ENNA - UNA DANZA IN SICILIA 2011

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Comune di ennA ideAzione

Ass.to AllA CulturA

CApuA AntiCA FestivAl

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Una Danza i n S i ci li a

S E N S I B I L E   C O N T E M P O R A N E O  S E N S I B I L E

en n a

teatro Comunale Garibaldi di enna - febbraio 2011

un progetto

teatri di pietra sicilia - palermo teatro Festival Palermo scenario pubblico Catania - estreusa Enna


Riparte dal centro della Sicilia la seconda edizione di Una Danza in Sicilia, progetto di rete per la danza e i nuovi linguaggi, promossa dai Teatri di Pietra, Palermo Teatro  Festival e Scenario Pubblico di Catania con l’apporto di CapuAntica Festival,CDanza Lazio ed Estreusa Arte . Prima tappa a Enna per poi proseguire a Castelvetrano e ad  aprile al Montevergini di Palermo.

Danza in Sicilia

Una

S E N S I B I L E C O N T E M P O R A N E O  S E N S I B I L E

C O M U N I C ATO

A Enna, sul palcoscenico del restauratoTeatro Garibaldi, con il sostegno dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Enna , dal 5 al 24 febbraio, in programma  CONTEMPORANEO SENSIBILE ,  tre appuntamenti con la danza contemporanea e il teatrodanza  all’insegna dell’originalità della ricerca coreografica .

Ad aprire il 5 febbraio “PULCINELLA”opera per danza e maschera a firma di Aurelio Gatti, produzione della Compagnia MDA Produzioni danza presentata lo scorso dicembre al Teatro Vascello di Roma. Su le musiche originali di Marco Schiavoni si  snoda la visionaria vicenda di un “omino” che attraverso la maschera incontra il tempo ritrovato;  interpreti  Gianna Beduschi, Gioia Guida, Carlotta Bruni, Marica Zannettino e Luna Marongiu nei panni di una diabolica bambola meccanica.  A seguire venerdi 11 febbraio “CLOWN” di Giovanna Velardi in scena con Giuseppe Muscarello. E’ la narrazione di uno spaccato di vita familiare in cui lo sforzo di comunicare, la tenerezza, i capricci tanto quanto la disattenzione,  il desiderio sensuale e sessuale vengono trascese dall’ironia e dalla malinconia del clown danzante.  Il 24 ultimo appuntamento con Loris Petrillo che affronta il mito di Medea con “M.CARNE DELLA MIA CARNE”: è un viaggio nella mente femminile allo scopo sì di comprenderla ma anche di ironizzarla e Medea ne è la protagonista indiscussa.  Su testi originali di Massimiliano Burini, M. è una tragedia familiare raccontata dalla voce di un uomo che viaggia attraverso la mente contorta di una donna : Massimiliano Burini, Rosanna Cannito, Nicola Cisternino, Rosa Merlino, Giuseppe Muscarello. Gli spettacoli alle ore 21,, l’ingresso a 8 euro e ridotto a 4 per gli universitari.  Biglietteria presso il teatro, info e prenotazioni 337.882624


Il CONTEMPORANEO non dovrebbe essere uno stile”, un genere e tanto meno una estetica. Per teatro contemporaneo o danza contemporanea è abitudine riferirsi ad una creazione che propone linguaggi innovativi e in quanto tali “nuovi”, altri e oltre a quelli precedenti. Nel percepire diffuso, contemporaneo assume anche altre valenze: è sinonimo di incertezza e di difficile comprensione per chi non lo conosce o l’osteggia, di autentica e rinnovata vitalità per i sostenitori. Sta di fatto che la creazione contemporanea trova grande difficoltà nel panorama culturale nostrano, a essere accettata e prodotta innanzitutto, ospitata e promozionata poi. Le conseguenze di questa difficoltà sono misurabili in termini di frattura culturale non solo generazionale ( per cui esiste una cultura dei giovani - contemporanea ed una dei vecchi), ma soprattutto in riferimento alla cultura “popolare” in senso ampio e identificativo di un territorio: il contemporaneo viene esercitato e circoscritto nelle grandi aree urbane che segnano mode e tendenze di un Paese, ma non lo rappresentano nell’interezza. In questo senso la “frattura”. La questione non può districarsi nella breve di una presentazione, ci preme evidenziare il punto di partenza del progetto che, quest’anno, assume il sottotitolo SENSIBILE CONTEMPORANEO. Le schiere dei diffidenti e quelle dei sostenitori, ora militanti ora svogliati osservatori, dovrebbero intendere la necessità di una riflessione e comprendere che nel mentre si espande una sensazione di assenza , di vuoto in cui c’è posto solo per la malinconia di un passato - forse neanche vissuto, e l’aspettativa negata di un futuro incerto e comunque parziale. Riarmarsi della volontà a rileggere e interpretare il contemporaneo è lo scopo del progetto che, attraverso il lavoro di molti restituisce forma e significato al presente, lo rende vivo e quindi sensibile. La finalità di una pari dignità tra linguaggi ed espressioni della stessa comunità è il risultato augurato. La questione è andare oltre all’idea di minoranza, di “nicchia” – culturale, sociale o artistica per definire e tollerare un qualcosa che è la naturale e inderogabile espressione del vivere presente.

“Una danza in Sicilia”, progetto di rete culturale per la danza e i nuovi linguaggi in Sicilia. E’ nato lo scorso anno dalla collaborazione e dall'azione di più organismi “storicamente” impegnati nella promozione e sostegno della scena contemporanea, accomunati da un “fare cultura” fortemente caratterizzato dai territori e dagli spazi in cui operano e , allo stesso tempo, improntato al dialogo con le molteplici istanze del contemporaneo, dei nuovi linguaggi, del confronto multiculturale. Organismi che corrispondono anche a spazi fisici, strutture e architetture che, attraverso un lavoro costante e ricorrente di programmazione e progettazione culturale , sono stati restituiti a luogo di incontro e di espressione: Teatri di Pietra con la rete che riunisce numerosi siti storici e archeologici , Palermo Teatro Festival con il Complesso di Montevergini a Palermo e Scenario Pubblico a Catania nei grandi locali ex deposito del Teatro Bellini. La collaborazione “diretta” da quest’anno di DanzaLazio è un ulteriore importante contributo al progetto e indica la capacità del progetto dii fare “rete”. Quindi un progetto “trasversale” alle numerose dicotomie di questa regione: Palermo e Catania, costa ed entroterra, cittadinanze rurali e urbane, eccellenze e degrado... che nasce dalla necessità di un paesaggio culturale ampio e diffuso in cui l'attraversamento di idee ed esperienze non sia un “evento” ma una condizione naturale per ogni cittadinanza o territorio. Queste le premesse per “una Danza in Sicilia” che è partita da Palermo nel marzo scorso per poi svilupparsi lungo la dorsale della rete dei Teatri di Pietra e concludersi a novembre, a Catania: un primo, sostanziale, passo per un una rete dedicata ad un linguaggio, quello della danza, che più di altri si presta ad interpretare “il contemporaneo” e meglio di altri riesce a dialogare con i giovani. Ci piace pensare che Stendhal, in uno dei suoi viaggi immaginari in Sicilia, quando sostiene che le passioni dei siciliani affascinano e impauriscono perche’ sono “divoranti”, si possa riferire al ns.progetto.


4sab

5 febbraio

mda produzioni danza

pulcinella opera per danza e maschera

regia e coreografia aurELio GaTTi musica marCo SCHiaVoni con Gianna BEduSCHi, CarLoTTa Bruni Gioia Guida, mariCa zannETTino e aurELio GaTTi, Luna maronGiu

Una delle caratteristiche di Pulcinella è sicuramente la capacità di sommare in sè elementi al limite della contraddizione‚ alimentato e sorretto com'è da una continua dualità che sgorga dalle tensioni proprie di una Partenope conflittuale‚ sospesa tra oriente ed occidente‚ tra nobiltà e miseria‚ tra potere e servitù‚ tra desiderio e frustrazione‚ tra acqua (quella del mare‚ che favorisce lo spirito d'ingaggio e d'avventura) e fuoco (quello del Vesuvio‚ che genera distruzione paura ed impotenza d'azione). Forse proprio per questo Pulcinella unisce in se stesso‚ come nessun'altra "maschera"‚ gli opposti e quegli anacronismi propri di un popolo che nella disperata necessità di sopravvivenza‚ riesce a creare dal fatalismo un' acuta possibilità di scampo‚ miscelando nel suo arruffato agire‚ la libertà del sogno e la limitatezza del reale.E' quindi inevitabile che anche quest'ennesima "storia" del servo-signore-maschera‚ sia la narrazione di un piccolo grande viaggio: nel regno dell'immaginario‚ del possibile e dell'eventuale e che racchiude quella sottile ed essenziale positiva saggezza proiettatata al divenire‚ sempre protesa a riconoscere e cantare la vita nella sua bellezza e grandiosità. Per noi Pulcinella è anche una alchimia‚ un elisir contro la perdita dell'idea di futuro‚ un farmaco per le derive del presente : per secoli il tempo è stato portatore di speranza e dal futuro ci si attendeva pace‚ evoluzione‚ crescita... o anche rivoluzione. Non è più così. Il futuro‚ quello risolutore‚ quello che prometteva‚ quello concreto di partenopea citazione .." ha da passà a nuttata"‚ è sparito. Sul mondo si è abbattuto un presente immobile che annulla l'orizzonte e con esso i punti di riferimento di intere generazioni. Alla maschera ci siamo rivolti per affrontare questa "eclissi del tempo" di contemporanea invenzione‚ dove futuro e passato sono cacciati dalla coscienza individuale e collettiva‚ in cui l'unico viaggio possibile sembra quello della cinica dismissione del futuro. Il nostro Pulcinella si fa viatico: in un deposito pieno di casse‚ abbandonate da molto tempo‚ un omino vecchio‚ che tra quegli imballi ha sempre vissuto‚ s'aggira silenzioso. Forse è il custode - ignaro - di memorie e testimonianze ormai dimenticate.Infuria il temporale (che come è risaputo reca tempesta) ed improvviso un fulmine s'abbatte‚ facendo sprofondare tutto nell'oscurità più completa. Ha così inizio - dall'imprevisto‚ dall'evento umanamente ingovernabile come sempre‚ il viaggio eroico‚ pauroso‚ ma avvolgente ed affascinante. L'omino si affretta alle casse: si sono dischiuse‚ magicamente animate da strani fardelli bianchi‚ arrotolati. Escono personaggi‚ goffi‚ incerti e indefiniti‚ dalla maschera ironica‚ piangente‚ ora incredula ora sarcastica. Ma anche una bambola, un pupazzo affascinante e terrrribile. I Pulcinella avvolgono il vecchio e lo trascinano nel sogno‚ nel viaggio immaginario che è pure il viaggio nella coscienza.  Una  nave‚  un  mercato  mediterraneo‚  una  piramide‚  un  tribunale‚  immagini  speculari  di desiderio d'evasione ‚ di necessità di affermazione e di paura‚ di senso della vita e di coscienza della morte. Una poetica fatta azione dove la forma non è altro che un'essenza della poesia‚ uno stupore‚ un incredulo affacciarsi alla sorpresa della vita stessa. Alla fine del viaggio‚ percorso che lentamente trasforma‚ l'omino non è più una declinazione dell'umano ma forse Pulcinella egli stesso, e comunque, capace di intendere il respiro del tempo. Il primo Pulcinella della Compagnia è nato oltre dieci anni fa da un “progetto tra amici”: Marco Schiavoni, autore delle musiche, la costumista Giusi Giustino e Roberta Garrison che, alla prima stesura, ha collaborato per la parte coreografica; tale è rimasto lo spirito e il gusto di questo rifacimento. La bambola meccanica è un personaggio “nero” non previsto nella prima stesura. Anche i temi hanno assunto tinte più scure, la questione del tempo rubato e dell’assenza di futuro hanno fatto del vecchio omino una ulteriore “maschera”... L’ispirazione, dieci anni fa, nasceva dalla necessità di suggerire una vita curiosa e attenta alla vita stessa, disponibile a “stupirsi”. Oggi la questione si fa più concreta e Pulcinella sembra reiterare la domanda se è legittimo chiamare vita una esistenza in cui si è ridotti ad essere comparse di vicende altrui.


4ven 11 febbraio ass.iBi - GioVanna VELardi

Clown

coreografia GioVanna VELardi con GiuSEppE muSCarELLo e GioVanna VELardi

Il “Clown” detiene in sé delle caratteristiche di contrasto, con una carica di tristezza, gioia, malinconia, presa in giro, divertissement. La mescolanza di pluralità linguistica e significati, fare esprimere tale mescolanza nel tempo è il tentativo di riuscire a fare emergere un Clown danzante, dando vita ai tratti tipici di una relazione isterica di coppia , lo sforzo di comunicare, la tenerezza, la sua sensualità, i capricci, gli sguardi seducenti, la disattenzione, il desiderio sensuale e sessuale, le loro buffonate , la cattiveria, la gratuità dei gesti rivendicativi, l'impulsività grottesca, la narrazione di uno spaccato di vita familiare.


4gio

24 febbraio

mda produzioni danza /pETriLLo danza

m.carne della mia carne

coreografia e regia LoriS pETriLLo testi maSSimiLiano Burini con maSSimiLiano Burini,roSanna CanniTo, niCoLa CiSTErnino,roSa mErLino, GiuSEppE muSCarELLo

Dopo “Il cece nel secchio”, un trattato sul tema della follia e della normalità, e “La pelle del popolo nudo”, una rievocazione della Sicilia del secondo dopoguerra, Loris Petrillo firma la regia e la coreografia di ”M. carne della mia carne”. Supportata dai testi originali di Massimiliano Burini, questa nuova pièce è un viaggio attraverso la mente femminile allo scopo sì di comprenderla ma anche di ironizzarla e Medea ne è la protagonista indiscussa. Descritta dalla tradizione come una maga dotata di poteri addirittura divini, la Medea di Loris Petrillo si affida a codesti poteri per meditare come prima vendetta contro Giasone forse la peggiore.  Accusato di non essere in grado di capirla, Medea lo condanna a vestire letteralmente i panni di essa stessa. E’ a questo punto che M. abbandona paradossalmente i toni cupi della tragedia per trasformarsi in un quadro esilarante dal carattere comico e grottesco di una informalissima famiglia di un condominio popolare in cui i protagonisti della tragedia sono condòmini di Medea. In M., Medea è un uomo, ma non un uomo nel ruolo di una donna, bensì Giasone nei panni di Medea. Sarà il dialogo-monologo dei due coniugi personificati dallo stesso attore a fare da filo conduttore all’intera opera coreografica.  I  costumi  e  l’ambientazione  sono  attualissimi  pur  richiamando  in pochi particolari, al gusto accentuato dell’antica Grecia. L’intero spettacolo si svolge in casa, luogo delle conversazioni e delle dispute familiari per antonomasia, in cui domina la figura casalinga di una Medea accanita nel gioco delle carte. Ricco di simbologie e significati senza pretese di sapere specificatamente psicologico, M. è una tragedia familiare raccontata dalla voce di un uomo che viaggia attraverso la mente contorta di una donna.Il viaggio di Medea nell’orrore è finalizzato ad uno scopo folle, eppure i mezzi che essa adopera per raggiungerlo  rispondono  ad  una  logica  ferrea  ed  astutissima.  Nello specifico, Medea è una donna che si trova all’improvviso in conflitto con un mondo, una cultura, usi e costumi diversi, che non capisce e che non può accettare. Purtroppo il disagio psicologico di Medea non si è mai fermato, tanto che oggi è una vera e propria patologia definita non a caso dalla psicologia e criminologia clinica “complesso di Medea”. Tale complesso stà a delineare quel quadro sindromico in cui la madre, posta in una situazione conflittuale con il suo coniuge, arriva al punto di uccidere il proprio figlio facendone uno strumento di potere e rivalsa. Come sostiene il Prof. Gian Carlo Nivoli c’è qualcosa di ancestrale e inestirpabile in una donna che tenta di uccidere il sangue del suo sangue e le  spiegazioni psicoanalitiche sono profondissime. Tuttavia, tra le più comuni, l’uccisione dei figli per rivalsa contro il coniuge al quale non si vuole lasciare alcuna traccia tangibile della relazione avvenuta; c’è il suicidio allargato anticipato da una forma di depressione acuta della madre che si toglierà la vita insieme ai figli; e poi c’è la madre aggressiva con scarsa capacità genitoriale che sfoga la sua forma di disamore verso i figli con aggressività.


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