Ulisse n.15

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128 della poesia celaniana Tübingen, Jänner126 (in Die Niemandsrose), in cui la presenza di Hölderlin è strutturale. Infine, si pensi alla poesia esplicitaria della penultima sezione (e dellřintera raccolta, se si guarda alle due Disperse come a un corpo per molti versi estraneo alla sua struttura), Parola, silenzio127: due quartine di endecasillabi a rima ABAB seguite da un verso para-endecasillabico isolato, che paiono dialogare con il celaniano Argumentum e silentio128. E veniamo, dopo questa escursione, al problema del titolo: «Erratici», si diceva. Si sarebbe immediatamente portati a pensare a Erratisch (Erratico, in Niemandsrose), dove «Der Stein, / schläfennah einst, tut sich […] auf» (vv. 6-7: «La pietra, / stretta prima alle tempie, […] si schiude»)129, in maniera non troppo dissimile a quanto accade, nel brano citato (supra), alle «rocce» di Crode del Pedrè (Seconda versione), dopo che il loro «PESO orbo OMBRA» è stato «fratto e irrelato e maciullato» per farne «uscire vento-miracolo torvo». Il tedesco, tuttavia, ha una termine tecnico per indicare i massi erratici, Ŗfindlingŗ (da Ŗfindenŗ, Ŗtrovareŗ), che si riferisce allřenigmatico ritrovamento di queste rocce nei campi da parte dei contadini, e che ha un riscontro preciso nella poesia di Celan. Ecco il testo di Vom groβen (in Atemwende, 1967): Vom groβen Augenlosen aus deinen Augen geschöpft: der sechskantige, absageweiβe Findling. Eine Blindenhand, sternhart auch sie von Namen-Durchwandern, ruht auf ihm, so lang wie auf dir, Esther130. Il «sechs-kantige findling » (Ŗmasso erratico delle sei cresteŗ) ricorda anche la «Trimurti» di Euganei (2-3), le tre creste montuose che, come gli erratici, costituiscono un «geometrico avvenimento / improvvisamente allucinante / tra tanti segni di intrichi topologici / a una curva di stradine / che taglia il fiato / che toglie appoggio sotto i piedi» (2, vv. 1-6). Se, inoltre, lřipotesi di intitolare la raccolta Erratici viene scartata, lřalternativa rappresentata da Conglomerati non abbandona però la «traccia» di Celan. Zanzotto, pur non avendo bisogno di mediazioni per leggere il tedesco, conosce senzřaltro la traduzione dellřamico Giuseppe Bevilacqua (cui qui si è fatto costante riferimento). È molto probabile dunque che abbia presente la versione italiana dello splendido incipit (di impronta

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Cfr. la nota dellřautore (p. 149): «Pallash era una delle parole pronunciate da Hölderlin durante la follia. Lřaccostamento sembra rinviare a una qualche misteriosa relazione tra questa animalità folle che ancora crea e il gatto che si esprime con uno sbadiglio». 126 Gesammelte Werke, cit., I, p. 226 (ed. it. pp. 380-1). 127 Conglomerati, cit., p. 196. 128 In Von Schwelle zu Schwelle, op. cit., pp. 138-9 (ed. it. pp. 236-9). 129 Ibid., p. 235 (ed. it. pp. 396-7). 130 Ibid., II, p. 35, corsivo mio (ed. it. pp. 554-5: Attinto ai tuoi occhi / dal grande / Senza- / occhi: // il masso erratico / delle sei creste, bianco di rifiuto. // Una mano di cieco, durissima anchřessa, / per quellřincrociar di no mi, / riposa su di lui, tanto / a lungo quanto su te, / Esther»).

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