Numero Zero marzo

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marzo 2013 // numero 2 // magazine free press

I dieci incroci pi첫 snervanti di Latina

RADIO E TV Le prime emittenti del capoluogo NEGOZI IN CRISI Affitti e tasse, commercianti in ginocchio MUSICA DAL VIVO Le band amatoriali e i musicisti in carriera


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L’editoriale di ALBERTO REGGIANI

Nelle mani dei lettori I latinensi cominciano a leggerci e... a leggersi E’ entrata nei bar, nei negozi, nelle scuole, passando per le associazioni e le istituzioni, fermandosi tra le mani dei cittadini di Latina. Si è proposta come un’innovazione, anche se nuova non è. Numero Zero è una rivista che torna a qualche anno indietro, quando c’era tempo di ragionare sulle realtà, quando l’informazione non era fugace e superficiale, ma cercava una riflessione. La risposta dei lettori, l’interesse mostrato induce Numero Zero a perseguire il suo stile, aprendosi ad altri argomenti. Latina era abituata a leggere e non a leggersi, a sentire storie e non a raccontare la propria. Un conto sono le notizie che si apprendono dai giornali, un conto è farne parte, è riconoscersi in ciò che si sta leggendo. Lo abbiamo detto da subito, non abbiamo la pretesa di inventarci nulla, di creare sconquassi con primizie giornalistiche o esclusivismi, semplicemente studiamo il nostro presente e ripassiamo la nostra storia, evidenziando - come si fà su un testo scolastico - ciò che più ci sembra appropriato assimilare. Ci interessano poco i personaggi, le belle mostre di sé stessi. Privilegiamo le appartenenze, ma non quelle tesserate o consociate bensì quelle spontaneamente costituite nella vita sociale e culturale della città, ognuna col proprio riverbero emozionale: in questo numero di marzo ad esempio analizziamo, tra le altre, la categoria dei pendolari logorati, quella dei commercianti arrabbiati, delle massaie scaltre, dei musicisti arrangiati, tutti gruppi di persone che hanno un comun denominatore che li contraddistingue anonimamente, che hanno compagni di ventura anche se non li conoscono personalmente. L’obiettivo di Numero Zero è per-

petrarsi, non lasciare un segno ma tracciare un solco. Esprimere una città, con il suo popolo eterogeneo ma con un diffuso senso di rispetto verso il vivere civile e contrarietà verso le storture, raccontare le eccellenze ma anche le bassezze, esaltare il giusto e sottolineare ciò che è sbagliato.

Magazine mensile di attualità, costume e società

DIRETTORE EDITORIALE Marco Tomeo DIRETTORE RESPONSABILE Alberto Reggiani HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO Alessandro Zaffarano, Luca Morazzano, Pasquale De Rosa, Riccardo Angelo Colabattista, Gianluca Amodio, Giacomo Reggiani, Stefania Pusterla CON IL CONTRIBUTO DI: Massimo Sconforto e Santa Pazienza IMPAGINAZIONE E GRAFICA Giuseppe Cesaro FOTOGRAFIE Claudia Mastracco EDIZIONE E PUBBLICITÀ Pubblieditoriale srl - Via Sardegna 69 - 00197 - ROMA UFFICI Pubblieditoriale srl Via Tagliamento, 9 - 04100 - LATINA Tel. 0773.660382 - Fax 0773.405629 INFO E PUBBLICITÀ Tel. 328.1380545 – 328.8226893 numerozeromagazine@gmail.com STAMPA Gescom SPA Strada Teverina Km 7 - Località Acquarossa - Viterbo Testi, foto e ogni altri materiale, anche se non pubblicati, non verranno restituiti. I materiali pervenuti e le collaborazioni prestate, si intendono esclusivamente a titolo gratuito

Chiuso in redazione il 27 Febbraio 2013 Registrazione al Tribunale di Latina richiesta

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IN QUESTO NUMERO 40 Nostra 31 emittenza

marzo duemila tredici

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Spesa a folle

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I pionieri dell’etere nella città di Latina

Caccia ai discount per il miglior acquisto

49 53

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Tor Tre Ponti Il borgo che fa parlare il sottosuolo

Acqua e arsenico

Rosso negativo Inaugurato l’impianto di derseanizzazione

58 I dieci semafori più snervanti di Latina

22

Serrande abbassate

68

Pane quotidiano Riti e segreti del mestiere più essenziale

Dual band

I gruppi dilettanti e i musicisti emergenti

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79 Gli affitti vanno alle stelle Negozi sempre più in crisi

Via col lento La Monti Lepini dove il sorpasso non è mai consentito

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LISTA ZERO

Politica e comunicazione di FRANCESCO MISCIOSCIA

Dopo aver toccato il fondo Dalle urne un responso, il via alla Terza Repubblica La televisione ha dimostrato di contare tanto, in questa lunga campagna elettorale, per Berlusconi che l’ha battuta palmo a palmo come per Bersani che non ha potuto farne a meno dopo averla snobbata senza risultato, per Grillo che l’ha usata con genio disertandola apposta per occuparla di fatto nei programmi e nei Tg, e per Monti che è diventato la caricatura del proprio Ego diviso, nonno d’Italia austero e forse cinico che per conquistare il cuore di figli e nipoti (e i loro voti, che non ha mai avuto) accetta di indossare jeans strappati e fumare marijuana. Mai come in queste elezioni il messaggio è stato più importante del suo contenuto. Anzi, il contenuto è stato il messaggio. E mai come in queste elezioni ciascuno

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ha giocato la carta del bluff non avendo altro in mano. Berlusconi ha attaccato Monti dopo essere stato costretto a sostenerlo per un anno. Bersani ha evitato in tutti i modi possibili di esprimere un’idea che fosse una, forse per paura di sbagliare davanti agli elettori o deludere qualcuna delle tante e variegate teste all’interno del proprio partito. Monti, ha spergiurato su una politica opposta a quella cocciutamente perseguita fino al giorno prima di scendere (altro che salire) in politica. Grillo invece ha puntato tutto sul carisma, sulla protesta e la novità, sul mistero e l’assenza di risposte a domande inesistenti e non gradite, sull’urlo e la rivolta con un programma che nelle sue stesse parole si riduce a un punto: “mandarli tutti a casa”. Il risultato di questo ciclone emotivo che ha preso tutte le direzioni possibili non potrà che essere un Parlamento caotico e di vita breve. E c’è chi pensa che aver votato Grillo è servito proprio a questo: accelerare il passaggio alla Terza Repubblica perché un Parlamento paralizzato dall’invasione dei 5 Stelle e nel quale le forze “responsabili” saranno frammentate e troppo deboli, non potrà dare all’Italia un esecutivo, tanto meno stabilità, neppure sotto ricatto dell’Europa. Forse, la schizofrenia mediatica di questa campagna elettorale, appena conclusa ben si è conciliata con la necessità per tutti noi di andare ancora più giù fino a toccare il fondo. E solo dopo, ancora dopo, sempre dopo, risorgere. Marketicando Francescomiscioscia.it


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La legge dell’incrocio nella viabilità latinense I dieci impianti piu stressanti

Il Governo dei

Semafori di ALBERTO REGGIANI


L

o psicodramma dell’automobilista latinense davanti al semaforo non può prescindere da una serie di fattori. Alcuni oggettivi: a che ora ti ci imbatti, in quale giorno e in quale stagione dell’anno ma anche se piove o meno. Uno fatalmente soggettivo: se hai una dannata fretta o te la puoi prendere con calma. Nella città delle rotonde, installate in maniera esponenziale nell’ultimo decennio per decongestionare il traffico soprattutto in periferia, i totem tricolori resistono in punti cruciali della viabilità interna e non brillano per simpatia. Prova a dire ai drivers pontini incolonnati all’incrocio che quelli che hanno davanti a loro sono semafori “intelligenti”, impiantati nel 2007, presumibilmente in sostituzione di quelli stupidi, e costati 410.000 euro. Prova a dire loro che la genialità consiste nel sistema informatizzato con cui variano i tempi di verde e rosso in funzione dell’intensità del traffico rilevata nelle diverse ore della giornata. Un consiglio: provaci senza essere nel loro raggio d’accelerata, potresti finire schiacciato come Willy il coyote. Per l’automobilista pontino nessun semaforo può essere intelligente, dal momento che esiste. Figuriamoci quando è rosso, quando il verde dura un lampo e quando davanti a lui un suo simile si addormenta al volante. Se fosse davvero intelligente non creerebbe spesso code interminabili nei momenti topici della giornata, non costringerebbe molti guidatori ad attendere tre o quattro turni di verde prima di poter varcare la soglia dell’incrocio, soprattutto non si moltiplicherebbe due, quattro, otto volte nella stessa strada reiterando gli stop, le soste e le maledizioni. La comparsa e la proliferazione delle rotonde non ha risolto il problema anzi in qualche caso lo ha addirittura accentuato, specie quando esse si trovano a ridosso del semaforo. Non fai in tempo a gioire per aver oltrepassato il rondò, e spesso ciò richiede tempi di attesa importanti, che sei nuovamente stoppato da una fila semaforica. Vedi il verde in lontananza e nessuna macchina che si muove davanti a te, sei bloccato nel periodo refrattario tra uno scatto e l’altro dei tre colori, ti muovi quando già vedi il rosso presagirti un nuovo fine corsa. Si dirà, non è ipotizzabile una città senza semafori. Perfetto, ma almeno gestiamoli con logica e costrutto e soprattutto creiamo delle valide alternative per chi ne ha una maniacale fobia. Premesso che ogni automobilista ha il proprio personale incrocio tabù, probabilmente quello che più spesso gli sbarra la strada nel cor-

so della giornata, abbiamo individuato, interpellando un campione di guidatori, i dieci incroci semaforici più snervanti di Latina, quelli che l’automobilista pontino presumibilmente digerisce meno, per la posizione in cui si trovano e per i tempi di attesa che mediamente impongono per il superamento. Ne rimangono fuori alcuni che non sono meno stressanti ma che per vari motivi non includiamo in graduatoria: quello che unisce via Picasso con la 148 perché tangenziale alla viabilità cittadina, quello di Via Rossetti a ridosso del Victoria Residence che è infernale specie il martedì del mercato e quello dell’antistadio di Via Aspromonte avendo considerato nell’elenco il successivo crocevia vicino l’oratorio. Fuori anche l’incrocio trappola del parco Le Corbusier e quello della circonvallazione nord di tra Via Filiberto e piazza Gorizia, entrambi facilmente aggirabili Un inciso: per evitare ognuno dei dieci incroci “maledetti” esistono piani B, C e a volte D ma spesso il rimedio è peggiore del male (ti infili in una strada parallela che è sempre più stretta e meno confortevole e rimani bloccato da file superiori a quella in cui ti trovavi). Allora forse è meglio affrontare il toro per le corna.


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La top ten dei semafori più snervanti

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BAR FRIULI - PALAZZO M Corso della Repubblica Via Marconi / Viale XXI Aprile

Al decimo posto degli incroci da evitare, ce n’è uno centralissimo e già molto osteggiato, sebbene vada considerato necessario e non superfluo. Difficile trovare strada libera se si percorre una dalle due traverse del corso, praticamente impossibile nelle ore di punta farsi bastare un verde se lo si attraversa in entrambe le direzioni, soprattutto se si proviene da Via Isonzo. La soluzione per chi vuole arrivare in centro ed evitare l’incrocio del bar Friuli o

di Palazzo M è immettersi in via Don Minzoni, traversa di via XXI Aprile, e raggiungere piazza della Libertà, oppure svoltare in via Gramsci e sbucare di fronte piazza San Marco.

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ASVES Via Vespucci / Viale Kennedy

Creata apposta per evitare la processione di incroci e semafori del terribile trittico via Filiberto – via Romagnoli – via Piave, la salvifica Via Vespucci s’intoppa solo quando s’imbatte in viale Kennedy. Per chissà quale sortilegio cromatico da qualsiasi parte si attraversi quell’incrocio il responso del semaforo all’arrivo è sempre lo stesso: rosso. Abbiamo provato e riprovato ad attraversarlo più volte da più angolazioni ma il verde non ci ha mai accolto. Probabilmente è il pegno che bisogna pagare prima di poter liberare i pistoni sul nuovo stradone o proseguire sulle comode carreggiate della via cimiteriale

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MORBELLA Viale Picasso Viale De Chirico / Via del Lido

L’incrocio del Morbella crea spesso disagi, soprattutto da chi proviene da Via del Lido in direzione mare e non ha l’accortezza di immettersi nella fila giusta. Il verde infatti scatta prima per chi deve svoltare in via Picasso ma capita di frequente che qualche guidatore, che invece deve proseguire dritto, si sia incolonnato maldestramente o furbescamente (non lo sapremo mai) a destra, fungendo da tappo per chi legittamente deve dirigersi verso il Morbella. Gli

NEMO Via S. Agostino - Via Garigliano Via Galvaligi - Via Quarto

Casca l’asino in uno degli incroci più asimmetrici della città. C’è sempre qualcuno che sbaglia ad incolonnarsi, specie chi proviene da via Quarto ed è disorientato dalle varianti stradali che gli si prospettano di fronte, addirittura quattro, visto che davanti a se oltre a via Galvaligi ha anche l’opzione via Teano. I tempi di attesa per chi pro-

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accidenti non mancano mai. Difficile la situazione anche per chi proviene da via Picasso e deve girare a sinistra verso il centro: il verde dura 30” ed è difficile fare centro al primo colpo viene da queste traverse sono proverbialmente lunghi, quasi biblici per chi ha fatto spesa a Latinafiori e se becca un rosso fresco fresco può anche iniziare e finire una partita di Ruzzle. Per chi transita da via del Lido o dal Centro, questo incrocio è uno dei tanti che si percorrono per arrivare a destinazione, probabilmente non il peggiore.

STADIO Via Volturno - Via Leone X / Viale Lamarmora

Ad eccezione di due domeniche al mese, quando il Latina Calcio gioca in casa, il crocevia dello Stadio è libero da transenne e interruzioni. E’ uno degli incroci quasi obbligati dove si incontrano una delle bisettrici principali per accedere al centro città e la più interna delle circonvallazioni, per giunta in un punto strategico, tra il Francioni, l’oratorio, il benzinaio e le strade adiacenti

Piazzale Prampolini. In certi momenti della giornata, specie quelle iniziali e quelle dell’ora di pranzo, è un semaforo da evitare da qualsiasi direzione perché la fila a strascico è pressochè assicurata. La sera, dopo le otto, per chi proviene dallo stadio c’è un poco edificante stratagemma: deviare sullo spiazzo del benzinaio per ritrovarsi senza intoppi in via Volturno

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GIARDINETTI Via C. Augusto / XXI Aprile - Via dello Statuto

E’ una intersezione monca quella a ridosso dei Giardini Pubblici, provenienza da sud, stante il divieto di attraversare in macchina il Parco Mussolini così come si faceva negli anni 60. O si gira a destra verso il Tribunale o a sinistra verso Palazzo M. Il problema è che il termine (o l’inizio) di via Cesare Augusto è la conclusione interna della lunga gittata dei Monti Lepini, per cui chiunque provenga da fuori ci va a sbattere senza colpo ferire. La risultanza è

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il frequente ingorgo a ridosso del semaforo, i cui tempi di permanenza dei due rossi (a destra e a sinistra) sono davvero considerevoli

MAGISTRALE Viale Le Corbusier / Via Romagnoli

Sul gradino più basso del podio un vero tormento per gli automobilisti pontini, il semaforo lento e macchinoso a ridosso dell’Istituto Magistrale. Considerata la strada più breve per accedere a

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Latina Scalo passando per Campo Boario, Viale Le Corbusier termina bruscamente la sua corsa a ridosso di via Romagnoli, strada hot in qualsiasi momento della giornata, figurarsi quando suonano le campanelle della scuola. Un via vai di macchine e autobus dell’adiacente stazione rende davvero esasperante la situazione. Prospettive non diverse per chi arriva da via Piave, quello che incontra è l’ennesimo semaforo di una lunga e interminabile serie.

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PONTESILLI Via Epitaffio / Via Milazzo - Via Ezio

Si entra nella zona calda degli incroci con uno dei più conosciuti, temuti e tendenzialmente evitati, quello dal quale parte la strada per la stazione e per i monti Lepini. In particolari orari della giornata è assolutamente ingestibile, all’ora di pranzo quando buona parte dei pendolari vi transitano per fare ritorno verso casa e nel tardo pomeriggio, periodo in cui ci si imbatte nella seconda tranche di viaggiatori. Lunghe code si registrano soprattutto in

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entrata città e dalla parte di Via Milazzo, nonostante varie scorciatoie battute dai più scaltri, come quella che parte da via del Metano e sbuca a Via Monte Bianco

PICCARELLO Via Don Torello / Via Rossetti

La medaglia d’argento al disonore automobilistico latinense va al semaforo del Piccarello, spauracchio complementare per chi, proveniendo da San Michele ed essersi sorbito le paturnie della più rallentata rotonda del Lazio, è costretto a su-

birsi un altro elevato minutaggio d’attesa aspettando il verde speranza a ridosso della discoteca Felix. Le sofferenze raddoppiano per chi deve girare a sinistra verso via Rossetti, col verde che dura al massimo una trentina di secondi e che quasi mai si becca al primo tentativo, e si triplicano il martedì mattina, giorno del maniacale mercato quando la coda del semaforo si fonde con quella della rotonda, formando un singolare torpedone d’invasati

AUTOLINEE Via Villafranca - Via Giulio Cesare / Via E. Filiberto Via Romagnoli

Vince, per contestazione plebiscitaria, la classifica dei semafori più stressanti di Latina, l’impianto sincronizzato a ridosso delle autolinee, quello in cui ben quattro vie nascono e muoiono nel punto di maggior congestione automobilistica della città. Le pene sono equamente distribuite nei quattro sensi di marcia. Da via Romagnoli si arriva

esausti da una precedente serie di semafori, dal senso opposto ci si porta dietro tutti i fuoriuscenti dal centro. Da via Villafranca e da Via Giulio Cesare i tempi di attesa per il verde sono eterni e le code che si creano quasi funebri. Non è un caso che nei paraggi ci sia un Mcdonald’s, ci scappa anche il tempo per un cheeseburger.

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di PASQUALE DE ROSA

Proteggi la tua casa Latina all’ultimo posto per la sicurezza complessiva

La crisi economica muta la natura dei reati. Calano gli omicidi e le violenze ed aumentano in maniera esponenziale i furti e le rapine in casa. I dati forniti dal ministero degli Interni, relativi agli ultimi mesi del 2012, fanno emergere una tendenza drammatica nel nostro Paese che rispecchia senza dubbio la difficile crisi economica che sta vivendo il nostro Paese. Ciò che spaventa non sono i numeri ma la qualità dei reati registrati. Effettuando un’analisi più restrittiva, guardiamo cosa accade in “casa nostra”. Dalla statistica presentata da “Il sole 24 ore”, su un totale di 107 province, Latina è 92° per costo della vita, 98° per indice di indebitamento, 71° per disoccupazione, 97° per qualità dell’ambiente, 96° per gli asili comunali, 106° per velocità della giustizia, 90° per furti, estorsioni e truffe. Ultima per il valore complessivo sulla sicurezza. Un quadro davvero desolante per il capoluogo pontino, un fenomeno che desta preoccupazione e allarme sociale. Come non mai, quindi, nel 2013 si ripropone il problema di rendere la casa sicura e protetta contro i

furti e / o aggressione. Come primo passo verso la sicurezza sarebbe opportuno prestare attenzione ad alcune buone regole per rendere le nostre abitazioni più sicure. I furti in casa, infatti, causano certamente un danno materiale, ma costituiscono a volte anche un trauma per chi li subisce. E’ sempre bene, dunque, avvalersi delle giuste precauzioni contro un eventuale intervento di ladri, che ancora oggi, in effetti, entrano in casa utilizzando porte e finestre poco sicure o non ben chiuse. Tante sono le soluzioni in commercio, anche a costi contenuti, che consentono di rendere più sicura la nostra abitazione. Qualche semplice consiglio. Ecco qualche primo semplice accorgimento che può dimostrarsi un utile deterrente contro i responsabili dei furti e per rendere la casa sicura. Alcuni accorgimenti da adottare contro i ladri: - se in casa avete oggetti di valore, non lasciateli alla vista e incustoditi. Meglio riporli in una cassetta di sicurezza prima di assentarvi da casa. - assicuratevi che tutte le porte su terrazzi, giardini e balconi e le finestre di casa siano ben chiuse. Questo consiglio vale anche per la porta di ingresso, che andrebbe chiusa a chiave anche quando ci si assenta solo per qualche minuto. - una volta chiusa la porta non nascondete le chiavi all’esterno. Nessun nascondiglio, per quanto vi sembri sicuro, è a prova di ladro. Rivolgersi a operatori professionisti come la BDF di Latina. Nell’attrezzare la vostra abitazione per avere una casa sicura è bene non affidarsi al fai da te ma rivolgersi a installatori qualificati. 03.2013 | NUMERO ZERO | 21


ABBASSO E... CHIUDO Commercianti schiacciati dal peso di tasse e affitti Canoni esosi vicini alle cifre delle grandi città, impennate in centro I negozi più piccoli resistono, ma con grandi difficoltà di santa pazienza e riccardo angelo colabattista

“Affitasi”. “Vendesi”. “Svuota tutto”. “Cambio gestione”. “Tutto fuori”. Cartelli fluorescenti che per gli affamati di shopping, molte volte, vogliono significare affari facili, sconti e occasioni da non perdere. Dietro alla superficiale lettura del consumatore medio si nasconde senza alcun dubbio una

crisi che colpisce l’economia della città e, nello stesso tempo, la sua identità e la sua cultura. Identità di città nuova, giovane e anche alla moda (se letta nella sua accezione positiva). Il centro storico della città, di ogni città, è lo specchio per le allodole per ogni turista e per gli stessi cittadini.

Si va in centro e si dimenticano le opere incompiute, le buche della periferia, i marciapiedi assenti nei borghi e i disservizi che i “periferici” devono subire. Il centro è la parte bella della città e se mostra dei “buchi neri” vuol dire che qualcosa non va. Le serrande abbassate sono sinonimo di po-


GLI INCASSI DEGLI ESERCIZI NON RIESCONO A COPRIRE LE SPESE PER LE GRANDI SUPERFICI ANCHE 40 MILA EURO AL MESE vertà economica, imprenditoriale e politica. Una serranda abbassata in centro non è solamente un negozio in meno, una catena di vestiti che se ne va, ma vuol dire avere un centro città più povero, meno affascinante. Questa è la triste fotografia di Latina, del centro di Latina con il suo Corso della Repubblica e la sua centralissima Piazza del Popolo. Le forze e la dedizione dei nuovi e degli storici commercianti, da soli, non bastano per poter ridare vitalità e credibilità ad una città che non riesce ad alzare la testa, a fare il cambio di passo. Il commercio in città soffre. Le grandi catene disposte ad investire nel centro storico sono sempre meno. Sono gli stessi commercianti a rendersene conto. “Quello di Latina non è un Corso come quello delle altre città. Non ci sono firme che attraggono ma un insieme di piccole realtà che da sole non ce la possono fare”. Questa è la realtà. Ad influire sulla crisi del commercio c’è sicuramente un portafoglio meno ricco per i clienti, ma anche le bollette della luce più alte. Un centro storico che non attrae più come dieci anni fa e il costo degli affitti che rendono difficile a tutti la so-

pravvivenza. Una sopravvivenza stentata e rappresentata proprio dagli sconti improbabili, dalle ultime occasioni, dallo “Svuota tutto” e infine, dall’ennesimo “Abbasso e Chiudo”.

grandi marchi e grandi affitti Sembrano essere proprio i costi degli affitti una delle cause principali della crisi che attanaglia le attività commerciali del centro città di Latina. La maggiore visibilità costa caro. Un costo che difficilmente segue di pari passo il valore degli incassi, del mercato, dell’economia della città. Gli affitti, negli ultimi dieci anni, si sono abbassati. Prima non c’era prezzo. Ogni buco veniva preso d’assalto, valeva come l’oro. Ora ci sono dei costi che, nonostante la crisi, rimangono alti, difficili da coprire con gli incassi sempre più scarsi. Le grandi marche con diverse centinaia di cubature a disposizione arrivano a pagare anche un affitto che va tra i 40mila euro ai 50mila mensili. Una cifra enorme che, per un anno, fa circa mezzo

milione di euro spesi solamente per gli affitti delle proprie attività. Se a ciò aggiungiamo le tasse, i dipendenti, l’elettricità e la pubblicità si capisce subito che il fatturato deve essere elevatissimo se si vuole tenere aperto. Tenere aperta una grande firma vuol dire “arricchire” il centro città e, nello stesso tempo, garantire un lavoro a centinaia di persone tra magazzinieri, responsabili, commesse e commercialisti. Per adesso le poche, ma importantissime firme, rimangono e tengono duro per la gioia degli amanti dello shopping, dei lavoratori e delle decine di piccoli commercianti che fruttano la visibilità e la notorietà delle grandi catene. Un gioco che funziona…e speriamo possa continuare a funzionare ancora per molto.

la resistenza quotidiana dei piccoli Mentre i grandi marchi occupano grandi distese i piccoli conquistano il conquistabile e lo pagano a caro prezzo. Un piccolo bar del centro può pagare 3mila euro al mese di affitto, 120mq per una nuova attività commerciale circa 4mila euro, oppure 3mila euro al mese per poco più di 50mq sul Corso della Repubblica. Basta allontanarsi un po’ dal Corso de imboccare le traverse ed i costi scendono ma rimangono comunque importanti e si arriva a pagare 4.200 euro per circa 200mq di attività (magazzino compreso). Le firme storiche presenti sulla via principale di Latina, ormai decine di anni fa, hanno preferito comprarsi lo spazio, fare un investimento importante e scollarsi di dosso il pesante fardello dell’affitto, diventata una vera zavorra per piccole e grandi attività.


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La buona posizione si paga a caro prezzo È la dura legge del goal..anzi no, del mercato. La visibilità, il prestigio di un’ottima posizione si paga. È un investimento, una decisione che un commerciante deve prendere nel momento in cui decide di aprire un’attività. Investo di più per avere un maggiore afflusso di clientela. Come si evince dal grafico dei costi degli affitti, più ci si avvicina alla centrale Piazza del Popolo e più il valore aumenta perché aumen-

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ta il numero potenziale di clienti. È questa la dinamica del mercato immobiliare. Una dinamica confermata anche da Santino Nardi, Presidente della FIAIP di Latina, la Federazione italiana agenti immobiliari professionali. “Se prendiamo in considerazione gli affitti dei locali commerciali di Corso della Repubblica – afferma Santino Nardi, della FIAIP di Latina – non fatichiamo ad affermare che restano essere i più alti in assoluto per la realtà di Latina. Sono posizioni importanti che il mercato fa pagare. Nonostante ciò resta evidente il dislivello tra il valore attuale dello spazio e gli incassi reali delle attività che lo occupano. Dato il momento di crisi i costi degli affitti non possono considerarsi

adeguati alla situazione che stiamo vivendo. I costi degli affitti, per seguire l’andamento attuale, dovrebbero subire un forte ridimensionamento”. A questa necessità molti operatori commerciali iniziano a strizzare l’occhio a vie leggermente periferiche ma che garantiscono comunque una buona posizione sul mercato. “Sempre più operatori interessati al commercio nel centro città di Latina – afferma Santino Nardi – guardano con interesse le proposte presenti su via Duca del Mare, in Corso Matteotti o in via Emanuele Filiberto. Queste sono realtà che garantiscono una certa centralità a costi più bassi, come più basso, però, è l’afflusso di persone che transitano dinanzi ad esse”.


LA PROPOSTA: CALCOLO SULL’INCASSO Il caro affitti è un problema sia per gli operatori commerciali, sia per coloro che affittano i locali. Da un lato ci sono i commercianti, già gravati da tasse e crisi del mercato, che devono fare i conti anche con l’aumento degli affitti, a Latina è stato registrato in un anno fino all’8 per cento. Dall’altra ci sono i locatari che si trovano spesso a fronteggiare situazioni di morosità. In pratica, il danno economico è per entrambe le categorie. In questo contesto, una proposta arriva dalla Confcommercio che sostiene un’iniziativa in fase di adozione a Milano. “Contro il caro affitti – afferma Italo Di Cocco, presidente dell’associazione che conta 6.300 iscritti - sarebbe opportuno adottare un nuovo sistema di calcolo sulla base della tipologia di attività, sulla zona e soprattutto sull’incasso. A Milano sta succedendo proprio questo. La Fimaa, la Federazione dei mediatori e degli agenti d’affari, che rappresenta gli agenti immobiliari, ha stretto un accordo con gli operatori commerciali affinché l’affitto coincida con una percentuale dell’incasso mensile compresa tra il 10 e il 12 per cento”.

Soffre il commercio al dettaglio Soffre il commercio al dettaglio Anche se non in maniera vistosa, la differenza tra le aperture e le chiusure dei negozi nella città di Latina è negativa. La fotografia ce la mostrano i dati dell’Ufficio statistica della Camera di Commercio relativi all’anno precedente. Ogni caso ovviamente ha le sue specificità, ma quando un negozio chiude presumibilmente è perché gli affari non vanno bene. Comunque, al di là dei commenti e di presumibili ragioni, i numeri ci dicono che a Latina lo scorso anno si sono iscritte 262 atti-

Una nutrita rappresentanza di operatori commerciali e �ri�ici di La�na con in te�a Italo Di Cocco della Confcommercio, martedì 19 febbraio hanno consegnato le �iavi dei loro negozi al sindaco Giovanni Di Giorgi. Una prote�a simbolica per denunciare l’appesan�mento del carico fiscale su famiglie e imprese, �e ormai ha superato la soglia del 56 per cento. E la mancanza di credito alle aziende �e in Italia ha vi�o rido�o di oltre 32 miliardi l’erogazione di finanziamen�.

vità commerciali e ne sono cessate 297. La forbice non è estesa fortunatamente, perché è di sole 35 attività. I numeri più alti in negativo riguardano gli esercizi non specializzati che vendono prodotti alimentari e bevande (8 iscrizioni e 10 cessazioni), il commercio di carburante (3 iscrizioni, 12 cessazioni), i negozi di mobili (3 iscrizioni, 10 cessazioni), il commercio di articoli di abbigliamento (18 iscrizioni, 26 cessazioni), di calzature e articoli in pelle (1 iscrizione, 11 cessazioni). Questi sono i dati che si riferiscono al commercio al dettaglio che nel complesso nel 2012 ha registrato a Latina 93 iscrizioni e 144 cessazioni.

All’ingrosso i numeri più significativi riguardano abbigliamento e calzature (5 iscrizioni, 7 cessazioni) e prodotti alimentari, bevande e tabacco (1 iscrizione, 5 cessazioni). Nel complesso il settore all’ingrosso ha registrato 54 iscrizioni e 51 cessazioni. Trend positivo per i punti vendita al dettaglio di frutta e verdura (9 iscrizioni, 5 cessazioni) e di carni (6 iscrizioni, 3 cessazioni), per la manutenzione e riparazione di autoveicoli (11 iscrizioni, 10 cessazioni) e per il commercio ambulante (20 iscrizioni, 13 cessazioni). Ma il vero slancio lo ha registrato il commercio per corrispondenza o attraverso internet (18 iscrizioni, 10 cessazioni).

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PARTO DA ZERO Storie di imprenditori

di PASQUALE DE ROSA

Il metodo Workincoffee Il network marketing dei fratelli Francesco e Alessio Buompane

Fra i piaceri della vita ai quali gli italiani non possono rinunciare c’è sicuramente il caffè. Ogni momento è buono per gustarsi una buona tazzina di caffè, ormai da anni una consuetudine delle famiglie italiane. Una sosta durante una giornata lavorativa, una chiacchierata in amicizia davanti ad un caffè sono momenti irrinunciabili nella vita quotidiana di ogni persona. Il caffè è la seconda bevanda più consumata al mondo dopo l’acqua, il secondo prodotto più commercializzato dopo il petrolio. Due giovani imprenditori pontini, i fratelli Francesco ed Alessio Buompane, hanno fatto del loro piacere una professione: il marchio Caffè Latino nasce nel 2005 e opera nel settore della distribuzione di macchine del caffè per cialde in comodato d’uso gratuito. Con un servizio efficiente e pratico si conquista nel tempo una vasta clientela tra i privati, negli uffici e nella ristorazione. E’ un brand in notevole espansione e crescita, i prodotti sono di altissima qualità ed il rispetto tradizionale del buon caffè italiano è un punto di forza che ne accresce il valore. Il Caffè Latino offre un servizio completo

a chi si lega al suo marchio: le macchine da caffè sono semplici da usare ed uniscono un design elegante ad una robustezza ed affidabilità dei materiali che non ne compromettono la qualità del caffè. Le cialde offrono una miscela unica per gusto ed aroma ed il servizio è veloce e professionale in tutto il suo iter dall’ordine alla consegna. I fratelli Buompane sono vicini all’esigenze della clientela e lanciano una nuova sfida imprenditoriale sul mercato: il “Workincoffee” nasce da un nuovo modo di fare business sul modello del network marketing che è importato dai paesi anglosassoni ed abbatte il vecchio modo di fare impresa che non è più possibile in questo stato attuale dell’economia. Il network marketing Caffè Latino rappresenta una seria opportunità di lavoro per i giovani di Latina e dispone di una strategia semplice e funzionale per guadagnare con la bevanda del caffè. Per non lasciare nulla al caso i fratelli Buompane, in collaborazione con il sociologo Gianluca Bellofatto esperto in marketing strategico, hanno istituito una loro academy che garantisce agli interessati un percorso formativo associato ad un programma di lavoro per una preparazione specifica personale e professionale. Per approfondimenti e per scoprire i servizi ed i prodotti della Caffè Latino visitate il sito web www.cialdecaffelatino.com 03.2013 | NUMERO ZERO | 29


La storia delle prime emittenti private del capoluogo pontino da Telelazio e Radio Latina 1

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Pionieri dell ’ Etere

di ALESSANDRO ZAFFARANO

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e nel Sessantanove l’uomo è arrivato sulla Luna, è negli Anni 70 che ha cominciato a cambiare la comunicazione sulla Terra. Nel mitico decennio dei pantaloni a zampa, nasce e si sviluppa un fenomeno destinato a mutare la vita sociale e culturale delle generazioni future: quello delle emittenti private, nella diversa specifica di radio e televisioni, nate e sviluppatesi per interrompere

il monopolio dell’informazione nazionale. In Italia l’ora X scocca nel 1976, anno in cui la Corte Costituzionale sancisce la liberalizzazione dell’etere e di fatto sprigiona l’incondizionata potenza delle cosiddette “radio libere”, attraverso le quali in breve tempo muta completamente la comunicazione con gli utenti. Programmi e argomenti si staccano dalla rigidità della Rai, musica e politica dominano gli iniziali

palinsesti con linguaggi meno formali, ma con suoni e tempistiche diverse. Emerge la stereofonia, sconosciuta anche al cavallo di viale Mazzini, si sviluppa l’interazione con gli ascoltatori con l’esplosione degli speaker, insomma si afferma un sistema rivoluzionario nel campo dell’informazione e dell’intrattenimento via etere i cui effetti sono tangibili in brevissimo tempo.


La TV

Telelazio, dai cavi al satellite

Latina può vantare di aver dato i natali ad una delle prime cinque emittenti televisive private italiane. Nel 1972, quattro anni prima del via libera della Consulta, i fratelli Vittorio e Alberto Lepori, insieme a Roberto Papaverone, fondano Telelazio, seguendo la strada tracciata dall’antesignana Telebiella e seguita anche da Tele Alto Milanese, Napoli TV, Tele San Benedetto e Tele Firenze Libera. Un paradiso esclusivo, dal quale si divulga una moda che ha migliaia di discepoli nei decenni seguenti. Nell’era precedente la liberalizzazione dell’etere, la comunicazione avviene via cavo. Telelazio, che prima di aprire gli studi storici di Via Cisterna si gestisce da un appartamento privato, per coprire più di mezza città stende circa 20 chilometri di cavi ed entra nella case dei latinensi solo dopo un lavoro minuzioso ed impegnativo. I fili si stendono da palazzo a palazzo con un amplificatore di linea (allora l’unica marca era la Philips) ogni cento metri. Da questi amplificatori partono i cavi che arrivano sulle antenne condominiali e permettono di captare il segnale. E’ di certo un modo dispendioso e grossolano per trasmettere, ma a Latina fa subito breccia: chi ha il privilegio di ricevere le immagini comincia ad imbattersi in un diverso tipo di trasmissione e si gode l’alternativa locale al palinsesto delle due reti Rai. In quel periodo è una manna, anche se non arriva dal cielo. Nel 1976 anche Telelazio si ade-

Maurizio Grandi, storico giornalista di Telelazio, scomparso lo scorso anno

gua alla sentenza della Corte Costituzionale, contemporaneamente a GBR installa il primo traliccio a Montecavo (da dove si domina la pianura pontina e quella romana) e, il 3 febbraio, inizia la sua diffusione via etere sul canale 24 UHF, segnando un’epoca. Fiore all’occhiello della TV latinense è senza dubbio l’informazione, con il telegiornale condotto da Maurizio Grandi, storico e indimenticabile giornalista scomparso lo scorso anno, affiancato da cronisti di spessore come Rita Calicchia, Susetta Guerrini, Leonardo Marafini e Alessandro Panigutti, ma è l’intero palinsesto a diventare performante in poco tempo, con programmi di ottima qualità, ma anche – e i cinquantenni di oggi lo ricordano con un po’ di pudore – per i film di serie B e per quelli a luci rosse (l’appuntamento per gli appassionati del genere era il giovedì sera). La TV dei Lepori si aggancia

al circuito di format seguitissimi come Superclassifica Show e raggiunge l’apice negli anni Ottanta, quando si impone anche alla ribalta nazionale: nel 1982 è l’unica emittente privata accreditata a filmare i Mondiali di Calcio in Spagna, quelli vinti dalla nazionale di Bearzot; negli anni successivi è presente due volte al Festival di Sanremo. Il clou nel 1986 quando Telelazio si aggiudica il primo premio al Festival del Cinema di Venezia per la trasmissione “Drogati non si nasce”, curata e condotta da Laura Benatti. Un’altra perla è la trasmissione “100 città”, girata nei paesi delle province di Latina, Frosinone e Roma ma l’insieme dei programmi autoprodotti è indirizzato a coinvolgere tutte le fasce di popolazione, anche i più piccoli con giochi effettuati nelle scuole elementari. 27 anni dopo la fondazione, nel 1999, Telelazio termina ufficialmente le trasmissioni: l’azienda passa al gruppo editoriale Sat 2000, già

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proprietario della piccola emittente laziale Rete Blu Roma, con la quale si fonde prendendo il nome di Telelazio Rete Blu, che cessa di esistere nel gennaio 2010.

Susetta Guerrini, Aldo Ardetti e Rita Calicchia, volti e voci storiche del giornalismo radio televisivo pontino

Da Doganella con furore Contemporaneamente alla cessione delle frequenze di Telelazio, a Latina compare nel 1999 un’altra emittente privata, Tele Etere fondata nel 1984 a Doganella di Ninfa da Ennio Sarracino. Per costui si tratta del secondo tentativo di insediamento nel capoluogo dopo la breve esperienza di Telelatina durata un biennio (1978-1980). Dopo 15 anni di iniziative importanti come la storica diretta del 29 settembre Roberta Siracusa, in uno dei primi notiziari di Telelazio

Gli studi di Tele Etere nella sede originaria di Doganella di Ninfa

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1991 per la visita pastorale di Giovanni Paolo II, un imprenditore, Antonio Sciarretta, prende in mano le redini dell’emittente. Il nuovo editore punta molto sullo sport per incrementare gli ascolti, in particolar modo sul calcio, e si avventura anche sulla carta stampata: diventa proprietario del Latina Calcio e apre un quotidiano, il Territorio, insieme ad un altro imprenditore, Marco Picca anch’egli folgorato dall’editoria. Malgrado l’ingresso di nuovi soci esplode, anche a causa degli eventi economici globali, una crisi societaria che porta agli inizi del 2010 alla chiusura del quotidiano, mentre a luglio dello scorso anno si spengono anche i canali di Tele Etere. Un breve ma intenso periodo di gloria lo vive anche Antenna Uno, fondata nel 1986 da Claudio e Pietro Grande, in collaborazione con Italia 3 Network sulle frequenze dei canali 37 e 42. L’emittente si ritaglia uno spazio importante nel panorama sportivo locale con la trasmissione “Passione Calcio”, il cui ospite fisso settimanale è l’ex calciatore della Lazio Vincenzo D’Amico. Troppo isolato però l’argomento pedatorio per tenere in vita una televisione: nel 1991 Antenna Uno viene ceduta al circuito TVA.


Le Radio

La numero uno

E’ la vigilia di Natale del 1974. Mentre Papa Paolo IV inaugura l’Anno Santo (rischiando la vita perché alcuni calcinacci gli cadono vicino all’atto di aprire la Porta Santa), in uno studio di registrazione di Latina, tre musicisti pontini, Gianfranco Iaccarino, Enzo Molinari e Remo Miranda, stanno per dare vita ad una delle prime radio private italiane, Radio Latina 1. A spronarli è un personaggio molto noto nel mondo musicale latinense, Mariano De Falco, che da alcuni mesi sta tentando di convincere i tre performers a precorrere la strada delle radio libere, che diventeranno veramente operative poco più di un anno dopo. Dopo l’iniziale scetticismo, crescente in un’epoca non facile dal punto di vista economico (si era in piena crisi energetica), la curiosità per la novità prende il sopravvento su ogni remora. I quattro avventori, organizzatisi con gli strumenti da lavoro, danno il via alle trasmissioni mentre la popolazione latinense è presa dai preparativi per il cenone della vigilia. “Non posso dimenticare quel momento – ci confida Gianfranco Iaccarino – sono passati 39 anni ma è come se fosse ieri. Eravamo consapevoli che stavamo facendo qualcosa di nuovo per quel periodo e per questo motivo volemmo con noi il sindaco di Latina, Nino Corona, che approfittò della circostanza per fare gli auguri alla cittadinanza. Tutta l’operazione di Radio Latina 1 fu una cosa, come si dice, cotta e mangiata. Iniziammo le trasmissioni dopo un solo mese di preparativi, ma in maniera molto cauta anche perché ognuno di noi aveva il proprio lavoro e perché per noi

inizialmente quell’operazione era poco più di un esperimento. In principio i programmi erano di sola musica, iniziavano alle cinque di pomeriggio e terminavano a mezzanotte”. Ma l’intuizione di De Falco e soci è fortunata: dopo circa un anno e mezzo dall’improvvisato lancio, il gruppo si trasferisce in via Dandolo (diventata la sede storica della radio) grazie all’amicizia con Franco Cucchiarelli che mette a disposizione un locale del grattacielo Key. Da lì Radio Latina 1 decolla definitivamente nel mondo dell’etere e in pochi anni si afferma come una delle emittenti radiofoniche più strutturate e seguite d’Italia, vivendo anni d’oro tra la fine degli anni 70 e i primi anni 80. La lista dei collaboratori che contribuiscono alla notorietà di Radio Latina 1 è lunghissima, molti di quei personaggi che in quegli anni partecipano in varie forme alla vita dell’emittente (speaker, registi, operatori, commentatori, pubblicitari) oggi sono affermati avvocati, giornalisti e imprenditori che ricordano con molta nostalgia quei momenti.

Altrettanto lunga la lista delle fortunate trasmissioni irradiate dalle antenne dei 101 mhz, quasi tutte in diretta e mirate all’interazione e al coinvolgimento con gli ascoltatori, attraverso telefonate da casa (o dalle cabine), inviti in studio o programmi a teatro. Tra le tante si pensi al Cantabimbo e ai Giovani Artisti, a Caccia al 13 o Onda Quiz, a Dietro la Lavagna e al Gonfalone, ma anche ai programmi sportivi con le dirette delle partite del Latina, in casa e in trasferta, e a quelli di approfondimento del lunedì. L’apice della notorietà Radio Latina 1 lo raggiunge nel 1983 quando una selezione dell’emittente sfida in uno stadio Comunale gremito la neonata Nazionale Cantanti in una partita di beneficenza. Sul prato pontino scendono tra gli altri Gianni Morandi, Mogol, Umberto Tozzi e Pupo ed è proprio quest’ultimo che realizza il gol della vittoria per 2-1 superando di testa (!) il portiere pontino Paolo Parascandolo. L’incontro è un successone di pubblico e di incasso e l’anno dopo va in scena la rivincita. Loredana Ferretti e Antonio Di Civita, tradizionali presentatori del Cantabimbo di Radio Latina Uno

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La formazione di Radio Latina che ha sfidato la Nazionale Cantanti nel 1983

Il radio amatore L’idea di una radio fai da te, versione riveduta e amplificata dell’attività del radio amatore, è incarnata a Latina dalla storia di Sergio Raffa, senza dubbio uno dei pionieri dell’etere pontina. Proprietario di un negozio di elettrodomestici all’inizio di via del Lido (oggi via Garigliano), nel 1976 Raffa dà libero sfogo alla sua passione e si costruisce l’emittente in casa, o meglio nel suo locale. E’ il coronamento di un sogno iniziato all’età di 14 anni, quando con il nomignolo di 112 si collega con strumenti artigiani con altri appassionati della comunicazione su onde lunghe, proseguito a 17 anni con la creazione del primo rudimentale trasmettitore in grado, da Borgo Faiti, di irradiare musica su onde medie in un raggio di 100 metri. “Nella mia mente – ricorda ora Sergio Raffa – c’è sempre stata sin da piccolo l’idea di creare qualcosa di più grande e potente, fino a quella di fondare una radio che potesse abbracciare l’intera provincia”. I sogni son desideri e spesso si tramutano in realtà: nell’anno in cui termina il monopolio Rai, nasce Radio Pontina 1 il cui nome rende bene il progetto di estendere i propri segnali ben oltre le mura cittadine. Ma l’inizio

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Gianni Morandi, ancora in campo nel 1984 contro Radio Latina Uno

è pieno di difficoltà e l’arte di arrangiarsi prende il sopravvento: “Quando ho iniziato a trasmettere all’interno del mio negozio – continua Raffa – non c’erano molte possibilità economiche, era un’attività nuova fatta solo per passione e con pochissimi mezzi, con un trasmettitore auto costruito da 5 watt, che al massimo copriva 200 metri. Per ingrandirmi chiesi aiuto ai miei vicini di allora, il fruttivendolo, il macellaio, il negozio di scarpe che avevo di fronte. Mi diedero 10 mila lire ciascuno, la colletta ne fruttò circa 100 con i quali comprammo i primi dischi da mettere in onda”. La solidarietà e il contributo degli amici convince Raffa a potenziare la sua creatura e a diffonderla per buona parte dell’agro pontino: in poco tempo

trasferisce la sede centrale a Piazza Orazio, dove viene installato un trasmettitore da 200 watt di trasferimento per i ponti presenti a Sezze (frequenza 103.500 mhz), San Felice (96.500) e Roccamassima (103.850). A Latina invece la frequenza storica sono gli 88 megahertz. Radio Pontina 1 diventa in poco tempo l’alternativa principale di Radio Latina 1 puntando molto sulle novità: è la prima emittente cittadina ad invitare nei propri studi personaggi musicali in voga nel periodo (tra gli altri Mal dei Primitis, Luca Sardella e Tony Moore) e trasmettere le radiocronache del Latina calcio in trasferta (a commentarle era Enzo De Amicis, oggi medico e politico molto affermato) e delle partite di basket.

Sergio Raffa, fondatore di Radio Pontina 1


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a noi cominciò a crearsi un clima di vera ostilità. Ci bollarono per anarchici, il quotidiano Il Tempo arrivò a definirci Radio Mosca, estremisti di destra ci assediarono in Corso Matteotti, tutti segnali della pochezza di questa città. Noi volevamo semplicemente essere liberi di esprimere le nostre idee e di far parlare chi non la pensasse diversamente dalla maggior parte della popolazione. La nostra tra l’altro era una informazione sindacale, e questo dava fastidio”.

Carlo Montefusco voce di Musica Radio

Luna e le altre La radio antagonista A Latina se scrivi Mario Di Lembo leggi Musica Radio e viceversa. Il connubio nasce il 25 marzo 1976 quando si accendono le frequenze dei 102.850 mhz. Il nome scelto dall’emittente tiene fede all’ispirazione musicale del fondatore, ma tradisce l’anima controcorrente con la quale il contenitore porterà avanti le proprie passioni. Musica Radio si presenta subito come una radio alternativa e per certi versi di rottura. A cominciare proprio dal genere di musica che trasmette e che esce fuori dai canoni abituali: mentre in discoteca e nelle altre radio private impazza la dance music, da via Carducci si propone il rock, questo sconosciuto, un genere per pochi intenditori come sottolinea lo stesso Mario Di Lembo oggi: “Sicuramente abbiamo subito fatto parlare di noi – dice – perché andavamo contro le mode. Ricordo che la gente ci chiedeva spesso cantanti melodici come Julio Iglesias, noi rispondavamo con i Deep Purple, i Black Sabbath, Santana e altri. Tutta roba tosta che piaceva solo agli intenditori del genere. In ogni caso quella degli anni 70 è stata la musica più bella che sia mai stata prodotta,

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anche perché quello era un periodo di grandi valori. La musica è lo specchio della società in cui vivi, per questo oggi si ascolta solo robaccia”. Musica Radio ovviamente non è solo Rock ma abbraccia tutti i generi del pentagramma: negli anni tanti ospiti illustri transitano negli studi dell’emittente di Di Lembo, dai Matia Bazar ai New Trolls, dal Banco di Mutuo Soccorso ai giovanissimi Rino Gaetano ed Ivan Graziani. L’evento di maggior portata rimane il concerto di Pino Daniele il 24 aprile del 1980 organizzato da Musica Radio al Palazzetto dello Sport. Ma l’antagonismo di Musica Radio si concretizza anche in ambito informativo e politico. L’emittente si fa carico di ospitare tematiche scomode, ma molto attuali in un periodo tragico come quello degli anni di piombo in cui tutto ciò che viene commentato su problematiche come il lavoro, l’occupazione, il diritto allo studio, è oggetto di controdibattiti spesso affrontati con metodi poco ortodossi. Qualcuno comincia ad appiccicare colorite etichette all’emittente, che di certo non sposa le ideologie dell’amministrazione comunale dell’epoca: “Fummo convocati a rapporto dal sindaco Corona – ricorda Di Lembo – che era preoccupato di questo nuovo canale informativo che aveva idee alternative rispetto a quelle correnti. Intorno

Sul finire degli anni 70 i buoi sono scappati dalla stalla. Nel panorama dell’etere è un continuo fiorire di nuove piccole realtà radiofoniche. Nel 1979 Enzo Salvagni, Giovan Battista Pastore e Tommaso Verde fondano Radio R6, dall’omonimo quartiere in cui installano gli studi. La sede inizialmente è in via Don Luigi Sturzo, successivamente si sposta di qualche centinaio di metri in via Isonzo nei piani alti dei Palazzi Barletta. E’ il segnale che si vuole costruire qualcosa di grande: in poco tempo cambiano due dei tre soci, Salvagni resta al timone affiancato dai fratelli Giorgio e Piero Mazzola, e nel 1982 muta anche la denominazione. E’ l’ora di Radio Luna, la cui direzione artistica viene affidata (fino al 2009) a Gian Maurizio Foderaro, oggi conosciuta voce di Radio Rai (ha presentato la trasmissione radiofonica dell’ultimo Festival di Sanremo) all’epoca giovane speaker con le doti del predestinato. A proposito di predestinati anche un certo Tiziano Ferro frequenta gli studi della radio, ma siamo ormai al 1999, con un programma serale cucito su misura per lui. In 32 anni di attività sono tanti gli ospiti musicali di grande prestigio che si alternano ai microfoni di Radio Luna e molti anche gli eventi organizzati dall’emittente. Uno dei più riusciti senza dubbio “Una Peugeot dalla Luna”, un programma che, sponsorizzato da una concessionaria del capoluogo,


regala un’autovettura tramite l’estrazione di circa 35.000 cartoline arrivate in redazione. Negli anni 80 altre radio spuntano ad affollare le frequenze pontine. Nel 1980 nasce Radio Città Nord, da un idea di Biagio Mauro Stuppello insieme ai suoi amici Fabrizio Vitali, Francesco Forzellin e Terenzio Di Mario. La sede è in una villetta della lottizzazione Covelli, il primo periodo il flebile segnale non varca le soglie di Latina, successivamente dopo lo spostamento nei nuovi studi costruiti in via Taro, Città Nord diventa sempre

più potente fino ad arrivare alle porte di Roma ed in provincia di Caserta. Da subito la radio ha un impronta diversa, sia il fondatore che in suoi sodali sono molto appassionati di Black Music, in breve tempo diventa la Radio Black di Latina e tutti gli appassionati di quel genere la seguono assiduamente. Singolare il 1 febbraio 1985, la nascita di Teleradio, giacchè il fondatore non è né un tecnico né un musicista ma più semplicemente un giornalista diplomato Isef, Renato Di Bella, che installa gli studi in un locale adiacente la

sua abitazione e punta tutto sulle trasmissioni sportive. Il programma di punta dei 90.0 megahertz è “90 Sport”. Il 15 marzo del 1992 Teleradio viene assorbito dal network nazionale Lattemiele mantenendo comunque gli studi storici in via Nino Bixio a Latina. Nel 1989 è la volta di Radio Immagine di Giuliano Radicioli, che ha gli studi a Borgo San Michele e che col tempo cresce in ascolti e popolarità e oggi, grazie al circuito costituito con Radio Latina e Radio Monte Giove, è la radio più ascoltata del capoluogo.

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L’eroe mascherato di SERGENTE GARCIA

Il caso della cartella pazza Errori e sviste nelle bollette di ignari cittadini Toc toc… chi è? L’ufficiale giudiziario… Quando quell’uomo è alla porta siamo ormai all’ultimo stadio delle disgrazie che possono capitare al povero cristo di turno che viene raggiunto dalla famigerata cartella esattoriale pazza. A volte la cifra da pagare è talmente irrisoria che si mette mani al portafoglio senza battere ciglio, altre volte, invece, si sbatte la testa al muro dalla rabbia, perché magari il totale dovuto proprio tanto irrisorio non è, e soprattutto non è tanto chiara la natura del tributo! Come prima sortita in difesa dei cittadini insomma, il macchinoso ma determinato Zerro, si trova di fronte uno degli incubi peggiori cui un cittadino possa andare incontro. La cartella pazza non è quella che ti arriva perché hai dimenticato di pagare la multina dell’ausiliario del traffico o perché non hai pagato il bollo dell’auto alla Regione Lazio, ma quella che ti colpisce come un meteorite che piomba all’improvviso dal cielo senza una motivazione precisa. Questo mese, tra le varie mail che hanno chiamato in causa Zerro, ha destato particolare interesse proprio quella di un residente del capoluogo, raggiunto da una cartella esattoriale che riporta nella descrizione del tributo da pagare una spiegazione più simile ad un rebus della settimana enigmistica che ad una legittima richiesta di pagamento. Il nostro caro concittadino è solo uno dei centinaia di migliaia che ogni anno sono vittime del sistema informatico di Equitalia, che non riconosce, e quindi non blocca, le cartelle sbagliate. Equitalia ha addirittura riconosciuto

questi errori, eppure le cartelle continuano a colpire inesorabili. Ma Zerro non ci sta! Ed è pronto a fare luce sull’ennesimo sopruso ai danni del cittadino. Zerro è già alla ricerca dell’arma migliore da sfoderare per rendere giustizia all’oppresso di turno. Anche nel capoluogo, di fatto, abbiamo scovato organismi in grado di seguire ed assistere chi resta cade nella ragnatela di Equitalia senza motivo. Non ci resta che incrociare le spade insieme a loro e dare vita al duello per aiutare il nostro/nostri malcapitati. Ad Aprile il responso! 03.2013 | NUMERO ZERO | 39


ASSALTO ALL’OFFERTA

Nei supermercati consumatori a caccia dell’acquisto conveniente di SANTA PAZIENZA e PASQUALE DE ROSA

Risparmio, convenienza e qualità. Fare la spesa è una necessità che coinvolge e riguarda tutti senza alcuna distinzione di sorta. Ci siamo fatti un giro tra i supermercati ed i discount principali della città rivolgendo due essenziali domande ai fruitori finali della catena alimentare. Per quale motivo andate proprio in quel negozio a fare spesa? In quale modo avviene la scelta dei prodotti? Tra qualche diffidenza e qualche battuta, abbiamo ottenuto risposte interessanti dai nostri interlocutori casuali scelti tra la folla di persone che quotidianamente frequenta i punti vendita di generi alimentari. Per una spesa al risparmio, conveniente e di qualità, basta-


no poche regole e qualche suggerimento per tornare casa con i prodotti giusti nella busta. La nostra ricerca non vuole essere un’indagine di mercato, né dare indicazioni precise sulle scelte da fare, ma ha il semplice intento di capire quali sono gli orientamenti dei consumatori. Casalinghe, professionisti, pensionati devono fare la spesa, tutti i giorni: ognuno con i propri tempi, ma tutti passano alla cassa. Come ci ha detto un signore fermato fuori da un supermercato della zona dal forte accento romano: “tocca magnà pé campà, che altro te devo dì”.

Benedetto volantino Offerte, volantini, sconti, pubblicità sui giornali e omaggi di vario genere rappresentano uno dei mezzi principali per portarsi a casa prodotti in quantità e con la qualità migliore, al costo più basso possibile. Ormai tutti i marchi, sia della grande distribuzione sia del discount, spingono alla massima potenza la comunicazione delle proprie promozioni e offerte alla clientela. Questi mezzi sono ormai una consuetudine di supermercati e discount e basta buttare un colpo d’occhio nella cassetta della posta al nostro rientro a casa per renderci conto di essere inondati quotidianamente da pubblicità commerciale. Le persone consultano i depliant con una certa scrupolosità, soprattutto le signore, e preferiscono girare anche più negozi per acquistare i beni ai quali sono interessate. Se serve saltano da un supermercato all’altro per assicurarsi questo o quel prodotto. Il volantino resta la prima discriminante di scelta per fare acquisti: i prodotti in offerta attirano sempre l’attenzione e una volta dentro il supermercato il cliente è invogliato anche a comprare altro. Giovanna, casalinga trentacinquenne con un figlio di 3 anni, non si fa problemi per questo girovagare: “io faccio la mia spesa

principalmente con i volantini. Seleziono i prodotti che mi servono e vado a prenderli dove trovo le offerte migliori. Siamo bombardati dai volantini, spostarmi tra i vari supermercati non mi crea alcuna difficoltà visto che Latina non è mica una metropoli come Roma, questo mi facilita nel compito. L’importante è scegliere gli orari giusti per andare a fare la spesa, tutti i supermercati fanno orario continuato”.

Il potere crescente del discount E’ fuori da ogni dubbio che negli ultimi anni i discount hanno acquisito una fetta di clientela sempre superiore. I motivi di questo incremento sono diversi, ma girano principalmente tutti intorno alla crisi economica che porta sempre più persone ad operare i propri acquisti in questi punti vendita. Eurospin e Lidl rappresentano i segmenti forti in Italia

ed a Latina li ritroviamo entrambi. La forza dei discount sta nel commercializzare prodotti tendenzialmente non di marche note. Fino a qualche anno fa questo li rendeva deboli e di basso appeal di fronte ai consumatori, ora la situazione non è capovolta, ma è molto cambiata per via del potere d’acquisto sempre più basso degli italiani che consumano sempre di meno beni primari ed essenziali come carne e pesce, per fare un esempio: “fare la spesa all’Eurospin è diventata un’esigenza piuttosto che una vera e propria scelta professionale” le parole di Carla, casalinga cinquantacinquenne: “fino a qualche anno fa io e mio marito ci potevamo permettere senza difficoltà carne e pesce nella bottega vicino casa, oggi non è più possibile per via della crisi e mi sono orientata verso altri posti. Con il tempo e l’esperienza mi sono abituata a questo cambiamento, ritengo importante saper scegliere i prodotti giusti e faccio maggiore attenzione a quello che acquisto, mentre prima, lo dico sinceramente, non ci facevo neanche caso”.

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Prezzi, ciò che fa la differenza Perché i prezzi degli hard discount sono diversi da quelli applicati dai supermercati della grande distribuzione? I fattori che incidono sono molteplici, a cominciare dalle spese di gestione. Generalmente i discount tendono a ridurre al minimo i costi per il personale e per il mantenimento delle strutture. Sui prodotti puntano sulla quantità, anche se da qualche anno non trascurano la qualità. I fornitori dei discount sono altri rispetto a quelli della Gdo, non hanno marchi altisonanti sui quali gravano anche i costi pubblicitari. Si riforniscono in Italia, ma molto all’estero come Austria e Germania. Anche se sugli scaffali non è escluso che spuntino confezioni di prodotti tipici. E’ stato notato un prosciutto ciociaro di un noto produttore.

Buoni pasto e prodotti a marchio come armi Per contrastare il crescente sviluppo dei discount, negli anni i supermercati hanno affilano le armi e risposto con i prodotti a marchio proprio. I prodotti a marchio proprio sono fatti con gli stessi ingredienti o sostanze di quelli di marche note, confezionati negli stessi stabilimenti e con l’unica e netta differenza che riportano sulle confezioni il logo della società per soddisfare la clientela finale. Ormai Carrefour, Conad e altri offrono prodotti con il “brand” del supermercato stesso: pasta, scatolame, biscotti e tanti altri pezzi si affiancano sugli scaffali a quelli delle più famose aziende produttrici. I supermercati si affidano ad un produttore terzo che confeziona il prodotto con le specifiche imposte dalla catena commerciale e

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la produzione è riconducibile ad esso attraverso un’informazione sull’etichetta. I vantaggi di questa operazione sono duplici sia per il produttore sia per il consumatore che acquista a costi inferiori e porta a casa prodotti della stessa qualità di quelli di marche affermate: “ormai io faccio la spesa acquistando solo i prodotti a marchio del supermercato, le parole di Tiziana, disoccupata quarantacinquenne con due figlie, il segreto sta tutto nel controllo delle etichette, facendo attenzione a dove vengono prodotti i beni. Spesso e volentieri alcuni prodotti vengono fatti nello stesso stabilimento, l’unica differenza non sostanziale la trovi scritta sulla confezione, ma incide fortemente sul prezzo”. Un altro punto a favore dei supermercati sono i buoni pasto ed in città Carrefour, Conad e Leon li accettano offrendo un servizio in più ai cittadini. Il più delle volte è una scelta societaria dell’azienda, ma i discount non li prendono: c’è un iter burocratico per recuperare il denaro e per questo preferiscono evitare a monte il problema.

Occhio all’etichetta Leggere attentamente l’etichetta. E’ la raccomandazione più frequente che le associazioni dei consumatori rivolgono al popolo degli acquisti. Nell’etichetta c’è il prezzo e spesso l’occhio si ferma a quella informazione. Ma c’è anche la provenienza e la scadenza. La tracciabilità di un prodotto è la sua carta d’identità e deve essere ben illustrata, altrimenti il commerciante è sanzionabile. Il consumatore, da parte sua, evita di incappare in frodi alimentari. In un grande supermercato, inoltre, con migliaia di prodotti, spesso è facile non rinnovare la merce scaduta sugli espositori. Quindi occorre fare attenzione. E per chi invece pensa di aver pagato troppo può consultare il sito istituzionale del Ministero dello sviluppo economico osservaprezzi.sviluppoeconomico.gov. it in cui il Garante dei prezzi, detto anche Mister prezzi, fornisce i prezzi minimi e massimi registrati in ogni località italiana per ogni prodotto merceologico, prestazione di servizi o fornitura di carburanti. Un monitoraggio finalizzato a scongiurare speculazioni.



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GIOCARE TROPPO PUÒ CAUSARE DIPENDENZA PATOLOGICA IL GIOCO È VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI

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Il gruppo di acquisto Panacea, linea diretta coi produttori “Eravamo in sei quando abbiamo iniziato, adesso abbiamo 380 famiglie associate”. A parlare è Massimo Cusumano, responsabile del Gruppo di acquisto solidale Panacea di Latina. Il Gas è nato nel 2008. “Dovevamo trovare un modo per superare la quarta settimana di consumi” continua Cusumano “così abbiamo trovato un sistema per abbattere le spese rivolgendoci direttamente ai produttori”. Panacea, infatti, il cui nome rivela la funzione, è un gruppo di acquisto solidale che si distingue dai soliti Gas, nel senso che non è necessario creare un gruppo tra gli associati per fare acquisti in massa, ma ogni associato, anche una sola famiglia, può prenotare i prodotti che intende acquistare.

Il risparmio sta nella filiera corta, perché gli alimenti vengono forniti da una dozzina di produttori che operano attorno a Latina. Entro ogni mercoledì, dunque, sul sito panacealatina.it i soci posso-

no scegliere tra le carni di Doganella, la mozzarella e i formaggi di Borgo San Michele, l’ortofrutta di Pontinia e il vino di Fogliano. Da Cori arrivano i prodotti da forno come i dolci, ma c’e’ anche la pasta fresca e i prodotti biologici. Novità in arrivo il pesce e nel lungo elenco figurano anche i detersivi. La consegna avviene il giorno dopo nell’ex mulino Piattella. E siccome le quantità sono sempre generose, solitamente viene soddisfatto anche chi non ha prenotato la merce. Non ci sono limiti nelle quantità e un record Panacea lo ha raggiunto con la vendita del Parmigiano Reggiano per sostenere le popolazioni terremotate dell’Emilia. Ne sono stati acquistati 47 quintali da enti e semplici cittadini di tutta Italia. Alcuni erano residenti proprio a Modena, ma hanno preferito acquistarlo dal gas di Latina.

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Discount

PRODOTTI EUROSPIN

LIDL

SIGMA

ACQUA LEVISSIMA

NO

0,47/bottiglia da 1,5lt

0,50/bottiglia da 1,5lt

ARANCE

0,75/kg

1,50/kg

ARISTA DI SUINO

9,69/kg

BISCOTTI DA COLAZIONE 700GR (tipo macine Mulino Bianco)

1,59/pezzo

TODIS

&

Supermercati

CARREFOUR

CONAD

LEON

PANORAMA

NO

0,78/bottiglia da 2lt

0,50/bottiglia da 1,5lt

0,59/bottiglia da 1,5lt

0,41/bottiglia da 1,5lt

0,79/kg

1,26/kg

1,00/kg

1,30/kg

1,40/kg

0,99/kg

NO

NO

NO

NO

7,90/kg

9,50/kg

6,99/kg

(marchio eurospin)

2,79/pezzo

2,89/pezzo

1,49/pezzo

2,54/pezzo

2,98/pezzo

2,99/pezzo

2,09/pezzo

COSCE DI POLLO

4,99/kg

4,74/kg

5,46/kg

3,90/kg

5,28/kg

4,99/kg

3,90/kg

5,49/kg

MELANZANE

2,69/kg

2,49/kg

NO

2,99/kg

2,98/kg

3,99/kg

3,29/kg

2,59/kg

PARMIGIANO REGGIANO 30 mesi

12,99/kg

14,99/kg

19,63/kg

18,90/kg

20,99/kg

27,20/kg

23,50/kg

19,97/kg

PROSCIUTTO PARMA (confezione 100gr)

2,69/pezzo

2,39/pezzo

NO

2,25/pezzo da 70gr

4,35/pezzo

3,59/pezzo

3,69/pezzo

3,99/pezzo da 90gr

SPAGHETTI 500gr (tipo Barilla)

0,37/pezzo

0,73/pezzo

0,75/pezzo

0,43/pezzo

0,75/pezzo

0,80/pezzo

0,70/pezzo

0,71/pezzo

STRACCETTI DI BOVINO

12,99/kg

NO

14,96/kg

15,99/kg

15,98/kg

15,20/kg

15,90/kg

19,49/kg

ZUCCHINE

2,15/kg

1,99/kg

2,29/kg

1,39/kg

2,68/kg

2,99/kg

2,19/kg

2,49/kg

(marchio eurospin)

(marchio todis)

(marchio todis)

I PREZZI SONO CONSIDERATI SENZA OFERTE DEL PERIODO

Tutti pazzi per la spesa: l’estremismo americano Impazza in televisione, sul canale Real Time, un programma realizzato in America che propone un modo, ancora inesistente in Italia, di fare la spesa con i coupon ritagliati dai giornali, raccolti sui volantini e in altri modi differenti. Le protagoniste di “Tutti pazzi per la spesa” riescono a fare acquisti nei supermercati e ad acquistare quantitativi enormi di prodotti con pochi dollari grazie agli sconti di questi coupon che vengono raccolti in modo maniacale. Per molti è diventato come un lavoro. In Italia non è possibile una promozione simile, non è consentita la cumulabilità dei coupon e frena l’associativismo dei negozi. Per i consumatori italiani resta solo un sogno.

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TOR TRE PONTI

L‘enigma sotterraneo Dalle rovine dell’antico presidio stradale alle recenti scosse sismiche, la storia secolare e recente del borgo scorre in profondità di riccardo angeLo coLabaTTisTa

La storia di Tripontium

La via Appia, sin dall’epoca romana, rappresenta una fonte di guadagno, di scambio culturale e umano che solo le località di passaggio possono avere. La zona di Latina, nella sua posizione centrale tra la Capitale ed il sud Italia rappresentato da Napoli, è sempre stata un punto di appoggio per viaggiatori e commercianti che con i cavalli, prima, e con le auto, ora, attraversano in maniera veloce la pianura pontina. La palude lasciò spazio alle costruzioni intorno alla fine del 1700 quando Papa Pio VI decise di costruire la chiesa di Tripontium (oggi Tor Tre Ponti) affinché i contadini della zona ed i residenti presenti ai confini tra l’entroterra e la palude potessero frequentare la Santa Messa senza alcuna difficoltà. Come spesso capita, la


Il perchè di questo nome? Sotto l’asfalto moderno della via Appia si possono scorgere tre arcate di un vecchio ponte Chiesa ha rappresentato il primo punto di aggregazione per i cittadini di Tor Tre Ponti. Un punto di riferimento che, dopo più di tre secoli, continua ad avere una rilevanza sociale e religiosa.

Perché oggi si chiama Tor Tre Ponti?

Oggi, chi passa a Tor Tre Ponti, fa fatica a capire il perché di questo nome. Non esiste un ponte evidente né tanto meno si scorge l’esistenza di tre arcate. Le auto che sfrecciano davanti alla chiesa settecentesca possono osservare, senza alcuna difficoltà, un semaforo, un bar, un ristorante/pizzeria e, poco più avanti, un distributore di benzina. In tutto ciò, però, non emerge l’origine di Tripontium. Solo chi ha avuto la curiosità di approfondire la storia del territorio e qualche curioso studioso può capire, e vedere, l’origine di questo nome. Infatti, tra il

bar ed il distributore la via Appia è costretta a passare sopra il fiume Ninfa. Sotto l’asfalto moderno, dell’antichissima via romana si possono scorgere tre arcate di un vecchio ponte. Sui tre ponti ci siamo, ma la torre di Tor Tre Ponti? Ebbene sì, accanto alle tre arcate la comunità di Ninfa costruì una torre fortificata utile a controllare tutto il traffico commerciale presente sulla via Appia e difendere il mulino di proprietà comunale presente sul lato mare della via Appia. Struttura, quest’ultima, completamente scomparsa. Gli ultimi resti risalgono ad alcuni documenti della prima metà del XVIII secolo quando venne descritta come una struttura “devastata e diruta”.

La Pianura blu di antonio Pennacchi

Anche lo scrittore pontino, Antonio Pennacchi, con l’aiuto del re-

gista Lorenzo Paulinich ha girato un mini documentario sulla storia di Tor Tre Ponti. Una ricostruzione che fa emergere l’importanza dei reperti ancora presenti nel nostro territorio e la volontà di poter riscoprire posti ormai dimenticati. Nel suo progetto denominato “Pianura Blu”, infatti, Pennacchi mostra piantine e carte antiche e moderne e spiega come realizzare il progetto e al contempo valorizzare e sfruttare turisticamente gli antichi percorsi romani lungo la via Appia, compreso il ponte romano di Tor Tre Ponti, che ancora oggi resiste al passaggio di auto e tir. “Dalla forza del nostro passato - dice Antonio Pennacchi possiamo costruire il futuro e una diversa qualità della vita in una provincia che è ormai al collasso”.

L’epicentro del terremoto

In questi ultimi anni Latina è stata costretta a fare i conti con piccole ma continue scosse di terremoto. L’evento sismico, che ha interessato più volte la nostra città, ha il suo epicentro proprio a Tor Tre Ponti. L’amministrazione comunale di Latina, proprio per monitorare una situazione che desta preoccupazione alla cittadinanza, ha installato una sonda per lo studio dell’attività sismica a circa 200 metri di profondità. Da centro di scambio commerciale e punto strategico per la Santa Chiesa Romana a centro di studi per le scosse di terremoto. L’INGV

50 | NUMERO ZERO | 03.2013


(Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), con questa sonda mandata a circa 200 metri sotto terra, punta a raccogliere più dati possibili sulla fenomenologia che sta colpendo il capoluogo pontino dal luglio 2011. Con le tecnologia messe in campo dagli esperti si potrà capire l’esatta profondità dell’epicentro dei terremoti e, quindi, la genesi di essi. Nello stesso tempo la base di Tor Tre Ponti sarà utile ad una maggiore comprensione di ciò che sta succedendo in un’area, come quella pontina, considerata ancora come a bassa sismicità.

il recupero nel complesso monumentale

Assieme alla chiesa dedicata a San Paolo, così denominata per volere di Papa Pio VI, l’altro edificio che caratterizza il centro di Tor Tre Ponti è senza alcun dub-

TOR TRE PONTI sito internet: www.tortreponti.com Patrono: San Paolo abitanti: circa 1000

bio il vecchio convento progettato dall’ingegnere Gaetano Rappini (fine 1700). Dopo esser stato utilizzato per ospitare la comunità religiosa che ha vissuto per centinaia di anni nell’agro pontino, il complesso, con l’impegno di Gelasio Caetani negli anni venti del XX secolo, fu destinato a centro per la raccolta dei prodotti agricoli provenienti dai poderi. A ridosso della prima guerra mondiale la struttura è caduta in disuso. La Fondazione Roffredo Caetani, grazie all’intesa con la Soprindentenza ai Monumenti del Lazio e con il concorso della Regione Lazio, ha riportato la struttura agli antichi fasti, ristrutturando lo storico edificio. Nel novembre dello scorso anno il complesso monumentale di Tor Tre Ponti ha riaperto di nuovo le porte al pubblico riportando in vita un pezzo fondamentale della storia di Tor Tre Ponti.

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arsenico

e vecchi sospetti A Carano l’impianto di derseanizzazione più grande d’Italia Nel capoluogo il problema interessava soprattutto i borghi a nord della città di marco tomeo

L

’ acqua dei nostri rubinetti è finalmente tornata ad essere potabile e nella piena fruizione dei cittadini. Dopo quasi dieci anni di proroghe e soprattutto dopo innumerevoli disagi per gli utenti, finalmente l’acqua di Latina, o meglio quella dei borghi a nord della città, che nel capoluogo erano le zone interessate dal problema, è tornata infatti ad avere valori di arsenico entro i limiti consentiti. Limiti imposti all’Italia, per le zone interessate dalla presenza del semimetallo nelle acque, dall’Unione Europea a se-


guito degli studi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che aveva stabilito che la concentrazione di arsenico nelle acque potabili superiori ai 10 microgrammi litro, poteva provocare gravi danni alla salute, indistintamente per bambini, adulti e anziani. Un tempo obiettivamente troppo lungo, nel quale i veleni non sono stati soltanto quelli riscontrati nelle acque che sgorgava dai nostri rubinetti e dalle fontanelle pubbliche, ma anche quelli incrociati tra istituzioni, e tra queste e i cittadini, uniche vittime come al solito di una situazione che a tratti ha rasentato l’assurdo. Già, perché il fatto di pagare bollette salate per l’utilizzo di sorella acqua e ritrovarsi a caricare il bagagliaio della macchina di bottiglie di plastica al supermercato, o nella peggiore delle ipotesi recarsi con tanto di tinozza all’autobotte di passaggio come succede nei paesi sub sahariani dell’Africa, è solo il minimo che potesse capitare ai cittadini pontini. Quando di mezzo ci va la salute, il discorso cambia, e di parecchio. Soprattutto se si prendono in considerazione i risultati di uno studio del Dipartimento di Epidemiologia del Servizio sanitario della regione Lazio, pubblicato ad aprile 2012,

secondo il quale la storia dell’acqua all’arsenico ha già avuto un impatto sulla salute. Tale studio, di fatto, ha registrato tra il 2005 e 2011, nei comuni dove la concentrazione di arsenico è superiore a 20 microgrammi, un aumento della mortalità per tutti i tipi di tumore (in particolare polmone e vescica), ipertensione, ischemia cardiaca e diabete. Anche se questi risultati dovranno essere confermati da ricerche successive, e soprattutto anche se Latina è stata interessata solo in parte dal problema, l’Oms e lo Iarc (International agency research on cancer) hanno già accertato che l’arsenico è un elemento cancerogeno. Quanto basta insomma per fare di questa vicenda una brutta storia con tutti i crismi del caso: con l’informazione ai cittadini fatta con il contagocce (proprio come l’acqua buona), e con la gente, ignara, che ha continuato a bere acqua dal rubinetto di casa solo perché consentito da una proroga. L’incubo, come detto soprattutto per i borghi a nord della città, nell’ordine Borgo Santa Marina, Montello, Le Ferriere, Bainsizza e Sabotino, è però finalmente finito. Il gestore del servizio idrico alla fine di gennaio ha inaugurato il località Carano, nel Comune di Aprilia,

Un impianto da tre milioni di euro Il Piano per fronteggiare l’arsenico nell’ATO 4 - Lazio Meridionale ha previsto investimenti per 17 milioni di euro, già realizzati o in corso di ultimazione; di questi, 2,3 milioni dovranno essere finanziati dalla Regione Lazio. Lo sottolinea Acqualatina nell’opuscolo in cui illustra il funzionamento dell’imponente dearsenizzatore realizzato in località Carano ad Aprilia. Dei 9 impianti installati, quello a servizio di Carano-Giannottola, infatti, risulta essere il più grande d’Italia nel suo genere. L’impianto è in grado di rimuovere l’arsenico e garan-

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tire acqua potabile nei Comuni di Aprilia, Anzio, Nettuno e nei borghi nord del Comune di Latina (Borgo Sabotino, Borgo Santa Maria, Borgo Montello, Borgo Bainsizza, Borgo Le Ferriere). La portata dell’acqua trattata è di 360 litri/secondo. Proviene contemporaneamente da sei diversi pozzi, i quali inviano i singoli flussi all’interno di una vasca d’accumulo. L’impianto utilizza 16 filtri disposti in parallelo. La rimozione dell’arsenico avviene tramite l’utilizzo di minerali che lo attraggono, minerali granulati a base di ferro nelle sue diverse forme.

l’impianto di derseanizzazione più grande d’Europa che ha riportato i valori di arsenico al di sotto di quelli giudicati nocivi per la salute dall’Oms. Un impianto che ha risolto soprattutto i problemi di grossi centri come Aprilia, Nettuno e Anzio e che altri territori, come la Tuscia ad esempio, considerano un modello, se non altro perché a Viterbo e dintorni, in alcuni comuni, i valori dell’arsenico sono alle stelle. Proprio grazie a tale impianto, infatti, a seguito di un primo periodo di collaudo, i valori di arsenico in tutti i Comuni dell’Ato4 sono attualmente inferiori ai 10 microgrammi/litro stabiliti per legge, come dimostrano le analisi interne effettuate dal gestore, ma soprattutto come confermano le analisi ufficiali pubblicate dall’Asl. Tali valori, secondo la nota ufficiale di Acqualatina, considerata la recente installazione del derseanizzatore e altre opere accessorie in via di ultimazione, verranno ulteriormente ribassati. Tutto bene quel che finisce bene insomma, anche se sorge spontaneo, dopo tutto quello che è successo, attendere lo sviluppo di due aspetti che a questo punto risultano fondamentali per scrivere la parola fine sull’intera questione. Il primo è quello delle nuove analisi che sia il gestore che l’organo preposto per legge, ovvero la Asl, effettueranno nei prossimi giorni, per confermare la bontà degli interventi messi in campo. E a tal riguardo sarebbe opportuno impostare una massiccia campagna informativa da parte del gestore, della Asl e dei Comuni che prima erano interessati dalla problematica, per divulgare tra la cittadinanza la buona notizia, considerato che sono ancora moltissime le persone, che tra frammentaria ed a volte anche errata informazione da parte dei media e fiducia nelle istituzioni a dir poco ai minimi termini, continuano ad aspettare l’autobotte con la tanichetta in mano o a spendere centinaia di euro per l’acquisto di acque in bottiglia, utilizzate anche per cucinare e per l’igiene personale. Il secondo è attendere l’aggiornamento dello studio epidemiologico che stabilisce se


ARSENICO? No, grazie.

Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive P.le A. Moro n° 5 - 00185 Roma

La purezza dell’acqua della Fonte San Giuseppe ad Aprilia (LT)

ANALISI CHIMICA E FISICO-CHIMICA DI ACQUA MINERALE Denominazione dell’acqua minerale: SAN GIUSEPPE POZZO 1 Località: Torre Bruna - Aprilia (LT) Prelievo del 27/11/2012: verbale di prelievo ASL allegato N° prot. 19/2012 del 27/11/2012 Data esecuzione analisi: dal 27/11/2012 al 15/12/2012

Il problema dell’arsenico nell’acqua potabile è da tempo alla ribalta. Su tutti i media si esaminano i limiti di tollerabilità, si illustrano tabelle per calcolare i famosi microgrammi per litro, si fanno i confronti tra le acque dei vari pozzi, addirittura tra le acque minerali in commercio. Un fatto è certo: la presenza di arsenico nell’acqua è dannosa per la salute e, finchè le Istituzioni non combatteranno a fondo questo problema, non alzando i valori di accettabilità ma depurando le acque, occorre difendersi, in quanto l’unico valore di arsenico che non fa aumentare il rischio dei tumori è zero (secondo la classificazione dell’Agenzia di ricerca sul cancro I.A.R.C.). Informarsi è la prima cosa e il compito del nostro giornale è proprio questo: dare indicazioni sul modo migliore per salvaguardare la nostra salute. Abbiamo già parlato sulle nostre pagine della Fonte San Giuseppe di Aprilia, un “angolo di paradiso” nato dal duro lavoro della famiglia Clazzer che su un terreno ereditato e abbandonato hanno realizzato un complesso termale di notevole bellezza e qualità. Ottenuta la concessione mineraria di acqua minerale naturale da parte della Regione Lazio e il riconoscimento terapeutico da parte del Ministero della Salute come acqua indicata per le diete povere di sodio, la Fonte San Giuseppe e divenuta un punto di riferimento per chi vuole avere acqua buona. Infatti, è questa è l’argomento più interessante per la nostra salute, ogni mese vengono eseguite analisi microbiologiche e chimiche per tenere sempre sotto controllo le caratteristiche dell’acqua, che devono mantenere dei requisiti ben precisi. Una sicurezza per i proprietari della Fonte ma anche per tutta la gente che preferisce approvvigionarsi agli impianti che sono stati realizzati in acciaio puro per evitare che il sapore dell’acqua venga alterato.

ORARI Inverno

dalle 8 alle 18

Estate

dalle 8 alle 19 Lunedì chiuso

Ma veniamo all’arsenico: nell’acqua “ San Giuseppe”, dalle analisi effettuate non se ne trova quasi traccia: lo 0,001 mg/L, praticamente quasi assente. Percentuale rilevata dal Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive dell’Università La Sapienza di Roma e con il monitoraggio costante dell’Arpa Lazio di Latina e della ASL di Aprilia, che ne confermano la purezza sia a livello Microbiologico che chimico-fisico. Altro grande punto che gioca a favore dell’acqua della fonte di San Giuseppe è che la stessa si trova lontano dal centro abitato, industriale e dal traffico. La fonte è immersa in quasi 100 ettari di prato e bosco che di certo non favoriscono l’inquinamento. Vi consigliamo quindi, se ancora non ci siete stati, di recarvi alla fonte San Giuseppe (tra l’altro avrete anche la sorpresa di trovarvi un laghetto per la pesca sportiva, un ristorante pizzeria dove si offrono prodotti tipici e naturali come il miele il formaggio e il vino sfuso di Olevano dolce) che si trova ad Aprilia in località Pontina Vecchia al Km 37,500 (da Latina e da Roma uscita Ardea - Casalazzara) in Via Torre Bruna 65. Una vera passeggiata di salute. Il telefono è 06 9256003. Aperto tutti i giorni (ecluso il lunedì), dalle 8.00 alle 18.00.

L’unica acqua minerale ad Aprilia con la concentrazione di arsenico più bassa. Solo 0,001 mg/lt Certificata

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effettivamente e in che misura, esista una concausa ed un nesso tra le patologie riscontrate tra i residenti nei centri dove i valori di arsenico erano oltre quelli consentiti dall’Organizzazione Mondiale della Sanita e dall’Unione Europea, e appunto la presenza fuori tabella del semimetallo nelle acque. Ha pienamente ragione il Direttore uscente del reparto Acque Potabili dell’Istituto Superiore della Sanità, Dott. Massimo Ottaviani, quando afferma “ Che alla luce degli interventi messi in campo, è arrivato il momento di azzerare tutte le polemiche poiché, se in alcuni momenti le stesse sono state anche utili ad accelerare gli interventi, ora non hanno altro scopo che quello di creare inutili allarmismi”. Ma hanno anche ragione quei cittadini, quegli amministratori e tutti coloro che si sono spesi per far luce su questa vicenda, nel pretendere una risposta. Gli sviluppi dello studio condotto dal Dipartimento di epidemiologia del Servizio sanitario della Regione Lazio, ci faranno capire se si può tirare un sospiro di sollievo anche per quanto avvenuto in passato o, diversamente, dare il via ad un percorso che porti a capire di chi sia stata la responsabilità di un eventuale avvelenamento.

acqua, i limiti per la salute Come tutti gli elementi presenti nei minerali e nelle rocce delle nostre montagne, anche l’arsenico viene sciolto in piccole quantità dall’acqua piovana che percola nel terreno e raggiunge la falda. L’infiltrazione dell’elemento chimico è legata alla vicinanza con territori di origine vulcanica. L’organizzazione mondiale per la sanità ha proposto di limitare il più possibile l’assunzione di arsenico da parte dell’uomo. Dato che l’acqua potabile viene consumata quotidianamente ed è l’unico alimento che può essere controllato

MonitoraGGio arsenico acQUaLatina B.go Montello/B.go Le Ferriere/B.go Bainsizza/B.go S. Maria/ B.go Sabotino/Lungomare - Comune di Latina - Anno 2012/2013 valore medio arsenico µg/L

Data

punto campionamento

valore

31/01/2013

Fontanino Borgo Santa Maria

5

31/01/2013

Serbatoio Borgo Sabotino

3

31/01/2013

Serbatoio Borgo Bainsizza

4

22/01/2013

Fontanino Borgo Santa Maria

2

22/01/2013

Fontanino Borgo Montello

2

22/01/2013

Fontanino Borgo Sabotino

2

22/01/2013

Fontanino Borgo Bainsizza

3

22/01/2013

Fontanino Borgo Le Feriere

2

11/01/2013

Fontanino Borgo Santa Maria

6

10/01/2013

Fontanino Borgo Santa Maria

5

08/01/2013

Fontanino Borgo Sabotino

5

08/01/2013

Fontanino Borgo Santa Maria

5

03/01/2013

Fontanino Borgo Montello

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02/01/2013

Fontanino Borgo Bainsizza

9

MonitoraGGio arsenico asL (si attendono prelievi più recenti a seguito dei campionamenti del gestore e dell’entrata a pieno regime del derseanizzatore)

Data

punto campionamento

valore

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Fontanino Borgo Santa Maria Latina

11

03/01/2013

Fontanino Capoportiere Latina

10

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Fontanino Borgo Grappa Latina

10

05/01/2013

Fontanino Borgo Santa Maria Latina

10

05/01/2013

Fontanino Borgo Sabotino Latina

9

con sicurezza, l’Unione Europea ha deciso di abbassare la concentrazione massima ammissibile di arsenico nell’acqua potabile a 10 microgrammi al litro (µg/l). Questo significa che un uomo assume con l’acqua potabile (2 litri al giorno) in tutta la sua vita (circa 70 anni) non più di 0,5 grammi di arsenico. Con questa direttiva la salute umana viene tutelata ancora di più dai possibili danni di un’assunzione troppo alta di arsenico.

03.2013 | NUMERO ZERO | 57


Uno dei mestieri piu essenziali nel racconto di un artigiano pontino

Pane, amore e... tradizione

Il panettiere, un pò uomo e un pò supereroe, sempre in divisa bianca


di LUCA MORAZZANO

A

scrutarne gli spostamenti o gli orari, rischiamo di confonderlo per un mostro notturno, per un nottambulo o per un giustiziere mascherato. Se invece proviamo a seguirlo, calato nella sua uniforme (completo bianco composto di scarpe, calzoni, maglietta e grem-

biule quasi sempre tutto in rigoroso bianco, debitamente coperto con sciarpa, cappello, e giubbotto quando fa freddo) a recarsi ogni notte, verso la mezza, sul luogo del suo quotidiano misfatto (che poi misfatto non è), scopriremo il nostro panettiere! Una sorta di supereroe che nel cuore della notte,

quando gli altri vanno a dormire, o addirittura sono già sprofondati nella fase più profonda del loro sonno, si alza, esce di casa, inforca il suo mezzo di trasporto e si reca a lavoro per far si che tutti noi, il giorno dopo, già dal primo mattino, al negozio troviamo del buon pane fresco, magari ancora caldo


di Giorgio, Anna e Sergio Beltrani Sommelier Professionisti

Cucina tradizionale di alta qualità Carne Italiana certificata Dolci di nostra preparazione Pane e Pasta di antica ricetta di Famiglia Menù di pesce per l’estate Cene-Degustazione a tema in collaborazione con chef di altre regioni Italiane per la diffusione dei prodotti del territorio Vini Locali e Nazionali, Spumanti e Champagne, Selezione di Rum, Armagnac, Whisky, Cognac, Raffinata Gastronomia, Vasta Scelta di Salumi e Formaggi Italiani, Cioccolato Italiano dei “Mastri Cioccolatai” artigianali.

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Specialmente il venerdì, quando il lavoro per il sabato è maggiore, i tempi si dilatano e quindi dedichiamo più margine alle pizze che, oltre a mettere pronte per la vendita del giorno dopo, mangiamo noi stessi lavoratori del forno, creando un clima festoso e sereno che, nonostante gli sforzi, aiuta molto alla buona riuscita del lavoro. Non manca nemmeno l’occasione in cui vengono a bussare alla porta ragazzi che vogliono acquistare la pizza per uno spuntino notturno. Soprattutto nei paesi infatti, nel fine settimana, i ragazzi, prima di rientrare a casa dopo una notte brava, non è raro che sostituiscano cornetto e cappuccino con un bel pezzo fumante di pizza bianca con l’olio buono. Tornando alle fatiche del fornaio, è lui stesso a confidarci, e visto il tepore che avvertiamo mentre fuori gela non possiamo che credergli, in questo periodo seguire la cottura, con il forno caldo, è addirittura piacevole perché ci

62 | NUMERO ZERO | 03.2013

si scalda mentre all’esterno la colonnina di mercurio dei termometri fluttua intorno allo zero e va pure sotto. Parlando ci rendiamo conto che la catena di produzione del pane non conosce soste tranne che il sabato. Il racconto svicola su alcuni aneddoti di alcune giornate limite in cui è toccato lo stesso andare a lavoro; ben oltre la pioggia e la grandine il vento fortissimo, pure quando ha nevicato visto che la coltre bianca il giorno dopo non ci sarebbe stata più e la gente si sarebbe aspettata la sua solita pagnotta al mattino. Fare il pane vuol dire sacrificio, per gli orari e per i fattori atmosferici cui si è sottoposti di notte ma è così che va fatto, altrimenti, la mattina dopo il pane sugli scaffali non arriva. Prima di salutarci ci siamo addentrati nel racconto del procedimento vero e proprio della preparazione: messi sui tavoli gli ingredienti, il panettiere procede con l’impasto (all’incirca appena passata la mezzanotte).

Le fasi della panificazione

Accennate en passant nel precedente articolo, andiamo ora ad affrontare nello specifico le fasi tre fasi del processo della panificazione, attraverso le quali, da tre semplici ingredienti prendono forma le pagnotte che arrivano poi sulle nostre tavole: 1 – Impasto: deve essere omogeneo, senza grumi e ridurre a una massa omogenea farina, acqua, lievito e sale. Le proteine vegetali a contatto con l’acqua formano una sostanza colloidale detta glutine. In questa fase i composti solubili (zuccheri, sale) si sciolgono, mentre quelli insolubili, come l’amido e le glutine aumentano di volume. 2 - Lievitazione: generalmente a temperature comprese tra 22 e 30 gradi, l’amido viene attaccato da alcuni enzimi presenti naturalmente nella farina della maggior parte dei cereali, si scompone in zuccheri più semplici che sono attaccati dal lievito con produzione di anidride carbonica. L’impasto si gonfia per la presenza del gas sviluppato dall’interno, mentre alcuni processi secondari di fermentazione producono acidi (acido lattico e acetico) che rendono più digeribile il pane. 3 - Cottura: a temperature comprese tra 180 e 250 C, l’anidride carbonica fuoriesce dal pane, lasciandolo poroso, gli zuccheri sulla superficie ‘caramellizzano’ conferendo il colore dorato tipico della crosta e l’acqua in parte evapora dando consistenza al pane.


Specialmente il venerdì, quando il lavoro per il sabato è maggiore, i tempi si dilatano e quindi dedichiamo più margine alle pizze che, oltre a mettere pronte per la vendita del giorno dopo, mangiamo noi stessi lavoratori del forno, creando un clima festoso e sereno che, nonostante gli sforzi, aiuta molto alla buona riuscita del lavoro. Non manca nemmeno l’occasione in cui vengono a bussare alla porta ragazzi che vogliono acquistare la pizza per uno spuntino notturno. Soprattutto nei paesi infatti, nel fine settimana, i ragazzi, prima di rientrare a casa dopo una notte brava, non è raro che sostituiscano cornetto e cappuccino con un bel pezzo fumante di pizza bianca con l’olio buono. Tornando alle fatiche del fornaio, è lui stesso a confidarci, e visto il tepore che avvertiamo mentre fuori gela non possiamo che credergli, in questo periodo seguire la cottura, con il forno caldo, è addirittura piacevole perché ci

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si scalda mentre all’esterno la colonnina di mercurio dei termometri fluttua intorno allo zero e va pure sotto. Parlando ci rendiamo conto che la catena di produzione del pane non conosce soste tranne che il sabato. Il racconto svicola su alcuni aneddoti di alcune giornate limite in cui è toccato lo stesso andare a lavoro; ben oltre la pioggia e la grandine il vento fortissimo, pure quando ha nevicato visto che la coltre bianca il giorno dopo non ci sarebbe stata più e la gente si sarebbe aspettata la sua solita pagnotta al mattino. Fare il pane vuol dire sacrificio, per gli orari e per i fattori atmosferici cui si è sottoposti di notte ma è così che va fatto, altrimenti, la mattina dopo il pane sugli scaffali non arriva. Prima di salutarci ci siamo addentrati nel racconto del procedimento vero e proprio della preparazione: messi sui tavoli gli ingredienti, il panettiere procede con l’impasto (all’incirca appena passata la mezzanotte).

Le fasi della panificazione

Accennate en passant nel precedente articolo, andiamo ora ad affrontare nello specifico le fasi tre fasi del processo della panificazione, attraverso le quali, da tre semplici ingredienti prendono forma le pagnotte che arrivano poi sulle nostre tavole: 1 – Impasto: deve essere omogeneo, senza grumi e ridurre a una massa omogenea farina, acqua, lievito e sale. Le proteine vegetali a contatto con l’acqua formano una sostanza colloidale detta glutine. In questa fase i composti solubili (zuccheri, sale) si sciolgono, mentre quelli insolubili, come l’amido e le glutine aumentano di volume. 2 - Lievitazione: generalmente a temperature comprese tra 22 e 30 gradi, l’amido viene attaccato da alcuni enzimi presenti naturalmente nella farina della maggior parte dei cereali, si scompone in zuccheri più semplici che sono attaccati dal lievito con produzione di anidride carbonica. L’impasto si gonfia per la presenza del gas sviluppato dall’interno, mentre alcuni processi secondari di fermentazione producono acidi (acido lattico e acetico) che rendono più digeribile il pane. 3 - Cottura: a temperature comprese tra 180 e 250 C, l’anidride carbonica fuoriesce dal pane, lasciandolo poroso, gli zuccheri sulla superficie ‘caramellizzano’ conferendo il colore dorato tipico della crosta e l’acqua in parte evapora dando consistenza al pane.


Oh perbacco lievita! Completato l’impasto, come detto, lo si mette a riposare (meglio se coperto per garantire una temperatura più alta) dando il via al procedimento di lievitazione (che può variare a seconda del tipo di lievito utilizzato e pure a seconda della temperatura esterna ma che in genere termina almeno un paio di ore dopo). Al termine della lievitazione avviene la pezzatura delle pagnotte che poi vengono messe in forno per la cottura. Al termine della stessa cottura (tra le 3.00 e le 5.00), ancora bollenti, le pagnotte vengono messe nei sacchi di carta della farina impiegata nell’impasto delle stesse, oppure in grosse ceste (è importante che comunque continui a respirare). Più tardi verrà caricato nei furgoni che, prima dell’alba, partono per effettuare una distribuzione capillare che di fatto si conclude all’apertura dei negozi, quando i clienti sul bancone possono già trovare svariati tipi di pane. Questo però

è un problema che non riguarda il nostro panificatore che, a cottura ultimata, mese le pagnotte pronte, rimette il giubottone e se ne ritorna a casa a dormire, mentre la città inizia a svegliarsi. Di lì a poco, nella routine della giornata di tutti noi, ci sarà anche l’andare a comprare il pane che più ci aggrada; a seconda della farina impiegata, dalla quantità di sale, dal tempo di lievitazione imposto e dal tipo di taglio adoperato sulla massa, prendono infatti forma una moltitudine di prodotti. Oltre alle classiche pagnotte tondeggianti e alte, ci sono quelle più basse, quelle allungate che prendono il nome di filoni, quelle con il buco in mezzo chiamate ciambelle (filoni e ciambelle sono particolarmente indicate ai consumatori che prediligono assaporare più crosta rispetto alla mollica). Ma con l’impasto del pane, spesso lavorato anche privo di sale (soprattutto in Toscana) per dare vita al pane sciapo, vengono fatti anche i panini (rosette, tartarughe, ciabatte), oltre che la pizza (specialmente quella bianca); per tutti comunque, buon appetito con tanto buon pane.

Occhio alle... briciole Vademecum per l’acquisto del pane contro violazioni e frodi

Oltre che l’appagamento del gusto personale (a non tutti piace di più lo stesso pane) ognuno di noi, quando va a comprare il pane, dovrebbe imparare a far caso ad alcuni particolari anche se l’attività di controllo della vendita e del trasporto del pane da parte delle autorità permette di accertare l’eventuale mancato rispetto delle norme in materia di trasporto e di vendita del pane. Le violazioni potenziali si riferiscono alla mancata osservanza delle norme igieniche nel trasporto del pane (recipienti privi di coperchio e non protetti dai rischi di contaminazione), mancata esposizione dei prezzi

del pane sui banchi di vendita e dell’indicazione del tipo di pane. Particolarmente radicato l’abuso relativo alla vendita del pane a pezzi e non a peso, come dovrebbe avvenire a tutela del consumatore: la vendita del pane a pezzi rappresenta una delle principali frodi in materia alimentare che viene commessa in danno del consumatore, insieme alla vendita di pane appesantito dall’ umidità perché non portato alla cottura dovuta. Le frodi non escludono la vendita di pane speciale con l’impiego di grassi diversi da quelli consentiti, come non escludono la vendita di pasta di semola di grano duro ottenuta con la miscelazione di sfarinati di grano tenero. Il pane venduto senza la previa pesatura rappresenta una frode di particolare gravità, perché non è raro il caso della vendita di pane per un certo peso, quando di fatto si tratta di una quantità inferiore.

Il gusto di una volta

Quando non c’erano i macchinari industriali Oggi la stragrande parte della produzione panettiera quotidiana avviene a livello industriale. I bisogni di quantità sempre maggiori, la velocità richiesta, e la ricerca di un prezzo sempre più competitivo, hanno introdotto di tecnologie e macchinari industriali all’interno del processo di panificazione dove il panettiere resta quasi una sorta di supervisore. Anni addietro però il mestiere del panettiere era quello di un artigiano, la cui perizia e passione erano ingredienti fondamentali per la riuscita di un prodotto non solo buono, ma capace di durare più giorni rispetto alle pagnotte che compriamo al supermercato. La lavorazione di un prodotto frutto della miscelazione di acqua, sale, lievito e farina porta infatti con se secoli di storia e di racconti. Farsi il pane in casa era usanza assai diffusa, e chi lo ha assaggiato giura che il pane migliore di oggi non è nemmeno paragonabile per bontà e fragranza a quello di un tempo. Soprattutto nei paesi, ogni quartiere aveva il suo forno, periferia compresa. I forni erano di proprietà delle famiglie ricche che però non ci lavoravano e lo davano in gestione alle “fornare”. E ogni forno era un via vai di “cariatore” che portavano le pagnotte impastate e attendevano il loro turno per cuocere. Ma se ogni donna portava il suo pane a cuocere una volta a settimana, le pagnotte che lasciava in dote per pagare la cottura, servivano al forno per la vendita a chi il pane non se lo faceva. Un capitolo a parte lo merita il lievito utilizzato nella panificazione di un tempo. Lontano anni luce dai prodotti industriali utilizzati oggi, allora si usava infatti il “criscolo” che niente era che un pezzo di massa non ricresciuto e tenuto da parte dalla panificazione del giorno prima in un susseguirsi lungo anni se non decenni. Un’immagine pittoresca e romantica tanto quanto quella delle stesse cariatore che a notte fonda facevano il giro ad avvisare le clienti che era il momento di ammassare perché il forno era stato acceso. Questo segno dava il via al rituale che si concludeva al mattino quando le pagnotte cotte, ancora calde, venivano riportate a destinazione su immense “spase” (teglie di legno) che le cariatore si poggiavano sulla testa prima di partire per il giro, giorno dopo giorno.

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LABORATORIO DIAGNOSTICA RIABILITAZIONE

ANNO 2013 ESAMI TAC

€100,00

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La lesione del legamento crociato anteriore (LCA) nel calciatore Il calcio come si sa è il gioco sportivo più popolare in Italia ed è praticato largamente sia a livello agonistico che amatoriale. Tuttavia è anche uno sport ad elevato rischio di infortuni. Gli arti inferiori costituiscono la sede maggiormente interessata, il ginocchio è l’articolazione più frequentemente coinvolta. Le lesioni di maggior riscontro sono quelle a carico delle strutture legamentose, in particolare del legamento crociato anteriore (LCA) e del legamento collaterale mediale (LCM), seguono le lesioni meniscali e le lesioni condrali, più rare risultano essere le lesioni del legamento crociato posteriore (LCP) e del legamento collaterale esterno (LCE). Le lesioni del LCA si verificano prevalentemente con meccanismo indiretto, mentre le lesioni del LCM avvengono spesso dopo un contrasto con l’avversario, le prime hanno indirizzo chirurgico, le seconde prevalentemente conservativo. I principali fattori di rischio sono rappresentati da: elevato numero di partite, agonismo esasperato, aspettative esagerate, mancanza di idoneo allenamento, alimentazione errata, stress. Un precoce e corretto inquadramento diagnostico risulta fondamentale al fine di proporre ed effettuare nel calciatore con lesione del LCA un congruo trattamento che gli consenta di riacquisire e migliorare le abilità motorie antecedenti al trauma per poter tornare a praticare l’attività sportiva ai livelli precedenti il trauma. La diagnosi avviene grazie all’anamnesi, l’esame obiettivo con l’esecuzione dei test clinici e l’indagine strumentale. In fase acuta il ginocchio può risultare tumefatto e dolente, quindi difficile da manipolare, quindi è preferibile applicare il famoso protocollo RICE (riposo-ghiaccio-compressione-ele-

vazione) in modo far sgonfiare l’articolazione e permettere entro qualche giorno all’ortopedico esaminatore di eseguire un valido esame obiettivo e funzionale. Obiettivamente in mani esperte è già possibile far diagnosi di lesione del LCA ma anche di possibili lesioni associate(menischi, lesioni periferiche capsulari e legamentose). Nelle prime ore dopo il trauma, lo specialista può ritenere opportuno eseguire un’artrocentesi (cioè svuotare l’articolazione tumefatta). Questo gesto ha una finalità sia diagnostica(in caso di presenza di sangue è presumibile una lesione legamentosa), sia terapeutica, (alleviare il dolore provocato dalla distensione della capsula articolare). I test clinici valutano l’entità della lesione, ricordiamo che l’instabilità legata alla lesione del LCA è di tipo rotatorio antero-laterale(ALRI) La conferma della lesione del LCA avviene grazie all’analisi strumentale. L’esame radiografico del ginocchio nelle due proiezioni standard è indispensabile per escludere eventuali lesioni ossee. Per la valutazione di lesioni legamentose, meniscali o cartilaginee, il gold standard diagnostico è rappresentato dalla risonanza magnetica. Esiste però una discreta percentuale di falsi negativi, cioè di fronte ad una clinica positiva la RM può essere negativa, in quanto essendo un esame statico se il LCA si stacca dall’inserzione femorale e si appoggia a balia sul LCP il campo elettromagnetico capta il segnale ma

il legamento è rotto. A questo punto diventa importante l’esame funzionale biomeccanico, test isocinetico, KT-1000 o 2000(artrometro), pedane di forza e valutazioni propriocettive. L’approccio terapeutico alla lesione del LCA è generalmente di tipo chirurgico, la ricostruzione può avvenire utilizzando graft autologhi(tendine rotuleo, semitendinoso e gracile raddoppiati o solo semitendinoso a doppio o triplo fascio, il tendine quadricipitale) o autologhi(da cadavere fresh frozen) o anche legamenti artificiali. La chirurgia ovviamente deve essere seguita da un programma riabilitativo personalizzato progressivo della durata di circa 5-6 mesi. Qualora non si procedesse al trattamento chirurgico il rischio principale nella prosecuzione dell’attività sportiva, soprattutto agonistica, è quello di andare incontro ad episodi ripetuti distorsivi e microtraumatismi, che potrebbero ledere e/o degenerare le altre strutture articolari, menischi, cartilagine e legamenti periferici.

DOTT. GIANLUCA MARTINI

Specialista Ortopedico LATINA Largo Cirri, 10 - Tel. 0773/600733 DOGANELLA DI NINFA Via Corana, 2 Tel. 06/97625694 VALMONTONE Via kennedy, snc Tel. 06/9596699

03.2013 | NUMERO ZERO | 65



Un sorriso pieno di salute Pulizia quotidiana e controlli periodici le armi della prevenzione Dal dentista fin da bambini. Arriva l’apparecchio invisibile Quante volte abbiamo fatto colazione in fretta e furia per correre al lavoro e ci siamo dimenticati di pulirci i denti? Quante volte ci siamo trovati in un bar o in un ristorante e non abbiamo avuto la possibilità di farlo. E quante volte, invece, pur volendo farlo, ci siamo dimenticati lo spazzolino e il dentifricio e non abbiamo dedicato almeno due minuti all’igiene dentale facendo passare anche un’intera giornata. Se ci pensiamo bene, è accaduto molte volte. E, senza voler ingenerare un senso di colpa, forse quel gesto tanto sottovalutato avrebbe potuto prevenire quella dolorosa carie che vi ha spediti dritti dritti dal dentista. I consigli per una corretta prevenzione sono semplici e metodici. Basta ricordarsi di lavarsi i denti dopo ogni pasto. “Anche dopo aver fatto merenda – sottolinea la dottoressa Claudia Marinella Mancini, specialista in ortodonzia – L’igiene dei denti si tutela pulendoli con lo spazzolino, subito dopo aver mangiato, in ogni momento della giornata. Anche il filo interdentale deve essere un’abitudine e può diventare un segno che qualcosa non va. Se si rompe, infatti, vuol dire che si è sviluppata una carie o che un’otturazione non è stata ese-

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guita nella giusta maniera”. Ma tra le sane consuetudini non deve mancare il controllo periodico, ogni sei mesi è consigliabile recarsi dal dentista. “Il nostro centro - prosegue la dottoressa Mancini – garantisce ai pazienti una seduta gratuita semestrale per l’igiene dentale. Così si evita la brutta esperienza del dolore per una carie non scoperta prima. E a proposito di controlli, se si comincia da bambini è molto meglio, per una serie di ragioni. Innanzitutto, la prevenzione viene fatta da subito, fin dai primi dentini. E contrariamente all’opinione comune per cui non è necessario controllare quelli da latte perché cadono, è invece ragionevole controllare che lo sviluppo proceda bene. Perché i denti crescano nella maniera giusta e senza problemi, e perché eventuali difetti di crescita possano essere intercettati e corretti immediatamente, difetti che potrebbero compromettere anche l’assetto facciale. Un approccio fin da giovanissimi, anche a 4 anni, rende il rapporto con il dentista da subito confidenziale per tutta la vita. In campo ortodontico c’e’ anche una grande novità. In molti casi, i pazienti possono dire addio al vecchio e antiestetico apparecchio. “Sì, è una vera innovazione – spiega la dottoressa Mancini – oggi Invisalign, questo il nome dell’ apparecchio, consente di correggere malocclusioni anche gravi in maniera discreta, invisibile e soprattutto con minore impatto biologico. C’è inoltre la possibilità di attacchi tradizionali e self ligating oltre che metallici anche trasparenti”.

È ben anche sapere cosa mangiare per evitare minacce al proprio patrimonio dentario. Tra i cibi che nuocciono alla salute dei denti ci sono quelli contenenti zuccheri raffinati. Dunque, meglio evitare dolci molto zuccherati, lo zucchero stesso, caramelle. Anche le merendine non sono molto salutari, perché hanno un alto contenuto di sostanze dolci e carboidrati che abbassano il ph della saliva e quindi possono provocare carie. La frutta e la verdura, invece, amano i nostri denti.

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03.2013 | NUMERO ZERO | 67


S


Le tragicomiche avventure delle band musicali pontine… poco emergenti La routine delle prove, l’attesa per l’esibizione fino alla depressione post concertum: una passione che non conosce ostacoli di GIACOMO REGGIANI

“E’ facile smettere di suonare se sai come farlo”. Parafrasando il celebre libro che ha tolto il vizio della sigaretta a milioni di fumatori in tutto il mondo ci si accorge che la metafora si sposa bene, anzi benissimo, con le disastrose avventure delle (perennemente) emergenti band musicali del nostro capoluogo. Già, perché quando la tua passione, il tuo sogno nel cassetto, quando il tuo futuro lo immagini in giro per stadi e palazzetti con folle acclamanti che urlano il tuo nome ed invece ti rendi conto che tutto questo (ma solo al momento…) è visto dagli altri come un “vizio”, alla stregua di chi gioca ai cavalli o a carte, allora per un attimo ti prende lo sconforto e vorresti chiudere lì la tua carriera. Poi però, per fortuna, bastano due accordi ben legati tra loro a scansare via i brutti pensieri e riprendi più gasato di prima. Questo è quanto succede più o meno a tutti i gruppi dilettanti dell’Agro Pontino, che si arrabattano come possono tra la ricerca di una sala prove libera, un jack difettoso, il fischio del microfono o una cassa spia che non fa il proprio dovere. Tempo ed energie rubate agli studi o alla famiglia per rincorrere una improbabile carriera artistica. A Latina i locali che propongono musica dal vivo nelle loro serate non sono molti e così, se non si vuole ammuffire in sala prove, occorre metter su un bel repertorio e proporsi ai gestori di pub e circoli vari. La scelta dei pezzi è fondamentale, se si esibiscono brani propri occorre miscelarli

con delle song orecchiabili per non appesantire troppo la scaletta. In saletta delle due ore di prove prenotate i primi quaranta minuti scorrono via tra ritardi del bassista, accordature di chitarre, caffè alla macchinetta e regolazione del suono. Il mixer è un affare con duemila manopole le cui effettive funzioni sono chiare solo per tre o quattro. Il resto si regola “ad occhio”, si muove fino a che non ci si convince che il suono e i livelli di riverbero, sustain e gain siano quelli giusti. In genere questo accade per sfinimento più che per reale convincimento. Tastiera e voce ora sono collegati, è il momento della chitarra. I chitarristi sono tipi strani, che amano complicarsi la vita e cosi sfoderano una pedaliera piena di effetti che vanno a moltiplicare la variabili e possibili combinazioni di suoni. Detta così sembra una buona cosa, ma nel nostro caso non lo è. Il primo rumore che emette la band al completo, quando anche il bassista ritardatario o il batterista si sono uniti al gruppo è qualcosa di raccapricciante. Complicato anche descriverlo, perché non assomiglia a nulla. Si da un’altra smanettata al mixer, si tolgono una paio di effetti ed ecco che le prove possono avere finalmente inizio. Abbiamo una serata già fissata, una sera di Giugno in un locale sul mare, e questo ci rende più determinati anche nelle prove, con un obiettivo da raggiungere. Nelle sere che precedono l’evento, tornati da lavoro, anziché rilassarsi davanti ad un film pre-


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feriamo ripassarci le tracce. Il lavoro paga, e poi non vogliamo lasciare nulla al caso. Finalmente arriva il giorno tanto atteso, stasera ci si esibiamo, stasera suoniamo. Raduno generale fissato per le ore 16. Dobbiamo portare gli strumenti, montarli e fare il sound - check. Arriviamo al mare ed entriamo nel locale. Nessuno ci viene incontro e allora chiediamo alla barista “Siamo il gruppo, siamo venuti per montare gli strumenti”. “Io non so nulla, comunque fate pure…”. Il piccolo palco, quello su cui suoneremo è pieno di roba sparsa. Sedie, biliardino, tavolo da ping pong, asciugamani, ciabatte, bottiglie. Un ripostiglio in piena regola. Non si vede nessuno e allora decidiamo di bonificare la zona spostando e accatastando tutto quello che vediamo per liberare uno spazio sufficiente a contenere i nostri strumenti. Ci beviamo una birra in attesa che il proprietario, colui con il quale avevamo preso accordi, si faccia vivo. Finalmente arriva e ci porta una penzolante e malconcia prolunga, unica fonte di corrente dove attaccare tutto: tastiera, mixer, microfoni, amplificatori e spie. Avvertiamo che la nostra serata è appesa ad un filo, metaforicamente e non. La flemma con cui ci muoviamo è dettata più dal non sapere cosa fare di preciso che dalla pigrizia e così, giusto per prendere tempo, ci beviamo un’altra birra. Torniamo ad occuparci dei nostri strumenti, preoccupati anche dalla vicinanza con cui i bagnanti quasi sfiorano i nostri preziosi “gioielli” alzando sabbia e gocce d’acqua. Finalmente, grazie alla perseveranza del chitarrista, il mixer da un segnale positivo e la spia verde, quella dell’ok, si accende. E’ ormai sera, colleghiamo tutto e proviamo un paio di pezzi. Per la serata è tutto pronto. Noi siamo fisicamente a pezzi, provati dalla lunghissima giornata e dall’ansia da prestazione. L’esibizione ha inizio, le due ore scorrono veloci, le nostre espressioni sono perse nel vuoto, siamo in piena trance. Le dita tremano ma vanno avanti ugualmente, fino alla fine. I nostri parenti si

Il problema irrisolto della SIAE e i diritti di autore dell’artista

divertono a prenderci in giro e qualche spezzone filmato è già su Facebook con tanto di commenti sarcastici dei presenti ed anche dei (fortunati?) assenti. La serata è finalmente finita. Per tutti ma non per noi che, con le ultime forze, smontiamo gli strumenti, riavvolgiamo i cavi, aiutiamo il batterista che altrimenti da solo farebbe mattina. Una strana forma di malinconia ci avvolge, tipico del post concerto, quando ti rendi conto che nessuno ti chiede autografi, ma passerà. È dura la vita del musicista se non sei Vasco o Ligabue. Diamo un ultimo sguardo al mare calmo e ce ne torniamo a casa, che domani si lavora a da musicisti torniamo ad essere impiegati, magazzinieri, agenti, commessi. E anche mariti, che devono ringraziare la moglie per la pazienza e l’incoraggiamento, oltre che per la tastiera nuova appena regalata. Perché, in fondo, un uomo senza vizi sarebbe anche un po’ noioso.

Chi dirige l’esecuzione di opere musicali di qualsiasi genere deve compilare, prima dell’esecuzione o immediatamente dopo, il programma di tutte le opere effettivamente eseguite e consegnarlo all’Ufficio incaricato della riscossione del diritto (art. 51 del Regolamento di esecuzione della Legge sul diritto d’autore), come ribadito nei “Permessi di esecuzione” rilasciati dalla SIAE. Il Programma musicale riporta l’elenco dei brani eseguiti nel corso dello spettacolo o intrattenimento - dal vivo o con strumento meccanico - e costituisce il documento base utilizzato per attribuire agli aventi diritto i proventi incassati dalla SIAE per l’utilizzo delle opere musicali. “Le infrazioni nella compilazione del Programma Musicale – si legge nel regolamento della SIAE (Società Italiana degli Autori ed Editori) - comportano per l’organizzatore dello spettacolo o intrattenimento l’applicazione delle penali previste dal Permesso di esecuzione e per gli associati alla SIAE che firmano il Programma l’applicazione di sanzioni disciplinari. La falsificazione del Programma Musicale può configurare ipotesi di reato”.

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L’eterna sfida tra chi propone musica e chi la deve ospitare

Nemici Amici

crisi economica, resta ancor più difficile poter garantire un cachet adeguato all’impegno delle band. Fare musica dal vivo vuol dire fare un investimento anche di strumentazione, di gestione del locale, di tassazione e di problematiche acustiche con i vicini (residenti). Sono questi aspetti che, troppo spesso, scoraggiano i gestori dei locali a puntare tutto sulla musica dal vivo e a virare sui monitor con le partite e un DJ con musica da sottofondo.

Dove si suona dal vivo a Latina Circolo Hemingway Piazza Aldo Moro, 36

Come i Musicisti vedono i Localari

L’eterna lotta tra chi fa l’artista e chi, con la musica, ci deve tirar fuori solamente la pagnotta. I Musicisti, appena entrano in un locale, vedono il “Localaro” come la persona che non conosce le esigenze del musicista, che non sa niente di musica e che, prima di fissare una data musicale, ti chiede: “ma quanta gente porti?”. Questo è il Localaro per chi fa musica a Latina. Il rapporto inizia così e finisce, molto spesso, con una discussione molto accesa nel post serata con la stanchezza che avanza e il troppo alcool nelle vene. Una discussione che va avanti per alcune ore in cui i musicisti pretendono il cachet (rimborso spese) pattuito mentre il Localaro, facendo il commercialista di se stesso,

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elenca una serie di costi e spese per cui resta difficile, se non impossibile, ripagare le ore di lavoro (perché suonare è lavoro) dei musicisti.

Come i Localari vedono i Musicisti

I Localari, ogni volta che entrano dei ragazzi con un cd in mano, pensano: “ecco altri ragazzini che si sento i Beatles di Latina e che vogliono suonare nel mio locale”. Un pensiero legittimo che scoraggia non poco i provetti musicisti. I cd, con le registrazioni delle proprie canzoni, da pochi, diventano delle pile, e molto spesso restano inascoltati. Il Localari, oltre all’arte della musica, devono pensare a tasse, fornitori, affitto, camerieri e cuochi. Insomma, gestire la musica dal vivo non è facile e, in momenti di

Sabor Brasil via Papiniano, 15 24 Twenty Four via Dei Cappuccini Doolin Irish Pub Via Adua, 10 El Paso Disco Pub Restaurant Via Missiroli Borgo Piave Jacarè Via Pontinia, 80 Bleeker Via Lago Ascianghi, 15 Peperone Via delle Acque Alte, 83 La Lucciola Lungomare di Latina Sottoscala 9 Viale Petrarca Central Kitschen Via C. Battisti, 14 Makkeroni Via Maira


Il Rock and roll non muore neanche nella patria di Tiziano Ferro

Uno scrigno pieno di note e passione di RICCARDO ANGELO COLABATTISTA

In ogni città c’è un sottobosco da esplorare, conoscere ed approfondire. Tanti piccoli mondi fatti da artisti e appassionati che molte volte rimangono legati alle proprie conoscenze non riuscendo ad aprirsi al mondo della “massa”. Una città che va veloce che, molte volte, pensa veloce e non approfondisce. Se le discoteche chiudono non se la passano meglio i Live Pub, locali dove si fa musica dal vivo. Strutture dove la musica si suona con gli strumenti e non con cd o vinili (i DJ non suonano, finiamola con questa storia!). Questo sottobosco, in città, è sempre esistito, è sempre stato florido. Non ci sono mode, non ci sono annate o generazioni. La musica, l’idolo del momento, l’amore per lo strumento e la voglia di condividere una passione insieme ad altre persone è rimasta immutata nel tempo e sempre lo rimarrà. Neil Young, storico cantautore nato a Toronto nel 1945, cantava “Rock and roll will never die” (il Rock and Roll non morirà mai). E così sarà. Latina non è solo Tiziano Ferro (massimo rispetto per la sua carriera e la sua arte) ma è anche, e soprattutto, ragazzi che si sbattono per procurarsi una serata, che mettono da parte i soldi per cambiare le corde al proprio strumento e che rinunciano ad una vacanza per comprarsi una chitarra o un pezzo di batteria. Insomma, il musicista di “provincia” è sinonimo di fatica, sudore e tanta, tanta

passione. È questo che vogliamo raccontare attraverso le parole di musicisti che, nella palude di Latina, hanno deciso di investire proprio nella musica. C’è chi ha deciso di trasferire la propria professionalità nella capitale e chi ha trovato nel piccolo mondo di Latina terra nuova dove fare business con la propria passione. Roberto Cardinali Chitarrista (Maestro di chitarra al “Musicology School of Music” di Roma)

“Studio la chitarra da quando ho nove anni. In me non c’è solamente la passione ma anche un approccio professionale verso la musica. L’arte va studiata, va approfondita e affinata nel tempo. Io racchiuderei la mia esperienza musicale in due parole: Curiosità e Disponibilità. Curiosità nello studiare diversi generi, capire i vari approcci allo strumento e capire le tecniche degli altri mu-

sicisti. Disponibilità alle collaborazione, a capire le esigenze dei vari gruppi e dei vari allievi”. Roberto è uno dei musicisti che ha deciso di fare il salto nel vuoto nella Grande Capitale. Roma, la città dai mille locali notturni può inghiottirti ma può anche aprirti mille porte. “Latina, essendo provincia, ha scarse risorse di strutture per noi musicisti. Ad un preciso punto della mia esperienza musicale ho deciso di abbandonare i circuiti improvvisati, i locali senza una buona acustica o interlocutori che poco conoscono le esigenze dei musicisti”. A Latina, purtroppo, si ragiona molto sul budget, sulle mode e sulle necessità del momento. Come ogni cosa ha la necessità di avere un investimento, di essere progettata e gestita da chi conosce la musica altrimenti risulta deleteria sia per il musicista che il gestore stesso. Maicol Bertin Batterista (Musicista e gestore de “La Locanda di Cesare”) C’è chi decide di superare il confine della provincia per trovare fortuna e chi, con impegno e dedizione, si è creato una vera opportunità di lavoro tramite la sua passione. “Ho iniziato a sei anni suonando qualsiasi cosa mentre ad otto anni ho iniziato a prendere lezioni da professionisti del settore – afferma Maicol Bertin, uno dei batteristi più conosciuti

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occupare sia di suonare ma anche di cercarsi le serata, contrattare con i locali, contattare radio e tv locali per avere visibilità e avere la caparbietà di circondarsi di persone utili anche al marketing del progetto. Insomma un musicista deve essere il manager di se stesso. Oggi, per avere una buona carriera, non basta assolutamente sapere suonare bene il proprio strumento, serve molto di più”. Marco Fiormonte con Chris Catena ed il resto della band hanno da poco presentato il loro primo album, dal titolo “Alieni Alienati”, alla Feltrinelli di Latina. Il disco, registrato tra l’Italia e la California, è ora in vendita nei maggiori circuiti nazionali di musica originale.

sul territorio comunale -. La mia è una passione che, ora, mi coinvolge tutto il giorno e tutta la notte”. Maicol ha iniziato suonando nella sua casetta di campagna e, pian piano, ha saputo creare contatti, fan e amici. Adesso Maicol riesce a guadagnarsi da mangiare tramite le serate da batterista, con l’affitto del server (casse e microfoni), con lezioni private di batteria e con la gestione di un locale in cui la musica dal vivo ha un peso specifico importante. “Di solito tra musicisti e gestori dei locali ci sono sempre delle visioni diverse – afferma Maicol Bertin. Nella mia esperienza, invece, il locale e la sua gestione è interamente dedicata alla musica ed ai musicisti. C’è l’impianto audio, c’è la batteria già

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montata, il cachet stabilito viene rispettato anche se il pubblico presente è di sole dieci persone. Ho deciso di puntare esclusivamente sulla qualità dei musicisti e sulla programmazione a lungo termine. Solo in questo modo si riesce a creare un circuito utile sua a chi fa musica (perché ha ascoltatori preparati) sia al gestore del locale (perché avrà una clientela di fiducia e appassionata)”. Marco Fiormonte Bassista (Strumentista dei DR. U) Nato a Latina ma cresciuto strumentalmente a Roma. Marco, oggi impegnato in un progetto di musica originale che lo vede impegnato in Italia ed in Europa, ci tiene a sottolineare le difficoltà incontrate tutti i giorni per perseguire il suo sogno di musicista. Tra sale prova da pagare, gestori dei locali difficili da accontentare ed un circuito che ama più le cover band che la musica originale, Marco sottolinea il lavoro da musicista-manager che ognuno deve fare. “Finché si suona in delle band emergenti, anche se di buon livello come i DR. U – afferma Marco Fiormonte –, il musicista si deve

Marco Lombardo Batterista (Dai Tizio e Caio ai Greg & The Screamers) Ha iniziato fin da bambino a “picchiare” su pentole, scatole e qualsiasi cosa avesse a tiro fino a che la madre non gli ha regalato la sua prima batteria. Dopo l’esordio con i Thesaurus e varie serata in feste di piazza conosce il successo con lo storico gruppo tutto pontino dei Tizio e Caio con cui suona fino al 1999. Dal 2000 si lega ai Dallo & Pijallo con Simone Mulas e Pino Saracini e dal 2005 al 2008 con i Big Ones, cover band degli Aereosmith. Nel 2009 è con lo Scialpi Tour e nel 2011 suona con il cantautore Roberto Casalino, autore del brano di Marco Mengoni “L’essenziale” che ha trionfato nell’ultimo Sanremo. Attualmente è in scena con i Greg & The Screamers con Saracini ed il cantante ex Godiva Andrea Gregori.


Beppe Basile

Studi di registrazione e sale prova CROCODILE RECORDING Via Pier Luigi Nervi 164 - Latina EGO CENTRO MUSICALE via Macchiagrande 122 – Borgo S. Maria Latina HEMINGWAY - Circolo ARCI Piazza Aldo Moro 36 LATINACCADEMY Via Don Minzoni

I musicisti VIP di Latina Beppe Basile (batterista): è uno dei batteristi più conosciuti della provincia. Le sue lezioni di batteria sono considerate oro colato per i giovani che si avvicinano a questo strumento. Tra le collaborazioni più rilevanti avute da Beppe Basile ci sono: Max Pezzali, Daniele Silvestri, Renato Zero, Laura Pausini, Michael Bublè, Gino Paoli, Enzo Jannacci e molti altro. Pino Saracini (bassista): suona il basso da quando aveva 16 anni. Latinense di nascita ma oggi ama definirsi un abitante del mondo. Tra le sue numerosissime collaborazioni spicca il

nome del suo amico e concittadino Tiziano Ferro. Oltre a ciò, nel suo curriculum, può vantare di aver suonato con Eros Ramazzotti, Francesco Renga, Adriano Celentano, Gianni Moranti e Tullio De Piscopo. Gianluca Verrengia (chitarrista): classe 1973, inizia il suo percorso musicale a 16 anni con una vecchia ma pazientissima chitarra classica. Da quel giorno il chitarrista latinense ne ha fatta di strada. Tre i lavori più gratificanti c’è sicuramente la sua partecipazione all’orchestra della Rai durante le otto puntate della trasmissione “Ciak si canta”, andate in onda nel 2011.

ROLL IT BABY Via Secchia 36 STUDIO TIMELINE Via Dell’Agora Latina, (C.C.Agora V.Kennedy)

Pino Saracini

Gianluca Verrengia

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SOTTOZERO

La nota stonata del mese di MASSIMO SCONFORTO

Giustizia negata

Aumentano le cause ma anche scioperi e ritardi

Partiamo da un dato, seppure approssimativo. Solo negli ultimi due anni i contenziosi al tribunale di Latina sono aumentati del 20%. Davvero niente male per un distretto giudiziario che già da anni spicca nella speciale classifica nazionale che mette in rapporto il numero di procedimenti e i magistrati in organico. La paventata soppressione delle sedi distaccate, la carenza cronica negli organici dei magistrati e del personale amministrativo, la mancanza di strutture informatizzate, di mezzi anche banali come gli articoli di cancelleria, gli spazi ridotti al minimo, sono poi tutti altri elementi che aumentano la dilatazione dei tempi di un processo. Ce ne sarebbero anche altri ma non è il caso di dilungarsi. E’ invece secondo noi il caso di riflettere sul senso della protesta (prolungata) degli avvocati dell’Ordine di Latina. Che da anni lamentano, per il nostro tribunale, una situazione al

limite dell’assurdo, con processi lumaca e contenziosi interminabili dovuti alle carenze di organici e di mezzi. E adesso anche per i paventati tagli delle sezioni distaccate. E non si può dire non è affar mio. Perché una giustizia lenta significa, soprattutto, paralizzare l’economia, spaventare le imprese, lasciare ampi margini di manovra al malaffare. Sapete che sono sempre di più le aziende che nei loro contratti inseriscono clausole che prevedono, in caso di contenzioso, che sia competente a giudicare un tribunale diverso da quello pontino? Significa che la parte sana della nostra economia sta già mettendo un piede fuori da questo territorio. Come se non bastassero le leggi di mercato, a tagliarci fuori. Significa che se subisci un torto, qui, per avere ragione devi aspettare anni. E pregare. Troppo facile speculare in un posto così, ma i buoni hanno la voce stanca e cattivi stanno vincendo. 03.2013 | NUMERO ZERO | 77


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La Monti Lepini simbolo della distanza spazio-culturale tra Latina e Frosinone

LA VIA CRUC S Dal Piccarello all’Autosole, il percorso ad ostacoli per arrivare in Ciociaria di ALBERTO REGGIANI

P

artire è un pò morire. Il pendolare della tratta Latina-Frosinone, via Monti Lepini, prenda in comodato il vecchio adagio (il termine è quanto mai appropriato) dei disperati emigranti e si prepari ogni giorno a struggenti patimenti, specie se soffre di tremolii nervosi in due precise parti del corpo: a) i polpastrelli della mani che abbrancano il volante b) i muscoli del calcagno che premono sui pedali Proviamo ad alleviarne le pene accompagnan-

dolo per i 51,500 km che separano i due capoluoghi del basso Lazio, seguendo il sinuoso tracciato che parte dal periferico stacco del centro pontino e si addentra nel caotico coacervo viario dell’omologa sponda ciociara, campando di rendita in pianura nel primo tratto, poi surfeggiando sulle rocce setine, poi ancora filando imperterrito tra le valli piperniche e amasene, infine scavallando la dorsale di Patrica per atterrare in bocca all’Autosole. Descritta così sembra una promenade di Cezanne, ma prendiamo l’arte e mettiamola da parte.


Inizia il giramento Lo start avviene alla rotonda del Piccarello. Iniziare la corsa con una doppia curva è un segnale premonitore: ci gireranno spesso, anzi subito, le benedette. Davanti a noi c’è un Audi A5 che fa da Safety Car. Ha l’andatura tipica di chi deve aspettare qualche ritardatario, guardiamo nello specchietto e ne vediamo una flotta. Siamo tutti a reggere lo strascico del battistrada. Complice l’andirivieni del mercato ortofrutticolo, al semaforo di via Bassianese c’è già una coda da matrimonio. O meglio da funerale. Ma quale Cezanne e Renoir, la faccia dell’automobilista sembra quella dell’urlo di Munch. Abbiamo fatto appena tre chilometri ma è come se li avessimo percorsi a piedi. Non importa poi se è inverno o estate: i vetri sono comunque già appannati dall’umidità. Nelle varie eccezioni del termine, siamo impaludati. A Borgo San Michele ennesimo pit stop: durerà si e no dieci secondi il rosso a quell’asimmetrico incrocio di rara bruttezza ma sempre quando passiamo noi, sadicamente, solo per il gusto beffardo di farci scalare e ringranare le marce. Ci vorrebbe il cambio automatico. Anche del guidatore. Com’è, come non è, svoltiamo verso oriente dando irriguardosamente i profili posteriori alle coste marine. Avanti tutta verso i bestioni lepini, che non hanno quella che si definirebbe una bella faccia. Il lungo rettilineo fino alla storta di Sezze è solo un grande inganno disseminato di trappoloni: prima delle medicine della Haupt Pharma (già Pfizer alla nostra destra) bisogna leggere attentamente le avvertenze. Che sono: a) cartello stradale indicante il limite di velocità a 70 km/h b) cartello premonitore intimante controllo elettronico della velocità c) cartello di divieto di sorpasso d) interazione con altri cartelli e) effetti collaterali Hai il pane ma non hai denti. Vor-

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resti finalmente martoriare l’acceleratore ma sul cruscotto sbuca il mazzetto verde di multe non pagate, meglio non alimentarlo. L’unica soddisfazione che puoi toglierti è fare le corna alla scatoletta fotografica che sbuca come un porcino ai lati della strada. Tiè. Ma le corna te le conservi, le destini a quei tengofamiglia che, per eccesso di zelo o per incontinenza diurna, quasi inchiodano di fronte alla telecamera come per farsi immortalare e farsi leggere il labiale a posteriori: “sto andando piano”. Tu dietro non fai in tempo ad apostrofarli che già loro, superato il confine dell’obiettivo, sono schizzati in avanti a folli giri. Tutti furbi a questo mondo.

I mostri della strada La corsa ad ostacoli è appena cominciata. Al chilometro sette e mezzo hai già sballato. Davanti a te, proveniente dai campi di Pontinia, sbuca un mostro preistorico della strada, un tirannosauro a quattro ruote, due piccole anteriori e due gigantesche da retro, volgarmente detto trattore. Il lampeggiante giallo sul tettuccio serve da effetto speciale, ora arri-

va Spielberg a suggerirti il copione. Firmi la liberatoria e accetti il thrilling: è l’ora del primo sorpasso. Ci sono due modi per superare un trattore: uno, irridendo il conducente, ovvero guardandolo fisso negli occhi nei due secondi di incrocio fatale come a dirgli: levati dalle scatole; due, sfottendo il trattore stesso, schizzandogli affianco come una saetta, giocando al topo con l’elefante. Con il povero contadino nei panni del marajà. Arrivati all’Appia predisponiamoci all’inchino. Alla regina viarum spetta la precedenza. Ecco giustificati gli ossequi del semaforo, rosso di pudore per almeno due interminabili minuti. Superato il quale arriva il momento dell’ammaramacci: avventurarsi per le gincane delle rampe setine, col dedalo di interruzioni, deviazioni, cartelli intimidatori, mani giganti pronte a schiaffeggiarti o dirigersi verso la prima migliara buona per arrivare allo snodo di Ceriara? Non scegli tu ma la tua macchina, a casaccio. E sbaglia, complice Google Maps che continua ad indicarti la strada de na vorta, direzione Sezze Scalo. Passi la Storta e iniziano i dolori: corriere di scolaresche e camioncini di operai impongono l’andatura, il tuo muso s’ammoscia come il contachilometri. In più davanti a te prima un bambino ti fa la linguaccia, poi un carpentiere si scola una birra mattutina alla tua salute. Con roboante inciso. Si arriva moggi alla zona cantiere, con i lavori in corso da tempo immemore, e cominci a sentirti proprio preso per i fondelli. Mentri inizi a girare per le rotonde, un beffardo cartello stradale indica di non superare i trenta all’ora. Chi ci riesce è perché ha avuto un guasto al motore. Gira che ti rigira, eccoti nel centro di gravità permanente: Sezze Scalo. Sincronizziamo gli orologi, sono passati 22 minuti dal via e abbiamo fatto tredici chilometri.

A Borgo San Michele ennesimo pit stop, il semaforo è quasi sempre rosso


La nuova genialata Proxima estacion: Ceriara. Per arrivarci un lungo ma fuorviante rettilineo, buono per risvegliare la quinta, ma che dura il tempo di un tè nel deserto, mentre un treno ci piomba in bocca dalla direzione contraria. Già, treno. Perché nessuno ha mai pensato a due strisce di ferro continue per collegare le eterne divise Latina – Frosinone? Perché Leonardo è nato a Vinci e non a Giuliano di Roma. Riecco una rotonda ad indicarci che la pacchia è finita. Ci si immette nel nuovo ma già vecchio tratto di SS156, la strada che avrebbe dovuto far respirare i pistoni ma che invece intossica le frizioni. Invece di progettare una strada a doppia carreggiata, buona per recuperare il tempo perduto, gli einstein dell’Anas hanno optato per un’asfaltata in semicerchio perenne, col sorpasso vietato e il derapage obbligato. Rimpiangi la vecchia strada con l’edicola, i bar, i venditori di ortofrutta, con forme di vita variopinte che non siano i pipistrelli della minigalleria Di Trapano. La segnaletica stradale nel frattempo impazzisce: ogni chilometro cambia idea. Prima dà il limite di velocità a 70 km, poi 50, poi ancora 70, poi 60 per ritornare definitivamente a 70. Neanche un elettroencefalogramma sotto sforzo segna simili sbalzi. Il nostro invece comincia ad appiattirsi, non reagiamo più agli stimoli e procediamo per inerzia.

Gli agguati e le preghiere Ma un occhio è sempre aperto. Superato il chilometro trenta e il mastodontico ristorante Onorati, è l’ora degli agguati. Gli indiani provengono dal Comune di Prossedi, piccolo ma arguto centro di confine, la cui competenza territoriale sulla 156 si estende per poche centinaia di metri. Sufficienti però per l’assalto quotidiano alla diligenza. In uno di questi, semi-

nascosto da un cespuglio, Vigile Seduto friziona il suo dardo, un autovelox sparamulte direttamente collegato alle casse comunali. Ogni click nasce un albero nella piazza. Bisognerebbe accostare la macchina, distogliere Grande Capo dai cruciverba e fargli sentire in fronte il braccio violento della legge (della strada). Ma siamo uomini, non caporali, alla fine basta procedere con cautela per non rinfoltire la suddetta piazza e non farla diventare a breve parco nazionale. Non pare vero che al trentacinquesimo chilometro, e siamo a quarantotto minuti dal via, la strada si allarghi e si liberi dai mezzi pesanti. Il motore può finalmente emettere i suoi acuti. Parte dall’autoradio a tutto volume l’Ave

Il finanziamento delle spese e lo stato dei lavori sulla SS156

UN CANTIERE SEMPRE APERTO

Il progetto di “Adeguamento della SS 156 dei Monti Lepini” rappresenta uno dei segmenti secondari del “Corridoio Tirrenico – Nord Europa” e assicura il collegamento dell’asse pontino, in prosecuzione verso sud della direttrice Civitavecchia – Roma, all’autostrada A1 e quindi all’asse Napoli – Salerno – Reggio Calabria. Complessivamente è articolato in 4 tratte: Frosinone – Prossedi (lotto 4); Prossedi – Priverno (lotto 1); Priverno – Sezze (lotto 2); Sezze – Latina (lotto 3). Attualmente risultano ultimati e aperti al traffico i lotti 1 (luglio 2008) e 2 (marzo 2010) mentre il terzo e il quarto sono dotati di progettazione. Il costo totale dei lavori ha una previsione di 65,960 milioni di euro.

Maria di Schubert a sovrastarne il rombo: “Non negar a questo smarrito mio cuor tregua al suo dolor”. Preghiere inascoltate: dura un paio di chilometri l’eccitamento sinfo-mobilistico, dopodichè, mentre ci si addentra in Ciociaria, si ripiomba nell’angoscioso slalom dei rallentamenti: salite, spartitraffico, camion, bivii, trattori, cartelli d’ogni geometria. Capisci perché ti chiamano pendolare, sei sbalzato di qua e di la dalle freccie del tuo percorso, ai lati della strada e sul fondo dei tir. Non se ne viene a capo e i minuti passano, anzi abbiamo superato l’ora di viaggio.

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Il veleno nella coda Ce ne vuole un altro quarto per avvistare Frosinone, avvinghiata come un gatto sulle pendici della sua montagnetta. La coda è ovviamente automobilistica, preceduta dal sarcastico cartello che la preavvisa quando già ne fai parte. Siamo alla curva parabolica nei pressi della Carlsberg. La fila è interminabile ma progredisce in maniera algebrica. All’asse attrezzato, ad un chilometro dall’arrivo, ti accorgi di essere una semplice carrozza di un lunghissimo torpedone. Ti ricordi di essere partito in auto ma ti sembra di arrivare in treno. Il supplizio, dopo un’ora e venticinque minuti, sta per terminare ma c’è tempo, si fa per dire, per l’ultimo accidenti prima dell’imbocco dell’autostrada. La fila si sdoppia in maniera opposta alla ragion di strada. Chi deve girare a sinistra si trova a destra, chi deve proseguire dritto arranca a sinistra. Clacson, maledizioni e improperi in linguaggio volsco-strangolagallico. E’ il caos totale anzi finale. Tagli il traguardo dopo un’ora e ventitré minuti e cinquantuno e passa maledetti chilometri. Devi essere ottimista: quando inventeranno il teletrasporto tutto questo non succederà più.

Apocalypse Snow La paralisi del 2012 nei giorni della grande nevicata 3 Febbraio 2012, una data che nessun automobilista diretto da Latina a Frosinone potrà dimenticare! Mentre in tutta la Ciociaria si scatena una vera tormenta di neve, tra le più copiose che si ricordino, a Latina nonostante il freddo pungente, viene giù solo una pioggerella fastidiosa e un po’ più densa del solito. Insufficiente a convincere gli abituè della Monti Lepini a rinunciare al viaggio. Fino a Prossedi, il paesaggio che si presenta agli occhi dei viandanti è il solito: strada sgombra da qualsiasi residuo nevoso, fiocchi solo sulle cime dei monti. Insomma l’illusione che gli allarmismi provenienti da Frosinone, dal quale sconsigliano vivamente di venire, siano eccessivi, sembra per un po’ essere fondata. Ma la doccia fredda, anzi nevosa, è dietro l’angolo. Incredibilmente nel giro di poche centinaia di metri, precisamente nel tratto precedente il primo bivio per Ceccano, clima e paesaggio cambiano completamente e in un batter d’occhio sembra di essere a Modonna di Campiglio: bianco dappertutto, alberi sommersi dai fiocchi, mezzo metro di neve a bordostrada e asfalto che comincia a non essere più domabile. Altri metri ancora e la situazione peggiora ulteriormente. La macchina, sprovvista di catene, comincia a sban-

dare paurosamente, così come le altre vetture sorprese dal generale Inverno. Scene dell’altro mondo: automobili in testa coda sul tratto di discesa verso Frosinone, persone che scendono per strada ad improvvisarsi spalatori, neve che continua a scendere a mò di bufera. Uno scenario polare, mancano solo i cani da slitta e qualche orso bianco. All’altezza dell’asse attrezzato il capolinea: traffico paralizzato, una fila interminabile di automobili e camion fermi e impossibilitati a proseguire la marcia, una città totalmente impreparata a gestire una calamità così violenta e improvvisa. E un unico rimedio possibile: la ritirata strategica verso casa, lasciando la Ciociaria isolata e innevata.

SS 156 dei Monti Lepini Km totali 55,780 Km in cui si può sorpassare: 2,400 (nei pressi di Priverno) Dislivello 270 metri (21 m alla partenza – 291 m all’arrivo) Gestore Astral (dal 2007)

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ZERO IN CONDOTTA Rubrica su scuola e università di SANTA PAZIENZA

Maturità, Papa e elezioni I temi di attualità della prossima sessione di esami Uscite le materie, ora si pensa alle tracce. E per gli esami di maturità quest’anno c’e’ molto da pensare. Ci sono state le elezioni politiche e si è dimesso Papa Benedetto XVI, Joseph Aloisius Ratzinger. Così per gli studenti che affronteranno le prove del 19 e 20 giugno è già ora di intuire cosa verrà proposto all’esame di Stato. E prima che Internet venga inondata dalle indiscrezioni, le organizzazioni degli studenti dispensano già i primi consigli. La Rete degli Studenti Medi, ad esempio, suggerisce di concentrarsi sulle “dimissioni del Papa che potrebbero essere una delle tracce della prima prova. Consigliano alle maturande e ai maturandi di raccogliere informazioni sui Pontefici che hanno lasciato l’incarico, con particolare attenzione nei confronti di Celestino V, citato nell’Inferno di Dante. Verificare cosa accade in assenza del Papa e studiare l’iter burocratico riguardante le elezioni del Pontefice. Trovare poi riferimenti nella letteratura, nel cinema ed espressioni storiche e rituali come Habemus papam. Parallelamente a questo anche il nuovo Papa potrebbe essere oggetto di verifica”. Secondo la Rete degli Studenti Medi “anche le elezioni, considerato il diffuso sentimento di antipolitica e di astensionismo, possono essere una delle tracce”. Pertanto l’associazione invita ad informarsi sul diritto di voto, la democrazia e il sistema elettorale italiano. Intanto, chi vuole informarsi sui prossimi esami e tenersi aggiornato sul mondo della scuola in genere, può navigare 86 | NUMERO ZERO | 03.2013

sui numerosi siti che offrono aggiornamenti dettagliati e curiosità. Tra questi www.guidastudenti.it, www.studenti.it/, www.studentville.it/ (contiene un’apposita pagina dedicata agli esami di stato del 2013), www.skuola.net/ e il sito del Miur (Ministero Istruzione Università Ricerca) www.istruzione.it/.

Vip all’esame E proprio sul sito www.studenti. it ci siamo imbattuti in qualche curiosità. Tra gli studenti che dovranno cimentarsi nell’esame per conseguire il diploma di scuola superiore ci sono anche personaggi noti. Volti televisivi come Micol Olivier (nella foto), la star dei Cesaroni, che si diplomerà un po’ in ritardo: Micol è infatti nata nel 1993 e quindi ha 20 anni, ma a causa degli impegni lavorativi ha perso qualche anno. Frequenta ragioneria, ma è iscritta anche a un’accademia per diventare stilista. C’e’ poi Giulia Luzi, che nella fiction interpreta Iolanda, l’amica di Alice Cudicini dei Cesaroni, farà la maturità linguistica quest’anno. Eleonora Cadeddu, Annuccia di Un medico in famiglia si diplomerà presso un liceo tedesco linguistico. All’esame anche Laura Esquivel, la protagonista della telenovela argentina Il mondo di Patty, e Antonio Rozzi l’attaccante della Lazio che si diplomerà alle scuole serali di ragioneria.


Da sinistra la dirigente dell’Istituto Galilei-Sani e un gruppo di docenti

Ingegno e creatività L’istituto Galilei-Sani forma professionisti Via Ponchielli è l’ingresso al maestoso Istituto di istruzione superiore “Galilei-Sani” di Latina. L’imponenza dell’edificio è espressione della sua prolifica attività. Nei 30 laboratori e nella decine di classi, studiano e lavorano quasi mille studenti e 115 insegnanti. Un impero della conoscenza tecnologica, chimica, elettronica, meccanica e, da quando è stato acquisito anche l’ex geometri, dell’edilizia. Gli indirizzi, come meticolosamente spiegano i docenti alle famiglie che hanno partecipato agli open day, sono sei. Si insegnano chimica, materiali e biotecnologie; costruzioni, ambiente e territorio; elettronica ed elettrotecnica; grafica e comunicazione; informatica e telecomunicazioni; meccanica, meccatronica ed energia. Ma la scuola si distingue per l’attività pratica. Lo studente dell’istituto Galilei-Sani non deve applicarsi solo sui libri, ma applicare ciò che studia dietro la guida dei docenti che sono liberi professionisti ed esperti del settore di appartenenza. Ciò si traduce in stage nelle aziende, con formazione sia per gli allievi sia per il personale stesso dell’azienda. Uno scambio reciproco che consente allo studente di fare esperienza e al lavoratore di ampliare le proprie conoscenze. “Per operare una formazione concreta e con basi solide - sottolinea la dirigente scolastica, Laura Pazienti - sono stati stipulati dei

protocolli di intesa con Confindustria, Assoindustria, Federlazio e Cna. In tal modo, ci si trova già adeguatamente preparati ad inserirsi all’università e nella realtà produttiva del lavoro”. Un esempio è la ristrutturazione di uno stabile a Borgo Faiti in accordo con il Consorzio Agrario. Gli studenti lavoreranno direttamente con l’impresa nella progettazione e realizzazione dell’opera. Nel campo dell’edilizia, inoltre, si punta su progetti a basso impatto ambientale e a risparmio energetico, al passo con l’innovazione. Ci sono poi le invenzioni: tra tutte l’auto da corsa a ridotto impatto ambientale costruita dagli studenti della facoltà di ingegneria di Latina con la collaborazione di uno studente dell’Istituto Galilei-Sani. Ma chi decide di frequentare l’istituto di istruzione superiore di via Ponchielli, ha la possibilità di ricevere un’approfondita formazione anche su grafica e comunicazione. Osservare la produzione e poi le azioni di promozione dei progetti della Bmw direttamente nell’azienda di Monaco è stata un’esperienza difficilmente ripetibile.

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ZERO TITULI Rubrica di sport

di FULVIO PUSTERLA

Il mondo dello sciatore

Sensazioni e riti di un appassionato delle piste È una sensazione strana che mi prende ogni anno all’arrivo delle prime giornate fredde ed uggiose che preannunciano l’arrivo dell’inverno perchè nella mente mi appare l’immagine della neve e comincia a ravvivarsi il desiderio di sciare sopito nei mesi estivi. Mi ritrovo così a pensare se qualcosa dell’attrezzatura è da cambiare, in quali stazioni sciistiche andrò, se le previsioni di innevamento saranno favorevoli…. sta iniziando il ‘’sabato del villaggio’’, cioè la piacevole ansia che ci pervade prima di un evento. Lo sci, infatti, non è solo la giornata o la settimana bianca che si trascorre sulla neve, ma è uno stato d’animo che ci infervora prima e ci appaga dopo, lasciandoci ricordi da raccontare nel tempo. Credo che ogni sciatore, di qualunque livello tecnico, sia che scii spesso o solo nella settimana bianca, ami questo sport invernale che richiede un impegno totale sia nella testa che nel corpo per scendere dalle piste innevate in condizioni di tempo non sempre ideali. Questo amore lo scopriamo dentro di noi ogni volta che ci trovia-

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mo in cima ad una pista e ci guardiamo intorno restando a bocca aperta, rispondendo così anche a chi si domanda come è possibile sottoporsi a tanti disagi solo per fare una scivolata sulla neve. E’ uno sport che appena calziamo gli sci ci trasmette la gioia ed il rispetto per la montagna, per la neve, che ci aiuta a guardarci dentro per cercare il meglio di noi quando ci troviamo da soli davanti al pendio e dobbiamo venir giù con le nostre gambe, con le nostre forze e la tecnica, il peso a valle, l’angolazione, le braccia avanti e gli sci paralleli che ci seguono portandoci a valle ogni volta in modo migliore. L’insieme della passione per la montagna, dell’amore per l’aria aperta, della voglia di velocità ci fa sentire di appartenere ad un gruppo fortunato di sportivi: quelli che praticano lo sci alpino. Ora è bene però fermarsi un attimo per ricordare alcune cose necessarie per ottenere il massimo dal nostro giorno ‘’bianco’’ o dalla nostra settimana ‘’bianca’’. Alcune forse sembreranno banali, ma mai dare tutto per scontato. Prima di tutto la preparazione fisica; se passate il vostro tempo ad una scrivania o su di un divano, non pensate di essere preparati per lo sci. Serve una moderata attività fisica, meglio un corso di pre-sciistica in palestra, ma è sufficiente anche solo salire e scendere cinque piani di scale e 15 minuti di camminata veloce ogni giorno per 3-4 settimane. Dobbiamo poi scegliere la meta e controllare il tempo, meglio non andare a caso, decidere al mattino è sempre rischioso. Quando programmiamo la setti-


a come fissiamo lo skipass o, se è magnetico, riporlo in una tasca con cerniera, perchè smarrirlo significa terminare la giornata. Ora dovremmo aver pensato alle cose principali; solo una banalissima ultima cosa: se siete principianti meglio accompagnarsi a qualcuno più esperto, fanno sempre bene i consigli ed anche la compagnia. Se ci sentiamo esperti ricordiamoci che non siamo soli in pista, quindi teniamoci sempre in tasca un 10% di margine di sicurezza, tanto non siamo stati invitati alle Olimpiadi.

Circhi bianchi nel Lazio mana bianca è preferibile scegliere un comprensorio sciistico, con una buona varietà di piste sia per difficoltà che estensione, oltre ad un paese gradevole e tranquillo, con un’edilizia adeguata e senza il caos cittadino. Il cibo è un altro fattore importante, infatti l’alimentazione condiziona la nostra giornata sciistica. Se vogliamo sfruttare tutto il tempo per lo sci, niente panino al salame (molto buono), ma solo delle barrette proteiche (sono anche più comode da trasportare), mentre da bere meglio una bibita con sali minerali piuttosto che l’acqua. Piace essere trendy anche sulla neve, ma sciare non è una sfilata di moda, quindi l’abbigliamento deve essere confortevole e pratico. La tuta intera piace perché si ha un capo solo, ma se siete una femminuccia avete pensato quando andate in bagno? Decisamente più pratico giacca e pantalone che devono essere però impermeabili e traspiranti. L’attrezzatura è un aspetto fondamentale, meglio un noleggio invece di usare sci vecchi non trattati da tempo o se si è alle prime armi. Gli scarponi sono la cosa più importante (e personali); dobbiamo scegliere quelli ‘’giusti’’, ne grandi ne stretti. Ricordiamoci altri piccoli accorgimenti come portare una crema solare ed una per le labbra da usare anche senza sole, non dimenticare mai di usare gli occhiali e, in caso di scarsa visibilità, utilizzare lenti gialle, di prestare attenzione

TERMINILLO: Tra i 1500 e i 2100 m. di quota sono dislocati una funivia, 3 seggiovie e 9 skilift che servendo circa 40 km di piste da discesa, di cui tre omologate anche per gare internazionali, consentono un sicuro divertimento sia al principiante che allo sciatore più esperto. Tra i 1500 e i 1600 mt di altitudine sono disponibili 26 Km. di piste per lo sci di fondo. CAMPO STELLA – LEONESSA: Questa località è dotata di piste servite da 2 seggiovie e da 1 sciovia. Dalla cima della seggiovia Rubbio per lo sciatore medio si aprono possibilità molto vaste. Da qui parte, fra le altre, una pista di media difficoltà lunga più di 6 km ideale per chi ama i lunghi percorsi non troppo impegnativi. La seggiovia conduce da Vallonina a Vallorgano (per una lunghezza di 1540 m. e un dislivello di 360 m.) e permette di raggiungere quote notevoli. Qui, tra i boschi di faggi, è anche possibile godere di splendidi fuoripista

In Abruzzo

ROCCARASO: Importante stazione sciistica invernale ribattezzata “la Cortina del centro-sud” nel centro del Parco Nazionale della Maiella. Dispone di strutture sciistiche moderne ed efficienti impianti di innevamento artificiale. Offre agli appassionati di 21 impianti di risalita e insieme alla stazione di Rivisondoli dispone di un totale di 110 km di piste da discesa e 20 km di piste per sci di fondo. Per gli appassionati di snowboard, Roccaraso offre un attrezzatissimo snowpark in località Aremogna. 03.2013 | NUMERO ZERO | 89


GROUND ZERO Esplosioni sociali

di ROSA MANAUZZI

Arte in alluminio, Latina c’è Due pontini finalisti del Premio Comel 2013 Lo Spazio Comel, in via Neghelli a Latina, rappresenta il perfetto connubio tra arte e impresa. Nato in memoria dell’imprenditrice locale Vanna Migliorin, amante dell’arte e mecenate, la galleria ospita non solo mostre ma ha creato una sinergia del tutto originale accogliendo di volta in volta performer di compagnie teatrali, danzatori e narratori chiamati ad interagire con le opere esposte. In pochissimo tempo è divenuto quindi luogo privilegiato di incontri tra artisti di diversa estrazione professionale e con l’istituzione del Premio Comel si aperto al mondo richiamando firme importanti anche della critica e del giornalismo. L’azienda Comel di Latina, da cui tutto ha origine, ha lanciato la sfida investendo nella fruizione dell’arte, con attenzione alla qualità e all’utilizzo di un materiale ecosostenibile e infinitamente riciclabile, l’alluminio. Lo scorso 8 febbraio sono stati annunciati i tredici artisti selezionati per il Premio d’arte internazionale Comel 2013 (www.premiocomel.it) e con grande sorpresa, visto che la

giuria non è di Latina, sono stati selezionati anche due artisti di Latina, Venanzio Manciocchi e Angelo Tozzi, ulteriore segno che la terra pontina è fertile di talenti. Ora si attende il vernissage, il 9 marzo. Saranno esposte le opere in alluminio (o su alluminio) provenienti da diversi Paesi della Comunità Europea. La sfida pontina continua. La sfida è di alto livello e di alto profilo è la giuria: il prof. Giorgio Agnisola, critico d’arte e saggista, Gregorio Botta, vice direttore de La Repubblica e noto artista, Agnès Martin, direttore fondatore della St. Stephen’s Cultural Center Foundation. Gabriella Mazzola, responsabile dello Spazio Comel, ha comunicato che gli artisti finalisti, esporranno in una collettiva dal 9 marzo al 14 aprile. La giuria nominerà il vincitore (a cui andranno 2500 euro) il 6 aprile. Novità di questa edizione, è che anche il pubblico potrà esprimere una preferenza, così da nominare, a chiusura della mostra, un ulteriore vincitore, che verrà sponsorizzato dallo Spazio COMEL.

Gabriella Mazzini e Massimiliano Drisaldi

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ZERO POSITIVO

Rubrica medico-scientifica a cura del dr. GIOVANNI FARINA

Omeopatia contro i pollini Per chi soffre di allergia rimedi privi di effetti collaterali

Le malattie allergiche e, nel caso specifico quelle stagionali, rappresentano un fastidioso disturbo che colpisce un numero sempre crescente di adulti e bambini. La prima terapia è in ogni caso quella preventiva, e consiste nell’allontanamento del soggetto dalla causa scatenante. A questa si aggiungono le terapie desensibilizzanti e quelle sintomatiche, basate sull’uso di cortisone e/o di antistaminici con numerosi effetti collaterali. La medicina omeopatica costituisce un’ottima alternativa ai farmaci tradizionali per contrastare i sintomi dell’allergia ai pollini. I suoi vantaggi sono molteplici: può essere utilizzata, indistintamente per adulti e bambini, sia da sola, che in combinazione con i farmaci tradizionali e non contempla effetti collaterali. La cura omeopatica preventiva va iniziata circa due mesi prima del previsto periodo delle manifestazioni acute provocate dall’allergia ai pollini. In questo caso andranno assunte diluizioni omeopatiche del polline a cui il soggetto risulta allergico. E’ consigliato un preparato la

cui composizione contiene pollini (Gramigna, Erba mazzolina, Nocciolo, Betulla bianca, Parietaria, Artemisia, Ambrosia) diluiti alla 30 CH; si assume nella posologia di 5 granuli, 1-2 volte a settimana. Circa un mese prima del manifestarsi dei sintomi si possono assumere al mattino 100 gocce di Ribes Nigrum, macerato glicerico 1 DH (azione antinfiammatoria). Ai primi sintomi dell’oculorinite allergica (infiammazione della mucosa nasale con lacrimazione)inizialmente si possono assumere 5 granuli di un composto omeopatico fino a 6 volte al giorno che contenga Allium cepa (5 CH), Ambrosia artemisiaefolia (5 CH), Euphrasia officinalis (5 CH), Histaminum muriaticum (9 CH), Sabadilla officinarum (5 CH) e Solidago virga aurea (5 CH). Per la Rinorrea Sabadilla e Arsenicum Album 9 CH mentre per gli starnuti frequenti Nux Vomica e Histaminum 9 CH, la dose è 5 granuli anche ogni ora. Prima di iniziare una qualunque terapia si consiglia comunque di rivolgersi ad un medico omeopata o al vostro farmacista di fiducia per un corretto uso del rimedio omeopatico.

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ZENZERO

Rubrica di cucina di STEFANIA PUSTERLA

La dolce festa del papà Il tradizionale bignè del 19 Marzo

Le zeppole di San Giuseppe Il 19 marzo ogni papà riceverà auguri e regali dai propri figli e si aspetterà, come ogni anno, di scartare la solita cravatta o il classico dopobarba al pino silvestre. Non sarebbe meglio stupirlo con qualcosa fatto in casa con amore e tanto zucchero? Impariamo a fare le zeppole di San Giuseppe, dolce tipico della tradizione napoletana diventato simbolo di questa festa. LA STORIA Nell’antica Roma il 17 marzo si celebravano le “Liberalia”, feste in onore delle divinità del vino e del grano, durante le quali si friggevano frittelle di frumento. E’ da queste che trae origine la zeppola di San Giuseppe, la cui festa si celebra solo due giorni dopo. La prima zeppola di San Giuseppe che sia stata messa su carta risale al 1837, ad opera del celebre gastronomo napoletano Ippolito Cavalcanti, Duca di Buonvicino.

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La ricetta Ingredienti per 6/8 persone: Confettura di amarene o amarene sciroppate Olio per friggere Per la pasta: 6 uova 300 gr. di farina 50 gr. di burro 1/2 litro di acqua zucchero a velo Per la crema pasticcera: 50 cl. di latte 2 uova 100 gr. di zucchero 80 gr. di farina 1 limone Preparazione della pasta: 1 - Versate in una pentola l’acqua con il burro e il pizzico di sale, accendete il fuoco a fiamma media, quando l’acqua comincerà a fare le prima bollicine, ma non a bollire, versateci la farina setacciata tutta insieme e mescolare energicamente per 10 minuti con la frusta fino a quando il composto non si staccherà dai bordi della pentola. 2 - Spegnete il fuoco e aggiungere le 6 uova, uno alla volta sempre girando con forza ed eventual-


mente con una frusta elettrica finchè si sarà amalgamato tutto il composto. Lasciate riposare per 20-25 minuti. Preparate ora la crema pasticcera: 1 - lavorate in un recipiente lo zucchero con i tuorli di 2 uova fino a ottenere un composto bianco e spumoso. Aggiungere la farina setacciandola con un colino per non formare grumi, il latte e due pezzetti di buccia di limone. 2 - ponete il recipiente su fuoco a fiamma media e addensate la crema senza far bollire, mescolando continuamente con un cucchiaio di legno. Togliete le bucce di limone e lasciate raffreddare.

tra zeppola assicurandovi ogni volta che l’olio non sia troppo bollente. 5 - quando le zeppole si saranno raffreddate, cospargetele di zucchero a velo, ponete nel mezzo poca crema e mezzo cucchiaino di confettura di amarene o di amarene sciroppate e servire. Non vi resta che metterle in una graziosa scatola chiusa con un bel nastro ed accompagnata da una dedica unica e affettuosa. Il successo è assicurato!

Procedete alla frittura delle zeppole: 1 - riempite di olio per friggere una casseruola dai bordi alti, in quanto le zeppole devono essere immerse completamente nell’olio altrimenti non si gonfiano. Mettete la casseruola sul fuoco a fiamma media. 2 - riempite di pasta una siringa da pasticcere con la bocca larga e premete il composto in un piattino da caffè unto di olio, dandogli la forma di una ciambella. 3 - lasciate scivolare una zeppola alla volta nell’olio ben caldo, ma non fumante e cuocetela fino a quando si gonfierà. Alzate leggermente la fiamma per farla colorire, toglietela senza perforarla e appoggiatela su una carta assorbente. 4 - procedete alla cottura di un’al03.2013 | NUMERO ZERO | 93



ZERO CARBONELLA Rubrica poco seria

dell’UOMO QUALUNQUE

Via i sigilli dalle giostre Vacilla l’accusa di spaccio di pesciolini rossi

Primi effetti del ripascimento al Lido di Latina. Da Giovannino a Mare sono nati due cammelli. Permangono i sigilli alle giostre dei giardini pubblici di Latina. L’indagine della polizia ha portato all’arresto di Alan Kemord per spaccio di pesciolini rossi. Il nomade dovrà rispondere anche del mancato pagamento dell’Imu della casa dei sette nani.

per il mancato disagio. Continua a singhiozzo lo sciopero degli avvocati di Latina. L’ordine forense pontino ha fatto sapere che la prossima agitazione si terrà all’Hotel Cristallo di Cortina. Le manifestazioni di protesta saranno articolate così: pista rossa per i civilisti, pista nera per i penalisti.

L’ex sindaco di Latina Vincenzo Zaccheo torna a parlare della mancata realizzazione della metropolitana leggera: “Non pensavo fosse così leggera, è volata via”.

Svelato il retroscena dell’arrivo dei rifiuti di Roma nell’impianto di Castelforte dopo il ricorso del Consiglio di Stato. Il presidente Cusani: “Hanno capito male, quando parlavo del mio rifiuto intendevo dire che non li volevo”

Centinaia di pendolari beffati la scorsa mattina dal treno regionale per Roma arrivato in perfetto orario. Trenitalia si è scusata

Ultim’ora: trovato un parchimetro funzionante in via XXI Aprile. Infuriati gli ausiliari del traffico. 03.2013 | NUMERO ZERO | 95



ZERO CULT

Film e libri del mese di STEFANIA PUSTERLA

I film in uscita a Marzo James Franco, dal Mago di Oz alla Vacanza da sballo DA GIOVEDÌ 7 IL GRANDE E POTENTE OZ di Sam Raimi con Mila Kunis, James Franco, Rachel Weisz, Michell Williams GENERE: Fantastico DURATA: 127 min. Prequel del “Mago di Oz “ di Victor Flamming, il film racconta come il celebre mago sia arrivato nel regno di Oz.Quando Oscar Diggs, piccolo mago cinese, viene trascinato da una tromba d’aria con tutta la sua casa dal solitario e polveroso Kansas allo scintillante e rigoglioso regno di Oz crede di aver fatto bingo. Presto, però, dovrà scontrarsi e risolvere le questioni epiche di questo luogo capendo in fretta chi sono i buoni e chi i cattivi, prima che sia troppo tardi.

IL LATO POSITIVO SILVER LININGS PLAYBOOK di David O Russel con Bradley Cooper, Robert De Niro, Jennifer Lawrence GENERE: Commedia DURATA: 117 min. Pat Solatano ha perso tutto: casa, lavoro, compagna. Dopo aver trascorso otto mesi in un istituto psichiatrico, si ritrova, in seguito ad un patteggiamento della pena che avrebbe dovuto scontare, ad abitare nuovamente con i suoi genitori. Pat, però è deciso a ricostruire la propria vita e a riconciliarsi con la sua ex-moglie. I suoi genitori, invece, vorrebbero solo che si rimettesse in piedi e che condividesse la passione di famiglia per la squadra di football locale: i Philadelphia Eagles. Pat conosce Tiffany, una misteriosa ragazza che soffre a sua volta di problemi psichiatrici che si offre di aiutarlo a riconquistare la sua donna, in cambio, lui dovrà fare una cosa molto importante per lei. Ma il loro rapporto prende una piega inaspettata e nelle vite di entrambi sembra aprirsi uno spiraglio di luce.

SPRING BREAKERS UNA VACANZA DA SBALLO di Harmony Korine Genere: Commedia

Con James Franco, Selena Gomez, Vanessa Hudgens

AMICHE DA MORIRE di Giorgia Farina Genere: Commedia Con Claudia Gerini, Cristiana Capotondi, Sabrina Impacciatore

ALTRI FILM IN USCITA A MARZO DA GIOVEDì 14 SINISTER

Genere:Horror di Scott Derrickson, con Ethan Hawke, Vincent D’Onofrio

DEAD MAN DOWN IL SAPORE DELLA VENDETTA

Genere:Thriller di Niels Arden Oplev, con Noomi Rapace, Colin Farrel, Isabelle Huppert

IL TERZO TEMPO

Genere: Commedia di Enrico Maria Artale, con Stefania Rocca, Stefano Cassetti

DA GIOVEDI’ 21 GLI AMANTI PASSEGGERI

Genere: Commedia di Pedro Almodovar, con Penelope Cruz e Antonio Banderas

BENVENUTO PRESIDENTE

Genere: Commedia di Riccardo Milani, con Claudio Bisio, Kasia Smutniak, Beppe Fiorello

DA GIOVEDì 28 IL CACCIATORE DI GIGANTI

Genere: Azione di Bryan Singer, con Nicholas Hoult, Ewan Mcgregor, Stanley Tucci

THE HOST

Genere: Fantascienza di Andrew Niccol, con Saoirse Ronan, William Hurt, Diane Kruger 03.2013 | NUMERO ZERO | 97





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