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Palermo 19 Ottobre 2015 N. 2

Cari sindaci d’Italia, leggete… Costituto senese del 1309

“Chi governa deve avere a cuore massimamente la bellezza della città per cagione e diletto e allegrezza dei forestieri, per onore, prosperità e accrescimento della città e dei cittadini”

Marinetti aveva previsto tutto… ...anche Facebook! “L’uomo del futuro avrà solo un modesto interesse di conoscere come sono vissuti gli uomini del passato, ma avrà bensì una continua smania di sapere come vivono e cosa fanno in ogni momento gli altri uomini del suo tempo in tutto il pianeta, e attraverso l’uso dell’elettronica avrà i mezzi a disposizione per essere continuamente informato in ogni istante”.

(Costituto Senese del 1309)

Angelo Musco... ...e il sottoscritto di Achille Majeroni (prefazione di Rita Majeroni)

È

Prefazione

il titolo dell’articolo scritto dall’attore Achille Majeroni , “il sottoscritto”, nel marzo del 1928, in occasione dell’arrivo a Genova di Angelo Musco , celebre artista siciliano, amico di Majeroni. Majeroni da qualche tempo si era stabilito a Genova, dopo aver sciolto la propria compagnia e sospeso l’attività teatrale in cui erano impegnate anche la moglie Ersilia e la figlia maggiore Jole, per curare la figlia minore Adelina, gravemente ammalata. Adelina purtroppo muore, appena ventunenne, nel gennaio 1928, nella casa in Via Galata, al centro della città, dove la famiglia aveva preso l’abitazione. Musco dopo aver concluso negli Stati Uniti una fortunata tournée ricca di successi, di riconoscimenti e di preziosi doni, rientra in Italia, sul transatlantico Roma, arrivando a Genova, in compagnia della moglie e dei figli, dove l’attende una serie di recite al teatro Paganini e al teatro Margherita. É il 20 marzo, e deve andare in scena la sera stessa. Majeroni, letta la notizia dello sbarco di Musco, si reca immediatamente a salutarlo sulla nave, con la gioia di rivedere il caro amico da lungo tempo lontano. Con viva cordialità lo invita a casa sua offrendogli ospitalità. L’incontro è l’occasione per i due amici e affermati artisti di ritrovarsi, parlare di sé, dei propri interessi nel teatro, riannodare i comuni legami e ricordi, con l’intesa di chi condivide lo stesso “mestiere” del palcoscenico e conosce a fondo tutto quanto avviene nell’interpretazione sulla scena, per avvincere il pubblico. Dalla descrizione della loro conversazione emergono aspetti interessanti della personalità di Musco: l’originalità e l’unicità della sua arte; l’orgoglio di essere siciliano e l’impegno di far conoscere all’estero la poesia e la bellezza della sua terra; il profondo amore per l’arte drammatica e il rispetto riverente per i grandi artisti del passato; la generosità nell’accogliere e donare a chi bussa alla sua porta; la giovialità in famiglia e l’espansività

affettuosa verso i figli. É di rilievo la particolare valutazione di Majeroni sulle doti recitative di Musco, comico irresistibile per il pubblico e la critica, in cui si cela una grande drammaticità che non gli è consentito esprimere. Per Majeroni anche Ermete Novelli (con il quale aveva lavorato nel 1901 e nel 1909), aveva doti drammatiche che gli avrebbero fatto interpretare un superbo tragico Amleto, che avrebbe commosso il pubblico fino alle lacrime, ma “il pubblico è il padrone e condanna spesse volte un artista a quel genere che più a lui piace”. A ricordo dell’incontro dei due cari amici rimangono la testimonianza di Majeroni con l’articolo scritto per la stampa cittadina di omaggio a Musco e una foto di Musco, con dedica ad Achille: “Ad Achille Majeroni con sincera fede nella sua chiara amicizia. A. Musco Genova 11.4.1928”. Oggi si possono vedere i due artisti recitare insieme, in un divertente duetto, nel film L’eredità dello zio buonanima, del 1934, ove Majeroni è il notaio che legge il testamento da cui dipenderebbe la fortuna per Musco, il quale impaziente interrompe la lettura più volte per firmare l’accettazione dell’eredità. L’intesa tra i due era forte e sincera nella vita e nell’arte. (Rita Majeroni) *** Angelo Musco... e il sottoscritto

M

usco sbarca a Genova di ritorno dall’America? Appresa la notizia subito sono accorso a salutare il caro amico. Premetto non essere mia abitudine incensare alcuno, ma l’amicizia nostra data da lungo tempo, fin da quando Musco recitava al Teatro Macchiavelli di Catania, da dove, dopo i famosi “pupi”, uscì anche Grasso. A quell’epoca, io ero allora giovanissimo, ogni sera, finita la mia recita al Teatro Sangiorgi, correvo a sentire il terzo spettacolo di Musco, e poi assieme, spensierati, si andava in giro fino

(F T Marinetti)

alle prime ore del mattino. Sono trascorsi molti anni da allora e l’amicizia è rimasta immutata. Fin da quell’epoca Musco aveva l’anima dell’artista, e perciò nutriva una venerazione pel nome di mio padre “il grande Majeroni”, come tutti lo designarono. È stata una di quelle reciproche simpatie che, per un caso singolare, portano all’amicizia vera.Musco dunque è arrivato sul Roma, tutti i passeggeri sono sbarcati, ma egli è rimasto a bordo: « Musco dorme », mi dice un cameriere. « Non importa, lo sveglio ». Entro in cabina: « chi è?» – So’ Majeroni! Musco ancora addormentato, si alza e mi abbraccia. Naturalmente gli offro ospitalità – Grazie Achillone beddu – tra un’ora sono a casa – Ed eccolo a casa. Molto si è parlato di Musco, ma nessuno lo ha mai descritto nell’intimità della casa. Arrivato con la sua signora, i suoi, per ora due, bei bimbi (per ora due, perché il terzo è per la strada) e la inseparabile valigetta contenente gli innumerevoli doni di valore, che ha ricevuti in America (quella valigetta sembra un campionario di oreficeria) eccolo, dopo pochi minuti installato. La sua prima ricerca è la cucina, desideroso di cuocervi gli spaghetti alla siciliana. Musco, non soltanto è un grande artista, un ottimo suonatore di chitarra, un secondo Caruso pel canto, ma eziandio un superbo cuoco. Dopo venti minuti gli spaghetti sono pronti ed eccoci a tavola, dove un fuoco di fila di barzellette, raccontate da lui con quella inesauribile comicità che gli è propria, muove in tutti ilarità e c’impedisce di mangiare. – Dove si può fumare la pipa senza disturbare col relativo puzzo le nostre signore? – mi chiede. – Nel mio studiolo – Ed eccoci soli, lui ed io, in mezzo ad una nuvola di fumo, e a me, non certo in forma reclamistica, racconta i grandi trionfi ottenuti in America con quella soddisfazione del successo, che fa all’artista dimenticare il guadagno e sopportare ogni disagio. Solo un attore che vive la medesima vita, può comprendere molte cose, ed io che sono nato in quest’arte capisco. Vedo nei suoi occhi la gioia di aver fatto il proprio dovere d’italiano portando il contributo dell’arte sua ai fratelli lontani.– Specialmente all’estero, noi siciliani siamo ritenuti per selvaggi, armati fino ai denti, in continua ricerca di stragi. Io volli portare la poesia della nostra terra ricca d’aranci, la semplicità ingenua, forse, dei miei conterranei; il sorriso bonario che parte dal cuore. Nessuno meglio di me che lo seguo da anni e lo conosco profondamente, può apprezzare la semplicità veritiera dell’arte sua. Egli non imita nessuno; lo si può chiamare veramente capostipite 1

“Come educare il potenziale umano” Pensieri cosmici di Maria Montessori

“Ecco dunque un principio essenziale: insegnare i dettagli significa portare confusione. Stabilire la relazione tra le cose, significa portare la conoscenza.” “Il principio fondamentale dell’educazione è la correlazione fra tutte le materie, che trovano il loro centro nel piano cosmico.” (Maria Montessori, Come educare il potenziale umano,1947)

di una scuola che finirà con lui, e che nessuno può imitare (eppure quanti non hanno cercato di portargli via qualcosa, qualche lazzo, qualcuno di quei soggetti che sono suoi speciali e che non sono imitabili). Egli è … Musco sulla scena come in casa, ed in quella sua comicità irresistibile quanta drammaticità! Il pubblico è il padrone e condanna spesse volte un artista a quel genere che più a lui piace. Povero e grande Novelli, tu sapevi far piangere, ma il pubblico ti voleva comico sempre! A te non era permesso fare Amleto: quell’Amleto che poi avranno apprezzato, fatto da chi valeva assai meno; tu dovevi far ridere … e così è di Musco: deve far ridere; eppure quanta drammaticità non è in lui! Nel mio studiolo, Musco osserva con occhi scrutatori la mia raccolta d’autografi e ritratti di grandi artisti del passato. Questo grande creatore di tipi, questo forgiatore di caratteri, questo profondo studioso di anime, non sentì mai nessuno dei nostri attori. Ogni interpretazione è cosa sua e come Cirano può dirsi: « Poi se venga il trionfo per fortuna o per arte, non dover dare a Cesare la più piccola parte, aver tutta la palma della meta compita ». La sua è anima d’artista, e quindi è rispettoso dei sommi e ne conserva il culto. Ora parliamo d’arte, e il cuore gli si gonfia di tenerezza; come un fiume che sbocca in un mare tempestoso. Le sue parole gli escono di bocca turbinando. È ansioso di sapere e mi chiede di tanti artisti, ai quali io sono stato al fianco, e s’entusiasma. Dove culmina la conversazione? Al ricordo del passato, quando egli era canzonettista, ballerino e artista d’operette … sicuro! – Quando andai a Messina (oggi è il proprietario del Grand Hotel di quella città), all’Arena, vi era stato prima tuo padre, il grande Majeroni, e tutti ricordavano persino la sedia dove, al caffè Vittorio Emanuele, to padre s’assettava. Ero in una compagnia d’operette e cantavo ne Il Babbeo e l’intrigante; mentre cantavo, sentivo il capocomico alle prese coi miei compagni che reclamavano la paga – e concludeva: « la compagnia è sciolta! ». Rimanemmo sul lastrico. Il mattino di poi (erano 24 ore che non mangiavo) due coriste rimaste con me sul lastrico, mi facevano una confidenza: mi amavano! – Ca quale!! Con la fame che avevo! Dopo due giorni di assoluto digiuno, e non certo per mantenere la figura snella! Fui scritturato come canzonettista a sei lire al giorno, ed ebbi un anticipo di lire trentacinque. Cosa divorai quel giorno!! – Ma, oggi sei felice, sei ricco, sei arrivato all’apice delle soddisfazioni che un artista possa desiderare. – Sì, è vero;

ma quanta fame ho fatta prima di arrivare! Ti ricordi quando venivi a vedermi fare le farse e sentirmi cantare? E come spettatore – brutto fituso – ti mettevi con la combriccola a battermi le mani per farmi fare i bis? – Certo! Lo meritavi fin da allora. – E le nostre cene, in quella bettola nei pressi del porto, le ricordi? – Mi ricordo! Altro che “Buco del carbone” del famoso Kean – e ricordo anche le tue notturne. Ma lasciamo andare il passato, tempi migliori, quando in arte si era più uniti e si aveva solo un motto: Arte, spensieratezza, allegria, e amicizia! Oggi sei disputato dai pubblici; eccoti a Genova da sei sere: sei esauriti e si capisce … ed ora che farai? – Ora mi sto perfezionando nella lingua francese; lo spagnolo lo so, perché basta aggiungere una S ad ogni parola; l’inglese … so contare i dollari, ma il francese intendo parlarlo bene, perché tra un mese andrò nell’ America del Sud. Poi voglio fare un giro all’estero e terminare a Parigi, dove voglio parlare molto della nostra Italia, e voglio parlarne in francese perché mi capiscano meglio. Voglio con le mie forze d’artista, tenere alto il nome della nostra bella Italia. – E poi? – Poi tra due anni mi retiro, mi prendo un palazzo a Roma. – Vuoi fermarti nella capitale? – Certo! Non sono un capitalista? – Non credo tu possa rinunciare all’arte … – Reciterò ogni tanto, per diletto o beneficenza. Interrompe la nostra conversazione il piccolo Angiolino “Musco 2 Comm.”, come si chiama da sé il figlio di Musco, un bellissimo masculo di due anni, un diavoletto pieno di vivacità, che fa concorrenza al padre ed ha delle risposte piene di spirito. Buon sangue non mente. Musco se lo abbraccia, se lo bacia, e poi … si appiccia la pipa. E incominciano le visite, da quella dell’ammiratore che gli dà il ben arrivato, a quella di colui che viene a bussare, non invano, alla sua generosità. La giornata passa tra un ricordo e l’altro: sono le venti e Musco mi dice: “me ne vaio a travagghiare; vieni a trovarmi in camerino?” Finita la recita, siamo nuovamente assieme. Si riprende a parlare d’arte, come un tempo e poi di scatto Musco mi dice: “facciamo una partita a scopa?” – Facciamola. Giochiamo e vinco io. Lo lascio imbronciato; gli do la buona notte e gli dico: “Innegabilmente sei un artista perfetto, ma a scopa sei un cane. Se fosse vissuto il nostro Don Piero Falconi, avrebbe detto: “ quando non si sa giocare a scopa, si va a fare un altro mestiere”. (Achille Majeroni)

TEATRO E CINEMA MUTO


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