San Marco a Venezia

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piccoli costruttori di cattedrali

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San Marco a Venezia



piccoli costruttori di cattedrali

San Marco a Venezia di Anne Amison, Milena D’Agostino, Nicola Panciera, Titti Pavon Illustrazioni di Anna Formaggio


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«Questa è d’ogni altro ben nido fecondo Venetia: et tal che chi la vede, stima veder raccolto in breve spatio il mondo.»


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Così si legge in un acquerello del 1610 che illustra lo splendore della città. Venezia è stata, per molti secoli, un luogo importante per tutta l’area adriatica e per il Mediterraneo. È stata una città ricca e feconda di cultura, innovazione e arte, diventando un’attrazione per molti popoli. È strano pensare che una piccola isola raccogliesse in sé tutto il mondo allora conosciuto.


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La vita in laguna In origine Venezia non era che un arcipelago di decine di isolette separate tra loro da un labirinto di canali. Sulla vicina terraferma esistevano città romane importanti: Aquileia, Altino, Concordia, Oderzo... Per paura dei barbari in molti fuggirono da questi centri verso le isole della laguna, portando con sÊ tutto quello che riuscivano delle loro ricchezze. Speravano che l’acqua li avrebbe difesi e che i barbari non li avrebbero raggiunti. CosÏ infatti avvenne. Passato il pericolo in tanti decisero di restare.


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In epoca romana la laguna era usata, oltre che per cacciare e pescare, anche per ottenere il sale, merce di scambio preziosa come l’oro. Il sale, infatti, veniva venduto per avere ciò che in laguna mancava, soprattutto il grano.

La laguna offriva una vita sicura ma a prezzo di un duro lavoro! Infatti il suolo su cui costruire era fangoso e instabile. Fu necessario prosciugare vaste zone e rinforzare il terreno piantando milioni di pali, prima di edificare case e chiese. I pali erano ottenuti tagliando gli alberi che crescevano nei boschi sulla terraferma di fronte alla laguna e che venivano poi trasportati lungo i fiumi.


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Tutti all’opera Il cantiere di San Marco era sicuramente unico nel suo genere: una quantità di artigiani provenienti dai luoghi più disparati si misero insieme per costruire una grande basilica. L’architetto, probabilmente, era greco di Costantinopoli. Nel cantiere c’erano le botteghe dei mestieri che servivano alla costruzione: muratori, tagliapietre, falegnami, fabbri... Una volta completato l’edificio era il turno di mosaicisti e scultori. Tutte le materie prime arrivavano per mare o via fiume da altri luoghi perché a Venezia non c’erano cave o foreste. Spesso si usavano anche materiali di riciclo!

ARCHITETTI


MURATORI

TAGLIAPIETRE

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FABBRI

OPERAI


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Cosa sono i mosaici Il mosaico è come un puzzle. Tessere di diverse forme, dimensioni e colori, creano un’unica immagine che decora pareti e pavimenti.

Il maestro mosaicista traduceva lo schema di un’immagine in mosaico: ideava la figura e ne seguiva l’esecuzione su pareti, volte e cupole. Il maestro o magister non lavorava mai da solo! Il mosaico veniva realizzato da più persone e il risultato finale, in cui tutte le tesserine erano al proprio posto a comporre l’immagine attesa, avveniva alla fine di un laborioso processo. Il primo passo era la preparazione e il taglio delle tessere e di questo si occupava una persona chiamata lapidarius structor, uno scalpellino che lavorava le pietre. Poi bisognava ideare la figura: per questo c’era il pictor imaginarius, un pittore con grande fantasia.


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Veniva steso uno strato di malta, o calce, come base: se ne occupava il calcis coctor, esperto nella preparazione e nell’uso della calce. Sulla malta si riproduceva il disegno per controllare che grandezza e proporzioni fossero adatte alla superficie curva, come una volta o una cupola. A questo punto si metteva un altro strato di malta che aveva un tempo di presa molto più lungo. Su questo strato, si riportava nuovamente il disegno e lo si colorava come un affresco.

Rimanevano da applicare le tesserine e qui il magister musivarius, cioè il maestro del mosaico, ultimava l’opera. A ogni colore del disegno corrispondeva una tesserina: al rosso la tessera rossa, al blu la tessera blu, al nero la tessera nera e così via fino alla trasformazione del disegno in mosaico. Soltanto un colore faceva eccezione: alla foglia d’oro corrispondeva un colore rosso di fondo, perché il rosso dà una tonalità più brillante all’oro!

I colori usati erano il nero, il giallo ocra e un marrone scuro: questa pittura era chiamata “sinòpia” perché, nel passato, per preparare i colori, si faceva uso di terre che venivano importate da Sinòpe, città sul Mar Rosso.


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Guardiamo la

bellezza Andiamo alla scoperta delle bellezze che si nascondono e si svelano nelle altezze e negli angoli di San Marco. I numeri sulle figure vi aiuteranno a ritrovarle sulla mappa a pagina 46, che suggerisce un percorso.

AREA: 4.800 mq

5 PORTALI

500 COLONNE


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Altezza cupola centrale: 43 m

mosaici: oltre 8.000 mq


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Con il naso all’insù Andiamo di fronte alla Basilica e guardiamo in alto. Vediamo il leone alato. È il simbolo di san Marco. E infatti sopra, in alto, più su, sulla guglia c’è proprio lui, Marco. Guardiamoci attorno: sulla chiesa, nella piazza quanti leoni riusciamo a vedere?

Il leone è simbolo di Marco perché il suo Vangelo inizia con l’episodio di Giovanni Battista, «voce che grida nel deserto» come il ruggito di un leone. Anche gli altri evangelisti, a seconda dell’inizio dei loro Vangeli, hanno i rispettivi simboli. Giovanni è l’aquila, Matteo è il giovane uomo e Luca il toro.


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Andiamo in visita alla Basilica di San Marco per conoscere la storia del giovane evangelista e la bellezza dei mosaici. Scopriamo come il corpo del Santo è arrivato a Venezia e le meraviglie che racchiude lo scrigno della Basilica. In occasione di una gita a Venezia, porta con te questa guida. Sarà un’avventura alla scoperta di una delle cattedrali più belle e più antiche del mondo.

Euro 10,00 ISBN 978-88-99103-40-8

www.piccolacasaeditrice.it info@piccolacasaeditrice.it


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