Telegiornale n° 39 "TG CAPPUCCINI" - La Tv di Sant'Ignazio

Page 1

Telegiornale . 39 Una preghiera a tutti i lettori del TG: siete fortemente pregati di leggere prima più volte i testi delle notizie per evitare certi errori di lettura e di senso; se qualcuno ha difficoltà nella pronuncia di certe parole, chieda al sottoscritto Padre Tarcisio. Si raccomanda insomma una migliore preparazione del servizio.

Una preghiera a tutti i lettori del TG: siete fortemente pregati di leggere prima più volte i testi delle notizie per evitare certi errori di lettura e di senso; se qualcuno ha difficoltà nella pronuncia di certe parole, chieda al sottoscritto Padre Tarcisio. Si raccomanda insomma una migliore preparazione del servizio.

Pace e Bene a tutti i nostri telespettatori

I titoli di questa edizione del nostro telegiornale sono i seguenti: •

Una Chiesa innaffiata dal sangue dei martiri Nel giorno in cui la Chiesa ricordava i Santi Protomartiri romani, papa Francesco rivolgeva un pensiero ai tanti cristiani perseguitati dei nostri tempi.

La lettera a Francesco dell'amato fratello Bartolomeo Il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo fa pervenire una lettera a Papa Francesco.

Raimondo Lullo: un martire e la sua eredità La Diocesi di Maiorca ha pubblicato una lettera in preparazione al 700° anniversario della morte del Beato

Il prodigioso sangue di San Lorenzo Da quattro secoli il sangue del martire romano custodito ad Amaseno, si liquefa miracolosamente ogni 10 agosto, giorno della sua festa liturgica


•

Nigeria: 30 morti nell'ennesimo attacco anti-cristiano di Boko Haram Spari contro la popolazione, case e chiese date alle fiamme.

Infine le Notizie di casa nostra ‌

***


Passiamo alla 1^ notizia: Una Chiesa innaffiata dal sangue dei martiri Nel giorno in cui la Chiesa ricordava i Santi Protomartiri romani, papa Francesco rivolgeva un pensiero ai tanti cristiani perseguitati di oggi Il 30 Giugno scorso, Papa Francesco, prima di sospendere per l’estate le Messe mattutine a Santa Marta, dall’altare della Cappellina ha rivolto un pensiero ai cristiani perseguitati, i martiri moderni, i fratelli e le sorelle che scontano con la vita la “colpa” di testimoniare Cristo, traendo, appunto, spunto dalla memoria liturgica che la Chiesa faceva dei Santi Protomartiri romani; ossia quella schiera di cristiani uccisi brutalmente alle pendici del Colle Vaticano su ordine di Nerone, dopo l'incendio di Roma. Infatti, fin dall’inizio del suo pontificato, Papa Bergoglio ha sempre ribadito che “ci sono molti più martiri oggi che nei primi secoli”, proprio quel sangue dei tempi antichi ha fecondato “i primi germogli della Chiesa di Roma”, ha detto Papa Francesco. “Si parla della crescita di una pianta“, ha poi aggiunto, ricordando come lo stesso Gesù paragonava il Regno dei Cieli ad un uomo che getta a terra il seme, poi va a casa sua e, pur che dorma o vegli, questo seme “cresce, senza che lui sappia come“. È ciò che accade con la Parola di Dio – ha sottolineato il Pontefice - che germoglia fino a diventare Regno di Dio, Chiesa, ricevendo forza e linfa vitale dallo Spirito Santo e, appunto, dalla “testimonianza dei cristiani“ - “Sappiamo che non c’è crescita senza lo Spirito”, ha precisato il Santo Padre: “È Lui che fa la Chiesa, è Lui che fa crescere la Chiesa, è Lui che convoca la comunità della Chiesa”. Lo Spirito, però, va accompagnato sempre con la testimonianza; quando poi essa “arriva alla fine”, quando “le circostanze storiche ci chiedono una testimonianza forte, lì ci sono i martiri, i più grandi testimoni”, ha rimarcato Bergoglio. La Chiesa viene così “annaffiata dal sangue dei martiri” e “questa è la bellezza del martirio”: “incomincia con la testimonianza, giorno dopo giorno, e può finire come Gesù, il primo martire, il primo testimone, il testimone fedele, con il sangue“. Tutti sono chiamati a dare testimonianza, anche se questa non sempre è vera fino in fondo; infatti, per attestarne la sincerità c’è una condizione: “Deve essere senza vincoli, ferma, decisa, con quel linguaggio che Gesù conferma e riconferma, ossia: ’Il vostro dire sia: “sì, sì, no, no”. Questo è il linguaggio della testimonianza“, ha affermato il Pontefice e ha concluso la sua omelia guardando alla Chiesa di Roma cresciuta nei secoli perché “irrigata dal sangue dei martiri di ieri e di oggi, che danno la loro vita per la fede“.


Passiamo alla 2^ notizia: La lettera a Francesco dell'amato fratello Bartolomeo Il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo fa pervenire una lettera a Papa Francesco Prima il “sacro ricordo” degli Apostoli Pietro e Paolo, da parte del Santo Padre, martirizzati per amore di Cristo nella sede della Sua Chiesa, poi una memoria personale del Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo, nella lettera fatta pervenire a Papa Francesco tramite la Delegazione ufficiale giunta a Roma in occasione della Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, che riportiamo fedelmente: “Custodiamo nel nostro cuore, come un tesoro prezioso, il ricordo dei nostri recenti incontri personali con lei, Santità, sia a Gerusalemme sia a Roma, che hanno ulteriormente rinnovato e sugellato i nostri vincoli fraterni, affermando al contempo il nostro desiderio di proseguire sul cammino verso la nostra piena unione e la comunione desiderata dal Signore”. Infatti, nel testo, il Patriarca rievoca l’incontro con il Vescovo di Roma dello scorso maggio, nella città Santa, e afferma quanto segue: “siamo stati ritenuti degni di venerare insieme il sacro luogo in cui il capo della nostra fede, nostro Signore Gesù Cristo, ha insegnato, sofferto, è stato sepolto ed è risorto dai morti”. Un evento con cui è stato anche “onorato il 50° anniversario dello storico incontro avvenuto nello stesso luogo tra i nostri predecessori Papa Paolo VI e il Patriarca Ecumenico Atenagora, le cui coraggiose iniziative – afferma Bartolomeo - hanno inaugurato un tempo di riavvicinamento e di riconciliazione per le nostre Chiese”. Ma non solo in Terra Santa, anche a Roma il Patriarca e il Papa hanno vissuto uno storico momento comune: l’invocazione per la Pace nei Giardini Vaticani, la domenica di Pentecoste, con i presidenti d’Israele e Palestina. Una occasione – scrive il Patriarca ecumenico – nata “grazie alla gentile iniziativa e all’invito di Sua Santità all’inizio del mese, al fine di contribuire insieme al prevalere della pace nella regione del Medio Oriente lacerata dal conflitto”. Un’occasione – aggiunge - che è stata “profondamente e personalmente commovente” e che, al contempo, ha trasmesso “un messaggio della pace e dell’amore di nostro Signore, a un mondo contemporaneo che ne ha tanta sete”. Per tutte queste cose, si legge nel testo: “ancora una volta esprimiamo la nostra sincera gratitudine a lei, Santità, insieme con la nostra sentita preghiera che il Signore la possa rafforzare con la sua grazia e la sua potenza, di modo che Lei possa continuare per molti anni la sua preziosa guida e il suo servizio nel mondo moderno, ispirando tutti con le virtù della sua personalità e il suo amore verso Dio e l’umanità”.


Passiamo alla 3^ notizia: Raimondo Lullo: un martire e la sua eredità La Diocesi di Maiorca ha pubblicato una lettera in preparazione al 700° anniversario della morte del Beato Eccone i passaggi più significativi: “Nell’alba del mondo che iniziava con l’arrivo di Giacomo I nella Mayurqa musulmana, tempo di dolore e di speranze, d’agitazione e di novità, nacque nella città di Palma colui che sarebbe diventato il figlio maggiore della nostra stirpe, figlio di Ramon Lull e Isabel d’Erill. Sveglio, intelligente e ardito, dotato della finezza dei poeti, conobbe l’intensa passione che lo avrebbe progressivamente condotto a quell’Amore più grande di ogni altro amore, e comunque l’unico alla sua altezza. All’ombra del Cristo crocefisso Ramon scoprì il segreto della felicità umana e fu quindi in grado di orientare la sua ansia di vivere verso l’inseguimento non meno appassionato di Gesù, e riuscì nel suo intento. Uomo del suo tempo, seppe amarlo. Approfittò di ogni circostanza per impegnarsi con un mondo le cui contraddizioni diventavano nel suo cuore altrettante opportunità per una grande, unica, definitiva ossessione: che il Dio e Padre di Nostro Signore Gesù Cristo venisse conosciuto e riconosciuto, adorato, seguito, amato. Il primo luogo nel seno della Cristianità, e in seguito, per mezzo dell’evangelizzazione, in tutte le terre il cui orizzonte poteva scorgere alla luce di Miramar. Imparando l’arte di amare imparò anche ad accogliere la voce di Dio che parla in ogni battito di vita. Lasciò quasi 300 opere, scritte nel corso di una lunga esistenza – più di 80 anni – sono altrettante varianti sull’identico argomento di questa volontà. Fiducioso nella chiarezza della ragione, che ci rende simili al Creatore, credette all’efficacia della scienza ed ebbe fiducia nel dialogo, come strumento di trasformazione di un mondo nuovo, un mondo che ha l’anima come verità. E l’arte di amare, genesi di ogni giustizia della libertà e della pace universale. Visse una vita ammirevole in tutti i sensi della parola, il martirio ne fu cima e coronamento, il sigillo più pregiato della passione per l’Amato, sempre conservata senza fratture e con il canto degli uccelli che ricamavano l’alba nel cuore dell’amico, partì 700 anni or sono verso quel luogo dove Dio è tutto in tutti, e l’amore voluto, intuito, amato e assaporato, è pienezza, totalità ed infinito nel cuore della Trinità Santa. La Chiesa di Maiorca, che da allora si è sforzata di essere per tutti un vero libro di contemplazione dove poter trovare il volto del Dio Vivo e Vero, vuole qui, oggi, rinnovare la testimonianza di Ramon.


Vuole rivitalizzare quel pazzo amore che muove al dono della vita, con gli occhi fissi in Gesù, affinché nel sonno e nella veglia, stando fermo o in moto, il mio cuore non stia attento a nessun’altra cosa che non sia il ricordo della Passione e della grande bontà e non desideri altro che dare gloria e lode al Signore, che è nostro Dio. Vuole comunicare la bellezza del Vangelo per mezzo della testimonianza viva dei suoi membri agli uomini e alle donne di buona volontà, facendo suo il desiderio di Ramon: “A te, potente Signore, io chiedo: manda nel mondo uomini pronti a morire per amor tuo e che mostrino la verità della fede predicando in tutto il mondo.” (…) Passiamo alla 4^ notizia: Il prodigioso sangue di San Lorenzo Da quattro secoli il sangue del martire romano custodito ad Amaseno, si liquefa miracolosamente il 10 agosto di ogni anno, giorno della sua festa liturgica Tutti conoscono San Lorenzo e il suo martirio sulla graticola, pittori illustri lo hanno rappresentato in mille modi diversi, poeti lo hanno citato nelle loro composizioni, come il Pascoli; molti sanno che è il secondo patrono di Roma, luogo dove ha esercitato il suo ministero diaconale e dove è stato martirizzato e sepolto presso il cimitero Verano; pochissimi sanno che un’ampolla col suo sangue è ancora oggi conservata integra e visibile, e questi pochissimi sanno che tutti gli anni, ormai da 4 secoli, questo sangue si liquefa in modo spontaneo suscitando lo stupore di chi lo osserva. Un paese della Ciociaria, immerso tra monti e paesaggi ameni, Amaseno, fin dal 1.177 custodisce gelosamente questo sangue del martire Lorenzo. La notizia più antica è contenuta nell’atto di consacrazione della nuova chiesa di Santa Maria Assunta, opera eccellente dei monaci cistercensi arrivati dalla Francia, datato 8 settembre 1.177, dove nell’elenco delle reliquie è citata questa particolare reliquia: il grasso di San Lorenzo Martire. Per secoli essa è rimasta nascosta tra le altre reliquie, poi d’improvviso, tra il 1.605 e il 1.621, essa comincia ad attirare a sé l’attenzione dei fedeli. Il Papa di allora, Paolo V Borghese, viene informato che questa sostanza, nella ricorrenza della festa del santo il 10 agosto, si liquefa in modo spontaneo e ne chiede un po’ per sé da conservare nella sua cappella costruita in Santa Maria Maggiore. Da allora tutti gli anni si rinnova questo prodigio sotto gli occhi di quanti, per curiosità o per fede, nel giorno della sua festa, si recano davanti a quell’ampolla. Un altro Papa, Clemente XIII nel 1769, con una Bolla riconobbe esplicitamente il carattere prodigioso della liquefazione approvandone il culto. C’è da dire che, oltre alle liquefazioni annuali legate alla festa, numerose sono anche quelle improvvise, avvenute nei diversi periodi dell’anno davanti a numerosi


testimoni. Da una semplice osservazione visiva si deduce che tutto il materiale contenuto nella fiala, diventa liquido e trasparente, lasciando intravedere una sedimentazione scura, terriccio o quant’altro, e un lembo di pelle che è sospeso in esso. Stupore, meraviglia, sconcerto sono i sentimenti che si provano davanti a questo prodigio, dove l’uomo non interviene assolutamente, ma altro sovverte le ferree leggi della natura. Non sappiamo come questa reliquia sia arrivata ad Amaseno; a chi chiede se non sia macabro raccogliere il sangue di una persona uccisa, si può rispondere che nella cultura cristiana delle persecuzioni era costume raccogliere tutto quanto apparteneva alla persona del martire e conservarlo per il giorno della resurrezione. La fede cristiana afferma che il corpo, creato da Dio a sua immagine somiglianza, è oggetto della resurrezione nell’ultimo giorno e pertanto niente deve essere disperso e disprezzato. La presenza di questo sangue ad Amaseno crea un legame forte della comunità con San Lorenzo facendoci sentire quasi dei prediletti dal Santo, ma allo stesso tempo obbliga anche a uno stile di vita secondo il Vangelo, per il quale egli non ha avuto paura di dare la sua vita.

Passiamo alla 5^ notizia: Nigeria: 30 morti nell'ennesimo attacco anti-cristiano di Boko Haram Spari contro la popolazione, case e chiese date alle fiamme. Sono circa 30 i decessi registrati nel bilancio provvisorio dell'attacco di sospetti terroristi islamici contro alcune chiese nello Stato nord-orientale nigeriano di Borno. Teatro della tragedia è stato questa volta il villaggio di Kwada, ad appena 5 km da Chibook, dove il 14 aprile scorso i terroristi di Boko Haram hanno rapito oltre 200 giovani studentesse, ancora nelle loro mani. "Gli aggressori sono arrivati nelle chiese con bombe e pistole", riferiscono fonti locali, confermando che almeno 30 cadaveri sono stati recuperati a Kwada. I morti potrebbero essere molti di più considerando che ancora non è finito il lavoro di recupero dei corpi delle persone uccise, come informa un componente di un gruppo di vigilanti che si occupa di contrastare gli attacchi degli estremisti islamici. Dopo aver sparato contro gli abitanti e dato alle fiamme case e chiese, i militari della setta islamista si sono spostati nel vicino villaggio di Kautikari, dove sparato e incendiato altre abitazioni, ma ancora non si hanno notizie del bilancio delle


vittime. “La mente umana non può capire quello che succede, non c’è una ragione per quello che fanno, ma continuano a farlo”, dichiara a Fides Mons. Doeme a Padre Patrick, vescovo di Maidùguri, nella cui diocesi rientra l’area colpita.


Notizie di casa nostra

Nella nostra precedente edizione abbiamo dato notizia dell’Ordinazione diaconale a Sorso del giovane cappuccino Fra Gian Luca Longobardi di Cagliari. Nella stessa settimana, nella solennità del Sacro Cuore, il 27 giugno, alle ore 17.00, a Cagliari nella chiesa di Sant’Ignazio, Mons. Arrigo Miglio ha ordinato diacono un altro giovane, Fra Amedeo Salis di Gesico, alla presenza dei confratelli, amici e conoscenti, nonché di una grande folla. Ad entrambi i neo-diaconi gli auguri del team di cappuccini.tv. Chiudiamo con le immagini girate in occasione dell’ordinazione di Fra Amedeo.

Il nostro TG è terminato e vi salutiamo ancora una volta col saluto francescano di

Pace e bene!


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.