Phoenix Fanzine N°4

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Phoenix Fanzine n°4 Data di pubblicazione: 14 Agosto 2015 ©Phoenix Fanzine 2013- 2015 www.phoenixfanzine.wix.com Contattateci su phoenix.fanzine@gmail.com Seguiteci anche su facebook: https://www.facebook.com/phoenixlafanzine/timeline


BENVENUTI!

Fiamma Salve gente! Bentornati o benvenuti a un nuovo ed emozionante numero di Phoenix Fanzine! Sparky Per chi non lo sapesse,noi siamo le mascotte di questa fantastica rivista! Ma veniamo al dunque: Fiamma Questa webzine è nata per dare la possibilità a gente con la passione per il disegno e/o la scrittura di farsi conoscere dal web e allo stesso tempo poter migliorare numero dopo numero attraverso critiche costruttive e consigli del pubblico e dello Staff. Sparky Hanno ancora molto da imparare ma sono pronti per questa avvincente sfida! Continuate a sostenerci e BUONA LETTURA!


NEWS - Sono entrate nel gruppo due nuove ragazze che debutteranno in questo nuovo numero: Mistery J e Saphir Vi. - Abbiamo un nuovo manga di un autore esterno al gruppo,ma molto promettente, quanto il suo autore: Minaca. - Le storie: Shen Long, New Light e Astrale sono momentaneamente sospese per problemi personali degli autori, ma non vi preoccupate perche non vedono l’ora di ritornare nel prossimonumero! - Il benefattore misterioso dello scorso numero è tornato insieme a un compagno/a che lo/a aiuterĂ con il continuo del suo manga da ora in poi.


INDICE

MANGA:

Heart’s Eyes cap 1.......................pag 6 (Autrice: Rin/ Elisa Neri)

Chrono Story cap 0 ....................pag 38 (Autrice: Saphir Vi/ Viviana Oliviero)

Blue Dream cap 0.........................pag 53 (Autrice: Mistery J/ Jessica T. )

The Raising of an Angel part 2...pag 75 (Autori: Mr x &Yurei / autori misteriosi)

Sangkhum cap 1.............................pag 93 (Autore: Minaca/ Fracesco Nappi)

RISULTATI CONTEST ..........pag 122

LIGHT NOVEL:

I Bambini del buio cap 1..............pag 130 (Autrice: Aiko/Elisa Gaggiolo)

Il Mondo di Edward cap 1..........pag 138 (Storia: Pyras/Pietro Santoni

Disegni: Miu/Claudia Santoro Recio)







































































Toc Toc sono arrivata; apri perchĂŠ nasconderti non servirĂ Toc Toc mi hai chiamata; ora nessuno ti potrĂ salvar ... Chi sono non ha importanza ormai ... ma sappi che molto probabilmente morirai. [Yurei]


ATTENZIONE: Indovinate la vera identitĂ degli autori/autrici di questa storia per vincere una loro commissione!


Part 2
















FREE TALK Piccoli ossicini belli, siamo lieti di presentarvi il nostro piccolo regalino per la fanzine Phoenix. Come la fenice che resuscita nella propria cenere, anche noi abbiamo ricreato una specie di resurrezione. non proprio simpatica come quella della fenice, ma siamo lì. Il fumetto è stato volutamente disegnato come se la protagonista avesse sempre gli occhi sull’obiettivo, è lei che ci introduce ai personaggi, e non la si vede mai, a meno che ci sia una superficie che riflette. sapendo questo, animelle belle, potrete capire come mai Alla si è ribellata al comando del suo “padrone”. Spero non sia stato troppo difficile capire che una volta trapassata, Alla vedrà il mondo diversamente e noi due artisti abbiamo raffigurato il mondo della vita e della morte con due stili diversi. Cosa vede Alla prima di morire e quello che i suoi occhi ricevono dopo la trasformazione. Se vi è piaciuto il manga, vi sfido a cercare tra i vostri amici facebook, noi due artisti se riuscirete come promesso una bella commissione! (colorata)































Risultati


i Contest

TEMA: Dark Fantasy PREMI: - 1° classificato: il suo disegno sarà la copertina della nostra pagina per un mese, pubblicità della sua pagina (se ne ha una) in dieci pagine di facebook e potrà scegliere una nostra admin per farsi fare una commissione

ATTENZIONE VICITORI! Ricordatevi di contattarci per ritirare i vostri pemi

- 2° classificato: pubblicizzeremo la sua pagina in 5 pagine di facebook e potrà scegliere una nostra admin per farsi fare una commissione -3° classificato: potrà scegliere una nostra admin per farsi fare una commissione.

PRONTI PER CONOSCERE I VINCITORI???!


IL TERZO CLASSIFICATO È....

Nick: Sophyret Titolo: “Ops, pensavo fosse acqua” (???)


E AL SECONDO POSTO...

Nick: Bibi-chan Titolo:Bacio macabro


THE WINNER IS... Nick: Costanza Titolo: The Unusual Death


2 paroline...

C’è poco da dire, la verità è che questo disegno ha lasciato lo staff senza parole! Bellissimo e perfetto in tutto!!! Complimenti Costanza,continua così e sicuramente arriverai lontano!

MA LE SORPRESE NON FINISCONO QUI PERCHÈ C’È UN ALTRO CONCORRENTE CON CUI COSTANZA DIVIDE IL PRIMO POSTO...


IL PRIMO POSTO Nick: Giada Hisui Titolo: Black Death


O VA ANCHE A... Descrizione: Loro sono due miei Oc ovvero la misteriosa Haruko e il bellissimo Hiroto in versione Vampiri Emoticon smile In realtà non hanno questa origine nel mio fumetto, ma a volte mi ispirano e li disegno in versione più dark vampiresca. Disegno a mano con matita 2b e colore con Photoshop cs5!

COMMENTO DELLO STAFF:

Ci è piaciuta molto la posa e la colorazione molto bella con il gioco di chiaro/scuro delle candele. Adoriamo lo sfondo così curato nonostante la sua semplicità; sembra proprio di essere in una cripta! Quindi complimentoni anche a Giada Hisui!!!


Storia di Aiko- Elisa Gaggiolo


Capitolo 1

~La Sorellanza~ La pioggia batteva sul vetro freddo della clinica e la donna osservava la vita scorrere con un’espressione attonita dipinta sul volto affilato. I lineamenti, un tempo dolci e appena pronunciati, ora apparivano affilati come lame di rasoio e i suoi occhi, prima così grandi e luminosi erano diventati apatici e sembravano essersi ridimensionati divenendo due piccole gemme senza alcun valore. La lunga camicia da notte bianca le ricadeva sul corpicino ossuto che sembrava terribilmente fragile. Si sedette sul letto sospirando. La foto sul comodino mostrava una donna totalmente diversa. Florida, felice, serena. La donna che un tempo era stata. Si portò la mano destra sul ventre piatto. Era li dove tutto era cominciato. Dove il demonio aveva gettato il suo seme e plasmato il suo erede. Li nel suo corpo. Tramutandola in un involucro senza valore. Aprì gli occhi lentamente. La luce tenue del mattino filtrava dalle fessure della veneziana. Voltò lentamente la testa verso il comodino. Solamente le sei. Lui dormiva profondamente, un sorriso dolce sul volto squadrato. Si voltò lasciando scivolare il lenzuolo lungo la coscia muscolosa. Osservò il suo petto villoso rimasto scoperto e portò la mano destra ad accarezzarlo teneramente. Poi, finalmente, anche i suoi occhi si aprirono invadendo quelli di lei. Non resistettero e si baciarono guardandosi per un istante interminabile. Lui si avvicinò e con un gesto dolce le fece scendere la vestaglia lungo le spalle osservando i seni turgidi. Un brivido le corse lungo la schiena mentre lui le sfilava quel sottile strato di seta che le copriva la pelle chiara. Le sue mani che la accarezzano sapiente, che giocano col suo ventre piatto, che stuzzicano i suoi riccioli biondi. Poi quell’abbraccio e l’unione di due corpi così diversi. Ansimi. Gemiti. Baci. Carezze. Un’escalation di sensazioni, un’escalation di piacere intenso. CLAK Si voltò Un sorriso tiepido apparve dalla porta bianca. I capelli neri arruffati, i lineamenti nordici, la pelle bianca e gli occhi verdi. Provò a ricambiare quel sorriso. Dopotutto era stato così gentile con lei dopo quella notte. Si era premurato, si era preso cura di lei. Non poteva non ricambiare quell’affetto. «Ciao cara, come stai quest’oggi?» Difficile a dirsi. Come stava? Si limitò a sedere sul letto, accarezzando la stoffa ruvida del lenzuolo con il palmo della mano. Chinò il capo e fece un sospiro. L’uomo andò a sedersi proprio accanto a lei. Si irrigidì un attimo quando sentì il suo braccio cingerle le spalle. Un brivido le corse lungo la schiena investendola con potenza. «Sei sicura di non volerla vedere?» Di nuovo quella domanda. La stessa da un mese.


Cominciò a torturarsi le mani. Il suo corpo fu scosso da tremiti e spasmi mentre le sue labbra non furono in grado di articolare le parole giuste. L’uomo allora si alzò. Le si pose davanti. Le sue mani poggiate sulle spalle di lei. Il suo sguardo che continuava a cercarla. «Ivye non ti preoccupare!» L’ansia non accennava a diminuire. Continuava a chiedersi perché, perché la volesse torturare costantemente. Perché ogni giorno la raggiungeva, spezzava la sua tranquillità? Perché il mondo intero non accettava l’idea che fosse persa? Si sentiva come Alice. Confusa. Persa nel labirinto diabolico partorito dalla mente del demonio.

L’uomo si avvicinò nuovamente alla porta, scosse la testa. «Prima o poi dovrai vederla...Tonerò domani amore.» Tirò un sospiro ed uscì lanciando un ultimo sguardo alla donna. Ivye si alzò raggiungendo nuovamente la finestra. Ogni giorno, non appena lui fosse uscito, raggiungeva quella finestra per vederlo andare via mentre un senso di malinconia la avvolgeva. Non lo voleva li. Sapeva di farlo soffrire. Ma le mancava terribilmente. Lo vide.


Il passo stanco mentre si voltava per vederla e lei, quasi fosse un rito, meccanicamente alzava il braccio, sul suo volto scavato si apriva un sorriso e lo salutava con passione. Riusciva a sorridergli solo attraverso un vetro. Cosa c’era di sbagliato in lei? Tornò a sedere in modo composto. Ora che lui se ne era andato l’atmosfera si era alleggerita. Non sentire più il suo tocco sulla pelle le permetteva di rilassarsi. Anche se in realtà non vi era nulla per cui star tranquilli. Lentamente sollevò la camicia da notte. Si toccò la pelle emaciata, la poteva sentire al tocco. Una cicatrice. Quel piccolo rilievo rosato sulla pelle le ricordava che era tutto tragicamente vero. Confuso, ma vero. I ricordi parevano essere sbiaditi, solo qualche minuscolo spiraglio di luce, ma non era abbastanza. Non riusciva a vedere chiaramente. Non poteva leggere quel groviglio di memorie, non era capace di districarlo. Solo una cosa era sicura: tutto si era compiuto. Continuava ad accarezzarsi la pelle, massaggiava con l’indice quella cicatrice. Il cuore le batteva all’impazzata. Presto sarebbero venute a prenderla. La sorellanza. Non l’avrebbero mai lasciata andare. L’avevano salvata molti anni fa ed ora doveva estinguere il suo debito, fare il loro gioco. Si alzò la manica sinistra, scoprendo il polso. Stava comparendo. Una piccola luna argentata stretta tra le spire di un serpente nero come la pece con occhi iniettati di sangue. Quando sarebbe diventato più chiaro, più marcato, allora sarebbero venute da lei. Vi era un’altra questione da affrontare. Loro gliel’avevano donata. Non sapeva per quale motivo ma così era stato. A quali atrocità sarebbe stata destinata? Scosse la testa. Davvero stava pensando a questo? Come poteva non mostrare un minimo di riconoscenza? Avevano provato pietà per lei e avevano deciso di prendersene cura, di aiutarla e le avevano donato una vita nuova e più ricca, più bella. Aveva frequentato le scuole migliori, le era stato possibile viaggiare, vedere il mondo. Si alzò nuovamente dal letto e la stoffa le scivolò leggera sulla pelle fino a coprirle le caviglie. Si guardò allo specchio. Non c’era più alcuna traccia della biondina dalle gote rosse tanto invidiata. Era fuggita. Morta. Aveva lasciato posto ad una selvaggia dallo sguardo duro e carico di tensione. Sarebbe tornata mai la giovane spensierata che era stata un tempo?


Temeva di no. Avrebbe dovuto dirle addio per sempre. Si prospettavano tempi incredibilmente duri per lei e la creatura che le era stata donata. Non poteva più essere debole. Non le era permesso. Era necessario trovare la forza. Non poteva abbandonare quella piccolina. Eppure...lo stava già facendo. L’avevano tirata fuori dal suo ventre da un mese e lei si era sempre rifiutata di vederla. Aveva solamente scelto un nome “Eileen”, un nome di origine celta che significava “raggio di sole”. Non l’aveva nemmeno potuta vedere. Avevano provato a farla nascere con un parto naturale ma poi erano dovuti passare con urgenza ad un cesareo. Era stata anestetizzata e, quando si era svegliata, si era ritrovata senza la piccola. Ma non era sola. Una donna dal viso a cuore le teneva la mano. I suoi grandi occhi verdi la guardavano con estrema dolcezza. Quei folti riccioli rossi le erano fin troppo familiari, così come le lentiggini che le decoravano il volto. Eilis. Le aveva sorriso. «Come stai piccola mia?» Ritrasse la mano ed il suo sguardo si fece più scuro. «Avevate promesso che non ci sarebbero stati problemi. Siamo quasi morte in questa stanza!» La rossa abbassò lo sguardo. Il suo volto si irrigidì e le sue labbra si tesero in un sorriso di circostanza. «Mi deludi Fräulein » Odiava quando usava quel termine per rivolgersi a lei, le ricordava la sua infanzia. Quel collegio tedesco in cui l’avevano costretta. Aveva provato ad alzarsi senza successo, era troppo debole. Così si era limitata a voltare il capo dall’altra parte. Sentì la rossa sbuffare prima di riprendere il discorso. «nessuna di noi ha mai voluto farti del male. Quindici anni fa ti abbiamo salvata Ivonne! Precisamente mia madre ti ha portato via da quel bosco, senza la mia famiglia tu avresti avuto la stessa sorte di tuo...fratello!» Le sue dita sottili si strinsero intorno al lenzuolo candido. Tommy.


Come osava riferirsi a lui con tanto disprezzo? Come poteva farlo? Aveva cinque anni quando assistette alla morte di suo fratello...cinque anni... e da quando ne aveva dodici aveva come il presentimento che loro avessero voluto che morisse, che avessero un qualche interesse nel salvare lei, nell’averla, ma senza di lui. Non aveva mai avuto il coraggio di chiedere, le temeva, sapeva di cosa erano capaci e non osava rischiare. Men che mai poteva farlo adesso. Ora aveva una piccola creatura di cui prendersi cura, per cui non poteva commettere errori. «Hai ragione...» Sussurrò infine. « scusami sorella». Sorella, era strano chiamarla così, eppure lo faceva da una vita. Il viso della sua interlocutrice tornò ad addolcirsi e la mano sinistra andò ad appoggiarsi sul ventre piatto di lei. «Il dono che ti è stato fatto è grande Ivonne, non dimenticarlo mai.» Come poteva dimenticarlo? Tutti non facevano altro che ricordarglielo, un dono. Lo aveva pensato anche lei ma ora non riusciva che ad apparirgli come una grande maledizione, un qualcosa a cui non avrebbe più potuto sottrarsi. Qualcosa che la avrebbe legata a loro per tutta la vita. Aveva desiderato tanto una figlia, ma ora non aveva il coraggio nemmeno di vederla.


«Cosa...cosa ne sarà di lui?» La voce si era fatta tremolante. La rossa sorrise melliflua. Con un movimento lento e sensuale avvicinò il volto paffuto a quello spigoloso di lei. I loro nasi potevano quasi toccarsi. Le gote di Ivonne si arrossarono ed il suo respiro si fece pesante. L’odore della donna la avvolgeva completamente. «L’ape regina si libera del fuco dopo aver ottenuto ciò che vuole...» Le loro labbra si sfiorarono. Ivonne si irrigidì stringendo le lenzuola con le mani. Era stata così stupida a sperare che lo avrebbero risparmiato. Dorian sarebbe morto. Morto per causa sua. La Sorellanza non ammetteva alcun uomo al suo interno. Nessuno. Escluso il loro Dio. Era stata salvata da queste donne in un bosco molti anni fa, ma col senno di poi avrebbe preferito essere morta insieme al suo dolce fratellino. Il destino che l’aspettava era crudele e intriso di sangue, così come la vita di quella piccola creatura appena venuta alla luce. Eilis si alzò, senza cambiare espressione. Con un gesto meccanico si riavviò i capelli che le scendevano sul viso ed indossò il cappotto scuro poi, senza degnarla di uno sguardo, indossò i guanti neri come la notte, con movimenti lenti e sensuali. Ivonne non poteva far altro che ammirarla. Sin da quando era bambina aspirava a diventare bella come lei. Una volta aveva trovato un libro dalle pagine giallastre ed incuriosita aveva cominciato a sfogliarlo. Era pieno di incantesimi ed antichi rituali pagani ma, verso la metà, aveva trovato la raffigurazione di una Dea. Era una donna bellissima, dai lunghi capelli rossi come il fuoco, lo sguardo fiero ed il portamento onorevole. Mentre era li a fissare quell’immagine Eilis aveva spalancato la porta! «Sciocca!! La Madre si arrabbierà se ti trova qui!!» Come una furia si era gettata su di lei strappandole il pesante libro dalle mani per poi richiuderlo. L’aveva guardata dall’alto della sua posizione e lei si era sentita così piccola ed insignificante proprio come quando aveva ammirato quell’illustrazione qualche attimo prima. Fu in quel momento che sentì un sentimento nuovo crescere in lei, l’invidia. Avrebbe fatto di tutto per diventare come Eilis, qualsiasi cosa. Adesso, a distanza di anni, si sentiva insignificante come allora. Privata di qualsiasi scelta, persino quella di amare. Privata persino della libertà di non avere figli. Di cosa ancora voleva privarla la sorellanza? Le avevano tolto qualsiasi cosa, si erano prese la libertà di spogliarla da se stessa solo per averle restituito la vita. Era stato davvero così? Una vita può ancora definirsi tale senza libertà? «Domani sarai dimessa, me lo ha detto l’infermiera. Io e la Zia verremo a prendervi e vi porteremo a casa. Li dovrà avvenire l’iniziazione, lo sai che non puoi più sottrarti ormai.» Quelle parole suonavano ancor più terribili dei ricordi e la riportarono subito alla realtà. Senza che se ne fosse accorta Eilis era già alla porta e si accingeva a lasciare la stanza. «Fatti trovare qui, non fare stupidaggini. Ora non hai solo la tua di vita da proteggere e se farai qualche idiozia ricorda...la Madre ti troverà sempre!»


Ivonne annuì lentamente. Non aveva alcuna possibilità di salvezza, avrebbe dovuto adempiere ai suoi doveri, non poteva sottrarsi, altrimenti non sarebbe stata solamente la sua vita in pericolo ma anche quella della piccola Eileen. «Brava Sorellina, sapevo che non mi avresti delusa! A domani!» Con quelle parole la rossa uscì dalla stanza, lasciandola annegare nei suoi pensieri.


Storia: Pyras/ Pietro Santoni Disegni: Miu/ Claudia Santoro Recio


CAPITOLO 1

Pensieri -Aaaaaaaaah - Edward apre di scatto gli occhi,non ha neppure il tempo di riprendersi che sente il suo corpo cadere di peso a terra. Ancora confuso si alza,anche se a fatica. Si guarda attorno con aria confusa,disorientata,qualcosa non gli torna: e’ nella sua stanza, ancora intera, non ha un singolo graffio,nessuna finestra rotta o soffitto sfondato. Rapido si sporge dalla finestra, sulla foresta il sole e’ alto,non ci sono ne voragini ne alberi in fiamme. Arretra lentamente,nella sua testa ci sono fin troppe domande a cui non riesce a dare risposta. -Ma che diav...- Tenta in ogni modo di convincersi che non sia accaduto nulla, eppure quell’evento gli era parso così reale, così vivo; si tira uno schiaffo cercando di non pensarci. -Non era nulla...- Decide allora di scendere, ha un the da prendere,questo non l’ha dimenticato. Esce lentamente dalla stanza chiudendo la porta dietro sé. Con calma scende le scale e quando arriva giù un oggetto attira la sua attenzione: a terra,vicino ad un mobile,c’e’ il suo arco. Si da una pacca sulla fronte, ricorda che quando sua madre gli aveva dato le valigie non se l’era sentito più in mano, probabilmente gli era caduto. Lo raccoglie e con cura lo appoggia sul mobile,tornerà a prenderlo dopo. -Edward dai vieni qui, il the e’ pronto!- Amy si sporge dalla porta della cucina con la teiera in mano; il suo sorriso e’ perfetto con il profumo dei biscotti appena sfornati. -Arrivo!- Tentando di dimenticare gli ultimi dieci minuti si avvia, mascherando l’inquietudine dietro a un’aria tranquilla e contenta, verso la cucina. Appena varca la soglia sembra un’altra persona: entra sorridendo mentre si accomoda al tavolo della cucina, appositamente decorato e colorato per l’occasione. Ma non solo,gli scaffali sono ornati con piccoli vasi di fiori e ricami colorati accanto ai fornelli dove,con impazienza, la teiera sbuffa come se chiedesse di essere tolta dal fuoco. Edward, senza farselo chiedere, si accomoda sulla prima sedia che trova mentre sua madre lo guarda con aria contenta. -Ben svegliato,dormiglionePer un singolo istante gli si sgranano gli occhi. Non ha capito male, ha detto proprio “dormiglione”. Come faceva a saperlo?. Una singola spiegazione era logica... -Si, ti ho chiamato un paio di volte e visto che non scendevi sono venuta fino in camera tua e quando ho visto che dormivi ti ho lasciato dormire. Amy ha dovuto rifare il the in quanto l’altro si era ormai freddatoAd Amy scappa una risatina mentre porta il the in tavola e lo versa su delle eleganti tazzine di porcellana finemente decorate. Lui si volta verso sua zia -Scusa zia-Tranquillo Ed, ne ho fatto dell’altro e sono sicura che questo sia migliore- Lentamente avvicina la testa alla tazzina fissando il liquido arancio scuro e i granelli di zucchero che volteggiano leggeri formando un vortice mentre il cucchiaino ruota. Per un secondo e’ preso, perso in quel vortice, in balia del cucchiaio, immerso nei suoi pensieri e soprattutto,la sua mente e’ concentrata su un’unica cosa: quella ragazza misteriosa. Lei, sbucata dal nulla, e’ già al centro della sua attenzione. Non era nulla di speciale,una ragazza come tante...o quasi, quella daga sul fianco le dava un’a-


ria da dura e quei lunghissimi capelli parevano irreali,eppure la sua faccia era simpatica,almeno quando non sembrava pazza, e riusciva a trasmettere un senso quasi di calore, un’emozione che un’amica o una persona qualunque non sarebbe riuscita a dargli. Persino la sua voce, a tratti dura e secca, ma anche dolce e felice, riusciva a trasmettergli emozioni particolari, difficili da comprendere. “Quella me...come dire...non ero io!” La sente ancora in mente seguita dall’eco di ogni parola, la sente vicina, come se fosse lì, ma quando si volta non la vede, lei non c’e’. Si sente solo. -A quanto pare qualcuno e’ pensieroso quiEdward sente una mano prenderlo per un gomito poggiato al tavolo, lo sente scivolare e batte la faccia sul tavolo. Ma era solo la sua immaginazione che gli giocava un tiro mancino,in fondo era seduto in cucina con sua madre e sua zia a prendere un the. -AhiSi ritrova con la faccia contro lo spigolo del tavolo e la testa gli duole leggermente mentre le due donne ridacchiano -Tutto okay?- chiede sua madre –Si,si...cosa e’ successo?-Ti ho visto pensieroso e,diciamo che ho voluto farti un piccolo scherzo,e visto che reggevi la testa con il braccio...beh,ho spostato il gomito ed hai battuto la testa sul tavolo-Questi scherzi me li fanno mio zio e mio padre,e non li trovo simpatici lo stesso. E poi sono sempre pensieroso, questo lo sai beneTenta disperatamente di chiudere la conversazione prima che finisca su brutti argomenti. Per calmarsi inizia a sorseggiare il the. Lo sguardo di sua zia lo inquieta leggermente: ha un sorrisetto strano, non tipico di Amy. -Allora...ce l’hai la ragazza?Quella domanda,saltata fuori da nulla, gli fa andare di traverso l’ennesimo sorso facendolo tossire. -Tutto bene?- Gli chiede Amy -Ti prendo dell’acqua- Suggerisce sua madre mentre si alza e va a prendergli un bicchiere. Lo beve in fretta a sorsi assai corti fino a quando non posa il bicchiere sul tavolo -lo hai fatto apposta,vero?Amy sorride sotto i baffi -meglio?Fa segno di si, poi si alza, prende la teiera e si versa un’altra tazza,quindi si siede nuovamente fino a quando non la finisce. -Esco un secondo- dice avviandosi verso la veranda.


Appena apre la porta di vetro il sole lo costringe a coprirsi gli occhi; in quella stagione le giornate così non erano affatto rare,nemmeno a fine agosto quando ormai le nuvole iniziavano la loro marcia inarrestabile verso l’autunno. Valeva la pena godersi ogni giornata come se fosse l’ultima di quella calda estate. Per ora l’arco poteva aspettare, l’idea di usarlo non lo stuzzicava, per il momento, ma in giornata era sicuro che un paio di tiri li avrebbe fatti con piacere. Si appoggia alla parete osservando la foresta davanti a se:una distesa immensa di alberi così fitta da impedire al sole ed il calore di raggiungere la terra,lasciando sul terreno solo un’ombra fredda e buia dove il silenzio e la quiete la fanno da padrona, un posto dove rilassarsi e liberare la mente da ogni pensiero cattivo, insistente o strano che sia. -Devo sgombrare la mente...Tenere continuamente la mente occupata non gli avrebbe fatto bene, in fondo era venuto lì per rilassarsi giusto il tempo per l’inizio della scuola. Sospira fissando il cielo con aria malinconica. “Spero di avere ancora il numero di quella psicologa...” Prende il telefono dalla tasca dei jeans per poi cercare nella rubrica il numero della psicologa. Appena lo trova la contatta, ma decide immediatamente di riagganciare, non vuole che lo sappia, almeno non adesso, forse più in là nel caso la faccenda dovesse aggravarsi. Ripone il telefono. Non vuole pensare a quel sogno, eppure si sente tormentato, oppresso, la logica si allontana sempre più lasciando al suo posto dubbi e incertezze. Alza lo sguardo, sospirando. Un singolo sogno...un incubo era bastato a farlo sprofondare in qualcosa che lo incuriosiva ma allo stesso tempo lo inquietava. Un suono di passi si avvicina a lui seguito da un “toc” , poi sentì qualcosa colpirlo sulla spalla un paio di volte. -Qualcosa non va,Edward?- Si voltò di scatto ed Amy era lì accanto a lui che lo fissava con aria preoccupata. -Cosa ti turba? Non sembri tu,eppure mi sembravi contento quando ti avevo proposto di venire qua per una settimana...Lui scuote la testa -Non e’ per quello...-Per cosa allora?- La faccia del ragazzo si distorce leggermente, cosa direbbe sua zia se gli dicesse che una tipa un po’ pazza le ha puntato una spada alla gola in un sogno, per poi farci amicizia?. Probabilmente lo prenderebbe per folle. -Ti e’ mai capitato zia, almeno una volta, che un sogno sembrasse più reale della realtà stessa?Sembrava pentirsi di quella domanda, pensava che la risposta di sua zia sarebbe stata offensiva o qualcosa del genere. Ed invece, al di là di ogni aspettativa, rimase ferma a fissare il cielo pensierosamente. -Mmmm...i sogni sono sogni, Edward. La realtà e’ ben altra cosa: nei sogni la mente prende il sopravvento facendoci vivere esperienze, ma anche mostrandoci le nostre paure e i nostri rimpianti, facendoci ricordare persone o eventi che per noi possono sembrare importantiDavanti a quelle parole rimase immobile, in silenzio, rapito da quella risposta così insolita e improbabile. Se era davvero così,come diceva Amy,allora quel sogno cos’era? Un sentimento? O una sorta di rimpianto inconscio?.


Ma di rimpianti, Edward, non ne aveva. Era apparsa così come se n’era andata, in un istante e senza ragione. Era accaduto tutto troppo in fretta. -Grazie zia...- La sua voce si era fatta fina a tale livello da essere udita a malapena da Amy stessa. -Avanti dai,c’e’ ancora qualche biscotto...ne vuoi un po’?Non esisteva miglior metodo per liberare la mente che sentire il suono dei biscotti che si frantumavano nella sua bocca. Poco dopo era di nuovo seduto a inzuppare biscotti nel the. Oltre alla musica poche erano le altre distrazioni che davvero lo aiutavano. L’ingordigia di biscotti era una di quelle. La madre di Edward aveva ripreso a parlare vivacemente sotto lo sguardo del ragazzo intento a fissare la tazza. Forse fu uno scherzo del destino o un abbaglio dovuto ai pensieri, ma nel the, per un singolo istante,vide la faccia di quella stessa ragazza impressa nel liquido. Era ferma immobile intenta a fissarlo con i suoi occhi grandi che dondolavano in balia del the,la bocca sorrideva come se nel guardarlo provasse una sorta di divertimento. Edward era diventato di marmo,ogni parte del suo corpo era ferma, trattenuta, senza possibilità di muoversi. Dalla completa immobilità la mano che reggeva il cucchiaio si aprì facendo cadere la posata sulla tovaglia, ma senza attirare l’attenzione delle due donne, probabilmente le loro voci avevano coperto il metallico suono del cucchiaio. Si alzò dalla sedia per dirigersi all’ingresso dove trovò l’arco con la faretra ancora appoggiato mobile; vedendolo, la voglia di fare due tiri era improvvisamente salita. Cercò di prepararsi il più in fretta possibile tornando nella sua camera giusto il tempo di darsi una rinfrescata, prendere l’arco e la faretra. Prima di uscire passò da sua madre, ancora in cucina intenta a mangiare qualche frollino con Amy, che l’aveva chiamato poco prima che toccasse la maniglia della porta -Edward...A quella chiamata dovette togliere la mano dalla maniglia e sporgersi dalla parete. -Dimmi-Stai andando a tirare?- Chiese notando la coda di una freccia sbucargli da dietro la schiena. -Già ,devo... Devo liberare la mente-Io resto qui ancora qualche ora,tanto ho già avvisato papà di badare a tua sorella-Come vuoi, a dopo- Disse uscendo in tutta fretta. Correndo a perdifiato, Edward giunse in poco tempo all’ingresso di quel labirinto, composto da tronchi ed un infinito numero di fronde e cespugli di ogni forma e dimensioni, per non parlare della fauna locale, composta principalmente da volpi, scoiattoli ed in rare occasioni anche cervi e cerbiatti ,il tutto condito dal suono dei numerosi uccelli che popolavano la zona. Giunto abbastanza lontano dall’ingresso si accostò ad un albero per lasciarsi scivolare fino a terra.



Scacciò via qualche grattacapo mentre il vento ululava tra i tronchi spettinandogli i capelli. Non avesse avuto una stanza sarebbe stato un posto perfetto dove rifugiarsi in cerca di conforto, cosa che le persone difficilmente riuscivano a dargli; un posto del genere c’era riuscito senza chiedere nulla in cambio. Passò un paio di minuti restando seduto,quindi borbottando si alzò, portò la mano destra dietro alla schiena fino a quando, muovendola a destra e sinistra, sentì la finissima plastica della coda di una freccia. Inspirò mentre si alzava ed espirò quando fu totalmente in piedi; l’aria della foresta gli faceva pizzicare il naso e lacrimare gli occhi. Trovò il suo bersaglio in uno dei tanti alberi,questo era particolarmente storto e con la corteccia piuttosto scura con una folta schiera di rami che si contorcevano verso il cielo. -Circa venti metri,nulla di complicatoDi certo non avrebbe sofferto,la morte sembrava ormai prossima. Caricò la freccia per poi tendere l’arco fino a quando non sentì la corda penetrargli nella pelle. Poi la scoccò; sibilò silenziosa trapassando i cespugli ,non c’era molto vento, o almeno non abbastanza da far compiere al silenzioso siluro, strane deviazioni. Con un *tum* si conficcò nella corteccia. Si sentiva stranito, quasi spaventato da quando si era svegliato così di scatto,così tanto che la mano che stringeva l’arco tremava facendolo dondolare leggermente. Talvolta pensava di ritrovare quella ragazza proprio accanto a sé mentre lo guardava con quel suo sguardo serio ma allo stesso tempo dolce e simpatico. La freccia che aveva incoccato poco dopo il primo tiro gli cadde dalla mano finendo a terra e non emettendo alcun suono . -Diamine- sbuffò mentre si piegava per raccoglierla. Scacciò meglio che poteva quel ricordo concentrandosi solo su ciò che stava facendo. Scoccò la seconda freccia contro lo stesso albero, colpendo appena sotto la prima. Sorrise beffardo. Aveva sempre quell’aria così sicura di sé mostrandosi spavaldo con quell’arco in mano, poteva definirlo uno dei suoi più grandi pregi ma anche uno dei suoi difetti. Il tempo passò veloce fino a quando, per la seconda volta, si era avvicinato all’albero per riprendere tutte le frecce che aveva tirato, riempiendo l’albero di segni e piccoli tagli. Le ripose nella faretra e si sedette appoggiandosi sul tronco che si piegò leggermente sotto il suo peso facendo cadere qualche piccolo pezzo di corteccia a terra, ormai annerita e fragile. Rimase in silenzio a godersi la quiete fino a quando non squillò il telefono con quella suoneria forte e noiosa mentre la vibrazione lo faceva tremare. Cercò nelle tasche fino a quando non lo trovò e, senza guardare, rispose. La voce era femminile e molto pacata, una voce di donna, la riconobbe anche se con un po’ di difficoltà. -Edward,sono la psicologa Anna Stuart, ci siamo incontrati un paio di volte anni fa-Ah gia’, buongiorno Anna,a cosa devo il piacere di questa chiamata?-Ho notato,circa due ore fa,che mi e’ arrivata una sua chiamata e volevo sapere se c’era qualche problema; c’e’ qualcosa che non va?Il ragazzo rimase in silenzio per pochi istanti. Quella chiamata non era partita involontariamente,ma avrebbe preferito non dirle nulla, e così aveva riattaccato subito. Ma non pensava che l’avrebbe vista. Fece un sospiro e iniziò. -Si dottoressa, ho un problema-


-Puoi parlarmene se vuoiPrese fiato e cominciò. Gli disse di quel sogno, tutto spiegato nei minimi dettagli cercando di essere più preciso possibile e senza dimenticare nulla. Più parlava e più si sentiva ridicolo, così tanto che quando finì pensava di dirgli che era tutto uno scherzo, ma non poteva, non a lei. Ci fu un attimo di silenzio appena ebbe finito, seguito da un *mmmmm* e solo dopo iniziò a parlare. -Capisco...ultimamente hai avuto problemi con qualcuno,Edward?Scosse la testa -No, non mi e’ parso...in famiglia non ci sono stati problemi, e neanche con gli amici, malgrado questi giorni di rado sia uscito di casa-Non sei la prima persona che fa sogni del genere. Un ricercatore venne da me circa due anni fa, parlandomi di strani sogni e, così diceva,”visioni”,ma non solo lui, anche molta altra gente, ma è normale fare sogni che riflettono la realtà. Quindi stai tranquillo, nel caso mi chiami,okay?-Si,e mi scusi del disturbo- Riattaccò e si sedette. Guardò l’ora, erano le 13:30. -Direi che e’ l’ora di rientrare- Si alzò, caricò tutto in spalla e si diresse verso la villa. Giunto a casa, scaricò tutto in camera e scese in cucina dove trovò le due donne intente a cucinare il pranzo. -Sono qui!- Avvisò A quel richiamo le due si voltarono -Bentronato- gli dissero in coro -Ti sei divertito?- Chiese Amy -Mi ha aiutato a liberare la mente, questo e’ certoLui vorrebbe tornare a parlare con Amy del suo sogno, ma un suono interrompe i suoi piani: una telefono che squilla. Sua madre si alza e prende il telefono appoggiato sul tavolo per poi rispondere. -Pronto? Si,sono io...capisco...allora parto subito, grazieEdward ha ascoltato perfettamente la chiamata e sotto sotto ci rimane un po’ male. Le si avvicina. -Devi andare, non e’ così?-Già, il lavoro chiama- Sua madre prende le chiavi e si dirige fuori dalla villa in tutta fretta mentre Edward, con un po’ di imbarazzo, tenta di spiegargli la chiamata della psicologa. -Mamma ha chiamato...-Non ora tesoro,devo andare. Tu fai il bravo e non dare fastidio a zia, intesi?-Ma devi sapere del...Ma ormai e’ già partita. Segue la macchina con lo sguardo fino a quando non diventa un picco-


lo puntino all’orizzonte tra l’immenso cumulo di polvere. Rimane immobile a fissare la strada. -...devi sapere del sogno...China la testa. Non era la prima vota che sua madre doveva partire così di tutta fretta, e non solo per motivi di lavoro. Lo stesso per suo padre che, per altri motivi,difficilmente era a casa. “Non l’hai salutata, Edward. Che tristezza.” Si voltò di scatto, il suo cuore smise di battere per un secondo. Lei era li,davanti a lui,con un insolito sorrisetto. Emetteva un ghigno insopportabile mentre un alone violastro l’avvolgeva come nebbia.

Edward si mise le mani nei capelli per poi indietreggiare spaventato. -Com’è possibile?...tu...tu eri in quel sogno,e solo li!“Io sono la rappresentazione della follia che hai dentro di te, Edward...e’ solo questione di tempo prima che tu diventi mio, completamente mio!” Dopo un ghigno, seguito da una risata, sparì in una nuvola. Era tutto chiaro. La follia lo aveva fatto sua preda.


eccoci giunti alla fine di questo numero, speriamo vivamente che vi sia piaciuto. lasciate un commentino sul nostro sito o sulla nostra pagina facebook! alla prossima!


SI RINGRAZIANO

Persone che hanno contribuito alla realizzazione di questo numero: Caricamento sul sito: Calien/Marta Serra

Grafica e impaginazione: Miu/Claudia Santoro Recio

Illustrazioni:

Yukimoe/Claudia Manca: Hydra che commenta i vincitori Axel/Mitko Robbi: Glare che commenta i vincitori Francesca Flame Governatori: mascotte chibi Anna Crow Slaine: mascotte dell’indice Miu/Claudia Santoro Recio: copertina Rin/ Elisa Neri: illustrazione finale

Autori manga:

Rin/Elisa Neri Saphir Vi/ Viviana Oliviero Mistery J/ Jessie Taylor Mr x e Yurei Minaca/ Francesco Nappi

Autori Light novel:

Aiko/Elisa Gaggiolo Pyras/Pietro Santoni Miu/Claudia Santoro Recio (illustrazioni

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Phoenix Fanzine n째4 ... FINE



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