del cuoreŗ (M. Freschi, La Vienna di fine secolo, Editori Riuniti, Roma 1997, p. 48), cfr. R. Calzoni, La lingua del fuoco di W.G. Sebald, in ŖNuova Correnteŗ, cit., pp. 225-257. (66) R. J. A. Kilbourn, ŖřCatastrophe with Spectatorř: Subjectivity, Intertextuality and the Representing of History in Die Ringe des Saturnř, in A. Fuchs Ŕ J. J. Long (a cura di), W.G. Sebald and the Writing of History, cit., p. 141.

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