IL VIAGGIO DEI SAPORI n 5

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CLASSI I-II-III G

Il viaggio dei sapori

SCUOLA SEC.DI I GR. “R.MONTERISI” BISCEGLIE N U M E R O

M A G G I O

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Cari amici, siamo arrivati alla fine di questo lungo viaggio alla scoperta dei sapori e abbiamo pensato di concluderlo, come di solito termina un pranzo, con il caffè, la bevanda nera, senza alcun dubbio più apprezzata in tutto il mondo per il suo intenso sapore. Volete saperne di più? Allora vi invitiamo a sorseggiarne una tazzina in compagnia dell’ultimo numero del nostro giornalino.

Il “sapore” della globalizzazione C o n i l t e r m i n e “globalizzazione” si intende la crescente interconnessione del mondo dal punto di vista economico, culturale, politico, sociale e dei consumi. In altre parole, oggi, grazie all’affermarsi della tecnologia, le distanze si sono ridotte e di conseguenza viviamo in mondo in cui è più facile venire a conoscenza di informazioni e notizie; inoltre, è possibile comunicare in tempo reale con l’altra parte del mondo e compiere in pochi giorni viaggi che un tempo richiedevano settimane o addirittura mesi. Anche molti dei sapori che troviamo sulle nostre tavole quotidianamente, a cominciare dal caffè, sono il risultato della globalizzazione.

Ma quali sono i pro e i contro della globalizzazione? La globalizzazione può favorire lo sviluppo economico di alcuni Stati, in particolare quelli industrializzati e sviluppati, attraverso guadagni e profitti provenienti da un modo di agire: il decentramento. Esso consiste nello spostare le industrie in paesi sottosviluppati, dove la manodopera ha un costo inferiore. Così facendo, si offre un lavoro nei Paesi più poveri ma le multinazionali decentrano le loro industrie in Paesi in via di sviluppo che non possono così svilupparsi. In ogni caso, la globalizzazione soffoca le tradizio-

ni popolari locali, diffondendo stili di vita e modelli di comportamento uguali in tutto il mondo. Ad esempio, Halloween è una festa di origine celtica che si è diffusa nei popoli anglosassoni; con la globalizzazione si è diffusa anche tra i popoli dei Paesi sviluppati. Ciò non accade solo per le feste, ma anche per il modo di vestire, soprattutto quello giovanile, il modo di parlare, i cibi consumati, ecc. Infatti, prima degli anni '40, era impossibile trovare in Italia e in Europa persone che indossassero le T-shirt, ora è comunissimo. Questo fenomeno prende il nome di omologazione culturale. Tra gli aspetti positivi possiamo ricordare la diffusione del punto di vista globale e dell'impegno concreto per un mondo migliore al di là dei propri interessi personali e dei confini nazionali. Infatti si parla sempre più spesso di "globalizzazione dei diritti" e perciò di rispetto dell'ambiente, di eliminazione della povertà, di abolizione della pena di morte ed emancipazione femminile in tutti i paesi del mondo. Ecco perché la globalizzazione può definirsi come uno “straordinario sviluppo delle possibili relazioni, non soltanto economico-finanziarie, ma anche sociali e culturali tra le diverse aree del globo, con modalità e tempi tali da far sì che ciò che avviene in un'area si ripercuota in tempo reale sulle altre aree, anche le più lontane!” Graziano Bombini, Giovanni Dell’Olio, Francesco Galantino, Mirko Marino (III G)

Hard Rock Cafe Negli ultimi anni si è diffusa tra i giovani (e non solo) la moda dell’Hard Rock Cafe. L’Hard Rock Cafe è una catena di ristoranti tematici fondata nel 1971 a Londra. Il marchio è poi diventato famoso in tutto il mondo grazie all'ampia diffusione dei Cafes, che sono circa 150 in 53 paesi del mondo. Ma il vero motivo del successo di Hard Rock è l'immensa collezione (circa 85.000 pezzi) di oggetti appartenuti a grandi personalità del mondo musicale che ogni singolo Cafe ospita in parte. Tra i più illustri oggetti esposti vi sono le chitarre di Paul Stanley, John Lennon, George Harrison, Noel Gallagher, Elvis Presley, Jimi Hendrix, Eric Clapton, Jimmy Page, Lou Reed, Johnny Cash, Angus Young, Pete Townshend, B.B. King; i pantaloni di Jim Morrison e Freddie Mercury; abiti di scena di Elton John, Madonna e Prince, più innumerevoli batterie, dischi d'oro e di platino, spartiti scritti a mano, poster, manifesti ecc. Nel corso degli anni, il nome Hard Rock è diventato sempre più conosciuto e i locali sempre più frequentati, quindi la società ha deciso di mettersi al passo, creando una serie di

gadget e souvenir personalizzati, dalle spillette ai giubbotti in pelle. Si dice che la famosa maglietta bianca con il marchio e la città dell'Hard Rock Cafe, dove è stata comprata, sia il souvenir più venduto al mondo, con dieci milioni di magliette vendute ogni anno. Stelle del calibro di Elton John, Aerosmith, Chuck Berry e Sting hanno cantato nei ristoranti. Ad esempio in italia ci sono tre Hard Rock Cafe : Roma - Via Vittorio Veneto 62 a/b Venezia - Bacino Orseolo San Marco, 1192 Firenze - Via Brunelleschi, 1 Federica de Palma, Valentina Cognetti, Sara Zingarelli (III G)


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Il caffè: “Da bevanda del diavolo a bevanda cristiana” La mattina, tutta la penisola italiana emana aroma di caffè e risuona di cucchiaini che girano lo zucchero. Ma non tutti conoscono le origini di questa bevanda che molti bevono in casa, mentre stanno uscendo per recarsi alle loro attività abituali o frettolosamente al bar. Siete curiosi di percorrere il lungo viaggio del caffè che i musulmani hanno fatto conoscere a noi cristiani? Bene ! Accomodatevi su una poltrona con il nostro giornalino e lasciatevi trasportare nel mondo della inebriante «bevanda del diavolo».

La storia nel piatto

ETIMOLOGIA La parola caffè deriva dall’arabo "qahwa" che identificava una bevanda rosso scuro eccitante e stimolante, tanto da essere usata anche come medicinale. Dal termine "qahwa" si passò alla parola turca “Kahve” e poi, attraverso un progressivo restringimento di significato, alla parola riportata in italiano con caffè. Alcuni, invece, sostengono che il termine caffè derivi dal nome della regione in cui questa pianta era maggiormente diffusa allo stato spontaneo, Kaffa, nell'Etiopia sud-occidentale. DESCRIZIONE La pianta del caffè presenta foglie ovali, lucide, di colore verde scuro portate da fusti e rami esili e leggeri. In estate produce grappoli di fiori bianchi stellati e dotati di un intenso profumo, che poi si trasformano in bacche scarlatte contenenti ciascuna due chicchi di caffè. LUOGO ORIGINARIO Il caffè è una pianta originaria dell’altopiano etiopico (Etiopia). STORIA Nel XIII e XIV secolo, i commercianti arabi di schiavi, attraverso il Mar Rosso, portarono il caffè dall’Etiopia in Arabia, dove prese il nome di “qahwa”. In seguito, da Mocha (Mokka), il principale porto dello Yemen, lo trasportarono in tutto il mondo musulmano, come valido sostituto di bevande alcoliche che il Corano vietava,

assumendo l'appellativo ancora oggi valido di "Vino dell'Islam". DIFFUSIONE IN EUROPA Nella seconda metà del secolo XVI, il caffè venne introdotto nel nostro continente e, intorno al 1570, fece la sua comparsa a Venezia. Al suo primo apparire in Italia, la Chiesa proibì di utilizzare la bevanda, perché era una preparazione musulmana, e di frequentare le taverne, considerate un "luogo di perdizione". Ma si racconta che il Pontefice Clemente VIII volle provare la "bevanda del diavolo" e ne rimase tanto sedotto, da impartire immediatamente una benedizione, battezzandola "bevanda cristiana". Da allora il caffè si diffuse ovunque e, a partire dal 1700, le taverne furono sostituite dalle famose Botteghe del caffè, antesignane dei nostri bar, diventando un luogo di incontro di poeti, intellettuali e artisti del tempo, in cui si discuteva di politica e cultura tra una tazza di caffè caldo e un dessert, e per ciò giudicati dalle autorità covi di cospirazione. Fortissime oppositrici di questi locali furono pure alcune donne, che in Inghilterra e nei paesi arabi protestarono pubblicamente contro i mariti che vi trascorrevano troppo tempo, sottraendoli alla casa ed alla famiglia. Nelle principali città italiane nacquero i Caffè Storici, molti dei quali sono tuttora presenti nella vita cittadina come il Caffè Florian a Venezia (1720), il Caffè Greco a Roma (1760) e il Pedrocchi a Padova (1772). ANEDDOTO Secondo gli studiosi, il caffè fece la sua comparsa a Vienna nel 1683, l'anno della sconfitta e cacciata dei Turchi che assediavano la città di Vienna. Si racconta che, dopo la cacciata degli Ottomani, nei loro accampamenti furono trovati dei sacchi pieni di strani chicchi scuri che nessuno aveva mai visto e che soprattutto nessuno sapeva utilizzare. Un certo Kolschitzky, un polacco residente a Vienna, ma vissuto a lungo in Turchia, accortosi che si trattava di caffè, si fece consegnare i sacchi e aprì subito una bottega del caffè. Da qui cominciò la fortuna dei caffè viennesi.

LEGGENDA Esistono molte leggende sull’origine del caffè. La più conosciuta dice che un pastore chiamato Kaldi portava a pascolare le capre in Etiopia. Un giorno, queste, vedendo una pianta di caffè, cominciarono a mangiare le bacche e a masticare le foglie. Arrivata la notte, le capre, anziché dormire, si misero a vagabondare con energia e vivacità mai manifestata fino ad allora. Vedendo questo, il pastore ne individuò la ragione e abbrustolì i semi della pianta mangiati dal suo gregge; le macinò e, dopo averne fatta un’infusione, ottenne il caffè. COLTIVAZIONE La pianta del caffè cresce in paesi compresi fra il Tropico del Cancro e il Tropico del Capricorno e trova il suo habitat naturale tra i 200 e i 2000 m di altitudine, con temperature variabili da 15 a 25 C°, in un clima caldo e umido con abbondanti piogge intervallate da stagioni secche. La raccolta dei frutti può avvenire in modi diversi: -con il metodo meccanico, quando avviene con macchine che scuotono la pianta, senza tener conto del grado di maturazione, e prelevano le bacche cadute; -con il metodo stripping consistente nella raccolta a mano, una sola volta all’anno, a prescindere dal grado di maturazione; -con il metodo picking che prevede che i lavoratori passino più volte per la piantagione, raccogliendo a mano solo le bacche mature e sane. Dopo la raccolta, si passa all’estrazione dei chicchi di caffè veri e propri dal frutto e alla loro selezione, al fine di scegliere i più maturi e i più sani. Durante la fase successiva, ovvero la tostatura che serve a dare aroma, gusto e corpo al caffè, il chicco cambia colore e dimensione, prendendo l’aspetto classico che noi conosciamo e infine avviene la miscelazione, la fase più artigianale, e forse la più importante, per aver un buon caffè. Tommaso Donato Papagni (II G) Rossella Troisi (IIG) Carlo Cosmai (II G) Anna Valente (IIG) Letizia Cosmai (II G)


NUMERO

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Segreti per preparare la bevanda preferita dagli italiani: qualità e metodo

Gli italiani adorano il caffè, lo bevono in grande quantità nei bar come a casa e, per molti, la giornata non può cominciare senza una o più tazzine di caffè. Ma non tutti sanno che ci sono varie specie di caffè che si differiscono per l'aroma, la dolcezza, il sapore, l'acidità, l'ambiente di crescita, le pratiche adoperate nella coltivazione e il tipo di lavorazione delle bacche. Delle circa sessanta specie di piante di caffè esistenti, solo venticinque sono le più commerciali per i frutti, ma di queste hanno un posto di rilievo nel commercio dei chicchi di caffè, perché più pregiate, solo le prime quattro: la Coffea Arabica, la Coffea Robusta, la Coffea Liberica e la Coffea Excelsa. L’Arabica, una pianta originaria dell'Etiopia, è stata la specie usata per prima; la Robusta è originaria dell'Africa tropicale, molto adattabile e perciò più economica, e la sua coltivazione è iniziata nell'Ottocento; la Liberica, originaria della Liberia, è la più importante tra le specie di culture meno diffuse e la Excelsa, scoperta nel 1904, resiste bene alla siccità, dà una resa molto elevata ed i grani, lasciati invecchiare, danno un caffè dal gusto profumato, simile a quello della Coffea Arabica. Però il caffè più pregiato del mondo è il "Kopi Luwak", che si produce in Indonesia. La produzione è dell'ordine dei 50 kg l'anno, e costa all'incirca 500 € al kg. La particolarità del “Kopi Luwak” risiede nel fatto che si tratta di chicchi di caffè mangiati, digeriti e depositati, sotto forma di escrementi, dallo zibetto delle palme (luwak).

Da quando questa bevanda appartiene ai riti della socialità, ognuno dice la sua a proposito della questione sul come prepararla. Le tecniche di preparazione sono molteplici: a infusione, alla turca, con il filtro, alla napoletana, con la moka, solubile o istantaneo e bollito. Però noi italiani preferiamo preparare il caffè con la macchinetta da caffè o caffe tt ier a, d e t t a “moka”, ideata da Alfonso Bialetti nel 1933. Il corpo è fatto di alluminio e la maniglia di bachelite. Per preparare un ottimo caffè dal gusto lungo e avvolgente, bisogna seguire sei regole d’oro: 1) Usare miscela di buona qualità, conservata in un barattolo ben chiuso, in frigorifero. 2)Utilizzare acqua non di rubinetto ma naturale e povera di calcare. 3Mantenere il livello dell’acqua sotto la valvola di sicurezza. 4)Adoperare polvere di caffè (un cucchiaio per ogni tazza), non pressata. 4)Abbassare la fiamma. 5)Tenere il coperchio chiuso. 6)Girare il caffè con un cucchiaino nella caffettiera stessa.

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presenza di ingredienti energetici quali grassi, proteine e zuccheri. RICETTA DEL TIRAMISU’ Ingredienti: 5 uova Gr. 500 di mascarpone Gr. 150 di zucchero a velo Gr. 250 di savoiardi Caffè Cacao amaro q. b. Pavesini

Procedimento: Montare i tuorli con lo zucchero fino ad ottenere un composto bianco e spumoso. Con un cucchiaio in legno lavorare il mascarpone a temperatura ambiente finché diventi una crema liscia e senza grumi. Unire al mascarpone il composto di uova e zucchero e amalgamare il tutto bene. Montare gli albumi a neve ben ferma e aggiungerli con delicatezza alla crema di uova e mascarpone. Immergere velocemente i savoiardi nel caffè: i biscotti dovranno risultare ben imbevuti, ma non completamente zuppi. Foderare il fondo di ciascuna coppetta con uno strato di savoiardi. Quindi stendere uno strato di crema al mascarpone, livellandolo IL TIRAMISU’: UNA DELIZIA con una spatola. Procedere con SENZA FRONTIERE un secondo strato di savoiardi, Ora che avete appreso il modo di prepa- sempre imbevuti di caffè, e corare un ottimo caffè, vi consigliamo la prirli con la rimanente crema. ricetta del dolce più conosciuto e amato in tutto il mondo: il tiramisù, in cui uno degli ingredienti principali è il caffè. Nonostante sia uno dei dolci più famosi al mondo, il tiramisù rappresenta uno dei più intricati misteri culinari irrisolti, vantando decine di presunte “terre d’origine”. La versione ufficiale colloca la nascita del tiramisù nel XVII secolo (in quell’epoca il caffè incominciò ad essere utilizzato come bevanda) a Siena quando, alcuni pasticceri locali, in vista dell’arrivo del Granduca di Toscana Cosimo III dei Medici, decisero di preparare un dolce per celebrare la sua grandezza. Il Gran- Spolverizzare la superficie con duca, piuttosto goloso, apprezzò la nuova cacao e decorare con due pavesispecialità che, proprio in suo onore, fu ni. battezzata “zuppa del duca”. Fabio Ladogana (II G) Secondo un’altra versione, il tiramisù fu Piero Losciale (II G) inventato in Piemonte, anzi nella Savoia, Annapaola Misino (II G) per sostenere le fatiche del Conte di Lucia Dell’Olio (II G) Cavour che doveva “fare l’Italia”, per la Federica D’Alessandro (II G)

Tradizione e folklore


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LA NERA BEVANDA RITRATTA DAL FAMOSO PITTORE RENOIR Nell'Ottocento, il caffè, da gustoso privilegio destinato a pochi fortunati estimatori, divenne una bevanda di uso comune ed iniziò a comparire con maggiore frequenza anche nei dipinti. Nel quadro elegante e raffinato “Alla fine della colazione” di Pierre Auguste Renoir, sulla candida tovaglia, fra bottiglie e bicchieri di cristallo, si ammirano le tazzine in porcellana finemente decorate e ci rammentano che il pranzo è da poco terminato. Le due signore, elegantemente abbigliate secondo la moda dell'epoca, sorridono compiaciute, mentre il loro cavaliere si accende una sigaretta, dopo aver degustato una buona tazza di caffè, presentandoci il clima rilassato ed ottimistico della vita quotidiana del tempo.

Il “gusto” nell’arte

Riccardo Ponziano (II G)

Stuzzica… mente

LA ZEPPA Aggiungete a ciascuna parola una lettera per ottenere un altro termine di senso compiuto. Le lettere aggiunte, inserite nella colonna centrale, comporranno il nome di una bevanda. Il gioco è avviato. Ricco Peli Oltre Mici Soglia Sondare Insistente

I Riccio

Gli alunni della I G

Bar Pasticceria “La Caffetteria” V. Della Repubblica 41 76011 Bisceglie (BT) tel. 080/3953313 3497210533

ENIGMA CENTRALE Com _ _ ta s_ _ tano s_ _ brero c _ _ _ _ do a_ _ tato q_ _ sto a_ _ ce f_ _ _ lità sa_ _ _ a c_ _ _ pola Sistemate al posto dei trattini (una lettera per ogni trattino) i gruppi di lettere qui sotto elencati in ordine alfabetico, in modo tale da ottenere dieci parole di senso compiuto. A gioco risolto, i gruppi di letter e inser iti, pr e si nell’ordine,vi daranno uno slogan. Andi, asu, gi om pi pi tir ue ul uti Isabella Sasso (I G)

Torrefazione “Chicco D'oro” Via Montello, 12 76011 Bisceglie (BT) tel.080/3924223


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