Pantheon 58 - Giovani e futuro, il fenomeno Startup

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Anno 8, Numero 2

Marzo 2015

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il magazine di Verona

Fenomeno STARTUP da un’idea all’impresa

Giovani E FUTURO EXPO 2015

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La Carta di Milano l’eredità dell’Esposizione

L’intensa testimonianza di Domenico Quirico

Trovati sulle Torricelle reperti archeologici antichi

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EDITORIALE “Dietro a un utilizzo allargato della parola startup c’è un sentimento genuino, la passione, accompagnato da una smisurata voglia di inseguire un sogno.” di Matteo

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Scolari

osa c’è di affascinante nel termine Startup? Cos’è che rende questo neologismo così attuale, così appetibile e così di moda soprattutto tra le fasce d’età dei più giovani, dei ragazzi? Perché è così diffuso, perché se ne sente tanto parlare? La prima risposta che mi sento di suggerire è che dietro a un utilizzo allargato della parola startup c’è, anzitutto, un sentimento genuino - la passione - accompagnato da una smisurata voglia, da parte di chi ne fa uso, di inseguire un sogno e di vedere realizzata una propria idea d’impresa. Una definizione univoca di questo termine, di origine inglese, non esiste. È una parola che si presta a molte interpretazioni. Alcuni diffidano dalle startup, considerandole soltanto acerbe iniziative imprenditoriali, spesso improvvisate, che soccombono in fretta nel tentativo di sviluppare un prodotto e un servizio per i quali si crede possa esserci un’ampia richiesta di mercato. Tesi sostenuta dal fatto che molto spesso le imprese in fase di avvio devono fare i conti con entrate limitate, scarse risorse

economiche e costi imprevisti elevati che ne minano la sostenibilità del progetto nel lungo periodo se non subentrano ulteriori sovvenzioni da parte di soggetti finanziari terzi, i cosiddetti venture capitalist. Ma se l’idea è originale e, soprattutto, ha un elevato grado di utilità per il mercato, possono nascere storie di grande successo, talvolta imprevedibili. Non da ultima quella del 20enne Gianluigi Parrotto, un ragazzo salentino, inventore di una mini turbina eolica ad asse verticale che ha catturato l’attenzione di quattro investitori americani della società Air Group, quest’ultimi disposti a versare nelle casse del giovane ragazzo 5,5 milioni di dollari per far nascere dopo soltanto un anno dal debutto della startup italiana, la Air Group Italy Spa. E che dire del veronese Andrea Vaccari che due anni fa, allora ventottenne, al South by Southwest (SXSW), uno degli eventi tech più importanti in Usa, attirò l’attenzione di Mark Zuckerberg con la sua app, Glancee, inventata da Vaccari per aiutare la gente a incontrare persone con interessi simili, ma non uguali? Questa applicazione piacque così tanto al fondatore del social network più famoso al mondo che Glancee fu subito acquistata da Facebook. Di storie simili ce ne sono molte. Di così eclatanti forse meno. Ce ne sono tante altre che non hanno così fortuna, ma il messaggio positivo che deve uscire da ogni esperienza legata a un’idea d’im-

presa è che vale sempre la pena provarci, specie se si è giovani, se si ha voglia di credere che un sogno si possa realizzare. Questo è un tema a me molto caro. Correva l’anno 2007, quando soltanto ventiseienne, con una laurea in Giornalismo in tasca e sogni da vendere nel cassetto, decisi di rivolgermi all’Associazione Innoval per presentare il mio progetto editoriale e fondare un giornale. Il motto che accompagnava quel periodo della mia vita, coniato da un aforisma di Walt Disney, era “Se puoi sognarlo, puoi farlo”. Nel 2008 nacque Pantheon, una startup ante litteram, quando ancora il termine inglese non esisteva. Se oggi il giornale ha raggiunto le 150mila copie annue con quasi 40mila lettori ogni numero, e con numerose iniziative promosse sul territorio tra cui l’ultima in ordine cronologico, denominata ATS VeronaExpo, è perché sette anni fa questa idea trovò qualcuno disposto a condividerla e a farla crescere assieme a me, a tutti i collaboratori, a voi. Ringrazio con stima e affetto il caporedattore storico della testata, Matteo Bellamoli, per la grande amicizia e le capacità dimostrate in questi anni di lavoro passati assieme. Da oggi per lui si apre una nuova stimolante avventura professionale nel campo della comunicazione. Sapere che anche solo un giovane ce l’ha fatta grazie alla “startup” Pantheon mi rende particolarmente orgoglioso.

“Se di tanto in tanto non hai degli insuccessi, è segno che non stai facendo nulla di davvero innovativo.” Woody Allen


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n P antheo il magazine di Verona Registrazione Tribunale di Verona n.1792 del 5/4/2008 Numero chiuso in redazione il 18/03/2015

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PRIMO PIANO

Il futuro di una Startup I numeri dimostrano una tendenza in grande crescita. Quante si realizzano?

SPECIALE EXPO La Carta di Roma

L’hanno definita l’eredità immateriale di EXPO Milano 2015.

GIOVANI&LAVORO

TEDx, il futuro oltre al muro Idee, aria nuova, giovani. Questa l’atmosfera dell’edizione 2015.

CREDITO&IMPRESA Il FabLab entra nelle scuole Grazie alla “colletta online”, progetti di FabLab anche nelle scuole di Verona.

PERSONAGGIO

Il giornalismo secondo me Domenico Quirico è intervenuto a Verona grazie a Rete Prospettiva Famiglia.

SALUTE&BENESSERE

Terapie contro i tumori Il centro ricerca Art-Net d Verona impegnato nella lotta oncologica

SOMMARIO 38

SPECIALE GRANDE GUERRA Il Liceo Maffei e la guerra

Il liceo cittadino e il suo archivio storico: storia, curiosità, emozione.

VITA DI MONTAGNA

40 Abbiamo trascorso una notte sullo

Tra neve, vento e montagna

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spazzaneve in Lessinia.

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TERRITORIO E CULTURA Politica montana da vivere Intervista con Claudio Melotti. sindaco di Bosco Chiesanuova.

SOLIDARIETÀ&NO PROFIT Sognare un mondo migliore Alla scoperta del Monastero del Bene Comune di Sezano.

VERONA ARCHEOLOGICA Tesori sepolti in città

Sulle Torricelle sono venuti alla luce dei tesori dal valore inestimabile.

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TERRITORIO&LAVORO Erasmus in Valpantena

Innoval Young lancia un progetto per coinvolgere gli studenti stranieri.

PANTHEON UNDERGROUND Triple Rock & Theatra

Prosegue il viaggio tra le band di Verona e non solo...

CONSUMATORI

Arbitro Bancario Finanziario Ancora consigli da parte di Adiconsum per essere tutelati.

POLLICE VERDE Primavera mon amour Il lavoro nel giardino, nell’orto e in cantina della stagione primaverile.

IN CUCINA CON NICOLE Sapori di primavera

La nostra Nicole ci regala altre due ricette imperdibili per marzo.

ARTE&CULTURA

Villa Balladoro-Malfatti Osservando e raccontando la storia della perla della Valpantena.

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Redazione e Collaboratori da pag. 25

Direttore responsabile: Matteo Scolari Capo redattore: Matteo Bellamoli Redazione: Matteo Scolari, Matteo Bellamoli, Moira Falzi, Fabio Dai Prè, Flavio Brutti. Hanno collaborato al numero di marzo 2015: Adiconsum Verona, Pietro Baratella, Marta Bicego, Giorgia Castagna, Francesca Mauli, Giovanni Melotti, Marco Nicolis, Emanuele Pezzo, Camilla Pisani, Erika Prandi, Miryam Scandola, Nicole Scevaroli, Alessandra Scolari, Ingrid Sommacampagna, Giovanna Tondini, Francesco Turlon, Giulia Zampieri, Mattia Zuanni. Copertina: Flavio Brutti Progetto grafico: Flavio Brutti, Matteo Bellamoli Società editrice: InfoVal S.r.l. Redazione: Via Torricelli, 37 (ZAI-Verona) - P.Iva: 03755460239 - tel. 045.8650746 - fax. 045.8492248 mail: redazione@giornalepantheon.it - web: www.giornalepantheon.it - Facebook/Pantheon - Twitter: @pantheonvr Sviluppo commerciale e pubblicità: Moira Falzi 340.8775197 - Fabio Dai Prè 340.0735137 Contributi per Pantheon Magazine: c/c postale 93072262 intestato a: Infoval srl – Viale del Lavoro 2, 37023 Grezzana (VR)

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on esiste una univoca traduzione in italiano di “startup”. Da una parte ci si riferisce alla fase di start up, ovvero quel primo momento di un’avventura aziendale in cui si buttano le idee sul tavolo e si cerca di trovare qualcuno disposto a finanziarle. Quando questo “qualcuno” arriva, la fase di start up è terminata. In tempi moderni questa definizione è diventata specifica per le idee di impresa lanciate dai giovani, coniando quello che potremmo definire un neologismo: “startup” (tutto attacato). Si tratta di quelle idee di impresa che sono in fase di start up per definizione, perché non hanno soldi, non hanno una base economica, ma si strutturano solamente su un’idea, alla ricerca di finanziatori. In lingua italiana potremmo tradurle come “fase di avvio”. I giovani, under 25 si intende, le conoscono come le proprie tasche, molti altri non sanno esat-

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tamente di cosa si tratti, eppure ne leggono sui giornali ogni giorno, anche più volte. Perché? Difficile a dirsi. Nel 2014 sono state, solo in Italia, migliaia le idee di startup. Lungo lo stivale decine e decine di eventi, di incubatori o di acceleratori hanno portato questa dinamica del fare impresa all’esasperazione, regalando il più delle volte speranze poco concrete. Verona non si salva, anche qui è dilagata la moda. “Startup weekend”, “Startup day”,

“Startup competition” sono solo alcuni esempi. Tantissimi giovani, tante idee, pochi investitori, pochissime possibilità di farcela. Ma qual è la vita media di una startup? Quante di queste hanno un reale futuro nel mercato del lavoro? Quanto è sensibile l’Italia al fenomeno? Seguendo la pubblicazione del guru delle startup in Italia, Riccardo Luna, ex direttore di Wired, e ricercando dati sull’argomento, abbiamo provato a rispondere a queste domande.

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Riccardo Luna

Riccardo Luna e la Top100 di StartupItalia

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iccardo Luna è un giornalista. Ha lavorato prima per Repubblica, Corriere dello Sport e ha svoltato professionalmente con la direzione del nascente Wired Italia, versione tricolore della rivista americana, uscita per la prima volta in versione italica nel febbraio 2009. Da quel momento la sua carriera si è focalizzata sulle tecnologie e sulle nascenti startup. A fine 2014 ha pubblicato, tramite la neonata testata da lui fondata nel 2013 “StartupItalia”, un lavoro dedicato alle migliori 100 startup italiane del 2014. Il nostro lavoro è partito da qui. La sua passione per l’argomento è sconfinata, tanto che in poco tempo viene riconosciuto nell’ambiente come il guru delle startup in Italia. «Dalle startup dipende mol-

to del nostro futuro» scrive nella prefazione del lavoro, «perché nei prossimi anni dovranno imporsi sul nostro mercato e sugli altri, cambiare regole e abitudini, fare fatturato e creare posti di lavoro». In un momento di recessione e di difficoltà a trovare un lavoro, è chiaro che un fenomeno di questo tipo si presta alla narrazione, agli articoli di giornale, alle copertine e agli eventi. «L’idea che un ragazzo possa avere una idea geniale e si metta in gioco con tutto sé stesso per realizzarla» prosegue Luna, «ha una forza narrativa incredibile ed è un antidoto molto efficace contro la rassegnazione dilagante. Ma lo storytelling non basta. Accanto alle storie servono i dati: gli investimenti, i fatturati, i margini, i dipendenti. Serve il data journalism». Ed è proprio da questi dati che si riesce a delineare il fenomeno, perché quello che conta è l’exit, il momento in cui queste startup possono camminare da sole perché acquisite da grandi brand industriali che importino capitali importanti. «Quelle del 2014, che pure ha visto il numero di startup iscritte nel registro delle startup innovative del Ministero

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dello Sviluppo Economico raggiungere quota tremila» conclude Luna, «si contano sulle dita di una mano sola». Ma quali sono le tre startup migliori secondo Luna? La terza è Sardex, un sistema che ha creato online un mercato di scambio senza moneta materiale. Gli associati possono vendere e comperare beni e servizi generando valori in Sardex, e non in Euro. Non è più una startup, nel 2014 ha fatturato 1,2 milioni di euro, conta 26 dipendenti, 20 collaboratori e 8 regioni italiane che hanno aderito. Al secondo posto c’è MusiXmatch, uno strumento software che sincronizza il proprio archivio musicale digitale, ovvero le canzoni che abbiamo salvate su pc, smartphone o tablet, con il testo di ogni singola canzone, che viene mostrato quando la ascoltiamo. Anche in questo caso la fase di start up è superata. Il fatturato ha chiuso intorno ai 1,5 milioni di euro, i dipendenti sono 30 gli utenti 30 milioni. Al primo posto Empatica, un’azienda che produce dei piccoli braccialetti in grado di acquisire i dati fisiologici della persona che li indossa, per aiutare la ricerca clinica nella vita quotidiana. Uno di

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questi, Embrace, è progettato per salvare la vita a chi soffre di epilessia. Empatica era una startup come molte, forse destinata ad archiviare un’idea geniale nei ricordi di una giovinezza forse troppo futuristica. E invece Matteo Loi, il fondatore, proprio quando stava per arrendersi ha trovato una grande azienda americana che ha acquisito il 49% della società e ha messo sul piatto 2 milioni di Dollari di finanziamento. Empatica conta oggi 15 dipendenti (3 a Boston e 12 a Milano), 6 persone che saranno assunte nei prossimi mesi, più di mille dispositivi venduti, oltre alla collaborazione con ospedali e strutture sanitarie di tutto il mondo.

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I numeri in Italia

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econdo i dati che Unioncamere ha pubblicato all’inizio dell’anno, sarebbero circa 3200 le startup iscritte nella sezione speciale del Registro Imprese, con un aumento che rispetto al 2013 tocca quota +74%. Il fenomeno dovrebbe fare

pensare, fotografa una situazione più di instabilità che di prosperità. Tanti giovani che hanno tempo da investire in progetti fantasiosi e pieni di speranze, ma si sa, è proprio da momenti come questi che emergono le migliori idee. Di queste 3200 iscritte pochissime sono in realtà in grado di mettersi in luce. La parola d’ordine deve essere innovazione, perché se l’idea è “vecchia” cade ancora prima di partire. Per questo motivo il 78% sono nel mondo dei servizi, il 18% nell’industria e il 4% nel commercio. Spesso si legano a soluzioni informatiche come produzione di software, consulenza, creazione di community o di reti online. Paradossalmente però, molte delle idee che prendono piede in Ita-

Le Startup e le Startup finanziate in Italia 3200 2300

Legenda Numero Startup in Italia 2013-2014

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Numero Startup finanziate in Italia 2013-2014

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lia tramite investitori italiani propongono piani di azione concreti: agricoltura, commercio, settore secondario. Le startup legate al mondo dell’informatica vincono perché interessano investitori esteri e questo taglia di fatto già una buona parte degli startupper, perché per farsi notare occorre sapere molto bene le lingue, partecipare ad eventi internazionali, vendere la propria idea a investitori stranieri. Se limitiamo il campo di azione a business angels (vedi glossario) italiani, la percentuale di exit rasenta probabilmente percentuali decimali. Il problema è ovviamente la ricerca di fondi. Per avviare una startup, studiarla e proporla occorrono comunque soldi: per le trasferte, per le ricerche, per la promozione e il marketing. L’accesso al credito è lento e spesso impossibile per molti giovani che non hanno garanzie alle spalle se non quella di una solida formazione universitaria. Per farsi un’idea, secondo Unioncamere 6 su 10 hanno dato vita alla propria idea partendo da una base di 50mila euro, ma molti questa base non ce l’hanno e spesso devono rinunciare a idee davvero innovative. Di questo mare di 3200 idee, la maggior parte nascono e crescono a Milano, e la Lombardia è di gran lunga la regione capofila. Secondo il Ministero dello Sviluppo Economico, invece, le startup composte in maggioranza da ragazze sono solo il 12,5%. Dati che sono stati confermati anche da una ricerca analoga condotta da Ibm Italia e dal network di coworking Talent Garden (esso stesso una startup inserita nella pubblicazione di StartupItalia) che si è basata sui cinquettii di Twitter per capire dove stia la tendenza degli startuppers.


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Startup italiane: i valori in campo

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empre il Ministero dello Sviluppo Economico ha prodotto anche altri dati che aiutano a fotografare lo stato di “salute” di queste realtà. Si tratta per lo più di imprese e microimprese, che nel 2013 per più della metà (erano 1898, ndr) non hanno prodotto valori superiori a 27mila Euro. Quelle con dipendenti nel 2013 erano solo 989, con in media massimo 3 persone, ma spesso si avvalgono tra queste di collaboratori e i dipendenti sono uno soltanto. Nel 2013 il 60% delle aziende speciali prese in considerazione ha lavorato in perdita. Quando però si concretizza la fase di exit sono in grado di generare più valore delle società di capitale, a dimostrazione che le idee di base sono molto spesso davvero buone. Ma di queste 3200 startup, o idee di impresa, quante in Italia riesco-

no effettivamente ad emergere? E cosa serve per amplificare le possibilità? Rispondiamo prima alla seconda domanda. Serve pazienza. Stando ai tanti studi di settore, soprattutto esteri, occorre comunque un piccolo credito di partenza per sviluppare l’idea. Spesso gli startupper utilizzano prestiti personali o di amici e parenti, e non è detto che possano poi assicurare il rientro dei capitali (anche piccoli) messi sul campo. Occorre poi tanto tempo. Per fare in modo che una startup sia notata occorre partecipare a tantissimi eventi dedicati, in cui raccontare la propria idea ad un pubblico composto da angels e da finanziatori. Non limitarsi mai all’Italia. Chi può, provi anche con l’estero, dove le potenzialità di investimento nelle startup sono molto alte (oggi si parla molto bene di Londra). Questo ovviamente non toglie che una

volta arrivati all’exit, si possa tornare a sviluppare l’idea in Italia. Tornando alla prima domanda, quante sono le startup italiane che “ce l’hanno fatta”, nel 2013 erano 113 su 1300, mentre nel 2014 sono salite a 197 su 3200. Sale il numero, ma in relazione alla quantità di iniziative (e stiamo sempre parlando solo di quelle registrate), la percentuale è più bassa. Come dire, maggiore visibilità ma più contendenti per un posto in prima fila.

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Crederci sempre, arrendersi mai GLOSSARIO

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emordere quindi? Assolutamente no. Lo dimostra anche l’iniziativa lanciata da EXPO Milano 2015, che ospiterà all’interno del Padiglione Italia le migliori startup (100) vincitrici di un bando indetto da Camera di Commercio Milano. Il bando ha stanziato ben 1.550.000 Euro per finanziare 15.000 Euro a fondo perduto per ciascuna di queste startup in servizi di affiancamento, consulenza o investimento in risorse umane. Ma questa è solo una delle iniziative di questo tipo. Basta cercarle, con un po’ di tempo, pazienza, una buona idea e la giusta dose di fortuna. Trovarsi al posto giusto al momento giusto. Crederci sempre, arrendersi mai.

Start up fase iniziale di un'azienda in cui si struttura un'idea di impresa alla ricerca di finanziatori Startup neologismo che sta a indicare quelle idee di impresa che nascono già in fase di start up, ovvero senza base economica e alla ricerca di finanziatori. Startuppers membri fondatori di una startup Incubatori iniziative in cui gli startuppers si incontrano in spazi fisici condivisi dove trovano strumenti per poter velocizzare la loro fase di pianificazione in modo da produrre progetti delineati più appetibili per i finanziatori Acceleratori iniziative dove gli startupper possono trovare anche dei piccoli fondi messi a disposizione per rendere più veloce possibile la loro fase di start up Exit il momento in cui una startup viene acquisita da un grande gruppo aziendale e i suoi fondatori riescono a far entrare nell'idea capitali importanti Business plan piano di impresa, ovvero un documento dove l'idea iniziale viene messa nero su bianco indicando tutti i passaggi, le potenziali voci di costo e di ricavo per valutarne l'effettiva fattibilità Business angels sono i finanziatori che credono in un progetto e permettono alla startup di diventare impresa a tutti gli effetti

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scopri la tua vocazione e allenati per realizzarla

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llenarsi, passo dopo passo, per raggiungere gli obiettivi di autorealizzazione della propria esistenza. Questo è il percorso che tutti noi vorremmo fare sulla strada della vita, ma spesso siamo frenati da frustrazioni, inciampi non previsti, tensioni e vicissitudini personali che minano la nostra tranquillità e la nostra armonia con il contesto che ci circonda. Per tornare a raggiungere i nostri obiettivi, grazie ad un percorso che aiuta a scoprire la propria vocazione e quindi a realizzarla, ci viene in aiuto il Life Coaching, una disciplina specifica mutuata su diverse materie umanistiche che toccano filosofia e psicologia con lo scopo di guidare le persone verso la piena autorealizzazione. Viviana Valenti, psicologa e Life Coach, ha maturato una seria esperienza in questo ambito ed ora è una delle life coach di riferimento anche a Verona. Il suo ambito è quello della vita quotidiana, delle famiglie, dei giovani e degli adolescenti fino alle persone adulte. «Durante la loro esperienza» spiega Viviana, «le persone possono essere disorientate, possono andare in crisi perché sentono che quello che stanno facendo non è più quello che desiderano. La loro quotidianità non fa più parte di loro. Non sono in equilibrio». Il coach entra in gioco proprio in questi momenti difficili. È un allenatore, un punto di riferimento. «Le basi della relazione tra coach e coachee (ovvero l'allenato) sono la relazione e la fiducia, fondamentali per costruire un percorso di allenamento condiviso. Io cerco di essere la guida, per stimolare le persone ad essere proattive nella ricerca di soluzioni. Nel percorso di coaching non c'è un professionista che detta i passi all'altro, ma si cammina insieme cercando di trovare, discutendo, le soluzioni e gli step per arrivare al raggiungimento della propria meta».

C'è una bellissima metafora che spiega questa relazione, la metafora del ponte. Chi si rivolge a Viviana viene da una situazione di difficoltà. Sente il bisogno di arrivare dall'altra parte, dove sta la realizzazione personale. Per farlo, occorre costruire mattone per mattone un ponte in grado di attraversare questa distanza. Il Coach è solo un sostegno, che mano a mano si sposta finchè l’altro non è in grado di stare in piedi da solo. «La prima cosa che si verifica durante un percorso di coaching sono le tre sfere della persona: autonomia, competenza e relazionalità. Il coach cerca di riportare questo equilibrio alla sostanziale parità. Per farlo occorre vedere la persona nella sua interezza, rivestendo ciascun aspetto del quotidiano della sua importanza. Gli incontri sono inizialmente più formali fino a quando, come deve essere, nasce quella relazione di fiducia tra coach e coachee». Le sessioni, gli incontri, sono normalmente una alla settimana, e possono avvenire anche per telefono o tramite Skype. È difficile dire quanto potrà durare un percorso di coaching, perché questo dipende dagli obiettivi che ci si pone: se essi sono a breve termine potrebbe bastare qualche mese, se essi sono a medio lungo termine occorrerà più tempo. «È una disciplina che mette al centro la persona e le sue potenzialità. Ciascuno di noi, secondo la teoria del coaching, nasce con 24 potenzialità che poi nel periodo di crescita vanno a modificarsi: alcune restano espresse, altre represse. Il coach cerca di valorizzare quelle espresse e fare emergere quelle represse e sopite». Se davvero la vita è armonia, con il coaching potrete ritrovare il giusto accordo nelle note della vostra esistenza, per vivere con consapevolezza le sfide che dovrete affrontare.

Mi chiamo Viviana e sono una personal coach e una psicologa. Ho conseguito la laurea in Psicologia e ho superato l'esame di Stato entrando nell'Albo degli Psicologi. Dopo svariate esperienze di relazione e di ascolto ho intrapreso l'avventura personale del coaching, diplomandomi alla scuola di “Life & Corporate Coaching” nel febbraio 2012. Dopo esperienze di coaching a Trento e poi a Forlì, da gennaio 2015 sono tornata nella mia città natale, Verona. Dopo anni di studio intenso, formazione personale e perfezionamento, ho deciso che è proprio qui a Verona che vorrei costruire un nuovo bagaglio di relazioni per intraprendere nuovi percorsi di coaching. Potete trovarmi nel mio studio di Borgo Milano o su richiesta in incontri personali a Grezzana.

Viviana Valenti, personal coach Via dei Ponti, 5 – Verona 348.2818183 valentivivia@gmail.com - www.vivianavalenti.it


SPECIALE

EXPO 2015

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Carta di Milano, l’eredità immateriale di EXPO 2015

Un protocollo di intesa che firmeranno tutti i Paesi di EXPO. Un documento importante che sarà presentato all’Onu per dettare le linee guida internazionali per un consumo agroalimentare ragionato per il futuro. Consumare meno, mangiare e vivere meglio. di Matteo Bellamoli

C

’è un video che Rai Expo ha messo online qualche settimana fa. Lo trovate su YouTube, oppure dal codice QR che trovate in queste pagine. Si intitola “Cos’è la Carta di Milano” e in poco meno di due minuti riesce a far capire l’enorme importanza di questo progetto. Non importa se alcune sensazioni legate ad EXPO sono negative, (lo dimostra anche lo studio CFO sulle parole connesse ad EXPO che potete leggere nella pagina a fianco), la portata dell’iniziativa “Carta di Milano” può effettivamente cambiare le nostre vite e in linea teorica, consentirci di recuperare rispetto verso noi stessi, verso gli altri, verso il Pianeta. Come? Durante EXPO Milano 2015 saranno costantemente attivi 42 tavoli di discussione, a cui siederanno i

più alti esperti, da tutti i Paesi del mondo, in ambito agricolo e alimentare. L’obiettivo è la scrittura di un protocollo, di un documento ufficiale, in cui saranno elencate le linee guida per sopravvivere più a lungo, e per farlo rispettando tutti i popoli del mondo. Sulla terra oggi abbiamo 800 milioni di denutriti, e questo farebbe pensare che viviamo con poco cibo, ma dall’altra parte ci sono 1.6 miliardi di persone in sovrappeso. Sfruttiamo il 38% delle terre emerse e il 70% delle acque dolci per produrre cibo, ma 1.3 miliardi di tonnellate di questo cibo vengono gettate perché inutilizzate o deperite. Se continueremo con questi ritmi, nel 2050, quando ipoteticamente saremo circa 9 miliardi, dovremo aumentare la produzione del 60%.

Occorre sostenibilità, attenzione, rispetto. Ecco dove nasce l’esigenza della Carta di Milano. Uno sforzo internazionale per garantire l’alimentazione di domani in un’ottica di diritto al cibo e lotta allo spreco. La lista degli obiettivi è concreta: sicurezza dei prodotti, agricoltura sostenibile, tutela della biodiversità, ricerca e innovazione. EXPO Milano 2015, dove si incontreranno 145 Paesi da tutto il mondo, sarà un’occasione irripetibile per avere il Pianeta seduto intorno al tavolo. Il tavolo della sostenibilità. Il 16 ottobre, quando il Segretario Generale dell’ONU Ban-ki-Moon visiterà EXPO, gli verrà consegnata la Carta, che arriverà quindi a New York. Potremo firmarla tutti, per noi e per i nostri figli, sarà l’eredità immateriale di EXPO.

L’Università di Verona lancia il sito di eventi legato ad EXPO Dialoghi, spettacoli, mostre e esperienze. È questo e molto di più UniVeronaXexpo (www.univr.it/expo), il cartellone di eventi proposti dall’università di Verona in occasione dell’Esposizione Universale di Milano. Gli appuntamenti si declineranno sulla base delle differenti discipline e aree di ricerca per dare un approccio completo al tema “Nutrire il pianeta. Energie per la vita”. Per rendere proprio il tema, l’ateneo ha voluto coniare un sottotitolo: il gusto per la conoscenza. Il pubblico potrà conoscere quanto accade nell’università che apre le sue porte al territorio mettendo a totale disposizione le proprie competenze per rinforzare le relazioni comunitarie. UniVeronaXexpo è organizzato con il patrocinio del Comune di Verona e “Le Università per Expo 2015”, con il contributo di Esu e in collaborazione con Ufficio Scolastico regionale per il Veneto, VeronaXexpo e mediapartner FuoriAulaNetwork e Instagramers Verona.


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SPECIALE

Albero Biglietti della Vita

Milano

News

Cantiere di Milano

Omofobia

Elettronica Flop

Padiglioni

Le parole ricercate su

Ritardi

Stato Lavori

EXPO 2015

GaV

Terrorismo

Isis

Lavori

Volontari

Google connesse ad EXPO

L'azienda veronese CFO, di cui abbiamo presentato lo studio sui flussi turistici EXPO nello scorso numero, prosegue il suo lavoro sulla grande Esposizione Universale. Questo mese, vogliamo proporvi il risultato di una ricerca effettuata dal team guidato da Andrea Giovannetti in merito alle parole che gli italiani cercano su Google Notizie in riferimento ad EXPO Milano 2015. Vi presentiamo la lista in ordine alfabetico lasciando a voi le riflessioni e i ragionamenti.


SPECIALE

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EXPO 2015

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PER APPROFONDIRE I temi per la Carta di Milano Il 7 febbraio, nell'Hangar Bicocca, oltre 500 esperti si sono riuniti per gettare le basi della Carta. Tanti i temi trattati: dimensioni dello sviluppo tra equità e sostenibilità, cultura del cibo, agricoltura, alimenti e salute, futuro sostenibile, città umana, smart e slow city e molto altro. Si è parlato anche di “Urban Food Policy Pact” (Patto dei Sindaci), un patto tra le metropoli di tutto il mondo che verrà firmato a sua volta ad ottobre, sempre orientato sulle politiche alimentari.

VeronaExpo presentata ufficialmente alla città Lo scorso 20 febbraio, quando Pantheon 57 era in distribuzione, nella sede della Diocesi di Verona, al Seminario Maggiore, è andata in scena la presentazione ufficiale alla città del progetto VeronaExpo. Matteo Scolari, presidente di VeronaExpo, assieme a Mons. Giancarlo Grandis e Luciano Corsi, portavoce dei soci fondatori, davanti ad una nutrita platea ha dato il via al roadshow di promozione dell'iniziativa VeronaExpo. «Abbiamo un'opportunità irrinunciabile» ha sottolineato Scolari, «perché con EXPO Milano 2015 tutti gli occhi saranno sull'Italia e sulle sue eccellenze. Il nostro territorio è una fucina di esempi e di unicità, VeronaExpo vuole essere il moltiplicatore di questa visibilità, il punto di incontro tra cittadini, professionisti, imprese ed istituzioni per dimostrare al mondo il valore di Verona». ATS VeronaExpo è difatti un'associazione temporanea di scopo che riunisce più di 30 enti, associazioni e organizzazioni economiche, rappresentanti di oltre 2000 imprese veronesi, con lo scopo di cogliere i vantaggi legati all’Esposizione Universale ed indirizzarli verso il nostro territorio, coordinando e veicolando progetti e azioni congiunte per la valorizzazione e promozione del territorio veronese. Si tratta di un’iniziativa, rivolta ad enti, istituzioni e al tessuto imprenditoriale ed è finalizzata a favorire e migliorare la capacità di valorizzazione delle risorse economiche e produttive del territorio per promuovere le eccellenze veronesi in tutto il mondo. «Abbattiamo il muro dell'individualismo e cerchiamo di stringere delle fondamentali sinergie orientate al benessere e al business per il nostro territorio. Si tratta di un passaggio sicuramente non facile, ma obbligato se vogliamo dare a Verona quel calibro internazionale che merita anche a partire dalle piccole realtà di impresa».

iComa presenta “Expo We Are”, UN brano DEDICATO AD EXPO 2015 Venerdì 6 marzo, nella Sala Convegni della Banca Popolare di Verona, Giacomo Biraghi, oggi responsabile media per EXPO 2015, è tornato a parlare di EXPO. Lo ha fatto in un'occasione molto particolare, la presentazione del videoclip “ExpoWeAre”, brano ufficiale per l'Esposizione Univerale e il concorso internazionale “Balla per ExpoWeAre”, i progetti realizzati da iComa in collaborazione con Attivist Srls. Dopo un lavoro preparatorio durato oltre un anno e dopo aver coinvolto molti giovani veronesi per la realizzazione del video, l’associazione iComa, acronimo di International Cultural Organization for Music and Arts, ha presentato al pubblico il videoclip nato per far conoscere i temi di Expo attraverso la musica nella splendida cornice di Verona. «La realizzazione del brano musicale e del relativo videoclip si inserisce all’interno delle attività previste da Verona's youth for Expo, un format creato dall’associazione per promuovere e diffondere i temi di Expo 2015 nella nostra città, ma anche per scatenare la curiosità e il dialogo sociale nei confronti dell’Esposizione Universale, in particolare tra i giovani e gli studenti attraverso le diverse forme di comunicazione proprie dei ragazzi: prime tra tutte, appunto, la musica» ha spiegato Riccardo Nucera, presidente di iComa. Il brano Expo We Are è stato scritto e composto su un'idea di Lorenzo Bello di Attivit, musicista e direttore dello Wan Sound Studio, e interpretata da Joel Ainoo e Samuel Bismarck Nyame, compositori e musicisti di origini ghanesi cresciuti a Verona. Samuel Nyame, in arte Jiggy, e Alison Medini sono le voci protagoniste del brano. Il videoclip è stato realizzato da Roll In Production Group sotto la regia e direzione artistica di Francesco Ferri. Altre informazioni sulle iniziative qui presentate su www.expoweare.com Per vedere il video “Expo We Are” potete fotografare con smartphone e tablet il CodiceQR di questa pagina. Il video è stato girato a Verona (contrariamente a quanto si legge su alcuni social networks) e ha totalizzato, al 18.03.2015 5.380 visualizzazioni su Youtube.


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TEDxVerona

il futuro sboccia oltre il muro Foto di: Mattia Cacciatori

Domenica 1 marzo il Palazzo della Gran Guardia si è animato di idee, aria nuova e futuro ospitando la seconda edizione di TEDxVerona. Dodici relatori, dodici voci diverse unite da un’unica convinzione: il futuro è oltre il muro.

Francesco Magagnino

di Giulia Zampieri

È

sempre difficile descrivere i cambiamenti, dare forma a ciò che profuma di novità e innovazione avendo come unici alleati parole che conosciamo già. Per momenti di intelligenza collettiva come è stato TEDxVerona, evento che ha animato la città scaligera domenica 1 marzo, forse servirebbero addirittura parole nuove, coniate appositamente per questa occasione. Per chi l’ha vissuta, e soprattutto per chi non c’era, parlarne e condividere questa esperienza rimane però un imperativo. Partiamo allora dai dati di fatto: TED (Technology Entertainment Design) è un’associazione no profit nata in California nel 1984 che, come recita il payoff, ha fatto delle “idee che meritano di essere diffuse” la propria missione. Da quando, qualche anno fa, l’associazione californiana ha deciso di concedere la licenza per la realizzazione di eventi TEDx (così ven-

gono chiamate le versioni locali degli eventi TED) in tutto il mondo, il fenomeno TED ha varcato i confini nazionali e internazionali per approdare, nel 2014, anche tra le mura di Verona, grazie a Francesco Magagnino, presidente di TEDxVerona, e a un team di appassionati e preziosissimi addetti ai lavori e volontari. «Questa seconda edizione» ci racconta Francesco, «ci ha lasciato con ancora più entusiasmo e gratificazione: l’evento è cresciuto molto, a partire dal favore di un pubblico di 700 persone, quasi triplicato rispetto a quello della scorsa edizione, che si è dimostrato partecipe, entusiasta e instancabile nel commentare e condivindere l’evento su tutti i nostri social». Dodici gli speaker d’eccezione che si sono avvicendati sul palco a partire dalle ore 10 per raccontare attraverso i linguaggi della musica, della nanochimica, dell’ar-

chitettura e della matematica, solo per citarne alcuni, l’eccellenza delle proprie idee. Dodici voci diversissime ma tutte concordi nell’affermare che è “Beyond the wall”, “Oltre il muro” (il tema scelto per questa edizione 2015, chiaro riferimento alle proverbiali parole di William Shakespeare che descriveva così la città scaligera: “Non c’è mondo oltre le mura di Verona”, ndr) che troveremo il futuro, e il cambiamento che porta rinnovamento e rinascita. «Con il successo di questa seconda edizione» prosegue Francesco «ci auguriamo che TEDxVerona possa diventare un appuntamento atteso da tutta la città, e un’occasione preziosa per creare rete, per aprirsi alla condivisione, all’innovazione e alla creatività. Non per ultimo, desideriamo dare risalto alla nostra città, oltrepassare le mura scaligere e far conoscere l’eccellenza veronese e italiana anche all’estero».


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GIOVANI & LAVORO E l’intento di creare un senso di comunità, di dare lustro alla città, e alle persone che la popolano si è percepito, chiaro più che mai, anche nei tanti simboli che hanno arricchito di significati e suggestioni la manifestazione. Le sedute realizzate per il loggiato della Gran Guardia, che nelle forme ricordavano le circoscrizioni del comune di Verona e le sue piazze, sono diventate per l’occasione il teatro ideale dove fare rete e accogliere lo scambio di idee e opinioni. La scenografia ha mostrato al pubblico in platea le proiezioni dei boccascena dei principali teatri di Verona, a ribadire che il muro non ostacola, ma si fa carico di infiniti significati diversi. Se non infiniti, almeno dodici. E come ultimo segno un bulbo, un narciso sbocciato agli inizi di marzo, dato in dono a tutti i parteci-

panti. Sul vaso la frase “Seed your ideas” (“Semina le tue idee”). É sempre difficile descrivere a parole i cambiamenti. A volte si percepiscono appena, altre volte si ha la fortuna di respirarli, viverli e condividerli. E magari si arriva anche a dar loro una forma e un profumo: l’imponenza delle mura scaligere, che dobbiamo imparare a oltrepassare per vedere più lontano, e il profumo di 700 narcisi, disseminati per la città.

Gli speaker

Andrea Battistoni, Geaorge Gabor Burt, Sergio Canavero, Carla Cico, Alessia De Biase, Francesco Fatone, David Alan Harvey, Adriana Musella, Vincenzo Palermo, Luca Prasso, Sofia Righetti, Sebastiano Scrofina. A breve saranno disponibili tutti i video dell’edizione 2015 di TEDxVerona. Per rimanere aggiornati: Sito ufficiale www.tedxverona.com Facebook/TedxVerona

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Il FabLab entra nelle scuole grazie alla colletta online

di Camilla Pisani

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Dopo Friuli e Trentino Alto Adige arriva anche nel nostro Veneto FabLab@scuola, progetto promosso dalla Fondazione Nord Est rivolto a studenti di istituti tecnici chiamati a reinventare i mestieri tradizionali alla luce di strumenti e tecnologie innovative. A Verona hanno aderito l’Itis Marconi e l’Ipsia Giorgi.

on è mai troppo presto per imparare un mestiere. E se un tempo era la bottega il luogo più adatto in cui “farsi le ossa”, oggi è sui banchi di scuola che i giovani si devono avviare alla cultura del lavoro, affiancando a lezioni di storia e geografia laboratori pratici dove apprendere le basi di una nuova manifattura, quella digitale. E a sostenerlo, prima ancora del mondo dell’istruzione, è proprio quello dell’impresa, che ha ormai preso coscienza dell’importanza che riveste l’innovazione in ogni attività, sia industriale che artigianale, ed è ora alla ricerca di giovani specializzati, prima di tutto, nei linguaggi della digitalizzazione. Nel nostro territorio questo cambio di prospettiva è già avvenuto. Tenuto a battesimo dalla Fondazione Nord Est, con il sostegno di Unicredit, il progetto FabLab@scuola (fablabascuola.it) nasce con l’intento di portare negli istituti scolastici di Friuli, Tren-

tino Alto Adige e adesso anche del Veneto, la cultura del “digital manufacturing”: l’artigianato che sfrutta la rete. Attraverso la creazione di FabLab, spazi a metà tra fabbriche e laboratori, all’interno delle scuole, si apre un ventaglio di nuove opportunità per gli studenti, in particolare per quelli che hanno scelto una formazione di tipo tecnico. Una decina di istituti ha già dato la propria disponibilità a ospitare i FabLab e uno di questi laboratori è nato anche a Verona, condiviso tra l’Itis Marconi e l’Ipsia Giorgi: dallo scorso dicembre lo spazio è aperto a tutti gli alunni e ai cittadini che vogliono sperimentare la fabbricazione di oggetti in digitale. Le tecnologie necessarie a mettere in moto menti e mani dei ragazzi, cioè stampanti 3D, laser cutter e software sofisticati, però, hanno un costo rilevante ed è impossibile, per la scuola, riuscire a finanziare l’acquisto di tutti gli strumenti. È per questo che Fondazione Nord

Est ha avviato, accanto all’apertura di queste fabbriche, anche un’iniziativa di crowdfunding a livello territoriale, una sorta di colletta online finalizzata a raccogliere fondi con questo obiettivo. Il crowdfunding rappresenta un modo per raccontare in maniera innovativa i progetti che i professori promuovono insieme ai loro studenti, aprendosi così alla città ma anche alle imprese che sono in cerca di nuove idee e che vogliono investire nei più giovani. Unicredit ha contribuito alla campagna di tutte le scuole del Nordest che al momento fanno parte di Fablab@scuola e, ad oggi, per Giorgi e Marconi sono stati raccolti 1.700 euro, con l’obiettivo di arrivare a 10mila entro maggio. «Non stiamo vivendo una semplice crisi, non aspettiamo una generica ripresa», ha spiegato Stefano Micelli, Direttore scientifico di Fondazione Nord Est, nel corso di un convegno organizzato a Verona, qualche settimana fa, per


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CROWDFUNDING

CREDITO & IMPRESE In principio fu la Statua della Libertà. Il monumento più celebre al mondo è stato realizzato grazie alla collaborazione degli stessi cittadini statunitensi. Donata dai francesi agli Stati Uniti nel 1884, la statua simbolo dell’America venne trasportata da una parte all’altra dell’oceano priva di piedistallo. In mancanza di fondi per costruirne il basamento, il giornalista Josepeh Pulitzer - che 30 anni più tardi istituì il famoso premio - ebbe l’idea di lanciare sul suo quotidiano, il New York World, una sottoscrizione pubblica a cui risposero migliaia di cittadini che, con meno di un dollaro a testa, ne raccolsero in pochi giorni un milione, la cifra necessaria per iniziare i lavori. Fu quello il primo esempio di civic crowdfunding che, letteralmente, significa finanziamento dalla folla, cioè un invito pubblico a contribuire economicamente alla realizzazione di un progetto, o un’opera, la cui utilità possa avere ampia ricaduta sociale. Lo stessa concetto è stato utilizzato anche da Barack Obama per finanziare la campagna elettorale del 2008. Il crowdfunding è oggi lo strumento più efficace per la ricerca di fondi privati e ha come parte integrante l’utilizzo della tecnologia, perché serve a garantire l’autorevolezza del progetto tramite il monitoraggio dei fondi raccolti - da dove provengono e come vengono impiegati - e l’aggiornamento sulle fasi di sviluppo dei lavori attraverso un sito web accessibile a tutti. Il 27 luglio 2013, con l’entrata in vigore del regolamento Consob per l’equity crowdfunding, l’Italia è diventato il primo paese europeo dotato di una normativa statale per la raccolta di fondi online. Forte di questo passo, il finanziamento dal basso trova spazio anche nelle scuole e Verona è tra le province italiane a sfruttarlo meglio. Il FabLab Giorgi-Marconi, infatti, non è l’unico esempio: anche l’Accademia di Belle Arti ha dato il via ad una campagna di crowdfunding per la ristrutturazione della sede principale, Palazzo Montanari.

sostenere il progetto Giorgi-Marconi, «le grandi trasformazioni in atto contengono grandi opportunità, un nuovo modo di produrre e pensare che contamina la manifattura tradizionale. La terza rivoluzione industriale non arriva con un manuale di istruzioni, occorre costruire, provare, sperimentare, sporcarsi le mani. Fin dalla scuola». Un esempio di quello che può fare un “artigiano digitale”? «Utilizzare una stampante per cioccolata». Con lo stesso principio della stampante 3D, anziché ottenere oggetti di nylon o gomma o ancora, come avviene con le macchine più evolute, modellati nella resina, si può produrre anche un bon bon a tutto tondo. «C’è una siringa che contiene il cioccolato il quale, a contatto con l’estrusore della stampante,

si scioglie e dà forma al cioccolatino», spiegano Ludovico Allega e Pasquale Maulucci, studenti dell’istituto professionale Giorgi, e Isuru Chamathi Vidanarachchi, iscritto al tecnico Marconi, che ogni pomeriggio, al termine delle lezioni, frequentano il GM Lab. «Noi del Giorgi abbiamo assemblato la macchina che è stata progettata, nella parte software, dagli allievi del Marconi», aggiunge Marco Morosin. E il bello è che i ragazzi affollano spontaneamente questa “officina del futuro” che ha visto la luce al Giorgi su input della dirigente Mariapaola Ceccato la quale, reggente anche del Marconi, ha chiamato a parteciparvi anche gli studenti del tecnico. Ma la speranza è ospitare i “colleghi” di tutte le scuole veronesi e, perché

no, che GM Lab possa diventare un’azienda. «L’idea sarebbe quella di creare una start up», spiega Agazio Geracitano, uno dei docenti che coordina l’attività. «Magari con le vesti della cooperativa sociale per coinvolgere anche i ragazzi autistici, con le due scuole che facciano da incubatore d’impresa fornendo, all’inizio, gli spazi e i macchinari», per realizzare non più prototipi ma prodotti e gadget commissionati da aziende ed enti fieristici. E intanto gli studenti lanciano un crowdfunding, un finanziamento collettivo, sul web per raccogliere i diecimila euro necessari a implementare il laboratorio con fresa a controllo numerico, macchine per taglio laser e plotter per il taglio del vinile.

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PERSONAGGIO Un viso scavato dalla sofferenza e un’inconfondibile erre moscia.

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Il giornalismo secondo me © Giornalettismo -Domenico Quirico durante la serata di Rete Prospettiva Famiglia (foto di dx), e nel giorno della liberazione (foto di sx)

Il dolore, la condivisione, la commozione e il viaggio. Domenico Quirico, uscito da poco in edicola con “Il Grande Califfato”, racconta la sua storia di uomo e di inviato di guerra. Organizzato da Rete Prospettiva Famiglia, l’incontro formativo del mese di febbraio per studenti, docenti e genitori ha registrato un boom di presenze. di Giovanni Melotti

febbraio 2015, ITES Aldo Pasoli, sala gremita, ospite speciale: Domenico Quirico. Reporter di guerra per il quotidiano “la Stampa” è apparso nell’aprile di due anni fa, sulle principali testate nazionali e in tutti i notiziari, per i suoi 150 giorni di sequestro in terra di Siria. Una persona fuori dal comune, un viaggiatore. Racconta il dolore delle persone, vivendolo sulla propria pelle. Rapito in Siria ma prima ancora in Libia. Ha compiuto «la tratta della morte», dalle coste africane a quelle italiane, stipato in un barcone assieme a centinaia di extracomunitari. Per questo e per molto altro, non occorre commentare gli interventi del suo discorso, che ha lasciato senza parole le centinaia di presenti alla serata. Ve ne riportiamo una sintesi, tutta d’un

fiato. Non c’è bisogno di aggiungere altro. «Il giornalismo è il racconto della sofferenza dell’uomo. L’unico modo che mi autorizza a raccontarla è passarci attraverso in prima persona. Stare male, soffrire con i soggetti delle mie storie è il rapporto obbligatorio che devo mettere in atto per dare un’informazione etica. Posso dire che l’inizio della mia carriera è datato 1994, anno dello sterminio del Ruanda. Quasi un milione di morti. È cominciato lì e mi ha cambiato la vita prima come uomo e poi come giornalista. Quando sono arrivato nei luoghi dell’ecatombe, ho capito di essere arrivato tardi. Ho avuto un modo orrendamente sbagliato di lavorare, perché ho raccontato solamente il dopo-genocidio. Non ho condiviso il dolore e la sofferenza di quelle persone. La condivisione, parola fonda-

mentale per noi giornalisti, proprio perché la mancanza di testimonianza impedisce di capire. E a questo proposito, credo che l’immagine più straordinaria del mio lavoro sia stata scattata durante la guerra di Cipro da una persona che fa un’altra professione. Un fotografo appunto. Entrato in una casa ha trovato davanti ai suoi occhi una scena terribile. Una giovane ragazza a terra, senza vita, in un mare di sangue e lacrime. Queste ultime erano dei genitori che vegliavano in piedi accanto a lei. “Ho scattato una fotografia e mi sono messo a piangere”, disse. Questo è il giornalismo! Il senso unico, definitivo e non modificabile di questo mestiere, sta in quelle due azioni: la condivisione e la commozione. Oggi ci vogliono far credere che l’informazione si trovi in Internet, che viaggi dai social network agli smartphone. Che sia sempre online, sempre aggiornabile e sempre modificabile. Non è così, non credeteci. Mi piace sempre dire invece, che il mio lavoro, in fondo, è quello del viaggiatore. Io vengo pagato per viaggiare». «Esistono due tipi di persone che girano il mondo. I Phileas Fogg de “Il giro del mondo in 80 giorni” e gli Ulisse. Ai primi non interessano le storie e le persone che incon-


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Un viso scavato dalla sofferenza e un’inconfondibile erre moscia.

“Il racconto giornalistico è l’equivalente di gettarsi in un pozzo. Io mi tuffo e cerco di arrivare più in fondo possibile, fino quasi a non respirare. Poi risalgo e porto con me tutto quello che posso: detriti, alghe, rifiuti, acqua. Non potrei mai raccontare cosa c’è dentro il pozzo, guardandolo dall’orlo. Oggi ci vogliono far credere che l’informazione si trovi in Internet, che viaggi dai social network agli smartphone. Che sia sempre online, sempre aggiornabile e sempre modificabile. Non è così, non credeteci”. Domenico Quirico trano, tornano uguali a prima. Io faccio parte dei secondi. Il viaggio mi deve assolutamente cambiare, ho bisogno di farmi trasformare dalla gente, dallo spazio, dal tempo e dalle storie che andrò poi a raccontare su pagine di giornale. Se non torno cambiato, non ho capito niente del mio lavoro. Ogni persona che incontro diventa parte di me. E così è stato anche in Siria. Quando i miei rapitori, dopo mesi di sequestro mi dissero “sei libero”, ho pensato

che fossero loro i veri prigionieri. Del loro Paese e della loro situazione. Perché io me ne andavo via e loro rimanevano là. L’esperienza del rapimento mi ha insegnato a ritenere fondamentale una serie di cose semplici, che per tutte le persone conosciute nei miei viaggi sono pressoché impensabili. Dormire, bere acqua dal rubinetto, premere un interruttore della luce. Ero addirittura ossessionato dalla possibilità di aprire una porta e ancor di più dal poter uscire

Il grande califfato di Domenico Quirico Un viaggio attraverso i luoghi in cui si sta manifestando il Grande Califfato

di casa e decidere liberamente se andare a destra o a sinistra senza che nessuno, con un kalashnikov in mano, mi dicesse “No, di lì non puoi andare”. In gran parte del nostro pianeta, la differenza tra “uomo” e “cosa”, sta nell’avere un kalashnikov. A un’ora di aereo da noi, il mondo è un altro, credetemi». «Ora… Se qualcuno ha qualche domanda da fare credo sarebbe molto più interessante che ascoltare queste mie inutili chiacchiere».

PRIMAVERA ESTATE e CERIMONIA


In tre mesi potrò stringere amicizia con molte persone, utilizzare i social media in modo professionale, programmare e gestire eventi su tutto il territorio. Expo 2015, 20 milioni di persone che verranno in Italia da tutto il mondo.

EXPO2015: 20 Milioni di persone da 147 nazioni, ospiti del Paese Italia e delle sue eccellenze

VOLONTARIO per VERONAEXPO 3 mesi di esperienza per aprirti le porte al mondo Cosa significa diventare volontario per VeronaExpo? Diventare un Volontario significa mettere a disposizione 3 mesi del proprio tempo, in una delle 3 sessioni proposte, per fare una grande esperienza, con uno straordinario gruppo di amici, partecipando attivamente all’organizzazione e gestione di eventi nella nostra città in vista della prossima esposizione universale (1 maggio – 31 ottobre 2015). Vantaggi per i volontari? • Accrescere le proprie competenze formative e professionali attraverso la conoscenza e la partecipazione ad eventi di natura culturale ma anche imprenditoriale; • Favorire l’accesso al mondo del lavoro; • Conoscere strumenti social media per comunicare in modo professionale ed innovativo PERIODO:

prima sessione: marzo - maggio 2015 seconda sessione: giugno - agosto terza sessione: settembre - novembre

Si rivolge a Giovani diplomati, laureandi o laureati di età compresa tra i 18 e i 35 anni

Se vu o i essere par te attiva dell'Esp o sizio ne Universale contatta s ub ito i n o stri uffici per un colloquio

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ULTIMI POSTI!


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Dal 22 al 25 marzo va in scena un'edizione storica di Vinitaly. La rassegna dedicata al vino italiano, in crescita assieme al suo settore di riferimento, anticipa quest'anno il padiglione EXPO “Vino a Taste of Italy” organizzato all'interno dell'Esposizione Universale dal team di Vinitaly. Primo piano anche al biologico.

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randi eventi, degustazioni, tanti produttori e operatori del settore. Un’area espositiva sempre in aumento e un’offerta che abbraccia sempre più anche nuovi settori del mondo vitivinicolo. C’è tutto questo nell’edizione numero 49 di Vinitaly, la rassegna più attesa di Veronafiere in scena dal 22 al 25 marzo. Oltre ad essere l’ultima edizione prima del cinquantesimo anniversario, la kermesse 2015 va segnalata anche per tutta un’altra serie di iniziative con i suoi ben 3889 espositori presenti. Colpisce l’attenzione crescente al prodotto biologico. In un momento in cui la qualità del vino italiano sta diventando prerogativa irrinunciabile per mantenere alta la credibilità sul mercato dagli assalti stranieri, anche grandi marchi storici di grandi gruppi, oltre a piccole realtà specializzate, stanno aprendo le produzioni anche al biologico. “VinitalyBio” (Padiglione 11), realizzato in collaborazione con FederBio, sarà dedicato proprio a questo. L’Italia, con le sue oltre 45mila aziende vitivinicole biologiche è leader in Europa per il settore, il che significa oltre 44mila ettari di superficie vitata biologica in Italia, ma con più di 23.700 ettari di superficie “in conversione”, per un totale che supera i 67.900 ettari, il 18,5% in più sul 2012. Leggerete anche sulle prossime pagine di realtà veronesi che hanno investito sulla qualità biologica. Ma la novità più grande è la presentazione di “Vino a taste of Italy”, il padiglione dedicato al prodotto vitivinicolo italiano al prossimo EXPO Milano 2015, realizzato proprio dall’entourage di Vinitaly. Creato in collaborazione con il Ministero delle Politiche Agricole, al suo interno i visitatori potranno scoprire il vino in tutta la sua tradizione. Al piano terra un corridoio arredato con affreschi ed elementi scultorei, al piano interrato un ambiente che assomiglierà alle cantine di un tempo. Al primo piano lo spazio riservato alla conoscenza e alla degustazione dei vini, che sarà coadiuvata sia da sommelier esperti che da una app dedicata. Per consentire inoltre una tecnologizzazione della degustazione, l’area sarà allestita con dei wine dispenser automatici ai quali si potrà accedere per la degustazione. Da non perdere anche la Biblioteca del Vino, dove saranno esposte bottiglie da tutta Italia in un ipotetico viaggio nell’eccellenza vitivinicola del nostro Paese. M AP PA D E L Q UA RT I E RE V I NI TA LY 2015 G

- Centrocongressi / Congress Centre Arena - Sale / Rooms: Bellini, Puccini, Rossini

- Bistrot Enolitech

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INGRESSO/ENTRANCE GIULIETTA E ROMEO

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E - Bistrot Enolitech - Sale degustazioni Pad. 10 Tasting Rooms Hall 10: INGRESSO/ENTRANCE A, B, C, AIS LOUNGE GIULIETTA E ROMEO

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- Centrocongressi / Congress Centre Arena - Sale / Rooms: Bellini, Puccini, Rossini

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BASILICATA MOLISE SARDEGNA UMBRIA VENETO

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INGRESSO/ENTRANCE RE TEODORICO

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- Sale degustazioni Pad. 10 Tasting Rooms VI VIHall T 10: A, B, C, AIS LOUNGE

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CENTROSERVIZI DEI SIGNORI

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INGRESSO/ENTRANCE RE TEODORICO - Vinitaly Tasting - The Doctor Wine Selection - Self Service d’ Autore

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PUGLIA ABRUZZO VALLE D’AOSTA 11 LIGURIA

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CENTROSERVIZI DEI SIGNORI

VINITALYBIO

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VININTERNATIONAL - Vinitaly Tasting - The Doctor Wine Selection - Sala degustazione / Tasting room - Self Service d’ Autore

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ENTRANCE A2

- Area Self Tasting - Taste of coffee Sala degustazione - -Ristorante Goloso / Tasting Room Argento - Sala / Room Mantegna - Sala / Room Polivalente - Agorà Cookingshow

CENTROSERVIZI “BRA”

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- Area Stampa Tecnica / Wine Press Hall - Sala Stampa / Press Center - Vinitaly Boutique

CENTROSERVIZI “ARENA”

MARCHE ALTO ADIGE

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FRIULI VENEZIA GIULIA

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MARCHE BASILICATA MOLISE SARDEGNA UMBRIA VENETO

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VINITALYBIO - Area Self Tasting - Taste of coffee VININTERNATIONAL - Ristorante Goloso - SalaMantegna degustazione / Tasting room - Sala / Room - Sala / Room Polivalente - Agorà Cookingshow

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CENTROSERVIZI “BRA”

ABRUZZO VALLE D’AOSTA LIGURIA

- Area Stampa Tecnica / Wine Press Hall - Sala Stampa / Press Center - Vinitaly Boutique

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CENTROSERVIZI “CASTELVECCHIO”

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FRIULI LOMBARDIA VENEZIA GIULIA A2 A1 PALAEXPOVENETO ALTO ADIGE

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TRENTINO

TRENTINO2 EMILIA 3 ROMAGNA

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- Vip Lounge - Blogger Area - Area Stampa Tecnica / Wine Press Hall - International Buyers’ Lounge

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Desk Convegni

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EMILIA LAZIO INGRESSO/ENTRANCE ROMAGNA IRPINIA

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- Area Stampa Tecnica / Wine Press Hall - International Buyers’ Lounge

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SAN ZENO SOL & AGRIFOOD

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PALAZZO UFFICI

Desk Convegni

ENTRANCE A1

- Ristorante d’ Autore - SaleINGRESSO/ENTRANCE Degustazioni Palaexpo / Tasting Rooms Palaexpo: Iris, Tulipano, Orchidea - Centrocongressi / Congress Centre Europa CANGRANDE - Sale / Rooms: Salieri, Vivaldi, Respighi, Mozart, Auditorium Verdi

ENTRANCE A1 - Ristorante d’ Autore - Sale Degustazioni Palaexpo / Tasting Rooms Palaexpo: Iris, Tulipano, Orchidea - Centrocongressi / Congress Centre Europa - Sale / Rooms: Salieri, Vivaldi, Respighi, Mozart, Auditorium Verdi

ENTRANCE A2 - Sala degustazione / Tasting Room Argento

SERVIZI VINITALY

SERVIZI VERONAFIERE

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Nei nostri wine shop un grande panorama di vini per la vendita diretta dal vino sfuso alle bottiglie di prestigio

Cantina di Colognola ai Colli Cantine dei Colli Berici www.collisgroup.it COLOGNOLA AI COLLI (VR) Via Montanara 5 – LONIGO (VI) Viale Vicenza 29 – SAN BONIFACIO (VR) Via Chiavichetta 92 – BARBARANO VICENTINO (VI) Via Ca’ Dolfina 40 – MERLARA (PD) Via Bindola 593 – DESENZANO DEL GARDA (BS) Via Unità d’Italia 124 – MONTICHIARI (BS) Via Ghedi 49 – CAZZAGO S.MARTINO (BS) Via Padana Superiore 7 – CONCESIO (BS) Via Europa 246/D – MARTINENGO (BG) Via Trieste 48 – CASNIGO (BG) Via Serio 68 – COSTA VOLPINO (BG) Via Nazionale 277 – LODI (LO) Via Martin Luther King 5 – SETTALA (MI) Via Grandi 2 – LIMBIATE (MB) Corso Como 3 – VERCELLI (VC) Via Torino 54 – ARCORE (MB) Via Alfonso Casati 169 – VIGEVANO (PV) Corso Novara 215/A – ROMA (RM) Via Portuense 851 – VENARIA REALE (TO) Via Druento 140 – GAGLIANICO (BI) Via Camillo Cavour 3 – SALSOMAGGIORE TERME (PR) Via Parma 35 Sede: MONTEFORTE D’ALPONE (VR) VIA CAPPUCCINI 6 – TEL 0456108222 FAX 045 6170161 info@collisgroup.it


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INTRAPRENDENZA FEMMINILE

Donne del vino Quando la bottiglia è rosa di Miryam Scandola

Una donna non è mai soltanto una donna. Lo diceva qualche scrittore e, forse, a guardare l’intraprendenza tenace di Alessandra Boscaini, di Claudia e Giulia Benazzoli ci si inizia a credere per davvero.

Claudia e Alessandra Benazzoli

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anno storie diverse, Giulia, Claudia e Alessandra, ma la stessa voce innamorata quando parlano del piacere di avere la vita scandita dai tempi lenti delle viti. Abbiamo sentito queste “signore del vino” per delineare i tratti e i lineamenti dell’imprenditoria al femminile tra le vigne veronesi. Claudia e Giulia Benazzoli sono giovani e sorelle. Nel mondo dei vigneti ci sono nate, e da quando sono entrate nell’azienda di famiglia a Pastrengo, al loro attivo hanno già un oro vinto a Cannes nel 2010 per il loro Chiaretto Spumante e due medaglie d’oro per il Bardolino Chiaretto Spumante e il Bardolino Chiaretto nel 2013. Come vi siete avvicinate al mondo dei vigneti? In maniera semplice. Una questione di Dna, credo, non abbiamo neppure dovuto pensarci. Siamo

alla quarta generazione che si occupa del vino dei nostri vigneti. Siamo entrate in azienda nel 2009, io sono laureata in Tecnologie Viticole e Enologiche mentre mia sorella Giulia è diplomata in Agraria. Qual è stato il vostro apporto all’azienda in quanto donne e giovani imprenditrici? Abbiamo proposto una linea di imbottigliati per Bardolino e Chiaretto ed è stata una grande novità visto che la nostra azienda ha sempre proposto solo vini sfusi. Abbiamo partecipato più per scherzo che per altro al concorso mondiale dei Rosati che si tiene in Francia, e alla fine abbiamo portato a casa un oro. Attualmente ci stiamo occupando anche dell’immagine aziendale, per mettere in luce anche la bellezza estetica della bottiglia e del vino con un attento packaging. Qual’è il vostro vino più ‘femminile’? Sicuramente il Chiaretto Spumante. È un vino che si beve facilmente molto delicato ma tutt’altro che semplice, come le migliori donne. La vostra giornata? Non ci si annoia mai, Quando si inizia non si sa precisamene cosa si andrà a fare. L’unica cosa certa è che sarà scandita dal vino, dai

suoi tempi. I nostri genitori volevano che fossimo libere di scegliere, ma io e Giulia non ci saremmo mai immaginate a fare altro. Cosa pensate di eventi come Vinitaly? Che ci si deve essere, semplicemente! Quando si parla con Alessandra Boscaini si sente subito che il vino è il suo amore, il primo. Non per niente lei, con la sua passione, rappresenta la settima generazione della famiglia proprietaria di Masi, l’azienda vitivinicola che produce vini dal 1700 e che oggi è leader mondiale nella produzione dell’Amarone. Donne e vino, accoppiata vincente? Il mondo del vino è piuttosto congeniale alla femminilità perché non è un business fatto di numeri con un approccio freddo e meccanico, ma un tipo di imprenditoria che porta ad assecondare i ritmi della natura e a rispettare i tempi necessari per assaporare e godere un prodotto come questo. Lei come imprenditrice e come donna cosa si sente di aver aggiunto in azienda? Come una donna lo è nella famiglia, posso dire che nell’azien-


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da sono colei che fa sì che ci sia scambio oltre che dialogo tra i vari comparti aziendali. I miei ruoli sono organizzativi e trasversali. Come una “mamma” tiene uniti i figli così io tengo aperti i vari comparti dell’azienda. Alla fine è compito delle donne quello di tenere unite le cose. Com’è la sua giornata come responsabile delle vendite di un’azienda che vende in 94 Paesi? Una giornata piena di tantissime cose da fare! Vivo molto vicino all’azienda con mio figlio e i miei animali domestici. Una volta sistemati quelli, vado in ufficio e mi divido tra le riunioni. Ma non si può fare tutto e con il tempo l’ho imparato, iniziando a delegare. Tra gli impegni del vino trova anche il tempo per l’arte... L’arte per me è un’eredità familiare un po’ come il vino. Credo di aver ereditato questo aspetto da mia madre che dipinge da sem-

pre ma non posso certo definirmi un’esperta. Le aziende oggi sono tra le poche realtà che hanno i mezzi per sostenere gli artisti. Per questo oltre al Premio Masi abbiamo promosso il progetto Amarone Contemporary Art che ha visto un importante artista svedese reinterpretare l’etichetta dell’Amarone Costasera. Il ricavato della vendita è stato devoluto per sostenere la formazione di un giovane artista dello studio Berengo. Se le chiedo il nome del vino più ‘femminile’ della vostra cantina? Il Campofiorin, il vino che ha inventato mio nonno. Lo posso definire femminile perché è un vino versatile che combina la facile resa con una struttura e con una complessità importanti. Ritrovo la sua femminilità nell’essere cordiale, accogliente e multitasking! L’azienda Masi come vive l’appuntamento con il Vinitaly? E

Alessandra Boscaini

con l’Expo ? Il Vinitaly per noi è un momento sempre molto importante. Abbiamo qualche novità da presentare legata alla conversione in biologico dei nostri vigneti in Argentina. Per quanto riguarda l’Expo, è un’occasione unica, una vetrina da sfruttare assolutamente.

Azienda Agricola ScriAni Via Ponte Scrivan, 7 - 37022 Fumane (VR) Tel: 045.6839251 - Fax: 045.6801071


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ACCOGLIENZA & TURISMO

La nuova frontiera del turismo racchiusa in un bicchiere di Giorgia Castagna

La popolarità dell’enoturismo sembra essere in costante aumento e gli esperti ritengono che il movimento del turismo del vino operi soltanto al 20% del proprio potenziale. I fattori che contribuirebbero maggiormente all’espansione di tale movimento sono duplici.

Bernardo Pasquali

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a un lato il forte interesse per il mondo del bio e più in particolare per il fenomeno del “vino biologico”. Dall’altro il desiderio da parte dei wine lover di scoprire le differenze della degustazione direttamente dalla fonte, scoprendo tradizioni e culturae legate alla produzione di vino e alla vita di campagna. Da qui l’espansione dell’enoturismo, aiutata da associazioni come le “Strade del vino”, da itinerari specifici in regioni vinicole, nonché da eventi annuali come “Cantine aperte”, l’immancabile “Vinitaly” e le tante iniziative più locali. Anche se rivolto principalmente al vino, l’enoturismo consente ai turisti di scoprire le aree rurali e la loro natura, as-

saggiare altri prodotti agricoli tipici di quella zona e lasciarsi deliziare da una serie di cibi e cucine regionali. A sorprendere tanti è proprio il target di questi enoturisti, per la maggior parte giovani, benestanti e meglio istruiti dei non-enoturisti. Questi sono fondamentalmente motivati dal desiderio di ritrovare esperienze uniche, che consolidano i vantaggi di dedicarsi ai singoli elementi culturali e ambientali di una destinazione. Per parlare nel dettaglio di enoturismo ci siamo rivolti a Bernardo Pasquali, autorevole giornalista ed esperto del mondo dell’enologia. Dott. Pasquali, ritiene che le cantine veronesi siano pronte a ricevere un pubblico più ampio di eno-turisti? Il forte appeal del vino veronese negli ultimi 10 anni e in particolare dell’Amarone e di tutta la Valpolicella, ha incrementato il flusso di turismo verso le cantine. Le prime che hanno elaborato progetti di accoglienza complessi sono state anche le più blasonate e organizzate: come non ricordare quanto hanno fatto Sandro Boscaini e Marilisa Allegrini sul versante dell’organizzazione dell’accoglienza. Ma vorrei anche ricordare le performances sempre più importanti di Tenuta Sant’Antonio nella zona di Mezzane. Ci sono realtà che stanno nascendo e pensano la can-

tina con un approccio già orientato all’accoglienza, con sale di degustazione e possibilità di pernottamento in location bellissime. Il compito spetterà ai produttori, soprattutto a quelli giovani. Vino, turismo ed EXPO: promosso o bocciato? Penso che non sia stato preparato a dovere e purtroppo, le forti divisioni che esistono tra i vari produttori veronesi non hanno certo aiutato a creare progetti lungimiranti in una visione più coordinata del territorio. C’è anche da dire che il padiglione Italia sarà “colonizzato” dalle grandi realtà produttive che certo non daranno molto spazio alle piccole realtà di vignaioli che saprebbero raccontare come nessuno la vera Italia del vino. Questo certo non ha agevolato le aziende ad investire anche in una politica di sviluppo territoriale dell’accoglienza per Expo. Verona rimane comunque uno snodo importante tra Milano e Venezia e chiunque sarà in grado di intercettare quei flussi di visitatori otterrà grandi benefici. Credo che la genialità e l’intraprendenza dei produttori e degli imprenditori veronesi e veneti saprà offrire chances e opportunità che magari ancora adesso non siamo in grado di valutare. Quali sono i punti forza del nostro


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territorio in questo settore? Verona è una meta che, non a caso, è salita nelle prime posizioni del turismo nazionale. Il vino in tutto questo ha avuto un ruolo importante con un futuro sempre più determinante. L’economia veronese in tempo di crisi ha dimostrato il vero senso del Belpaese. Se sappiamo valorizzare le nostre risorse territoriali possiamo dare una svolta all’empasse economico e sociale. Verona è storia, architettura, prodotti tipici di alta qualità, paesaggio, natura, mistero, lei non delude mai il visitatore perché offre un carnet di proposte ricchissimo.

Dati e numeri della viticoltura biologica nel Belpaese sono in costante aumento, con sempre più aziende che puntano sul bio. A cosa è dovuto questo passaggio? Ricordo che una decina di anni fa alla domanda “ma lei fa vino bio?” il produttore guardava stranito ed era pronto a rispondere “non esiste il bio”! Oggi tanti di quei produttori hanno capito che produrre bio può essere un vantaggio e nel frattempo hanno attivato le conversioni dei propri vigneti. Molti lo hanno fatto per una convenienza di mercato internazionale che guarda al bio con un occhio di riguardo. Altri hanno deciso che

forse l’impoverimento delle campagne è anche dovuto a trattamenti e conduzioni agronomiche per tanti anni poco responsabili e attente alla salute dell’uomo. E lei cosa ne pensa? Io difendo la scelta bio e spero siano sempre di più coloro che la scelgono. Ma se biologico è una frontiera molto interessante, non dimentichiamo anche tutti gli sforzi dei produttori per ridurre sempre di più la presenza di solfiti in bottiglia e per ridare naturalezza al vino. È un settore che sta andando verso una logica più salutistica. Questo passaggio sarà epocale per il mondo del vino e va verso un consumatore molto più attento che sta conoscendo l’affermarsi sempre più forte di intolleranze, allergie... Anche il vino entra a far parte di quella categoria di alimenti chiamati free from che oggi, sempre di più, stanno conquistando il mercato.

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Buon compleanno Cooperativa WeForGreen! A due anni dalla nascita, WeForGreen traccia un bilancio sui propri risultati

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due anni dalla nascita, il progetto di energia condivisa proposto dalla Cooperativa Energia Verde WeForGreen e promosso da ForGreen, ha raggiunto importanti obiettivi: 131 persone coinvolte e 93 famiglie che da quest’anno non pagano più la bolletta dell’energia. Ma facciamo il punto con il Gabriele Nicolis, presidente di WeForGreen e direttore marketing di ForGreen, il partner che ha promosso il progetto. «Questa iniziativa è partita da Verona sulla scia del successo che è stato ottenuto grazie ad Energyland nel 2011. Dopo le 86 famiglie coinvolte con Energyland, infatti, Verona crede ancora nei progetti di energia condivisa e proprio 35 delle 93 famiglie di WeForGreen arrivano dal nostro territorio». Verona è la capitale di due importanti progetti nazionali sull’energia condivisa, Energyland e WeForGreen. A che punto è quest’ultima iniziativa? Stiamo raggiungendo progressivamente gli obiettivi che ci siamo posti all’inizio della campagna di adesione soci. Dal primo

gennaio 93 famiglie producono energia con un impianto fotovoltaico condiviso e queste stesse famiglie non stanno più pagando le bollette. Quali regioni sono coinvolte del progetto? Ad oggi i nostri soci provengono da 13 regioni italiane, la risposta è molto positiva verso questo modello, che abbiamo sviluppato come ForGreen, ispirandoci ai casi virtuosi europei. Il coinvolgimento di diverse regioni è stato sostenuto anche da un grande interesse dei giornali: oltre 50 testate infatti hanno ripreso in questi mesi la nostra iniziativa, raccontandola ai propri lettori. Ma quali sono i fattori di maggior vantaggio per una famiglia che aderisce a WeForGreen? WeForGreen ha l’obiettivo di tagliare i costi dell’energia delle famiglie. Questo è possibile grazie a cinque fattori chiave che promuoviamo attraverso la cooperativa. In primis l’adesione alla Cooperativa stessa consente di aver ripagato buona parte della propria bolletta. In seconda battuta abbiamo ottenuto per i nostri soci una tariffa energe-

tica molto conveniente, grazie all’accordo con Trenta Spa. Poi stiamo lavorando per aiutare i soci ad avere grande consapevolezza su come utilizzare l’energia delle fasce di consumo più convenienti, su come monitorare i propri consumi e sulle azioni utili per ridurre i consumi. Il tutto può portare ad un risparmio annuo molto importante ed è per questo un investimento redditizio per il bilancio famigliare. Quale potrebbe essere un messaggio per aiutare a convincere nuovi soci ad aderire? Rispondo con le parole dei nostri soci. L’abbiamo fatto perché volevamo contribuire al rispetto dell’ambiente, investendo in un progetto sulle rinnovabili che porta dei vantaggi immediati per le nostre famiglie, in più …lo facciamo assieme ad altre persone con cui possiamo condividere questa bellissima esperienza di produrre l’energia pulita. Come possono aderire nuovi soci? Basta collegarsi al sito della cooperativa www.weforgreen.it, oppure contattare il numero verde 800 999 211 per richiedere informazioni.


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AGROALIMENTARE

L’anno più difficile per l’olio d’oliva italiano di Matteo Bellamoli

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Dopo la scarsissima raccolta 2014, è alto il rischio che il prodotto Made in Italy venga svilito da produzioni estere vendute come italiane. Il consumatore può però tutelarsi conoscendo e leggendo l’etichetta.

utelare il Made in Italy. Passa da questo semplice (o complesso) passaggio la possibilità di chiudere l’anno di EXPO con una crescita dell’esportazione e della vendita di prodotti italiani. Per certi settori merceologici la questione sembra più semplice, per altri abbastanza complessa. Uno di questi ultimi è il settore olivicolo e oleario. La raccolta 2014 è stata molto bassa, le piante hanno sofferto una stagione molto piovosa e molti appezzamenti, anzi moltissimi, sono rimasti vittime della mosca olearia. Risultato: i produttori hanno potuto conferire molto meno rispetto alle medie degli ultimi anni ai frantoi, la produzione di olio nuovo è calata molto al di sotto delle aspettative (-37% rispetto al 2013) e di conseguenza l’olio italiano distribuito nel 2015 su raccolta 2014 rischia di diventare raro. Questo implica due conseguenze. Da una parte l’aumento del costo.

Secondo una ricerca approfondita pubblicata da Repubblica, si sono toccate, in fase di raccolta, punte di 4,4€ al chilo, valori superiori di quasi il 50% rispetto ai livelli del 2013. «Se dovessimo tarare il prezzo in base alla disponibilità di mercato» ha sottolineato Daniele Salvagno, presidente di Federdop e responsabile dei Frantoi Redoro, «vuol dire che le bottiglie di olio DOP (Di Origine Protetta, ndr) salirebbero anche a 9 o 10 euro alla bottiglia. Si tratta di un passaggio che è inaccettabile per il consumatore, che per lo stesso prodotto spendeva 6 o 7 euro. Il rincaro è fuori dal normale» L’altra conseguenza è quella dell’esaurimento del prodotto in breve termine e della compensazione, per garantire il prodotto sulle tavole dei consumatori, con un aumento fino al 45% di olio importato. La produzione italiana, in anni di raccolta regolare, non può soddisfare il consumo pro capite di olio, immaginiamoci quindi cosa può succedere di qui ai prossimi mesi. «Il rischio concreto» ha ribadito Salvagno, «è quello che tra le corsie dei supermercati e sulle nostre tavole, arrivino dei prodotti che riportano in etichetta informazioni fuorvianti sfruttando falsi marchi italiani». Il presidente di Coldiretti, in un’intervista di qualche tempo fa ha sottolineato che «se saranno mantenuti i trend registrati si potrebbe-

ro registrare massimi storici di olio di oliva straniero con valori pari al doppio di quello nazionale». Sulla qualità dell’olio d’oliva italiano possiamo essere tranquilli, dato che sono innumerevoli i controlli e gli accertamenti, come in nessun altro Paese europeo. Lo dimostra anche l’attività dell’AIPO (Associazione Interregionale Produttori Olivicoli), la più importante realtà associativa di Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia con oltre 6000 imprese associate produttrici di olio extravergine di oliva. Questa associazione, con base a Verona, effettua controlli sia sulle materie prime che sui prodotti finiti, in un laboratorio interno attrezzato con strumenti d’avanguardia. Oltre a questo, AIPO redige circa 50 bollettini annui con tutte le indicazioni tecniche agronomiche e fitosanitarie che vengono inviati agli associati per garantire una produzione di quantità e di qualità. «Purtroppo non sempre il produttore segue le nostre linee guida» ha affermato Enzo Gambin, direttore AIPO. «Lo scorso anno avevamo raccomandato già da maggio dei trattamenti contro la tignola (un insetto che rappresenta un pericolo in olivicoltura, ndr) che avevano anche finalità di diminuzione delle popolazioni di ditteri, ovvero la mosca. A luglio abbiamo poi inserito in bollettino specifici trattamenti contro la mo-


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sca olearia. Chi ci ha seguito ha salvato la produzione, chi non ci ha seguito ha perduto tutto. Possiamo affermare che il 60%-70% della mancata produzione 2014 è da imputare ad una negligenza produttiva». Ma per non ripetere gli stessi errori, AIPO ha già stilato una traccia di quella che potrebbe essere la stagione 2015. «Abbiamo già una dinamica delle popolazioni del dittero (mosca olearia, ndr) e se le temperature non avranno picchi di 35/36°C e non si abbasserà la media stagionale di pioggia dobbiamo prepararci ad affrontarla anche quest’anno». Questo significa che saranno importanti i trattamenti mese per mese. Ci sono rischi per questo che i prodotti vadano ad inficiare le titolazioni DOP? «No, l’importante è che non vi siano residui una volta che l’oliva viene raccolta. Siamo molto attenti a questo aspetto, e

finché la legge ce lo permette raccomandiamo l’utilizzo di prodotti idrosolubili, i quali residui vengono eliminati nell’acqua di vegetazione che è residuo delle operazioni di spremitura». Fermo restando quindi il controllo e la tutela dell’oliva prima e del prodotto poi, non resta che tutelarsi nel momento dell’acquisto. «In questo caso è indispensabile la preparazione e l’attenzione del consumatore» ha concluso Daniele Salvagno. «Come ripeto da sempre dobbiamo conoscere l’etichetta, saperla leggere. L’olio di oliva migliore è il DOP, ovvero raccolto da una determinata area e prodotto con olive solo di quell’area. Lo riconosciamo dalla sua specifica etichetta. Possiamo fidarci anche del 100% italiano, prodotto però da una miscela di olive raccolte, in ogni caso, in Italia». Sugli altri prodotti possiamo

essere quasi certi che recheranno in confezione altre specifiche, come “prodotto da olive dell’Unione Europea” o simili, che sottolineano una produzione seppure a marchio italiano, con prodotto non italiano. L’etichetta che identifica il prodotto di Origine Protetta, massima garanzia di qualità

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Contro i tumori, terapie personalizzate e farmaci a misura di paziente In atto è una vera rivoluzione. Tra i protagonisti, il centro di ricerca applicata Arc-Net: è il tassello italiano del Consorzio internazionale Genoma del cancro che conta oltre 2 mila ricercatori impegnati nel “leggere” il Dna di 50 tipi di cancro di rilevanza clinica e sociale.

Dr. Aldo Scarpa

di Marta Bicego

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er i tumori, oggi, ci sono meno segreti: è possibile personalizzare le cure, scegliendo farmaci a misura di paziente. E avere strumenti sofisticati, a costi contenuti, per puntare su diagnostica e prevenzione. La strada per debellare uno dei grandi mali del secolo è ancora lunga da percorrere, specie per i medici che lavorano a contatto con malattie che in molti casi non lasciano scampo. Dalle corsie degli ospedali, ai laboratori. Qui, grazie all’impegno dei ricercatori, qualche risultato che fa ben sperare inizia a essere collezionato. In particolare a Verona dove Arc-Net, il centro di ricerca applicata dell’Ateneo scaligero e dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata, è impegnato nella lettura del genoma di 250 neoplasie del pancreas grazie a un finanziamento del Ministero dell’Università e Ricerca e al sostegno economico del Ministero della Salute e di Airc.

È il tassello italiano, riconosciuto partner dell’Oms in tema di biobanche, di un mosaico che conta oltre 2 mila ricercatori di ogni parte del mondo riuniti nel Consorzio Genoma del cancro, nato nel 2010 dopo l’annuncio ufficiale sulla rivista scientifica Nature. Gruppo di scienziati dagli obiettivi ambiziosi: sequenziare 500 casi per ciascuno dei 50 tipi di tumori di rilevanza clinica e sociale, per riempire una “biblioteca” delle trasformazioni genetiche da cui trarre informazioni utili alle terapie. «Siamo a metà strada, ma la ricerca procede» spiega l’anatomopatologo Aldo Scarpa, direttore di Arc-Net. Metà mappatura è stata completata, permettendo al Centro di aggiungere nuove conoscenze. Per esempio riclassificare il tumore del pancreas diversamente rispetto al passato. «Grazie al sequenziamento dell’intero genoma dei primi 100 adenocarcinomi del pancreas, abbiamo

scoperto le alterazioni del Dna caratteristiche di queste neoplasie, sia in termini di mutazioni strutturali dei cromosomi sia di mutazioni di geni responsabili della loro insorgenza. Riusciamo per la prima volta a classificare questo cancro terribile in quattro sottogruppi molecolari». Dr. Scarpa, quali vantaggi ha, tale questa scoperta, in termini di approccio al cancro? Il vantaggio indubbio è che se sino a oggi il carcinoma del pancreas era considerata un’unica malattia, ora sappiamo che sono almeno quattro diverse malattie che possono essere, e saranno, approcciate in maniera diversa. Non a tutti una stessa medicina, ma una diversa a ciascuno dei sottogruppi. Dovremo in altri termini eseguire degli studi clinici che ci permettano di capire al più presto quali farmaci vanno bene per un sottogruppo o per l’altro. Nella lotta contro i tumori, dun-


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SALUTE & BENESSERE que, è in atto una rivoluzione? Assolutamente sì, sappiamo che anche i tumori più frequenti a colon, mammella e polmone sono un insieme di “tumori rari” classificabili sulla base delle diverse anomalie molecolari che ne sono alla base. Questa conoscenza rappresenta la base di partenza per la rivoluzione appena cominciata e che porterà alla personalizzazione delle cure. Come far incontrare ricerca di laboratorio e tecnologia con la pratica clinica? Serve una nuova diagnostica capace di analizzare numerosi geni contemporaneamente per riconoscere quali sono quelli alterati nel tumore di quel particolare paziente. A Verona siamo stati i primi che, partecipando a un consorzio di otto laboratori europei, hanno messo a punto un kit che a breve potrà essere introdotto in diagno-

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stica. Ovviamente è solo l’inizio di una grande rivoluzione in questo settore. Puntare sulla sinergia è la strategia vincente per completare il progetto? La sinergia è l’unica strategia possibile. È la collaborazione tra grandi centri di ricerca internazionali che ha permesso la decodifica del genoma dei tumori in un tempo relativamente breve. Il progetto del Consorzio ha aperto la strada alla fase 2 del lavoro, che è esattamente quella di mettere in relazione le anomalie molecolari e i dati clinici di un grande numero di pazienti a livello internazionale per definire al più presto le caratteristiche delle medicine da utilizzare.

A Verona il primo test del Dna accessibile a tutti La spin-off dell’università scaligera Personal Genomics è la prima società in Italia a fornire la “lettura” completa del genoma umano. Servizio accessibile anche ai privati che in meno di due mesi, da un prelievo di sangue, possono avere accesso al proprio patrimonio genetico. Due i test a disposizione: Genome Insight, indirizzato a chiunque voglia aver accesso ai dati del proprio Dna; e Genome Insight Med, indicato per chi voglia avere più informazioni possibili sulle basi genetiche della malattia di cui è affetto, in modo da definire una terapia più mirata.

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I 100 anni della Grande Guerra

Un tesoro custodito al Liceo Maffei

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di Giovanna Tondini

Una scuola per la città. Due professoresse di storia e filosofia hanno scavato il prezioso archivio dello storico Liceo cittadino per ricostruire gli eventi che hanno coinvolto studenti, insegnanti e città durante la Grande Guerra.

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arità. Sì perché di una preziosa rarità di tratta. È l’archivio del liceo classico Scipione Maffei. Custode di una memoria che risale al 1807, anno della sua fondazione, e giunge fino ai nostri giorni. Un patrimonio unico, per la sua organizzazione e cura, costantemente mantenuta negli anni. Una fonte irrinunciabile per chi volesse approfondire il ruolo della scuola durante la Grande Guerra. Così è stato per due ricercatrici, entrambe professoresse di storia e filosofia, Agata La Terza e Manuela Tommasi. L’occasione si è presentata un paio di anni fa, quando si cominciava a parlare di Centenario della Prima Guerra Mondiale. «C’era l’idea di lavorare sulla storia sociale, tralasciando gli aspetti militari e politici ampiamente conosciuti». Cosa successe quindi nella città veronese, tra la gente, nella vita di tutti i giorni? Questa la domanda di fondo, che ha potuto trovare una risposta grazie a un lavoro di ricerca du-

rato due anni e finanziato dalla stessa scuola, dall’Agsm e dall’Istituto Veronese della Resistenza, di cui le due autrici fanno parte da anni. La ricerca ha quindi portato alla luce alcuni aspetti interessanti del rapporto tra scuola e città, tenuto ben presente che il Maffei era la scuola dell’élite veronese, formata da aristocratici, alta borghesia e industriali, quindi di una cerchia ristretta della popolazione locale veronese. Il Maffei era una delle poche scuole di Verona, l’unico liceo classico, oltre al Lorgna, al Montanari e all’educandato Agli Angeli. Gli studenti iscritti oscillavano tra le 500 e 600 unità negli anni di guerra, mentre gli insegnanti erano pochi, una decina. «La loro maggiore caratteristica era l’impegno di ciascuno nella vita pubblica». Si andava dagli irredentisti, di origine trentina, a membri del comune, al presidente dell’Accademia di Agricoltura, Arti e Lettere. Da qui la connessione e il coinvolgimento della scuola nella

guerra e nella sua propaganda. Un coinvolgimento che, se in un primo momento non si era manifestato con evidenza, si paleserà chiaramente nel corso dei combattimenti. E sotto due aspetti: la costruzione della memoria e l’operosità patriottica. Due azioni, una propagandistica, l’altra più concreta, che insieme furono utili alla costruzione del consenso, anzitutto dei giovani studenti. Un primo risveglio si ebbe a seguito della morte del professore Enrico Sicher, colpito da una scheggia durante il bombardamento di Verona del 14 novembre 1915. Si pensò subito alla costruzione di un monumento alla sua memoria, come si fece con l’Ara Virtutis per commemorare gli studenti ed ex maffeiani morti al fronte, tra cui Carlo Ederle e Tolosetto Farinati degli Uberti. A loro, «tenenti o sottotenenti, passati giovanissimi dai banchi di scuola o dalle aule universitarie al comando di truppe in prima fila», fu dedicata anche la pubblicazione de «I nostri eroi», con l’elenco completo delle loro biografie. Da questa raccolta, basata in gran parte sugli opuscoli provenienti dalle famiglie dei caduti, emerge chiara l’intenzione di rielaborare la memoria in senso retorico e patriottico, fino a falsare o censurare quanto scritto dalle stesse famiglie. Il coinvolgimento della scuola si fece più concreto soprattutto dopo il 1917, quando a Verona arrivò un nuovo provveditore agli studi, Gaetano Gasperoni. Grazie alle varie iniziative messe in atto gli insegnanti furono impegnati in


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I 100 anni della Grande Guerra

prima persona: nelle conferenze a favore del prestito nazionale, nella nascita dei comitati di ogni tipo (per la raccolta della lana, della carta, a favore dei profughi, etc). E non da ultimo, dopo la disfatta di Caporetto, furono organizzate lezioni pomeridiane di propaganda patriottica per gli studenti, con l’obiettivo di vincere la sfiducia e il pessimismo che ormai era diffuso tra la gente. Le difficoltà però nella scuola non mancavano. A partire dall’assegnazione di una parte dell’edifico, un tempo convitto dell’antico convento domenicano, a favore dei soldati prima e dei profughi poi. Presenze che non mancavano di suscitare disordine e disagio per lo svolgimento delle attività scolastiche. Non poche, infatti, furono le polemiche sorte tra il prefetto e il preside, che voleva sospendere le lezioni per la precarietà in cui versava l’edificio, soprattutto a seguito del crollo delle arcate del chiostro. Nel corso degli anni poi emersero altre problematiche,

come la gestione delle lezioni di tedesco, che seppure non sospese, non potevano usufruire dei testi in lingua; le classi spesso spopolate, per il reclutamento degli studenti nell’esercito; oppure le difficoltà di trasporto per coloro che abitavano fuori città. Lo spaccato di Verona, emerso da una prospettiva particolare, come quella della scuola, aggiunge un tassello importante a una storia della città durante la Grande Guerra che ancora manca di una sintesi generale e completa. Un contributo quindi che, come ci tengono a sottolineare le ricercatrici, «fruga nei meandri dei cuori e della mente», calandoci nel vivo della realtà cittadina in tempo di guerra.

Gli eventi di aprile per il Centenario a cura dell'Università QUANDO? 31 Marzo

10 Aprile

DOVE? Società Lettere

Mauro Passarin, conservatore del Museo del Risorgimento e della Resistenza di Vicenza che parlerà di “Trincee”,

Società Letteraria

Enrico Camanni, giornalista e storico dell’alpinismo parlerà su “Montagne di guerra” (Società Letteraria)

Università Lettere

Fabio Degli Esposti, dell’Università di Modena e Reggio Emilia, terrà la conferenza “L’altro esercito: l’economia italiana alla prova della guerra totale”

22 Aprile

23 Aprile

COSA?

Università Lettere

Daniele Ceschin dell’Università di Venezia interverrà su “Soldati”

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RUBRICA

Tra neve, vento e montagna Durante la copiosa nevicata del 7 febbraio, abbiamo vissuto per voi una notte su uno degli spazzaneve e spargisale che silenziosamente rendono praticabili le strade della Lessinia. Vi raccontiamo le sensazioni di un’esperienza unica e per certi versi indimenticabile.

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etto la sveglia quattro volte per essere sicura di svegliarmi, l’appuntamento e alle 3.30 in uno spiazzo. Quella che per me è solo e ancora notte, per Mario (il nome è di fantasia), che mi aspetta vicino al suo camion, è la mattina di una giornata lunghissima. Si è svegliato nel buio denso della notte che aspetta di farsi alba, un tuffo nella tuta arancione da lavoro e via di corsa a controllare le catene delle ruote, il gasolio, il sale. Le sue 24 ore non saranno che occupate da questo, e dalla strada. La guardo, la nostra strada, e mi sembra un mare bianco. Non è pulita, ma lo sarà, assicura Mario, ridendo. 3:35 Mi metto il cappello, l’aria è quella fredda di un’alba di febbraio. Salgo sul camion combattendo con i fiocchi che cadono fitti dal cielo. L’occorrente per la giornata è tutto disposto con l’attenzione dell’abitudine sul cruscotto: il telefono, una bottiglia d’acqua, un pezzo di stoffa per pulire il vetro quando si appanna e una caramella. «È la neve peggiore, questa, perché è pesante» mi dice Mario ed è vero. Diversamente da quella farinosa che accomodante, si lascia spostare dalla lama,

di Miryam Scandola la neve mista con l’acqua non scende dal guard rail anzi lo spinge e non si lascia tagliare. 4:20 La nostra compagnia è il silenzio e il rumore dei rami che sbattono sul vetro. Guardando il bianco che avvolge tutto, mi chiedo come faccia il mio compagno di viaggio a guidare sicuro, a indovinare l’asfalto, senza errori. Bisogna conoscere le strade, forse amarle, per non sbagliare. Sapere quando si assottiglia, quando si allarga, quando un pozzetto dell’acqua è nascosto sotto la coltre di neve per non sollevarlo con la lama. L’anno scorso è successo, mi racconta. D’estate lui le controlla sempre le sue. Annota mentalmente ogni cambiamento perché «ognuno ha la sua strada» e la deve conoscere. 4:33 C’è un albero che il peso della neve ha fatto cadere in mezzo al nostro percorso. È un bel problema, bisogna farselo spostare da un collega che guida la terna. Mario lo cerca di contattare con la radio ma il CB è in zona d’ombra e neppure il suo telefono ha campo. Non c’è alternativa. Bisogna scendere dal camion e farsela a piedi finché non prende. I lupi? Sono un problema per questo, senza i lampioni, mezz’ora a piedi,

nel buio, con le gambe nella neve «non è il massimo», dice Mario con la semplicità pratica di chi evita la facile polemica. Dopo qualche decina di minuti riusciamo a sentire Alberto che ci raggiunge e in poco tempo spezza in due la pianta e la sposta provvisoriamente a lato. Possiamo ripartire. Il nostro compito, o meglio quello di Mario, non finisce però con la conclusione del giro. Bisogna continuare a passare e a salare fino all’arrivo della turbina che taglia i muri di neve. 4:50 Stiamo arriviamo in una zona interessata dal vento e quindi nevica il doppio. In un attimo è buio completo. È saltata la luce dai lampioni. Quando mi racconta i problemi di un lavoro che a me sembra proprio pericoloso, Mario indossa la tranquillità misurata di chi ha un rapporto amichevole con la paura. «La devi controllare, ma devi avercela sempre», perché è grazie alla sua compagnia che non ci si addormenta. 4:58 La sua zona di competenza non comprende le piazze, ma lui, l’uomo gentile che apre le strade, sa che ci sarà un funerale e allora pulisce lo spiazzo vicino alla chiesa per permettere la funzione. Andando verso la mattina nevica sempre più fitto, dal vetro si vede


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Occasione per Verona?

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poco, l’aria batte con forza sul finestrino e a me sembra quasi di disturbare il silenzio rumoroso del vento con le mie domande. 5:11 Incontriamo della gente sul ciglio della strada che cerca di raggiungere la propria stalla, sommersa dalla neve. Facciamo un cenno di saluto e andiamo avanti. Come il loro, anche quello di Mario è un mestiere che non accetta ritardi o assenze. «Se non ti svegli, è un casino» perché l’autobus delle 6:00 del mattino deve passare su una strada pulita, «non puoi bloccare tutti». 5:35 Abbiamo fatto un “cordolo”. Quando gli chiedo il significato Mario mi indica quel mucchio di neve che abbiamo ammassato con la lama e che, ora, se ne sta inerte nella sua bianca noncuranza a lato della strada. C’è un lessico per gli addetti ai lavori che, nello spazio di un paio d’ore, mi sta diventando familiare: “vérsar” (aprire), “dare una salada” (mettere il sale sulla strada), “darghe

un tajo” (tagliare la neve con la turbina). 6:02 Arriviamo fino al limite della nostra area di competenza, ci fermiamo per fare le manovre e tornare indietro. Vediamo un signore che con la costanza della convinzione solleva cumuli di neve davanti a casa, con la sua piccola gru. Mario impreca appena lo vede, e poi mi spiega che c’è il vento. Se fai una montagna di neve così alta il vento la butta tutta di nuovo sulla strada. Mi viene da chiedergli cosa fa in queste giornate così lunghe. «Penso e fumo» mi risponde veloce. E io mi assopisco, per un po’. 7:30 Il mio compagno di viaggio, che al contrario di me non dà il minimo segno di stanchezza, propone un caffè, prima di separarci. Io finalmente sotto le coperte, lui consegnato ad un altro, identico giro. Non ho neppure il tempo di domandargli se ne vale la pena, se vorrebbe una vita diversa. «Mi piace» mi interrompe con convin-

Alcune foto in viaggio, scattate durante la nottata

zione. E c’è da credergli perché me lo dice con una voce diversa. Vede stuoli di caprioli attraversargli la strada ed è un privilegio suo e dei pochi che, come lui, navigano sulla neve tersa dell’alba.

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TERRITORIO E CULTURA A tu per tu con Claudio Melotti

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Politica in montagna da vivere in prima persona

Il primo cittadino di Bosco Chiesanuova, spiega come la sua amministrazione stia cercando di colmare il gap che un ente montano solitamente paga ad uno di pianura. Ma anche di come voglia fortemente che la popolazione venga educata fin da giovane alla vita politica di un comune, tramite iniziative importanti come il percorso formativo svoltosi tra gennaio e marzo.

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ifficile trovare qualcuno che conosca meglio di lui il ruolo di primo cittadino di un comune montano. Claudio Melotti, sindaco di Bosco Chiesanuova, è al terzo mandato con tale carica nelle ultime quattro amministrazioni, e negli ultimi tempi si sta adoperando, assieme ai suoi collaboratori, per educare la sua popolazione ad una partecipazione attiva alla vita politica. Spesso si ritiene che un paese piccolo sia “chiuso”, ancor di più se è in montagna. Com’è in realtà Bosco Chiesanuova? Penso che non sia possibile definirlo un paese “chiuso”. Storicamente è turistico e nel corso degli anni ci sono stati scambi di carattere culturale e sociale che hanno determinato un diverso modo di concepire le cose, soprattutto sull’asse Bosco-Cerro-Grezzana. Quali sono le esigenze di un terri-

di Emanuele Pezzo Claudio Melotti

torio così particolare? Anche se il comune può fare una parte significativa, ma non determinante, va garantito il lavoro alle famiglie, ai giovani ed alle coppie. In questo siamo stati lungimiranti negli anni scorsi e non siamo andati in affanno come altre realtà, grazie alla diversità di indirizzo la-

© Loredana Zanon

vorativo che c’è in montagna. Per quali ragioni un giovane oppure una famiglia dovrebbero restare in montagna? Ci sono, nonostante tutto, turismo, attività commerciali, piccoli artigiani e aziende, che danno lavoro a parecchie persone. Tutto questo ci dà una certa capacità di

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A tu per tu con Claudio Melotti

© Marco Malvezzi

attrazione. Poi c’è il resto: i servizi scolastici e quelli alla persona, su cui investiamo molto, oltre a strutture come palestra, piscina, palaghiaccio, piste da sci, biblioteca, cinema. Tutto questo dovrebbe diminuire il divario che c’è coi paesi di fondo valle e far ritenere ad una persona che si possa vivere bene in montagna. Come incoraggiate la popolazione ad essere attiva nella vita del comune? Innanzitutto chiedo sempre alla gente di partecipare ai consigli comunali, per avere l’idea di quello che l’amministrazione sta

VIZI i nostri SER

facendo, ma anche alle varie riunioni sul territorio. Va in questa direzione la scuola di politica che si chiude in questi giorni? Certo. È stata una sorta di preparazione all’amministrazione ed alla politica che, nei nostri intenti, dovrebbero essere percepite non come qualcosa di distaccato e fine a sé stesso, ma vitale ai fini del paese e di tutti gli abitanti. Il percorso formativo è stato pensato, voluto, finanziato e organizzato dal Comune di Bosco Chiesanuova, che ha chiesto poi la collaborazione della Sfisp (Scuola

di Formazione all’Impegno Sociale Politico della Diocesi di Verona, ndr), che ringraziamo. Non credo ci siano molti comuni in Italia che organizzano iniziative simili. Insomma, una concezione di politica strettamente ancorata alla realtà. È tutta una serie di attenzioni che solo l’osservatore attento vede, altrimenti si tende sempre a guardare la buca o il lampione spento. Invece è importante far sentire alle persone che c’è un’amministrazione che, pur con i propri limiti, cerca di fare del suo meglio ad ogni livello.


SOLIDARIETÀ & NO PROFIT

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Il diritto di sognare un mondo migliore L’associazione Monastero del Bene Comune, a Sezano, è impegnata attivamente in percorsi che favoriscono la nascita di un pensiero comune di tutela del nostro mondo, della sua società e di tutti i beni che di esso fanno parte: dall’aria all’acqua, dalla Terra alle sue risorse. di Francesca Mauli

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siste un’oasi di pace, tra il verde delle colline della Valpantena, di rara bellezza. Un luogo in cui fermarsi a meditare, ad ascoltare il silenzio, in cui sentirsi accolti e insieme accogliere, ma anche un luogo in cui conoscere, incontrare l’altro e attraverso questo incontro, trovare se stessi. Un’utopia, forse? Eppure questo luogo esiste, ed è aperto a tutti. Si tratta del Monastero dei Padri Stimmatini di Sezano, in cui ha sede il “Monastero del Bene Comune”, un’associazione sui generis (né culturale, né di volontariato, semplicemente “associazione”) nel suo termine più puro: un gruppo di persone unite da visioni comuni che sfugge alle classificazioni, ma che ha intenti ben chiari e, si spera, sempre più condivisibili. «Ci incontravamo da anni durante le celebrazioni eucaristiche e gli incontri di riflessione sulla Parola. Un gruppo eterogeneo per età, interessi, provenienze» spiega Paola Libanti, socio fondatore e respon-

sabile della parte amministrativa dell’associazione. «Nel 2007 abbiamo iniziato a interrogarci sullo stato dell’economia mondiale. Ne è nato un incontro con Riccardo Petrella, autore del libro “Il diritto di sognare”, dal titolo “Conoscere la finanza per cambiare il sistema”, a cui era invitato anche Pietro Raitano, direttore di Altraeconomia. È stato lui a definire questo luogo il “monastero del Bene Comune”, nome che ci è piaciuto così tanto da essere scelto per l’associazione, nata nel 2009». Obiettivo del gruppo è la difesa dei “beni comuni” come l’acqua, sostenuta con un ruolo attivo in occasione del referendum del 2011 e oggi protagonista della Facoltà dell’Acqua, che qui ha sede, luogo di formazione per insegnanti e quindi, tramite loro, per bambini e ragazzi, in vista del “bene comune”, ovvero il vivere insieme, sulla base della frase di Petrella che è diventata il motto dell’associazione stessa: “L’umanità non è semplicemente

l’insieme degli esseri umani, ma sono gli esseri umani che vivono insieme”. Attorno all’associazione gravitano moltissime persone. «Non c’è bisogno di tessera d’iscrizione» specifica Paola. «Chiunque sia interessato a uno dei nostri eventi, è il benvenuto. Proponiamo incontri su diverse tematiche, come economia e finanza, legalità e partecipazione, fedi e culture non solo cristiane. Abbiamo infatti rapporti con la comunità musulmana, con quella buddista, con quella sikh, con lo scopo di educare alla complessità e all’approfondimento» spiega padre Silvano Nicoletto, stimmatino, vicepresidente dell’associazione. «Il monastero era abitato, secoli fa, da monaci benedettini, e noi abbiamo voluto recuperare la tradizione monastica dell’ospitalità. La struttura stessa, con un chiostro non chiuso in se stesso, ma libero su un lato, richiama questa apertura verso il mondo, come se la sua geografia


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SOLIDARIETÀ & NO PROFIT custodisse una vocazione». L’associazione fa inoltre parte della “Rete delle scuole per il Bene Comune”, a cui aderiscono diverse realtà veronesi che da sempre propongono percorsi all’interno delle scuole e hanno deciso di unirsi per rendere più efficace l’offerta formativa. «Attraverso una collaborazione con docentivolontari, incontriamo gli studenti, a cui proponiamo di lavorare con noi su uno di questi percorsi: povertà-impoverimento e finanza speculativa-finanza etica; educazione alla legalità, alla democrazia e alla cittadinanza responsabile: i beni comuni, le fonti della vita e la loro mercificazione» spiega Paola Libanti. «La prima settimana di maggio, ogni anno, gli elaborati prodotti dai ragazzi durante l’anno scolastico vengono presentati pubblicamente. Ne escono sempre delle proposte interessanti: chi

meglio di un giovane può mettere in discussione con creatività lo stato delle cose?». La dimensione del sogno, a partire dal libro di Petrella che ha contribuito a dare il via all’associazione, torna spesso qui nel Monastero del Bene Comune. Un sogno, quello di un bene comune che tuteli se stesso e i beni comuni di cui dispone, dall’acqua alla Terra, attraverso ogni essere vivente, che a molti può sembrare utopia, ma che riesce a concretizzarsi in piccoli gesti capaci di produrre cambiamento. «Sosteniamo attivamente la campagna Banning Poverty 2018, per dichiarare illegale la povertà, e ogni due anni premiamo una persona o una realtà con una laurea honoris causa in utopia, dedicata a chi è andato contro corrente per realizzare un sogno. Il primo a riceverla è stato Domenico Vestito, giovane avvocato della Locride

che, dopo gli studi a Bologna, ha scelto di tornare nella sua terra per sostenere processi di formazione alla legalità, là dove la malavita si infiltra in tutti gli strati della vita sociale, economica e politica. Domenico è diventato direttore della scuola socio-politica della sua diocesi e oggi è sindaco di Marina di Gioiosa Jonica», comune in precedenza commissariato per infiltrazioni mafiose, e ora pronto a un grande cambiamento. «Qui al Monastero del Bene Comune» conclude Paola Libanti, «è riconosciuto il diritto di sognare, tutti i giorni!».

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VERONA ARCHEOLOGICA

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Scoperti fossili marini sotto le colline delle Torricelle

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Tesori sepolti

sulle colline di Verona

di Erika Prandi

Grotte/miniere per anni inesplorate ritornano alla luce grazie al lavoro dei volontari dell’Unione Speleologica che ritrovano anche la famosa terra gialla utilizzata per secoli come colorante. Tutte le scoperte saranno presentate al congresso di speleologia a Salerno.

Sabbie fossilifere Tirapelle

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n tesoro inestimabile si trova sotto le colline delle Torricelle. Non si tratta di minerali preziosi o di oggetti sfarzosi appartenuti a personaggi importanti del passato ma di qualcosa che renderebbe il territorio ancora più importante dal punto di vista storico e geologico: reperti archeologici di origine naturale risalenti addirittura a 35milioni di anni fa, all’epoca del Priaboniano superiore. Una scoperta eccezionale che fa slittare ancora più indietro, circa di una decina di milioni di anni, la datazione indicata da precedenti studi. Ma non è tutto. Le ricerche, condotte dal gruppo di volontari dell’Unione Speleologica Veronese, hanno portato ad ulteriori e sorprendenti risultati. Infatti, insieme ai fossili marini sono stati rinvenuti diversi livelli di sabbie calcaree colorate, strati di terra gialla e alcuni oggetti appartenuti ai minatori che

Septaria trovata nella Grotta DeliNpero

in quelle grotte/miniere vi hanno lavorato fino agli anni Ottanta del secolo scorso. «Il progetto è iniziato nel 2012» ha dichiarato l’ideatore Guido Gonzato, «con l’obiettivo di contribuire alla ricostruzione del lontano passato del nostro territorio attraverso un progetto di esplorazione, mappatura e studio geologico delle cavità. A spronarci è stata la scarsità di informazioni scientifiche e alcuni dubbi riguardanti la datazione delle poche grotte/ miniere studiate». Queste, infatti, sono antiche grotte naturali che, dopo la loro formazione, si sono riempite di sedimenti composti principalmente da ossidi e idrossidi di ferro che danno la caratteristica colorazione gialla, bruna e rossa alle terre. La loro estrazione, avvenuta nel corso dei secoli per utilizzarle come coloranti naturali in pittura, ha riportato alla luce le morfologie naturali delle grot-

Borracce inizio 900

te. L’attività mineraria pare sia iniziata già in epoca romana per “esplodere” verso la fine dell’Ottocento ed esaurirsi poi con l’avvento dei coloranti artificiali. Nonostante ora questa attività non sia più praticata, nel XIX secolo buona parte della produzione italiana di terre coloranti proveniva proprio dalle Torricelle. Ne sono testimonianza alcuni oggetti rinvenuti nella prima delle tre grotte esplorate denominata “DeliNpero” per l’omonima frase scoperta al suo interno, in prossimità del terzo tornante. Sono state trovate bottiglie, attrezzi da lavoro e molte scritte, oltre ad abbondanti riempimenti di terra gialla. Un vero e proprio labirinto di gallerie la rende la seconda grotta più lunga della provincia con i suoi 2.400 metri. La seconda cavità esplorata è posta al quinto tornante di via Castel San Felice ed è stata battezzata


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Scoperti fossili marini sotto le colline delle Torricelle

“Desora”. «Di dimensioni più contenute» ha precisato Gonzato, «il suo sviluppo supera di poco i 500 metri ma si è rivelata importantissima per alcuni livelli di sabbie calcaree contenenti fossili marini tra cui una vertebra di delfino mai segnalata in zona prima d’ora». Proprio questi reperti, tra cui anche delle spine di riccio di mare, consentono una datazione piuttosto precisa, cioè 35milioni di anni. Infine, l’ultima grotta di via Tirapelle, utilizzata dal 1943 al 1945 come rifugio antiaereo pubblico del Comune. All’interno della cavità erano state trovate ocre contenenti pollini di piante di cli-

ma caldo come palme e magnolie che hanno consentito di datarla al Neogene superiore (da 23 a 5milioni di anni fa), cioè ad un periodo più antico rispetto alle grotte della Lessinia. Le esplorazioni condotte recentemente hanno permesso di trovare anche fossili marini, in particolare foraminiferi, confermando così la datazione precedentemente attribuita. Tutti gli studi sono stati condotti in collaborazione con l’Università di Bologna al cui progetto fanno parte, oltre a Gonzato, anche Roberto Chignola e Marco Frigo. I risultati sono già stati pubblicati sulla rivista ufficiale della Società

Geologica Italiana “Italian Journal of Geosciences” ma saranno presentati anche al XXII congresso di Speleologia di Pertosa-Auletta (Salerno) che si terrà dal 30 maggio al 2 giugno. Ma non è finita qui. «Il lavoro di esplorazione continua» ha concluso Gonzato. «Intendiamo documentare il maggior numero possibile di grotte/miniere, anche con l’aiuto delle segnalazioni di cittadini, affinché non vada perduto il patrimonio di conoscenze scientifiche e storiche legate ad una parte importante della storia veronese». Per contattarli basta andare sul sito dell’associazione: www.unionespeleovr.it

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ARTE&CULTURA

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Alla scoperta di Villa Balladoro - Malfatti

di Alessandra Scolari

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È una delle più belle ville della bassa Valpantena tanto che, durante la Seconda Guerra Mondiale, venne requisita dai tedeschi e che ancora oggi presidia ciò che rimane del centro agricolo chiamato, in epoca romana, “il granaio di Verona”. Dimora che nel 1320 pare appartenesse agli Scaligeri e venne ampliata e trasformata dai Balladoro (1675-1951). Nel 1951 passò al Barone Pietro Malfatti.

ra le tante persone che passeggiano nell’oasi di Campagnola a Novaglie, ci siamo anche noi incantati dallo stupendo scenario di Villa Balladoro-Malfatti, incastonata nella collina. Gli studiosi fanno risalire la parte più antica al Cinquecento. Oggi la struttura comprende la casa padronale, quelle di servizio, la chiesetta barocca (1694) dedicata a San Giovanni, il Castelletto, il giardino e il boschetto sul retro, costruiti dai Balladoro, che investirono i loro capitali in fondi agricoli «capaci di offrire ricchezza ai proprietari e vigore all’economia cittadina». Possiamo solo immaginare la vita e le feste nelle numerose stanze e nel giardino, anche perché la villa è inaccessibile. «Nella prima metà del XIX secolo in questi terreni venne alla luce un sepolcreto romano, che restituì un elegante ossuario di marmo greco», ha scritto il geografo

Eugenio Turri, anch’egli affascinato dall’imponente scenografia di questa Villa che «rende la Valpantena un elegante miscuglio di venti e influssi». Il Castelletto neomedioevale (1853), sulla sinistra, ispira storie inesplorate, così come le inferriate sporgenti delle finestre al primo terra (del tardo Settecento) fanno pensare al desiderio di ripararsi dalle leggendarie «anguane», esseri mitici (benevoli o malevoli) che la notte potevano scendere dalla sorgente «Franzago», detta delle «Strie» o dai briganti che scorrazzavano in Valpantena. Villa Balladoro, durante la Seconda Guerra Mondiale, venne occupata dai tedeschi che probabilmente la predarono. Gli anziani di Novaglie ricordano: «frequentavano i negozi, le corti agricole e prendevano cibi pregiati, vino e olio». Nel 1963 in contrada Gazzolo è stato girato il film “Il processo di Verona” con la regia di

Carlo Lizzani e dalle immagini (tutte esterne), se ne desume che in questa bella location alloggiava il comando tedesco. Per sintetizzare la storia di questa Villa ci siamo avvalsi della corposa tesi di Marco Guglielmi, secondo il quale la proprietà di contrada Gazzolo, nella seconda metà del Trecento, pare fosse degli Scaligeri e cita l’atto (datato 1379) di cessione «dei diritti di uso dell’acqua in loco ai nuovi fruitori, di cui non si dà però il nome». I Della Scala, tra l’altro, avevano molte possessioni in Valpantena. Secondo la ricerca di Gugliemi, i primi dati certi risalgono al 1540, quando questi beni entrarono nella dote di Giovanni figlio del notaio Girolamo Piacentini che sposò Cassandra Castellanis. Seguirono una serie di passaggi: da Massimilla Piacentini moglie di Benedetto Venier, a Bartolomeo Mazzoleni (1606), il quale per saldare i debiti (1623) la cedette a Federico Overoltz, che a sua volta


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ARTE&CULTURA

case in città (in primis la loro abitazione), delle proprietà di contrada Gazol, a Povegliano, Bussolengo e Lago di Garda ed entrarono nella nobiltà. Il Senato Veneto nel 1780 li nominò «Conti Balladoro», titolo nobiliare confermato dall’imperatore d’Austria (1846). Giovanni Battista creò per i Balladoro un impero, mentre il conte Arrigo Antonio Maria (1872/1927) era il letterato di famiglia. Folklorista, studioso delle tradizioni popolari, dei siti preistorici e dell’etnografia viaggiò molto per conoscere i popoli di altri Paesi (nord America, Siria, Palestina ed Eritrea) e divenne membro di importanti società culturali veronesi. Le sue moltissime opere (novelle, ballate, bibliografie e proverbi in dialetto)

sono conservate nella biblioteca “Arrigo Balladoro” del museo di Povegliano.La famiglia Balladoro rimase proprietaria della villa di contrada Gazzolo fino alla morte di Amalia, ultima discendente (1951). In quell’anno passò, per eredità, al Barone Pietro Malfatti, famiglia che a tutt’oggi ne detiene la proprietà. Alcuni beni del complesso originale, in tempi recenti, sono stati venduti, ma resta, circondata dalle mura, il complesso della grande Villa. Contrada Gazzolo con i Balladoro (circa 300 anni) visse il suo massimo splendore e fu di incentivo alle «famiglie aristocratiche veronesi ad impiegare i capitali in proprietà fondiaria, modificando anche il paesaggio agrario veronese».

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(1638) subì il pignoramento di tutti i suoi beni. La proprietà di Gazzolo venne acquistata da Annibale Ricca, ma i suoi figli la cedettero (1675) a Giovanni Battista Balladoro di Santa Maria alla Fratta, per 12.200 ducati: comprendeva 85 campi, la casa padronale, quella del gastaldo, dei contadini, il diritto dell’acqua e il banco della chiesa di Novaglie. La famiglia Balladoro mercanti di lana, tessuti e poi seta, con Giovanni Battista, cominciò la scalata sociale. Giovanbattista con lungimiranza vide in questa proprietà un grande investimento: rendite sicure, una dimora spettacolare e prestigio. In mezzo secolo i Balladoro, da affittuari (alla Beverara) passarono a proprietari di molte

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TERRITORIO E LAVORO

Porte aperte delle aziende agli studenti dall’estero

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Erasmus in Valpantena

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di Ingrid Sommacampagna

Parte il progetto di Innoval Young, che con la collaborazione dell’Isu-services, permetterà un percorso di stage nelle aziende veronesi, per promuovere le proprie eccellenze imprenditoriali e per far conoscere il territorio all’estero.

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e imprese hanno bisogno di innovarsi e di ricercare nuovi obiettivi per riuscire a rispondere alle innumerevoli esigenze del mercato che è sempre più globalizzato e competitivo. In che modo? Instaurando rapporti internazionali che permettano di far conoscere se stesse e il proprio territorio all’estero, approfittando dei progetti di mobilità internazionale. Per questo motivo l’associazione Innoval Young, grazie all’accordo con l’Isu-services, ha creato il ‘’Progetto Internship: Erasmus in Valpantena’’, che permette agli studenti stranieri laureati e non, ad alto potenziale, di svolgere uno stage nelle aziende veronesi. In che cosa consiste il progetto? Innoval Young e l’Isu, che è un’azienda di consulenza e di disbrigo burocratico che collabora con l’Università e che permette gli scambi con l’estero per studenti e laureati, supportano l’azienda interessata al programma nella scelta del candidato stagista da inserire, nell’avvio del percorso stage, con una continua assistenza. Innoval favorisce l’incontro domanda-offerta tra le aziende e gli studenti

operando sul sito www.erasmusintern.org, e valuta poi con l’Isu le possibilità da proporre ai ragazzi già in mobilità a Verona. L’azienda che aderisce al programma deve proporre un progetto formativo, preferibilmente in inglese, indicante i requisiti, il periodo e le attività che verranno svolte. Il progetto di Internship non rappresenta un costo per l’impresa, infatti, molti studenti stranieri sono dotati di una borsa di studio finanziata dalla Commissione europea. «Con il progetto Erasmus in Valpantena l’obiettivo è quello di far scoprire le aziende del nostro territorio per guadagnare vantaggi a lungo termine. È un onore dare questa possibilità ai giovani e allo stesso tempo è un onere per l’impegno da esercitare. Si crea così una sinergia tra l’Università e le aziende e una sorta di gemellaggio con i paesi stranieri», ha spiegato Ivano Ferrari, presidente di Innoval. «Gli stage partiranno da maggio con durata dai due ai sei mesi e sono già stati selezionati sei studenti francesi. I candidati ideali devono possedere determinati requisiti ed essere interessati a co-

noscere la realtà economica, sociale, professionale e culturale del territorio veronese, proponendo nuove idee e conoscenze linguistiche alle imprese, senza avere con esse obblighi permanenti», ha precisato Valentina Garonzi, presidente di Innoval Young e referente del progetto. «Si verrà a creare un’occasione unica per le aziende e l’Università, in previsione di permettere anche ai nostri studenti di trasferirsi all’estero per poter effettuare la stessa esperienza, apportando poi sul nostro territorio ciò che hanno appreso», ha concluso Ferrari. Per maggiori informazioni le aziende possono contattare la referente del progetto all’indirizzo mail young@innoval.it, e il referente dell’Isu, Andres F. Maldonado Gàbriel, all’indirizzo internship@ isu-services.it


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PANTHEON UNDERGROUND

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La musica del Re è tornata. Elvis rivive grazie ai veronesi Triple Rock a cura di Marco Nicolis collaborazione di Anthill Booking

Alessandro Santacà chitarra e voce Richard Dylan Ponte basso Edoardo Gomiero batteria

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artiamo da una precisazione. Quelli odierni sono anni musicalmente tormentati. Al continuo martellare della dance music, dei disk jockey e dei sintetizzatori più moderni si oppongono sempre più spesso ritmi e sonorità che hanno caratterizzato la musicalmente straordinaria seconda parte del 900. È infatti sotto gli occhi (e le orecchie) di tutti come questo ultimo periodo ci stia facendo rivivere sempre più spesso le grandi canzoni di artisti come Pink Floyd, Led Zeppelin e tutto quello che era il grande recipiente creativo degli anni Settanta. Tuttavia alcuni (non molti) hanno il coraggio e la passione di

non fermarsi qui, di tornare ancora più indietro lungo la linea temporale dell’universo musicale. Tra questi coraggiosi ci sono i Triple Rock, innamorati pazzi di Elvis e degli anni Cinquanta. Nati durante un concerto di Bobby Solo e dall’idea di Alessandro Santacà, chitarrista e voce della band, i Triple Rock hanno deciso appunto di riportare in vita le origini del rock&roll, ripartendo direttamente dal creatore del genere. «Riproponiamo la grande musica anni Cinquanta, suonando semplicemente ciò che ci piace e ci appassiona, questa è la nostra mission». Detto, fatto. Tregnago, Cattolica, Bolzano, passando dall’an-

golino del piccolo locale al palco del Palageox di Padova, la band è passata, scuotendo le mura e le orecchie degli ascoltatori, in oltre 60 date firmate dalla vera essenza del rock, suonando, divertendosi e facendo divertire. Ma questo è anche il momento di tirare fuori qualcosa di nuovo, di fresco. Infatti i Triple Rock sono già pronti. I primi pezzi ci sono ed altri sono in lavorazione, per un primo E.P. da dare a breve alla luce. Ora anche il Pistoia Blues Festival li sta aspettando, l’evento musicale italiano per eccellenza rivolto alle band emergenti. Chissà che l’aura di Elvis non li accompagni anche in questa avventura.


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Pantheon Underground

Una fusione di stili, di influenze New Wave e di maschere teatrali. Ecco i Theatra Domenico Barletta voce Simone Volontè chitarra Giancarmine Fiume basso Fabio Zingarelli batteria

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ualcosa di nuovo e potente è atterrato sulla terra. Immaginate un mix tra generi musicali come Hard Rock e Grundge, un intreccio tecnico stile Pearl Jam mescolato alla potenza nuda e cruda dei Nirvana, tutto farcito da un tocco tutto italiano, alla Litfiba per intenderci. Ecco, tutto questo sono i Theatra (dal greco “Teatro dell’oscurità”). Ma è davvero tutto qui? No. Come si può intendere dal nome, il progetto nasce con uno scopo non solo musicale, ma come un’unione di maschere teatrali inserite all’in-

terno di un contesto dark, dove, attraverso i brani e le idee della band, vengono riproposti temi delicati come i problemi dell’umanità, le sue paure e il rapporto con Dio, tutto condito da un suono sempre potente e profondo. Forse a primo impatto si può rimanere scettici riguardo questo garbuglio di generi e di richiami a luoghi oscuri, ma una volta ascoltato uno dei loro brani si capisce quanto tutto questo possa essere ben incastonato e messo al posto giusto, in un armonia di suoni e melodie innovativi e potenti. Detto ciò, il quartetto dei Theatra, forma-

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tosi nell’ormai lontano 2011, ne ha già fatti di passi in avanti. La band ha partecipato in prima fila e con ottimi risultati ad eventi e contest musicali molto importanti come il Pistoia Blues Festival e il MEI (Meeting Etichette Indipendenti) 2014, arrivando ad ottobre ad incidere il primo album “Genesi 1:27”, disco che li sta portando tutt’ora in tour lungo tutta l’Italia. Finita la promozione dell’album sarà nuovamente ora di rientrare in sala prove, diretti verso il secondo disco di questa collaudata ditta. È il momento del countdown.

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Il libro: Nel testo è Giorgia che descrive come ha rischiato di morire per mezza, pre-

Autori: Giorgia Benusiglio con Renzo Agasso Titolo: Vuoi trasgredire?Non farti! Edizioni: San Paolo Prezzo: 13€ Pagine: 129 Per ragazzi da 12 anni in poi recensione a cura di Alessandra Scolari

a cura di Mattia Zuanni

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cisiamo mezza, pasticca di ecstasy. E leggendola si resta basiti dal fatto che nelle mani della ragazza sia capitato il depliant con le “istruzioni per l’uso” distribuito dal Ministero degli Affari Sociali “per la riduzione del rischio”. Possibile? Sì. «Perché in questo Paese non si combatte sul serio la droga, non si dice che la droga è morte...». Giorgia, una ragazza di 17 anni felice, che va bene a scuola, che ha un buon rapporto con i genitori, un ragazzo. Cosa le manca? Ma perché non provare? Bastava stare attenti, seguire il depliant... «Sarebbe stato il suo piccolo segreto». E così vai! L’indomani i malori. I genitori fuori città per lavoro. Per fortuna la mamma del suo ragazzo è attenta, capisce e la porta in ospedale. Qui seconda fortuna, incontra medici umani e competenti. Poi Alessandra. La sua morte è la vita di Giorgia: «più forte della morte è l’amore». Gli autori: Giorgia Benusiglio è nata a Milano nel 1982, laureata in Scienze della Formazione Primaria, ha subito un trapianto del fegato per aver assunto una piccola quantità di ecstasy. Ora con il padre si racconta nelle scuole ed è ospite in parecchi programmi televisivi e radiofonici. Renzo Agasso, nato a San Bernardo di Carmagnola (TO) è sposato con tre figli ed ama raccontare storie di uomini e donne per «farsi e fare coraggio». Curiosità: A volte ci vuole molta fortuna per salvarsi. Nel racconto si intrecciano fortuna, dramma, sofferenza, lealtà, amicizia, coraggio e forza. E in mezzo Giorgia che (con suo padre) ha deciso di scendere in campo, incontrare ragazzi giovanissimi (delle scuole medie) per raccontare la sua storia e «combattere una lotta impari» contro l’opinione che la droga c’è e ci si deve convivere. Fino a quando tuo figlio o tuo nipote ci incappa dentro? Giorgia è stata «miracolata» e oggi si racconta, con l’auspicio che ascoltandola qualche ragazzo/a, incontrando la droga sappia dire no! La speranza e l’amore per sé stessi sono le armi vincenti per i giovani.

Il film: L’ultimo weekend di cinque ragazzi che hanno studiato e vissuto nella stessa casa, dove si sono consumati sughi scaduti e paste col nulla, lunghi “scazzi” e brevi amplessi, nottate sui libri e feste all’alba, invidie, gioie, spumanti, amori e dolori. Ma adesso quel tempo di vita così acerbo, divertente e protetto, sta per finire e dovranno assumersi le loro responsabilità. Prenderanno direzioni diverse, andando incontro a scelte che cambiano tutto. Chi rimanendo nella propria città, chi partendo per lavorare all’estero. Il racconto degli ultimi tre giorni di cinque amici che hanno condiviso il momento forse più bello della loro vita, di sicuro quello che non scorderanno mai. Curiosità: Per finanziare il film è stata utilizzata una formula particolare: la realizzazione in partecipazione. Ossia nessuno degli attori e dei tecnici è stato pagato per il lavoro svolto, ma ad ognuno è stata assegnata una percentuale sugli incassi in sala. «Se il film incasserà più di 250 mila euro per me sarà un successo perché vorrà dire che ognuno potrà essere pagato per il lavoro che ha fatto» ha dichiarato Johnson.

Classici da non perdere... Titolo: Spaceballs Genere: Commedia, Fantascienza

Titolo: Fino a qui tutto bene Genere: Commedia Durata: 80 minuti Regia: Roan Johnson Attori: Alessio Vassallo, Paolo Cioni, Melissa Anna Bartolini, Isabella Ragonese Uscita (Italia): 19 marzo

Durata: 96 minuti Regia: Mel Brooks Attori: Mel Brooks, Rick Moranis, Bill Pullman, Daphne Zuniga Lone Star, un eroe dello spazio senza paura e senza cervello, insieme con il compagno Barf, mezzo cane e mezzo uomo, intraprendono una guerra interstellare per liberare la principessa Vespa dalle grinfie del malvagio Dark Helmet. Sulla loro strada dovranno affrontare l’enorme ed appiccicoso Pizza Hutt, un robot impertinente chiamato Dot. Matrix ed una saggia piccola creatura, Yogurt, che insegnerà loro ad usare il potere mistico di “Schwarts”, fondamentale per riuscire a portare la pace e per ottenere ricche opportunità di commercio in tutta la galassia.


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L’Arbitro Bancario Finanziario L’Arbitro Bancario Finanziario è un sistema di risoluzione delle controversie tra i clienti e le banche e gli altri intermediari finanziari. Le banche e gli altri intermediari finanziari sono obbligati ad aderire a sistemi di risoluzione stragiudiziale delle controversie con la clientela ed a fornire ai clienti tutte le informazioni utili ad attivare la procedura. a cura di Adiconsum Verona

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l cliente che ritiene che l’intermediario abbia avuto un comportamento scorretto o poco trasparente dovrà rivolgersi in prima battuta all’Ufficio Reclami istituito presso l’intermediario stesso (l’indirizzo è indicato nei fogli informativi o può essere richiesto direttamente alla banca o ad altro intermediario finanziario), che è tenuto a rispondere entro 30 giorni. Se l’intermediario non risponde al reclamo o la sua risposta non ha soddisfatto il cliente, questo può presentare ricorso all’Arbitro Bancario Finanziario, che deciderà sulla questione in pochi mesi. L’ABF decide per le controversie che riguardano operazioni e servizi bancari e finanziari di valore non superiore a 100mila euro. Le sue decisioni non sono vincolanti come quelle del giudice, ma gli intermediari di solito le rispettano, anche perché la loro inadempienza è resa pubblica e dunque hanno interesse a non subire danni reputazionali. Il procedimento davanti all’ABF si conclude con la pronuncia di un organo cui è affidato il compito di decidere “chi ha torto e chi ha ragione”, a differenza delle procedure di mediazione/conciliazione che, si concludono, in caso di successo, con un verbale di conciliazione della controversia, nel quale le parti danno atto di aver raggiunto un accordo grazie all’opera del mediatore. Il ricorso all’ABF si presenta attraverso un modulo, disponibile sul sito web dell’Arbitro Bancario Finanziario e presso tutte le Filiali della Banca d’Italia aperte al pubblico. Nel caso in cui la contestazione riguardi comportamenti scorretti dell’intermediario relativi alla valutazione del merito creditizio del cliente, alla mancata erogazione, mancato incremento o alla revoca di un finanziamento, all’inasprimento delle condizioni applicate a un rapporto di finanziamento o ad altri comportamenti illegittimi o illeciti della banca, si può ricorrere al Prefetto. Il cliente segnala l’abuso e chiede al Prefetto di avviare la procedura mediante l’invio di un modulo scaricabile dal sito delle Prefetture. Il Prefetto, interpellata la banca, valuterà la fattispecie e provvederà ad inoltrare all’ABF la relativa segnalazione. È previsto, per la decisione, un termine di 30 giorni. L’intera procedura è regolata dalla Sezione VI-bis delle Disposizioni sui sistemi di risoluzione stragiudiziale delle controversie in materia di operazioni e servizi bancari e finanziari di Banca d’Italia.

Cosa fare Il consumatore che decide di ricorrere all’arbitro bancario finanziario deve compilare uno specifico modulo scaricabile dal sito arbitrobancariofinanziario.it, effettuare un versamento di euro 20,00 a favore dello stesso ABF ed inviargli copia del ricorso e del versamento. Per ottenere tutte le informazioni necessarie si può consultare il sito dell’ABF o l’apposita “Guida” di Banca d’Italia, disponibile gratuitamente per i clienti, nelle filiali e sedi di banche ed intermediari.

A chi rivolgersi Per avere assistenza alla redazione e all’introduzione del ricorso è possibile rivolgersi alle sedi territoriali di Adiconsum Verona (www.adiconsumverona.it) per usufruire del servizio di consulenza e assistenza individuale.

Chi è Adiconsum? Adiconsum è un’associazione indipendente e senza scopo di lucro presente su tutto il territorio nazionale, con sedi locali, provinciali e regionali. Gli operatori, i volontari e i dirigenti forniscono assistenza e tutela individuale e collettiva ai consumatori e alle famiglie. È possibile collegarsi al sito internet dell’Associazione: www.adiconsumverona.it o utilizzare il numero telefonico 045/8096934.


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Le giornate allungano, i lavori aumentano

di Matteo Bellamoli

Temperature miti, giornate lunghe e tanto lavoro da fare. Il lavoro all’aria aperta degli appassionati della terra e del biologico vive con fine marzo e il mese di aprile un momento d’oro che era atteso da tutto l’inverno. Fasi Lunari di Marzo scita: preventivate quindi le prime inLuna nuova Primo quarto Luna Piena

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artiamo come di consueto dall’orto. Dall’ultima settimana di marzo (complice il ritorno all’ora legale nella notte tra il 28 e il 29) è possibile iniziare la semina di tutti gli ortaggi che vorremmo raccogliere nel corso dei mesi estivi. Preparate la terra per pomodori, zucchine, melanzane e peperoni e rinvigorite le aromatiche, seminando o trapiantando dai letti invernali. Semina anche per le insalate: rucola a foglia larga o selvatica, lattughe e lattughino. Se le medie stagionali rispetteranno i pronostici potrete anche seminare altre colture prettamente estive come angurie,

Ultimo quarto Luna nuova Primo quarto

12 aprile 18 aprile 26 aprile

meloni, piselli, melanzane e cipolle. Non disdegnate i semenzai coperti per le piantine nuove almeno per il mese di aprile, potrebbero aiutarle a crescere più forti per la stagione di produzione. In giardino sono mesi altrettanto di fuoco. Alzandosi anche le temperature notturne anche il giardino ritorna al suo regime estivo. Se il mese di aprile sarà piovoso, o comunque con più scrosci rispetto a febbraio e marzo, le piante aumenteranno il loro ciclo sviluppandosi rigogliosamente. Per questo se ci saranno delle settimana secche potrebbero essere rischiose per le piante in fase di cre-

naffiate. I primi mesi primaverili sono tra l’altro pieni di appuntamenti con fiere e mercatini dedicati al giardinaggio in cui trovare ispirazione (segnaliamo www.mondobiologicoitaliano.it). Tra le piante le bulbose sono indicate per questo periodo, ma lavorate bene il terreno concimandolo prima di porle a dimora. Controllate il termometro, servono minime superiori agli 8°C. Se avete preparato semine di fiori e piante negli scorsi mesi questo è il momento per porle a dimora. In cantina (oltre alla visita obbligata a Vinitaly per tutti gli operatori di settore) è il mese in cui possiamo aprire al travaso. Occhio come al solito alle lune, e alla scelta della giornata: sole e assenza di vento. Secondo la tradizione i vini da invecchiamento vanno imbottigliati tra il 25 e al 30 aprile, mentre quelli frizzanti dal 10 al 15 del mese. I vini da tavola beverini e con poco invecchiamento possono essere imbottigliati invece tra il 20 e la fine del mese. Sconsigliato travasare

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Le Ricette di

RUBRICA

Nicole

1 PESCE SPADA CON POMODORI SECCHI, PINOLI E BASILICO

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PAGNOTTA ALLE ERBE SPONTANEE Essendo senza lievito di birra, si impasta e si cuoce al volo! Procedimento:

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Devo ringraziare una cara amica per questa ricetta gustosa. Procedimento:

Fate rosolare i pinoli ed i pomodori secchi tagliuzzati. Aggiungete il pesce spada a tocchetti e fate cuocere a fuoco medio per 10 minuti. Poco prima di servire insaporite con sale, pepe e basilico.

Mescolate le farine, il bicarbonato, il sale, le erbe tritate e le spezie. Aggiungete olio, limone e acqua calda fino a quando il composto diventa elastico e lavorabile. Create una palla, infarinatela leggermente ed incidetela. Infornate per 25 minuti a 220 gradi con un pentolino d’acqua fredda per favorire la formazione della crosta.

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senzalattesenzauova.blogspot.it Ciao! Mi chiamo Nicole Scevaroli, ho 26 anni ed abito a Verona. Ho una grande passione per la cucina e sono specializzata in ricette senza questo o quell’ingrediente. Da circa un anno tengo un blog che si chiama “senza latte e senza uova” nel quale propongo tantissime idee sia dolci che salate. Ho da poco pubblicato il mio primo libro che si intitola “Dolci Impossibili ”. In questa rubrica vorrei proporvi delle ricette semplici, sane, divertenti e golose per trasmettervi la mia voglia di cucinare, infornare ed assaggiare! Se volete contattarmi: incucinaconnicole@yahoo.it


P antheon

I N EV I DE NZ A

Presentazione del corso che parte il 20 aprile a cura di Roberta Tosi, Erika Tacchella, Rino Merzari

Ritorna: La via dei colori Dopo il successo della prima edizione, ritorna il corso organizzato da Pantheon in collaborazione con Roberta Tosi, Erika Tacchella e Rino Merzari. Vi sveliamo tutti i dettagli.

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opo il successo del corso dedicato alla scoperta del mondo che ci circonda, attraverso i colori, i loro significati e simboli remoti, ecco che a partire dal mese di aprile si ripropone questo imperdibile viaggio nell’universo di questo indiscusso protagonista dell’arte. Cosa si cela infatti nel nostro vivere quotidiano quando «vediamo rosso, diventiamo verdi di paura, blu di collera o bianchi come un lenzuolo? I colori veicolano tabù e pregiudizi ai quali obbediamo senza rendercene conto e possiedono significati nascosti che influenzano il nostro ambiente, i nostri comportamenti, il nostro linguaggio e il nostro immaginario. La loro storia, ricchissima e sorprendente, racconta l’evoluzione delle mentalità, degli usi e delle società». Addentrarsi in questo magico mondo diventa allora anche uno scoprire qualcosa di più di noi stessi, del mondo in cui il colore, i colori, ci influenzano, vivono in noi ed attraverso di noi. In un cammino condiviso fatto di arte, bellezza, cultura il corso “La via dei colori” vuole immergerci nei simboli, nella loro straordinaria aura che permette, ancora oggi, di vivere in un mondo ricco di colori. Un mondo che, inevitabilmente per chi ama l’arte, si riversa sulla propria creazione artistica ed influisce

la percezione di questa. Per questo “La via dei colori” non è un corso tradizionale in cui si impara a disegnare o dipingere, non si apprendono neppure tecniche o stili particolari, non è neanche un invito teorico alla scoperta della storia dell’arte ma vuol essere qualcosa di più, qualcosa che ha a che fare molto di più con noi stessi. In un percorso articolato, attraverso la specifica competenza di tre docenti, si potranno dunque attraversare e apprendere i significati simbolici dei colori, la loro misteriosa origine e la creazione dei grandi capolavori scoprendo ciò che i grandi artisti ci hanno lasciato e che continuamente ci donano, per “viverli” poi in prima persona. La seconda fase del percorso sarà infatti quella di camminare insieme, alla scoperta della parte più profonda di sé stessi, per riuscire ad esprimersi in pienezza, senza paure ed ansie, liberamente e creativamente. La parte conclusiva sarà caratterizzata dal sostegno concreto e pratico che permetterà di elaborare quanto visto, sentito, vissuto per realizzare la propria creazione artistica, con una nuova consapevolezza in cui si potrà guardare, vivere e fare arte con occhi diversi. Il corso si rivolge a quanti sono artisti o aspiranti tali o, più semplicemente, hanno passione per la vita, l’arte, la bellezza.

DA NON PERDERE Lunedì 30 marzo c/o Verona Fablab ore 20:45 Presentazione del corso I docenti Roberta Tosi è critico d’arte e giornalista: ha collaborato con laGalleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Palazzo Forti e diretto il magazine Pittura Antica, attualmente è coordinatrice di “Arte e dintorni” per la rivista Living e direttore artistico di Vinart. Erika Tacchella è un’artista e un operatore olistico professionale in ambito energetico. Il suo cammino professionale l’ha vista, fin dal ’98, intraprendere un percorso di approfondimento tecnico ed introspettivo che l’ha portata a conseguire il Diploma di Operatore Olistico Professionale in Core energetica development nel 2013. Da sempre, a questo percorso, ha affiancato lo studio della pittura frequentando i corsi liberi presso l’Accademia Cignaroli. Rino Merzari è pittore, scultore e restauratore. Il suo percorso professionale lo ha visto frequentare la Facoltà di Architettura presso lo IUAV ma la sua arte lo vede protagonista fin da bambino. Nella sua galleria d’arte, Rino oggi sperimenta le molte tecniche pittoriche apprese, molti materiali e lavorazioni varie.

I DETTAGLI DEL CORSO: La via dei colori: II livello Per quanti hanno frequentato con successo il primo corso ecco che, a partire dal 17 aprile si conferma il corso di II livello de “La via dei colori”. Un corso che permetterà di consolidare le competenze acquisite, scoprirne delle nuove ed approfondire, dal punto di vista tecnico, emozionale e teorico, le infinite prospettive e possibilità della creazione artistica. Un corso unico, un viaggio straordinario nel mondo dell’arte sempre da un punto di vista privilegiato: quello del colore!

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Territorio a Spicchi Brevi da Verona e Provincia

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a cura della Redazione

BOSCO CHIESANUOVA

Il 5° LessiniaSport fa rivivere i rally storici in Lessinia I prossimi 27 e 28 marzo in quel di Bosco Chiesanuova torneranno in scena le vetture dei rally anni Settanta e Ottanta nella prima manifestazione Rally Club Valpantena 2015, la regolarità sport LessiniaSport, quinta edizione. 9 prove cronometrate a tempo (la gara è una gara di precisione contro i cronometri, non di velocità) concentrate in una sola ­giornata di gara, sabato 28 marzo con partenza alle ore 8:01 e arrivo alle 18:00, sempre nella piazza della Chiesa di Bosco. Per ben due volte, alle 11:49 e alle 15:44, i concorrenti scenderanno in Valpantena, a Quinto per la precisione, per due riordini ospitati all’interno della Cantina. Riordini anche nella piazza di Velo Veronese, alle ore 10:09 e alle 14:24, e a Bosco Chiesanuova, dove i concorrenti si fermeranno per il Parco delle ore 12:58. Tutte le info su www.rallyclubvalpantena.it SAN MARTINO B.A. - SAN GIOVANNI LUPATOTO - ZEVIO

400mila Euro dalla Regione per il Parco di Pontoncello La Regione Veneto ha stanziato 400.000 euro di contributo, finanziando per intero il nuovo Piano ambientale nel Parco naturale del Pontoncello, considerato strategico all’interno del Programma PRA-FSC “Valorizzazione e tutela del patrimonio naturale e della rete ecologica regionale”. A un anno e mezzo dall’inaugurazione del parco, avvenuta il 22 settembre 2013, i Comuni di San Giovanni Lupatoto, Zevio e San Martino Buon Albergo possono ora contare sul cospicuo contributo regionale, che permetterà di valorizzare l’oasi naturale di 350mila metri quadrati che si sviluppa lungo il fiume Adige, a cavallo fra i tre enti. L’iter prevede che entro il 30 aprile venga sottoscritta la Convenzione tra Regione e Comuni; entro il 30 giugno dovrà essere presentato il progetto preliminare, mentre quello esecutivo entro il 30 settembre, consentendo di aggiudicare i lavori per la fine del 2015. Il quadro economico del finanziamento regionale prevede un frazionamento degli investimenti per i punti d’accesso, aree attrezzate, creazione di sentieri didattici, punti di osservazione, segnaletica, gestione e selezione della vegetazione, rimboschimento della flora e fauna, monitoraggi, ricerche e studi, promozione e marketing. CERRO VERONESE

6° Concorso di Poesia

La Pro Loco di Cerro Veronese indice il 6° concorso di poesia in uno dei dialetti del Triveneto. Quest’anno il tema proposto è “no sen mai veci per dugar” (non si è mai vecchi per giocare, ndr). Chi intende concorrere può inviare entro sabato 9 Maggio alla Biblioteca Comunale “Berto Barbarani” di Cerro Veronese una sola poesia redatta in un dialetto del Triveneto con traduzione in lingua italiana, originale e inedita fino alla data di premiazione. Nuova la sezione dedicata alle video-poesie che vanno inviate su CD e possono essere anche di poesie esistenti (video però inediti). Premi: primo classificato 300€, secondo classificato 200€ e terzo 100€. Per la sezione video-poesia premio unico di 100€. La premiazione avverrà sabato 18 luglio. Info per partecipare a biblioteca@comune. cerroveronese.vr.it o al numero 0457080963 (mercoledì e sabato mattina e giovedì pomeriggio). MARZANA

La Biennale di Venezia premia le Caperle con il Leone d’argento L’originalità e l’intraprendenza della scuola A.Caperle di Marzana hanno meritato il Leone d’argento per la Creatività 2014-2015 della Biennale di Venezia come unica scuola veronese. Un concorso nazionale, on line, giunto alla quinta edizione, promosso per favorire tra gli studenti delle scuole secondarie italiane (esclusi gli istituti d’arte) lo sviluppo della creatività applicata nel campo delle arti, progetti sperimentati in laboratori artistici (musica, teatro, digitale). Gli studenti delle classi prima C e prima B si sono classificati primi, nella categoria delle scuole secondarie di primo grado, presentando l’opera il “Suonacero”: una serie di concerti musicali, diversi tra loro a seconda dell’intensità del vento. Gli alunni, guidati dalle professoresse Maddalena Panzieri e Barbara Forneron, hanno “adottato” uno degli alberi del parco della scuola per realizzare il loro progetto artistico, poi recuperati lattine, contenitori di plastica, tappi e barattoli li hanno trasformati in veri e propri strumenti musicali. Infine hanno appeso ai rami dell’albero questi innovativi “eco-strumenti”, conficcandone alcuni nel terreno attorno al fusto. Questi strumenti mossi dal vento emettono suoni diversissimi tra loro. Hanno inoltre utilizzato questi piccoli manufatti per la musica della rappresentazione “l’Albero della Musica”, realizzata con la tecnica del “Teatro nero”, in cui gli oggetti, manovrati dai protagonisti (vestiti di nero e quindi invisibili), sembrano muoversi nello spazio liberamente, emanando musica. Soddisfazione per questo premio per l’Istituto Comprensivo 16 Valpantena, diretto da Nicoletta Morbioli. NOVAGLIE

Inarrestabile Sagra del Brocolo Come ormai da consuetudine, torna l’81ma edizione della Sagra del Brocolo di Novaglie, in programma il 27, 28 e 29 marzo 2015. Programma ricco ed interessante. Venerdì 27 serata con ballo Country, sabato 28 musica con il gruppo “Little Tavern and his Crazy Alligators” e domenica grande festa tutto il giorno con vari intrattenimenti. Menu ovviamente a base di “Brocolo” che oltre ad essere oramai tradizione da queste parti, unisce storia agricola con numerosi benefici per la salute. Provare per credere. Info sulla festa acyfac@tin.it


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Verona FabLab

tutte le novità di primavera Dai corsi in partenza fino all’attesissima Fiera Roboval

28 - 29 marzo

Lavorazione e restauro del legno

Un weekend intenso in cui si potranno (ri)scoprire tutti gli attrezzi e la varie lavorazioni,le tecniche costruttive, le caratteristiche e gli usi delle essenze legnose. Ciò che verrà appreso sarà poi possibile metterlo in pratica restaurando un proprio mobile (di dimensioni ridotte).

Dal 10 aprile al 9 maggio

Corso avanzato Arduino

Dopo il grandissimo successo del corso Base, torna al Verona FabLab la piattaforma Arduino, con lezioni ricche di esempi ed esercitazioni pratiche. Alcune lezioni saranno in collaborazione con le ragazze del corso di sartoria, assieme alle quali i partecipanti elaboreranno un progetto comune, che verrà poi presentato alle fiere Roboval e Verona Tessile il prossimo maggio.

11 aprile

Corso stampi siliconici

Il corso si propone di illustrare le tecniche per la creazione di stampi in gomma siliconica e l'uso delle resine per la realizzazione del pezzo finale.

18 e 19 aprile

Corso assemblaggio stampante Sharebot Kiwi3D

Sharebot Kiwi3D Kit è la stampante 3D per chi vuole entrare nel mondo della stampa 3D. Questa versione è proposta in kit di montaggio dedicato a hobbisti, maker e chiunque intenda, nel pieno spirito della digital fabrication e del mondo maker, costruirsi da sè la propria stampante 3D.

23 e 24 maggio

Roboval, la fiera dei Makers

Torna l'attesissima fiera dedicata ai makers, all'innovazione e alle nuove tecnologie, ma quest'anno lo fa in una location inedita, studiata per abbracciare un pubblico più ampio. Sarà ospitata all'interno dell'ex Arsenale Militare di Verona, luogo ideale per l'incontro tra i creativi per condividere invenzioni ed esperienze. La passione per la tecnologia e le nuove idee è nuovamente pronta per contagiare tutti di ottimismo e futuro. Tutte le info sul sito www.roboval.it

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