Ulisse n.15

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144 tradizionale. In Eliot, in particolare, l'istanza di ridimensionamento dell'io si manifesta precocemente(22), qualificandosi subito come elemento portante di una complessa riflessione epistemologica e artistica. 2.3 Per quanto riguarda l'incrocio tra lirica e narrativa, è necessario distinguere la seminarratività (che è, fin dalle origini, tra gli elementi costitutivi della forma-canzoniere) dalla cosciente imitazione del romanzo (caratteristica del secondo Novecento). Il personaggio lirico tradizionale può essere al centro di una vicenda con uno sviluppo nel tempo, con un principio e un esito; ciononostante, la sua personalità è spesso piuttosto ellittica. Come osservava Montale, «il personaggio che appare in una poesia sarà assai più sintetico del personaggio di un romanzo», in quanto «proiezione»(23) dell'autore. La possibilità di identificare il protagonista con l'autore (almeno con l'autore implicito) mantiene la poesia entro la dimensione lirica. Appare perciò superfluo, e anzi fuori dalla norma del genere, illustrare gli aspetti realistici del personaggio, soffermarsi sulla sua routine quotidiana, sul suo statuto professionale, su tutti quegli elementi prosaici che l'io romantico aveva bandito dal proprio orizzonte esistenziale. Sul piano strutturale, come si è visto, a questo tipo di narratività lirica corrisponde una progressione generalmente debole, con molti spazi vuoti nella trama ideale; della vicenda, come si addice alla lirica, vengono posti in risalto solo gli episodi eminenti. Nel secondo Novecento, i confini tra i generi vengono superati con maggior slancio, fino al limite della sovrapposizione. L'introduzione di personaggi meno direttamente legati all'autore implicito consente un più deciso rinnovamento per quanto concerne gli argomenti della narratività poetica. Al contempo, si assiste ad un avvicinamento tra lirica e narrativa anche sul piano formale e strutturale. L'organizzazione del libro può così imitare, in certi casi, l'articolazione di un romanzo. Un esperimento cronologicamente tempestivo viene compiuto da Elio Pagliarani, che nel 1960 pubblica il primo dei suoi due romanzi in versi, La ragazza Carla, iniziato sei anni prima. Lo stesso Pagliarani ha più recentemente commentato senso e motivazioni di quella sua prima opera 'narrativa': Dall'uscita delle Cronache […], mi preoccupava il peso, che mi pareva eccessivo, delle mie vicende personali sulla mia poesia e m'era diventata pesante nello scrivere la "tirannia dell'io"; lo avevo già avvertito nel risvolto delle Cronache, scritto da me anche se anonimo, dove dichiaravo quella poesia «gravata dalla troppa, ineluttabile carità di sé e conseguente bagaglio». Quindi per lottare contro " l'ineluttabile" avevo deciso di comporre un poemetto narrativo, con la sua brava terza persona, che si occupasse di vicende contemporanee che non mi riguardassero troppo direttamente. (24)

La scelta della forma-poemetto si lega strettamente alla necessità di reinventare i generi letterari, in funzione di un ampliamento del linguaggio poetico. Spiega Pagliarani: Nessun vocabolo ha illimitate capacità di adattamento (e quante più ne ha tanto più è avvilito); ogni vocabolo ha i suoi precisi problemi di sintassi, si muove in una sua area sintattica. […] I problemi di sintassi investono per definizione tutto il periodo, imprimendo una diversa tensione durata ritmo al discorso. Ma questa designazione di tonalità […] appartiene ai generi. La reinvenzione dei generi letterari cui ora si assiste non è dunque che la necessaria conseguenza dell'ampliamento del linguaggio poetico. […] Strumento di questa operazione è il genre "poemetto", il Kind poesia didascalica e narrativa […](25).

Nello stesso brano, Pagliarani distingue tra un positivo procedimento di 'reinvenzione' dei generi (da lui stesso messo in atto nel romanzo in versi) e un meccanica operazione di 'riadozione'; reinventare significa anche forzare dei limiti dall'interno, proporre delle forme di incrocio. È quanto avviene nella Ragazza Carla, che alterna (distinguendoli anche tipograficamente in tondo o corsivo) brani narrativi a brani lirici o commentativi, come quello finale: 144


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