Phoenix Fanzine n°3

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CAPITOLO 0- UN ULTIMO WEEKEND Era una calda mattina d’agosto. Il sole,alto sul nord Yorkahire riscaldava senza sosta la pianura; malgrado fosse il 20 di agosto, l’estate ancora non sentiva il bisogno di lasciare il posto all’autunno. Chiunque si trovasse in zona lasciava affari,faccende e impegni per sedersi e rilassarsi al sole. Persino gli animali sembravano godersi i primi raggi mattutini sulla campagna britannica. Animali come cervi,conigli e cerbiatti sembravano persino contenti di correre liberi per i campi senza udire il suono degli spari dei cacciatori, che ancora non si sarebbero fatti sentire per un bel po’. In una piccola strada sterrata,una macchina rossa percorreva assai calma la stradina;il suono del motore era l’unico in tutta la campagna coprendo il cinguettio degli uccellini. Dopo essersi imbattuta in una ripida salita,inì per svanire in una foresta: se ‘era un posto per godere un po’ di fresco,era quello.



I pochi raggi che iltravano svegliarono Edward Blackwell,assonnato diciassettenne in cerca di un po' di svago in questi ultimi giorni di vacanza; i due mesi passati tra mare,montagne e gite a Londra lo avevano reso esausto. Fissando pensieroso i pochi scorci di cielo appena visibili, ripensava a tutte le risate,i tramonti sulla spiaggia e gli scherzi fatti con gli amici ; nostalgico emise un singhiozzo. Se ne accorse colei che guidava,una donna alta e snella,indossava una veste bianca a strisce verdi che terminava con una gonna che arrivava ai ginocchi ; i suoi capelli biondi erano tenuti insieme da un paio di elastici dai diversi colori; issava con attenzione la strada di fronte a se' ,ma sentito il singhiozzo si voltò per pochi istanti,sorridendo. -sei sveglio inalmenteIl ragazzo si stiracchiò sbadigliando rumorosamente -da quanto stiamo viaggiando?La donna emise una risata -abbastanza da farti crollare dal sonno-ok,quanto manca ancora?-non molto,superata la foresta dovremmo esserci. Da quanto e' che non la vedi?Edward alzò lo sguardo -su per giù da maggio,siamo andati a trovarla per un the e dei pasticcini e due chiacchiere, no?La donna annuì -vero,vero...lo sa che pratichi tiro con l'arco?-ehm...no,la scuola,gli amici e lo sport mi hanno tenuto occupato per tutto l'anno scolastico,ma a natale l'avevamo chiamata-trattala bene –sbuffò -si si tranquilla- rispose Edward calmo. La macchina ingranò la terza uscendo dalla foresta ed imboccò una strada asfaltata; il paesaggio era cambiato: i campi aperti avevano lasciato il posto a poderi e campi coltivati; la presenza delle persone era aumentata: nei campi c'erano dei contadini accompagnati dai cani. Fissò incuriosito quegli spiazzi di terra, ma scosse la testa: la vita da contadino o da proprietario terriero non gli sarebbe piaciuta; lui si


immaginava a fare il pasticciere o l'arciere ai tornei di tiro con l'arco; immaginava di vincere e vincere... Apri gli occhi. Si era appisolato senza accorgersene,chinò la testa sospirando; sapeva che tra realtà e fantasia c'era l'universo:due cose ben distinte. Così si ritrovò a issare fuori dal inestrino fermo come una statua; d’improvviso sentì degli strattoni. -guarda là -gli gridò la donna La donna gli stava indicando con aria contenta una piccola casa in lontananza, situata su una collina coperta dagli alberi -ci siamo quasi!Si sporse dal inestrino issando sorridente quella piccola casa,certo che da lì sembrava davvero piccola,appena visibile. -Sarà contentissima di vederti!- esclamò' la donna mentre svoltava a destra uscendo dalla strada principale. Un lungo rettilineo alberato si mostrò dinnanzi a loro. Entrambi rimasero meravigliati,Edward di certo non se la ricordava così la piccola strada che conduceva a quella casa. La strada terminò con una rotonda, la fantomatica casa si mostrò in tutto il suo splendore. Un'imponente villetta dipinta di bianco retta su due piani; alcuni scalini la collegavano con il terreno,sui balconi c'erano piante e iori di ogni forma e dimensione; in ogni dove aleggiava odore di buono. Appena l'auto venne parcheggiata, Edward balzò fuori con aria assonnata,si sgranchì da capo a piedi tenendo sempre lo sguardo isso sulla struttura. Si rivolse a sua madre,intenta a controllare il bagagliaio -faccio un giro della casa-ok,ma fai in fretta così mi aiuti a portare i bagagli. Faccio un ultimo controllo per vedere se c'e' tutto e inizioGli diede una pacca sulla spalla -okMentre iniziava a fare il giro issava dubbioso il secondo piano: c'erano molte inestre tutte perfettamente pulite ma l'interno non era visibile nemmeno dal primo piano:delle tende a iori montate all'in-


terno rendevano impossibile ogni tipo di approccio visivo. Giunto all'ingresso si fermò di colpo: un suono insolito proveniente dalla porta aveva catturato la sua attenzione. Un suono simile a degli sfregi,come se qualcuno stesse grafiando la porta da dentro,per non parlare della maniglia che si alzava e abbassava come se fosse impazzita. Rimase immobile per qualche istante poi,deglutendo,mosse un passo,poi un altro mentre gli scalini scricchiolavano sotto i suoi passi. Non poté che sussultare - c'è...qualcuno?-con chi stai parlando?- chiese sua madre avvicinandosi Il ragazzo indicò la porta -si sentono degli strani suoni-bussa alloraLentamente si avvicinò alla porta battendoci la mano due volte; si aprì cigolando, ma vide solo il buio più totale. Appena mosse un passo al suo interno udì un altro suono molto diverso da quello di prima, simile a un tintinnio che si faceva più vicino ogni secondo che passava. Non sapeva cosa fare,si sentiva come paralizzato. Era possibile che quello fosse il posto in cui aveva passato l'infanzia?. Qualunque suono fosse non sembrava nulla di buono. "miao" -miao?- rispose sorpreso,da quando il buio miagolava? Si tranquillizzò tirando un sospiro di sollievo per poi emettere una risatina ironica. Quanta esagerazione per un po' di buio! -non c'e' nulla di spaventoso solo...Snowlake!Il gatto fece capolino dall'oscurità con lo sguardo assai perso,ma appena riconobbe Edward gli si avvicinò strusciando il suo pelo bianco sulle gambe. Il ragazzo lo prese in braccio -quanto tempo vecchio mio!Il gatto sembrava gradire quel tipo di affetto che in fondo non era cambiato; sentendo la mano passargli sulla testa ino alla coda, mostrò il suo ringraziamento emettendo fusa come un motorino.


-eh gia',ormai Snowlake ha una certa eta',ma non dimentica un amicoQuesta non era la voce di sua madre,bensi' era piu' lenta e a tratti incomprensibile, accompagnata da un ticchettio -ma e' ancora abbastanza scattante da riuscire a girare la maniglia della portaEdward posò il gatto rivolgendo lo sguardo verso la igura che gli rivolgeva la parola. Quando la riconobbe rimase a bocca aperta:in quella frazione di secondo di secondo i ricordi della sua infanzia sparsi come i tasselli di un puzzle si ricomposero; ora ricordava ogni cosa. -zi...zi...zia!-.i suoi occhi brillarono come non mai. La signora Amy j. Baker era nata a Liverpool dove aveva trascorso l'infanzia sopravvivendo con sua sorella alla seconda guerra mondiale. All'etĂ di trent'anni aveva aperto un piccolo hotel a Dover dove, dopo aver accumulato una buona fortuna aveva scelto di togliersi dal business per trasferirsi nel nord Yorkshire e godersi la pensione. Adesso,all'etĂ di sessantacinque anni si prostrava con un pigiama di lanella rosa e un paio di pantofole dello stesso colore. Edward dovette ammettere che in fatto di capelli non era cambiata,sempre quei riccioli biondi. Si reggeva in piedi con l'ausilio di un bastone di legno con una testa di un’anatra in cima. Tese le mani verso il ragazzo. -Vieni qui giovanotto,abbraccia la tua zietta-



Con le lacrime agli occhi gli corse incontro,in quell'abbraccio si risentì un ragazzino; ricordò ad un tratto tutte quelle giornate alla villetta,le ore passate a giocare con il gatto e le corse nella vicina foresta; ai caffè dopo pranzo e a quelle tavolate di cibo alla sera. Una lacrima divise in due la guancia,il calore lo persuase,avrebbe voluto tanto ritornare ragazzino per riprovare quel mix di emozioni che lo aveva sempre affascinato. Il momento fu' bruscamente interrotto da sua madre che prendendolo per un braccio lo riportò ino alla macchina.Pur essendo ancora estate,per pochi istanti sentì freddo,già gli mancava l'abbraccio della zia; ma si riprese subito,sapeva che avrebbe avuto tutto il tempo per abbracciarla -resterai qui per una settimana- speciicò sua madre.Lui sorrise -bene,così il tempo non mi mancherà- pensò. Gli vennero date due valigie identiche;la voce di sua madre era simile al gracchiare di una cornacchia;non sapeva ancora per quanto avrebbe potuto sopportarla,parlava e parlava senza sosta,doveva avere qualche strano apparecchio per permettergli di parlare senza aver bisogno di riprendere iato,lo aveva sempre pensato; più lei parlava, più a lui prendeva sonno. -le valigie vanno in camera,vicino all'armadio-Continuava a ripetergli. Dopo due estenuanti minuti di parlantina i suoi occhi erano sul punto di chiudersi, abbandonandosi al sonno. Quando ebbe la forza di urlargli -basta! Ho capito!Lei rimase immobile,non si aspettava una reazione del genere,ma in fondo aveva ragione,ormai non era più un bambino,in silenzio ammise la sconitta anche se in realtà non gli dispiaceva affatto. -va bene,puoi andare alloraAnnuì -ricordati che l'arco e' nel bagagliaio-" Si diede una pacca sulla fronte,l'aveva proprio dimenticato e non lo aveva neppure detto a sua zia.


Se lo avesse dimenticato in macchina e se sua madre fosse ritornata a York con ancora l'arco in macchina sarebbero stati guai. Accelerò il passo al solo pensiero. Giunto alla macchina e aperto il bagagliaio il suo umore salì drasticamente. Prendendo in mano il suo idato arco e allacciandosi la faretra sulla schiena, ogni noioso weekend diventava il migliore;ormai era un asso nel centrale lattine da dieci metri di distanza. Non considerando le valigie si allontanò ischiettando,ciò costò un ammonimento da parte di sua madre. Lo avvisò -prendi le valigie!Edward borbottò' -bla,bla,bla- mimando una bocca con la mano. ne prese una,tenendo l'arco con la mano libera La grandezza non mentiva, una singola valigia bastava per curvargli la schiena,almeno così credeva. "Il solito esagerato" pensò sua madre appoggiandone altre due all'ingresso "troppo rilassamento dovuto alle vacanze" Quando il ragazzo giunse all'ingesso giurò di aver sentito la schiena emettere un serie di "crac" -quello cos'e'?- chiese Amy indicando l'arco con aria allarmata. Edward, per paura che sua zia si preoccupasse troppo, cercò di spiegare tutto il più rapidamente possibile,voleva bene a sua zia e non ci teneva per niente a vederla in ospedale. Sua madre precisò con tono sfuggente: -il suo maestro gli ha consigliato di esercitarsi durante le vacanzeAmy respirò a pieni polmoni nel tentativo di calmarsi. -ok,ok! Avanti su,entriamo,preparo il the con qualche biscottoLa brillante idea di Amy non poté che piacere ai due. Da dentro la villetta sembrava più grande che da fuori,persino la madre,non solo Edward,rimase a bocca aperta: lo spazio era stato usato alla perfezione. Anche dentro c'era l'odore dei iori,fuori da ogni aspettativa la luce passava radiosa in ogni angolo,anche se Edward, da fuori, avrebbero giurato che era esattamente il contrario, "quelle tende...che incredibile illusione"


Pensò tra se i ragazzo. Il suo sguardo non smetteva di issare ogni centimetro della casa: i numerosi scaffali colmi di vecchi libri,il gigantesco ventilatore attaccato al sofitto e la scalinata che portava al piano superiore Era il paradiso sceso in terra dove la dea del the e biscotti accoglieva i bisognosi di relax, tenendoli lontani da noiosi parenti e dalla troppa compagnia. Lì si sentiva davvero il benvenuto. Ma il diavolo era in agguato. Un’ eco distante rimbombava nella sua testa,una voce lo chiamava,ogni volta che sentiva quel suono la sua visione paradisiaca si destabilizzava,la voce era sempre più forte. Tutta la villa tremava,era terrorizzato,cosa stava succedendo? Poi il buio. Aprì gli occhi di scatto,stava dondolando in piedi, notò con qualche dificoltà che due mani lo spingevano avanti e indietro tenendolo per le spalle,i suoi occhi non riuscivano a distinguere le due igure davanti a se'. Ancora quella voce -Edward ci sei? Sveglia!Lui rimase in silenzio cercando di mettere a fuoco la vista. Sibilò lentamente -smettila di scuotermi o mi farai vomitarerimase immobile nella speranza che i due estranei gli dessero retta, così fu: avevano sentito il suo disperato sibilio. Chiuse gli per pochi istanti; quando li riaprì si sentì meglio inoltre, la sua vista era tornata perfetta. Davanti a sè c'erano sua madre e sua zia ed entrambe lo issavano con aria preoccupata. - Stai bene? - chiesero all'unisono - sei rimasto immobile per un po' Non capendo ciò che gli era stato chiesto balbettò: - Cos'è successo? - Appena sei entrato ti è caduta la valigia dalla mano e ti sei fermato come fossi paralizzato. - Sarà la stanchezza... non so, farò meglio a stendermi dopo il the. – Sua madre gli si avvicinò con due valigie in mano: - Già che sei qui, puoi portare queste valigie in camera tua? – Lui annuì, poi lei conti-


nuò: - ti ricordi dov'è la tua camera? Stufo di sentirla iniziò a salire i gradini: giunto a metà scalinata issò sua madre intenta a sollevare altre due valigie mentre sua zia si avviava in cucina. - Certo che lo so. - precisò sotto i bafi. Il piano superiore pareva un museo misto con una galleria d'arte: i due corridoi ai lati erano stati allestiti con numerosi quadri e strani oggetti di origine egizia. Ad Amy piaceva viaggiare, questo lo sapeva. Giunto al secondo piano si guardò intorno con aria perplessa: c'erano sei porte in ciascun lato del corridoio. Si grattò la testa -ed ora?Con aria seccata iniziò una folle corsa da un lato all'altro, aprendo le porte davanti a sé,dietro e persino in diagonale. Durante la corsa aveva sempre l'impressione di essere circondato dalle porte,tutte uguali: bianche con il pomello dorato. Ormai a corto di iato, si fermò. Aveva scoperto che di quelle dodici stanze, dieci erano da letto,di cui una era di sua zia; le altre due rimanenti erano due bagni. Stufo di cercare la propria si instaurò nel lato sinistro del corridoio, in quella più vicina alle scale. Chiuse la porta con soddisfazione,inalmente era nella sua stanza,il suo angolo di paradiso per una settimana. La stanza era stata dipinta tutta di bianco ed aveva una inestra che dava sulla foresta; all'interno aveva due armadi,una scrivania con un letto accanto. Sulla scrivania c'era una pila di fogli con qualche penna; non c'erano lampadari: la luce estiva bastava e per la notte c'era una candela con un accendino. Sistemò le valigie appoggiandole alla parete; ancora stanco per il viaggio si stese sul letto e la sua morbidezza lo impressionò: era più comodo di quello di casa sua! Lentamente i suoi occhi si chiusero:il sonno lo aveva fatto sua preda.


"Edward Blackwell.." Di scatto aprì gli occhi: non era in camera sua ed ovunque egli fosse capitato, la luce sembrava essere inesistente. Era in un luogo freddo,a testimoniare ciò, il suo respiro che si trasformava in piccole nuvole. Ovunque guardasse c'era il nulla. "Edward Blackwell.. " Una voce distante continuava a chiamarlo, a tratti disturbata; pareva una voce femminile. Si alzò in piedi sorridendo ed esclamò con tono deciso -Io! Io sono Edward Blackwell!A quel grido l'oscurità che lo circondava divenne a poco a poco più chiara ed un immenso prato erboso comparve sotto i suoi piedi; In seguito comparvero cespugli,alberi,si formarono il cielo ed il sole,tutto dinnanzi ai suoi occhi. Rimase a bocca aperta,conosceva quella foresta: era quella dietro alla villetta. Quel sogno era davvero dettagliato. Non ebbe il tempo di muovere un singolo passo che si sentì strattonare per la maglia,una mano lo teneva per la spalla. Spaventato si liberò dalla presa voltandosi di scatto,rimase come paralizzato. Di fronte a sé c'era una ragazza,anche lei immobile che lo issava con i suoi grandi occhi celesti. I suoi lunghissimi capelli arancioni ondeggiavano in balia della brezza. Indossava un abito verde chiaro leggermente attillato; i pantaloni erano lunghi ino allo stinco,ai piedi aveva un paio di stivali senza tacco. Al ianco aveva una spada racchiusa in un fodero in pelle. Il suo sguardo era molto deciso,i suoi occhi facevano gelare il sangue,ma lui non aveva paura,non davanti a quella buffonata.



Con aria sarcastica battè la mani -bella carnevalata- sorrise -non sapevo che facessero parrucche così lunghe e quei vestiti dove li hai trovati? Eh? E quella spada? Vai a fare cosplay per caso?Scoppiò a ridere, ma la sua faccia divertita morì in pochi istanti. La ragazza aveva sguainato la spada puntandogliela al collo; il sudore fece la sua comparsa accompagnato dalla tremarella; quella spada era tutto tranne che un falso: la lama era talmente afilata che avrebbe potuto tagliare un capello in due,la mano era salda sull’elsa. Ora conveniva non fare mosse affrettate,quindi rimase immobile, deglutì. Preso dallo spavento fece un passo indietro digrignando i denti “oh cavolo!”. Si guardò intorno stringendo le mani a pugno,una piccola distrazione da parte della sconosciuta poteva essere l’occasione perfetta per una fuga a rotta di collo.. “devo pensare qualcosa alla svelta o per me e’ la ine!” La via di fuga c’era: la foresta. Sarebbe stata perfetta,immensa; ammise che non la conosceva così bene ma in quel caso sarebbe contato poco,non aveva il tempo di pensare a dove nascondersi mentre una pazza armata di spada lo inseguiva. La giovane iniziò a girargli intorno, mentre riponeva la spada nel fodero; ciò non sfuggì ad Edward che intanto pianiicava in silenzio. “mmmmm....no,e’ troppo vicina” Mentre pensava non si rese conto che lei era scomparsa dal suo campo visivo,con una rapidità spaventosa gli alzò una gamba silandogli una scarpa ed il relativo calzino. -ehi! Ridammela!- gridò indispettito dal gesto,tese la mano per riprendersela ma lei sguainò di nuovo la spada, mentre con l’altra mano reggeva la scarpa ed il calzino. -ok,ok prendi quello che vuoi ma non uccidermi!“diamine! Il suo tempo di reazione e’ allucinante,devo essere paziente” Davanti a quella supplica la ragazza parve persino divertita,subito


dopo gli prese anche una manica della maglia e un pezzo del lembo dei pantaloni. Lui si guardò stupito,sembrava che qualcosa lo avesse sbranato. “questa e’ matta! Menomale che non mi ha preso le mutande!” Lei,con aria soddisfatta ripose i brandelli nella borsa,posando la spada a terra. Quella era l’occasione perfetta per colpirla,era girata di spalle. La soddisfazione sarebbe stata eterna, nel vedere colei che prima gli aveva puntato una spada alla gola, stesa a terra dolorante, mentre lui scappava urlando di gioia “questa follia termina ora,di’ buonanotte!” Stava per scagliargli un poderoso colpo dietro la nuca, quando qualcosa lo fermò; non era l’atmosfera, ne tantomeno il luogo,capì allora che il senso di colpa lo stava divorando. “non...non posso...” Abbassò lo sguardo mentre la sua mano ritornava al ianco. ehi...- la ragazza si voltò lentamente,il suo sguardo non era più deciso o arrabbiato, bensì sembrava pentita -Senti Edward...quella me... come dire...non ero io!-eri tu che mi chiamavi vero? Altrimenti non avresti detto il mio nome,dico bene?La ragazza annuì. Lui alzò lo sguardo al cielo sospirando per poi avvicinarsi a lei -quindi...mi stai dicendo che tutto questo- indicando i vari buchi presenti nelle vesti -...che era una messa in scena??La prese per le spalle scuotendola ripetutamente -ma ti rendi conto dello spavento che mi hai fatto prendere?? A momenti non mi viene un infarto!!Lei rimase immobile subendo lo scuotimento,aveva ragione,puntargli una spada alla gola non era stato il metodo migliore per avvicinarlo. Edward si stese a terra,doveva riprendersi,il suo cuore batteva come impazzito,tremando come una foglia issava quel poco cielo visibile


attraverso le fronde,il terrore era ancora visibile sul suo volto. La ragazza si era resa conto troppo tardi,lo issava con aria triste mista a pentimento: tutto sbagliato, tutto da rifare. Con aria decisa si staccò la spada dalla cintura lasciandola cadere a terra; deglutendo si avvicinò ad Edward,ancora in stato di shock. Era pronta a riferigli le sue più sentite scuse. -ehi..-ehi...allora vuoi uccidermi?Lei scosse la testa sorridendo -no,no...ti ho detto che quella non ero davvero io- si indicò i ianchi spogli -non ho più la spada con me-vedo,allora cosa vuoi? Devo iniziare a pregare?-no! Non voglio farti del male e non te lo avrei fatto!- il tono di voce si era involontariamente alzato; appena se ne rese conto si tappò la bocca per poi abbassare la voce -..ho iniziato a fare in quel modo perchè non sapevo come comportarmi con te per questo...ti chiedo scusa..Chiuse gli occhi immaginando la ramanzina che si sarebbe beccata,ma nulla,solo il silenzio. Lentamente aprì gli occhi;Edward sospirò: delle sue scuse non se ne faceva granchè, ma erano già qualcosa e forse non stava mentendo. Anche lei si stese a terra,anche se per poco, voleva provare ciò che provava lui,anche se sapeva già che non sarebbe bastato a rimediare al suo errore. -allora...piacere,sono Edward Blackwell- gli prese la mano e gliela stinse. Il suo calore era appena percepibile. Di fronte a quel gesto lei arrossì di colpo:non si aspettava un gesto del genere non dopo ciò che era successo. Rapida scostò lo sguardo. -io..il sono Rylas-okEntrambi chiusero gli occhi lasciandosi cullare dal vento mentre i pochi raggi che iltravano riscaldavano i loro corpi. Una giornata fantastica...o quasi. Quando Edward riaprì gli occhi si accorse che si stava facendo sera.


Il cielo era di un’arancione scuro mentre lentamente si tingeva del nero della notte. Si voltò verso destra,verso dove si era stesa Rylas; la scena ebbe dell’incredibile. Lei,addormentata,usava i suoi lunghi capelli come un letto completo,solo la faccia e le mani erano visibili. Era buffa,dolce addirittura e svegliarla non gli sarebbe piaciuto ma preferiva avvisarla che tra poco sarebbe tornato a casa in tempo per la cena;lentamente gli appoggiò una mano su una guancia per poi passarla sui capelli. -ehi...Nessuna risposta,solo un lieve respiro. -svegliaUn occhio si aprì,scrutò per poco tempo la zona intorno a se’,ma quando notò la faccia sorridente di Edward, l’intero corpo si svegliò di scatto. Rapida come un fulmine si sedette portandosi indietro i capelli,assonnata si stropicciò gli occhi. -mmm?-ben svegliata-da quanto tempo e’ che dormiamo?-un’ora,forse due...il punto e’ che dovrei tornare a casa o mia zia si preoccuperàDavanti a quella frase il cuore di Rylas piangeva lacrime amare,era un ragazzo interessante e voleva analizzarlo meglio ma il tempo a sua disposizione era poco. -senti...volevo chiederti una cosa- il suo pensiero venne interrotto dalla voce tremante del ragazzo che grattandosi la testa gli chiese -non e’ che mi faresti provare la tua spada?...sai,mi piaccionoQuella era l’occasione giusta per continuare i suoi studi su di lui. Tutta contenta si alzò da terra aiutando poi il ragazzo a fare lo stesso, poi scrutò la terra in cerca della spada. Quando la trovò, gliela porse con un tocco di gioia; un piccolo sorriso si dipinse sul suo volto -ecco,tieni-


Per Edward fu un’esperienza fantastica,aveva inalmente l’occasione di provare una vera spada; si fece aiutare ad allacciarsi il fodero sulla schiena,ciò incuriosì Rylas che gli chiese -tu lo tieni sulla schiena?-cosa? No,no io non ho una spada ma pratico un corso speciale che insegna le basi“interessante” pensò lei mentre lo guardava tutto contento correre da una direzione all’altra estraendo la spada, rinfoderandola e tirare vari fendenti in diverse direzioni. Rylas senza farsi vedere estrasse dallo zaino un piccolo quaderno con una piuma intinta d’inchiostro,sfogliò diverse pagine ino a quando non ne trovò una libera,quindi prese la piuma ed iniziò a scrivere mentre con la coda dell’ occhio continuava a issarlo, almeno ino a quando ,stanco, fece ritorno. Tornò da lei riferendogli dell’incredibile velocità e leggerezza dell’arma. Lei notò che mentre parlava gli brillavano gli occhi,rapida lo annotò sul quaderno. -prima ti sei stupita sulla posizione del fodero,perchè?-la mia stirpe,i reali,portano la spada sul ianco-a mio parere e’ più comoda sulla schiena,perchè non lo provi? Cosi senti la differenzaDavanti a quella proposta non poté che accettare. Senza aiuto si allacciò il fodero annaspando tra i capelli -ma come hai fatto ad allacciarti il fodero con tutti quei capelli?-le mani sanno dove andareCome risposta gli bastò,non era il caso di allungare la conversazione,il tempo stringeva mentre la notte avanzava lentamente. Anche la ragazza iniziò ad effettuare una serie di scatti sempre più veloci estraendo di continuo la spada, menando colpi a rafica. Finalmente anche lui pote’ osservare meglio: i suoi capelli non erano così pesanti come volevano far credere, ma si alzavano ad ogni scatto,cosi’ Rylas aveva il tempo di prendere l’arma senza problemi,ma tornavano a terra appena si


fermava. “gioca di velocità” pensò lui senza mai perderla di vista. Era incredibile,il suo corpo era moto snello,aveva la forme non troppo abbondanti e i muscoli soprattutto sulle gambe e sulle braccia; qualcosa di incredibile,i suoi colpi erano veloci e precisi,la lama era appena visibile,appena sferrava un colpo scompariva ino a quando non iniva,qualunque fossero i suoi bersagli era sicuro che li avesse centrati tutti. Appena ebbe inito si avventò tutta contenta addosso al ragazzo abbracciandolo -grazie! Grazie! E’ davvero più comodo,farò in modo che la mia gente sappia ciò che mi hai insegnato oggi!Lui sorrise -ti ringrazio ma sono io che devo ringraziare te,mi hai mostrato dei colpi che non sapevo neppure esistessero!-neanche tu te la cavi male-non esageriamo,quelle erano le basi,devo allenarmi ancora!A quelle parole Rylas chinò la testa parlando sottovoce ...are...vrai...utto...mpo...Quelle incomprensibili parole il ragazzo che si avvicinò incuriosito -tutto bene?Lei arrossì di colpo dandosi dei piccoli schiafi sulle guance per nascondere le guance agli occhi del ragazzo. -si si sto bene!- si calmò -senti,sono in debito con te e per questo voglio farti un regalo,voltati e non sbirciare!-agli ordiniSi voltò tutto contento,continuando a chiedersi cosa potesse essere,di sicuro qualcosa di speciale,ma cosa? Di colpo si sentì preso per un braccio,le mani di Rylas tastavano continuamente il polso eseguendo strani movimenti,la paura era tornata,tento di guardarsi il braccio ma venne subito ammonito,quando le mani si tolsero aprì subito gli occhi.


Al braccio,legato,aveva un lembo di stoffa verde che ondeggiava ad ogni folata, in un lato aveva uno strappo. -wow...gra...Il ringraziamento gli morì in bocca,per educazione si era voltato,da lì aveva scoperto da dove proveniva: la veste della ragazza aveva una parte strappata appena sotto il collo -allora ti piace?Lui rimase zitto mentre con una mano si copriva gli occhi,stavolta era lui quello con le guance rosse,esclamò tremando -gr...grazie“forse e’ leggermente pazza” -mi fa piacere che ti piacciaIl momento fu bruscamente interrotto da in ronzio in sottofondo che si faceva mano a mano più forte. Di fronte ad un simile evento Edward si scoprì gli occhi capendo l’origine del suono: Rylas teneva in mano un ciondolo dorato che era riuscita a tenere nascosto ino ad allora,a contatto con la sua pelle l’intero corpo divenne di un celeste abbagliante,di colpo divenne triste mentre lui era incredulo. -mi dispiace Edward...ma devo andare-andare? E dove?Lei con le lacrime agli occhi lo prese per le spalle scagliandolo con tutta la sua forza contro un albero,la botta fu talmente forte che perse i sensi,l’ultima cosa che vide fu Rylas che lo issava per poi esclamare -ci rivedremo ancora...Edward Blackwell- per poi svanire nella foresta. Quando riprese i sensi capì che ormai era svanita nel nulla e tutto ciò che gli rimaneva di lei era il lembo di tessuto. Lentamente si alzò continuando a chiedersi il perchè di quel gesto, sapendo già che non avrebbe trovato la risposta. Sfogò la sua rabbia urlando mentre le lacrime cadevano al suolo;di colpo il cielo si annuvolò ino a far diventare notte,una violenta pioggia si abbattè sulla foresta mentre i


fulmini squarciavano il cielo ed enormi crepe si formavano ingoiando ettari e ettari di terreno, per non parlare dei numerosi fulmini che colpivano gli alberi incendiandoli. Attorno a se’ c’era l’inferno,ora aveva davvero paura. Iniziò a correre verso la villa saltando voragini e schivando fulmini e alberi pericolanti,man mano che correva si rendeva conto che anche se fosse riuscito a tornare alla villa le sue probabilità di salvezza sarebbero state scarse. La scorse in lontananza come faro nella tempesta,ma era troppo presto per cantare vittoria:un fulmine sbucato dal nulla aveva fatto cadere un albero a pochi metri da lui che per istinto aveva fatto diversi passi indietro, non rendendosi conto che alle sue spalle si era formata un’immensa voragine,i tentativi di rimanere in equilibrio sul bordo furono vani.



Cadde nel vuoto ripensando a tutte le persone a lui care: la famiglia e gli amici,i bei momenti passati con loro,ma anche i momenti brutti,i pianti ed inine a quella misteriosa ragazza così pazza...eppure così dolce,ma ormai non importava più,la morte era la prossima destinazione,si sforzò di sorridere mentre l’oscurità lo inghiottiva.


Free-talk Salve a tutti da Pyras! Ammetto sinceramente che questi mesi non sono passati cosi' velocemente come credevo,ma,nonostante cio' continuavo (e continuo) a scrivere come se avessi appena cinque giorni a disposizione. Visto gli errori che ho fatto,appena ho finito il capitolo,ho subito iniziato a chiedere una mano a chiunque potesse aiutarmi a migliorarmi. Malgrado manchino mesi e mesi al prossimo numero ho gia' iniziato a scrivere il primo capitolo mettendo in pratica cio' che ho imparato. Faccio un ringraziamento speciale a Rin che mi ha proposto questa pagina invitandomi a mandare la mia storia,inoltre ringrazio tutto lo staff della fenice per avermi accolto tra le sue "ali". Spero che il prologo del mio romanzo/light novel vi piaccia,ammetto che e' leggermente noioso,meglio dire che non contiene l'azione del numero 25 (attualmente in scrittura) ma a mio parere ha il suo fascino,anche se non scrivo sempre. Il blocco dello dello scrittore e' una brutta bestia ed ho i miei impegni: Lo studio,faccende di casa,ragazze...(si, come no) mi hanno tenuto impegnato. Credo di aver detto tutto cio' che dovevo quindi...ehm... non vedo l'ora che esca il terzo numero! Cordialmente Pyras


Phoenix 3 si conclude qui! Vi aspettiamo nei prossimi numeri! Grazie per aver letto!


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