Mensile Valori n.58 2008

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Anno 8 numero 58. Aprile 2008. € 3,50

valori Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità

FRANCESCO COCCO / CONTRASTO

Fotoreportage > Diversamente abili

Dossier > Sanità, assistenza, previdenza oltre la demagogia del mercato

Welfare per tutti Internazionale > La nuova diplomazia del petrolio a partire dal Venezuela Finanza > Le banche che cercano di aggirare la direttiva sulla trasparenza Economia solidale > Fiducia non solo denaro per costruire un sogno Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.P.


| editoriale |

Quale Stato sociale con regole

asimmetriche? di Felice Roberto Pizzuti

D ECOR L’AUTORE Felice Roberto Pizzuti, docente di Politica economica e di Economia e politica della sicurezza sociale all’università La Sapienza di Roma, è curatore del Rapporto sullo Stato sociale 2007. Tra pubblico e privato, tra universalismo e selettività, voluto dal Dipartimento di economia pubblica della Sapienza con il Centro di ricerche universitarie sullo Stato sociale. Attualmente sta preparando l’edizione 2008 del Rapporto, edito da Utet.

AL CONFRONTO EUROPEO CON IL NOSTRO SISTEMA si può ricavare una considerazione d’ordine complessivo: rispetto

al modello della flexicurity, che anche da noi viene sempre più spesso evocato, i percorsi concretamente seguiti in Italia ne costituiscono un’applicazione così parziale e asimmetrica da risultare contraddittori rispetto alla sua filosofia. Nell’ultimo decennio, la normativa che regola il nostro mercato del lavoro ha accentuato molto gli elementi di flessibilità, specialmente quella di tipo esterno, cioè la facilità di assumere e licenziare. L’indicatore dell’OCSE sul grado di protezione legislativa dell’occupazione mostra che, nella classifica dei Paesi europei, il nostro è nella metà di quelli con una protezione più bassa. Contemporaneamente, però, le statistiche europee mostrano che il nostro Paese è agli ultimi posti nella classifica della spesa per le politiche del lavoro, sia attive che passive, e la formazione continua degli adulti è scarsamente diffusa. Nel loro insieme si tratta di elementi coerenti ad un sistema produttivo dove sono ancora forti i settori maturi i quali richiedono una manodopera non qualificata ma molto flessibile e a basso costo, finalizzata a competere più sui prezzi che sull’innovazione dei prodotti. Per differenza è significativo che in Danimarca il turn-over occupazionale sia nettamente superiore alla media europea e ancor di più rispetto al nostro mercato del lavoro; ma i disoccupati danesi, oltre ad essere assistiti da sussidi molto elevati, sono nettamente meno numerosi proprio perché la permanenza nello stato di disoccupazione viene fortemente limitata da efficaci politiche del lavoro e da un sistema produttivo molto dinamico per qualità e quantità della domanda di lavoro. Nel nostro Paese, la tendenza alla segmentazione del mercato del lavoro e alla creazione di un assetto duale caratterizzato da diversi livelli di sicurezza e redditi è sempre più accentuata. Il numero di lavoratori temporanei è in rapida crescita: dal 1996 al 2004 i parasubordinati sono raddoppiati e i dipendenti a tempo determinato sono aumentati del 20%. Invece, dal 2001 al 2006, le assunzioni a tempo indeterminato si sono ridotte dal 60% al 46%. L’analisi della distribuzione dei redditi da lavoro mostra che, rispetto ai dipendenti a tempo indeterminato, quelli a termine hanno un reddito che, per mansioni analoghe, mediamente è circa tre quarti; il reddito dei collaboratori a contratto scende sotto i due terzi e con maggior frequenza si colloca al di sotto della soglia di povertà. La pensione di un subordinato sarà circa la metà di quella, pur essa inadeguata, di un lavoratore regolare avente funzioni simili. All’opposto di quanto avviene dove si applica positivamente la flexicurity, in Italia tendono ad abbinarsi i lati negativi dei due ingredienti di quel modello: da un lato, c’è un sistema produttivo maturo e prevalentemente attratto da una flessibilità rivolta essenzialmente a ridurre il costo del lavoro; d’altro lato, c’è un sistema di welfare con ammortizzatori sociali, politiche del lavoro e previdenziali che non forniscono la sicurezza necessaria e complementare per una flessibilità più dinamica. Una politica industriale e sociale lungimirante, anziché mirare a ridurre gli oneri salariali e le istituzioni del welfare, dovrebbe finalizzare la sua azione a sospingere il sistema produttivo sulla frontiera innovativa della divisione internazionale del lavoro.

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Pizzuti F. R. (a cura di), 2007, Rapporto sullo stato sociale 2007. Tra pubblico e privato, tra universalismo e selettività, Utet Università, Torino; con contributi di Viola Compagnoni, Francesca Corezzi, Giuseppe Croce, Maurizio Franzini, Michele Giammatteo, Elena Granaglia, Emiliano Mandrone, Angelo Marano, Lucio Morettini, Oreste Nazzaro, Elisabetta Neri, Elena Pisano, Felice Roberto Pizzuti, Michele Raitano, Marianna Riggi, Sergio Scicchitano, Massimiliano Tancioni, Raffaele Tangorra, Simone Tedeschi. Il Rapporto viene realizzato all’università La Sapienza con il patrocinio e il sostegno del Dipartimento di Economia Pubblica e del Centro di Ricerca Interuniversitario sullo Stato Sociale. Per i riferimenti bibliografici delle tematiche trattate in questo testo e per le fonti dei dati in esso riportati, si rimanda direttamente al Rapporto sopra citato. |

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anno 8 numero 58 Registro Stampa del Tribunale di Milano n. 304 del 15.04.2005 editore

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FRANCESCO COCCO / CONTRASTO

aprile 2008 mensile

Ragazzi dell’Ushac (Unione Sportiva portatori di Handicap Carpi) al traguardo dei 100 metri durante le 17 e Special Olympics.

Carpi (Modena), 2003

bandabassotti fotoreportage. Diversamente abili dossier. Welfare per tutti

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I falsi miti sui costi del benessere Alzheimer: i numeri dell’epidemia silente Welfare e non profit: un matrimonio felice? Modello all’italiana: il peggio da Usa e Svezia La pensione tradita dalle Borse

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lavanderia

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finanzaetica

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MIFID. Tutelare gli investitori: la legge ci prova, le banche “svicolano” Fusioni bancarie: Il colonialismo di Profumo sulle spalle dei lavoratori Paolo Beni: Banca + Etica, un’accoppiata possibile Conto alla rovescia per le assemblee di Eni ed Enel L’assalto degli azionisti attivi. Treni speciali per Ubs

utopieconcrete economiasolidale

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Combattere le mafie: un dovere etico e un vantaggio economico Maxisequestro in Sicilia tra i tesori di Provenzano Locri marcia per la legalità, con qualche assenza Pane, amore, fantasia... e una banca che dia fiducia Terra Futura: nuove alleanze per un futuro sostenibile

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agorà

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internazionale

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Venezuela: la diplomazia del petrolio In Burkina Faso, sulle tracce di Thomas Sankara Interventi fantasma e sprechi. Così l’Onu ha perso il Sudan

gens altrevoci indiceetico globalvision

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LETTERE E CONTRIBUTI RELAZIONI ISTITUZIONALI E AMMINISTRAZIONE

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| bandabassotti |

Recessione mostra-convegno internazionale

terrafutura buone pratiche di vita, di governo e d’impresa verso un futuro equo e sostenibile

firenze - fortezza da basso

abitare

23-25 maggio 2008

5ª edizione ingresso libero

produrre

www.terrafutura.it

coltivare agire

governare

Terra Futura 2008 è promossa e organizzata dalla Fondazione Culturale Responsabilità Etica Onlus per conto del sistema Banca Etica (Banca Etica, Consorzio Etimos, Etica SGR, Rivista “Valori”) e da Adescoop-Agenzia dell’Economia Sociale s.c. È realizzata in partnership con Acli, Arci, Caritas Italiana, Cisl, Fiera delle Utopie Concrete, Legambiente. In collaborazione e con il patrocinio di Regione Toscana, Provincia di Firenze, Comune di Firenze, Firenze Fiera SpA, Centro SIeCI-Mani Tese, Coordinamento Agende 21 locali italiane, FISAC CGIL Toscana, Rete di Lilliput, Rete Nuovo Municipio, WWF, Wuppertal Institut, ANCI-Associazione Nazionale Comuni Italiani, UNCEM-Unione Nazionale Comuni Comunità Enti montani, UPI-Unione delle Province d’Italia, Lega delle Autonomie Locali, Coordinamento Nazionale Enti locali per la Pace e i Diritti Umani, FIBA-CISL, FederBio-Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica, AGICES Assemblea Generale Italiana del Commercio Equo e Solidale, AIAB-Associazione Italiana per Agricoltura Biologica, Forum Permanente del Terzo Settore, Fairtrade TransFair Italia, Alleanza per il Clima, UNEP-United Nations Environment Programme, UNDP-United Nations Development Programme, Associazione internazionale “Cultura & Progetto Sostenibili”, AIEL-Associazione Italiana Energia dal Legno, APER-Associazione Produttori di Energia da Fonti Rinnovabili, GIFI Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane, ANAB-Associazione Nazionale Architettura Bioecologica. L’evento gode dell’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica. Media partner: Valori, Arcoiris Tv, Asca, Carta, Ecoradio, La Nuova Ecologia, Redattore Sociale, Unimondo, Vita-non profit magazine.

Terra Futura è un evento a “zero emissioni CO2” grazie a Relazioni istituzionali e Programmazione culturale Fondazione Culturale Responsabilità Etica Piazza dei Ciompi, 11 - 50122 Firenze Tel. +39 049/8771121 - Fax +39 049/8771199 fondazione@bancaetica.org

Organizzazione evento ADESCOOP-Agenzia dell’Economia Sociale s.c. Via Boscovich, 12 - 35136 Padova Tel. +39 049/8726599 - Fax +39 049/8726568 info@terrafutura.it

Globalizzate le perdite della finanza di Andrea Di Stefano

OVEVA ESSERE L’ERA DELLA “SOCIETÀ DEI PROPRIETARI”.

Passerà alla storia come il Paese degli indebitati falliti, o quasi. La finanza senza controllo, dopo più di quindici anni di scorribande, sta presentando un conto salatissimo e soprattutto a piè di lista: nessuno, neppure i banchieri centrali, sono in grado di dire quanto costerà la crisi innescata dai subprime, che ha aperto, per la prima volta nella storia, una recessione da globalizzazione finanziaria. Le ultime stime ipotizzano perdite potenziali per 1400 miliardi di dollari, pari al 2,5% del Pil mondiale: per effettuare alcuni paragoni la crisi delle casse di risparmio (Savings and Loan associations) costò alle casse pubbliche circa 130 miliardi di dollari. L’opinionista Paul Krugman sottolinea che complessivamente il tracollo delle casse di risparmio provocò perdite pari all’8,5% del Pil statunitense. Nella crisi che stiamo invece attraversando è probabile che l’effetto negativo possa essere più pesante, anche se percentualmente minore considerando la crescita complessiva del Pil registrata negli ultimi quindici anni. A farne le spese saranno soprattutto i proprietari di case, che si ritroveranno con valori immobiliari inferiori anche del 20%, e ovviamente i più poveri. Sono decine gli Stati federali che stanno tagliando i budget per la spesa sociale: già venticinque hanno annunciato pesanti buchi ai bilanci e alla fine il numero delle aree di crisi potrebbe superare quello record del 2001, quando trentasette Stati registrarono pesanti conseguenze dalla crisi post 11 settembre. Di fronte a questo disastro Per la prima volta il mondo fa i conti l’amministrazione Bush non ha pensato con una recessione provocata di meglio che a un ennesimo incentivo fiscale, dall’industria finanziaria: 1400 miliardi giudicato da tutti inefficace e peggiorativo di dollari di perdite, il 3,5% del Pil per il bilancio federale, mentre la Fed mondiale, frutto della bolla debiti che saranno coperti con soldi pubblici ha cominciato ad accollarsi le perdite. La banca centrale di New York, stante la struttura federale dell’istituto guidato da Ben Bernanke (nella foto), ha iniziato ad accettare come contropartita delle linee di liquidità prodotti spazzatura, come Cdo e altri collaterali, al punto che le agenzie di rating hanno preannunciato un taglio dei parametri di affidabilità. È come se durante la vicenda Parmalat la Banca d’Italia avesse messo a disposizione una quindicina di miliardi di euro accettando come contropartita i bond ormai falliti emessi nel corso degli anni dal gruppo di Collecchio. E ancora Freddie Mac e Fannie Mae, due ex agenzie federali per la concessione di garanzie e mutui immobiliari (non spazzatura) sono state costrette a ridurre i loro ratios patrimoniali diminuendo la copertura rappresentata dal loro capitale dal 30% al 20% rispetto all’ammontare dell’esposizione per mettere a disposizione liquidità per oltre 200 miliardi di dollari. Bernanke, che pure non ha mai fatto mistero di non condividere le politiche finanziarie senza regole, di fronte alla gravità di una crisi sistemica è costretto a mettere mano alle risorse federali per coprire le perdite di tanti banchieri “furbetti” che per il momento sono rimasti indenni alla crisi. Qualcuno ha dovuto lasciare la poltrona, ma non ha mancato di farsi liquidare decine di milioni di buona uscita, anche se ha lasciato buchi colossali e un generale clima di incertezza e reciproca sfiducia che, soprattutto nell’industria del credito, brucia l’ossigeno del sistema.

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> Diversamente abili foto di Francesco Cocco / Contrasto

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uesti bambini nascono due volte. Devono imparare a muoversi in un mondo che la prima nascita ha reso più difficile. La seconda dipende da voi, da quello che saprete dare. Sono nati due volte e il percorso sarà più tormentato. Ma alla fine anche per voi sarà una rinascita. Questa almeno è la mia esperienza». Il dottore non poteva dire altro al signor Frigerio e al suo figlioletto Paolo, affetto da “tetraplegia spastica distonica”, gravissimo handicap causato da un parto difficile. Ma a loro quelle parole bastarono per tutta la vita. «Grazie a distanza di trent’anni» risponderà il professore tra sè e sè. Si chiude così il settimo capitolo di “Nati due volte”, romanzo di Giuseppe Pontiggia (1934-2003), ispirato a un’esperienza personale dello scrittore e vincitore nel 2000 del Premio Campiello. La storia di Paolo e di suo padre è simile a quella che vivono i circa due milioni e ottocentomila disabili italiani (dati Istat), pari al 4,8% della popolazione. La famiglia, nella maggior parte dei casi, rimane il perno fondamentale di riferimento e gli aiuti ricevuti sono forniti prevalentemente da un parente più o meno prossimo, che quasi sempre è una donna. I dati provenienti dal ministero dell’Istruzione confermano che la prevalenza di bambini con disabilità che frequentano la prima classe elementare è pari all’1,32%, mentre alcuni studi stimano una prevalenza alla nascita di bambini con disabilità pari all’1%. Si calcola, dunque, che il numero di bambini con disabilità fra zero e cinque anni sia pari a 42.460. La sfida più difficile vinta dal signor Frigerio/Pontiggia è stata quella di riconoscere la reciproca ricchezza e profondità umana che in genere viene negata dai “normali” a chi è disabile. Si parla di difficoltà di partecipazione sociale delle persone con disabilità dovuta al contesto ambientale e culturale. I dati rivelano però che i diversamente abili lottano per cambiarlo quel contesto: il 19% dei disabili di età inferiore ai 44 anni va al cinema, al teatro o a vedere spettacoli, a fronte del 33% delle persone senza disabilità. Il 24% delle persone con disabilità legge libri e Il 39% usa il personal computer, contro il 53% delle persone “normali”. Infine, il 16% dei disabili pratica un’attività fisica o sportiva, percentuale che sale al 42% per le persone con disabilità nella fascia di età 6-44 anni (dati Istat). «Altre volte ho provato a chiudere un attimo gli occhi e a riaprirli. Chi è quel ragazzo che cammina oscillando lungo il muro? Lo vedo per la prima volta, è un disabile. Penso a quello che sarebbe stata la mia vita senza di lui. No, non ci riesco. Possiamo immaginare tante vite, ma non rinunciare alla nostra. Una volta, mentre lo guardavo come se lui fosse un altro e io un altro, mi ha salutato. Sorrideva e si è appoggiato contro il muro. È come se ci fossimo incontrati per sempre, per un attimo». ANNO 8 N.58

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FRANCESCO COCCO / CONTRASTO

Dietro la definizione “diversamente abile” c’è un mondo sconosciuto ai più, che nemmeno la vicenda del paratleta Oscar Pistorius, escluso con le sue gambe artificiali dalle Olimpiadi di Pechino, è riuscito a rivelare. I diversamente abili lottano per cambiare le condizioni di contesto e lo fanno partecipando alla vita in tutte le sue declinazioni.

L’AUTORE Francesco Cocco è nato a Recanati nel 1960, ma vive e lavora a Carpi. Le sue immagini raccontano il disagio di persone che vivono e sopravvivono ai margini della società. La sua passione per la fotografia e lo spiccato interesse per l’uomo nel suo ambiente lo hanno spinto a compiere numerosi viaggi, soprattutto nei paesi asiatici. In Bangladesh ha fotografato le condizioni di vita dei bambini

di strada e il lavoro minorile, mentre in Vietnam, subito dopo la riapertura delle frontiere, ha realizzato un reportage le cui immagini sono state esposte nell’ambito della mostra “Vietnam Oggi” (Modena, 1993). Successivamente, in collaborazione con Emergency, ha documentato il dramma delle vittime delle mine antiuomo in Cambogia, dove, con il supporto dell’ong “New Humanity”, ha anche affrontato il tema della prostituzione minorile. In Brasile ha fotografato

Pista di atletica Dorano Pietri: ragazzi dell’Ushac (Unione Sportiva portatori di Handicap Carpi) sulla linea di partenza durante le 17 e Special Olympics.

i non vedenti dell’Istituto “Benjamin Constant” di Rio de Janeiro e lo sfruttamento dei bambini lavoratori in Amazzonia. Nel 1999 una selezione di sue foto sul tema dell’infanzia traumatizzata dalle guerre è stata esposta a Carpi nella mostra “Ci sono bambini a zig-zag”. All’autore, Valori aveva riservato il suo portfolio fotografico sul numero che proponeva il dossier sulle aziende irresponsabili (n.53, ottobre 2007) e su quello dedicato ai Cpt (n.36, febbraio 2006).

Carpi (Modena), 2003

> Diversamente abili

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Nella foto grande, lancio del peso maschile alle Special Olympics di Carpi. Sopra, dall’alto in basso: la premiazione della staffetta 4x100 femminile, quella del lancio del peso maschile e quella dei 50 metri maschile.

Carpi (Modena), 2003

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Nella foto grande, un po’ di riposo durante la “camminata dell’amicizia” verso il Santuario delle Grazie di Mantova, in occasione dell’anno europeo della disabilità. Sopra, dall’alto in basso: una ragazza prega di fronte al santuario, Vittoria (divenuta disabile a causa del primo vaccino) tra le braccia della mamma e una bambina non vedente in un momento della stessa giornata.

Mantova, 2003

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Nella foto grande, ballerini disabili della compagnia di danza “Bethune Dance” di Los Angeles sul palco del teatro comunale al “Festival internazionale delle abilità differenti”, organizzato dalla Cooperativa Sociale Nazareno. Sopra, dall’alto in basso: un attore si prepara prima di entrare in scena, Pietro in un momento del festival e Gianluca (normalmente su una carrozzella) durante le prove.

Carpi (Modena), 2003

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dossier

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a cura di Paola Baiocchi, Roberto Cuda, Mauro Meggiolaro e Elisabetta Tramonto

I falsi miti sui costi del benessere >18 Alzheimer, i numeri dell’epidemia silente >19 Welfare e non profit: matrimonio felice? >20 Modello all’italiana, il peggio da Usa e Svezia >22 La pensione tradita dalle borse >24 Fondi pensione: funzionano, scarsa l’informazione >26

La “camminata dell’amicizia” al Santuario delle Grazie: Giacomo sulle spalle del padre.

Mantova, 2003

Spesa sociale

Welfare: business per pochi o investimento per tutti? Spendiamo per la sanità meno della media europea e non investiamo su disabilità, politiche attive a favore del lavoro, famiglie, abitazioni ed esclusione. Fotografia di un sistema da migliorare

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I falsi miti sui costi del benessere

CITTADINI DI UN “PAESE INVISIBILE”

di Paola Baiocchi

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alla culla alla tomba”. Dal modello inglese di protezione sociale legato alle esigenze della ricostruzione del dopoguerra, si sono sviluppati i sistemi di welfare europei. Ma ora il contesto economico è cambiato e, dice il Rapporto Eurispes Politiche sociali in Europa, confronto con gli Stati europei, 2007: “Sotto il peso delle tensioni internazionali e delle difficoltà finanziarie dei singoli membri, l’attenzione degli Stati verso le tematiche sociali si sta affievolendo”. La spinta del neoliberismo degli anni 70/80 ha cambiato l’interesse degli Stati, ma il benessere collettivo e la sua programmazione continuano ad essere argomenti al centro di forti contrasti, perché le risorse a disposizione possono prendere strade diverse, con conseguenze dirette sulla qualità della vita della maggioranza delle persone. Proprio per questo bisogna partire dai dati, considerando che nella programmazione del welfare la politica interviene strumentalmente rispetto alle cifre. Questa è una delle conclusioni a cui si arriva leggendo il Rapporto sullo Stato sociale 2007, del Dipartimento di economia pubblica dell’Università la Sapienza di Roma con il Centro di ricerche interuniversitarie sullo Stato sociale (editore Utet). Il ponderoso studio sfata una serie di “tormentoni” come quello secondo cui si spende troppo per la previdenza o che la copertura del sistema pensionistico non è garantita e quindi si deve aumentare l’età pensionabile.

I pensionati finanziano il bilancio pubblico

Investire sul sociale libera risorse economiche che aumentano il bilancio delle famiglie e, tramite i consumi, migliorano anche quello nazionale. E in più conviene | 18 | valori |

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Felice Roberto Pizzuti, docente di Politica economica e di Economia e politica della sicurezza sociale alla Sapienza di Roma e curatore di questo rapporto, ci spiega: «Il saldo tra spesa e prestazioni pensionistiche è negativo, al lordo della tasse, ma, se le sottraiamo, risulta un saldo attivo per il bilancio pubblico di quasi 8 miliardi di euro, mezzo punto di Pil. Il problema – continua Pizzuti – non è la copertura del sistema pensionistico, che è garantita, ma la sostenibilità sociale delle pensioni che non saranno sufficienti in futuro e avranno un fattore di rischio in più

I LUOGHI DI CURA IN EUROPA RESIDENZA SPECIALIZZATA

1% OSPEDALE

10%

I NUMERI DELL’EPIDEMIA SILENTE

I MALATI DI ALZHEIMER IN EUROPA superano la popolazione dell’Irlanda, ma non esiste ancora la rete di assistenza integrata di cui necessiterebbero. L’Italia si colloca al secondo posto, dopo la Germania, come numero di malati. Dati che rendono la demenza, cioè il progressivo declino delle funzioni mentali, un’emergenza sanitaria e sociale, soprattutto in una popolazione che invecchia sempe di più (l’OMS prevede nel mondo 1,3 miliardi di ultrasessantenni nel 2030). In risposta a questo, dal 7 gennaio presso le sedi Confartigianato si possono compilare i test per valutare il rischio di Alzheimer, il 29 marzo si è svolta la Giornata di prevenzione dell’Alzheimer e a maggio verranno presentati i risultati della ricerca alle istituzioni. Queste le prime tappe della Campagna “Senza ricordi non hai futuro” promossa da Confartigianato Persone e da ANAP (Associazione nazionale anziani e pensionati di Confartigianato) in collaborazione con la Croce Rossa Italiana, l’Università La Sapienza di Roma e la Federazione Italiana Medici Geriatri. La prevenzione e la diagnosi precoce sono le strategie su cui puntare. La famiglia CASA 86% ha un ruolo centrale sia per la diagnosi che per l’assistenza. Ad una lunga fase senza sintomi (20-30 anni) segue un esordio lento, che spesso passa inosservato sia all’interessato che alle persone che lo circondano. L’aggravamento rende necessario saper “leggere” la malattia: quello che ad un occhio inesperto sembra un comportamento insensato è invece un codice comunicativo particolare del paziente, che va interpretato per garantirgli un’assistenza adeguata. Le difficoltà nelle attività quotidiane diventano così gravi da determinare, col tempo, la completa dipendenza dell’individuo dagli altri. La malattia da individuale diventa dell’intera famiglia. Anna Capaccioli Pronto Alzheimer 02-809767 lun - ven 9-18 gestito dalla Federazione Alzheimer Italia Linea verde Alzheimer 800-371332 dal lun al ven 9-14 gestito dall’AIMA

LA MALATTIA DI ALZHEIMER è responsabile del 50-80% dei casi di demenza nel mondo occidentale: <5% ereditaria, >95% sporadica cioè non ereditaria durata media della malattia 8-14 anni (da 3 a 20 anni)

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MALATI 26 milioni nel mondo, oltre 6 milioni in Europa (1,4 milioni di nuovi casi l’anno) 300.000-1 milione in Italia (almeno 70.000 nuovi casi l’anno, 113.000 entro il 2020)

.. .. .

ASSISTENZA E COSTI NAZIONALI costo sociale complessivo della patologia circa 14.500 milioni di euro l’anno costo medio annuo per paziente 50-60.000 euro il 32,7% dei malati è assistito da badanti straniere nell’89% dei casi senza titolo professionale specifico e retribuite (82,3% dei casi) direttamente dalla famiglia (senza aiuti statali) gli anziani oltre i 65 anni che utilizzano i servizi domiciliari in Italia sono l’1%; sono il 5,5% in Gran Bretagna, il 6,5% in Germania, il 10% in Scandinavia.

Germania è il 31,5%. Le prime due voci di spesa in rapporto al Pil nella Ue a 15 riguardano gli anziani (11,9%) e le politiche sanitarie (8%); in Italia per gli anziani si spende il 12,8% e per la sanità il 7%. Solo per anziani e superstiti la nostra spesa è superiore alla media Ue, ma la crescita della previdenza in rapporto al Pil è contenuta perché sono già state effettuate riforme pensionistiche che l’hanno ridotta. «Il problema – continua Pizzuti - non è quanto spendiamo per la sanità e la previdenza, ma quanto poco investiamo negli altri settori, che ricevono tutti meno della media europea, in particolare le politiche attive per il lavoro». Solo il 10% della spesa complessiva del welfare è distribuito tra famiglia, infanzia, disoccupazione, abitazioni, esclusione sociale e quanto non altrove classificato (Nca). Visto che le risorse non sono illimitate è fondamentale capire come gestirle: finora il taglio alla spesa sociale ha contribuito a sanare il debito pubblico e a finanziare la ristrutturazione dell’industria (ricordiamo l’uso della cassa integrazione e dei prepensionamenti), ma ha lasciato intatte zone di vero privilegio. Inoltre la corruzione all’interno del sistema di trasferimento dei finanziamenti, l’evasione fiscale, i nepotismi nelle carriere, impediscono la realizzazione di un welfare veramente egualitario (vedi BOX Scandalosa sanità).

perché legate ai rendimenti finanziari». Altri miti vacillano nel rapporto curato da Pizzuti: non era necessario lo “scalone” di 3 anni della riforma Maroni, poi sostituito dagli scalini anche quelli non indispensabili, perché compensati dalla tendenza dei lavoratori autonomi a ritardare il pensionamento. Anche la famosa LIBRI “gobba” cioè l’aumento della spesa per le pensioni prevista nel 2030, non dovrebbe avere l’impatto previsto, perché calcolata stimando 150mila lavoratori stranieri l’anno. Previsione da correggere perché gli immigrati negli ultimi anni sono stati più del doppio: tutti lavoratori che versando contributi “appiattiranno” la gobba. Felice Roberto Pizzuti

La spesa sociale deve servire per ristrutturare le imprese? In Italia si investe meno nel sociale rispetto all’Europa dei 15 (vedi TABELLA Composizione della spesa sociale): nel 2006 la spesa è stata pari al 26,4% del Pil, mentre in Francia e in

FONTE: RICERCA “WHO CARES? THE STATE OF DEMENTIA CARE IN EUROPE, 2006” CONDOTTA SEPARATAMENTE DA ALZHEIMER EUROPE SU 1.000 “CARERS” IN FRANCIA, GERMANIA, POLONIA, SCOZIA E SPAGNA

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Rapporto sullo Stato Sociale 2007 Tra pubblico e privato, tra universalismo e selettività Utet editore, 2007

Politica, sanità e giornali Una fetta consistente della spesa pubblica va nelle casse dei nuovi padroni privati della sanità, che investono molto anche in giornali e televisioni (vedi TABELLA I protagonisti). Nel 2000 andavano ai privati - cliniche, centri diagnostici, strutture di riabilitazione - accreditati con il Servizio sanitario nazionale 14,7 miliardi di euro, saliti a 19,5 miliardi nel 2004 (dati Cergas Bocconi - Centro di Ricerche sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria e Sociale). La Lombardia di Formigoni è la regione dove il “mercato della salute” è affidato ai privati, con cliniche in concorrenza come concessionarie di automobili. Il risultato sono gli scandali per false richieste di rimborso delle strutture accreditate alla Regione, uno dei maggiori buchi nel

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COMPOSIZIONE DELLA SPESA SOCIALE IN ITALIA E IN ALCUNI PAESI EUROPEI DI RIFERIMENTO SETTORE

Costi amministrativi

Altre spese

Sanità

FONTE: EURISPES

Disabilità

Anzianità

PAESE

1999 2000

2001 2002 2003 2004 2005 2006

Ue 15 Germania Francia Italia Olanda Regno Unito Ue 15 Germania Francia Italia Olanda Regno Unito Ue 15 Germania Francia Italia Olanda Regno Unito Ue 15 Germania Francia Italia Olanda Regno Unito Ue 15 Germania Francia Italia Olanda Regno Unito

0,9 1,0 1,2 0,7 1,3 0,8 0,2 0,1 0,3 0,2 0,4 0,2 7,0 7,9 8,0 5,6 7,7 6,4 2,1 2,2 1,7 1,5 3,1 2,5 10,8 11,4 10,8 12,7 9,6 10,7

0,9 1,0 1,2 0,7 1,3 0,8 0,3 0,1 0,6 0,3 0,4 0,2 7,3 8,1 8,2 6,3 7,5 7,3 2,0 2,2 1,3 1,4 2,8 2,5 10,8 11,7 10,6 12,4 9,0 11,2

0,9 1,0 1,3 0,7 1,4 0,8 0,2 0,1 0,5 0,2 0,3 0,2 7,0 8,0 7,9 6,0 7,5 6,7 2,1 2,2 1,3 1,4 3,0 2,5 10,9 11,5 10,7 12,5 9,5 11,6

0,9 1,0 1,2 0,7 1,3 0,8 0,2 0,1 0,6 0,2 0,4 0,0 7,4 8,1 8,5 6,4 7,9 7,3 2,1 2,2 1,4 1,5 2,9 2,5 10,8 11,9 10,5 12,6 9,3 10,7

0,9 1,0 1,3 0,7 1,4 0,9 0,2 0,1 0,6 0,2 0,4 0,0 7,6 8,1 8,8 6,4 8,2 8,0 2,1 2,3 1,4 1,6 2,9 2,5 11,0 12,1 10,5 12,7 9,2 11,2

0,9 1,0 1,3 0,8 1,4 0,8 0,2 0,1 0,7 0,2 0,4 0,0 7,7 8,2 8,9 6,6 8,6 8,1 2,1 2,3 1,3 1,5 3,0 2,5 10,8 12,2 10,4 12,7 9,5 11,1

0,9 1,0 1,3 0,8 1,5 0,8 0,2 0,1 0,7 0,2 0,5 -0,1 7,8 8,2 9,1 6,9 8,9 8,4 2,2 2,4 1,3 1,6 3,0 2,5 11,1 12,7 10,4 12,9 9,6 11,1

1,0 1,1 1,3 0,8 1,5 0,8 0,2 0,1 0,8 0,2 0,5 -0,1 8,0 8,2 9,2 7,0 8,9 8,7 2,4 2,5 1,2 1,6 2,9 2,5 11,9 13,6 10,3 12,8 9,4 11,1

bilancio sanitario italiano e l’adozione per primi di ticket e tasse per i cittadini, trasformati in consumatori-contributori di sanità. Tra il ‘97 e il 2003 in Lombardia le ecografie fatte in strutture private sono passate da 40.686 a 408.017 (negli ospedali pubblici si è scesi da 790 a 459 mila) e le Tac private sono aumentate di quasi dieci volte. Mentre il 57% in Italia paga interamente le visite specialistiche e le persone con le peggiori condizioni di salute sono al Sud e al più basso status sociale (Istat 2007), il Canada - che ha una sanità completamente gratuita – ha prodotto uno studio in cui afferma che il ticket sanitario aumenta la mortalità e riduce di poco la spesa.

[VALORI IN PERCENTUALE DEL PIL]

SETTORE

PAESE

Superstiti

Famiglia e infanzia

Disoccupazione

Abitazioni

Esclusione sociale N.C.A.

Ue 15 Germania Francia Italia Olanda Regno Unito Ue 15 Germania Francia Italia Olanda Regno Unito Ue 15 Germania Francia Italia Olanda Regno Unito Ue 15 Germania Francia Italia Olanda Regno Unito Ue 15 Germania Francia Italia Olanda Regno Unito

1999 2000

1,2 0,5 1,7 2,7 1,4 1,0 2,2 2,9 2,8 0,9 1,1 2,0 1,8 2,5 2,1 0,5 1,6 0,9 0,6 0,2 0,9 0,0 0,4 1,5 0,4 0,6 0,4 0,0 1,4 0,2

1,2 0,4 1,6 2,5 1,4 1,1 2,1 3,0 2,7 0,9 1,2 1,8 1,6 2,4 2,0 0,4 1,3 0,8 0,5 0,2 0,9 0,0 0,4 1,5 0,4 0,5 0,5 0,0 1,4 0,2

2001 2002 2003 2004 2005 2006

1,2 0,4 1,6 2,5 1,4 1,0 2,1 2,9 2,6 1,0 1,1 1,8 1,6 2,3 2,0 0,4 1,2 0,9 0,5 0,2 0,9 0,0 0,3 1,5 0,4 0,5 0,4 0,0 1,3 0,2

1,2 0,4 1,9 2,5 1,4 0,9 2,1 3,1 2,6 1,0 1,2 1,8 1,7 2,5 2,2 0,4 1,4 0,7 0,5 0,2 0,9 0,0 0,4 1,5 0,4 0,5 0,5 0,0 1,3 0,2

1,2 0,4 2,0 2,5 1,4 0,9 2,1 3,1 2,6 1,0 1,3 1,9 1,8 2,5 2,3 0,4 1,6 0,7 0,5 0,2 0,8 0,0 0,3 1,5 0,4 0,5 0,5 0,0 1,3 0,3

1,2 0,4 2,0 2,5 1,5 0,9 2,1 3,1 2,6 1,0 1,3 1,8 1,8 2,5 2,2 0,4 1,5 0,7 0,5 0,2 0,8 0,0 0,4 1,5 0,4 0,5 0,5 0,0 1,3 0,2

1,3 0,4 2,1 2,5 1,5 0,9 2,2 3,2 2,5 1,1 1,4 1,7 1,9 2,7 2,3 0,4 1,6 0,7 0,5 0,3 0,8 0,0 0,3 1,5 0,4 0,5 0,5 0,0 1,3 0,3

1,4 0,4 2,1 2,5 1,5 0,8 2,4 3,4 2,5 1,1 1,4 1,7 2,2 3,0 2,3 0,4 1,6 0,7 0,6 0,3 0,8 0,0 0,3 1,5 0,4 0,4 0,5 0,0 1,3 0,3

«Effettivamente il ticket non trova una rispondenza tecnica, ma politica» spiega il dottor Tommaso D’Angelo, della Direzione aziendale dell’Azienda Ospedaliera di Pisa, che continua: «La concorrenza nella sanità non riduce i costi. Il sistema lombardo è efficiente, ma oneroso, perché in sanità l’aumento dell’offerta non satura la domanda, ma ne provoca l’aumento. La Toscana ha solo il 13% dei posti letti di privati accreditati, ma soprattutto ha lasciato alle Asl la funzione di committenza e di produzione (ci sono solo 4 aziende ospedaliere) e ha promosso la concertazione tra Asl e integrazione tra servizi sanitari (anche privati) lasciando alle Asl e alla Regione le funzioni regolatrici».

Per la Regione Toscana la sanità è un affare: nella Bozza di Piano sanitario 2008-2010 si afferma che “la sanità è un grande volano di sviluppo e un rilevante comparto produttivo, che per ogni 100 euro di spesa pubblica crea una produzione di oltre 120 euro, generando reddito locale”. In che modo? “Il mantenimento della sanità efficiente e produttiva è la base per favorire politiche che promuovano gli investimenti da parte dell’industria del settore sanitario”. Un ragionamento da multinazionale, meno oneroso del sistema lombardo, ma che configura una sanità pubblica economicista, dove si possono perdere di vista gli aspetti universali e costituzionali di diritto alla salute. Perché, se è facile trovare risorse per settori remunerativi, cosa succede per i malati che in una filosofia del genere sono considerati “improduttivi”? «Ci sono settori (nella logica del profitto) a maggiore redditività – ci spiega Walter Gelli, sindacalista coordinatore nazionale della Cub sanità – dove quindi ci sono più investimenti. Al primo posto ci sono la chirurgia e gli esami specialistici. Segue la riabilitazione, poi i servizi di psichiatria, dopo gli anziani; infine i disabili in età non più riabilitativa, oltre che i malati di Alzheimer», soggetti molto impegnativi e per i quali ci sono pochissimi reparti specializzati, per cui le famiglie se ne devono far carico, senza assistenza domiciliare (vedi BOX ).

E i lavoratori? Le condizioni dei lavoratori che operano nei settori affidati ai privati sono un capitolo a parte: la trasmissione Report ha denunciato il caso delle esternalizzazioni dell’ospedale Sant’Andrea di Roma: appalti e subappalti a cooperative, il cui contratto nazionale è il più svantaggioso per i lavoratori, con precari spesso forzatamente arruolati nella fittizia qualità di “soci-lavoratori” che - secondo l’inchiesta dei Cobas - costano all’ospedale 2 milioni di euro in più l’anno rispetto a personale interno. «Quello che vediamo – continua Gelli - lavorando con i privati, che in Lombardia gestiscono la quasi totalità delle Residenze per anziani, è che si cerca di tagliare sul costo del lavoro. Il rischio è di tornare indietro di molti anni nella qualità del servizio e nei diritti dei lavoratori, riducendo le presenze degli operatori e rendendo il settore dell’assistenza agli anziani più simile a un problema di sicurezza pubblica che all’erogazione di un diritto».

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Welfare e non profit. Matrimonio felice? Nella grandi città il 60% della spesa sociale è gestito da cooperative sociali e volontariato. Servirebbe una programmazione a livello centrale. SSISTERE UN DISABILE O UN ANZIANO,

accogliere un minorenne solo, aiutare tossicodipendenti. Interventi che oggi riteniamo irrinunciabili, ma che fino a quarant’anni fa lo Stato non prendeva quasi in considerazione. Rientravano nelle attività vodi Elisabetta Tramonto lontarie di organizzazioni religiose e laiche, senza alcuna organizzazione a livello nazionale. E oggi? I servizi sanitari e socio-assistenziali negli anni sono stati regolamentati e affidati, almeno in teoria, alla responsabilità pubblica. In teoria, perchè il modello attuale prevede un welfare sanitario e assistenziale coordinato

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e finanziato dallo Stato, ma gestito insieme a una rete di soggetti privati, profit (soprattutto nella sanità) e non (nell’assistenza e nei servizi alla persona, vedi SCHEDE protagonisti del welfare). Ma la realtà è un po’ diversa. Effettivamente il governo eroga i finanziamenti, che sono in gran parte assegnati ad organizzazioni private. Da un’indagine, pubblicata a gennaio dall’Auser, associazione di volontariato per l’assistenza agli anziani, è emerso che il 40% della spesa sociale dei capoluoghi di provincia è gestito da cooperative sociali e associazioni di volontariato, nelle città più grandi il 60%. Ma emergono forti dubbi

riguardo il modo in cui vengono assegnati i finanziamenti. E quel coordinamento da parte dello Stato, necessario ad assicurare che servizi di tale importanza sociale siano garantiti a tutti, nel modo più efficace ed efficiente possibile, non esiste, o è solo parziale. «Manca la pianificazione di un intervento strutturato per coordinare un settore, come il non profit, che negli ultimi anni non solo è esploso (più di 7 mila cooperative sociali a fine 2006 secondo l’Istat, il 70% nate dopo il 1991 n.d.r.), ma è anche maturato, organizzandosi e trovando da solo risposte a nuovi e vecchi bisogni», sottolinea Mauro

LIBRI

Alessio D’Amato Dario Petti Lady Asl La casta della sanità: fatti e misfatti

SCANDALOSA SANITÀ: ALCUNI CASI CHE HANNO FATTO EPOCA DUILIO POGGIOLINI, IL RE MIDA DELLA SANITÀ: Direttore generale per 30 anni del servizio farmaceutico nazionale del ministero della Sanità, tessera 2.247 della loggia P2, Poggiolini è stato condannato per corruzione perché favoriva le procedure di accesso dei farmaci nel prontuario sanitario in cambio di tangenti, vacanze e regali a spese delle case farmaceutiche (e quindi dei malati). Viene arrestato nel settembre 1993 latitante a Losanna; nella villa dei Poggiolini viene rinvenuto un “bottino” in gioielli, lingotti, monete rare, quadri e perfino 10 miliardi in titoli di Stato in un pouf; altri 11 miliardi vengono trovati in un conto svizzero. Murale di denuncia Condannato in via definitiva a 4 anni e 4 mesi, all’epoca dello scandalo Poggiolini è tra gli accusati nel processo De Lorenzo. in corso per lo scandalo del plasma contaminato: secondo l’accusa centinaia di pazienti emofilici hanno contratto epatite e virus dell’Hiv tramite medicinali salvavita derivati da plasma infetto. SUA SANITÀ FRANCESCO DE LORENZO: Liberale, più volte ministro della sanità, carica da cui si dimette nel ‘93 per il processo in cui è coinvolto con Poggiolini. Viene condannato nel 2001 a 5 anni e 4 mesi dalla Cassazione. Aveva incassato 9 miliardi di lire dagli industriali farmaceutici per rivedere al rialzo i prezzi dei farmaci. Medicinali obsoleti e inutili copie di specialità già nel prontuario: le case farmaceutiche pagavano e i farmaci aumentavano di prezzo, a carico del SSN. LA MAFIA È BIANCA: Come documenta l’inchiesta dei giornalisti Bianchi e Nerazzini, in Sicilia la sanità è un affare da 8 miliardi di euro l’anno, ma con indici di mortalità infantile da terzo mondo. Un sistema costruito su 55 cliniche private, spesso di proprietà dei politici, dove il 92,5% dei ricoveri è pagato dal pubblico e i costi sono gonfiati. Come nell’Istituto di Michele Aiello a Bagheria (condannato a 14 anni e al pagamento di 20 milioni di euro, nello stesso processo in cui Cuffaro è stato condannato a 5 anni per favoreggiamento a singoli mafiosi). GIROLAMO SIRCHIA, IL FUSTIGATORE DEI FUMATORI: ministro della sanità nel secondo governo Berlusconi, si dimette nel 2005. Mentre da una parte ammoniva i colleghi che «nulla offende più della corruzione perché sottrae risorse vive ai pazienti» dall’altra incassava, su conti esteri, assegni di una multinazionale farmaceutica che cercava di ottenere l’assegnazione degli appalti per i macchinari del centro trasfusionale del Policlinico di Milano. Pa.Bai.

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>> I PRIVATI DEL WELFARE ITALIANO: IL PROFIT NELLA SANITÀ E NELL’ASSISTENZA 1. UMBERTO VERONESI - IEO 2. È il medico-imprenditore più conosciuto che partecipa a campagne che suscitano molte critiche come quella sul testamento biologico, l’eutanasia, il sostegno agli Ogm, ai termovalorizzatori, al nucleare: il suo Istituto Europeo di Oncologia è una “Mediobanca sanitaria”; tra i soci: Intesa-SanPaolo, Unicredit, Italcementi, Fondiaria Sai, Generali, Pirelli, Rcs, Ligresti e Mediobanca stessa. Dalla Regione Lombardia l’Ieo riceve ogni anno 45 milioni , più altri 42 milioni attraverso la Fondazione Monzino, istituto cardiologico che l’Ieo controlla dal 2000.

GIUSEPPE ROTELLI - GRUPPO S.DONATO 3. Due volte presidente del comitato regionale della programmazione sanitaria della Regione Lombardia, consulente del ministero con Sirchia, possiede 18 ospedali tra Lombardia e Emilia Romagna. Con il Gruppo San Donato ha un giro d’affari di 650 milioni di euro, 3.677 posti letto, circa 8.150 addetti e oltre 2 milioni di pazienti l’anno. Ha una partecipazione in Rcs e nelle tv Telelombardia e Antenna 3. Quattro sue cliniche sono state coinvolte nel 2007 nell’indagine sui rimborsi ingiustificati della Regione Lombardia.

FAMIGLIA ANGELUCCI - TOSINVEST 4. A capo della famiglia Angelucci di Roma c’è Giampaolo 37 anni, ma il fondatore della finanziaria Tosinvest SpA è il padre Antonio. La società gestisce 3.000 posti letto tra l’ospedale di Ceglie Messapica, 5 residenze sanitarie assistenziali nel Lazio e 11 in Puglia. Da sempre ubiqui in politica sono azionisti di giornali tra i quali l’Unità, Libero e il Riformista. Nel 2006 Giampaolo è stato indagato per presunte tangenti per gli appalti da 198 milioni di euro per la gestione di 11 Rsa (residenze sanitarie assistenziali) in Puglia.

Cova, vicepresidente della cooperativa Atipica. Viene quindi da domandarsi: funziona davvero questo nuovo equilibrio tra pubblico e privato, soprattutto non profit?

LIBRI

Una risposta al cambiamento sociale Barbetta Gian Paolo Maggio Francesco Nonprofit Il Mulino, 2008

«Dagli anni 70 ad oggi il modello di welfare è cambiato radicalmente e cambierà ancora, con una delega sempre maggiore di servizi sanitari, sociali, educativi, dallo Stato a operatori privati, soprattutto non profit», prevede Gian Paolo Barbetta, docente di Economia politica all’Università Cattolica di Milano. «È la risposta ai cambiamenti economici, demografici e sociali che sono avvenuti e stanno avvenendo in Italia; ai nuovi bisogni emersi; alla richiesta di un’offerta variegata di servizi; alla presenza di categorie disagiate nuove, come extracomunitari e disoccupati di lunga durata. In questo nuovo contesto un’offerta di servizi concentrata nell’ente pubblico è inefficiente: troppo costosa e standardizzata. Il terzo settore, invece, è in grado di sviluppare un modello di welfare che promuova l’autonomia individuale e non solo tamponi un’emergenza, incentivi la partecipazione privata alla copertura dei costi e fornisca una risposta articolata da parte di soggetti specializzati».

DE BENEDETTI - CIR HSS La Cir della famiglia De Benedetti (che controlla anche la Repubblica e L’espresso), attraverso la Holding Sanità e Servizi gestisce circa 3.500 posti letto tra ospedali, strutture psichiatriche, strutture riabilitative e residenze per anziani: nel 2006 ha acquisito Anni Azzurri, la più importante struttura italiana nella gestione delle residenze per anziani, con 28 strutture in Lombardia, Piemonte, Veneto e Liguria.

“Welfare anarchico”, criteri misteriosi Quindi i servizi di welfare gestiti dal terzo settore dovrebbero offrire una qualità superiore a costi inferiori? «In teoria sì, o almeno questo sarebbe l’obiettivo, ma in pratica può avvenire il contrario», risponde Giorgio Fiorentini, direttore del master in Management delle aziende cooperative e imprese sociali non profit all’università Bocconi di Milano. «In molti casi la scelta dell’ente a cui affidare l’erogazione dei servizi avviene solo in base a criteri di prezzo, con gare d’appalto al ribasso, a discapito della qualità del servizio erogato». Non solo, spesso le selezioni avvengono in modo totalmente arbitrario o in base a criteri difficilmente verificabili. Dall’indagine dell’Auser, condotta dall’economista Francesco Montemurro analizzando i bilanci dei Comuni italiani, emerge che in Italia il 40,6% degli incarichi socio assistenziali viene affidato tramite aste pubbliche, quindi in base a requisiti oggettivi e quantificabili. Il 37%, invece, è assegnato con procedure ristrette e negoziate. Cioè di solito Comuni, Province e Regioni pubblicano un bando di gara elencando i requisiti, a ciascuno dei quali è assegnato un punteggio. Ma, una volta indicato il vincitore dell’asta, è difficile verificare come si sia aggiudicato

5. E. SANSAVINI - GRUPPO VILLA MARIA Il Gruppo Villa Maria di Ettore Sansavini, è fortissimo in Emilia Romagna, ma è presente anche nel resto d’Italia, in Francia e in Albania, è una holding che opera nella sanità, nella ricerca, nell’industria biomedicale, nel benessere termale e nei servizi all’impresa, con 3.870 occupati. Nel dicembre 2007 il Gruppo Villa Maria ha rilevato due strutture ospedaliere, una a Lecco e una a Molfetta.

6. GIOMI SPA 7. Costituita nel 1949 da imprenditori romani e di Reggio Calabria con lo scopo di creare strutture ospedaliere al Sud, ha 4 ospedali e oltre 30 case di cura partecipate per un totale di oltre 1.200 posti letto. Presente a Firenze, Latina, Messina, Reggio Calabria e ora anche a Cortina d’Ampezzo dove gestisce, in compartecipazione con l’Asl di Belluno, l’ospedale Codivilla. Dal 1973 Emmanuel Miraglia è a capo del gruppo che comprende anche le due società di servizi Ig.com, per l’informatizzazione nella sanità e la Only One SpA.

il punteggio stesso. Di fatto, quindi, nella selezione prevale il giudizio, soggettivo, dell’ente pubblico. Totalmente arbitrario infine l’affidamento diretto di un incarico, che avviene in media nel 13% dei casi (con notevoli differenze tra le diverse aree: 5% a Nord-Est, 22% nelle Isole). L’ente locale cioè acquista un servizio da un’organizzazione non profit senza aver bandito alcuna gara o aver effettuato un confronto tra diverse offerte. «Il problema spesso non è tanto la quantità di bandi pubblicati e, quindi, di fondi stanziati, ma come e dove vengono assegnati», spiega Paolo Tartaglione, della cooperativa sociale Antares che si occupa di servizi per adolescenti. «Nella gestione dei servizi socio-assistenziali mancano regole precise e trasparenti, controlli, una programmazione a livello nazionale da parte dello Stato», sostiene Michele Mangano, presidente dell’Auser. Per averne un’idea basta navigare tra i siti dei Comuni: in molti casi trovare i bandi pubblicati è davvero impossibile e ogni ente gestisce l’attribuzione degli incarichi in modo diverso.

Problemi di liquidità Se ottenere un finanziamento pubblico non è facile, essere pagati puntualmente è una chimera. Un’inchiesta

FAMIGLIA ROCCA - GRUPPO HUMANITAS 8. Hanno in attivo investimenti sanitari da 200 milioni di euro l’anno (con Techint nella siderurgia, industria pesante e impiantistica). Nella proprietà ci sono anche le assicurazioni Reale Mutua, Benetton, De Agostini, Bracco. La clinica milanese Humanitas è stata trasformata in Istituto di ricerca a carattere scientifico, con un finanziamento Inail da 46 milioni, nell’ambito di un progetto sponsorizzato dall’ex ministro del Welfare, Roberto Maroni. È in corso un processo contro tre medici dell’Humanitas per otto interventi inutili.

SAN RAFFAELE DI MILANO (NON PROFIT) Intimo di Craxi ed estimatore di Berlusconi, Don Verzé è il fondatore del San Raffaele, struttura che nel 1971 accoglie il primo malato e nel 1972 è riconosciuta “Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico” di supporto per il Ministero della sanità. Ha più di 3.400 dipendenti, 1.068 posti letto; nel 2005 sono stati effettuati oltre 55.000 ricoveri, oltre 6 milioni tra prestazioni ambulatoriali ed esami di laboratorio, più di 21.000 interventi chirurgici, oltre 50.000 accessi al Pronto Soccorso. Comprende anche il liceo, il ginnasio e l’università.

pubblicata a febbraio dal settimanale Il Sole 24 Ore Sanità denunciava che i pagamenti da parte del Servizio Sanitario Nazionale hanno in media un anno di ritardo sul saldo delle fatture. «In questo modo costringano le cooperative a ricorrere a prestiti e scoperti bancari», racconta Paolo Tartaglione. Fondamentale il ruolo delle fondazioni, bancarie e non, circa 3.000 in tutta Italia, metà delle quali nate negli ultimi 10 anni. Enti privati senza scopo di lucro che usano le proprie risorse per finalità sociali, soprattutto nell’istruzione, sanità, assistenza sociale, ricerca e arte. Con un patrimonio che generalmente non può essere inferiore a 100 mila euro, rappresentano una fonte di finanziamento sempre più importante, forse la principale, per il terzo settore, ma negli ultimi anni anche per gli enti locali. «Pochi giorni fa mi è capitato di assistere alla presentazione del bando di una grande fondazione seduto accanto a dipendenti del Comune e della Provincia di Milano», racconta Paolo Tartaglione. È sempre più facile che pubblico e privato non profit siano in competizione per un finanziamento. «Uno dei problemi principali nella gestione di servizi socio-assistenziali da parte degli enti non profit è la totale dipendenza da chiunque eroghi i fondi, enti locali come fondazioni», conclude Mauro Cova.

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LIBRI

Maurizio Ferrera con la collaborazione di F. Maino, M. Jessoula, I. Madama e P. Vesan Le Politiche sociali. L’Italia in prospettiva comparata Il Mulino, 2006

Maurizio Ferrera Il fattore D. Perché il lavoro delle donne farà crescere l’Italia Strade Blu Mondadori, 2008

Modello all’italiana: il peggio da Usa e Svezia Il welfare made in Usa, privato ma con una rete di protezione, e quello scandinavo, dove quasi tutto è gratis. Il professor Maurizio Ferrera analizza i due estremi, per capire che cosa manca a noi. L MODELLO SOCIALE STATUNITENSE da una parte, basato su un prelievo fiscale ridotto, ma un’offerta di servizi a pagamento, dove chi non ha un’assicurazione privata, non ha diritto praticamente a nulla. E quello scandinavo dall’altra, dove le tasse sono più alte di Elisabetta Tramonto ma è praticamente tutto gratuito: scuole, medicinali, visite mediche, assistenza agli anziani. Due approcci diametralmente opposti, nessuno dei quali perfetto. «L’Italia coniu-

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ga il peggio di entrambi». Drastico il giudizio di Maurizio Ferrera, esperto di sistemi internazionali di welfare, professore ordinario di Teoria e politiche dello stato sociale presso la facoltà di Scienze politiche dell’università degli Studi di Milano, dove insegna anche Comparative welfare state per il master Europeo in Scienze del Lavoro (MESL). Che cos’ha il welfare statunitense in più di quello italiano? Una rete di protezione verso il basso. Seppure il modello americano

sia quasi completamente privato, prevede un aiuto per le fasce più povere della popolazione. Si chiama “Temporary aid for needy families”, aiuto temporaneo per famiglie bisognose. Chi non percepisce reddito e vive al di sotto della soglia di povertà (18.000 dollari l’anno), ha diritto a un assegno mensile dai 1.000 ai 1.500 dollari. Dura al massimo 5 anni, che si possono distribuire durante tutta la vita. E prevede una reciprocità: il beneficiario deve dimostrare di aver fatto di tutto per non diventare povero, come partecipare a cor-

si di formazione e cercare in modo attivo un impiego. In Italia non esiste. Le famiglie povere non hanno alcun sussidio dallo Stato, solo interventi discrezionali da parte di Comuni e Regioni. Per quanto riguarda l’assistenza sanitaria, poi, è vero che per ricevere le cure è necessario avere un’assicurazione, ma per molte fasce a rischio è gratuita: per gli anziani sopra i 65 anni, per chi vive sotto la soglia di povertà. Chi ha un contratto di lavoro, invece, ha l’assicurazione aziendale.

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II I PRIVATI DEL WELFARE ITALIANO: IL NON PROFIT

LUSSEMBURGO IRLANDA DANIMARCA UNGHERIA ISLANDA NORVEGIA FINLANDIA ESTONIA AUSTRIA LETTONIA GERMANIA SVEZIA FRANCIA SLOVENIA SLOVACCHIA LITUANIA CIPRO BELGIO REP. CECA GRECIA RU MALTA PORTOGALLO POLONIA SVIZZERA OLANDA ITALIA SPAGNA

MEDIA 2000-2006 IN % SULLA SPESA TOTALE

anziani, sono assistiti dallo Stato e non pesano sulle famiglie. Si liberano così risorse economiche che aumentano il bilancio familiare e, tramite i consumi, quello nazionale. Se non devono occuparsi di figli e genitori, le donne possono lavorare. In Svezia il tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro è del 70%, come quello degli uomini. In Italia quello femminile tocca il 46,3%, quello maschile il 70%. Ma nei Paesi scandinavi c’è anche un tasso di natalità superiore (1,6% in Svezia, 1,3% in Italia), perché gli aiuti alle famiglie sono molti: un sussidio di maternità del 70-80% per 1 anno (in Italia 5 mesi all’100%, più 6 al 30%), asili nido aperti fino alle 22.

È così importante un sistema di servizi sociali gratuiti? Certamente, porta vantaggi all’intera struttura sociale ed economica del Paese. I membri più deboli della popolazione, bambini e SPESA SOCIALE NEL SETTORE ABITATIVO NEI PAESI EUROPEI MEDIA 2000-2006 IN % SULLA SPESA TOTALE 5

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FONTE: EURISPES

SPESA SOCIALE PER LA DISOCCUPAZIONE NEI PAESI EUROPEI 16 15 14 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0

molto di più per i servizi sociali, quasi completamente gratuiti: asili, ospedali, assistenza agli anziani, centri impiego, sussidi per i giovani, borse di studio. L’80% dei giovani finlandesi dai 18 ai 30 anni ottiene un sussidio per affitto, è un incentivo ad uscire di casa. Le tasse poi non sono tanto più alte delle nostre. In Svezia il gettito fiscale assorbe il 50-55% del Pil, in Italia il 43% circa (negli Usa il 30%).

FONTE: EURISPES

MEDIA 2000-2006 IN % SULLA SPESA TOTALE

SPAGNA BELGIO FINLANDIA DANIMARCA IRLANDA GERMANIA FRANCIA MALTA CIPRO SVEZIA GRECIA AUSTRIA OLANDA SLOVACCHIA POLONIA PORTOGALLO LUSSEMB. SLOVENIA REP. CECA LETTONIA UNGHERIA SVIZZERA RU NORVEGIA ISLANDA LITUANIA ITALIA ESTONIA

SPESA SOCIALE PER LA FAMIGLIA E L’INFANZIA IN EUROPA 16 15 14 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0

FONTE: EURISPES

versità). Malattie sempre più frequenti e costose come Restano comunque escluse dall’assistenza l’Alzheimer sono a carico della famiglia, se non per le pubblica molte fasce di popolazione? fasce più povere. È vero, circa 40 milioni di persone, che non sono pochi. Ma non sono sempre gli stessi. Per esempio i problemi riguardano chi non ha un contratto fisso e riceRispetto al modello scandinavo è facile vedere che cove uno stipendio basso, 20-25 mila dollari l’anno, ma sa ci manca. Ma, in compenso, hanno un prelievo finon abbastanza per essere considerato povero. Il sistescale superiore… ma statunitense non è certo perfetto. Le medicine per Meno di quanto si pensi. Il sistema di welfare scandiMaurizio Ferrera. esempio sono quasi sempre a pagamento e sono molnavo non è tanto più generoso, quanto più efficiente. to costose. Le scuole migliori sono private e costano decine di miCi sono meno trasferimenti monetari, quindi pensioni contenugliaia di dollari l’anno (anche 20 mila le superiori, 50 mila le unite e concesse e a un’età superiore, 67 anni. Ma lo Stato spende

14. MISERICORDIE 15. ANFFAS (ASSOCIAZIONE NAZIONALE 16. LEGA DEL FILODORO Oltre 700 confraternite cattoliche FAMIGLIE DI PERSONE CON DISABILITÀ Si occupa di assistenza ai disabili, diffuse in tutta Italia (la prima è nata INTELLETTIVA E/O RELAZIONALE) in particolare riabilitazione e reinserimento a Firenze nel 1200), alle quali Un’associazione di genitori, familiari e amici di persone sordocieche e pluriminorate aderiscono 670 mila iscritti. Si occupano di persone con disabilità, nata nel 1958. psicosensoriali. 352 i dipendenti nelle sette in particolare di soccorso sanitario 182 associazioni in tutta Italia. Si serve sedi in Italia. con ambulanze (2.500) in convenzione soprattutto di volontariato, negli ambiti www.legadelfilodoro.it con i Servizi 118 delle Asl, trasporto sanitario, socio-assistenziale, educativo, socio-sanitario, gestione di poliambulatori, sportivo, della ricerca scientifica, della 17. AUSER onoranze funebri, gestione di centri sociali formazione, della beneficenza e della tutela Associazione di volontariato, rivolta agli e residenze per anziani, Protezione Civile. dei diritti umani e civili. Dal 1999 ha dato anziani. Nata nel 1989 per iniziativa della www.misericordie.org vita al Tribunale dei diritti dei disabili. Cgil. Ha 260 mila iscritti, 40 mila volontari www.anffas.net e 1.412 sedi in Italia. Dal 2002 è attivo il numero amico Filo d’Argento. www.auser.it

SPESE PER ESCLUSIONE SOCIALE E SPESE N.C.A. NEI PAESI EUROPEI MEDIA 2000-2006 IN % SULLA SPESA TOTALE 5

4

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3

3

2

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1

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0

FONTE: EURISPES

13. ANPAS (ASSOCIAZIONE NAZIONALE PUBBLICHE ASSISTENZE) Rappresenta 855 Pubbliche Assistenze (tra cui Croce Verde, Croce Bianca, Croce D’Oro) in Italia. I principali settori di intervento: emergenza sanitaria 118, interventi sociosanitari, trasporto extraospedaliero, donazione di sangue, protezione civile. 100 mila volontari, 700 mila soci e 1.600 operatori professionali. 2700 ambulanze, 1000 mezzi per i trasporti sociali e 500 di protezione civile. www.anpas.org

SLOVACCHIA OLANDA CIPRO DANIMARCA LITUANIA REP. CECA SVIZZERA NORVEGIA ISLANDA GRECIA SVEZIA IRLANDA FINLANDIA ESTONIA SLOVENIA LUSSEMBURGO GERMANIA BELGIO FRANCIA PORTOGALLO AUSTRIA MALTA UNGHERIA RU SPAGNA LETTONIA POLONIA ITALIA

11. CRI (CROCE ROSSA ITALIANA) 12. CARITAS ITALIANA 300 mila volontari, 5.700 dipendenti, oltre È l’organismo pastorale della Cei 1000 sedi in Italia. Si occupa di primo (Conferenza episcopale italiana), soccorso, assistenza sociosanitaria, organizzata in sedi locali: le Caritas interventi di emergenza in zone di guerra diocesane, decanali e parrocchiali, o calamità naturali, donazione di sangue, centinaia in tutta Italia. Offre assistenza tossicodipendenze. Negli ultimi anni ai minori e ai malati, accoglienza degli è balzata agli onori della cronaca per buchi immigrati, salute mentale, solidarietà di bilancio e presunte irregolarità contabili familiare, mense per poveri, nel 2002-2005. Un rosso anche l’anno distribuzione di vestiti usati. scorso: oltre 17 milioni di euro, che www.caritasitaliana.it i 19 comitati regionali dovranno tirare fuori. La CRI dà la colpa ai crediti (40-50 milioni) verso enti locali e ministeri. www.cri.it

RU CIPRO IRLANDA FRANCIA GRECIA UNGHERIA DANIMARCA SVEZIA OLANDA MALTA FINLANDIA SPAGNA ISLANDA GERMANIA NORVEGIA LETTONIA ESTONIA LUSSEMBURGO REP. CECA SVIZZERA SLOVACCHIA AUSTRIA ITALIA PORTOGALLO LITUANIA BELGIO POLONIA SLOVENIA

9. CDO (COMPAGNIA DELLE OPERE) 10. CGM (CONSORZIO GINO MATTERELLI) Braccio economico di Comunione Un vero colosso non profit del welfare: e Liberazione. 34.000 imprese associate 1.200 cooperative sociali in tutta Italia, (appalti, edilizia, trasporti, infrastrutture, un fatturato di un miliardo di euro fiere), 1.400 non profit (sanità, assistenza, e 35 mila dipendenti, impegnati nelle educazione). Noti i legami politici, attività più svariate: assistenza ai minori, soprattutto in Lombardia con il presidente ai disabili, agli anziani; malattie mentali Formigoni. Dei 24 uffici della Regione e dipendenze; formazione e inserimento nel mondo, 7 sono nelle sedi di Co.Export, lavorativo delle fasce più deboli; servizi fondato dalla CDO. Indagati nel caso abitativi sociali, ambiente, previdenza. “Why Not” Antonio Saladino, ex presidente www.cgm.coop della Cdo calabrese e Giorgio Vittadini, ex presidente nazionale. Accusate di truffa all’Ue cooperative della Cdo a Padova.

La pensione tradita dalle Borse Sgravi fiscali irrisori, volatilità dei mercati finanziari: con i fondi pensione si rischia di perdere in un attimo gran parte del capitale accumulato. «Non c’è strumento migliore del Tfr», dice un analista finanziario e spiega perché. L 30 GIUGNO DEL 2007 è partita la previdenza complementare. I lavoratori del settore privato hanno dovuto decidere se far confluire il Tfr (trattamento di fine rapporto) sui fondi pensione o continuare a tenerlo in azienda. La maggior parte ha optato per la seconda scelta. Ora banche, assicurazioni e sindacati si preparano alla fase due: convincere i recalcitranti che le loro paure

I di Roberto Cuda

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sono infondate e che dirottare la liquidazione sui fondi pensione conviene davvero. Ma è proprio così? Facciamo un passo indietro. I fondi pensione sono fondi di investimento a tutti gli effetti, che raccolgono denaro e lo danno in gestione a società specializzate (Sgr), che a loro volta lo investono in Borsa. E qui sorge la prima domanda: che c’entra tutto questo con la previdenza? Po-

co o nulla, se non l’obbligo di trasformare almeno il 50% del capitale accumulato in rendita vitalizia, mentre il denaro impiegato in un fondo di investimento può essere ritirato integralmente in qualunque momento. In pratica sono stati applicati meccanismi previdenziali all’interno di strumenti che di previdenziale hanno solo il nome. In più ai fondi pensione sono associati una serie di

sgravi fiscali, che il governo ha voluto introdurre per rendere più appetibile la previdenza integrativa. Perché il Tfr – dicono gli esperti – garantisce un rendimento certo ma nettamente inferiore a quello dei fondi pensione.

Pochi ma garantiti. I pregi del Tfr In realtà le cose stanno diversamente. Il Tfr garantisce

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Beppe Scienza, esperto di risparmio e previdenza. Insegna matematica all’Università di Torino.

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LIBRI

Beppe Scienza La pensione tradita Fazi Editore, 2007

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una rivalutazione pari all’1,5% annuo della retribuzione lorda più il 75% del tasso di inflazione. Forse non molto, ma abbastanza per tutelare il capitale accumulato dall’aumento dei prezzi per l’intera vita lavorativa, cosa che nessuno strumento finanziario sul mercato può assicurare. «Proprio in un’ottica previdenziale, non c’è strumento migliore del Tfr», spiega Carlo Crovella, analista finanziario indipendente. «Mettere i soldi nei fondi pensione è come andare su un ottovolante, dove ci saranno momenti molto buoni ma anche molto negativi e questi ultimi, normalmente, superano i primi». Eppure, dicono i sostenitori della previdenza integrativa, se per qualche anno le Borse possono andare male, nel lungo termine i mercati – soprattutto azionari - fanno sempre bene. «Anche questo è un luogo comune», spiega Crovella. «Se prendiamo l’andamento della Borsa americana dal 1920 al 2005, notiamo periodi ventennali in cui il rendimento nominale è stato pari a zero (1930-1950 e 1965-1985). E vent’anni, all’interno di

una normale pianificazione previdenziale, pesano tantissimo. Questo riguarda le azioni, ma anche se comprassimo obbligazioni nessuno ci garantirebbe dall’aumento dei prezzi». Le cose non vanno meglio se consideriamo il nostro Paese. Secondo i calcoli effettuati da Beppe Scienza, docente di matematica all’Università di Torino e autore de La Pensione tradita, dal gennaio 1928 al dicembre 2004 l’indice della Borsa italiana mostra un rendimento annuo reale (tenendo conto dell’inflazione e ipotizzando il totale reinvestimento dei dividendi) di appena l’1,6%. Senza contare i periodi, più o meno lunghi, in cui il valore dell’investimento è sceso al di sotto del livello iniziale registrato nel 1928: dal 1930 al 1934, dal 1945 al 1954 e dal 1974 al 1985. Alti e bassi dei mercati finanziari, che ritornano periodicamente. Se il lavoratore avesse la sfortuna di andare in pensione all’indomani di un crack borsistico, rischierebbe di bruciare in un attimo gran parte del capitale accumulato. «Dal 1962 al 1982 le azioni italiane hanno per-

so l’81% del potere di acquisto», precisa Beppe Scienza. «E nello stesso periodo i titoli di Stato italiani hanno perso il 73%. Se avessimo messo gli stessi soldi nel Tfr avremmo perso solo il 18%». La liquidazione in azienda risulta vincente anche nel periodo 1987-1996, quando la Borsa italiana perse il 18% in termini reali e il Tfr guadagnò il 2%.

di chiusi), pari mediamente all’1% della retribuzione. Anche in questo caso molto dipende dalle oscillazioni delle Borse. Ad esempio, nel periodo 1998-2006 i fondi di investimento hanno reso lo 0,77% annuo lordo, contro il 3,13% del Tfr: un tale differenziale (2,4%) avrebbe assorbito interamente il contributo del datore di lavoro. In generale comunque basta che il differenziale sia inferiore all’1% (a favore del Tfr) perché il lavoratore che aderisce al fondo pensione ci rimetta, nonostante il contributo datoriale. La conclusione di Scienza è che, almeno per ora, il Tfr è meglio tenerselo stretto in azienda, tanto più che si tratta di una scelta reversibile e nulla vieta in futuro di cambiare idea (mentre la scelta del fondo pensione è irreversibile, dunque non si può più tornare indietro). Anche ammesso che i fondi pensione alla fine rendano di più, è decisivo il tema della sicurezza e della tutela del risparmio, che ha molto a che fare con il concetto di previdenza. Ma ben poco con la volatilità dei mercati finanziari.

Sgravi fiscali Vantaggi fittizi Ci sono poi dei miti da sfatare. Il più importante riguarda gli sgravi fiscali collegati ai fondi pensione. «Sono stati enfatizzati vantaggi fiscali irrisori», spiega Beppe Scienza. «Per un lavoratore giovane, con redditi medio-bassi, la convenienza è di appena lo 0,50% all’anno rispetto al fondo. Una differenza così esigua da essere rosicchiata dai costi di gestione e di amministrazione». Un altro vantaggio da molti sbandierato come risolutivo nel confronto con il Tfr, è il contributo del datore di lavoro (in particolare per l’adesione a fon-

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FONDI PENSIONE: OBIETTIVO LONTANO GLI ISCRITTI a fine 2007 ai fondi pensione nel settore privato sono risultati essere 3 milioni su una platea di 12,2 milioni di lavoratori (il 24,9% del totale). L’ha reso noto la Covip a fine febbraio. È un dato che conferma una forte crescita delle adesioni (+65,8% rispetto al periodo precedente la riforma), ma che non centra l’obiettivo fissato dal governo, pari al 40%. M.M.

ISTITUTI DI CURA, POSTI LETTO ORDINARI, DEGENZE, GIORNATE DI DEGENZA E PERSONALE PER TIPO DI ISTITUTO TIPO DI ISTITUTO

ISTITUTI NUMERO

DI CUI NON RISPONDENTI (A)

POSTI LETTO ORDINARI NUMERO PER 1.000 ABITANTI

NUMERO

[ANNO 2004] DEGENZE TASSO DI INDICE DI OSPEDALIZZAZIONE ROTAZIONE (C) PER 1.000 ABITANTI (B)

GIORNATE DI DEGENZA NUMERO TASSO UTILIZZO PER 100 POSTI LETTO

TIPO DI ISTITUTO

GIORNATE DI DEGENZA DEGENZA INDICE DI TURNOVER (F) MEDIA (E)

PERSONALE PERSONALE SANITARIO AUSILIARIO PER MEDICO PER 100 ALTRO POSTI LETTO

MEDICI NUMERO

PER 100 POSTI LETTO

NUMERO

TOTALE

Aziende ospedaliere Presidi Asl (pubblici e qualificati) Policlinici universitari Istituti di cura a carattere scientifico Ospedali classificati o assimilati

99 476 11 51 35

0 1 0 0 0

64.860 89.708 6.062 11.250 6.716

1,11 1,54 0,10 0,19 0,12

2.522.025 3.473.754 211.000 376.165 264.010

43,35 59,71 3,63 6,47 4,54

38,88 38,72 34,81 33,44 39,31

18.950.279 25.145.035 1.718.758 3.251.013 2.058.325

81,92 78,49 78,83 82,48 86,27

Aziende ospedaliere Presidi Asl (pubblici e qualificati) Policlinici universitari Istituti di cura a carattere scientifico Ospedali classificati o assimilati

7,51 7,24 8,15 8,64 7,80

1,66 1,98 2,19 1,84 1,24

39.998 48.200 5.322 5.815 3.623

61,67 53,73 87,79 51,69 53,95

100.544 126.049 8.382 12.298 8.010

2,51 2,62 1,57 2,11 2,21

155,02 140,51 138,27 109,32 119,27

85.952 81.260 9.841 14.434 7.707

226.494 255.509 23.545 32.547 19.340

Totale pubblici

672

1

178.596

3,07

6.846.954

117,70

38,34

51.123.410

80,29

Totale pubblici

7,47

1,83

102.958

57,65

255.283

2,48

142,94

199.194

557.435

Case di cura private accreditate Case di cura private non accrediate

542 82

13 10

48.808 4.756

0,84 0,08

1.335.682 98.263

22,96 1,69

27,37 20,66

11.987.665 510.686

69,74 31,96

Case di cura private accreditate Case di cura private non accrediate

8,97 5,20

3,89 11,07

16.884 1.716

34,59 36,08

26.739 2.135

1,58 1,24

54,78 44,89

29.899 3.133

73.522 6.984

Totale privati

624

23

53.564

0,92

1.433.945

24,65

26,77

12.498.351

66,53

Totale privati

8,72

4,39

18.600

34,72

28.874

1,55

53,91

33.032

80.506

1.296

24

232.160

3,99

8.280.899

142,34

35,67

63.621.761

77,15

TOTALE

7,68

2,28

121.558

52,36

284.157

2,34

122,40

232.226

637.941

TOTALE

FONTE: ISTAT, RAPPORTO SALUTE E WELFARE 2007

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(A) ISTITUTI CENSITI CHE NON HANNO TRASMESSO I DATI AL MINISTERO DELLA SALUTE (B) DEGENZE DIVISO LA POPOLAZIONE MEDIA RESIDENTE PER 1.000 (C) DEGENZE DIVISO I POSTI LETTO (D) GIORNATE DI DEGENZA EFFETTIVE DIVISO LE GIORNATE DI DEGENZA POTENZIALI PER 100 (E) GIORNATE DI DEGENZA DIVISO LE DEGENZE (F) GIORNATE DI DEGENZA DISPONIBILI DIVISO LE DEGENZE. GIORNATE DI DEGENZA DISPONIBILI = GIORNATE DI DEGENZA POTENZIALI MENO GIORNATE DI DEGENZA EFFETTIVE

Fondi pensione: funzionano, scarsa l’informazione Adesione elevata nelle grandi imprese, costi bassi e vantaggi fiscali. La previdenza complementare conviene: ma le resistenze sono ancora molte, soprattutto nelle Pmi. L’opinione del sindacato Cisl. OM’È STATA LA RISPOSTA DEI LAVORATORI

alla riforma delle pensioni? E quali sono i benefici per chi aderisce ai fondi pensione? Lo abbiamo chiesto ad Angelo Marinelli, Coordinatore nazionale del dipartimento Dedi Mauro Meggiolaro mocrazia Economica, Economia Sociale, Fisco e Previdenza del sindacato Cisl.

C

Che bilancio si può fare della riforma? Le adesioni alla previdenza complementare alla fine del 2007 hanno superato i 4,5 milioni, il 43% in più del 2006. Il risultato è stato buono nella grande impresa, dove la presenza del sindacato organizzato ha consentito un’informazione completa.

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E nelle piccole imprese? Come ci si aspettava, il risultato è stato più limitato. Hanno giocato la minore capacità di penetrazione informativa del sindacato e la maggiore riluttanza dei datori di lavoro a privarsi del Tfr, che si é tradotta in un’azione dissuasiva nei confronti dei lavoratori. Più rischi rispetto al Tfr in cambio di rendimenti più bassi. I fondi pensione sono spesso sotto accusa… Perché si fa riferimento a dati parziali o a confronti non omogenei, che hanno come unico obiettivo la demonizzazione del mercato e degli operatori finanziari. Alla fine però non vengono offerte alternative concrete all’esigenza dei lavoratori di raggiungere più elevati livelli di copertura pensionistica futura.

Ma i fondi sono più rischiosi? Nessun sistema pensionistico, pubblico o privato, è immune da rischi. La previdenza pubblica non è esente, per esempio, da rischi politici. Una classe politica più sensibile alle spinte crescenti di un elettorato anagraficamente più anziano, potrebbe, con il tempo, intervenire nuovamente a modificare le regole e i parametri del sistema (requisiti di accesso alla pensione, aliquote contributive o entità delle prestazioni). A discapito delle generazioni più giovani. E i costi? L’indicatore sintetico dei costi elaborato dalla COVIP (Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione) ha dimostrato che i costi dei fondi pensione di categoria sono in media molto bassi, lo 0,4% del pa-

trimonio gestito. Ma anche le gestioni pubbliche hanno costi di gestione indiretti che sono poi coperti dalla collettività, attraverso rimesse dello Stato nel bilancio degli enti previdenziali. Molti sostengono che il Tfr renda più dei fondi pensione… L’investimento in un fondo pensione va valutato su un orizzonte temporale almeno decennale. I mercati finanziari nei quali investono i fondi pensione possono presentare andamenti altalenanti nel breve periodo, ma nel lungo i risultati sono positivi. Bisogna ricordare che in molti casi il lavoratore può scegliere sia l’ammontare del risparmio destinato alla previdenza complementare, sia il comparto (monetario, bilanciato o azionario), soppesando così rischio e rendimento.

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| lavanderia |

Viktor Bout

“Lord of War 2”, ciak si gira di Paolo Fusi

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CISL

COSÌ ALLA FINE HANNO ARRESTATO VIKTOR BOUT. Lo hanno beccato in Thailandia, dove cercava di armare la rivolta

contro il regime e, nel frattempo, si nascondeva, conscio del fatto che l’era Bush volge al termine, che Putin sta cambiando corso (ci ritorneremo su) e che, quindi, l’aria si stava facendo pesante. Il più grande mercante d’armi degli ultimi quindici anni, l’uomo che aveva rilevato la flotta cargo dell’Unione Sovietica ed era in grado di fornire qualunque cosa a chiunque in qualunque condizione, finisce in manette. Con un’aria perplessa, come nel film girato sulla sua vita, Lord of War, nel quale, dopo l’arresto, fa sapere a chi l’ha acciuffato dopo anni di inseguimento che presto verrà un ufficiale americano e lo rimetterà in libertà. Perplesso perché sa che nella vita non c’è sempre un happy end come nei film di Hollywood. Perché sa che alcuni tra i suoi migliori clienti, come il feroce dittatore liberiano Charles Taylor, son anch’essi in prigione, ma peggio ancora, sono già stati sostituiti dalla burocrazia militare americana che aveva dato loro il potere. La sua frase migliore, simbolo del mondo in cui viviamo dalla fine della Guerra Fredda, e che nel film viene sciorinata da Nicholas Cage, rimane: “Al mondo una persona su tredici ha un’arma letale in mano. Il mio problema è: come convincere le altre dodici?” Per il resto tutti i suoi amici (che lo temevano per la sua totale mancanza di lealtà ed umanità) l’hanno venduto, tradito, raccontato. Per giunta ora gli americani annunciano il suo arresto (come quello del più grande prima di lui, il siriano Monzer Al Qassar) come un grande successo della macchina della giustizia statunitense. Ma se non lo acciuffano loro, che lo avevano a libro paga e quindi potevano da sempre documentare le sue Arrestato in Thailandia grazie nefandezze, allora non si sa chi. ad un’operazione della Dea Ma Bout non finisce qui. Qui finisce il primo film, ora viene statunitense, oggi è conteso il seguito: un processo assurdo in cui gli omissis sono persino di più tra gli americani e i russi. di quelli di un’inchiesta sui nostri Anni di Piombo, in cui tutti Nell’auspicio che non parli coloro che sanno diranno di non ricordare, in cui le vittime o non possa parlare verranno esposte in un teatrino osceno del dolore immenso, creato dai concentrici interessi economici dell’industria bellica americana e russa. Si diceva del nuovo corso di Putin, ora che comanda senza titolo, come Gheddafi, e ha quindi ancora più potere, perché non deve risponderne nemmeno ad un Parlamento fantoccio. Oggi la Russia combatte con le sanzioni finanziarie contro il riciclaggio (Cipro), con il congelamento dei conti bancari per evasione fiscale (Lufthansa), con il ricatto dell’interruzione delle forniture di gas (all’Ucraina, ma più in generale a tutta l’Europa Occidentale). Oggi i vecchi arsenali sono stati venduti, i soldi incamerati, l’industria è ripartita, con la crescita di India, Brasile e Cina le cose vanno di bene in meglio, Viktor Bout è un residuo scomodo di un passato violento, quello che Carlo Marx chiamava l’accumulazione precapitalistica, quell’orrore che l’Europa aveva già vissuto alla fine del Medioevo. Bout sconta adesso la fine di un’epoca, iniziata nel 1989. Ma, dato che nel 1989 esisteva una cosa chiamata “opinione pubblica”, certe cose bisognava farle in segreto. Oggi non serve più. Oggi l’opinione pubblica non fa differenza tra le vittime della guerra, dei sorteggi truccati della Uefa, delle esclusioni da Sanremo e dal Grande Fratello, degli Olindo di Cogne, Gravina o di ogni dove, e dei personaggi delle fiction, che sono gli unici ad avere ancora qualche traccia riconoscibile dei valori negati, retaggio del mondo che aveva visto e patito la Seconda Guerra Mondiale. Coraggio Viktor, tu resti ancora un mito.

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Tutelare gli investitori: la legge ci prova, ma le banche... >32 Il colonialismo di Profumo sulle spalle dei lavoratori >36 Conto alla rovescia alle assemblee di Eni ed Enel >40

finanzaetica GILGEL GIBE III LA BEI, L’ITALIA E LA DIGA DELLA DISCORDIA

SAKHALIN II: LE AGENZIE DI CREDITO SI RITIRANO

STANDARD & POOR’S PUNTA SUL MICROCREDITO

LA NORVEGIA “DISARMA” IL FONDO PENSIONE

APPELLO ALLE BANCHE NIENTE FINANZIAMENTI ALLA DIGA DI ILISU

PREZZI GONFIATI PATTEGGIANO 11 CASE FARMACEUTICHE

Nonostante la Banca mondiale e l’agenzia italiana di credito all’export, Sace, abbiano deciso di non sostenere le dighe di Gilgel Gibe II e III, in Etiopia, la Banca europea per gli investimenti (Bei) nel 2004 ha garantito un prestito di 50 milioni per la realizzazione di Gibe II e sta valutando se entrare nel progetto di Gibe III, i cui impatti socio-ambientali sono devastanti. Decisivo il ruolo dell’Italia. Nel 2004 il nostro ministero degli Esteri ha elargito ben 220 milioni di euro per Gibe II (la più alta somma della storia del fondo rotativo per la cooperazione), mentre è l’impresa Salini ad essersi aggiudicata l’appalto – senza gara internazionale, come peraltro previsto dalla normativa etiopica – per Gibe II e Gibe III. Un prestito altamente controverso, approvato nonostante i pareri negativi del ministero delle Finanze e degli stessi tecnici della Farnesina incaricati della valutazione del progetto. Tale anomalia è oggetto di un’inchiesta attualmente in corso da parte della magistratura romana. Sebbene anche nel caso della valutazione di impatto ambientale le leggi etiopi prevedano obblighi stringenti in caso di progetti come quelli di Gibe, la costruzione degli impianti è iniziata in assenza del permesso ambientale da parte delle autorità locali competenti. Una volta realizzata, la diga di Gilgel Gibe III sul fiume Omo sarà il più grande impianto idroelettrico della storia dell’Etiopia. Alta ben 240 metri, con una potenza stimata in 1.870 MW, Gibe III dovrebbe costare circa 1,4 miliardi di euro. Lungo le sponde dell’Omo risiedono più di 15 diverse comunità tribali, la cui sicurezza alimentare dipende strettamente dalle risorse naturali e dal delicato equilibrio dell’ecosistema locale. Il fiume offre un habitat unico, ricco di un’incredibile varietà faunistica. Nel 1980 la bassa valle dell’Omo è stata riconosciuta dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità per i numerosi ritrovamenti di scheletri ed utensili risalenti a diversi milioni di anni fa. L’impianto idroelettrico sbarrerà completamente il corso del fiume provocando la totale inondazione di un canyon e la creazione di un bacino lungo più di 150 chilometri. Per centinaia di chilometri a valle della diga l’ecosistema sarà completamente alterato.

La Export Credits Guarantee Department (ECGD) e la ExportImport Bank of the United States (Exim Bank), le agenzie di credito di Regno Unito e Stati Uniti, non finanzieranno il controverso oleodotto di Sakhalin II, sull’omonima isola della Russia nord-orientale. Un colpo durissimo per la Sakhalin Energy, l’operatore del progetto, di raccogliere i finanziamenti necessari per la realizzazione dell’opera (circa 5 miliardi di dollari). Esultano le organizzazioni internazionali che da anni si battono contro la realizzazione di Sakhalin II. In particolare, in Inghilterra The Corner House ed il WWF. Sakhalin II inizialmente ha visto il coinvolgimento di Royal Dutch Shell PLC (RDSB.LN), Mitsubishi Corp. (MSBHY) e Mitsui Corp. (MITSY) per produrre gas naturale liquefatto che dalla remota isola dell’Est della Siberia sarebbe poi finito in Asia. Lo scorso anno il controllo del progetto è passato alla Gazprom, il gigante petrolifero russo, a seguito delle pressioni esercitate dal Cremlino sulla Shell e le altre compagnie occidentali, accusate di violazioni ambientali e un aumento non giustificato dei costi.

La società di rating lancerà un programma pilota di valutazione in America Latina per promuovere un’infrastruttura destinata “allo sviluppo delle istituzioni di microcredito”. Il progetto, realizzato con la collaborazione della Banca Interamericana di Sviluppo (IDB), mira ad ampliare le possibilità di accesso delle istituzioni di micro finanziamento (IMF) ai mercati dei capitali. Secondo il general manager del Fondo d’Investimento Multilaterale della IDB Donald Terry, «il coinvolgimento di S&P nel microcredito rappresenta una pietra miliare per il settore». L’agenzia inizierà col realizzare dieci valutazioni pilota che integreranno un programma di ricerca indipendente sulle metodologie di rating applicate al microcredito. Il progetto si pone in continuità con una strategia già perseguita da S&P nel corso degli ultimi anni. In passato è stata la prima del settore ad attribuire una valutazione pubblica a una transazione di microcredito obbligazionario. La sussidiaria indiana di S&P CRISIL ha già realizzato più volte questo genere di valutazioni mentre di recente un’analoga iniziativa è stata condotta da S&P in Messico in occasione della prima offerta pubblica promossa dal Banco Compartamos S.A., un’istituzione attiva nel settore del micro finanziamento.

Il Ministero delle Finanze norvegese ha escluso tre aziende di armamenti dalla lista degli investitori del Fondo Pensione del governo. Hanwha Corporation (Corea del Sud), Serco Group Plc (Regno Unito) e GenCorp Inc (USA) sono state ritenute non idonee alla partecipazione sulla base delle indicazioni fornite al governo di Olso dall’Etikkrådet, il Consiglio etico che vigila sui contribuenti del Fondo. Le tre aziende si sono specializzate nella produzione di proiettili a frammentazione (le cluster munitions) e di armamenti nucleari. Nel corso dei suoi tre anni e mezzo di lavoro (istituito da una legge del novembre 2004), il Consiglio etico non ha esitato a mietere “vittime illustri” tra gli aspiranti investitori che era stato chiamato a valutare. Sulle base del parere espresso dall’Etikkrådet, il Ministero delle Finanze aveva già bloccato le aspirazioni d’investimento di sette produttori di cluster munitions e di nove aziende del settore nucleare bellico. Dopo essere stata contattata nel maggio 2007, la Hanwa aveva confermato il proprio impegno nella produzione di proiettili e bombe a frammentazione. Sei mesi dopo una conferma riguardo la produzione di armamenti nucleari era arrivata dalla Serco. Nessuna risposta dalla GenCorp. La società americana è stata successivamente esclusa a seguito delle ricerche condotte dall’ente norvegese.

Diverse organizzazioni e reti internazionali stanno promuovendo un appello per sollecitare le banche e le agenzie di credito all’export coinvolte a fermare ogni tipo di sostegno finanziario al controverso progetto di realizzazione di una diga a Ilisu, nel Sud-Est della Turchia. Secondo i promotori dell’appello, la diga, situata a 65km dal confine dei vicini Iraq e Siria, creerà un gigantesco bacino nella regione kurda del sud-est anatolico. Circa 400kmq intorno alla valle del fiume Tigri - che al momento scorre in gran parte liberamente e dei suoi affluenti saranno gravemente danneggiati o distrutti. Beni culturali unici saranno sommersi nel bacino, compresa la città di Hasankeyf con i suoi oltre 10 mila anni di storia, che ospita le testimonianze di oltre 20 culture passate e che deve essere considerata un patrimonio culturale di tutta l’umanità. Da 55 mila a 78 mila persone saranno danneggiate dal progetto e perderanno i propri mezzi di sussistenza, parzialmente o completamente. La loro presunta partecipazione nella pianificazione del progetto come sancito dagli standard internazionali non è mai stata fatta in modo serio. Il loro sradicamento culturale e sociale aumenterà la destabilizzazione della regione che ha subito per oltre trent’anni violenti conflitti e decenni di violazione dei diritti umani. Tra le banche direttamente coinvolte nel progetto figura anche la Bank Austria Creditanstalt, del gruppo Unicredit. Già da mesi diverse organizzazioni chiedono alla banca italiana di uscire dal progetto e dal controverso sostegno finanziario a questa diga.

125 milioni di dollari. È il risarcimento patteggiato da 11 giganti farmaceutici finiti sotto inchiesta dopo la causa intentata dalle associazioni dei consumatori e da alcune compagnie assicuratrici Usa. Lo ha reso noto un comunicato dello studio legale Hagens Berman. Le aziende coinvolte (tra cui Abbott Laboratories, Amgen, Aventis Pharmaceuticals, Hoechst Marion Roussel, Baxter Healthcare, Baxter International, Bayer, Pharmacia Corporation e Watson Pharmaceuticals) erano state accusate nel 2002 di aver gonfiato i prezzi di alcuni farmaci venduti dietro prescrizione medica (Aranesp, Epogen, Neupogen, Neulasta, Anzemet, Ferrlecit e Infed), utilizzati per il trattamento di gravi patologie tra cui tumori e Aids. Secondo l’accordo, da cui sono escluse AstraZeneca e Bristol-Myers Squib (condannate nel 2007 a pagare 14 milioni) l’82,5% del risarcimento sarà destinato alle parti terze e il 17,5% verrà diviso tra i consumatori. I 125 milioni di dollari dell’accordo sono solo una parte dei risarcimenti stabiliti. Nell’agosto 2006 GlaxoSmithKline aveva patteggiato per 70 milioni, imitata 10 mesi dopo da AstraZeneca costretta a concedere 24 milioni di rimborso ai consumatori.

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Tutelare gli investitori La legge ci prova, le banche “svicolano” Si chiama MiFID. È la nuova direttiva Ue per aumentare garanzie e trasparenza negli investimenti. Ma il sindacato

dei bancari denuncia: molti istituti di credito cercano di aggirare le regole. Per aumentare gli utili. A svantaggio dei clienti. dice lui, in realtà almeno 150 euro) per poi avere un ritorno economico in futuro. Non lesina tempo per spiegarmi i vantaggi e le gaporta il nome, basti sapere che è uno dei grandi grupranzie di un simile investimento. Si dimentica, però, di informarmi pi italiani): il direttore mi intercetta e mi informa che, sulle commissioni di gestione e soprattutto sulle penali in caso di rein base a una direttiva della Ue (la “Micesso prima di sei anni. Percentuali da usura: 16,50% nei primi 24 FID”), entro il 30 giugno dovrò sottodi Emanuele Isonio mesi, 12,5% nel terzo anno. Proprio quello che avrebbe invece dopormi a un questionario, obbligatorio, vuto fare in ottemperanza alla direttiva europea e al questionario per valutare le mie conoscenze dei servizi finanziari. In caso contrache mi ha diligentemente sottoposto. rio, il mio deposito titoli sarà bloccato. Ho un po’ di tempo libero: decido quindi di compilarlo seduta stante. Si risolve tutto in meno di trecento secondi. Due schermate, una ventina di domande sulle Le speranze di Bruxelles mie prospettive di investimento e sulla “dimestichezza” con i nuLa MiFID (Markets in Financial Instruments Directive) era stata ideamerosi termini finanziari: Bot, Ctz, Pronti contro termine, azioni, ta dai tecnici della Commissione europea nel 2004. Un tentativo di Etf, obbligazioni, Coverent warrant, hedge fund e derivati Otc. Riarginare l’emorragia di credibilità del sistema bancario dopo scandasultato: profilo di “cliente retail” (ovvero non professionale) e “pruli e clamorosi crack finanziari (Cirio, Parmalat,Tango-bond argentidente”. In sostanza il livello (quasi) più basso. Che mi dà diritto alni). La nuova disciplina punta, quindi, a ostacolare gli investimenti la massima tutela quando mi verranno proposti “opachi”, migliorare il servizio al cittadino-investitoLINK UTILI investimenti. E mi sono precluse (a meno di mio re, garantire informazioni più chiare e ridurre i costi esplicito ed informato consenso) le operazioni più ridi negoziazione e compravendita (vedi TABELLA 1 per i ec.europa.eu/internal_market schiose. Tutto perfetto, quindi. O quasi… punti-chiave). Ma la direttiva è stata recepita in Italia www.consob.it www.fiba.it C’è un piccolo neo: il direttore mi propone un’assolo nell’agosto scorso ed è entrata in vigore il primo www.abi.it sicurazione “Ramo Vita a premio ricorrente” nella novembre. Grazie ad essa, i clienti delle banche dowww.tuttoconsumatori.it quale dovrei versare una quota mensile (“minima” vrebbero, d’ora in poi, essere più garantiti negli inveREVE ESPERIENZA AUTOBIOGRAFICA. Passo in banca (non im-

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to che riunisce bancari e assicurativi, ha qualche perplessità. I TERMINI CHIAVE DELLA MIFID «Stiamo scoprendo situazioni non proprio cristalline – spiega Abolizione della regola Ogni intermediario potrà creare una propria piattaforma di negoziazione. un loro dirigente nazionale, che di concentrazione È un tentativo estremo di aumentare la concorrenza. manterremo anonimo – Le banAdeguatezza Un’operazione è “adeguata” se corrisponde agli obiettivi di investimento del cliente che ufficialmente dicono ai ed è finanziariamente sopportabile. propri dipendenti di rispettare Appropriatezza Gli intermediari devono verificare le conoscenze e le esperienze di investimento alla lettera le disposizioni Midi un cliente per determinare se il prodotto è “appropriato”. FID ma, al tempo stesso, impongono obiettivi commerciali Best execution Gli intermediari hanno l’obbligo di eseguire l’ordine del cliente alle «migliori condizioni anche a danno dei propri interessi». troppo elevati». In sostanza, chi lavora in banca sarebbe “tra Categorie di clienti L’utenza è divisa in tre categorie, con diversi livelli di protezione: clienti istituzionali, Scilla e Cariddi”. «Tanto più esclusi dalla best execution; clienti professionali, con tutela ridotta rispetto agli obblighi previsti per la prestazione di servizi di investimento; “clienti al dettaglio” (piccoli che, se non raggiungono i livelrisparmiatori) che godono delle massime garanzie. li di investimento prefissati, riConflitto di interessi Autorità e intermediari devono adottare «ogni misura ragionevole per identificare cevono pressioni psicologiche i conflitti d’interesse e per evitare conseguenze negative sugli interessi legittimi dei insostenibili e quotidiane». clienti». Quando il conflitto è inevitabile, deve essere esposto al cliente nero su bianco. Alcuni istituti di credito, per Consulenti finanziari Le persone fisiche possono prestare servizi di consulenza finanziaria, previa iscrizione “svicolare” le nuove norme, si soa un albo tenuto da un organismo di controllo che avrà il potere di sospendere o radiare no “sostituiti” ai clienti. È il caso chi commette gravi infrazioni. di Intesa-San Paolo che, in una Execution only Per responsabilizzare i clienti a caccia di affari facili, la Mifid prevede che quando lettera del 16 febbraio, ammette è il cliente a voler comprare azioni o bond non strutturati, «l’intermediario non è tenuto candidamente di aver fatto «proa effettuare le valutazioni, purché ne abbia informato il cliente». filature d’ufficio» per i clienti che Più vigilanza Nuove modalità di collaborazione tra autorità, banche e intermediari. Il nuovo non hanno ancora sottoscritto il regolamento congiunto Consob-Bankitalia prevede pieno scambio di informazioni questionario. La banca, da parte sulle banche. sua, si giustifica dicendo di aver Passaporto europeo Il passaporto permette alle imprese d’investimento, autorizzate in uno stato europeo, agito «a scopo prudenziale» e di di fornire servizi in tutta Europa con la sola autorizzazione dello Stato d’origine. aver assegnato a quei clienti «il profilo finanziario più a basso riRapporto È contrattualizzato. La Consob ha pubblicato il nuovo regolamento degli intermediari, intermediario-cliente completamente riscritto. Le nuove norme tutelano l’interesse del cliente con strumenti schio». «Ma così – spiegano anpiù forti, ma anche attribuendo maggiori responsabilità agli intermediari. cora da Fiba – hanno di fatto svilito la ratio della direttiva che serve ad esplicitare le conoscenze tecniche dei clienti per rendere gli instimenti finanziari contro eventuali operazioni spericolate. Dovrebvestimenti coerenti con i loro obiettivi e la loro situazione finanziaria». bero. Perché in Italia troppo spesso si scovano modi per aggirare buoDobbiamo quindi rassegnarci a vedere svuotata una buona norma? ne leggi. Soprattutto in un settore in cui la trasparenza rischia di es«Non è detto. La MiFID è ottima e può dare risultati importanti. Ognusere sacrificata in nome del profitto. no però deve fare la propria parte. Gli organismi di vigilanza italiani devono tenere gli occhi aperti contro eventuali abusi. I dipendenti devoI timori di Fiba no vivere la legge, non come un ostacolo, ma come un’opportunità di «Con la MiFID a disposizione del cliente, ci saranno più informatrasparenza e tutela. I clienti, infine, devono farsi parte attiva ed esigezioni e più conoscenze per effettuare scelte finanziarie consapevore di essere informati. Purtroppo, la cultura finanziaria italiana non è li» annuncia enfaticamente l’Abi, che ha calcolato in 300 milioni ancora all’altezza degli altri Stati europei». di euro il costo dell’adeguamento alla direttiva. La Fiba, il sindacaTABELLA 1

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«Norme positive. Sta a noi trasformarle in realtà» Giuseppe Gallo (Fiba-Cisl): «Nella fase transitoria, qualche contraddizione nell’applicazione è forse inevitabile. Di certo per il futuro l’applicazione della Mifid dovrà essere ferrea». A MIFID CONTIENE NORME MOLTO IMPORTANTI. Che produrranno vantaggi per i clienti, per i dipendenti, ma anche per gli istituti di credito», spiega Giuseppe Gallo, segretario generale della Fiba-Cisl (Federazione italiana bancari e assicurativi). di Emanuele Isonio

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«Come sindacato spingeremo per la più ferrea applicazione della direttiva e delle norme contenute nel nuovo contratto di lavoro». Che giudizio ha sulle innovazioni introdotte?

Decisamente positivo. La Mifid apporta elementi di maggiore sostenibilità e compatibilità nella gestione dei budget fissati dalle singole banche. Che è poi lo stesso obiettivo sul quale noi avevamo scommesso firmando, quattro anni fa, il protocollo insieme all’Abi.

Imporre quindi ai propri dipendenti obiettivi commerciali troppo elevati può di fatto essere un ostacolo al ferreo rispetto della direttiva, che pure le banche sembrano esigere? La Mifid dice chiaramente che i budget aziendali e i si|

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stemi incentivanti devono rispettare il profilo della propria clientela e dei principi di adeguatezza e appropriatezza. Una rivoluzione rispetto al passato… Si apre uno scenario decisamente diverso rispetto alla gestione degli obiettivi commerciali fatta finora. D’ora in poi i budget potranno essere stilati solo dopo aver fatto una profilatura della clientela. La direttiva Ue, in questo senso, è rigorosa. E anche il contratto firmato a dicembre stabilisce che gli incentivi devono rispettare i principi cardine della Mifid. I dipendenti saranno più tutelati? Non c’è dubbio. Finora dovevano collocare i prodotti bancari indiscriminatamente. Ora saranno liberati da un dilemma etico. Godranno quindi di maggiore dignità lavorativa. Eppure ci sono direttori di banca che “premono” per collocare i clienti in profili di rischio più elevati, istituti di credito che ammettono “profilature d’ufficio”. Fatta la legge, trovato l’inganno? Non darei un giudizio così netto. Sono contraddizioni forse inevitabili nell’attuale fase transitoria. I budget per quest’anno sono già stati fatti ed è difficile rivederli. Le banche vivono tra l’altro una fase delicata.

Quindi non è preoccupato per l’effettiva applicazione della normativa? No, sono fiducioso per il futuro. Le trasformazioni non si fanno per decreto. Una buona norma e un buon contratto da soli non cambiano la realtà. Pongono buone basi su cui bisogna costruire. Margini di rischio esistono ma ci sono sicuramente elementi per essere ottimisti. Cosa consiglia agli istituti di credito? Di adeguarsi subito, di giocare d’anticipo. Di fare quella che nel gergo si chiama “competizione reputazionale”. Ovvero di lavorare per migliorare la credibilità e la trasparenza del sistema bancario, la cui reputazione ora è – ahimè – molto bassa. In questo modo la propensione della clientela a investire negli strumenti finanziari aumenterebbe. E a lavoratori e clienti? Ai dipendenti delle banche ricordo che nessuno può imporre loro di violare la legge. Il mio consiglio è quindi: studiate bene la Mifid perché è uno strumento per la loro tutela e un aiuto per il loro lavoro. Non bisogna viverla come un ostacolo. Ai clienti invece ricordo che il questionario al quale saranno sottoposti in banca è molto importante. Devono compilarlo con attenzione. Dare risposte precise significa assicurarsi in futuro garanzie maggiori.

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L’INFORMATIVA SUI PRODOTTI ETICI: L’ESEMPIO DI ETICA SGR OGNI CLIENTE CHE VUOLE INVESTIRE IN FONDI “ETICI” deve ricevere informazioni dettagliate da parte dell’istituto di credito. Ecco un breve stralcio del prospetto informativo di Etica Sgr (per maggiori informazioni: www.eticasgr.it)

governance. Viene valutato il grado di coinvolgimento degli emittenti in una serie di settori controversi: test sugli animali, armamenti, gioco d’azzardo, organismi geneticamente modificati, energia nucleare, pesticidi, tabacco.

CARATTERISTICHE DI RESPONSABILITÀ SOCIALE DEI FONDI Etica Sgr si impegna ad investire i patrimoni dei fondi in strumenti finanziari di emittenti che al momento si caratterizzino per un elevato profilo di responsabilità sociale e ambientale. CRITERI ETICI DI SELEZIONE DELLE IMPRESE E DEGLI ORGANISMI SOVRANAZIONALI Sono presi in considerazione diversi aspetti della responsabilità dell’emittente, quali: politiche sociali, impatto ambientale, qualità della

IL MERCATO DEI FONDI SOCIALMENTE RESPONSABILI IN EUROPA DATI IN MILIARDI DI EURO

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CRITERI ETICI DI SELEZIONE DEGLI STATI Sono esclusi a priori gli Stati coinvolti in gravi violazioni dei diritti umani o retti da regimi dittatoriali. FONDO DI GARANZIA PER PROGETTI DI MICROCREDITO Altro elemento di specificità dei fondi appartenenti al Sistema Valori Responsabili è l’istituzione di un fondo di garanzia per progetti di microcredito in Italia. A tale fondo contribuiranno i singoli sottoscrittori, con una somma pari allo 0,1% di ciascun importo versato, e la Società di Promozione, con la devoluzione di una parte della commissione di gestione percepita.

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FONTE: ELABORAZIONE DI ETICA SGR SU DATI FORNITI DA AVANZI - SRI RESEARCH, GIUGNO 2007

la propria reputazione e credibilità fra i clienti

L’Italia non è stata toccata direttamente dalla crisi dei mutui subprime. Il nostro è un sistema meno predatorio rispetto al contesto internazionale, ma tali dinamiche inevitabilmente lo influenzano. In un simile contesto, possono esserci maggiori resistenze all’applicazione della Mifid.

FONTE: ELABORAZIONE DI ETICA SGR SU DATI FORNITI DA AVANZI - SRI RESEARCH, GIUGNO 2007

banche dovrebbero “Le giocare d’anticipo. E sfruttare le nuove norme per migliorare

PATRIMONIO DEI FONDI EUROPEI SOCIALMENTE RESPONSABILI (%) DATI GIUGNO 2007

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Con la Mifid più trasparenza per i fondi etici Il nuovo regolamento intermediari che recepisce la direttiva riconosce la finanza responsabile e richiede informazioni aggiuntive a chi promuove investimenti Socially Responsible. stia assumendo sempre maggiore rilevanza, è ormai un dato di fatto. Rimane (ancora) minoritario rispetto agli strumenti finanziari tradizionali, ma l’espansione prosegue (vedi GRAFICO 1 e GRAFICO 2 ). Non è quindi un di M.Is. caso che la Consob abbia deciso di introdurre specifiche norme dedicate alla finanza etica. Per dare «una risposta alla crescente diffusione, registratasi in Italia, sia di questi prodotti finanziari sia di una vera e propria cultura della responsabilità sociale nelle pratiche imprenditoriali e di investimento».

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HE IL SETTORE DEI PRODOTTI FINANZIARI ETICI

Il Libro VII per gli investimenti responsabili Si chiama Libro VII del nuovo Regolamento Intermediari (il 16190), | 34 | valori |

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“In materia di finanza etica o socialmente responsabile”. Una “creatura” nata nell’ottobre scorso su impulso della MiFID e del decreto legislativo che ha recepito la direttiva europea nel nostro Paese. In parole povere, introduce nuove e maggiori garanzie a vantaggio dei risparmiatori “etici” perché impone alle società di gestione del risparmio di fornire informazioni aggiuntive alla clientela nei rendiconti annuali e sui propri siti internet. A dire il vero, le norme ricalcano fedelmente quelle introdotte, sempre dalla Consob, qualche mese prima (nel maggio 2007), nel precedente regolamento intermediari. Ma è evidente la volontà di enfatizzare l’importanza di tali norme, prevedendo per loro una sezione ad hoc. «L’intervento del maggio scorso è stato il primo deciso dall’autorità di vigilanza italiana per regolamentare la finanza socialmente responsabile. Ha quindi anticipato quanto è stato da lì a poco im-

posto dalla MiFID. Un segnale importante per un settore in continua crescita, anche nel nostro Paese». spiega Alessandra Viscovi, direttore generale di Etica Sgr, società pioniera nel settore degli investimenti responsabili. «Da sempre, ancor prima della nuova normativa – prosegue - sul nostro sito e nei rendiconti periodici pubblichiamo la lista dei titoli in cui investiamo, i criteri dettagliati di selezione e gli aggiornamenti sulle iniziative di azionariato attivo e di microcredito che sosteniamo attraverso i fondi». E proprio Etica Sgr è stata consultata dalla Consob ed è stata coinvolta nella fase di elaborazione delle nuove norme.

Due articoli a garanzia della trasparenza Ma cosa impone, nello specifico, il nuovo regolamento? Gli arti-

coli 89 e 90 introducono obblighi informativi e di rendicontazione nei confronti del cliente. In particolare dovranno evidenziare chiaramente «gli obiettivi e le caratteristiche che giustificano la qualificazione di prodotto “etico”, le procedure utilizzate per raggiungerli, le politiche di azionariato attivo eventualmente perseguite, l’eventuale destinazione dei proventi generati dai prodotti in favore di iniziative etiche». I clienti dovranno poi essere informati su tempi e modi dell’effettiva realizzazione degli obiettivi promessi. Sulla base dei due articoli, ogni istituto di credito deve stilare un’informativa sui propri prodotti “etici” (vedi BOX sul prospetto proposto da Etica Sgr). Sta poi al cliente fare un confronto tra i vari fondi d’investimento. E scegliere in modo trasparente e consapevole.

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Il colonialismo di Profumo sulle spalle dei lavoratori Il mercato bancario italiano sta giungendo alla fine di un periodo di consolidamento senza precedenti che ha visto la nascita di cinque nuovi gruppi: Unicredit-Capitalia, Sanpaolo-Intesa, Banco Popolare, UBI e Montepaschi-Antonveneta. Come si stanno formando questi nuovi soggetti? E com’è vissuto il processo di integrazione da parte dei lavoratori? Per rispondere a queste domande, Valori lancia, a partire da questo numero, un’inchiesta in cinque puntate. Con l’aiuto di esperti del settore e la voce dei delegati Fiba, il sindacato dei bancari della Cisl. ASCE IN ITALIA LA SECONDA BANCA EUROPEA”. Un colosso da 9.200 sportelli che capitalizza quasi 100 miliardi di euro. Una notizia che si legge in tutte le salse sui giornali di mezzo mondo all’indomani dell’annuncio della fusione tra Unicredit e Capitalia, nel maggio del 2007. di Mauro Meggiolaro «Il nostro obiettivo è costruire una nuova avventura, nuova per tutti», dichiara Alessandro Profumo, futuro amministratore delegato del Gruppo. «È un’operazione che rafforza le due banche in Italia, la presenza geografica dei nostri sportelli si integra in modo quasi perfetto, per questo la fusione sarà veloce, efficiente ed efficace». I complimenti della stampa e degli analisti si sprecano, gli utili vengono dichiarati “in crescita da subito”, la fusione per incorporazione diventa un “accordo su basi amichevoli”, mentre sulla governance e sul modello di business c’è Alessandro Profumo, amministratore “grande chiarezza”. Nei mesi successivi all’annuncio il lesdelegato del gruppo sico dell’operazione “Unicredit-Capitalia” si arricchisce via Unicredit-Capitalia. via di nuovi vocaboli. L’accordo amichevole viene presto percepito come una “colonizzazione”, la governance cristallina rischia di essere inquinata da “dinamiche politiche”, mentre la perfetta integrazione degli sportelli soffre a causa di “squilibri” nella distribuzione del personale. A quasi un anno di distanza dall’annuncio della fusione, l’entusiasmo della vigilia sembra essersi smorzato, mentre emergono una serie di problemi concreti. «Stiamo facendo i conti con un’enorme diversità culturale tra le due aziende, molto più grande di quelle che

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Gli obiettivi della fusione con Capitalia hanno inasprito le pressioni sulla rete di vendita. 5.000 gli esuberi contrattati. Ma quasi 6.900 chiedono di andarsene | 36 | valori |

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abbiamo vissuto nelle fusioni passate», spiega Sandra Paltrinieri, Segretaria Responsabile Fiba–Cisl di Unicredit Banca. «Fin dall’inizio, comunque, è stato chiaro che la cultura del merger è quella di Unicredit», continua. «In effetti da parte della banca c’è un forte atteggiamento di colonizzazione, che non viene nemmeno nascosto. E per contro si assiste a una grossa insofferenza da parte di chi viene colonizzato». La vera regia dell’operazione, come in passato, è in mano ai fedelissimi di Profumo: uomini chiave dell’ex Credito Italiano e, in parte, della Cassa di Risparmio di Torino. Sono loro che ricopriranno i ruoli più importanti nel nuovo soggetto Unicredit-Capitalia. Ma la lunga marcia dei colonnelli di Unicredit procede ancora a tentoni, in assenza di un piano industriale. « È il grave limite della fusione: l’azienda vuole ridurre gli organici prima di presentare il piano, perché buona parte delle sinergie nei costi sarà raggiunta con tagli del personale. Ora però non possiamo più permetterci di aspettare», spiega Sandra Paltrinieri.

I NUMERI PRIMA DELLA FUSIONE AL 31.12.2006 UNICREDIT GROUP Dipendenti: oltre 35.000 in Italia (142.000 in Europa) Sportelli: 2.592 (in Italia), oltre 7.300 in tutta Europa Totale attivo: 823,28 miliardi di euro Crediti verso clientela: 441 miliardi di euro Raccolta clientela: 288 miliardi di euro Utile: 5,45 miliardi di euro

CAPITALIA Dipendenti: circa 30.000 Sportelli: 2.020 Totale attivo: 137,132 miliardi di euro Crediti verso clientela: 96 miliardi di euro Raccolta clientela: 96,8 miliardi di euro Utile: 1,16 miliardi di euro

FONTE: BILANCI DELLE IMPRESE

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Profumo ce la farà. A tutti i costi

OBIETTIVI DELLA FUSIONE Capitalizzazione Tipo di fusione

Circa 70 miliardi di euro (febbraio 2008) Fusione per incorporazione di Capitalia in Unicredito Italiano sulla base di un rapporto di concambio di 1,12 azioni ordinarie di UniCredit per ogni azione ordinaria di Capitalia (con un premio del 23,5% all’8 maggio 2007 – ante speculazioni). Sinergie lorde stimate 1,2 miliardi di euro dal 2010, di cui il 68% deriverà da risparmi dei costi e il 32% da ricavi incrementali. Esuberi 5.000 PUNTI DI FORZA E PUNTI DI DEBOLEZZA DELLA FUSIONE

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cui già si avvertiva una grave emergenza nel personale che entreranno in una fase di ancora maggiore emergenza», spiega Sandra Paltrinieri. «Del resto a Unicredit non interessa che gli esuberi siano ben distribuiti, ma che si arrivi a 5 mila dipendenti in meno. Unicredit ragiona con i numeri. Ma a noi i conti non tornano».

PUNTI DI FORZA Solidità del management di Unicredit Staff preparato all’integrazione post fusione Sinergie nei sistemi informatici con recupero di efficienza Notevole diversificazione dei servizi del Gruppo e delle aree geografiche in cui è presente

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PUNTI DI DEBOLEZZA Assenza di un piano industriale Squilibri nella distribuzione degli esuberi Pressioni crescenti sulla rete di vendita Politiche clientelari in Capitalia (in particolare nel Banco di Sicilia)

stupirsi se la gente non vede l’ora di scappare». Come se non bastasse, si starebbero creando gravi squilibri nella distribuzione delle uscite che, essendo ad adesione volontaria, si concentrano dove si lavora in condizioni peggiori, in zone periferiche, già colpite dalla carenza di personale. «Purtroppo nell’accordo con l’azienda non abbiamo potuto inserire la possibilità di monitorare la distribuzione degli esuberi. Presto ci troveremo con aree in

L’impressione però è che, alla fine, Profumo ce la farà. Perché è forte. Talmente forte da essere riuscito a neutralizzare in gennaio, nel giro di un paio di settimane, il golpe del Banco di Sicilia, guidato dall’ex presidente Mancuso che, con un blitz, contro il volere di Unicredit, aveva nominato direttore generale della banca siciliana un suo fidato al posto di Roberto Bertola, di nomina milanese. L’emergenza è rientrata, Mancuso ha rassegnato le dimissioni e, almeno per ora, la politica locale dovrà rinunciare a rimettere le mani sull’erogazione del credito e sulle assunzioni del personale. Ma Profumo sembra inarrestabile anche agli occhi del sindacato. «Non so se Unicredit riuscirà a centrare gli obiettivi che si è posto sui ricavi, ma farà di tutto per farcela», spiega Sandra Paltrinieri. «Purtroppo, conoscendo la fortissima volontà del nostro amministratore delegato di creare valore per l’azionista a tutti i costi, non potremo che assistere a un deterioramento delle condizioni di lavoro. Le pressioni che già conosciamo in Unicredit saranno “esportate” anche nel Banco di Sicilia e in Capitalia. Soprattutto se, come pare di intuire, il 2008 non sarà un anno particolarmente roseo dal punto di vista economico».

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In fuga da pressioni intollerabili La negoziazione tra azienda e sindacati sul ridimensionamento degli organici ha portato a un risultato paradossale. Mentre sono stati contrattati 5 mila esuberi (tra pensionamenti anticipati e accesso al fondo di solidarietà), quasi 6.900 persone hanno chiesto di andarsene. «C’è un disagio enorme, un malessere diffuso tra i lavoratori», continua la Segretaria Fiba. «In Capitalia c’è l’insicurezza che deriva dalla colonizzazione, nel gruppo Unicredit c’è uno stress da lavoro pesantissimo: le pressioni sui budget sono diventate intollerabili e, spesso, gli obiettivi sono raggiunti con la vendita di prodotti discutibili, che creano forti problemi di coscienza. Non c’è da

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Banca + Etica: un’accoppiata possibile

Quarta puntata del dibattito sul futuro di Banca Etica, lanciato lo scorso settembre da Valori. Tocca a Paolo Beni, presidente nazionale dell’Arci: “l’equilibrio tra valori e crescita si ottiene mantenendo il legame con la base sociale”. il punto di vista originario, mantenere un solido legame con la che sia anche realpropria base sociale e cercare la competitività anzitutto nella camente alternativa esiste. Dobbiamo dimopacità di leggere dal basso i bisogni e progettare dal basso le rispostrarlo». C’è grande ottimismo e convinzione ste in forma partecipata. nelle parole di Paolo Beni, presidente naIl sogno di fare impresa al servizio di un’economia diversa, sozionale dell’Arci, tra i soci fondatori della di Paolo Beni cialmente ed ecologicamente sostenibile, è tanto più banca. Un entusiasmo che ambizioso per una banca. Non solo perché il sistema ficontinua in tutta l’intervista. Prima di lui hanno già nanziario è il cuore del modello economico che voespresso il loro parere, rispondendo alle domande sul gliamo cambiare, ma anche perché su questi temi c’è futuro di Banca Etica, proposte dalla Redazione di Vauno storico ritardo culturale del mondo del non profit lori lo scorso settembre, Leonardo Becchetti, professoe della solidarietà, che spesso manifesta un rapporto re di economia politica all’Università di Torvergata a schizofrenico col denaro. Roma (Valori di novembre), Tonino Perna, docente di L’obbiettivo di Banca Etica deve essere proprio sociologia economica all’Università degli Studi di Mesquello di “smontare” la percezione di ambiguità che si sina (Valori dicembre) e Andrea Ferrante, presidente Paolo Beni, attribuisce al concetto di banca alternativa. Dimostradell’Aiab, l’associazione italiana per l’agricoltura biolopresidente re che si possono maneggiare strumenti finanziari sengica (Valori marzo). nazionale dell’Arci. za esserne contagiati, che si può fare banca in modo diverso, anteponendo all’obbiettivo del profitto di azionisti e CRESCITA VS COERENZA ETICA/MISSION: è possibile investitori quello di un uso sociale e responsabile del denaro al sermantenere i valori fondanti (il “sogno”) di Banca Etica, mivizio del bene comune e dell’interesse generale. Cioè mettendo al rando ad un’espansione? È possibile uscire dall’ambiguità primo posto le persone e i valori che possono orientare un diverdi banca alternativa? so modo di produrre e consumare. Non solo è possibile, ma credo debba essere una condizione necessaria per ogni impresa che voglia porsi finalità etiche. L’obbiettivo della crescita è naturale per un’organizzazione sociaPARTECIPAZIONE E MAGGIOR COINVOLGIMENTO DEI SOCI: le che decida di usare gli strumenti dell’impresa economica. Che strumenti di gestione aperta (come bandi) per la sponpoi questo comporti il rischio di venir risucchiati nella logica del sorizzazione di iniziative; migliorare la capacità di ascolmercato, scivolando verso derive economicistiche è altrettanto nato e di risposta alle esigenze di clienti e soci; migliorare turale. D’altra parte sarebbe velleitario sottovalutare la grande cai meccanismi elettorali, da molti soci considerati troppo pacità di attrazione e di condizionamento del modello economico “blindati”. che contestiamo. È un problema su cui deve riflettere seriamente Il rapporto con la base sociale è un nodo decisivo per il futuro di l’intero sistema non profit italiano. Ma sono convinto che sia del Banca Etica e, soprattutto, per la capacità di coniugare la crescita tutto possibile mantenere coerenza ed equilibrio fra la dimensiodel progetto con la sua tenuta sul piano dei valori. I soci sono un ne valoriale e quella economica, a condizione di non smarrire mai punto di riferimento imprescindibile.

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O SPAZIO PER UNA BANCA VERA

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L’obbiettivo è quindi anzitutto rafforzare e consolidare la capacità della banca di essere interlocutore dei tanti soggetti diversi che negli ultimi anni hanno contributo ad affermare nella società italiana una nuova sensibilità sui temi della pace e dei diritti, dei beni comuni e degli stili di vita, della sostenibilità ambientale e della responsabilità sociale. Il target è composto di singoli cittadini, imprese sociali, associazioni, movimenti, reti del commercio equo e del consumo critico, ma anche di una miriade di piccole esperienze locali e pratiche sociali. È un mondo plurale, ricco di esperienze ma per sua natura anche molto polverizzato, incline alla frammentazione. Accrescere la capacità di ascolto e di risposta nei confronti di questo mondo è la condizione per puntare ad un più forte radicamento di Banca Etica nei territori, ed è anche la strada per migliorarne l’operatività e rilanciarne al tempo stesso il carattere peculiare di movimento culturale. Un contributo importante in questo senso può venire dall’impegno dei soci fondatori e soprattutto dal coinvolgimento e dalla responsabilizzazione delle grandi reti nazionali del terzo settore. Le grandi realtà dell’associazionismo che fin dagli inizi sostennero il progetto di Banca Etica devono recuperare un ruolo più attivo e propositivo nella vita della banca, anche tornando ad essere protagoniste delle circoscrizioni soci.

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IL SUD DELL’ITALIA: presenza, capacità di fare rete, di innescare circuiti virtuosi, di attirare investimenti sul posto. Stare al fianco dei “non bancabili”, soprattutto nella lotta alla criminalità organizzata (ma anche della burocrazia disorganizzata). Nello sviluppo al Sud dovranno concentrarsi molte energie della

banca nei prossimi anni. Stiamo parlando di un contesto territoriale sicuramente meno favorevole per l’insediamento di Banca Etica, perché nel meridione sono più deboli le reti sociali e le esperienze organizzate della partecipazione civile; ma anche di un’area ricca di stimoli e di energie positive, da cui emerge una forte domanda di cambiamento e di innovazione sociale. Al Sud la cappa della criminalità organizzata si è fatta nuovamente pesante, disoccupazione e lavoro nero toccano livelli preoccupanti, la coesione sociale è minacciata insieme a ogni strumento di tutela ambientale e di valorizzazione del territorio. Ma le spinte al cambiamento arrivano soprattutto dalle nuove generazioni, che negli ultimi anni sono state protagoniste del rilancio del movimento antimafia. La mobilitazione per la confisca e il riuso dei beni mafiosi ha offerto un segnale importante di riscatto. Le cooperative nate per coltivare le terre confiscate dimostrano che l’azione collettiva può aiutare a liberarsi dal giogo dei poteri criminali e che le comunità locali possono tornare protagoniste della propria emancipazione sociale e culturale creando lavoro e sviluppo. C’è un Sud che vuole essere finalmente protagonista di una crescita qualitativa dei suoi territori, sostenibile sul piano sociale ed ambientale, rispettosa di tradizioni e vocazioni locali. Partendo da una intensa produzione di beni relazionali, di solidarietà, fiducia nel futuro, cooperazione orizzontale, legalità democratica. Questo Sud non si aspetta più soltanto aiuti, ma chiede modelli di democrazia includente, spazi di partecipazione in cui far incontrare le domande sociali, sviluppo economico sano, e quindi strumenti per fare impresa operando nella legalità. Il ruolo della finanza etica può essere determinante nel sostegno di questi percorsi, ed è una sfida a cui Banca Etica non può certo sottrarsi.

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Conto alla rovescia per le assemblee di Eni ed Enel

L’assalto degli azionisti attivi Treni speciali destinazione Ubs

Per la Fondazione Culturale Responsabilità Etica è arrivato il momento di preparare i suoi interventi davanti ai Cda. Su quali aspetti “critici” puntare? La scelta è fin troppo ampia, il tempo limitato: solo 15 minuti. Bisogna scegliere.

Più di 6.500 i partecipanti all’assemblea straordinaria della banca svizzera. La Fondazione Ethos ottiene il 45% dei voti per chiedere un’indagine straordinaria sui conti. Ma è solo il primo passo.

ENI ED ENEL SI AVVICINANO. La prima è stata confermata per il 29 aprile, almeno per l’approvazione del bilancio. Rinviato al 10 giugno l’incontro per le nomine dei vertici. La compagnia energetica, invece, ha deciso di di Elisabetta Tramonto spostare tutto al dopo-elezioni, tra il 9 e l’11 giugno. La Fondazione Culturale Responsabilità Etica, ormai azionista a tutti gli effetti (con 250 titoli Enel e 80 Eni, acquistati per l’iniziativa di azionariato critico, lanciata lo scorso gennaio), sarà presente a entrambe. Avrà a disposizione solo 15 minuti per parlare, per sottolineare le politiche di Eni ed Enel che danneggiano l’ambiente, violano i diritti umani, hanno un impatto negativo. È uno dei momenti chiave dell’azionariato critico, non l’unico, ma forse il più importante. Che argomenti affrontare? Leggendo i giornali degli ultimi mesi, di carne sul fuoco non ne manca, anzi. «Preferiamo però puntare su pochi aspetti, ben argomentati e documentati», spiega Andrea Baranes, di CRBM. « Il nostro obiettivo non è sollevare un polverone, ma ottenere risultati, spingere davvero le due compagnie a modificare le loro azioni».

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E ASSEMBLEE DI

Poche critiche scelte con cura INFO GLI AGGIORNAMENTI della campagna di azionariato critico della Fondazione Culturale Responsabilità Etica, sui numeri di Valori in uscita ogni mese e sui siti www.valori.it e www.osservatoriofinanza.it

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«All’assemblea di Eni parleremo dell’impegno sul fronte delle energie rinnovabili che l’azienda ha annunciato da tempo, ma che nel piano strategico 2008-2011, presentato il 15 febbraio, non cita», anticipa Andrea Baranes. «Chiederemo all’azienda spiegazioni riguardo al “gas flaring” in Nigeria. Si tratta di una procedura, illegale tanto in Italia quanto nel Paese africano, che consiste nel bruciare a cielo aperto il gas di scarto derivante dall’estrazione di petrolio. E affronteremo la questione dei rischi am-

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bientali, sociali e finanziari dei giacimenti petroliferi in Kazakistan. Quello di Kashagan, sul mar Caspio, ricco di un petrolio di qualità molto bassa, contenente nella sua parte gassosa oltre 40 sostanze tossiche». E all’assemblea di Enel? «Torneremo soprattutto sulla politica energetica dell’azienda e sui rischi ambientali, sociali, reputazionali e finanziari della sua scelta di ricorrere, anche se fuori dall’Italia, al nucleare», continua Baranes, facendo riferimento all’impianto di Mochovce, la centrale nucleare della Slovenske Elektrarne, nella Repubblica Slovacca, dove Enel costruirà due nuovi reattori da 440 MW ciascuno.

Pressioni politiche ai vertici A metà marzo si sono riuniti i Cda di entrambe le compagnie. Atmosfera tranquilla sul fronte dei conti. Più per Eni, che chiude il 2007 con 10 miliardi di euro di utile netto (+8,6%). Un po’ meno per Enel, a cui la massiccia campagna acquisti sullo scacchiere mondiale dell’energia ha portato un utile netto di gruppo di 3,97 miliardi (+31%), ma anche un maxi-indebitamento, passato in un solo anno da 11,7 a 55,8 miliardi di euro. Ma il tema scottante era un altro: il rinnovo delle cariche di Enel ed Eni dopo la decisione del governo di lasciare al prossimo esecutivo il compito di scegliere i manager delle aziende di stato. Si tratta dello "spoils system", una pratica tipicamente italiana per le imprese a partecipazione statale: cambia il governo, cambiano i consiglieri di amministrazione. Una decisione criticata da molti. Marcello Messori, presidente di Assogestioni, l’ha definita “un’asimmetria tra l’azionista di maggioranza rappresentato dallo stato e gli azionisti di minoranza che subiscono le sue decisioni”.

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vità delle unità di controllo interne in relazione all’entrata di UBS nel N TRENO SPECIALE. Come quando iniziano le vacanze o mercato subprime». La mozione, che la banca invita a non approvasi torna da un ponte. Solo che stavolta non si scherza. re, finisce al primo punto all’ordine del giorno. Ed è subito bagarre. L’UBS train, così viene annunciato alla stazione di Zu«Sul nostro punto hanno chiesto di parlare 55 persone, ognuna per 5 rigo, è pronto a caricare centinaia di minuti», spiega Jean Laville, vice-direttore di Ethos. «Non si era mai persone per l’assemblea straordinadi Mauro Meggiolaro vista una cosa del genere all’assemblea di una società svizzera». Alla firia della seconda banca europea. È il ne la mozione non passa, ma ottiene un sorprendente 45%, che la 27 febbraio e la banchina è piena di piccoli azionisti pronti a dare batbanca sarà costretta a tenere in considerazione. «Sinceramente ci taglia. Al palazzetto dello sport di Basilea ne arrivano 6.500, il triplo del aspettavamo il 25%. Invece abbiamo quasi rischiato di passare», consolito. È un’occasione unica: non si può mancare. Anche perché i motinua Laville. «È come se fosse scoppiata una bomba: oltre ai fondi tivi per essere furiosi non mancano. Il colosso bancario svizzero UBS pensione e ai piccoli azionisti ci hanno sostenuto a sorpresa i private ha chiuso il 2007 nel peggiore dei modi. Oltre 13 miliardi di euro di banker svizzeri, la Kantonalbank, e in generale gli perdite dovute alle speculazioni sui mutui subpriazionisti bancari. È una grande novità: siamo riume. Per non rischiare il fallimento ha chiesto aiusciti a rompere il fronte delle banche». to a GIC, uno dei due fondi sovrani della Repubblica di Singapore, che si prepara a diventare il maggiore azionista della banca, con il 9% del capiCioccolato, orologi tale. Dall’Asia sono in arrivo 7 miliardi di euro, che e partecipazione salveranno UBS dal collasso. Per farli entrare serve La proposta di aumento di capitale alla fine passa però un aumento di capitale, ed è proprio per quecon l’87% dei voti. Le porte per Singapore e per un sto che è stata convocata l’assemblea straordinaria. misterioso “investitore del medio oriente” sono «Tenuto conto dell’attuale situazione dei merufficialmente aperte. Ma non finisce qui, anzi: siaTreni speciali per l’assemblea di Ubs in partenza dalla stazione di Zurigo. cati finanziari c’è bisogno di rafforzare immediamo solo all’inizio. «L’assemblea UBS è stato tamente la base di capitale del nostro istituto», spiega la banca nel dol’evento dell’anno nell’azionariato attivo in Europa», spiega Laville. cumento di convocazione. Sembrerebbe una passeggiata. Ma in realtà «Ora bisogna continuare, anche perché il contesto non è mai stato conon tutto fila come previsto. sì favorevole: solo 5 anni fa su una mozione del genere avremmo ottenuto il nostro voto e quello di qualche familiare. Oggi le cose sono totalmente cambiate». Il primo appuntamento in calendario per la Un amaro antipasto Fondazione di Ginevra è l’incontro con l’avvocato Peter Kurer, memA rovinare i piani del Consiglio di Amministrazione UBS ci pensa la bro dell’Executive Board UBS. «È lui il vero regista della banca. TorneFondazione Ethos, che da anni rappresenta i diritti di voto di oltre 80 remo sulla richiesta di verifica straordinaria e, se necessario, cercherefondi pensione nelle assemblee delle imprese svizzere. La Fondazione mo un compromesso. I nostri voti non possono essere ignorati. presenta una mozione per chiedere una verifica straordinaria dei conHanno un peso politico enorme». E più di novecento articoli sui giorti, per capire «le ragioni che hanno portato alle perdite e agli adeguanali di mezzo mondo. In meno di tre mesi. menti delle valutazioni», perché sia effettuata un’indagine sulle «atti-

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Microcredito APPUNTAMENTI APRILE>GIUGNO 8 aprile BRUXELLES (BELGIO) PRIMO FORUM FINANZIARIO DEI PAESI MEMBRI DELL’ACCORDO DI AGADIR Un accordo di libero scambio tra l’Egitto, la Giordania, il Marocco e la Tunisia. www.bei.org

11 aprile BERLINO (GERMANIA) CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DI FEBEA (FEDERAZIONE EUROPEA DELLE BANCHE ETICHE E ALTERNATIVE) All’ordine del giorno l’elezione del nuovo presidente della Federazione e l’approvazione della bozza di bilancio. www.febea.org

12-13 aprile WASHINGTON DC (USA) SPRING MEETINGS DELLA BANCA MONDIALE E DEL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE Le due istituzioni finanziarie internazionale si incontrano per fare un bilancio dell’attività 2007 e degli obiettivi per il 2008. Dal 10 al 13 Aprile si apriranno le consultazioni preventive con le Organizzazioni della Società Civile accreditate.

21 aprile PADOVA ASSEMBLEA GENERALE DI SEFEA (SOCIETÀ EUROPEA FINANZA ETICA E ALTERNATIVA) Approvazione del bilancio www.sefea.org

21 aprile INDIANAPOLIS (USA) ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI DI ELI LILLY Etica Sgr vota le mozioni degli azionisti attivi di ICCR e PETA chiedendo maggiore trasparenza sull’outsourcing dei test sugli animali e sui contributi ai gruppi politici. www.eticasgr.it www.iccr.org www.lilly.com

22 aprile ZURIGO (SVIZZERA) ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI DI SWISSCOM | 42 | valori |

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Ethos partecipa rappresentando i diritti di voto dei fondi pensione svizzeri. Al voto si unisce Etica Sgr, che investe in Swisscom attraverso i fondi Valori Responsabili. www.ethosfund.ch www.eticasgr.it www.swisscom.ch

24-25 aprile WASHINGTON DC (USA) CONFERENZA DEL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE SULLA MACRO-FINANZA Si discute di politica monetaria e prezzi delle azioni in un’economia aperta. www.imf.org www.worldbank.org

29 aprile OSPITALETTO (BS) ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI DI SABAF Etica Sgr partecipa e vota il bilancio 2007 e il rinnovo del Consiglio Sindacale. www.sabaf.it

PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A REDAZIONE@VALORI.IT

13-14 maggio LONDRA (GRAN BRETAGNA) THE RESPONSIBLE BUSINESS SUMMIT La più grande conferenza sulla responsabilità sociale d’impresa in Europa. Organizzata dalla rivista specializzata Ethical Corporation www.ethicalcorp.com 17 maggio FIRENZE ASSEMBLEA DEI SOCI DI BANCA POPOLARE ETICA Approvazione del bilancio ed elezione del nuovo Comitato Etico www.bancaetica.com

18-19 maggio KIEV (UCRAINA) BUSINESS FORUM E MEETING ANNUALE DI EBRD (BANCA EUROPEA DI RICOSTRUZIONE E SVILUPPO) www.ebrd.com

30 aprile FABRIANO (AN) ASSEMBLEA DEGLI AZIONISTI DI INDESIT COMPANY Etica Sgr partecipa e vota il bilancio 2007. Domande agli amministratori sul piano di certificazione ambientale degli stabilimenti. www.indesit.com

18-24 maggio LONDRA (GRAN BRETAGNA) UKSIF’S NATIONAL ETHICAL INVESTMENT WEEK Settimana dedicata all’investimento etico, organizzata dal Forum per la FInanza Sostenibile Britannico (UKSIF’s). www.neiw.org

7-9 maggio AMSTERDAM (OLANDA) GRI CONFERENCE 2008 Conferenza rivolta agli esperti nel campo della sostenibilità ambientale in ambito urbano. www.globalreporting.org

26-30 maggio PADOVA GIORNATE DI ALTA SPECIALIZZAZIONE IN FINANZA PER LO SVILUPPO Evento culturale promosso da Etimos, Fondazione Choros e Master in finanza per lo sviluppo dell’Università di Parma. Centro congressi Villa Ottoboni.

10 maggio TORINO LA VALUTAZIONE SOCIO AMBIENTALE IN BANCA ETICA presso il Centro Studi Sereno Regis, via Garibaldi n. 13 orario 10 – 17.00 Incontro organizzato dal GIT di Torino – Asti in collaborazione con i GIT piemontesi www.bancaetica.org/torino-asti

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26 maggio 9.30-13 SEMINARIO SULLA FINANZA RURALE Intervengono rappresentanti di Ifad e Fao. 29 maggio 9.30-13 L’IMPATTO SOCIALE COME FATTORE DETERMINANTE PER LA VALUTAZIONE DEI PROGRAMMI DI MICROFINANZA Intervengono rappresentanti di Sidi, Cerise, Microfinanza Srl, Mide/Etimos master@etimos.it tel. 049.636331

29-30 maggio BANGKOK (THAILANDIA) TBLI CONFERENCE ASIA 2008 Conferenza Triple Bottom Line La più importante conferenza sulla responsabilità sociale d'impresa collegata con gli investimenti SRI. www.tbli.org 3-6 giugno QUEBEC (CANADA) WORLD SOCIAL FINANCE SUMMIT 2008 Organizzato da INAISE (Associazione Internazionale degli Investitori nell’Economia Sociale) e dalla Caisse d’Economie Solidarie Desjardins, è un appuntamento annuale che riunisce tutte le banche e le associazioni che promuovono la finanza etica in tutto il mondo. www.inaise.org 11-12 giugno PARIGI (FRANCIA) FAIRE 2008-ANNUAL FORUM FOR RESPONSIBLE INVESTMENT Incontro annuale organizzato dal Forum francese per l’Investimento Socialmente Responsabile www.frenchsif.org

12 giugno LUSSEMBURGO CONFERENZA DI ECONOMIA E FINANZA 2008 ORGANIZZATA DALLA BEI, BANCA EUROPEA DEGLI INVESTIMENTI “Infrastrutture, Crescita e Coesione”, le teorie economiche che supportano l’attività della BEI. www.bei.org 23-24 giugno MONTEGROTTO (PD) INCONTRO TRA BANCA ETICA, FIARE E LA NEF PER IL PROGETTO BANCA ETICA INTERNAZIONALE www.bancaetica.com

26-27 giugno BILBAO (SPAGNA) TRASFORMANDO LA SOCIEDAD DESDE LA ECONOMIA SOLIDARIA Convegno su finanza etica e commercio equo. Partecipa Banca Etica. www.economiasolidaria.org

Bangladesh o Usa? di Massimiliano Pontillo

GRAMEEN BANK, LA “ BANCA DEL VILLAGGIO” DEL PREMIO NOBEL MUHAMMAD YUNUS (nella foto) adesso è approdata anche a New York, la città del capitalismo. All’incrocio tra la Settantaquattresima strada e Roosvelt avenue, nel quartiere dei Queens, quello con più etnie al mondo, a tredici minuti di metropolitana da Park avenue: la strada con le case più care al mondo. Sembra incredibile, perché non siamo in Bangladesh! Ma un americano su dieci non ha un conto in banca: stiamo parlando di ventotto milioni di persone che vivono sotto la soglia della povertà, e, di questi, due terzi sono donne. E chi non ha una credit history, o una carta di credito, insomma se non può dimostrare di essere in grado di restituire i soldi, non potrà mai accedere al “sistema” e avere alcun prestito. Dovrà rivolgersi ai finanziamenti illegali, agli strozzini, il cui tasso d’interesse oscilla tra il 300 e il 400 per cento all’anno. Una cifra a dir poco impressionante che segna la vita a milioni di persone e, purtroppo, la maggior parte delle volte per sopravvivere non si può che accettare di entrare in un tunnel senza uscita. In questa zona vivono oltre due milioni di persone, la metà non di origine americana: sono immigrati colombiani, vietnamiti, dominicani e indiani. Piccoli imprenditori, che hanno una minuscola bottega senza nemmeno un affaccio su strada. Qui il microcredito ha già “sbancato”: su 120 richieste, 75 persone, per lo più donne, hanno ricevuto prestiti per 220 mila dollari in totale, intorno ai 2.500 dollari a testa, per comprare una licenza, merci o forniture, Un americano su dieci non ha per avviare un’attività di piccolo business. Il loro tasso un conto in banca, ventotto milioni d’interesse è del 15 per cento l’anno. Un ventesimo vivono sotto la soglia di povertà. di quello degli usurai, che comunque continuano La ricetta di Yunus sbarca nel a fare ottimi affari e le cui attività vanno a gonfie vele: Queens, a due passi dai quartieri la stretta che le banche hanno dato rende il mercato ricchi di New York. E funziona nero florido e felice. Dall’inizio dell’attività ad oggi, Yunus ha prestato in tutto il mondo sei miliardi e mezzo di dollari a sette milioni di persone. Per il novantasette per cento donne. Con un rimborso del 98 per cento. I poveri, stando alla sua esperienza, sono più onesti dei ricchi, rendono sempre indietro il denaro e le donne moltiplicano la ricchezza, perché reinvestono il denaro per migliorare la vita dei figli e degli altri componenti della famiglia. Questa non è la sua prima volta negli Stati Uniti: già nel 1986 Bill Clinton lo chiamò per avviare un progetto di micro-credito in Arkansas, dove allora era governatore. Ma è andato anche a Chicago, in North Carolina e in Soutk Dakota, ad Harlem. Solo che fino ad ora i progetti dipendevano da donatori e Ong. Adesso ha deciso di non essere più legato a fondi governativi e ad attività filantropiche. Il micro-credito, per essere vincente, non va gestito dallo Stato ma dai privati. Altrimenti si rischia il clientelismo. La sua non è beneficenza. Spera di avere successo nel Queens per poi aprire in altre città, forse a Los Angeles, forse a New Orleans: alla conquista dell’America. Anche l’Italia non è lontana dai suoi pensieri. Già a Napoli e Bologna esistono attività affini a quelle del capitalista solidale. Yunus è atteso a luglio, per ora solo a presentare il suo ultimo libro, ancora non tradotto, Creating world without povertà. Anche questo, c’è da starne certi, sarà un successo.

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Bari, Libera ricorda le vittime della mafia >46 Pane, amore, fantasia... E una banca che dia fiducia >50 Terra futura: nuove alleanze per un futuro sostenibile >52

economiasolidale ELECTROLUX: LAVATRICI VERDI “SCACCIA-CRISI”

RIPARTE “DONAPHONE”: DAI VECCHI CELLULARI UNA NUOVA CASA PER DONNE E BAMBINI

SOLAR DAYS: 7 GIORNI DI FESTA PER IL FOTOVOLTAICO

CAMPANIA: 28% DI ENERGIA RINNOVABILE ENTRO IL 2010

COLLE REGNANO, L’AGRITURIMO MARCHIGIANO A «IMPATTO ZERO»

FUND RAISING: A CASTROCARO IL PRIMO FESTIVAL

Lavatrici a energia solare, frigoriferi ecologici e investimenti sulla qualità. Per i produttori di elettrodomestici la crisi è un fenomeno comune. Diverse sono invece le strategie per fronteggiarla. Electrolux Italia - 1,8 miliardi di fatturato e 8mila dipendenti - ha scelto di puntare su sostenibilità, innovazione e ecocompatibilità. Tra i prodotti per rilanciare i bilanci c’è Sunny, una lavatrice presentata al Klimahouse di Bolzano che funziona grazie a pannelli solari e caldaie alimentate a pellets (scarti di falegnameria). «Il sistema produttivo italiano - spiega Mario Del Savio, direttore marketing di Electrolux Italia deve guardare alla competizione di qualità e non di prezzo. Design e innovazione: sono questi i segmenti che consentono di mantenere prezzi adeguati e sufficiente redditività». Dall’azienda fanno però sapere che già oggi gli elettrodomestici consumano meno della metà dell’energia elettrica rispetto al decennio scorso. «Un risparmio di 379 chilowatt per una famiglia “tipo”, pari a 325 chili di biossido di carbonio e 4mila litri d’acqua in meno». Ulteriore risparmio giungerà da nuovi processi produttivi che permetteranno una riduzione di acqua ed energia del 15% entro l’anno prossimo.

Il cadmio contenuto in una sola batteria può inquinare 600 mila litri d’acqua. Dovrebbe bastare questo dato per imporre cautela quando ci disfiamo dei vecchi cellulari. Ma due campagne aggiungono una nobile motivazione sociale al (sacrosanto) dovere ambientale. In Lombardia è partita da qualche settimana la seconda fase di “Donaphone”, un progetto di Caritas ambrosiana e consorzio Farsi Prossimo: i telefonini usati possono essere consegnati in uno delle decine di punti di raccolta sparsi sul territorio regionale (info su www.donaphone.it). Verranno poi consegnati a una società specializzata che provvederà a testarli, ripararli e a reimmetterli in commercio o, in alternativa, ne recupererà i componenti. I proventi serviranno per costruire una struttura di accoglienza a Milano per donne in difficoltà con bambini. «La campagna Donaphone - spiega don Roberto Davanzo, presidente di Caritas ambrosiana - ha una doppia valenza: ambientale, perché consente il recupero di materiale difficilmente smaltibile. Sociale, perché promuove un modello di sviluppo sostenibile e coinvolge persone ai margini, impegnandole in un servizio di pubblica utilità». Se si pensa che su oltre 100 milioni di cellulari venduti ogni anno in Europa ne vengono riciclati solo il 2,5% si può capire bene il margine potenziale per iniziative simili. Un progetto analogo è in corso in Veneto promosso da diverse coperative sociali: si chiama “Telefono Casa” e coinvolge tutte le province della regione (l’elenco dei centri di raccolta è disponibile sul sito www.telefonocasa.org). In questo caso, i proventi dei cellulari dismessi finanzieranno progetti per contrastare l’emergenza abitativa.

L’iniziativa accomunerà l’intera Europa. Dal 12 al 18 maggio (ma il clou sarà il 16 e il 17): una settimana di manifestazioni, eventi informativi (seminari, incontri con esperti), piccole fiere, lezioni tecniche, laboratori per bambini e ragazzi. E comune sarà anche l’obiettivo: diffondere fra i cittadini una maggiore consapevolezza dell’importanza delle energie pulite. Saranno anche organizzate visite guidate agli impianti solari termici e fotovoltaici e presso industrie di moduli e collettori solari. Il tutto fa parte degli European Solar Days, che quest’anno sbarcano anche in Italia. Nella vicina Austria, “I giorni del Sole” si festeggiano già dal 2002 e, dopo Germania e Svizzera, la campagna d’informazione sull’energia pulita si svolgerà per la prima volta anche in Francia, Olanda, Portogallo, Slovenia e Spagna: circa 4mila eventi in tutto il continente, sostenuti da almeno 25 grandi organizzazioni europee del settore. In Italia, l’iniziativa è promossa da Ambiente Italia, Assolterm, Assosolare, Kyoto Club e Legambiente e vuole coinvolgere amministrazioni locali, scuole, università, associazioni ambientaliste, i comitati di quartiere e le stesse aziende che operano nel settore. Il programma completo degli eventi è disponibile sul sito www.eusd.it.

Si chiama “Recuperiamo energia” l’accordo di programma per lo sviluppo delle filiere agroenergetiche sottoscritto da Regione Campania e Inea (Istituto nazionale di economia agraria). Per condividere, da subito, il «know how e la capacità di progettazione e ricerca per la promozione integrata in Campania di tutte le fonti energetiche: vento, sole e biomasse». E per raggiungere, entro il 2010, un obiettivo ambizioso: portare la percentuale di fabbisogno regionale di energia garantito dalle fonti rinnovabili dal 18% al 28%. La Campania è oggi, con 700 MWh, la prima Regione per produzione di eolico e fotovoltaico e altri 500 megawatt sono stati già autorizzati. A tale scopo, è pronto un finanziamento pubblico di 30 milioni di euro: «L’accordo - spiega l’assessore alle Attività produttive, Andrea Cozzolino permetterà di riconoscere il sistema delle produzioni agroenergetiche come attività di ambito agricolo e di riconvertire alle biomasse le colture in aree interdette all’agricoltura a causa dell’inquinamento». «Puntiamo sul non-food - ha aggiunto Eugenio Di Santo, responsabile Energia presso l’assessorato regionale per fitodepurare e convertire le colture di aree degradate tra Capua e l’Aversano, dove rimarranno così gli agricoltori, con nuove prospettive di reddito dalle colture di colza e dalle biomasse».

C’è, nella campagna marchigiana, sulle colline di Tolentino, un agriturismo (il Colle Regnano), affacciato sui monti Sibillini. Un casolare di metà Ottocento, a prima vista come molti altri. Ha invece una particolarità. Tra il 2004 e il 2006 è stato completamente ristrutturato secondo criteri di bioedlizia, bioarchitettura e sostenibilità ambientale. Un impianto fotovoltaico di 10Kw sulle tettoie del parcheggio, raccolta differenziata dei rifiuti, recupero delle acque reflue con la fitodepurazione, utilizzo di materiali naturali per la ristrutturazione, sistemi di isolamento acustico delle stanze, condizionamento d’aria naturale, tetti ventilati. E nel (prossimo) futuro, un impianto solare termico per l’acqua calda e il riscaldamento della piscina e un impianto geotermico per riscaldare i nuovi locali. Risultato? La produzione annua di energia elettrica (12 mila kWh) ha quasi raggiunto quella stimata (12.740 kWh) e ha coperto il 100% del consumo della struttura ricettiva con una riduzione delle emissioni di CO2 di 9,5 tonnellate. Sforzi che gli sono valsi il riconoscimento di “Fattoria Didattica” da parte della Regione Marche, il marchio Ecolabel di Legambiente Turismo, che lo «consiglia per l’impegno in difesa dell’ambiente e del comfort umano» e che ben presto potrebbero fargli ricevere la prestigiosa certificazione Ecolabel Europea (la rete di qualità ecologica della Ue). Una prova (l’ennesima) che associare profitti economici, qualità dei servizi e tutela ambientale è possibile. (Info: www.colleregnano.it).

Creare il più grande network italiano di fund-raiser e operatori del non-profit, promuovere la cultura del fund raising etico, incrementare la sostenibilità economica del mondo non-profit. Nasce sotto questi auspici il primo Festival del Fund Raising italiano, manifestazione promossa dall’università di Bologna, che si terrà tra l’8 e il 10 maggio a Castrocaro Terme. L’evento vuole essere uno scambio di esperienze professionali del più alto livello all’interno del terzo settore e nell’ambito della raccolta fondi e della sua evoluzione. Durante le ventiquattro sessioni di lezione verranno trattati molti temi che incidono sull’attività di raccolta fondi: dal mailing alle grandi donazioni, dalle tecniche del faccia a faccia ai criteri di selezione dei progetti da parte delle fondazioni grant making, dalle potenzialità del web 2.0 ai principi etici che devono guidare organizzazioni e fund-raiser. Tra i relatori, professionisti del mondo non-profit, provenienti da numerose Ong: Amnesty International, Amref, Avis, Cesvi, Medici Senza Frontiere, Save The Children, Terres des Hommes, IDMC. Il programma completo e le informazioni per iscriversi sono online sul sito www.festivaldelfundraising.it.

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Combattere le mafie è un dovere etico E un vantaggio economico

LIBRI

Pino Arlacchi La Mafia Imprenditrice Dalla Calabria al centro dell’inferno Il Saggiatore, 2007 € 17,50

Il messaggio arriva dalla XIII Giornata del ricordo delle vittime della mafia, organizzata da Libera nel capoluogo pugliese. Un affollatissimo corteo da Punta Perotti e quattro convegni per proporre interventi concreti: «Dobbiamo far capire che sconfiggere la criminalità conviene». Soprattutto al nostro portafoglio. come quella organizzata da Libera e Avviso Pubblico il 15 marzo a Bari. Certo le si farebbe un torto fotografandola solo come la solita manifestazione (per quanto innegabilmente nobile) contro la criminalità mafiosa. È invece un evento che tiene insieme due aspetti egualmente indispensabili nella lotta alla mafia. Perché la XIII giornata della Memoria è una sintesi di indignazione e programmazione, passione civile e ragione, angosciato appello alla legalità e concrete proposte d’intervento. da Bari Emanuele Isonio La mattinata, sotto il sole brillante e la brezza gentile del lungomare di Bari, è una sequenza di flash. Su tutti, un collage sonoro di nomi, racchiusi in un interminabile elenco scandito senza tregua dalla voce metallica degli altoparlanti. Madri, padri, figli («braccia che abbracciavano, sorrisi che scaldavano» ricorda ancora piena di rabbia Tiziana Palazzo, vedova di Sergio Cosmai, trentaseienne direttore del carcere di Cosenza, ucciso nel 1985). Emanuele Notarbartolo (sindaco di Palermo ucciso nel 1893), Paolo Giaccone, Giuseppina Verde, Giuseppe “Joe” Petrosino, Peppino Impastato, Rita Atria, Graziella Campagna, Rocco Chinnici, Accursio Miraglia, Stefano Li Sacchi. Se ne conteranno alla fine setteBENI CONFISCATI: centododici. E sarà l’unico slogan di un corteo colorato ma LE PROPOSTE DI LIBERA composto, quasi severo. Che si è però sciolto all’improvviso non appena il presidente della Regione Puglia, Nichi «OGGI LA MAFIA CONTROLLA I TERRITORI più con la forza economica Vendola, ha pronunciato di getto cinque semplici parole a che con quella militare». Se combattere la criminalità significa colpirla nome delle istituzioni: «Io vi devo chiedere scusa». Stannel portafoglio, il funzionamento del processo di sequestro e confisca dei suoi averi ding ovation dei parenti delle vittime e applausi scroscianha un’importanza essenziale. Da Libera giungono quindi una serie di proposte per l’uso ti, tanto appare inusuale quella frase. «Vi voglio chiedere sociale dei beni confiscati. Una battaglia su più livelli. In ambito giudiziario, l’associazione scusa per gli spettacoli indegni dei silenzi e delle collusiodi don Ciotti chiede di aumentare gli investigatori qualificati per le indagini e i magistrati ni. Per il profumo dei vostri familiari che ancora cercate in che gestiscono i beni. Servono poi norme chiare ed efficaci: da qui, la proposta per un Testo ogni angolo di casa». E poi, altri flash: la passione civile dei unico per “l’aggressione ai patrimoni di mafia” e la piena applicazione di leggi come ragazzi coinvolti nel progetto “Flare” (vedi BOX ), i volti tila Mancino del ‘93 sull’anagrafe bancaria (che da allora è rimasta lettera morta). rati dei parenti delle vittime, quelli sorridenti e un po’ spaeLa criminalità ha oggi una dimensione internazionale: serve collaborazione tra le forze sati delle centinaia di bambini provenienti da tutta Italia, investigative e giudiziarie europee (in Europol ed Eurojust), mentre le leggi nazionali devono la ragazza che suona la pianola del piccolo Giuseppe Di essere armonizzate - magari estendendo a tutti gli Stati la (buona) legge italiana sulle Matteo, strappato ai genitori pentiti di Mafia e poi sciolto confische (la 109/96) - e introducendo il mandato di confisca europeo. Per assegnare nell’acido, il pianto dirotto di Don Ciotti, stupefatto da rapidamente i beni confiscati occorre poi un interlocutore unico: Libera propone da tempo tanta partecipazione (oltre 100 mila persone) che gli fa diun’Agenzia nazionale. Fondamentale è anche il sostegno finanziario alle cooperative che re «Vi voglio proprio bene. Ma tanto bene».

Sopra, ragazzi di Locri in corteo a Bari. Qui a fianco, una ragazza suona la pianola di Giuseppe Di Matteo, ucciso a 11 anni. Accanto a lei, don Luigi Ciotti e il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola.

I SONO MILLE MODI PER RACCONTARE UNA GIORNATA

gestiscono gli immobili: occorre un fondo di garanzia per l’accesso al credito. Individuare un istituto giuridico più solido del “comodato d’uso gratuito”, infine, può risultare essenziale per chi trasforma i beni dei mafiosi da privilegio per pochi a risorsa per molti.

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Le strade per uscire dal tunnel Nel pomeriggio, cordoglio e ricordo lasciano spazio alla riflessione. Al ragionamento per trovare le vie di uscita

EMANUELE ISONIO

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LINK UTILI ASSOCIAZIONE CONTRO LE MAFIE www.libera.it ASSOCIAZIONE “RITA ATRIA” www.ritaatria.it ASSOCIAZIONE AMMAZZATECITUTTI (Giovani uniti contro tutte le mafie) www.ammazzatecitutti.org AVVISO PUBBLICO (Enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie) www.avvisopubblico.it COMITATO ADDIO PIZZO www.addiopizzo.org COMITATO PER LA PROMOZIONE E LA PROTEZIONE DEI DIRITTI UMANI www.comitatodirittiumani.org LIBERA PUGLIA www.liberapuglia.it NARCOMAFIE (Mensile di informazione e documentazione del gruppo Abele) www.narcomafie.it OSSERVATORIO PER LA LEGALITÀ MOVI (Movimento di Volontariato Italiano) www.fondazionecesar.it/sicureuropa.asp SOS IMPRESA (Confesercenti) www.sosimpresa.it TEMI (Centro studi e Ricerche criminalità e legalità economica) www.temiricerche.it

più efficaci contro la piaga mafiosa. Un’esigenza che sentono in molti, vista la folla accorsa ai quattro workshop organizzati in altrettanti luoghi della città. «La questione morale è una questione economica. Prima ancora che etica», spiega Gian Carlo Caselli alle

centinaia di giovani assiepati nell’aula del Consiglio comunale barese. «Dobbiamo entrare nell’ottica che illegalità, corruzione e infiltrazioni mafiose incidono direttamente e profondamente sulla qualità della nostra vita. Sono fattori d’impoverimento economico e producono aumenti ingiustificati dei prezzi». «Abbiamo scoperto ponti costruiti con cemento armato scadente per aumentare i margini di profitto da destinare alla corruzione degli amministratori pubblici», gli fa eco Antonio Maruccia, commissario straordinario del governo per i beni confiscati. In un simile scenario, è chiaro che combattere le mafie significa colpire il loro strapotere economico e i loro “contatti” politici. Da qui le richieste per migliorare le leggi sulla confisca dei beni («una battaglia dal grande significato simbolico», secondo Marruccia) che si aggiungono a quelle avanzate in precedenza da Libera (vedi BOX ). E ancora: approvare il testo unico sul contrasto ai patrimoni di mafia per dotare i magistrati di strumenti adeguati, vietare le candidature dei rinviati a giudizio, tagliare i finanziamenti pubblici ai partiti che hanno amministratori collusi con la criminalità, agire sul regime giuridico delle società miste, cancellare le norme (come la ex-Cirielli e quella sul falso in bilancio) che rendono di fatto impossibili i processi contro i corrotti. «È anche indispensabile che la politica si autoregoli – osserva Paolo Romani, coordinatore di Avviso Pubblico, la rete di oltre cento enti locali in prima linea nella lotta antimafia - Nella gestione degli appalti, delle consulenze, nelle nomine delle società partecipate» Ma, su tutto, serve l’occhio attento della società civile: «Fin quando la questione morale non sarà un’esigenza veramente diffusa e quotidiana, saremo qui a ripetere sempre le stesse cose» rileva sconsolato Caselli.

Giuseppe Baschetto, Claudio Camarca Pio La Torre Una storia italiana La vita del politico e dell’uomo che sfidò la mafia Aliberti editore, 2007 € 14,00

Elena Ciccarello, Marco Nebiolo Fuga dall’illegalità Gela, i cittadini, le leggi, le istituzioni Ega editore, 2007

Michele Santoro, Stefano Maria Bianchi, Alberto Nerazzini La Mafia è Bianca (libro+dvd) Bur, 2005 € 19,50

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PROGETTO FLARE: DAI GIOVANI EUROPEI UNA RETE PER LA LEGALITÀ DOPO BERLINO E CRACOVIA, la giornata antimafia di Bari è stata l’occasione per la terza tappa del programma Flare (Freedom Legality and Rights in Europe, www.flareprogramme.org), un percorso politicoeducativo per la costruzione di un network tra le Ong impegnate nella lotta contro la criminalità transnazionale. Circa 40 associazioni con attivisti tra i 18 e 35 anni, attivi nel campo della promozione giovanile, della lotta allo sfruttamento sessuale e alla corruzione, della protezione ambientale, del rispetto dei diritti umani. Venticinque paesi

CONSUMO CRITICO: A PALERMO NASCE IL PRIMO EMPORIO “PIZZO-FREE” rappresentati: dalla Russia al Portogallo, dai balcani al Caucaso. Obiettivo: acquisire gli strumenti per esercitare pressioni sociali sui governi europei, organizzare campagne di sensibilizzazione, per avviare collaborazioni tra le associazioni con progetti comuni. Tappa conclusiva a Bruxelles, a giugno. I ragazzi di Flare parteciperanno alla prima edizione di New Global Mafias, raccogliendo le esperienze più significative che la società civile europea ha prodotto per contrastare il crimine organizzato.

Maxisequestro in Sicilia tra i tesori di Provenzano Sigilli a industrie e resort: beni per 150 milioni di euro. Ma il procuratore Scarpinato avverte: il Ministero non collabora. ASE, CONTI CORRENTI E AZIENDE PER 150 MILIONI DI EURO. È il

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risultato dell’ultimo maxi-sequestro effettuato dalla polizia di Palermo, che ha eseguito in tutta la Sicilia un’ordinanza del procuratore aggiunto Roberto Scarpinato e del pm Gaetano di Andrea Barolini Guardì. L’operazione, denominata “Secret business” è nata dall’indagine sull’ex geometra dell’Anas Pino Lipari, arrestato nel 2002 e condannato per associazione mafiosa. Attraverso di lui, gli inquirenti sono risaliti al nome di Andrea Impastato, sessantenne, uomo di fiducia di Bernardo Provenzano e del boss Salvatore Lo Piccolo, affiliato alla cosca di Cinisi e figlio a sua volta del boss Giacomo, conosciuto negli ambienti mafiosi con il soprannome di «u sinnacheddu». Il fratello di Andrea, Luigi, fu assassinato a Palermo nel 1981: erano gli omicidi della guerra tra cosche che

portò i corleonesi a dominare Cosa nostra. Andrea Impastato si è rivelato essere uno dei più importanti prestanome di Provenzano. Aveva intestati a sé buona parte dei beni sequestrati. Tra quesi, cinque aziende: la M.e.c. (Mediterranea edil commerciale) di Cinisi, la In.ca.s. (Inerti calcarei Sud) di Montelepre, la Medi.tour di Palermo, la Prime iniziative di Carini e la Paradais di Montelepre. Quaranta terreni sempre tra Carini e Montelepre, tre complessi industriali adibiti rispettivamente a centro commerciale (50.000 mq), alla preparazione di conglomerati in cemento e allo stoccaggio di merci. E ancora il complesso turistico «Calamancina residence» di San Vito Lo Capo (località di mare nel trapanese), una cava e conti correnti, depositi e titoli per un milione e mezzo di euro. Un importante colpo inferto a ciò che alla mafia e ai mafiosi sta a cuore più di ogni altra cosa: il portafogli. Ma attenzione. Per quanto

LA PASTA, I VINI, LE CONSERVE, LA FRUTTA CHE ESPORRÀ non sono molto diverse da quelle di qualsiasi altro supermercato. O forse sì. Avranno un profumo di libertà, di giustizia, di (sana) ribellione civile contro un presente cupo e un futuro avaro di speranza. L’«Emporio pizzofree» inaugurato nel cuore di Palermo (in corso Vittorio Emanuele 172) è un gesto forse “piccolo” in termini economici ma con una straordinaria valenza simbolica, in una terra in cui l’80% dei negozianti ancora s’inchina al racket mafioso. Ancor di più perché l’idea è venuta

ad un giovane imprenditore - nemmeno trentenne - Fabio Messina: «È giusto dare un’occasione ai commercianti che non pagano il pizzo. E poi è più facile anche per i consumatori che potranno comprare tutto quello che serve in un unico punto vendita». Nel supermarket saranno esposti i prodotti di 30 dei quasi 250 imprenditori che hanno aderito alla campagna di consumo critico lanciata dal comitato Addio Pizzo. L’obiettivo è quello di far diventare il marchio “Negozio Pizzo-free” un franchising da esportazione. Em. Is.

Qui a fianco, un momento della manifestazione organizzata dal Consorzio Goel a Locri lo scorso 1° marzo. A sinistra, il boss Gaetano Badalamenti.

A «CENTO PASSI» NON C’È PIÙ LA FAMIGLIA DEL BOSS LA CASA CHE DISTA CENTO PASSI da quella che fu l’abitazione di Peppino Impastato, militante di Democrazia proletaria ucciso a Cinisi dalla mafia nel 1978, è stata sequestrata. L’abitazione era di proprietà della famiglia del boss locale Tano Badalamenti, deceduto quattro anni fa negli Stati Uniti, e ritenuto il mandante dell’omicidio Impastato. Secondo il Giornale di Sicilia, l’operazione – ordinata dalla Corte d’Assise di Palermo – ha riguardato anche aziende, terreni, conti correnti e altri immobili ritenuti di proprietà degli eredi del boss. Parte dei beni era direttamente intestata alla vedova Teresa Vitale, che ancora abita nella casa “dei cento passi”. A.B.

150 milioni di euro possano sembrare (ed in effetti sono) una grande cifra, non bisogna dimenticare che rapportati al “bilancio” della mafia sono un’inezia: Sos Impresa, pochi mesi fa, stimò il “fatturato” di Cosa nostra in 40 miliardi di euro all’anno… È per questo che non si deve abbassare la guardia. Anzi, occorre dotare magistrati e forze dell’ordine che operano in Sicilia di tutti i mezzi di cui necessitano. Il contrario di ciò che il (mastelliano, all’epoca) ministero della Giustizia, proprio secondo il procuratore Scarpinato, ha fatto negli ultimi tempi. «Da circa due mesi – spiega il magistrato – ci è stato sospeso l’accesso telematico all’ufficio della procura che ci per-

metteva, in tempo reale, di localizzare i beni di mafiosi, i conti bancari, gli automezzi e tutto ciò che riguarda i patrimoni sottoposti ad inchiesta». Risultato: un enorme rallentamento delle attività di indagine, dal momento che «ora siamo costretti ad andare fisicamente, ad esempio, al registro automobilistico per acquisire informazioni sulla proprietà di autoveicoli». E cosa rispondono dal ministero? «Ci era stato assicurato - prosegue Scarpinato – che si trattava di un problema temporaneo. Ma è preoccupante che, proprio nel momento in cui la lotta alla mafia ha segnato importanti passi in avanti, dobbiamo assistere a questo arretramento, chiamiamolo di carattere burocratico».

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Locri marcia per la legalità. Con qualche assenza... Nel corteo organizzato dal Consorzio Goel contro la ‘ndrangheta, consegnate le dieci regole per un «voto libero». In piazza, però, ci sono solo 13 Comuni sui 43 della Locride. E ai bordi delle strade c’è perfino chi ironizza. LOCRI, organizzata dal Consozio Goel, è stata una manifestazione importante. Perché - in una terra in cui la criminalità organizzata è parte integrante del tessuto sociale, economico e spesso anche politico – ricordare che esistono anche un’altra da Locri Andrea Barolini Calabria e un’altra Locride è sempre importante. Per le strade della cittadina jonica c’erano oltre cinquemila persone. Provenienti da tutta Italia. Ma proprio la «composizione» della piazza merita più di una riflessione.

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UELLA DEL PRIMO MARZO A

Trentino-Locride: 15 a 13 A portare striscioni, cartelli, gonfaloni e, soprattutto, cittadini, c’erano solo 13 dei 43 Comuni che fanno parte della Locride. Dalla lontana provincia di Trento, invece, ne sono arrivati 15. Si tratta, evidentemente, di scelte. Certa| 48 | valori |

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mente politiche, ma che corrono pericolosamente anche sul filo delle «scelte di campo». Quando si tratta di fare fronte comune contro la ‘ndrangheta, un mostro che «vale» il 5% del Pil italiano, non dovrebbero infatti esserci «distinzioni» che tengano. Il fronte delle istituzioni dovrebbe essere sempre compatto. Invece a Locri si sono dovute contare troppe defezioni. A marciare nella cittadina calabrese c’erano soprattutto giovani. Arrivati da tutta Italia, con zaini e striscioni. Alla testa del corteo alcuni ragazzi emiliani; quindi associazioni e semplici cittadini calabresi, lombardi, veneti e piemontesi. Non c’era il presidente della Regione Agazio Loiero; c’erano invece i ribelli siciliani di «Addio pizzo», le Acli e il sindacato Fiba. Numerose parrocchie e, ovviamente, gli organizzatori: il Consorzio Goel, costituito su iniziativa

dell’ex vescovo di Locri, Giancarlo Bregantini, oggi arcivescovo di Campobasso, costituito da 13 cooperative che danno un lavoro (legale) a centinaia di persone.

«Non votate in cambio i favori» Durante la manifestazione, a ciascun partecipante sono state consegnate schede elettorali fac-simile. All’interno, dieci regole per un «voto libero» alle prossime elezioni: dall’invito a informarsi prima di scegliere a chi assegnare la propria preferenza a «non votare in cambio di piccoli favori o cortesie» né «chi ha sprecato soldi pubblici». Numerosi gli interventi dal palco della piazza principale di Locri. Il presidente del Consorzio Goel, Vincenzo Linarello, ha spiegato come la ‘ndrangheta «quella che, ci dicono, sia la mafia più potente del mondo», abbia in realtà «fallito

miseramente, anche nei loro stessi obiettivi di arricchimento e prosperità». Per batterla, prosegue, «è necessario scardinare il legame tra criminalità organizzata e bisogni della gente. Dobbiamo creare un’alternativa, un mutualismo cooperativo per rispondere con la legalità alle necessità dei cittadini. Cominceremo a farlo da domani, grazie all’alleanza per la Calabria che oggi presentiamo al mondo». Alleanza alla quale hanno già aderito oltre seicento enti e quasi tremila persone. Camminando lungo il corteo c’erano tanti volti allegri di cittadini di Locri. Ma c’era anche chi scostava le tende dalle finestre di casa con sguardo indifferente. E perfino qualcuno che azzardava battute a mezza bocca ai bordi della strada. In perfetto stile corleonese. A dimostrazione che da lavorare c’è ancora moltissimo.

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valori i r o va l lor i va Anno 7 numero Maggio 2007. € 3,50

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Anno 6 numero 44. Novembre 2006. € 3,50

valorivalori

Anno 7 numero Dicembre 2007 55. Gennaio 2008. € 3,50

Anno 8 numero Febbraio 2008. 56. € 3,50

Anno 7 numero 48. Aprile 2007. € 3,50

Mensile di economia

ale, finanza

etica e sost

enibilità

futura > Terra ciale o spe Insert

sociale, finanza etica

e sostenibilità

Mensile di economia

Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità

sociale, finanza etica

Mensile di economia sociale e finanza

e sostenibilità

osservatorio

etica

nuove povertàtutto è grande Dal disagio alla prosperità: risposte che nella capitale. Anche le in senso Roma mette in campo, della città positivo e negativo. L’economia restano padroni. cambia ma i palazzinari

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Fotoreportage > Erbe

medicinali

Fotoreportage > Spazzatura spaziale

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Fotoreporta ge > Centri commercial i zione Dossier > La occupa catena di monta dito e ggio del consu alità red mo non garan o d’attu tisce le prome tornan sse azione Dossier > Si apre una nuova era per l’economia all’insegna ocalizz del della sostenibilità la re Internazion ssima er > Olt ale > La diffic Dossi ca Pro con mano Finan ile Ban cacci ca za erà toc Economia> L’azionariato attivoa al tesoro rubato dai si chiam cco, si ienza solidale > alza la voce. dittatori ven Paolo oltre il chi La giornata con E cerca San la alleati anche ito di azione globa ne I.P. doppia in Italia di Intesa rocred le del Forum - Contie Guinea Poste Italiane Trento > Contro la rapina delle risorse serve la comunità internazionale sfidaras > Il micsolidale rad S.p.A. - Spedizione Sociale La a 1, DCB > in abbonamen comm Forum Nairobi > Molti progetti validi nonostante la conf 1, to postale Hondu era eco a etica 46) art.

Il crack de ro ll’iper l futu ro de Terra a impatto zero Lavo

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«I capelli lunghi, lo sguardo dolce, l’aria da artista. Con l’entusiasmo di un bambino, Salvatore si è presentato nei nostri uffici e mi ha raccontato del suo progetto di recuperare una vecchia scuola abbandonata, ristrutturarla e trasformarla in un laboratorio teatrale dove organizzare percorsi per bambini delle scuole. Mi ha colpito il suo entusiasmo, il suo modo semplice di raccontare il progetto, come se tutto fosse possibile, a portata di mano. E gli ho creduto». Non sono certo queste le parole che di solito di sentono pronunciare in una banca. A parlare è Alessandra Favaretto, oggi direttrice della filiale di Milano di Banca Etica. Nel 2001, quando è avvenuto l’incontro con Salvatore, era appena stata assunta. È stato il primo fido che ha concesso. Perché, sì, su quelle basi che avrebbero fatto ridere qualsiasi altro istituto di credito – attori, sogni, mondi fantastici, edifici da rimettere in sesto con le proprie mani, quasi nessun risparmio e di certo nessuna ga-

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Ogni stanza della “Scuola della fantasia” è un mondo diverso e magico, ogni visita un viaggio incredibile. Il Teatro Pane e Mate (www.teatropanemate.it) è un laboratorio teatrale, creato per i bambini delle scuole materna ed elementare. Ma riesce a lasciare a bocca aperta chiunque ci entri. In primavera arrivano anche 120 bambini al giorno. Vengono divisi in piccoli gruppi e fatti entrare da ingressi diversi: viaggiano, scoprono, sperimentano, senza mai incontrarsi, se non alla fine. Di mattina il viaggio, con le soste nelle diverse stanze-mondi, di pomeriggio i laboratori pratici. Ogni due anni le istallazioni della scuola cambiano completamente, come le storie che vengono raccontate e i lavori portati avanti con i piccoli attori. A gestire il teatro, a lavorare con i bambini, a costruire tutte le scenografie con le proprie mani, sono cinque amici: Salvatore, Gianni, Matteo, Monica e Loredana. Per tutti una lun-

«Non siamo certo un istituto di beneficenza, anzi, forse anche più delle altre banche, ci interessa che i soldi che prestiamo tornino indietro», spiega Alessandra. «Quello che ci differenzia sono i parametri che prendiamo in considerazione per decidere se un cliente è affi-

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Un insolito colloquio in un’insolita banca

Non un rischio maggiore, solo una selezione diversa

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Costruire una magia a mani nude

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ranzia – Banca Etica ha detto sì. Il Teatro Pane e Mate ha ottenuto il suo finanziamento. Per iniziare 40 milioni delle vecchie lire.

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ga esperienza di teatro con i bambini, ma con basi diverse: musicista, burattinaio, cantastorie, attrici più fisiche e specializzate nei lavori con il corpo. Avevano sempre lavorato in modo itinerante, portando i loro modi diversi di educare con il teatro, da una scuola all’altra, da una piazza all’altra. Ma volevano fermarsi per creare qualcosa di più grande, completo, stabile. Nel 2001 hanno convinto il Comune di Morimondo a dar loro in gestione una vecchia scuola abbandonata. In cambio l’hanno ristrutturata e le hanno ridato vita. Hanno fatto tutto da soli, senza finanziamenti, solo con la propria fantasia, il proprio lavoro, qualche risparmio messo da parte autotassandosi e un piccolo prestito. Salvatore ha bussato alla porta di una banca. Si è presentato davanti al direttore con le tasche vuote, ma la testa piena di idee. Ha chiesto un prestito e lo ha ottenuto. Possibile? Di solito no. Qualsiasi istituto di credito avrebbe preteso solide garanzie: una casa da ipotecare, un genitore che si impegni a intervenire in caso di bisogno, o almeno un contratto e un ottimo stipendio. Salvatore non aveva niente di tutto ciò. Per sua fortuna Banca Etica guarda anche altrove.

N / MAGNUM ZACHMAN

in mezzo al Parco del Ticino, c’è una cascina, o meglio, un piccolo borgo del 1134, cinto da mura. All’ingresso di un edificio giallo un cartello: “La scuola della Fantasia – di Elisabetta Tramonto Teatro Pane e Mate”. Se varchi la soglia, ti sembra di entrare in un sogno: un giardino popolato da animali argentati. Più avanti una stanza, tutta rosa, con una voliera piena di uccelli che cinguettano, cuscini, veli e strani oggetti ovunque. Si sale al primo piano e, guardando in alto, dal soffitto pendono rami veri, che ti avvolgono come in un bosco. Da dietro una porta arriva della musica, per entrare bisogna pizzicare le corde di un violoncello. All’interno un grande albero blu. I suoi rami abbracciano il soffitto e il tronco è circondato da corde di violino da sfiorare con un archetto. Alla finestra un grande tubo appeso, un’arpa eolica che suona se soffia il vento. Dalla parte opposta del corridoio, una casa su un albero, da cui un folletto racconta la sua storia. Sotto, bambini seduti per terra su un morbido tappeto di foglie secche.

EL CUORE DELLA PIANURA PADANA, tra Milano e Vigevano,

PATRICK

Pane, la prima metà del nome che hanno scelto. Amore per il loro lavoro e il loro progetto. Fantasia nell’inventare e costruire mondi fantastici. Ma non bastano per dare vita al “Teatro Pane e Mate”. È necessario un prestito e la fiducia di una banca un po’ speciale.

FABRIZIO PADOVANI

Pane, amore, fantasia... e una banca che dia fiducia

dabile, se un progetto è valido, se il debito verrà saldato». Quando qualcuno si presenta a Banca Etica per un finanziamento, gli vengono richiesti i bilanci degli ultimi tre anni di attività, una previsione economica delle entrate e delle uscite future, una relazione di come verrà utilizzato il prestito. Ong e cooperative devono presentare i progetti che stanno seguendo e gli eventuali contratti con enti pubblici. «Ma è molto importante la persona che si presenta davanti a noi, quanto crede nel suo progetto, la fiducia che ispira. Salvatore mi ha convinto». Dopo queste valutazioni, per le quali ha contato anche la componente umana, Alessandra è passata ad analizzare la situazione economica dell’associazione per capire la tipologia di finanziamento migliore. «Avevano una contabilità minima, entrate e uscite scritte a penna su un blocchetto, e nessuna dimestichezza con fatture e bilanci. Li abbiamo aiutati ad imparare, è anche questo un obiettivo della finanza etica». Come tipo di finanziamento è stato scelto l’anticipo fatture, in Uno spettacolo del Teatro Pane modo che, in attesa dei pagamenti a tre o sei mee Mate nel circo si dai comuni e dalle scuole, potessero contiallestito fuori dalla “Scuola nuare la loro attività. È iniziata così la storia del della fantasia”. Teatro Pane e Mate. Dopo tre anni il primo anticipo di fatture di 40 milioni di lire è stato dimezzato a 10 mila euro e oggi non lo stanno più usando. Non navigano nell’oro e un finanziamento, dalla Regione o dall’Unione Europea, gli farebbe molto comodo. Ma riescono a camminare sulle proprie gambe.

Dossier > La prima mapp a di indicatori alternativi per le buone economie

Aboliamo il Pil

Internazion ale > Africa Finanza > I : i diamanti conti n

Yunus l’ha vinto per

la pace. Solo un primo

passo

ia Nobel all’econom

ad Microcredito > Muhamm

ano nella finanza zioni criminali s’intrecci e pronte a nuove battaglie legali e organizza le azioniste american Dossier > Imprese Finanza > Le suore naturale e economicamente sostenibi bitare in modo


| economiasolidale | sostenibilità | A destra, immagini dell’ultima edizione di Terra Futura che ha registrato presenze record. Sotto Vandana Shiva, ospite di Terra Futura sin dalla prima edizione.

Dal 23 al 25 maggio istituzioni, sindacati, imprenditori e società civile si incontreranno a Firenze. Per capire come costruire, insieme, un futuro di sostenibilità. Serve una strategia condivisa, trasversale e duratura, per affrontare le sfide globali. A SOLI GLI ECOLOGISTI NON POSSONO SALVARE L’AMBIENTE,

né i contadini l’agricoltura, né i sindacati i diritti dei lavoratori, né le imprese responsabili l’industria, né i dipendenti pubblici i servizi, né gli insegnanti la scuola, né i cittadini attivi i diritti di tutti, e così via. Solo alleandosi è possibile vincere le battaglie “globali” e i loro riflessi locali che altrimenti sembrano impossibili». Da tempo lo sostiene Susan George, intellettuale di riferimento del movimento altermondialista: solo un’alleanza duratura tra le varie componenti della società può portare a risultati significativi. L’appello è stato accolto in pieno da Terra Futura: dopo la riflessione sul tema del lavoro (2007), quest’anno la “Mostra convegno internazionale delle buone pratiche di sostenibilità” si concentra su come instaurare e rendere concrete alleanze trasversali e durature tra le diverse realtà che vi partecipano: istituzioni, sindacati, imprenditori e società civile.

«D di Jason Nardi

I NUMERI DI TERRA FUTURA 83.000 visitatori nell’edizione 2007 500 aree espositive 4.000 enti rappresentati 190 eventi culturali 1.000 relatori fra esperti e testimoni di vari ambiti di livello nazionale internazionale

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Azioni concrete, non solo uno slogan Partecipanti e visitatori della 5a edizione di Terra Futura, dal 23 al 25 maggio 2008 alla Fortezza da Basso di Firenze, saranno chiamati a confrontarsi sulla questione cruciale delle alleanze per costruire un futuro sostenibile. Non si tratta di un semplice slogan. E’ una riflessione approfondita che parte da un dato di fatto: se è vero che l’emergenza clima, la crisi della biodiversità e la crescente scarsità delle risorse idriche e i loro devastanti impatti sociali, oltre che ambientali, preoccupano un numero crescente di persone, è altrettanto vero che manca una strategia condivisa in grado di affrontare le enormi sfide poste da questi problemi. Mentre sul piano teorico è ampia la consapevolezza che le questioni sociali, ambientali ed economiche sono inscindibili le une dalle altre, quando si passa all’azione

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prevalgono ancora i particolarismi. «Nel mondo globalizzato, dove locale e globale si intrecciano e si confondono, il concetto di alleanza deve essere fluido, escludendo strutture di potere, ma costruendo reti che si intrecciano e convergono verso obiettivi comuni, con leadership non rigidamente definite ma per questo non meno efficienti», dice Ugo Biggeri, presidente della Fondazione culturale Responsabilità Etica, che promuove Terra Futura. «Abbiamo bisogno di strutture, di luoghi, di occasioni che favoriscano le alleanze che si auto-organizzino e trovino poi le loro strade». Fra appuntamenti culturali, seminari e laboratori, la riflessione si concentrerà ancora una volta sulla necessità di prassi quotidiane guidate da un’ottica di condivisione di bisogni e risorse. «Esistono già diversi esempi di alleanze: sul versante dei cambiamenti climatici, ad esempio, negli ultimi anni si è formata una rete mondiale informale fatta di scienziati, istituzioni internazionali, governi locali e imprese che punta all’ecoefficienza e a cambiare le politiche energetiche e industriali», spiega Biggeri, «e oggi molti cittadini si interrogano sui consumi e sull’uso dell’energia». I risultati si cominciano a vedere. Nella bioedilizia, infatti, le buone pratiche si diffondono rapidamente, la consapevolezza sui problemi cresce, come anche la capacità di trovare soluzioni sostenibili da tutti i punti di vista: ambientale, sociale, economico.

Anche politica e economia verso il cambiamento Oggi – secondo gli organizzatori di Terra Futura – si dovrebbero rendere queste alleanze più esplicite e soprattutto più efficaci, traducendole anche in richieste politiche che indirizzino più velocemente verso i cambiamenti necessari, disincentivando economicamente i comporta-

JASON NARDI

Terra Futura: nuove alleanze per un futuro sostenibile

menti insostenibili. «È molto importante - dice Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF - che le nuove alleanze coinvolgano i saperi scientifici (istituti di ricerca, università, società) e quelli tradizionali soprattutto nel campo dell’innovazione industriale per cambiare i processi produttivi e di consumo». Terra Futura si propone quindi come piattaforma per la costruzione del consenso anche fra gli attori decisivi dell’ambito economico: sia le imprese che i lavoratori devono essere convinti che cambiare il modello di sviluppo in senso ecologico può essere conveniente non solo per il Pianeta e per il futuro, ma anche per ciascuno di loro e per il presente. I prodotti “ambientali” possono aprire nuovi mercati e avere un alto valore aggiunto; la riconversione ecologica dell’economia vuol dire anche nuove professio-

nalità e opportunità di lavoro. Wolfgang Sachs, presidente del comitato consultivo di Terra Futura e ricercatore al Wuppertal Institute, dichiara: «dovremmo coinvolgere diverse aree della società e di attività lavorative per contaminarle e creare nuove connessioni. Ad esempio per far crescere il commercio equo e solidale, occorre che enti pubblici, ospedali, chiese, piccole imprese diventino consumatori consapevoli e attivi, alzando il livello del dibattito sull’economia di giustizia e diffondendolo a loro volta». Occorre, insomma, far dialogare seriamente esperti e attivisti di economia e di ecologia, per trovare indicatori di ricchezza e qualità della vita che siano adottati dal mondo economico e da quello mediatico. E di andare oltre il PIL in tutti i sensi, perché ci lega al passato e ostacola il futuro.

Reti più facili se sono elettroniche ECOALFABETIZZAZIONE TRA LE PERSONALITÀ PRESENTI A TERRA FUTURA, quest’anno ci sarà anche Fritjof Capra, fisico austriaco, che nell’ultimo decennio ha concentrato i suoi studi sui temi dell’ecologia e dello sviluppo sostenibile. Fondatore del “Center for Ecoliteracy” a Berkeley, centro di promozione della visione ecologica, Capra sostiene che: «la grande sfida del nostro tempo è costruire e nutrire comunità sostenibili, in accordo con le leggi e i processi vitali. Per fare questo occorre conoscere come funziona la natura e capire i principi di organizzazione degli ecosistemi». Questa comprensione è ciò che egli stesso definisce “ecoalfabetizzazione” (“ecological literacy”), una dote essenziale per i politici, gli uomini d’affari e i professionisti in tutti i campi per la sopravvivenza dell’umanità.

A tutto questo si aggiunge il ruolo delle nuove tecnologie e delle “connessioni di rete”, enormemente facilitate da strumenti come Internet, oggi fondamentali per il dialogo a distanza e la “messa in rete” di alleanze che si formano sui diversi temi, ma anche per il coinvolgimento di cittadini e comunità di pratica per un “networking sociale” che sia realmente tale e non soltanto la somma di link tra individui. Si tratta, di fatto, di incentivare la costruzione di un’economia sociale alla cui base c’è, a sua volta, un diverso sistema della conoscenza: le nuove alleanze fra studiosi appartenenti a diverse discipline, fra scienza e saperi tradizionali, fra accademici ed ecologisti devono allargarsi al sapere comune – in un mondo sempre più “specializzato”. Per tutto questo Terra Futura è uno dei luoghi privilegiati per nuove alleanze dagli obiettivi ambiziosi: cambiare decisamente il modello produttivo, di consumo, commerciale e costruire un’economia al servizio della comunità.

LE “ALLEANZE CULTURALI” IN LINEA con il tema centrale di quest’anno, Terra Futura cerca di stimolare la nascita di “Alleanze culturali” nella costruzione del programma dell’evento, favorendo le partnership progettuali fra gli espositori e gli enti presenti. Il sito di Terra Futura sarà aggiornato costantemente con le proposte di appuntamenti promossi da associazioni, istituzioni e imprese, segnalando chi si sia reso disponibile a collaborare con altre realtà. www.terrafutura.it

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APPUNTAMENTI APRILE>GIUGNO

11-13 aprile MILANO FA’ LA COSA GIUSTA Fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili. Fiera Milano City http://falacosagiusta.org 14 aprile COMO LEGALITÀ E PERIFERIA: L’ESPERIENZA DELLA COMUNITÀ LE PIAGGE con Francesca Manuelli e don Alessandro Santoro presso la parrocchia di Solzago (Tavernerio) ore 21. www.lisolachece.org 16-20 aprile TRIESTE LO SVILUPPO SOSTENIBILE NELL’ERA DELLA CONOSCENZA Fiera Internazionale dell’Editoria Scientifica Regione Friuli Venezia Giulia e Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati-Sissa. www.festrieste.it 25-27 aprile STRA (VENEZIA) UN WEEK-END STRABIOLOGICO VIII edizione – rassegna di prodotti biologici, salutistici e di artigianato naturale. Previsti anche incontri tematici, spettacoli, laboratori aperti al pubblico, una mostra dedicata ai pani tradizionali veneti (in collaborazione con la Condotta Slow Food della Riviera del Brenta). Villa Loredan

documenti e serie tv che sviluppano un discorso originale sul cibo, sui problemi economici, sociali e ambientali dell’agroalimentare e sulla memoria gastronomica come patrimonio da salvare. www.slowfoodonfilm.it 8-9 maggio MILANO RINENERGY Energie rinnovabili ed efficienza energetica per uno sviluppo sostenibile. www.rinenergy.it 8-10 maggio CASTROCARO (FORLÌ) FESTIVAL DEL FUND RAISING Promosso dall’Università di Bologna, ha l’obiettivo di promuovere la cultura del fund raising etico e di creare il più grande network italiano degli operatori del non-profit. Grand Hotel Terme di Castrocaro www.festivaldelfundraising.it

8-12 maggio TORINO XXI FIERA INTERNAZIONALE DEL LIBRO Tema dell’edizione di quest’anno è: Ci salverà la bellezza? Torino Lingotto Fiere www.fieralibro.it 9-11 maggio PADOVA XIII EDIZIONE CIVITAS LA PIAZZA DELLA SOLIDARIETÀ, DELL’ECONOMIA SOCIALE E CIVILE Tema di quest’anno: “Un mosaico da costruire. La persona, la città, il pianeta”. I principali ambiti tematici affrontati: Diritti di Cittadinanza, Lavoro, Istruzione e Formazione, Economia e Finanza, Internazionale, Ambiente. www.civitasonline.it

5 maggio PALERMO FESTA PIZZO-FREE Fiera del consumo critico AddioPizzo. www.addiopizzo.org

7-11 maggio BOLOGNA SLOW FOOD ON FILM Festival internazionale di cinema e cibo, promosso dal movimento Slow Food e dalla Cineteca del Comune di Bologna: film, cortometraggi, | 54 | valori |

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PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A REDAZIONE@VALORI.IT

13-16 Maggio OASI DI CAVORETTO (TORINO) IL LAVORO DI STRADA CON I GIOVANI Corso di formazione per operatori sociali – Università della strada – Gruppo Abele. www.gruppoabele.org

15 – 17 maggio VERONA SOLAREXPO 2008 & GREENBUILDING Mostra e Convegno internazionale su efficienza energetica e architettura sostenibile. Fiera di Verona www.solarexpo.com 15-17 maggio VERONA POLYGEN-COGENERAZIONE E RIGENERAZIONE L’evento specializzato di Solarexpo dedicato alla generazione distribuita ad alta efficienza. Fiera di Verona www.solarexpo.com 16 maggio COMO LEGALITÀ E SUD: L’ ESPERIENZA DELLA LOCRIDE Dalla relazione con il Consorzio sociale GOEL, da anni impegnato nella Locride per promuovere percorsi di integrazione sociale e nella lotta alla precarietà con cui la ‘ndrangheta mantiene il controllo di quei territori, nasce l’idea di un corso di conoscenza e un viaggio in Calabria. Associazione L’Isola che c’èCoordinamento Comasco per la Pace in collaborazione con l’Ufficio di Pastorale Giovanile. www.lisolachece.org

10 maggio GIORNATA MONDIALE DEL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE Il tema di quest’anno è la relazione tra commercio equo e ambiente. Saranno centinaia gli eventi in Italia e nel mondo. www.wftday.org

16-17 maggio EUROPEAN SOLAR DAYS Ambiente Italia, Legambiente, Kyoto Club, Assolterm, Assosolare, Gifi e Solarexpo lanciano I Giorni del Sole. Nella settimana dal 12 al 18 maggio, manifestazioni in tutta Europa per far conoscere l’energia solare. www.eusd.it

10 Maggio MONZA IL SOLARE TERMICO Conferenza divulgativa. www.ecodialogando.com

17-18 maggio RICCIONE (RN) 8° CONVEGNO NAZIONALE RETE G.A.S. www.retegas.org

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21-23 maggio FERRARA H2O Mostra Internazionale delle tecnologie per il trattamento e la distribuzione dell’acqua. Via della Fiera 11 www.accadueo.com

23-25 maggio FIRENZE TERRA FUTURA Quinta edizione della mostra-convegno internazionale sulle buone pratiche di sostenibilità promossa da Banca Etica, Fondazione Responsabilità Etica e Adescoop in partnership con Acli, Arci, Caritas, Cisl, Fiera delle Utopie concrete e Legambiente. www.terrafutura.it 23-25 maggio FIRENZE RUÒTATI ZEV (ZERO EMISSION VEHICLES) XI Festival delle ruote ecologiche. Mostra, Gran Premio e convegno internazionale: dai pattini all’autobus elettrico. Mostra: Parco delle Cascine Convegno: Palazzo Vecchio www.ruotati.com 24-30 maggio SETTIMANA DELLE AREE PROTETTE In occasione della III Giornata europea dei Parchi (il 24 maggio), Legambiente dedica una settimana alla promozione della aree protette nel nostro Paese. www.legambiente.eu e www.europarc.org 3 giugno ROMA PRESENTAZIONE GUIDA BLU 2008 La Guida Blu è una classifica, presentata ogni anno da Legambiente all’inizio della stagione balneare, sulla qualità ambientale delle località turistiche costiere. www.legambiente.eu 3-5 giugno MILANO POWER-GEN EUROPE Fiera europea sulla produzione di energia. www.powergeneurope.com 5 giugno GIORNATA MONDIALE DELL’AMBIENTE Quest’anno l’appuntamento promosso dall’Onu ha una importanza particolare perchè il 2008 è stato proclamato Anno Internazionale del Pianeta. Anche l’Italia celebrerà la giornata con numerose iniziative. unep.org/wed/2008


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Democrazia

Società civile contro sovranità popolare di Salvatore d’Albergo

L

A CRISI DI REGIME, FAVORITA DAI PARTITI PROTAGONISTI – a sinistra come a destra – della “seconda repubblica”,

ha cancellato le basi della dialettica democratica ispirata, nella “prima repubblica”, dalle forze sociali e politiche che fondarono, negli anni 1944-1947, la Repubblica e la Costituzione. Questo conferma come gli interessi atavici del capitalismo di conservazione degli assetti di potere nella società e nello Stato trovino appigli decisivi nel piegare le “istituzioni politiche” alle esigenze di dominio di gruppi sociali ristretti, contro gli interessi generali della società, pur di impedire l’avvento del movimento operaio alla direzione dello Stato. Il mistificatorio gioco di scambio, occultato dagli astrusi modelli di legge elettorale – “tedesco”, “spagnolo”, “francese”, oltre alle spregiudicate formule di “mattarellum”, “vassallum”, “porcellum”, coniate da giornalisti e politologi irridenti la democrazia –, sancisce, con la netta separazione del “palazzo” dal “Paese”, l’imporsi progressivo di “stop and go”. Un ritmo con cui negli ultimi trent’anni si è congiurato – in forme di “ingegneria istituzionale”, combinate con attentati e tentativi di “colpo di Stato” – per spezzare la dialettica tra principi di democrazia formale e sostanziale su cui è stata impostata la Repubblica fondata “sul lavoro” contro il primato dell’impresa. Il capitalismo internazionale non poteva tollerare “l’anomalia” italiana che, per la prima volta nell’esperienza costituzionale dell’Occidente, Porcellum, mattarellum, vassallum. articolava una rete di rapporti istituzionali Tra latino maccheronico e confusione, collegati col popolo. Si puntava cioè si nasconde che sono due i sistemi a far prevalere l’autonomia delle assemblee elettorali che si fronteggiano: uno che avalla il predominio del governo, elettive contro i canoni del costituzionalismo liberale. Assemblee che, dal territorio al centro l’altro che apre alla centralità del parlamento la sovranità popolare dello Stato, operavano da ponte rispetto alla base sociale, perciò divenuta “sovrana”. Una situazione in antitesi al tradizionale dominio “autoritario” dei governi e dei loro “esecutivi”, nella varietà dei modelli governativi che, nel continente europeo, si ispirano al paradigma britannico del “premierato” e statunitense del “presidenzialismo”. Per giungere all’attuale stato di confusione nell’assurda prospettiva di passare, dopo le nuove elezioni, ad una cosiddetta “fase costituente”, si è cercato in tutti i modi di nascondere, anche nel mondo culturale e politico cosiddetto di “sinistra”, che solo due sono i sistemi elettorali che si fronteggiano organicamente. L’uno per avallare in sede di elezioni parlamentari il predominio del “governo”, e l’altro per aprire alla centralità del “parlamento” la praticabilità della sovranità popolare. Il primo, storicamente affermatosi a suggello del potere del “premier” inglese nonché del “presidente” Usa, e il secondo affermatosi tra tante preclusioni in alcuni paesi dell’Europa continentale e particolarmente in Italia dopo il 1945 per la caduta del fascismo e della monarchia. Senza pregiudizi ideologici e senza inventare leggi elettorali manipolatorie a favore dei gruppi di potere nelle imprese e nei partiti, ci vorrebbe poco per precisare che, nei prototipi del governo dall’alto, il nesso governo-parlamento è improntato al metodo elettorale “maggioritario uninominale” a un turno (cosiddetto “secco”). L’uso del metodo elettorale “proporzionale” | 56 | valori |

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cosiddetto “puro” è stato, invece, adottato contro il primato della “governabilità” (principio che è la chiave di volta degli interessi alla stabilità del capitale) in nome del primato della “rappresentatività”, cioè della garanzia che tutti gli “interessi sociali” entrino a pieno titolo nella dialettica politica “parlamentare”. Si deve stare bene attenti, quindi, quando si sente parlare in modo volutamente confuso di metodo proporzionale. Perché fuori del caso della proporzionale “senza correttivi”, le più varie manipolazioni sono escogitabili per deformare la rappresentatività sociale ed escludere la stessa presenza in parlamento di quelle forze che si simboleggiano come “minoranze”. Manipolazioni che servono ad occultare la loro qualità di soggetti che interpretano i bisogni dei ceti più deboli e ad addebitare demagogicamente alle “minoranze” stesse l’ingovernabilità, che in realtà deriva dalla difficoltà per le forze moderate di dar vita a compromessi duraturi nei sistemi socio-politici nei quali è storicamente in crisi la capacità di comando dei gruppi legati agli interessi del capitale privato. Su queste premesse infatti ha potuto dilagare la mistificazione più arbitraria e pericolosa (con gli equivoci non diradati dalla stessa Rifondazione comunista e dai giuristi democratici). Ed è stata accreditata la tesi infondata che il sistema elettorale di Bonn – che è misto di “uninominale” e di “proporzionale” con “abbattimento” alla base del 5% – possa identificarsi con il proporzionale “puro”. Questo modello è stato sistematicamente adottato in Italia prima della deriva verso il “bipolarismo”, a partire dal quale si cerca di conseguire effetti propri del “bipartitismo” angloamericano con gli effimeri risultati visti dal 1933 ad oggi. Il sistema politico italiano è stato stretto nella morsa della minaccia dello scioglimento delle camere e dell’incombere del voto referendario, volto a una riedizione della “mussoliniana” legge elettorale del 1923, per trasformare in maggioranza “assoluta” una maggioranza “semplice” ed esigua. Ciò dimostra quanto esiziale sia stata la liquidazione del Pci con la ricerca di un vano “riformismo”. Si sono persi così circa 20 anni accettando e subendo il gioco della “alternanza” tra gruppi di potere, operanti come le vecchie “camarille”, avendo abbandonato i principi “democratico-sociali” iscritti nella Prima parte della Costituzione per attestarsi sui principi della “economia sociale di mercato”, accolti dalla socialdemocrazia di Bonn. Principi che implicano la “governabilità” imposta da una “legge fondamentale”, che ha delegittimato la lotta di classe, portando all’equiparazione del partito comunista al partito nazista. Il regime del “cancelliere” si è sovrapposto al parlamento, sino al punto di impedire il libero sviluppo della dialettica parlamentare e subordinando all’esito di una cosiddetta “sfiducia costruttiva” la successione di una formula di governo ad un’altra, ponendosi come perno di una relazione tra economia e politica antesignana del modello “europeista” di centralità del mercato e della moneta e consegnando alle corporazioni della “società civile” quel potere cui dovrebbero essere subordinate in nome degli interessi diffusi dei lavoratori.

Un manifesto del 1948 del Fronte democratico popolare.

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Venezuela, la diplomazia del petrolio >60 Valori media partner nella presentazione di un film >64 Sudan: sprechi negli interventi Onu >65

internazionale EDISON, SHELL E TOTAL PUNTANO SULL’IRAQ L’UE RINGRAZIA

BRASILE: IL POPOLO YANOMAMI DENUNCIA I DANNI DELLE ATTIVITÀ MINERARIE

ANTITRUST UE: ALTRA MULTA RECORD PER MICROSOFT

ILO: INVESTIRE IN GIUSTIZIA SOCIALE NEI PAESI ARABI

COLOMBIA: I COCALEROS ALZANO LA VOCE CHIEDENDO COLTIVAZIONI ALTERNATIVE

MALAWI: BAMBINI NELL’INDUSTRIA DEL TABACCO

Le compagnie petrolifere Royal Dutch Shell, Edison e Total sperano di ottenere i diritti di sfruttamento del gas naturale dell’area di Akkas, nella provincia irachena di Anbar. La zona, nei pressi del confine siriano a nord-ovest di Baghdad, è considerata una delle più pericolose del Paese. A far da contraltare c’è la straordinaria ricchezza di gas naturale stimata nell’esorbitante cifra di 110 trilioni di litri, equivalente al 6% della riserva nazionale di gas. L’operazione, che una volta ultimata dovrebbe garantire una produzione di 1,5 miliardi di litri al giorno, rappresenta un’occasione imperdibile tanto per l’Iraq quanto per gli interessi delle corporation coinvolte e delle nazioni europee che aspirano a garantirsi un canale di rifornimento mediorientale nell’ottica di una progressiva riduzione della dipendenza dalla Russia. Secondo i dettagli resi noti dall’agenzia United Press International, il commissario europeo all’energia Andis Piebalgs e il ministro iracheno del petrolio Hussain al-Shahristani si sarebbero incontrati a Bruxelles per discutere i particolari del piano. Il 29 febbraio, rappresentanti di Stati Uniti, Turchia e Iraq si sono incontrati a Istanbul per definire ulteriori dettagli. Il futuro gasdotto Nabucco, progettato per collegare la Turchia alla rete europea attraverso Romania, Bulgaria, Ungheria e Austria, dovrebbe costituire l’allacciamento della struttura già esistente che, attraverso la Siria, collega la penisola anatolica all’Iraq.

Gli indios Yanomami continuano la loro protesta contro il programma di sviluppo delle attività minerarie nelle regioni di Amazonas e Roraima, nel Brasile settentrionale. Alla fine di febbraio una delegazione ha visitato la capitale Brasilia in rappresentanza della popolazione indigena per denunciare i problemi più urgenti che caratterizzano le regioni. Gli Yanomami, che hanno incontrato il presidente della Commissione per i Diritti Umani e le Minoranze Luiz Couto, hanno reso pubblica una lettera aperta in cui si denunciano i possibili danni ambientali provocati dalle attività minerarie. In una lettera consegnata al ministro della Salute José Gomes Temporão, gli indios hanno poi lamentato la disastrosa situazione sanitaria dell’area sottolineando la nuova diffusione di un’epidemia di malaria e le pericolose carenze che affliggono le strutture sanitarie. I funzionari pubblici locali attenderebbero da mesi gli stipendi arretrati mentre i programmi di formazione medica destinati agli indios sarebbero stati interrotti senza motivo dalla Fundação Nacional de Saúde, l’ente statale preposto alla tutela della salute presso i “popoli originari”. Gli Yanomami, il cui nome nella lingua originaria significa “esseri umani”, costituiscono una popolazione di circa 26.000 unità divisa tra Brasile e Venezuela.

899 milioni di euro. A tanto ammonta la sanzione imposta dalla Commissione Europea alla corporation statunitense Microsoft. Il colosso dell’informatica è stato multato per il rifiuto di adeguarsi alle decisioni della Corte Europea che ne ha riconosciuto l’abuso di posizione dominante nel settore dell’interoperabilità dei sistemi. Secondo il tribunale, l’azienda non avrebbe voluto divulgare informazioni dettagliate sui suoi sistemi impedendo ai concorrenti di realizzare software compatibili. La condanna pronunciata nel 2004, che prevedeva una multa di quasi 500 milioni di euro, era stata confermata in appello nel settembre 2007. Mentre da Microsoft non sono arrivate reazioni ufficiali, la commissaria UE alla Concorrenza Neelie Kroes ha espresso grande soddisfazione per il provvedimento. «Questa decisione – ha dichiarato – lancia un segnale forte: i consumatori possono scegliere nel mercato con la convinzione che la Commissione Europea combatte per il loro diritto alla scelta». Il conto complessivo delle multe inflitte fino a oggi dall’UE a Microsoft è salito a quota 1,6 miliardi di euro.

Il direttore generale dell’International Labour Organization (ILO) Juan Somavia ha invitato i Paesi Arabi a investire risorse nel miglioramento delle condizioni generali dei propri lavoratori. Parlando in occasione della 35esima sessione dell’Arab Labour Conference di Sharm el Sheikh, in Egitto, Somavia ha evidenziato il peso delle diseguaglianze sociali che accompagnano il processo di globalizzazione economica in atto nella regione. L’ILO ha lanciato un programma biennale di collaborazione con il suo omologo regionale, l’Arab Labour Organization (ALO), che prevede la creazione di nuovi impieghi per i giovani, lo sviluppo dei diritti dei lavoratori e la promozione della concertazione. Secondo Somavia, la regione araba dovrebbe produrre circa 100 milioni di posti di lavoro entro il 2028. «La nostra cooperazione con l’ILO – aveva affermato in passato il direttore generale dell’ALO Ahmad Mohammad Luqman – sarà decisiva per la riduzione della disoccupazione così come per l’espansione della protezione sociale per la forza lavoro nazionale ed espatriata». Aderiscono all’ALO 22 Paesi, 12 mediorientali (Bahrain, Iraq, Giordania, Kuwait, Libano, Oman, Autorità Palestinese, Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Yemen) e 10 africani (Algeria, Isole Comore, Djibouti, Egitto, Libia, Mauritania, Marocco, Somalia, Sudan e Tunisia).

Va attenuandosi la tensione tra le autorità locali e i circa 8.000 coltivatori di coca riuniti nelle municipalità di Tarazá e Valdivia, nella Colombia nordoccidentale. Dall’inizio di febbraio i campesinos protestano contro la politica di eradicazione delle piante di coca dai loro campi affermando che il governo non sarebbe stato capace di aiutarli ad avviare una coltivazione alternativa capace di sostituire quella che fino a oggi è stata la loro principale fonte di sussistenza. Secondo quanto riferito dalla stampa colombiana, alla fine di febbraio 3.000 contadini avrebbero deciso di lasciare il presidio di Tarazá dopo aver ricevuto rassicurazioni da parte del governo. L’intesa raggiunta prevede l’implementazione di programmi di sicurezza alimentare e di sussidi per l’avvio di coltivazioni alternative. Alle tensioni con il governo si sono però aggiunte quelle con i guerriglieri delle FARC-EP, i miliziani, già responsabili di decine di sequestri, contro i quali Bogotà ha recentemente inasprito gli attacchi. Secondo una denuncia del governo provinciale di Antioquia, almeno 4.000 cocaleros si troverebbero impossibilitati a far ritorno ai campi a causa dell’opposizione dei guerriglieri. Un veto, pare, già tradottosi nell’impiego di “vari mezzi di coercizione della popolazione”. Attivi da oltre quarant’anni, i militanti delle FARC sono accusati di finanziare la lotta armata attraverso il narcotraffico sfruttando le zone limitrofe di Venezuela ed Ecuador come basi di partenza per la cocaina diretta negli Stati Uniti.

Il lavoro minorile continua a costituire la pricipale piaga dell’industria del tabacco in Malawi. La denuncia viene dal portale Corpwatch attraverso un intervento della giornalista Pilirani Semu-Banda, freelence malawiana già collaboratrice di USAID, l’agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale. Secondo i dati nella denuncia, il segmento del tabacco costituisce ad oggi il 10% del prodotto interno lordo della piccola nazione africana compensando il 2% della produzione mondiale e il 5% dell’export globale. Secondo la Malawi Tobacco Control Commission (TCC), il costo del lavoro locale associato alla produzione di un chilo di tabacco è pari a 1 dollaro, 1/70 del prezzo di mercato della medesima quantità di prodotto. I bassi salari spingono spesso le famiglie dei lavoratori a coinvolgere i figli nell’attività contribuendo al consolidamento di un triste primato nazionale. Secondo il FAFO Institute for Applied Social Science di Oslo, infatti, con i suoi 1,4 milioni di bambini in attività, il Malawi resta la nazione dell’Africa meridionale con il più alto tasso di lavoro infantile. Nel mondo i “children workers” sono circa 250 milioni, 57 di questi nell’Africa subsahariana.

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La diplomazia del petrolio Lo scontro tra il governo di Caracas e l’americana Exxon ha riportato alla ribalta il ruolo strategico dell’industria petrolifera del Venezuela. Uno strumento politico lodato dai chavisti e stigmatizzato dagli oppositori

FABIO CUTTICA / CONTRASTO

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IL PESO DELLA SPECULAZIONE SUL BARILE QUAL È IL PRINCIPALE FATTORE DI CRESCITA DEI PREZZI DELL’ORO NERO? Gli analisti si dividono chiamando in causa l’aumento della domanda dei mercati emergenti e le speculazioni favorite dal dollaro debole. Nella prima seduta del 2008, il barile di petrolio (quotato 50 dollari nel gennaio 2007, e 25 dollari all’inizio della guerra con l’Iraq) ha sfondato la “soglia psicologica” dei 100 dollari al barile grazie a un anonimo investitore che ha acquistato la quantità minima consentita con un esborso a tre cifre, rivendendola immediatamente dopo in perdita. Ad alimentare la speculazione c’è soprattutto il ricorso alle opzioni d’acquisto, i cosiddetti futures, caratterizzate da una bassa spesa iniziale e scarsi vincoli. La maggior parte delle opzioni non si traduce in un acquisto effettivo di greggio: un contratto viene scambiato anche 500 volte con altri investitori, determinando un profitto netto e facendo lievitare le quotazioni dai 30 dollari di partenza a oltre i 100. A complicare il quadro si inserisce lo sviluppo degli investimenti finanziari condotti dai principali Paesi esportatori attraverso i fondi sovrani il cui valore è cresciuto con l’aumento della quotazione del greggio. Questi investimenti si sono rivolti in modo particolare alle banche d’affari occidentali in crisi di liquidità dopo lo scoppio della bolla del settore subprime. A oggi, il petrolio e i titoli ad esso collegati vengono scambiati principalmente in due borse: il NYMEX di New York e l'International Petroleum Exchange di Londra (IPE). L’apertura di nuove borse (come quella di Kish in Iran) in cui scambiare il greggio non più in dollari ma in altre valute potrebbe influire in modo decisivo sul prossimo andamento dei prezzi. M.C.

Il lago di Maracaibo. Sullo sfondo i pozzi petroliferi. Sotto, il presidente Hugo Chavez.

Venezuela, 2006.

mica dell’Iran un alleato; il presidente Ahmadinejad ha visitato più volte Caracas portando a casa 170 accordi di cooperazione energetica e industriale. Gli Usa non hanno gradito (ma non hanno rinunciato a ricevere in sette Stati gasolio venezuelano scontato) e il Venezuela ha proseguito la sua politica di diversificazione del mercato: secondo gli ultimi dati Opec, degli oltre 2,2 milioni di barili esportati ogni giorno da Caracas, 996 mila raggiungono il Nord America, 835 mila l’America Latina, 258 mila l’Europa, 173 mila l’Asia e il Pacifico, 3 mila l’Africa.

Attorno alla PdvSa guerra psicologica e commerciale

RA IL PRESIDENTE VENEZUELANO HUGO CHÁVEZ e la compagnia statunitense ExxonMobil è ormai guerra aperta. Nel giugno scorso il governo del Venezuela ha nazionalizzato il consorzio petrolifero Cerro Negro impegnato nelle opedi Matteo Cavallito razioni estrattive nell’area dell’Orinoco. La Exxon, che deteneva oltre il 40% delle azioni del consorzio, ha deciso di prendersi l’indennizzo non ancora ricevuto congelando, su mandato dei tribunali, 12 miliardi di dollari di beni di proprietà del monopolista statale venezuelano Petròleos de Venezuela Sa (PdvSa) dislocati nel resto del mondo. La frattura non si è ancora ricomposta e da Caracas è già arrivata la minaccia di un embargo petrolifero contro Washington.

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Le risorse naturali: ricchezza nazionale e ossigeno regionale Con 87 miliardi di barili di riserve ed esportazioni pari a 48 miliardi di dollari l’anno. il Venezuela è il terzo produttore Opec di petrolio (il 9° mondiale secondo il Dipartimento dell’Energia Usa). Gli Stati Uniti sono il principale recettore del petrolio venezuelano, un primato, complice il boom dei prezzi e le riforme politiche di Chávez, pagato oggi a caro prezzo. Il Venezuela ha nazionalizzato il petrolio nel 2006 imponendo alle aziende estere di cedere alla PdvSa almeno il 60% delle quote di attività. La svolta ha sancito il cambio di rotta fortemente voluto dall’establishment bolivariano e dal suo leader, promotore di una politica di integrazione energetica fondata sulla sovranità, la solidarietà e il

mutuo scambio: attraverso il progetto Petrosur, il Venezuela rifornisce a condizioni favorevoli 14 nazioni latinoamericane in cambio di cooperazione economica. Gli oppositori di Chávez hanno più volte accusato questa politica di mirare ad una leadership incontrollata destinata a sfociare nell’ingerenza politica all’estero, trasformando il petrolio in uno strumento di ricatto in mano ad un leader populista e pericolosamente antistatunitense; i sostenitori del presidente dissentono. «Il petrolio è utilizzato come elemento di aggregazione che il Paese scambia con servizi sociali – spiega il venezuelano Mario Mella, membro della Rete Bolivariana di Solidarietà –. Non c’è nessun ricatto, si tratta di uno scambio alla pari». Attivissimo in politica estera, il Venezuela ha stretto importanti legami d’affari anche in sede Opec dove ha trovato nella Repubblica Isla-

La vera protagonista diplomatica e commerciale è la PdvSa. L’azienda di Stato opera dividendo i giudizi tra chi la identifica come il baluardo latinoamericano all’imperialismo Usa e chi la giudica un’arma sotto il diretto controllo del governo. In una recente intervista al quotidiano colombiano El Tiempo, l’ex presidente di PdvSa Luis Giusti ha definito la compagnia «un’appendice del Chavismo». Secondo Giusti, oggi membro del Center for Strategic and International Studies di Washington (un think tank fondato dalla CIA nel 1962 e di cui fanno parte, tra gli altri, l’ex segretario di Stato Henry Kissinger, Edward Luttwak e il consigliere alla sicurezza con Carter, Zbigniew Brzezinski) tutto sarebbe partito con la serrata iniziata nel dicembre 2002 che per tre mesi ha paralizzato la produzione del Paese, con l’obiettivo di indurre Chávez alle dimissioni. La maggior parte dei lavoratori continuò a recarsi al lavoro e la serrata fallì. Una volta ripresa l’attività, 19 mila quadri aziendali che avevano scioperato e in alcuni casi sabotato i macchinari trovarono sulla scrivania una lettera di licenziamento. Per gli oppositori quel provvedimento resta un’epurazione politica; per i sostenitori del presidente (che hanno criticato il reintegro di molti dirigenti licenziati) la serrata, come ricorda Mella, non fu altro che «uno sciopero golpista». Giusti, che ha anche sostenuto che parte dei profitti della compagnia siano stati dirottati in Bolivia |

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e in Nicaragua per finanziare le campagne elettorali degli attuali presidenti Evo Morales e Daniel Ortega (motivo per il quale, ha aggiunto, i conti del monopolista venezuelano sarebbero stati secretati davanti alla commissione di controllo USA sulla borsa valori) è stato uno dei principali promotori di quella serrata. Quando nel 1996 gli fu affidata la presidenza della PdvSa, Giusti avviò un processo di privatizzazione che portò a un aumento del 400% delle spese di gestione e a una cospicua riduzione delle entrate fiscali per lo Stato; con l’acquisto di raffinerie estere (statunitensi in particolare), inadatte a trattare il petrolio pesante venezuelano, infine, trasforma il Venezuela da esportatore in importatore.

Il Fonden e la politica del debito I profitti dell’export petrolifero (il 74% del commercio estero venezuelano) e le riserve valutarie del Banco Central ritenute eccedenti confluiscono in un fondo sovrano, il Fonden, destinato a finanziare lo sviluppo economico e sociale. Nel maggio 2007, il totale ufficiale dei capitali recepiti dal Fondo era pari a 27 miliardi, 20 dei quali destinati a progetti di sviluppo. Oltre a cablare il 40% del suo territorio e a fornire assistenza sanitaria nelle aree più remote, il Venezuela ha acquistato bond argentini per circa 5 miliardi di dollari. Buenos Aires e Caracas hanno successivamente emesso obbligazioni congiunte sul mercato preoccupando molti analisti. Ma è dav-

vero così rischioso per Buenos Aires gestire il proprio debito insieme a Caracas? «È vero che un crollo del prezzo del petrolio potrebbe determinare una crisi nella situazione finanziaria del continente latinoamericano ma, almeno per i prossimi anni, questo crollo non è all’orizzonte - spiega Goffredo Galeazzi, direttore de La Staffetta, quotidiano specializzato nel settore dell'energia - certamente una parte del prezzo è legata alla speculazione e al calo del dollaro ma è pur vero che la domanda di Paesi come Cina, India e Brasile continua a tirare». Al di là di tutto la principale garanzia di stabilità resta di carattere strutturale. Gli interessi venezuelani e quelli stranieri finiscono spesso per coincidere come insegna il recente “scontro” tra PdvSa ed

Il petrodollaro “sorvegliato speciale” La difesa dei fondi sovrani La svalutazione del biglietto verde fa correre l’inflazione a livello internazionale e danneggia i Paesi che hanno grandi riserve in dollari. I fondi sovrani rispondono a questa crisi. VOLPI, DOCENTE DI STORIA CONTEMPORANEA A PISA e autore del libro Mappamondo postglobale, ha parlato con noi delle ripercussioni della svalutazione del dollaro sulle economie internazionali e del peso della finandi Paola Baiocchi ziarizzazione sui prezzi delle materie prime. Proponendo delle interpretazioni nuove e “non allineate”.

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Alessandro Volpi, docente di Storia contemporanea a Pisa e autore del libro Mappamondo postglobale.

LIBRI

Elido Fazi e Paolo C. Conti Euroil La borsa iraniana del petrolio e il declino dell’impero americano Fazi Editore, 2007

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LESSANDRO

L’inaugurazione il 17 febbraio della borsa iraniana di Kish (vedi BOX ) e l’attuale debolezza del dollaro, possono preludere allo spostamento verso altre monete, come l’euro, per la quotazione del petrolio? «Le ultime crisi finanziarie sono state molto chiare: i maggiori sussulti si sono avuti quando si è cominciato a discutere della possibilità di abbandonare il dollaro per l’euro. Ma il problema vero è che il dollaro si è svalutato non solo in rapporto all’euro, ma anche rispetto a monete storicamente deboli come le monete africane o il bath tailandese, dimostrando una debolezza forse non ancora strutturale ma critica, paragonabile alla crisi del ’73, a cui gli Usa non possono dare soluzione alzando i tassi di interesse per attirare investimenti come hanno fatto in passato, perché inasprirebbero le difficoltà interne. Il dollaro debole crea problemi a tutti quei Paesi che hanno riserve nella valuta nordamericana e le hanno viste ridursi nel giro di un anno del 40-50%. Sono cifre enormi: la Cina ha 1500 miliardi di riserve in dollari e per la svalutazione del dollaro perde qualcosa come 700 miliardi l’anno. I fondi sovrani sono lo strumento per uscire da questa situazione, perché oggi la maggior quantità di dollari come strumenti di riserva e di investimento, non sono nelle mani degli americani, ma dei cinesi, degli Emirati Arabi, della stessa Russia, di una parte dell’America latina, che sono più interessati degli Stati Uniti che il dollaro non si sva-

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luti, perché vedrebbero cancellato il valore reale delle loro riserve e allo stesso tempo non possono abbandonarlo in tempi brevi, perché sarebbe la loro fine economica». I fondi sovrani potrebbero essere paragonati a delle partecipazioni statali sovranazionali? «A mio parere quello che la Cina sta facendo, quello che fanno gli Emirati Arabi, l’Arabia Saudita - l’Iran invece ha il problema che se resta in dollari gli confiscano le attività che ha in giro per il mondo - è avviare un’uscita graduale dal dollaro e così stanno eurizzando una parte del paniere di agganciamento allo yuan. Stanno gradatamente cominciando a comprare titoli di Stato della Bce, senza dare scosse al mercato e, allo stesso tempo, fanno circolare l’idea che il petrolio si possa quotare in euro. Ma se questa decisione fosse presa bruscamente, sarebbe un disastro spaventoso nel giro di 24 ore. Quello che spesso non si capisce dei fondi sovrani quando si dice “diamogli delle regole” è che, siccome ragionano nella logica della trimestralizzazione dei rendimenti, per compensare la svalutazione del dollaro devono realizzare dei rendimenti altissimi, che non seguono una logica imprenditoriale». Oltre al ridimensionamento del peso dell’economia americana c’è una crisi reale. «C’è una profonda crisi del settore finanziario americano, che era il traino dell’economia Usa, vissuta negli ultimi anni al di sopra dei propri mezzi grazie a strumenti di indebitamento con effetti leva straordinari, che riuscivano ad autofinanziarsi attraverso il debito e a distribuire il rischio attraverso strumenti di copertura, che amplificavano l’effetto bolla. La crisi dei mutui subprime è stato il campanello d’allarme che ha innescato il processo di crisi di liquidità internazionale. Ora il problema è la

crescita dell’inflazione internazionale perché se nel mondo tutto si paga in dollari e il dollaro continua a svalutarsi, il livello dei prezzi sale automaticamente, ed è una variabile che non dipende sicuramente dall’aumento dei salari e rispetto alla quale le singole economie nazionali hanno pochissima responsabilità. Nel frattempo le commodity, i beni alimentari, i prodotti agricoli sono diventati dei beni rifugio con quotazioni in crescita costante per effetti speculativi, non per la richiesta effettiva, ma su previsioni future. E allora in questo quadro può essere che i Paesi Opec, che sono tutti importatori netti di beni agricoli, visto che perdono moltissimo ad acquistare in dollari, decidano di passare agli euro, ma anche questo non sarà senza conseguenze perché l’euro è una moneta fortissima, con parametri creati per dare stabilità ad un mercato interno quando gli Stati Uniti erano i padroni assoluti di questo pianeta, non è utilizzabile nei Paesi africani e nel Sudest asiatico». La Banca centrale europea si sta facendo carico di difendere il mondo dall’inflazione, ma quali altre soluzioni potrebbero essere attuate? «Io avrei due proposte: fino al 1995 i beni agricoli non erano soggetti a finanziarizzazione; se non togliamo gli strumenti speculativi rischiamo un’inflazione che non è quella reale, ma è moltiplicata dalle leve finanziarie per 100, 200 o 300. Tutti quei beni che sono soggetti a questo rischio, dall’energia ai beni agricoli, non devono subire la finanziariarizzazione, che è una delle condizioni che impedisce la sopravvivenza di questo pianeta. Bisogna restituire la dimensione che i beni sono reali, hanno un valore determinato dal lavoro e servono dalle necessità delle persone. Poi si dovrà ridurre la nozione di mercato: i noli marittimi sono cresciuti nel giro di due anni di cinque volte. Il grande problema che hanno alcuni paesi africa-

Eni. La multinazionale italiana, insoddisfatta del risarcimento ottenuto dopo la nazionalizzazione dei giacimenti di Dación, aveva minacciato il ricorso all’arbitrato internazionale, rifiutando (secondo fonti interne) la trattativa, ma alla fine ha raggiunto un’importante intesa sia sul rimborso sia sulla ricerca e lo sfruttamento delle sabbie bituminose dell'Orinoco: tecnologia in cambio di forniture. Tra Washington e Caracas (che pensa di incrementare le tasse alle compagnie petrolifere per adeguarsi ai prezzi del greggio) il destino non dovrebbe essere diverso. L’interdipendenza tra domanda Usa e offerta venezuelana, in altre parole, imporrà sempre la necessità di un accordo e il caso Exxon, sottolinea Galeazzi, non farà eccezione.

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NASCE IN IRAN LA TERZA BORSA DEL PETROLIO OLTRE ALL’INTERNATIONAL PETROLEUM EXCHANGE DI LONDRA (Ipe) e al New York Mercantile Exchange (Nymex), dal 17 febbraio esiste una terza borsa dove il petrolio verrà trattato: è l’Iranian International Petroleum Exchange (Iipe), nell’isola iraniana di Kish nel Golfo Persico, paradiso off shore per i petrolieri di tutto il mondo. L’inaugurazione segue un percorso cominciato nel 2005 dal ministro del petrolio iraniano Mohammad Asemipour e da Chris Cook, ex direttore della borsa petrolifera di Londra, che hanno creato un consorzio per gestire il progetto. La presenza di un terzo polo delle quotazioni sarebbe stata impensabile solo pochi anni fa con il dollaro forte, mentre è ora guardata con interesse sia dai grandi produttori come la Russia, che dai grandi importatori come il Giappone e l’Europa, anche se per il momento non tratterà ancora il greggio, ma prodotti derivati dal petrolio, che verranno scambiati in rubli, yen, euro e rial, la moneta iraniana. Pa.Bai.

GLI ESCHIMESI FANNO CAUSA AI PETROLIERI LA COMUNITÀ DI KIVALINA, IN UN’ISOLA DEL CIRCOLO POLARE ARTICO sulla costa nord occidentale dell’Alaska, per effetto dello scioglimento dei ghiacci vede minacciate le proprie abitazioni dal mare. I 390 abitanti del villaggio, appoggiati dalle due organizzazioni non profit Native American Rights Fund e il Center on Race, Poverty & the Environment, hanno fatto causa a nove compagnie petrolifere (Exxon, Bp, Shell, ecc.) a una società carbonifera e a tredici multinazionali dell’energia, accusate secondo l’atto depositato alla Corte Federale di San Francisco di essere responsabili, attraverso le emissioni causate dal petrolio, dello scioglimento dei ghiacci dell’Artico. Pa.Bai.

ni è che non riescono più ad avere gli spazi per la gestione dell’esportazione e l’importazione di merci. Se vai a scomporre il prezzo finale di una merce, il 50% è legato al suo spostamento e quindi vengono compresse altre voci, a cominciare dalla forza lavoro. Allora cerchiamo di farle viaggiare meno queste merci, cerchiamo di creare dei modelli di filiera corta. Non posso pensare che la terziarizzazione sia la sostanza dello sviluppo economico, cioè che la commercializzazione del bene contribuisca alla produzione della ricchezza più del bene stesso».

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In Burkina Faso sulle tracce di Thomas Sankara

Interventi fantasma e sprechi Così l’Onu ha perso il Sudan

Forse per filmare l’Africa bisogna arrivare dalla Sicilia, bisogna essere giovani e anche un po’ visionari. Valori media partner nella presentazione a Pisa di “Même père même mère”, il 6 maggio.

I dettagli rivelati dal Washington Post riaprono il dibattito sugli aiuti internazionali e i meccanismi di controllo all’interno dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.

Capo carismatico e da molti considerato il Che Guevara africano, è stato ucciso il 15 ottobre 1987, in seguito ad un colpo di Stato organizzato da Blaise Compaorè, suo ex compagno d’armi e poi suo di Paola Baiocchi braccio destro, diventato l’attuale presidente del Burkina. Sankara aveva avviato nel suo Paese e con il suo popolo un processo di democratizzazione e di presa di coscienza nazionale. Critico nei confronti dell’assistenzialismo occidentale, si era espresso così nel discorso pronunciato il 4 ottobre 1984 all’assemblea generale delle Nazioni Unite, a New York: «La politica dell’aiuto e dell’assistenza internazionale non ha prodotto altro che disorganizzazione e schiavitù permanente, e ci ha derubati del senso di responsabilità per il nostro territorio economico, politico, culturale». Sankara si era fatto anche promotore di una campagna contro il debito estero contratto dai Paesi africani: «Dopo essere stati schiavi, siamo ora schiavi finan-

PRODUZIONI DAL BASSO (PDB) è una piattaforma internet gratuita per le autoproduzioni, dove chiunque può presentare un progetto artistico; se l’idea raccoglierà il consenso di un certo numero di sottoscrittori verrà realizzata. www.malastradafilm.org

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Même père même mère

Per cercare le sue tracce, quattro ragazzi siciliani e una cineasta francese sono volati, la scorsa estate, in Burkina Faso. Quando c’è un po’ di follia e molta urgenza di descrivere delle storie si fa così: si mette sul web un progetto di film; si aspetta che 600 sottoscrittori aderiscano e poi si parte. È il sistema delle Produzioni dal basso (vedi BOX ) che ha dato vita a “Même père même mère”, secondo film della Malastrada, (www.malastradafilm.org) casa di produzione siciliana (poco più di 70 anni in tre) che ha già realizzato “13 variazioni su un tema barocco”, videoinchiesta sui petrolieri in Val di Noto. Valori è media partner nella presentazione di questo film: Giuseppe Spina, uno degli autori, sarà il 6 maggio alla Stazione Leopolda di Pisa, nell’ambito di CineForum, spazio visivo di approfondimento. Altri autori del film sono Christian Consoli, Julie Ramaioli e Alessandro Gagliardo di cui pubblichiamo questo testo, che è la trascrizione dell’inizio del film: «Avevo questo zaino molto pesante appeso alle spalle, in treno, un pomeriggio di giugno diretti a Roma. Poi la volata e la terra si distacca, non sarà che la prima volta in un lungo periodo. All’aeroporto di Parigi appoggio il giornale italiano sulla mia pancia ancora grossa, e attendo per sei Thomas Sankara. A sinistra, ore che l’Air France ci conduca in un’ex colonia». «Arriun’immagine viamo di notte. L’aria è tutta densa, stracolma e appicciscattata durante la lavorazione cosa. Accendo la camera sin dal primo gradino, quando del film. la scaletta allenta i suoi ferri su terra africana. [...] Il bienvenu rimbomba come in un rito d’iniziazione e una macchina verde senza carrozzeria, fari, frecce, con l’autista e il ferro ci accompagnano dentro il teatro africano. La mattina varco il cancello, la terra è rossa. Poco distante donne cucinano un caprone. È ancora presto e odoricolori-rumori permeano e innescano ogni chimica della mia percezione. In un’autostazione, uomini forti caricano motorini nel bagagliaio, salgo, l’autobus si muove, chi mangia del pollo chi pezzi di pane. [...] Giungo in una corte. Sono nel ventre di una tribù».

AUTOPRODURRE IL FILM SUL WEB

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ziari. Dobbiamo avere il coraggio di dire ai creditori: siete voi ad avere ancora dei debiti, tutto il sangue preso all’Africa».

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magazzini affittati e mai utilizzati, camere d’albergo pagate e mai riempite, oltre mezzo milione di dollari stanziato per illuminare un aeroporto rimasto al buio: l’intervento delle Nazioni Unite nel Sudan insanguinato di Matteo Cavallito dalla guerra civile è stato anche questo. I dettagli sarebbero contenuti in un audit riservato dell’Onu finito in qualche modo nella redazione del Washington Post, il quotidiano che ha recentemente denunciato l’amara sorpresa: nel corso delle operazioni umanitarie in Sudan dal 2005 a oggi, tra tangenti e investimenti senza ritorno, le Nazioni Unite avrebbero polverizzato decine di milioni di dollari. Nel marzo di tre anni fa, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu aveva approvato l’invio di 10.000 peacekeepers (missione Unimis) con l’obiettivo di fermare i massacri in atto nella regione occidentale del Darfur, teatro di un conflitto tra l’etnia nera e quella araba intensificatosi all’inizio del 2003. Parallelamente era stato avviato un programma di interventi umanitari. I guai, secondo gli inquirenti delle Nazioni Unite, sarebbero iniziati in quel momento dando vita a un business dell’azione umanitaria dai contorni ancora indefiniti. Sebbene i risultati conclusivi dell’indagine non siano ancora noti (e forse, è bene ricordarlo, non lo saranno Rifugiati del Darfur, Sudan, fanno mai), la vicenda ha riaperto implicitamente l’antica ferila fila per l’acqua ta delle deficienze di controllo in sede Onu, una vera e nel campo di Farchana. propria porta d’accesso alle infinite opportunità di arricDiscutibili contratti chimento facile nel quadro delle crisi umanitarie. «Non siglati con compagnie private farebbero ci sono scuse per la presenza di deboli meccanismi di conlievitare i costi trollo interno - aveva dichiarato il sottosegretario generadegli interventi Onu. le delle Nazioni Unite Inga-Britt Ahlenius nel corso di una Chad, 2004

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AZIONI ALIMENTARI SVANITE NEL NULLA,

conferenza stampa del 10 gennaio scorso -. Amministriamo denaro pubblico e dobbiamo preoccuparcene come se fosse il nostro». Ma come fare per ridurre i rischi di spreco in quei contesti di instabilità politica e difficoltà oggettiva che caratterizzano tipicamente le situazioni “estreme” delle guerre civili? Come spiega Valentina Zita, responsabile della missione Sudan per l’Ong Coopi, un ottimo punto di partenza consisterebbe nel ridimensionamento della catena (e della burocrazia) operativa coinvolgendo direttamente le organizzazioni presenti sul campo. «Dal punto di vista dell’Onu - spiega - il modo migliore per evitare gli sprechi è lavorare con le Ong che hanno delle procedure interne collaudate». Tra le accuse emerse nell’audit ci sarebbe anche l’abuso di contratti discutibili siglati dalla missione Onu con alcune compagnie private. Uno dei casi più clamorosi, sostiene il Washington Post, vedrebbe coinvolta la canadese Skylink Aviation, ingaggiata per 9 mesi e 9 milioni di dollari allo scopo di garantire la fornitura di carburante alla missione. Al momento di rinnovare l’intesa, la Skylink avrebbe rinegoziato il contratto ottenendo emolumenti decisamente più elevati ed evidenziando, in modo emblematico, i rischi di lievitazione dei costi connessi all’impegno di soggetti privati. Attori, questi ultimi, che le Ong cercano di monitorare costantemente anche con l’affiancamento del proprio personale, come è prassi consolidata presso le missioni di Coopi. Nel corso del 2007, le Nazioni Unite avrebbero destinato almeno 650 milioni di dollari al finanziamento dell’assistenza umanitaria nel Darfur. Alla fine del 2008, la forza congiunta Onu-Unione Africana dovrebbe aumentare ulteriormente raggiungendo quota 26 mila unità. ESPEN RASMUSSEN / MEDICI SENZA FRONTIERE

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HOMAS SANKARA È STATO IL PRIMO PRESIDENTE del Burkina Faso.

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20 aprile PARAGUAY ELEZIONI GENERALI 7 aprile WHO-ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ Giornata mondiale della sanità L’edizione 2008 si concentra sul tema della protezione della salute dagli effetti dei cambiamenti climatici, un fenomeno pubblicamente riconosciuto come “minaccia crescente” da parte della Who. www.who.int 7-8 aprile L’AIA 2° CONFERENZA DELL’ORGANIZZAZIONE CONTRO LE ARMI CHIMICHE www.un.org

25 aprile PARIGI (FRANCIA) CONFERENZA SULL’EFFICIENZA DELLE RISORSE OECD-Organizzazione per la Cooperazione economica e lo sviluppo. www.oecd.org

8-11 aprile NEW DEHLI (INDIA) FAO (FOOD AND AGRICULTURAL ORGANIZATION) PRIMO FORUM GLOBALE SULLE AGRO-INDUSTRIE Promosso con il sostegno della United Nations Industrial Development Organization (UNIDO) e dell’International Fund for Agricultural Development (IFAD), il Global Agro-Industries Forum (GAIF) si pone l’obiettivo di evidenziare l’importanza del settore agroindustriale nello sviluppo dei programmi contro la povertà. www.fao.org 9-11 aprile CORK (IRLANDA) XIII ENERGIE-CITÈS ANNUAL RENDEZVOUS Associazione degli enti locali europei per una politica energetica sostenibile Al centro del dibattito si collocano gli obiettivi fissati dall’Unione Europea per il 2020: ridurre del 20% le emissioni gassose, aumentare del 20% l’efficienza energetica, portare le energie rinnovabili a quota 20% sul totale del consumo continentale. www.energie-cites.org 13-14 aprile ITALIA ELEZIONI PARLAMENTARI

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26 aprile OEDERAN (GERMANIA) GIORNATA DELLE ENERGIE RINNOVABILI 2008 L’iniziativa, promossa a livello nazionale, è aperta ad operatori industriali, cittadini, attivisti e aziende interessate a mostrare nuovi possibili impieghi delle fonti energetiche rinnovabili. www.energietag.de 26-29 aprile CHICAGO (USA) ALL THINGS ORGANIC Conferenza ed esposizione dell’agricoltura biologica e dei produttori indipendenti. www.organicexpo.com 3-6 maggio MADRID (SPAGNA) ADB-ASIAN DEVELOPMENT BANK (BANCA PER LO SVILUPPO DELL’ASIA) meeting annuale.

4 maggio BOLIVIA REFERENDUM COSTITUZIONALE Gli elettori boliviani sono chiamati ad esprimersi sul testo di riforma

18 aprile COREA DEL SUD ELEZIONI PARLAMENTARI | 66 | valori |

20-25 aprile ACCRA (GHANA) ONU CONFERENZA INTERNAZIONALE SUL COMMERCIO E LO SVILUPPO (12° SESSIONE) Il vertice, il più grande mai organizzato dal Ghana, conta sulla partecipazione di 4000 esponenti dei 193 stati membri dell’organismo. Tema dell’incontro le sfide dell’economia globale e il loro impatto sullo sviluppo. www.unctad.org

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PER SEGNALARE UN EVENTO SCRIVERE A REDAZIONE@VALORI.IT

della Legge Fondamentale redatto dall’Assemblea Costituente eletta nel 2006. Tra le proposte più significative, fortemente sostenute dal presidente Evo Morales, la nazionalizzazione delle risorse, il riconoscimento del carattere plurinazionale del Paese e l’implementazione di un’economia “mista”.

6-8 maggio MONTEVIDEO (URUGUAY) RIUNIONE DELLA COMMISSIONE DEL COMMERCIO DEL MERCOSUR (MERCADO COMÚN DEL SUR) Creata nel 1991 da Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay, l’area di libero scambio che dal 1995 ha abolito i dazi interni istituendo una tariffa doganale comune verso l’esterno, taglia il simbolico traguardo delle 100 riunioni della sua commissione commerciale. Dal 2006 il Venezuela è entrato a far parte dell’organizzazione di cui Bolivia, Cile, Colombia, Ecuador e Perù sono al momento membri associati. www.mercosur.int

14-17 maggio YAOUNDE (CAMERUN) UNIONE AFRICANA INTERNATIONAL ECONOMIC FORUM FOR AFRICA Il Ministero dell’Industria camerunense ospita i soci dell’Unione Africana e i principali partner internazionali (tra cui ONU, Unione Europea e African Development Bank). Al centro dell’incontro i problemi relativi allo sviluppo dell’industria e alla promozione degli investimenti stranieri. www.africa-union.org 16 maggio REPUBBLICA DOMINICANA ELEZIONI PRESIDENZIALI

31 maggio - 1 giugno AREQUIPA (PERÙ) APEC (ASIA-PACIFIC ECONOMIC COOPERATION) MEETING DEI MINISTRI DEL COMMERCIO Nata nel 1989 con lo scopo di promuovere lo sviluppo e il benessere

Richard Avedon, autoritratto, Provo, Utah 1980 © 2008 The Richard Avedon Foundation

APPUNTAMENTI APRILE>GIUGNO

dei Paesi dell’Asia e del Pacifico, l’APEC conta tra le sue fila 21 membri. Le decisioni prese al suo interno sono indicative ma non vincolanti. www.apec.org 1-4 giugno 2008 HOUSTON (USA) WINDPOWER 2008 CONFERENCE & EXHIBITION www.windpowerexpo.org 2-6 giugno 2008 VALENCIA (SPAGNA) 16TH EUROPEAN BIOMASS CONFERENCE & EXHIBITION www.conference-biomass.com 3-5 giugno ROMA (ITALIA) FAO (FOOD AND AGRICULTURAL ORGANIZATION) “HIGH-LEVEL CONFERENCE ON WORLD FOOD SECURITY AND THE CHALLENGES OF CLIMATE CHANGE AND BIOENERGY” Allo studio l’impatto dei cambiamenti climatici sulla disponibilità mondiale dei generi alimentari. www.fao.org

8-10 giugno BRUXELLES (BELGIO) STATI GENERALI EUROPEI DELL’ANTIMAFIA “AGAINST NEW GLOBAL MAFIAS” Quarta e ultima tappa del progetto Flare, ideato da Libera con l’Ong Terra del Fuoco di Torino che sta costruendo una rete euromediterranea di associazioni giovanili per diffondere la cultura della legalità. www.liberapuglia.it 11-13 giugno 2008 BLED (SLOVENIA) HIDROENERGIA 2008 Conferenza internazionale biennale dedicata al settore del piccolo idroelettrico. Tra gli organizzatori: ESHA (European Small Hydropower Association). www.aper.it

12-14 giugno 2008 MONACO (GERMANIA) INTERSOLAR 2008-INTERNATIONAL TRADE FAIR AND CONFERENCE FOR SOLAR TECHNOLOGY www.intersolar.de

RICHARD AVEDON

FOTOGRAFIE 1946-2004 14 febbraio | 8 giugno 2008 Tutti i giorni ore 10-20 giovedì e venerdì fino alle 22 lunedì chiuso

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I Baring

JACQUES-LOUIS DAVID

Tre secoli d’affari tra guerre e rivoluzioni di Andrea Montella

EMANUEL GOTTLIEB LEUTZE

Chi mantiene l’equilibrio del mondo? Chi regna sui congressi, “ siano monarchici o liberali? Chi agita i “descamisados” patrioti di Spagna? (Questo fa strillare e farfugliare i giornali della vecchia Europa) Chi tiene il mondo, il vecchio e il nuovo, nel dolore o nella gioia? Chi fa girare a piacere il perno della politica? L’ombra della nobile audacia di Bonaparte? L’ebreo Rothschild e il suo compare cristiano, Baring

Tratto dal “Don Juan” di Lord George Gordon Noel Bayron l primo Baring è Peter (1483-1536) che abitava a Groningen, in Olanda. Suo figlio Franz si trasferì a Brema, oggi in Germania, dove i Baring si elevarono socialmente grazie a “ponderate” scelte: diventare pastori protestanti, fare buoni matrimoni ed ereditare uno dei principali lanifici della regione. Nel XVIII secolo l’ascesa grazie a Johann, non portato a fare il pastore di anime; del gregge umano aveva una considerazione simile a quella di un macellaio nei giorni precedenti la Pasqua. Con quella sensibilità, meglio gli affari. Johann nel 1717 si trasferisce in Inghilterra ad Exeter, dove è assunto da un’importante azienda di import-export guidata da Edmund Cock. Il gioThomas e Evelyn Baring seduti tra due vane olandese prende la cittadinanza britannica nel 1723, sposa Elisabeth Vowler, figlia di un ricco droghiere e mosignore in una foto difica il suo nome in John. Da quel dì i Baring fanno proprie le tradizioni della nobiltà britannica, compresa queldel 1° gennaio 1875. la di sposare donne ricche. John morì nel 1748, lasciò quattro figli maschi e una femmina che ereditarono una grande casa, una carrozza e una tenuta del valore di 40 mila sterline (10 milioni di dollari di oggi). Il primogenito John ereditò la gran parte del patrimonio ma lasciò ai fratelli Francis e Charles la gestione degli affari, preferendo la vita di possidente di campagna. Nel 1763 vennero fondate due ditte: la e politica americana composta dai Morris, i Willing, i Bingham e i John and Charles Baring & Co. a Exeter che commerciava con la loGilmore; insegnò loro come influenzare e controllare gli Stati; tecro nave Venus tessuti e altro; la John and Francis Baring & Co. di imnica che venne perfezionata dagli stessi americani. Francis Baring e port-export, a Londra. suo figlio Alexander erano diventati i banchieri di riferimento degli Nel 1793 Francis, che nel mondo degli affari veniva paragonato Stati Uniti: nel 1795 prestarono loro 800 mila dollari per i negoziaper destrezza a Nathan Meyer Rothschild, diventa baronetto. Franti con le potenze berbere di Algeri, Tangeri e Tripoli, poi altri 200 micis sviluppa i suoi affari in Francia, Olanda, nei Paesi Baltici e in Amela dollari al 5% di commissione e al 5% d’interesse. Tre anni dopo i rica. Francis Baring diventa in poco tempo così potente da essere Baring aiutarono gli Usa nella guerra sotterranea contro la Francia, considerato dal primo ministro William Pitt il giovane, la spina doracquistando con una commissione del 2,5%, 11 mila fucili dall’Insale e la salvezza dell’Inghilterra. Con la crisi delle colonie americaghilterra e 330 cannoni dall’arsenale di Woolwich, che consegnarone nel 1776 Baring trasferì sulla Compagnia delle Indie parte dei suoi no ad un consorzio americano. Nel 1802 il presidente Jefferson riinteressi e tre anni dopo ne era uno dei direttori. Baring sapeva che corse ai Baring per acquistare dalla Francia l’enorme regione del l’indipendenza politica Usa, senza autonomia economica, valeva bacino del Mississippi, al prezzo di 15 milioni di dollari. ben poco e si inserì in questa contraddizione: dieci anni dopo il comLa John and Francis Baring & Company dopo il ritiro di John, mercio fra Stati Uniti e Inghilterra era più fiorente che mai. Baring nel 1806 prese il nome di Baring Brothers & Co. aprì un ufficio a Filadelfia, allacciò rapporti con l’élite commerciale Durante le guerre di Napoleone in l’Europa i Baring furono arte-

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I Baring il 2 giugno 1992 erano a bordo del Britannia di Elisabetta II d’Inghilterra, a decidere con Tremonti, Draghi, i Warburg, i Barclays, Goldman Sachs, Salomon Brothers e con la Merryl Linch della completa privatizzazione delle partecipazioni statali

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fici di una delle più grandi transazioni nella storia delle banche d’affari, fatta con strani compagni d’avventura: da re Carlo IV di Spagna, all’avventuriero francese Gabriel-Julien Ouvrard, che aveva lavorato per la Rivoluzione, il Direttorio, il Consolato, l’Impero, la Restaurazione; la banca Hope & Co. e David Parish, Vincent Nolte e A.P. Lestapis, questi due definiti “agenti speciali”. La Spagna avrebbe dovuto pagare annualmente a Napoleone 72 milioni di franchi. Questi enormi pagamenti si potevano fare solo importando oro e argento dal Messico e dal Perù, ma si sarebbe potuto superare il blocco continentale attuato dai britannici per contrastare Napoleone solo con l’aiuto dei banchieri d’affari e con le navi dei commercianti americani. Questa operazione, fatta durante una guerra ferocissima, doveva accontentare un po’ tutti: far arrivare a Napoleone i pagamenti degli spagnoli, aprire una linea commerciale per gli inglesi verso l’America Latina e far guadagnare i commercianti Usa. I Baring si attivarono presso il primo ministro inglese Henry Addigton per aggirare l’embargo e fecero capire al politico inglese, con solidi argomenti - lingotti d’argento e l’espansione dei commerci britannici - che era un affare. L’operazione durò tre anni e si concluse positivamente per l’Inghilterra; per i banchieri d’affari e per gli “agenti speciali” fruttò un guadagno netto di 862 mila sterline, a discapito di Napoleone e dell’avventuriero Ouvrard, ideatore dell’operazione. Napoleone capì di aver fatto la parte del fesso e si rivalse sul suo connazionale sequestrandogli i beni ed incarcerandolo. Ma Ouvrard, sopravvisse a Napoleone e si rifece “scommettendo” sulla rinascita della Francia in bancarotta, attraverso prestiti esteri gestiti dai banchieri d’affari Baring e Hope. L’emissione di obbligazioni per salvare la Francia fu un vero successo, per la cordata Baring-Hope-Ouvrard che guadagnarono fra 1,5 e 3 milioni di sterline. A quel “pasto” non vennero invitati i Rothschild e fu un grave errore, pagato poi a caro prezzo. I Rothschild iniziarono una battaglia a tutto campo sulle obbligazioni francesi tale da far perdere il primato

A sinistra, George Washington il 2 giugno 1776 attraversa il fiume Delaware nella battaglia di Trenton durante la Rivoluzione americana e, sopra, Napoleone Bonaparte, nel famoso quadro di David. I Baring guadagnarono sia dalle guerre napoleoniche che dalla Rivoluzione americana.

acquisito in Europa ai Baring, a cui rimase solo Londra. I Baring superarono la crisi del 1836 e nel 1839 salvarono la Banca d’Inghilterra da una crisi aurea che la portò sull’orlo della rovina; prestarono denaro all’Associazione dei Piantatori della Louisiana, alla Banca di New York, agli Stati del Maryland e del Massachusetts, ma nel 1890 con la caduta delle obbligazioni argentine si trovarono in una tale difficoltà che rischiarono il tracollo e furono salvati da Lidderdale, governatore della Banca d’Inghilterra. A seguito di ciò la Baring Brothers fu ricostruita in società a responsabilità limitata: la Baring Brothers e Co., Ltd. I Baring rimasero sulla scena mondiale molti anni ancora, tant’è che li troviamo il 2 giugno 1992 a bordo del Britannia, il panfilo di Elisabetta II d’Inghilterra, a decidere con Giulio Tremonti, Mario Draghi, i Warburg, i Barclays, Goldman Sachs, Salomon Brothers e con la Merryl Linch della necessità di una completa privatizzazione delle partecipazioni statali e dell’industria di Stato del nostro Paese a seguito della svalutazione del 30% della lira, provocata, per conto dei Rothschild, da Soros anche lui a bordo e dalla creazione, grazie a politici compiacenti - Craxi, Andreotti e Forlani - di un debito pubblico pari 2 milioni di miliardi delle vecchie lire. L’incontro sul Britannia segna il completamento economico di un progetto eversivo iniziato il 16 Marzo 1978 in via Fani a Roma, quando venne rapito Aldo Moro per impedire l’entrata dei comunisti nel governo. I Baring, maestri di trame politico-finanziarie, nel 1995 dovettero chiudere i battenti a causa di un operatore senza scrupoli, Nick Leeson, che approfittò del patrimonio della banca per speculare in proprio, esponendola per una quantità superiore al totale del patrimonio. Ma a differenza del salvifico intervento del 1890, la Banca d’Inghilterra girò la testa dall’altra parte. Ditta e nome legale furono venduti, per la simbolica cifra di una sterlina, alla compagnia assicurativa olandese ING. Qui gladio ferit gladio perit.

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economiaefinanza

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altrevoci I NUOVI STILI DI VITA SONO UNA SCELTA QUOTIDIANA ALLA PORTATA DI TUTTI

QUELLO CHE I POLITICI NON DICONO AL POPOLO

CRIMINALI DI GUERRA A GIUDIZIO IN EUROPA

L’OCCIDENTE E LE SCUSE AL TERZO MONDO

PENNAC UN “ASINO” DIVENTATO SCRITTORE

DIVISI DALLA GUERRA E DAL FATO

I nuovi stili di vita stanno diventando sempre più gli strumenti che la gente comune ha nelle proprie mani per poter cambiare la vita quotidiana e anche per poter influire sui cambiamenti strutturali che necessitano delle scelte dei responsabili della realtà politica, sociale ed economica. I nuovi stili di vita partono da un livello personale per passare necessariamente a quello comunitario fino a raggiungere i vertici del sistema globale. Si tratta di azioni quotidiane che generano un nuovo modo di impostare la vita; pratiche nuove, strumenti popolari per poter cambiare la realtà e azioni che possono influire sui cambiamenti strutturali a livello locale ma anche mondiale. Non bisogna diventare degli eroi o essere dei santi per metterli in pratica, è sufficiente essere semplici cittadini, responsabili e solidali. L’autore, Adriano Sella, è un missionario saveriano che ha lavorato per molti anni in Amazzonia dove è stato coordinatore della commissione Giustizia e Pace e della Pastorale sociale della Conferenza episcopale del nord del Brasile. A Vicenza ha promosso il movimento “Gocce di giustizia”.

Un cronista parlamentare, come tutti i cronisti, racconta quello che vede e che sente. Quello che ha visto e sentito Carmelo Lopapa è la fotografia spietata della classe politica italiana. Per entrare nel cuore di un luogo bisogna iniziare da chi ne custodisce i segreti e le chiavi. Il racconto dell’autore parte, dunque, dalla testimonianza inedita di un funzionario che nel parlamento italiano ha trascorso gran parte della sua vita. È disarmante sapere come passano il loro tempo i parlamentari italiani e conoscere le loro battaglie civili: leggi per valorizzare il tortello di zucca, per indire la giornata del maccherone, per ottenere bagno turco e terme per tutti. È sconfortante vedere la produttività di questa classe politica che riesce ad approvare solo il 7,3 per cento delle leggi, contro il 56 per cento della Germania e l’83 per cento della Spagna.

Si chiama Carla Del Ponte, è svizzera, ed è stata il pubblico ministero del tribunale europeo dell’Aja per giudicare i criminali di guerra. Istituito dall’Onu nel maggio 1993, è stata la prima corte in Europa, dopo la fine della seconda guerra mondiale. Il lavoro di Carla Del Ponte presso i tribunali delle Nazioni Unite ha permesso l’arresto e la conduzione in giudizio di decine di persone accusate di genocidio e altri crimini di guerra. Tra questi Slobodan Miloševic, presidente della Serbia, Théoneste Bagosora, capo militare degli hutu accusato di aver programmato il genocidio ruandese. Inoltre ha istruito prove contro due dei ricercati più importanti al mondo: Radovan Karadžic e il generale Ratko Mladic, accusato del massacro di Srebenica.

Come spesso accade, nei libri il sottotitolo dice molto di più del titolo. La regola è confermata da “Il singhiozzo dell’uomo bianco”, ovvero “il terzomondismo: storia di un mito duro a morire”. L’autore è il filosofo e polemista Pascal Bruckner che propone al lettore un approccio positivo al Sud del Mondo. Lontano dalla visione sofferta e lacerata del Terzo Mondo, Bruckner non stimola sdegnati pietismi, ma invita ad abbandonare quel senso di compassione che accompagna di solito le argomentazioni sui Paesi in via di sviluppo. Fra la boria e il masochismo si è voluta qui tracciare la via di un eurocentrismo paradossale, che conduca gli occidentali verso l’esterno senza costringerli perciò a rinnegarsi. Un simile tentativo ci impone di avvicinare l’uomo del Terzo Mondo come lo straniero, l’altro che è il nostro prossimo senza esserci vicino.

Chi lo avrebbe mai detto che Daniel Pennac, autore della saga di Benjamin Malaussène e scrittore di culto in Europa, sia stato un asino a scuola. Non è l’ennesima trovata dell’inventore del capro espiatorio di professione, ma la verità raccontata da lui medesimo nel suo nuovo libro. Pennac, nonostante abbia venduto milioni di copie dei suoi libri, non brillava affatto sui banchi di scuola, tanto che la vecchia madre ancora stenta a credere che il suo Daniel sia diventato uno scrittore di successo. Il ricordo di questo studente è inquadrato fin dalla copertina che riproduce una pagella tempestata di brutti voti, che non lasciano sperare nulla di buono. In “Diario di scuola” c’è molto di più di una difesa d’ufficio di alunni paralizzati dalla paura. C’è l’empatia dello scrittore, anzi del professor Pennac, con la folta schiera di “somari’“di tutti i tempi.

Dacca, Bangladesh, 1959. «Caro marito oggi ho perso i nostri figli». A nulla era servito il regalo che Rehana aveva fatto ai suoi due bambini, Sohail e Maya. Il giudice glieli aveva portati via lo stesso per affidarli allo zio, a millecinquecento chilometri di distanza, perché Rehana, dopo la morte del marito, era stata giudicata una cattiva madre. Lei non smette di aspettare il loro ritorno, che avverrà nel 1971, dopo dodici anni. Sohail e Maya sono grandi, il Bangladesh è cambiato, si accinge a dichiarare la propria indipendenza e viene invaso dal Pakistan. Dacca non è più allietata dal canto dei grilli, soverchiato dal rumore dei carri armati. I figli di Rehana si uniscono al movimento di liberazione nazionale che si sta organizzando in tutto il Paese. Un romanzo d’esordio per una delle nuove voci della letteratura contemporanea.

ADRIANO SELLA MINIGUIDA DEI NUOVI STILI DI VITA

Editrice Monti, 2008

CARMELO LOPAPA SPARLAMENTO

Chiarelettere, 2008

CARLA DEL PONTE LA CACCIA. IO E I CRIMINALI DI GUERRA

Feltrinelli, 2008

PASCAL BRUCKNER IL SINGHIOZZO DELL’UOMO BIANCO

Guanda, 2008

DANIEL PENNAC DIARIO DI SCUOLA

Feltrinelli, 2008

TAHMMA ANAM I GIORNI DELL’AMORE E DELLA GUERRA

narrativa

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STORIE ORDINARIE DI AMORE E DOLORE MATEMATICA E ROMANZO UNA BELLA COINCIDENZA

La distruzione di un amore richiede la stessa forza impiegata nella sua costruzione. I piccoli compromessi, le bugie, lo strazio del ricordo, la speranza del ritorno, Sulle tracce di quanto scritto da Douglas R. Hofstadter in “Gödel, Escher, Bach. Un’eterna sono soltanto una parte ghirlanda brillante”(Adelphi), “Valori” da tempo di quel processo. Ma dietro sostiene la bella coincidenza tra arte e scienza. l’abbandono della famiglia, Che lo spunto creativo dello scienziato non sia dietro l’impossibilità di dire poi così distante da quello del pittore o dello al proprio marito «non ti amo scrittore, è ormai più di una semplice tesi. A più», dietro la voglia irrefrenabile dimostrazione di ciò, da tempo c’è un filone di ricominciare anche se (soprattutto matematico) che ha fatto breccia non c’è nessuno con cui farlo, nella comunità dei lettori italiani, come dimostra si nasconde tutto il dramma il recente successo del romanzo “la solitudine dell’umana esistenza e del dei numeri primi”(Mondadori) del giovane fisico - mistero che ammanta la vita ha solo 25 anni - Paolo Giordano. sentimentale degli uomini. Dopo una giornata passata in un laboratorio Brigitte Giraud, affermata all’università di Torino, dove studia la fisica autrice francese nata delle particelle, Giordano si chiude nella sua in Algeria, in undici storie scrittura ed elabora una prosa efficace come analizza, con realismo e ironia una funzione, essenziale come una formula, ma anche con una spiccata capace di emozionare il lettore e di farlo entrare sensibilità, la quotidianità con la precisione e al tempo stesso la grazia che si sviluppa nelle relazioni di chi si avvicina alla verità delle cose. sentimentali. I numeri primi hanno affascinato moltissimi Undici belle miniature scrittori e studiosi, tra cui Marcus Du Sautoy che descrivono l’universo che nel 2004 aveva pubblicato “L' enigma inquieto e doloroso dei numeri primi. L'ipotesi di Riemann, il più di chi perde l’amore. grande mistero della matematica” (Rizzoli). «I numeri primi sono divisibili soltanto per se stessi. Se ne stanno al loro posto nell’infinita serie dei numeri naturali, schiacciati come tutti fra due, ma un passo in là rispetto agli altri».

BRIGITTE GIRAUD L’AMORE È SOPRAVVALUTATO

Guanda, 2008

Garzanti, 2008 PAOLO GIORDANO LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI

Mondadori, 2008

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UNA MOSTRA PER I MORTI DELLA THYSSEN LA CONOSCENZA DELLE RELIGIONI AIUTA IL PERCORSO DI PACE NEL MONDO

Una mostra fotografica dal titolo “Chi muore al lavoro”. È un’iniziativa promossa dal consiglio comunale di Torino, per ricordare la tragedia avvenuta nello stabilimento della ThyssenKrupp, dove il 6 dicembre scorso morirono arsi vivi sette operai. L’iniziativa, aperta a fotografi professionisti, foto-amatori, familiari, colleghi di lavoro, amici e cittadini comuni, prevede la raccolta di fotografie relative agli avvenimenti che hanno coinvolto gli operai e la città intera: funerali, marce, cortei, fiaccolate e i momenti più significativi. I proventi della vendita del catalogo della mostra e dei materiali realizzati verranno interamente devoluti al Fondo per le vittime del lavoro, istituito dal comune di Torino. L'iniziativa è stata sviluppata in collaborazione con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Compagnia di San Paolo, Fondazione Crt, Asja Ambiente, Rai, rivista cittAgorà.

“I colori di Dio” è un viaggio nelle religioni del mondo: dalle grandi religioni monoteiste, a quelle popolari e indigene. Uomini e donne di tutto il mondo testimoniano con la loro preghiera, i loro riti, la loro spiritualità, che la religiosità è un fattore intrinseco e indispensabile alla vita dell’uomo. Lo scopo dell’iniziativa non è enciclopedico e quindi le testimonianze fotografiche raccolte non esauriscono l’immenso panorama delle fedi. Si vuole invece mostrare come le religioni siano e possano essere fattori di pace e non di divisione. «Scorrendo le bellisime fotografie raccolte in questo libro - scrive il cardinale Carlo Maria Martini - si ricava un’impressione generale di serenità, di amicizia, di fiducia, di pace. I gesti religiosi che esse presentano sono visti come generatori di gioia e di equilibrio, come fonte di mutua intesa fra gli uomini e le donne di questo mondo. Perciò, ritornando al contenuto, in queste fotografie, vediamo come la pace derivi direttamente da ogni vera religiosità. Le religioni possono fare molto per la pace e per questo debbono conoscersi, aiutarsi, fermentarsi a vicenda per scoprire sempre meglio il grande mistero che è nascosto nel cuore dell’uomo da Colui che lo ha fatto a sua immagine». CARLO MARIA MARTINI ENRICO MASCHERONI I COLORI DI DIO

www.comune.torino.it

GLI ANIMALI SONO L’ESSENZA DELLA VITA

PELLEGRINI IN VIAGGIO DA ROMA A SANTIAGO

DIVENTARE STILISTA DI SE STESSI È SEMPLICE

La bellezza di ciò che è selvaggio e naturale si manifesta nelle fotografie di Andrew Zuckerman. Gli animali, fotografati contro uno sfondo bianco e spoglio, rivelano un estetismo innato che si dispiega nel solo fatto di esistere. In loro c’è l’essenza della vita. Una manifestazione di bellezza innocente, senza posa o artificio. Una complessa semplicità che fa dell’animale lo specchio di ciò che l’uomo una volta fu. Guardare il loro sguardo riporta direttamente ad un’atavica dimensione, più vicina alla verità e al mistero dell’esistenza. L’enorme varietà di creature che popolano il mondo si rivela ai nostri occhi, come si rivela nell’animalità la presenza di un’anima. Zuckerman, fotografo e regista newyorkese, ha ricevuto il premio D&AD Yellow Pencil per la fotografia. Come regista ha diretto il lungometraggio “High Falls”.

“Roma-Santiago/ SantiagoRoma” è la mostra fotografica allestita presso il Braccio di Carlo Magno in Vaticano e curata da Paolo Caucci von Saucken . Foto che ritraggono le antiche vie percorse dai pellegrini (il Cammino di Santiago e la via Francigena), con le loro chiese, i ponti romanici, gli spedali che accolgono i viandanti, i paesaggi suggestivi. L’esposizione è promossa dalla Xunta de Galicia, Consellería De Innovación e Industria, dal Centro Italiano di Studi Compostellani, dal Comitato Nazionale per le Celebrazioni del V Centenario della Fondazione della Basilica di San Pietro e dalla Fondazione per i Beni e le Attività Artistiche della Chiesa. Per l’occasione sarà presentata anche la traduzione in italiano del Liber Sancti Jacobi, summa medievale del pellegrinaggio a Santiago de Compostela, opera di Cinzia Berardi.

Se non puoi comprare abiti firmati perché troppo costosi, allora diventa stilista di te stesso. È stata questa la pensata dell’inglese Iris Ben-David, cratrice del sito styleshake.com, un servizio in rete che permette al navigatore in cerca di un capo di abbigliamento di disegnarselo secondo i propri gusti. Da qualche mese disegnare e cucirsi un abito su misura, grazie a quest’idea, è molto più facile. Si sceglie la stoffa che si vuole e si disegna il modello, secondo le proprie esigenze, indicando tutti i dettagli. Infine, si definiscono i particolari dell’abito: plissettato, con sbuffi, perline o strass. Realizzato il bozzetto, nel giro di pochi giorni si riceverà a casa il vestito. Un modello unico che volendo si puo’ anche condividere con altri utenti. I prezzi dei modelli più gettonati vanno dai 133 ai 200 euro.

ANDREW ZUCKERMAN CREATURE

Contrasto, 2008

Fino al 13 aprile BRACCIO DI CARLO MAGNO IN VATICANO

www.styleshake.com

MUSICA GLOBAL E DAL VIVO A PORTATA DI MOUSE La musica globalizzata suonata nei migliori club sparsi nei quattro angoli del pianeta direttamente a casa vostra, a portata di mouse, senza muovere un passo. È l’iniziativa di Awdio (www.awdio.com), sito che diffonde in streaming musica rigorosamente dal vivo. L’iniziativa è stata finanziata da un giovane guru-designer-hacker francese, il trentenne Ora-Ito (è un alias, il suo nome è Morabito), un mito tra gli aspiranti fashion-designer che popolano la rete. La giornata musicale proposta da Awdio porterà i navigatori nelle atmosfere glamour dell’Hotel Costes di Parigi al Prince di Melbourne in Australia, passando per il Qbar di Bangkok e lo Yumla di Hong Kong, per poi ritornare ancora a Parigi, al Colette, e in Oceania sulle note del Lounge. Ce n’è per tutti i gusti, visto che i club che fanno parte del progetti sono quasi cinquanta. Awdio propone anche eventi speciali: concerti, dj set con le star internazionali della consolle. L’accesso al sito è semplice. Una lista di locali a seconda dell’ora compare sulla home, è sufficiente cliccare per attivare l’ascolto. L’Awdio world map aiuterà il navigatore. Il tutto è gratuito se la selezione è limitata a due location e 60 secondi continuativi di ascolto. Ma con un abbonamento mensile di 9 euro mensili si puo’ accedere a tutti i locali che adericono al progetto.

Editrice Monti, 2008

multimedia

IL CUORE NERO DEI GIOVANI ITALIANI

PINNA, IL PRIMO OBIETTORE DI COSCIENZA

“Nazirock” (euro 14,90) è un documentario che conduce lo spettatore nel cuore nero delle nuove generazioni. La macchina da presa entra nei raduni deliranti, nei concerti violenti e sfrenati, nelle sedi periferiche, ma senza aggredire, condannare o zittire. Un viaggio inquietante nelle teste dei giovani neofascisti e neonazisti italiani. Una generazione che si materializza nelle curve degli stadi, nell’odio feroce per poliziotti e carabinieri, nei concerti di rock identitario, nelle manifestazioni razziste, negli incontri internazionali a cui intervengono delegazioni da tutta Europa (Falange dalla Spagna, Npd dalla Germania, Nova dreapta dalla Romania) e nei raduni elettorali. L’autore Claudio Lazzaro, giornalista e fondatore della Nobu Production, piccola casa di produzione indipendente, aveva già realizzato nel 2006 il documentario “Camicie verdi: bruciare il tricolore”.

Pietro Pinna è entrato nella storia come il primo obiettore di coscienza in Italia. Una vicenda raccontata nel dvd “La mia obiezione i coscienza” (Euro 12,50, info www.infinitoedizioni.it). Nella sua casa di Firenze, ormai settantacinquenne, il protagonista parla della sua vicenda con l’entusiasmo della prima volta. Figlio di una famiglia indigente che viveva a Ferrara, subito dopo la fine della guerra, sente in una piazza un discorso di Aldo Capitini sulla nonviolenza e l’antimilitarismo. Ne resta colpito. Quando l’anno successivo deve partire per il servizio di leva, arriva a Lecce già con forti dubbi, accresciuti dall’atteggiamento dei commilitoni verso un servizio alla patria considerato quasi sacro. Così, dopo tre mesi di addestramento, Pinna decide di opporre il suo rifiuto. Inizia così una girandola di celle di punizione, denunce, incarcerazioni e processi militari dall’esito scontato.

CLAUDIO LAZZARO NAZIROCK

BRUNO DI MARCELLO IL CASO PINNA. LA MIA OBIEZIONE DI COSCIENZA

Feltrinelli, 2008 www.awdio.com

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ANNO 8 N.58

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APRILE 2008

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Gothic, 2008

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ESPERANTO CANDIDATO AL NOBEL PER LA PACE RISPARMIARE ENERGIA CON ECHO ACTION È PIÙ FACILE

«Bonvenon al la legantoj». Questa frase significa «Benvenuti ai lettori» - di Valori naturalmente ed è in Esperanto, lingua universale nata nel 1887 per iniziativa del medico polacco Ludovico Lazzaro Zamenhof. Esperanto vuol dire infatti «lingua internazionale del dottore che spera». La sua finalità non è quella di sostituire le lingue nazionali. «Noi esperantisti - spiega Renato Corsetti, presidente dell’Associazione esperantista italiana - siamo tra i più convinti difensori del valore della diversità delle culture, e sostenitori della pari dignità di tutte le lingue. L’esperanto è per noi uno strumento di conoscenza delle altre culture. Esistono infatti associazioni esperantiste in almeno 120 paesi, cioè in ogni angolo del mondo». In Italia i cultori di questa lingua sono circa diecimila. L’esperanto, insieme al presidente della Commissione europea, José Manuel Durao Barroso, al presidente algerino, Abdelaziz Bouteflika, e all'ex cancelliere della Germania, Helmut Kohl, figura tra i candidati al premio Nobel per la Pace 2008.

Si chiama Echo action ed è un progetto che ha due obiettivi: da una parte il risparmio energetico, dall’altra lo sviluppo delle energie rinnovabili. È rivolto alle famiglie, non più di 200 per volta, per orientarne la “domanda” verso forme di consumo energetico più responsabili. «Gli aderenti vengono suddivisi in gruppi locali - spiega Pier Luigi Gianetti presidente di Alerr Foundation, Agenzia lucchese energia recupero risorse - con un percorso che prevede diversi livelli di impegno. C’è un primo livello che riguarda una revisione critica degli stili di vita e dei consumi. Un secondo livello che si concentra sull’attuazione di soluzioni a basso costo, facilmente applicabili. Un terzo livello per chi vuole realizzare interventi sulla propria abitazione o i propri mezzi di trasporto che richiedono un maggiore investimento economico». Il progetto prevede una rete di 15 installatori, trasparenti e affidabili. «In genere solo il 10 per cento delle famiglie coinvolte aderisce al terzo livello - conclude Gianetti -. Il maggiore ostacolo è di tipo culturale. Ecco perché riteniamo importanti sia i momenti formativi sia la presenza di altri Comuni nel ruolo di osservatori».

ANNO 8 N.58

SUONO IN NASCITA AIUTA LA GESTANTE

FOGLIE SOLARI PER IL CALDO GLOBALE

L’idea di dar vita alla prima rivista gratuita italiana che parlasse solo di montagna è venuta a un gruppo di amici accomunati dall’amore per le cime innevate. «Il nostro è un progetto editoriale che tenta di scardinare alcuni capisaldi dell’informazione contemporaea». Così scrivono i responsabili di “Montagnard”. Alle spalle, infatti, non hanno grandi case editrici, ma uno studio tipografico di amici che sostiene il progetto della cooperativa editoriale. Non c’è una redazione classica, ma scrive chi ha voglia di raccontare un viaggio appena concluso, un’avventura fra i monti, una gara. Uno sguardo sul mondo da una prospettiva diversa, che pone la natura ed il suo rispetto come presupposti essenziale di ogni ragionamento. La rivista che ha una tiratura di trentamila copie, non si trova in edicola, ma in 400 negozi di sport in tutta Italia, in 60 gare di montagna, nei rifugi, uffici turistici,scuole di sci, librerie.

“Suono in nascita” è un percorso per mettersi in cammino in modo consapevole nel ritmo della gravidanza. Attraverso il linguaggio sonoro, la donna si mette in contatto con le trasformazioni che avvengono in lei. Renza Benvenuti, ostetrica-musicoterapista, accompagna alla nascita le donne che desiderano conoscere l’intensità della relazione madre-bambino attraverso l’esperienza sonora prenatale e acquisire consapevolezza del ritmo del proprio corpo, così da essere facilitate e preparate ad affrontare il parto e i primi mesi con il bambino. Il percorso “Suono in nascita” prevede un’esperienza pratica di approccio al linguaggio sonoro sensoriale, ascolto musicale, vocalizzazione, canto e movimento. Attraverso il suono e la voce il piccolo conosce, sperimenta, comunica con la madre, ovvero si nutre sensorialmente di lei.

Pannelli solari come foglie di rampicanti da installare sulle facciate delle case. Uno studio di designer di New York City ha presentato il progetto Grow, trasformazione di un pannello solare in piccole strutture, a forma di foglia, in grado di catturare l’energia solare e che hanno presto colpito l’immaginario dei blog di design e modelli di vita ecompatibili. Le celle fotosensibili sono applicate a dei fogli di plastica di colore verde, particolarmente resistenti e vengono installate sulle pareti esterne della casa proprio come se fossero un rampicante vegetale. A differenza del pannello solare rigido garantiscono un effetto estetico di diverso impatto, soprattutto per la loro mobilità con il vento che le rende simili alle foglie. La resa energetica è inferiore, in rapporto alla superficie, a quella di un pannello tradizionale al pari del costo al metro quadro. Secondo i designer la diffusione di Grow sarà tuttavia particolarmente impattante e apre nuovi scenari di design che coniugheranno estetica e funzionalità in un settore in forte crescita.

www.echoaction.it www.montagnard.net

www.esperanto.it

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MONTAGNARD PASSIONE GRATUITA PER I MONTI RIVISTA

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APRILE 2008

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www.suonoinascita.org

BIKE SHARING E TENDENZE MOBILI PER UN TRASPORTO PIÙ TRENDY Soluzioni alternative per il trasporto sempre più trendy. Mentre anche Milano si appresta a dotarsi di progetti di bike sharing sul modello di Berlino e Parigi, il mondo della moda guarda alla bicicletta come fenomeno di grande tendenza e attualità. Wheels and Hells ha visto sfilare a Londra stilisti indipendenti e biciclette mentre una operazione di visibilità di un marchio statunitense ha visto decine di biciclette arancioni incatenate un mattino a pali ed alberi di New York City. L’impegnativa operazione di guerriglia marketing ha costretto la polizia newyorchese a un ampio lavoro di rimozione ma l’immaginario colpito è quello di una classe media sempre più attenta ai fenomeni di comportamenti salutari ed ecocompatibili. Segno dei tempi, sulle strade italiane sono così comparsi i primi Segway, due ruote sviluppati in verticale alimentati ad energia elettrica finora visibili solo in qualche telefilm americano. Tendenze e piccole furbizie: una società di noleggio di automobili ha lanciato il primo progetto di compensazione automatica delle emissioni. In base al chilometraggio viene prevista la compensazione ambientale dei gas emessi, riportata come voce in fattura con corrispondente versamento per nuove piantumazioni.

future

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ROBOT UTILI COME BADANTI

POST-IT INCONTRI NON VIRTUALI NELLA CITTÀ

La domanda posta dal ricercatore di robotica Charlie Kemp è banale: «come rendere utile un robot?». La sua riposta si chiama El-E, un robot alto poco più di un metro e mezzo la cui unica funzione è raccogliere oggetti. Basato su una semplice struttura meccanica governata da un piccolo processore, El-E è dedicato ai pazienti affetti da malattie degenerative gravi, come la sclerosi, che riducono progressivamente le funzioni e le capacità motorie. Il robot svolge l’unica funzione di seguire il raggio laser manovrato dalla persona, recandosi sul punto indicato per raccogliere un oggetto riportandolo alla persona. Il laser è il solo mezzo di comunicazione previsto. L’interesse è sul principio adottato da Kemp: vedere il mondo reale come una “interfaccia”, trasformandolo così a beneficio di soggetti con funzioni parzialmente compromesse in un «mondo cliccabile e interagibile». Tra gli upgrade previsti e in fase di sperimentazione, l’apertura di porte a comando e il sollevamento della persona e trasporto all’interno della stanza.

Come ci si incontra nelle metropoli e come e quanto queste dinamiche disegnano città temporanee? Giovanni La Varra e Martì Peran hanno lavorato su questo concetto per allestire un progetto di mostra e di studio che sarà “interagibile” fino al 25 giugno a Barcellona. Post-It City è «un dispositivo di funzionamento della città contemporanea che riguarda le dinamiche della vita in pubblico, i comportamenti degli individui, le loro modalità di incontrarsi, stare insieme, aggregarsi, riconoscersi e distinguersi in modo non tradizionale». Ma Post-It City è anche una forma resistente alla diffusione di forme virtuali di incontro e all’omologazione del “comportamento in pubblico” nella città contemporanea, una città nella quale, come ricorda Ed Soja, «anche se non vuoi devi rispettare il tema che ti è assegnato». Nuovi spazi collettivi si affiancano ora alla rete di luoghi pubblici che connotano la città consolidata. Spazi improvvisati di socialità divengono luoghi di appuntamento e trasformazione dei flussi di percorso.

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ANNO 8 N.58

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APRILE 2008

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2008

anno XII numero 94 aprile 2008 € 7,90

n 94

RIVISTA MENSILE DIRETTA DA GOFFREDO FOFI

94

Dall’Italia: Se e per chi votare/ Dall’Europa dell’Est: Dossier Bulgaria, La questione kosovara Agnes Heller, Eduard Limonov, 4 poeti albanesi/ Omaggio a Anselm Kiefer/Ultimo cinema Usa

La cultura italiana anestetizzata Il Kosovo e l’autodeterminazione La Bulgaria

ARTE

vent’anni dopo

CULTURA

La filosofia radicale

SCIENZA SOCIETÀ

albanesi In Russia, paese corrotto

NOME TITOLO

ATTIVITÀ

BORSA

Abengoa Ballard Power First Solar Canadian Hydro Conergy Solar Millennium Fuel Cell Energy Gamesa Novozymes Ocean Power Tech Biogas Nord Phoenix Solar Q-Cells RePower Solarworld Solon Schmack Biogas Sunways Suntech Power Vestas Wind Systems

Biocarburanti/solare Tecnologie dell’idrogeno Pannelli solari Energia idroelettrica/eolica Pannelli solari Pannelli solari Tecnologie dell’idrogeno Pale eoliche Enzimi/biocarburanti Energia del moto ondoso Biogas Pannelli solari Pannelli solari Pale eoliche Pannelli solari Pannelli solari Biogas Pannelli solari Pannelli solari Pale eoliche

Siviglia, Spagna Vancouver, Canada Phoenix, USA Calgary, Canada Amburgo, Germania Erlangen, Germania Danbury, CT-USA Madrid, Spagna Bagsværd, Danimarca Warwick, Gran Bretagna Bielefeld, Germania Sulzemoos, Germania Thalheim, Germania Amburgo, Germania Bonn, Germania Berlino, Germania Schwandorf, Germania Konstanz, Germania Wuxi, Cina Randers, Danimarca

SPED. I N ABB. POST. D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n°46) ar t.1, comma 1, DCB ROMA

Gli ultimi film di Hollywood

www.lostraniero.net R edaz io ne : v ia de gl i S ci al oia 3 00 1 9 6 R o m a tel . 0 6 /3 6 0 0 2 5 16 fa x 0 6 / 3 2 8 2 8 2 4 0 lo. st r a n ie r o @c on tr a st o. it

RENDIMENTO DAL 30.09.06 AL 14.03.2008

20,55 € 4,57 CAD 120,38 € 5,92 CAD 14,79 € 25,07 € 5,52 $ 27,96 € 399,50 DKK 11,87 $ 9,50 € 32,00 € 46,27 € 153,13 € 27,04 € 38,79 € 12,00 € 6,50 € 30,51 $ 506,00 DKK

-9,43% -35,65% -32,86% -0,10% -61,17% -75,20% -41,74% 61,81% -10,96% -34,25% -79,19% 117,69% 43,25% 175,41% -37,60% 31,18% -65,82% -13,56% -25,10% 222,28%

+15,75% I titoli di First Solar, Solar Millennium, Biogas Nord e Schmack Biogas sono entrati nell’Indice il 31.10.2007. Il loro rendimento risente dei rendimenti negativi dei titoli che hanno sostituito (Biopetrol, EOP Biodiesel, Pacific Ethanol, Suedzucker)

Due secchi di acqua all’anno di Mauro Meggiolaro TRANNE LE AZIONI DEL VENTO. Che fanno chiudere l’indice verde di Valori a +15,75% dopo un anno e mezzo di gioco. Mentre soffre l’indice delle compagnie petrolifere (+2,35%), penalizzate da un dollaro sempre più debole rispetto all’euro. L’energia eolica ha ormai raggiunto costi di produzione competitivi con le altre fonti di energia e presto potrà fare a meno dei sussidi pubblici. Non solo: secondo l’istituto di ricerca danese DHI, l’eolico è la fonte che consuma meFirst Solar Sede no acqua in assoluto. Per produrre il fabbisogno Borsa energetico medio di una famiglia europea (5 Rendimento 30.09.06 – 14.03.08 MWh) con la forza del vento servirebbero inAttività fatti solo 5 litri di acqua all’anno, contro i 12.500 del nucleare e i 20.000 del petrolio. «Ci bastano due secchi di acqua per lavare una volta all’anno due turbine da 3 MW», spiega WenRicavi [Milioni di €] zel Kruse, vice-presidente di Vestas Wind Sy52,70 stems. «Di più non abbiamo bisogno». Se, come si prevede, l’acqua diventerà sempre più scarsa e costosa, i pionieri del vento potranno dormi13,58 re sonni tranquilli: l’energia eolica non ha sete di risorse idriche.

C

UN’IMPRESA AL MESE

della Sardegna

CORSO DELL’AZIONE 14.03.2008

€ = euro, $ = dollari USA, £= sterline inglesi, CAN $ = dollari canadesi, DKK = corone danesi

ROLLANO TUTTI.

Mereu e il passato

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VALORI NEW ENERGY INDEX

di Agnes Heller Quattro poeti

indiceetico

2,35% Amex Oil Index [in Euro] 15,75% Valori New Energy Index [in Euro] Rendimenti dal 30.09.2006 al 14.03.2008

www.firstsolar.com Phoenix, Arizona (USA) Nasdaq, New York n. d. Produce moduli fotovoltaici “a film sottile”. Al posto del silicio, i moduli First Solar utilizzano come materiale semiconduttore il tellururo di cadmio, che li rende meno suscettibili alle alte temperature, consentendo una maggiore produzione energetica in condizioni climatiche molto calde. È quotata al Nasdaq dal novembre del 2006. Utile [Milioni di €]

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Numero dipendenti 723

2005 2006

4

- 6,5

n.d.

in collaborazione con www.eticasgr.it |

ANNO 8 N.58

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Crisi mondiale

Anno 8 numero 58. Aprile 2008. € 3,50

valori

Un 2008 da paura Il G7 sta a guardare

Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità

di Alberto Berrini

G7 DI TOKIO A FEBBRAIO SI È CONCLUSO CON UN BILANCIO DELUDENTE. Ha ribadito, come lasciavano prevedere i nuovi dati, le preoccupazioni per la congiuntura internazionale, che risentirà del forte rallentamento (o recessione?) dell’economia statunitense. Ma nessuna proposta di politica economica è emersa con forza. Il rallentamento dell’economia mondiale è ormai un fatto. Secondo le stime di fine gennaio del Fondo Monetario Internazionale, che presto dovranno essere riviste al ribasso, i tassi di crescita del 2008 saranno inferiori a quelli del 2007. Ma questa frenata non dipende dall’offerta di credito, cioè ha poco a che vedere con la crisi finanziaria. Le banche hanno continuato a prestare soldi a imprese e famiglie e, almeno per ora, il pericolo “credit crunch” (un grave irrigidimento delle condizioni di credito) non si è materializzato. La crisi che colpisce gli Stati Uniti parte dal crollo dei prezzi delle case e dalle possibilità di spesa, ad essi collegate, da parte delle famiglie americane. Quindi riguarda il versante “reale” dell’economia (con l’ovvio contributo di quella finanziaria, soprattutto in termini di aspettative negative) e, in particolare, la domanda. Ma oggi non si vede chi possa sostituire la locomotiva americana, almeno in termini di consumi, come traino dell’economia mondiale. Le altre “grandi economie” sono infatti tutte “export oriented”. Osservava Roubini, in una intervista rilasciata al Corriere della Sera a gennaio: “La ripresa in Europa è stata trainata dalle esportazioni. Lo stesso vale per il Giappone, mentre in Cina le esportazioni contano addirittura il 40% del Pil. Anche ammettendo che Cina e India continuino a crescere (la loro spesa per consumi in totale è di 1.500 miliardi di dollari all’anno, mentre quella Negli Usa è in crisi l’economia reale. Usa è di 9.000 miliardi), non avrebbero la forza Crollano i consumi e il taglio di compensare la caduta dei consumi americani”. delle tasse non serve. Ne risente Un quadro abbastanza chiaro e preoccupante, meno tutto il mondo. La vera causa: chiare le ricette di politica economica da adottare. una distribuzione iniqua dei redditi. Il credo neoliberista, sull’onda della pressione Profitti e rendite vincono sul lavoro dei mercati finanziari, punta ancora una volta sulla riduzione dei tassi di interesse. Ma una politica monetaria espansiva può dar fiato a un sistema finanziario vittima dei suoi eccessi, ma può poco contro le aspettative negative di consumatori e imprese. Inoltre bassi tassi di interesse favoriscono i consumi a patto di contrarre nuovi debiti e, in questo momento, non abbiamo bisogno di aumentare l’indebitamento, soprattutto negli Usa. Un discorso analogo vale per la politica fiscale. In assenza di aspettative positive di imprenditori e consumatori, una riduzione delle tasse si trasforma in risparmio e non fa ripartire consumi e investimenti. Ma non si può prescindere dalle situazioni dei singoli Paesi né da chi sono i beneficiari. Per incidere sui consumi le manovre fiscali dovrebbero favorire le famiglie più in difficoltà. Il neoliberismo è alle corde, nei risultati concreti e nell’incapacità di fornire soluzioni alle contraddizioni che emergono. Abbiamo l’opportunità di mettere in discussione questo modello e il dovere di cercare strade nuove. A partire dalla risposta da dare alla crisi, che ha una causa evidente: l’iniqua distribuzione del reddito nel mondo, che negli ultimi decenni ha premiato profitti e rendite a discapito del lavoro. Salari al ribasso e riduzioni fiscali generalizzate, favorevoli ai più ricchi e con riduzioni delle prestazioni dello stato sociale, sono la vera causa della recessione in atto. In conclusione: la crisi è di domanda e la causa è distributiva. Serve è un maggior equilibrio nella distribuzione di tutti i redditi.

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ANNO 8 N.58

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APRILE 2008

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FRANCESCO COCCO / CONTRASTO

I

Fotoreportage > Diversamente abili

L

Dossier > Sanità, assistenza, previdenza oltre la demagogia del mercato

Welfare per tutti Internazionale > La nuova diplomazia del petrolio a partire dal Venezuela Finanza > Le banche che cercano di aggirare la direttiva sulla trasparenza Economia solidale > Fiducia non solo denaro per costruire un sogno Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB Trento - Contiene I.P.

il mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità valori: informàti e consapevoli

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