Ulisse n.15

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212 Non cřè la dea madre terra, né l‟alma Venus di Lucrezio, per Bonnefoy… Ma è solo Bonnefoy? È solo lřautore della poesia che parla? O è questo tu, che sono ormai io, almeno finché dura il filtro, che chiama la terra a testimone, non come fonte rivelativa, non come depositaria di un segreto questo è il punto - nessuno per il poeta possedendone la chiave nella natura stessa. Perché allora la perfezione del frutto? La perfezione cioè di una vita che si compie fino a dare il suo frutto completo, quando il senso, la morte, è come una barca che, Ŗappena presentitaŗ, leggerissima, si scosta dalla vita, anche se il nocchiero pesa con tutto il corpo sulla pertica, e Se dérobe de la couleur et de la forme, Ŗsi sottrae al colore e alla formaŗ: scivola nella morte incolore e amorfa? ŖDonde tanta evidenza attraverso Tanto enigmaŗ. La vita è sempre evidente, di giorno o di notte. Il significato allora non è: Ŗè evidente che tutto è un enigmaŗ (ŖTutto è arcano fuor che il nostro dolorŗ, scrive Leopardi nellřUltimo canto di Saffo), non si tratta di un enigma di pensiero annodato nella natura (che solo un dio potrebbe sciogliere o che resta tragicamente stretto) né di un trionfo dellřevidenza sullřenigma, infatti è notte di morte. Anche la morte è sempre evidente. Proprio le due evidenze contrastanti generano un enigma essendo esse tuttřuno. Io mi sarei aspettato magari, lo confesso, il contrario: ŖDonde tanto enigma / attraverso tanta evidenzaŗ, ma proprio la mia aspettativa segnala che sarei disposto a cedere le due evidenze, della vita e della morte, in cambio dello scioglimento dellřenigma, magari in unřaltra vita, oppure in unřilluminazione che avessi in questa. E Yves Bonnefoy no, proteso comřè a tenersi saldo e convinto, senza resisterle, alla finitezza, unico modo di attingere lřattitudine poetica la quale, prima ancora che filosofica o di pensiero, è un bisogno di verità e di dire sì alla vita-morte radicale. A Bonnefoy sta a cuore non retrocedere mai dallřavamposto dellřevidenza, affrontando a piè fermo lřinamabile enigma. Da solo, se necessario, ma solo se necessario. Ciò che egli chiama la Ŗpresenzaŗ infatti è proprio il convivere lřevidenza, accettandola poeticamente nella vita-morte, con un altro: quale rara occasione, che ci attesta che senza Boris questa poesia non avrebbe potuto esserci. Operazione tuttřaltro che immediata, giacché nella vita o nella morte, per sé naturalmente prese, non cřè nessun enigma, finché una persona spirituale e pensante non è costretta a metterle in relazione, quando muore un amico. Lřevidenza è originaria, soltanto dopo giungendo il nostro pensiero enigmatico e spirituale, che è il pensiero stesso della morte, e perciò anti-poetico. La presenza poetica non mi salva dalla mia morte, dice quel pensiero, che ne è per me la fine assoluta, il limitare nero, ma può attraversare lřenigma della morte di un altro? Solo a una condizione: se questo altro, poeticamente (e cioè in verità), sono io. E sono io se lřamo. Non dimentichiamo che si tratta dellřintuizione di un io-tu: che ho ormai fissato io quel grumo di fianco allřOrsa, che ho già perso la respirazione concorde della natura e, pur trovandomici in mezzo, e respirando quasi grazie a essa, ho ormai diviso le cose terrene e le celesti, e mi sono diviso io stesso. Svegliandomi, infatti, io sono già preso da vivo nel sogno di quella barca acherontica nella quale traghetterò. Ecco allora che il pensiero, già nel suo risveglio, è alleato della morte. Il pensiero è molto più naturale di quanto non si pensi, è addirittura troppo naturale, quasi la natura animale stessa si trovasse a pensare la morte in noi. La poesia non è allora per Bonnefoy alleata della natura, anzi è unřimpresa civilizzatrice e illuminata, legata a unřattitudine antropologica di educazione fraterna allřevidenza, come ne La Ginestra leopardiana. Si comprende perché per Bonnefoy poesia non sia solo letteratura e arte ma lřattitudine decisiva verso la vita e la verità. Che questo è, se non lřunico modo per essere poeta, il più potente e generoso. E questo spiega anche quanto Bonnefoy perseveri nel sostenere la verità civilizzatrice della poesia, in vista di una società più vigorosa, limpida e fraterna. Significativo mi sembra allora anche il fatto che il poeta conduca da decenni la sua campagna contro i mali del pensiero concettuale, proprio lui che così intensamente e intuitivamente pensa, ma 212


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