oh! nirica

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Oh, Nirica! Non mi spiegare nulla, non giustificarti, fammi solo aprire gli occhi nel sonno. m.l.


Oh! Nirica

la materia incontra i sogni un progetto di Mauro Lovi coordinato da Olivia Toscani Rucellai con Filippo Maria Ricci Firenze, 22 settembre 2011, corte di Palazzo Rucellai. dal 24 settembre al 7 dicembre 2011, OTTO luogo dell’arte Questo catalogo è stato pubblicato nell’occasione della mostra: Oh!Nirica, inaugurata il 22 di settembre 2011 con un’anteprima a palazzo Rucellai, Firenze. Quarta mostra di otto luogo dell’arte di Olivia Toscani Rucellai, spazio di cui Mauro Lovi cura la direzione artistica. Hanno contribuito a vario titolo alla riuscita della mostra coordinati da Olivia, assistita da Filippo Maria Ricci: Ester Di Leo per le relazioni con la stampa; Ugo La Pietra,Vanni Pasca e Mauro Lovi autori dei testi in catalogo; Mattew Licth per le traduzioni dei testi in inglese; Stefano Citti che ha realizzato con Mauro la grafica del catalogo; Michele Martinelli per l’allestimento, Michele Francesconi e la sua tipografia a Lucca che ha stampato il catalogo; Matilde Lovi che ha eseguito l’otto in ottone per la vetrina; Stefano Citti e Chiara Cinelli per la realizzazione del sito di Otto; Si ringrazia inoltre per i contributi e i suggerimenti: Corso Vincenzo Rucellai, Agneta Holst, Paola Pelli, Giacomo Lencioni e un grazie speciale a Marisa Famà, Direttore dell’Area archeologica dello Stagnone di Marsala, per le informazioni sul popolo fenicio. Si ringraziano inoltre le seguenti aziende e artigiani e artisti che hanno collaborato e reso possibile la realizzazione delle opere dei nostri autori come vuole lo spirito di Otto: Giovannetti collezioni d’arredamento, Pistoia, per Studiovo; Fabrizio Pieruccini falegname, Lucca - Emilio Puccioni metalli Impruneta - Luciano Gori tappezziere, Impruneta per letto abbarca di Mauro Lovi; Devoti 3D per Gumdesign; L’Istituto Passaglia Lucca, per il supporto a Benvenuto Saba; Andrea Natuzzi, Bari, per l’opera di Tarshito; La disponibilità e il torchio di Umberto Dotto per Simone Caldognetto; Grimoldi orologi Milano per il supporto all’opera di Elia; Concreta, Lucca, per l’opera di Giovannini e Vercelli; Dante accessori, Poggibonsi, per librale di Michele Martinelli; Laboratorio Carrara per l’opera di Federico Caruso; Callisto Peruzzi, San Casciano Val di Pesa, per camino di Roberta Cipriani.

otto luogo dell’arte Via Maggio 43 rosso - 50125 Firenze tel +39 o55 288977 www.ottoluogodellarte.it info@ottoluogodellarte.it Ufficio stampa: Studio Ester Di Leo Via Romana 76/b/r - 50125 Firenze esterdileo@gmail.com © otto luogo dell’arte

con il patrocinio del

PALAZZO RUCELLAI

otto partecipa a

BERLIN 26 — 29 october 2011


oh! nirica

24 settembre – 12 novembre 2011 otto luogo dell’arte

Stefano Breschi, Marina Calamai, Simone Caldognetto, Giovanna Caminiti, Federico Caruso, Silvia Cheli, Roberta Cipriani, John Paul Delaney, Gumdesign, Mimmo di Cesare, Elia Marzetta, Sabrina Giovannini e Silvia Vercelli, Jung Uei Jung, Ho Kan, Liú Yung-Jen, Sue Kennington, Sabine Korth, Matthew Licht, Antonio lo Presti, Mauro Lovi, Roberta Lozzi, Gabriele Mallegni, Michele Martinelli, Cristina Massei, Elisabetta Nencini, Marco Pace, Lorenzo Perrone, Jelena Pesic, Benvenuto Saba, Antonio Sammartano, Caterina Sbrana, Elisabetta Scarpini, Franco Scuderi, Beatrice Speranza, Mirella Spinella, Studiòvo, Tarshito, Livio Tessandori, Giuliano Toma, Zhang Yu

quarta mostra di otto luogo dell’arte


dedichiamo questo lavoro all’artista Urano Palma, amico scomparso, grande tarlatore dell’ovvietà quotidiana.


oh! nirica

testi di Ugo La Pietra Vanni Pasca Mauro Lovi


disegno realizzato in occasione della mostra “il grande sonno”, realizzata da ugo la pietra per “abitare il tempo”, fiera di verona, 1991.


Oh! Nirica: quando i sogni incontrano la materia.

All’inizio degli anni Ottanta li chiamavo oggetti “fatti ad arte”: progetti e opere in cui cercavo di sviluppare il rapporto, da troppo tempo interrotto, tra la cultura del progetto (artisti e designer) e la cultura del fare. Sono passati ormai trent’anni, e il mondo dell’arte e del design ha ripreso con grande vivacità la collaborazione con chi ha ancora la capacità di lavorare la materia. Mi riferisco a lavorazioni artigianali tradizionali ma anche alla sperimentazione e applicazione di nuovi materiali e nuovi procedimenti. Noto anche che è sempre più frequente il caso di artisti che, dopo i decenni di interesse verso “la concettualità”, hanno saputo coniugare questa categoria con la “spettacolarità”. Mi sembra che la collezione coordinata da Mauro Lovi per “Otto luogo dell’arte” con Olivia Toscani Rucellai raccolga il grande fermento che in questi ultimi anni si sta sviluppando nel mondo delle arti applicate. Artisti che, con la propria capacità fattuale o facendosi aiutare da artigiani locali, hanno dato vita ad una serie di oggetti carichi di valori allusivi e simbolici intorno al tema del dormire e del sognare. Il “letto abbarca” di Mauro Lovi, ispirato alle navi fenicie e alla loro navigazione notturna, è un po’ l’oggetto simbolo della mostra intorno al quale sono state raccolte opere di quaranta artisti (di diversa età, estrazione culturale e nazionalità). Due cose importanti sono da riconoscere a questa mostra: la prima è quella di aver coinvolto i vari artisti attorno a un tema così che l’oggetto, oltre ad esprimere i valori del “fatto ad arte” e la propria funzione, si carica di significati che alludono al tema proposto. La seconda cosa importante è che le opere progettate dall’artista sono firmate anche dall’artigiano che le ha realizzate, confermando così la vocazione della Galleria che ha sempre messo in evidenza, oltre al valore creativo, anche l’interesse per tutte le tecniche di lavorazione artigianale, utilizzando in molti progetti le maestranze dell’artigianato toscano, sia per l’uso di tecniche tradizionali che di alta tecnologia. Un percorso, quello della galleria Otto, che attraverso le precedenti mostre e le future in programmazione, dimostra la sensibilità e la capacità di porsi all’interno di un contesto internazionale (quello del Craft Europeo) aiutando così il nostro “sistema” ancora troppo carente di Istituzioni (Enti, Musei, Scuole) e di mercato (galleristi, collezionisti, quotazioni) rispetto a quello internazionale. Ugo La Pietra Milano, agosto ’11


Qualche riflessione sul design dei nostri tempi di Vanni Pasca

È molto interessante il programma che Otto luogo dell’arte, la galleria di Olivia Toscani Rucellai, sta sviluppando a Firenze con la direzione artistica di Mauro Lovi. È iniziato con la mostra Radura,con opere di Lovi è proseguito con una mostra dedicata a Megalopoli, la galleria-atelier che Agneta Holst curava a Milano alla fine degli anni ’70 ( e Olivia è la figlia di Agneta). Propone ora una nuova iniziativa, Oh! Nirica (con titolo che parla da sé, con la sua rottura dada di un riferimento proprio della tradizione surrealista), in cui quaranta artisti e designer sono chiamati a presentare “oggetti” realizzati con artigiani. Tra questi lo stesso Lovi che presenta il grande letto Abbarca (“en bateau” ?). Incontrai Lovi per la prima volta alla metà degli anni ’80 del secolo scorso quando per una mostra (“La mossa del cavallo”) curata da Isa Vercelloni e da me, selezionammo una sua sedia, piccola architettura in cui le gambe si raccordano alla seduta con archi a tutto sesto e lo schienale si conclude con un ornamento a voluta: intersezione di architettura e arredo, si direbbe, ma sulla seduta fa bella mostra di sé una piccola piramide di legno che la “defunzionalizza”, rendendo improbo il servirsene, spostandola ad “altro da sé”, o almeno ad altro dalla sua immediata riconoscibilità come sedia. Lo racconto qui perché era un oggetto significativo di quella fase. Vorrei sottolineare che la progressione delle tre mostre (e quest’ultima andrà a Berlino) segna un percorso verso una ridefinizione della ricerca esplosa in Italia tra anni ’60 e ’70 (con riprese del futurismo e della pop art) con esperienze come quelle a Firenze di Archizoom e Superstudio, poi a Milano di Alchimia e Memphis, ma non solo in Italia: basti ricordare per la prima fase Hans Hollein, Walter Pichler o gli inglesi Smithson, Indipendent Group e Archigram; e dagli anni ’80, la diffusione di gruppi in tutta Europa come One-off di Ron Arad a Londra e Antologie Quartett con Borek Sipek in Germania. Si sviluppò allora, in modi diversi, una ricerca sugli oggetti in senso ambientale, relazionale, psicologico, con progressiva messa a punto di una teoria di design romantico basato su un nuovo rapporto tra design, arte e autoproduzione, in uno stile ludico ed eclettico, nel piacere del gioco colorato e della presenza magico-rituale degli oggetti, verso una nuova “opera d’arte totale” in cui vita e arte si intrecciano. Ma questi sono temi già trattati negli scritti per i cataloghi delle precedenti mostre di Otto firmati da Isa Vercelloni, Philippe Daverio, Beppe Finessi e altri. Scritti che, con altri futuri, potrebbero costituire una raccolta di testi utile per aprire un dibattito promosso da un’iniziativa che, scrive Olivia Toscani Rucellai, “è nata ispirandosi a Megalopoli e vuole verificare quel modo di lavorare riadattandolo ai nostri tempi”. Come ha mostrato Arthur C. Danto (After the end of art, 1997), nella seconda metà del secolo XX il predominio dell’arte astratta, che sembrava avesse oscurato le altre direttrici di ricerca, è venuto meno e sono riemerse le altre tendenze come il surrealismo, e in generale è riapparsa la figurazione. Questo è avvenuto anche per il design. In una mostra da me curata sul design italiano a Brasilia nel 2009, nel nuovo museo progettato da Niemeyer , ho aperto il percorso con due oggetti, apparsi tra il 1977 e il 1979: Atollo, una lampada di Vico Magistretti, dal rigoroso razionalismo geometrico; La poltrona di Proust, di Alessandro Mendini, dalle forme esuberanti spruzzate di colore à la Seurat. Sono fortemente dissonanti: uno appartiene alla scuola razionalista, l’altro sviluppa il radical design e apre alla postmodernità. Occorre una precisazione. Quando si parla del design radical, poi


postmodern, si tende a definirlo come un design che ha riaperto i rapporti con l’arte, ma ciò non è esatto. Il design ha sempre avuto rapporti con l’arte anche quando, con i designer produttivisti russi degli anni ’20 del Novecento, giungeva a negarlo. Nel secolo scorso, in gran parte del design si sono viste due tendenze: una che poggiava la sua ricerca linguistica sull’astrattismo geometrico del De Stijl, poi mutuato dal Bauhaus; dall’altro lato, a partire principalmente dalla seconda metà degli anni ’50, la ripresa dei rapporti con la figuratività in tutte le sue espressioni, dal futurismo al surrealismo alla pop art. Forse qui si apre la situazione che caratterizza questa terza fase della rivoluzione industriale, la fase della globalizzazione e dell’accelerazione della rivoluzione tecnologica. Col riemergere di tutte le tendenze che hanno caratterizzato il XX secolo, si estingue l’età delle tendenze, in definitiva delle avanguardie. La ricerca artistica si fa complessa e scarsamente decifrabile. “Dove bisogna recarsi per intuire la direzione verso cui ci stiamo orientando, per capire le traiettorie delle poetiche contemporanee, per disegnare i contorni dei paesaggi estetici del futuro?” La domanda la pone Vincenzo Trione che, interrogandosi sull’arte contemporanea (Corriere della Sera, 29/10/2010), si dà anche la risposta: bisogna recarsi a Documenta Kassel. Cosa potrebbe rispondere invece un critico di design? Bisogna andare al Salone del mobile di Milano, a Miami e a Basilea, a Berlino, a Shangai o dove altro? In realtà per il design, siamo di fronte a un dato nuovo, costituito dal fatto che oggi emerge una ricerca sugli oggetti ricca di intenzioni artistiche ma svincolata da quei riferimenti obbligati alle poetiche delle avanguardie, astratte o figurative, che hanno caratterizzato gran parte del XX secolo. Le ricerche sono svincolate da precisi prototipi, come se fosse finita l’età dei linguaggi, quei linguaggi che si sono identificati nei tanti “ismi” propri delle avanguardie del ‘900. Nell’epoca della sempre più generale pervasività dell’informazione mediatizzata, il problema dell’arte e del rapporto arte-design sembra porsi in modo nuovo. Ma continuiamo sulla base di quell’indicazione della Toscani Rucellai che pone il problema dei “nostri tempi”. Nella nostra fase, ancora in parte in via di definizione, una serie di processi rivelano un ampio modificarsi del ruolo e dell’importanza del design. Prima di tutto, la sua estensione geografica. Fino a qualche anno fa, si ragionava sulla presenza del design solo in pochi paesi industrializzati: l’Italia, la Germania, i paesi scandinavi, gli USA, il Giappone e poco altro. Oggi si investe sul design in gran parte dei paesi del mondo. Cresce così il numero dei designer, dei docenti e degli studenti di design: anche in Italia dove, a partire dalla metà degli anni ’90 del secolo scorso, sono nate numerose scuole universitarie di design che si sono aggiunte alle scuole pubbliche non universitarie e alle private. Si passa quindi da una professione di élite a una professione ampiamente diffusa sui territori. Certo tutto questo avviene perché il design è considerato un plus non solo per le aziende ma per i sistemi-paese, nell’acuirsi della competitività internazionale indotta dalla globalizzazione; ma la forte crescita del numero degli studenti e dei giovani designer testimonia un crescente interesse verso il design come nuova modalità di espressione della creatività nella contemporaneità. Non è facile mettere a fuoco il panorama odierno del design in questa difficile contemporaneità (ancor più difficile da decifrare in quanto segnata dalla crisi in atto). Ci si può consolare ricordando le parole di Trione succitate sulla complessità del panorama dell’arte; ma seguendo il suo consiglio, e andando a Documenta Kassel, qualche anno fa vi avremmo trovato una poltrona di Marc Newson, prima apparsa a New York nella galleria di Larry Gagosian, rappresentativa di uno dei fenomeni oggi in particolare sviluppo, quello denominato Design art. Negli anni passati è cresciuto l’interesse di antiquari e case d’asta, da Christie’s a Sotheby’s, per gli oggetti di design appartenenti alla prima metà del Novecento. In seguito, antiquari e mercanti d’arte hanno visto la possibilità di


creare un nuovo mercato per gli oggetti degli anni Ottanta, quando dilagò la tendenza alla progettazione di pezzi singoli e di piccole serie d’autore. Novità ulteriore è che negli ultimi anni vengono commissionati oggetti d’arredo ad hoc, non solo dalle gallerie e non solo ai designer. Per fare qualche esempio, al Salone del mobile del 2006 a Milano, Dolce & Gabbana hanno presentato poltrone scultura commissionate a Ron Arad. Ma, di converso, la Carpenters Workshop Gallery, galleria d’arte di Londra, ha commissionato panche e tavoli di marmo non a un designer, ma a Marc Quinn, uno degli esponenti più interessanti della Young British art. Nel frattempo sono nate nuove gallerie e saloni, per esempio a Berlino, dedicati alla vendita di limited editions di design. E Gagosian ha aperto nella sua galleria di New York una mostra di pezzi unici direttamente commissionati a Marc Newson. Una sua dormeuse in alluminio, la Lockheed lounge, è diventata un’icona anche per essere apparsa in un video di Madonna (Rain, 1998): in questo caso, come si vede, la circolarità mediatica diventa esemplare. Il discorso sul rapporto artisti – designer – oggetti d’arredo – mercato dell’arte è complesso e tutto da analizzare nel suo significato reale. Ma c’è un secondo aspetto da mettere a fuoco. L’idea che ha caratterizzato le ideologie della prima metà del Novecento, secondo cui il nuovo avrebbe sostituito radicalmente il vecchio, è ormai scomparsa. È chiaro come la complessità contemporanea sia costituita certo dall’emergere del nuovo ma insieme dal permanere in nuove forme di ciò che appariva destinato a scomparire, come l’artigianato. Nel 2010 perfino un’istituzione come l’ International Committee of Design History and Design Studies (ICDHS) ha organizzato un congresso sul tema: “Design and Craft: A History of Convergences and Divergences”. Ed è evidente come sulla nuova attenzione influisca lo sviluppo della New World History che, guardando al mondo, rilegge la storia evitando l’eurocentrismo. Come si vede, il tema, o almeno uno dei principali temi, è la nuova apertura di rapporti tra arte, design, artigianato. Apertura favorita non solo dalle nuove ricerche artistiche ma anche dalla presenza vasta di giovani designer che, agendo sui territori, trovano spesso negli artigiani, con la loro capacità produttiva di alta qualità, il referente adeguato per sviluppare le loro ricerche. Ma c’è un tema che non va dimenticato, spesso sottolineato da Ugo La Pietra che con l’artigianato ha sempre lavorato: a partire dal ‘700-‘800 ciò che si modifica è proprio la condizione dell’artigiano che conserva il proprio know how produttivo ma vede estinguersi la propria tradizione progettuale, quella che si tramandava storicamente nella bottega. Un nuovo rapporto tra artisti-designer e artigiani è probabilmente in grado di dare senso al “nuovo design” radicandolo sui territori e ridando a esso prospettiva. In un pluralismo di ricerche che è appunto pluralismo, non relativismo, come scrive Richard Shusterman (Estetica pragmatista, Palermo 2010). In questo quadro, forse, va letta la riflessione di Martin Kemp, il grande storico d’arte dell’università di Oxford, che nel suo bel libro (Immagine e verità, Milano 1999) scrive: “Credo che l’arte, nelle sue manifestazioni consuete, farà parte di un contesto molto più ampio, nel quale essa diviene quasi una sottocategoria appartenente a una enorme varietà di manufatti creati per fornire stimoli visuali”. Sarà interessante seguire, continuando l’indagine sui nuovi fenomeni del design, l’evolversi di questo processo, di grande interesse e pieno di,interrogativi . È in questo senso che più sopra accennavo al compito che si sta di fatto assumendo la galleria Otto: diventare polo di ricerca sui nuovi processi, con le mostre, i testi, i dibattiti, la relazione che può progressivamente stabilire tra designer, studenti, scuole, e l’artigianato diffuso sul territorio. Relazione che è estremamente importante per evitare l’estinguersi (nella ripetitività ovvia) della grande tradizione artigianale italiana e toscana.


Oh! Nirica, figlia di Oneiros! di Mauro Lovi

Una luce fioca a raso sulla mia destra illumina il foglio su cui sto annotando alcune considerazioni su Oh! Nirica, in una fresca mattina di luglio con ancora in testa le vie fluide del sogno e non ancora emerso nei ritmi della veglia. Ho aperto gli occhi e mi è venuta in mente la scena della sera precedente, quando nel coricarmi seduto ai bordi del letto mi sono sdraiato, distendendo la gamba sinistra (sul letto di Ulisse dormo sul lato destro), ho alzato la gamba destra da terra, e mi sono trovato disteso rivelto (come diceva mia madre), ho tirato a me un lenzuolo (velo) e mi sono velato (coperto). In quel momento ho avuto la stessa sensazione di quando in barca, sciolte le gomene dalla bitta del porto, pigi il piede contro la banchina, ci si stacca, e poi lo tiri in barca; da quel punto nulla, se non la memoria, ti lega alla terraferma. Quello che fino a quel momento era il tema del tuo reale diventa ricordo, emozione ecc. cose della mente. Ora c’è il mare, un altro modo di stare al mondo. Un’altra dimensione, un’altra tua dimensione. Quindi mi sono trovato rivelato dal lenzuolo sul mio corpo come ogni sera, per proteggerlo, sudario del giorno e vela per la notte. Quando l’idea di Oh! Nirica è venuta fuori, cercavo da tempo un armatore che costruisse una nave, con un equipaggio di artisti, per andare ad esplorare le regioni del sonno e del sogno. Olivia, una donna decisa, preparata e temeraria quanto basta per superare le secche del conformismo artistico, ha armato la nave, il mio letto abbarca, chiedendomi di selezionare l’equipaggio, la crew, come si dice oggi, con cui ci si confrontasse con l’ideazione di oggetti che ci circondano per il nostro sonno e il sogno, lavorare con la materia nel lato onirico. All’inizio pensavamo ad una decina di artisti, poi invece sono diventati quaranta di cui più sotto traccio alcune note di lettura sul loro lavoro. Perché la materia indagata per la sua complessità e fascinazione ha bisogno di più esploratori percorrendo e proponendo molteplici punti di vista. Ho pensato al letto abbarca per questa traversata per andare ad incontrare Nirica, figlia di Oneiros, per continuare il ciclo di letti con questi riferimenti sulla navigazione notturna: ad oggi ne avevo realizzati due, il letto di Ulisse per Megalopoli nel 1989 e il letto damare per Buonaccorsi nel 1997. Forse i motivi di questa passione progettuale per questo luogo/oggetto, va ricercata nelle mie lunghe frequentazioni periodiche con lui per malattia. Questo nuovo letto vuole essere un pensiero alla storia del Mediterraneo, del nostro mare/inconscio collettivo, un omaggio al popolo dei Fenici e a tutti gli altri che lo hanno attraversato in lungo e in largo. I Fenici sono stati i primi ad effettuare la navigazione notturna per la loro capacità di leggere i riferimenti celesti. Ho progettato il letto/barca chiedendo notizie sulle barche e sulla navigazione fenicia durante una visita al museo del Bardo di Tunisi all’amica Marisa Famà, Direttore dell’Area archeologica dello Stagnone di Marsala dove al suo interno è adagiata la magica isola fenicia di Mozia. Di seguito le promesse note sui lavori degli artisti in ordine alfabetico. Stefano Breschi vive sulle colline di Camaiore, in una casa laboratorio, luoghi mitici dell’arte degli anni settanta, qui avevano casa Raffaele Carrieri, Franco Russoli, Adolfo Saporetti ecc. A lui scultore ho chiesto una riflessione sul cuscino: sia come concetto, sia come massa, sia come materia. Partendo dal sonno, azione che compiamo sopra di esso, ha fatto due ipotesi, il sonno pesante e il sonno leggero. Su queste ha realizzato due cuscini, uno pesante in terracotta bianca dove nella sua conformazione esprime il concetto di pesantezza e uno leggero in cellulosa che ci comunica volatilità e di questo ha fatto una luce.


Un apporto decisamente disciplinare e preciso come solo chi è abituato a dare senso alla materia sa gestire. Marina Calamai da Firenze, un lavoro che tramite il linguaggio pop ci propone una elegante terapia. Un lavoro di sublimazione della materia dolce (dovuto come ci dice lei ad un suo problema con i dolci). Una raffinata ricostruzione di dolci, dolcetti, dolciumi raffigurati in tre dimensioni e proposti fuori scala, quindi in quattro dimensioni, le tre classiche più il fuori scala, che ingigantendo il problema lo analizza e lo esorcizza attraverso la costruzione con materiali di tessuto. Ci propone un grande “profiterole” dove possiamo affogare le nostre ansie con questo morbido dolcione molto accogliente tra l’altro senza neanche sporcarsi tutti di cioccolata. E’ la proposta per un mobile terapeutico per i single e per tutta la famiglia. Simone Caldognetto nato a Milano, lavoro a Lucca. Con lui scultore, abbiamo molto discusso su come possano le relazioni tra materia e materiali, pesi, dimensioni e massa, essere ridotte, sottratte, mantenendo comunque un pattern espressivo leggibile. In queste occasioni in più ho inserito nel dibattito la variabile uso. I suoi recenti lavori in basso direi bassissimo rilievo, realizzati con carte e cartoni a pressione passati dal torchio da incisione, mi hanno incuriosito e abbiamo pensato all’utilizzo di questa tecnica per l’oggetto di Oh! Nirica. Quindi Simone ha scelto il tema del copriletto realizzato con il cartone con impressi i suoi motivi geometrici, ma chi usa il copriletto di cartone è un senzacasa che vive per strada, quindi ci consegna questo gesto altamente poetico e commovente, per nulla ironico, per far dormire, fare casa, con eleganza e bellezza anche chi questi concetti li può possedere solo nel suo interno. Giovanna Caminiti dalla Calabria, un architetto che realizza piccole cose poetiche so- gnanti, lavora con tenerezza e magia, elabora il simbolo casa attraverso segni sintetici, materiali poveri e crudi, materiali che sembrano raccattati sulle spiaggie della sua terra antica. Spiaggie come un luogo importante del sogno, luogo di confine tra la terra e il mare: ”l’inconscio”. Il lavoro di Giovanna è importante perché affida alla sintesi poetica emozionale la sua passione per l’architettura, la casa, un’opera finale che è una casa da tenere in casa, per far riparare i sogni durante il giorno e i pensieri durante la notte rendendoli al mattino. Federico Caruso, scultore nato a Milano, vive a Firenze. Un ottimo conoscitore delle tecniche della lavorazione del marmo, nel suo raffinato caldo e minimale showroom di Firenze si ammirano sculture di figure umane con tagli molto contemporanei realizzati con lavorazione antica, con marmo statuario ed invenzioni e riletture di oggetti d’uso. Come l’oggetto per il nostro progetto, dove è elaborato un comodino in marmo rosso con forma cilindrica attraversato da una fessura a forma di esse da cui esce una luce azzurrina. Roberta Cipriani, architetto, marchigiana di origine, ma da tempo vive a Firenze. Ha lavorato con il fuoco, simbolico, rappresentato e reso fisicamente reale, con un caminetto all’alcool, da appendere in una stanza, da trasportare con sé, appenderlo e farlo funzionare in qualsiasi posto. Un caminetto nomadico realizzato in ferro, con un taglio ruvido, che ha qualcosa di arcaico, dove le fiamme intagliate nella lamiera pesante, hanno la forma del fuoco. Quasi come una rilettura del contenitore del fuoco sacro dei popoli nomadi antichi. Silvia Cheli di Firenze, un’artista con molti interessi in vari linguaggi artistici, per Oh! Nirica ci propone una scatola con gli utensili per il sonno ed il sogno. Lei si è concentrata e ha lavorato sulla fase dell’addormentarsi. Ha costruito una scatoletta di legno che somiglia molto alle scatole dove mettiamo attrezzi per il disegno e la pittura o strumenti di alta precisione. In questo contenitore ha raccolto in piccole ciotole semi- sferiche di terracotta: barbiturici, camomilla, pecorelle, ecc. Sempre collegato all’opera, vi è inoltre un cd contenente un vi-


deo, dove un uomo in giacca e cravatta con la maschera da caprone e la valigia 24 ore salta la palizzata: l’azione si ripete in loop per 19 minuti. Sempre per riuscire ad addormentarsi. John-Paul Delaney, inquieto amico dall’Irlanda. Ha vissuto per anni a Roma. Ha fondato il sito “Art Process” dove gli artisti pubblicano sequenze del loro lavoro. Per Oh! Nirica ci presenta un’opera a prima lettura cruda, molto ruvida, ingombrante, dal titolo: “un luogo del sogno”. Diventa invece una fiaba irlandese se letta nel suo processo creativo, dove l’artista nota un materasso in un ruscello, ecc. La potrete leggere poi nel catalogo. Elaborazione di un materasso, che squarciato diventa un petalo aperto, forse un sesso femminile, luogo del sogno dell’omino del materasso del ruscello che ci dormiva sopra. Un luogo mitico, presentato in linguaggio pop-punk. Racconto vitale, anche nel senso di appartenenza alla vita. Una lezione di elaborazione della materia, un ruvido elegante richiamo, semplicemente Arte, grazie John-Paul per la tua intransigente sincerità espressiva. Gum Design: Gabriele e Laura da Viareggio. Architetti e designers, nel loro lavoro puntuale e rigoroso come il “design” che buona scuola impone, ci regalano un oggetto (o meglio tre) a funzione poetica. Un contenitore di sogni con la circonferenza come limite , scelta da loro, penso perché non ha angoli, come il simbolo del cielo e per traslato delle cose aeree. Circonferenza realizzata in marmo dalle vicine apuane. Circonferenza marmo- rea dove all’interno è intrecciata una trama (questa sì con angoli anche molto stretti) fatta con strisce di tessuto. Una ragnatela per farvi impigliare i sogni, un quaderno rotondo con le righe, irregolare come lo sono i sogni. E di queste riletture di un oggetto antico, ci propongono tre che idealmente stanno uno dentro l’altro, e anche questo appartiene alla proprietà dei sogni. Mimmo Di Cesare, scultore palermitano e cosmopolita. Un grande raffinato lavoratore della materia e dei materiali di cui ha frequentato ogni tipologia esprimendone ogni dimensione. Qui ci regala un sole da casa, un suo sole, il sole della sua terra. Ce lo presenta in legno scurito quasi un aristocratico souvenir, un legno che ha raccolto tutti gli anni per tutti i giorni il sole della sua Sicilia e che il mare gli ha consegnato a Castiglioncello dove oggi vive. Un’opera dove il sole e la sua luce resa flebile regolata attraverso il dimer, ci permette di abbandonare la luce diurna ed entrare con il sole all’interno del sonno e del sogno verso mezzanotte. Elia da Milano, giovane scultore del legno che interagisce anche con la pittura e intrusioni metalliche con grandi graffe di rame che cuciono lesioni, spaccature del legno che, per tendenza naturale o per origine artistica, tendono a lacerare il legno. E’ interessante nel lavoro di Elia questo affidare al rame, grande conduttore di informazioni, il compito di ricucire il legno, essenza vitale, dai traumi dell’esistenza. Nell’opera specchio che ci propone per Oh! Nirica ci pone un altro piano di lettura o forse una chiave di lettura, facendoci vedere la nostra faccia, all’interno di una cornice dove è sinteticamente espresso quello di cui sopra. Sabrina Giovannini e Silvia Vercelli, lucchesi, due architetti con la passione del design e del verde, memori di un progetto che le ha impegnate per diverso tempo, un parco pubblico nel comune di Capannori inaugurato da poco, ci regalano un cuscino di terracotta con dentro terra cruda e dove si può posare la testa direttamente tramite un’apertura dove nasce l’erba. Un richiamo al contatto con la terra. Posare la testa sulla terra attraverso il segno-filtro di un cuscino. Riposarsi, riflettere, fantasticare, posare la testa sul prato anche in studio, dopo il progetto realizzato del parco, fare un lungo respiro. Jung Uei Yung dalla Corea che vive a Olso, un’artista che lavora modellando un tipo particolare di rete, realizzando calchi, inserendo elementi modellati come facce, corpi e oggetti. Ci regala per il nostro tema una sua opera, un cuscino di rete con inserti di perline, a formare costellazioni. Casa dei sogni materializzati, come i fragili origami all’interno che, calati osmoticamente dalla testa quando sogna, si trattengono nella struttura più prossima che trovano, il cusci-


no, cristallizzando per il giorno strutture cartacee, protette dall’irrompente chiarore chiassoso della veglia con una rete leggera. Ho Khan cinese da Nanchino, sono molti anni che vive a Milano. Frequentatore delle avanguardie storiche del secondo dopoguerra che ha incontrato e vissuto in prima persona nella sua decennale permanenza in Italia. In questi anni sta lavorando sulle composizioni geometriche più vicine alla tradizione cinese, rilette attraverso le sue esperienze. Ha quasi sempre dipinto nel piccolo formato. Per Oh! Nirica ci regala due quadri, brani di pittura da mettere a capoletto, che parlano di due culture, l’occidentale e l’orientale, e alle due culture, foriere di possibili fruttifere convivenze. Strutture me- ditative (mandala che compiuti, vivono poi la loro impermanenza attraverso la luce, la loro visione e percezione cambia con vari tipi di luce), esattamente come la dimensione non permanente prodotta dal sogno. Liù Jung Yen da Taipei, un copriletto derivato da un quadro di Liù, mentre sempre da un suo dipinto stiamo lavorando ad un arazzo. La pittura di Liù utilizza i colori in modo simbolico, alcuni riferiti alla tradizione cinese come il nero, il giallo con parti di rosso. Queste campiture lievemente corrugate in alcune parti, si distendono in grandi spazi in composizioni a schema triangolare, sempre con grande rigore armonico. Il tutto è dipinto con una tecnica espressionista astratta. Composizioni che però possono suggerire piani di lettura diversi, dove figure archetipiche raccontano di barche, di mare, di montagne, di vulcani. Forse gli anni degli studi all’Accademia di Brera a Milano lo hanno fatto giocare con il sogno, e con la nostalgia, distillando gli elementi delle sue radici, guardandoli da lontano e nello stesso tempo fissandoli sulla tela confrontandosi con le tecniche delle avanguardie storiche. Sue Kennigton, da Londra, ha iniziato subito a lavorare stimolata dal tema del copriletto, dove poteva sperimentare i tessuti e la loro coloritura, un’esperienza nuova per lei. A lei che è una raffinata e splendida pittrice, si è aperta una nuova situazione creativa, dove si è avventurata con grande entusiasmo producendo un lavoro pieno di autenticità e cromatismi nuovi, che rispetta il livello eccellente della sua cifra espressiva. È come se sulla sua superficie si fossero addensate stratificazioni di gioie, ansie, emozioni, e riccioli e palpitazioni. Sognare sotto questo copriletto particolare in dimensioni da lettino, immagino ci deve rendere un p0’ del timore e desiderio di addormentarsi che ci prende quando siamo piccoli. Sabine Korth, fotografa proveniente dalla Germania. Ho pensato a lei subito, per i suoi lavori fotografici, lavori estremamente onirici. Risultati delle sue ricerche tra foto e psicologia, anche con confronti complicati e difficili, vissuti con dolcezza, attraverso laboratori terapeutici di fotografia per pazienti con disturbi psichici. È riuscita a rende- re con la strutturazione di immagini composte, l’idea di come può lavorare il sogno. Ci ha portato un lavoro composto di tre cicli di composizioni di foto visivamente oniriche e uno specchio per la camera. Lo specchio come portale del percorso d’introspezione dove verifichiamo la corrispondenza del nostro essere sentito con la forma che ve- diamo riflessa. Uno specchio dove intorno ci sono a cornice una sequenza di polaroid, penso di situazioni riferite a questi viaggi. Matthew Licht, scrittore statunitense con una lunga storia italiana alle spalle. Matthew, che ci traduce in maniera magi- strale tutti i test per i cataloghi di Otto, ha scritto un prezioso libro di brevi racconti per Oh! Nirica da leggere per addormentarsi. Non ci resta che leggerli. Antonio Lo Presti, catanese, da decenni risiede a Firenze, si è presentato in galleria durante la preparazione della mostra, con il suo lavoro, un lavoro fresco, delicatissimo e molto raffinato che sento molto vicino e tuttavia distante. È un lavoro che ha un’ intensità poetica fortissima, da leggere nelle tracce lasciate attraverso la bucatura delle sue linee sulla carta bianca. Per Oh! Nirica ci consegna una interpretazione della simbiosi tra comodino e libro e ancora un oggetto uscito da un manuale di surrealismo: una sedia a forma di borsa per


acqua calda (non poteva non essere presente il surrealismo in una mostra che lavora sul sonno e sogno). Roberta Lozzi da Milano, ci ha regalato la vela, copriletto, ispirata al suo rigoroso spazio denso e minimale deciso, con un blu che contrasta con il rosa attraverso la sagoma simbolica dell’onda, la coperta è a due facce dove i temi si invertono. C’ è la parte diurna e la parte notturna, dove cromaticamente si invertono. C’ è la parte esteriore e la parte che è a contatto con il mondo interiore più intimo. Questo essere double-face permette la possibilità dell’alternarsi delle parti anche durante la giornata. Esporre la parte intima quando lo vogliamo, fare più intima la parte esteriore quando lo riteniamo opportuno. Gabriele Mallegni da Pisa, scultore di strutture metalliche anche di grandi dimensioni. Qui si cimenta con un oggetto d’uso come un’opera che produce luce. Una scultura di un cervello umano a dimensione reale che irradia luce ambientale. Una mente illuminata, dal titolo “illuminante”, ci ricorda come tutto avviene nel cervello e che le sue trame luminose ci possono rivelare l’alfabeto della dimensione onirica e cercare di decifrare i confini tra luce e oscurità. Ci ricorda in modo leggermente ironico che si può percorrere le vie dell’illuminazione secondo alcune discipline di filosofie orientali non solo pigiando un tasto. Michele Martinelli da Lucca, propone un altro portale: una libreria di scatole di alluminio composta a mo’ dei portali in pietra, memoria di porte lucchesi, mai fuori dimensione nei loro rapporti e in rapporto alla dimensione umana. Un Librale come lo ha chiamato l’autore, dove i sonnambuli depongono i loro libri e i loro sogni alla mattina. Luogo di passaggio dove si raccolgono comunque libri e altri oggetti dei viaggi immaginari, altre porte, altri strumenti di lettura prima di addormentarsi. O più semplicemente una libreria posta in camera da letto per depositare i libri che sono in lettura alla sera senza fare cataste sul comodino. Cristina Massei, giovane artista di Lucca che, nell’indagare il vestirsi, non rivolge l’occhio alla moda, ma alla sartoria di tradizione, cucendo modi di indossare e recuperando, ricucendoli, vestiti usati, giocando a modificare la tipologia dell’abito. Ad esempio: con le camicie maschili, destrutturate e riutilizzate per abiti femminili da indossare in happening e performance. Per Oh! Nirica ha proposto un pigiama femminile che si racchiude di giorno in una goccia di tessuto che racchiude gli umori della veste notturna. Elisabetta Nencini di Firenze, ha realizzato un copriletto dove si è lanciata con entusiasmo, come suo uso, in una nuova ricerca di materiali di scarto industriale nelle fabbriche e laboratori di Empoli e Prato. Materiali anche pregiati, come pellame residuo di tagli di fustelle, trucioli di polietilene, gomme varie, da rendere a nuova vita, attraverso la sperimentata manipolazione artistica: una coperta di grandi fiori di polietilene da imballaggio. Una sorta di Alice nel Paese delle Meraviglie, che più che meravigliarsi lei, meraviglia noi per questa sua trasposizione in tre D (reali) di una coperta a grandi fiori. Una lettura delle opere pop, con sottofondo ironico e onirico che retro illuminandosi la fa diventare un sottobosco fresco e in penombra, luogo fertilissimo per far crescere funghi, sogni e storie incantate. Marco Pace da Lanciano: l’ho chiamato per disegnare un lenzuolo per Oh! Nirica, in- tanto perché è un pittore che lavora bene e apre nuove visioni molto “oniriche”, possiede una tecnica efficace e un disegno spettacolare. Ci ha regalato un disegno che di- verrà poi lenzuolo, col tema dell’apparizione di un personaggio anche lui onirico, sopra un mucchio di pietre sulla Maiella . A me piace l’idea del lenzuolo, perché è sinonimo di leggerezza e volatilità dove invece è rappresentata la montagna di pietra, simbolo di pesantezza e solidità. Lorenzo Perrone nato a Milano, cancella i testi dei libri con gesso e vernice bianca: mi ha presentato il suo lavoro Matthew che scrive testi. Realizza libri bianchi senza scrittura. Qualcuno, non ricordo, diceva che il racconto è altrove, non sta nel libro. Ed è vero perché il libro


è un mezzo che veicola il testo, che trasmette un mondo di emozioni e saperi che va ad abitare la testa di chi lo legge. Perrone invece, come ogni artista, si occupa del come e lavora facendo diventare il modo di come è formato l’oggetto libro, il suo racconto. La forma libro con la sua sfogliatura presume novità consequenziali nella pagina prossima che ancora non si è aperta. L’ho invitato perché la sua opera è per me onirica in quanto, cancellando la scrittura diurna logica e razionale, affida il libro come oggetto al suo linguaggio simbolico e analogico come quello notturno dei sogni. Jelena Pesic da Belgrado, ci racconta una storia come dice lei di solitudine, lei che ci racconta anche che nei suoi lavori elabora le tematiche come l’esistenza, la memoria, il tempo e la morte. Dopo vari ripensamenti e studi arrivati per email, finalmente poco tempo fa è arrivata ad una sintesi: un lavoro che è di una bellezza struggente nel suo essere scarno. Io direi una storia di affetto avuto e mancato, cuscini rivestiti con camicie appartenute a uomini che hanno un ruolo come: il soldato, lo zio, il padre, il passeggero, il pope conclude la sequenza con un autoritratto su come si usa il cuscino. Grazie Jelena per farci conoscere la Serbia genuinamente, attraverso alcuni cuscini posati su di una tavola. Benvenuto Saba, vive a Pietrasanta, fotografo professionista e scultore in incognito, presenta un lavoro molto intrigante, una “fotografia tridimensionale” de il cuscino di Ilaria del Carretto di Jacopo della Quercia. Il luogo del sonno storico, artistico, il sonno subliminale. Benvenuto ha fatto il rilievo “puntuale” a tasti secondo la tecnica rinascimentale del cuscino da un calco della scultura in gesso appartenente alla gipsoteca dell’Istituto Passaglia di Lucca su autorizzazione del Dirigente scolastico. Un’ altra opera con un percorso creativo che ci propone metodi e tecniche oramai poco frequentati, che ci presenta un cuscino in marmo illuminato dentro e dove i punti di rilievo sono evidenziati con punti di luci. Antonio Sammartano da Trapani, ha vissuto tanti anni a Firenze e poi a Milano dove ha studiato a Brera. Un uomo e artista generoso, un espressionista astratto se proprio vogliamo etichettare un linguaggio espressivo. Un appassionato dell’arte, e soprattutto uno che sa comunicare questa passione e relazionare con le persone, un amico, con il quale ho condiviso tante avventure e scoperte per il mondo, dalla Sicilia alla Germania, dalla Tunisia a Taiwan. Per questa occasione ci ha proposto una misteriosa lampada crittocriticoironica sulla gestione del design: la lampada KKD, (Klus Klus Design). Caterina Sbrana da Pisa. La luce che ci fa leggere i libri a letto prima di addormentarci ce la propone in questo progetto Caterina, dove usa l’evocazione formale del bulbo del papavero. La sua materia prima di pittura che usa come timbri con cui dipinge teli e lenzuoli di ghinea per raffigurare agnelli dormienti, il massimo della tenerezza e della fragilità. In queste lampade fa diventare il bulbo uno scrigno luminoso dove la luce timbra la superficie su cui è rivolta. Un prototipo di lampada adolescente di rara bellezza, che diventerà un oggetto compiuto adulto di particolare luminosità, confrontandosi con i processi propri del design. Elisabetta Scarpini da Empoli, un’artista inquieta, sperimentatrice di linguaggi, dalla grafica alla pittura, dalla fotografia alla cucitura. Lei si è confrontata con un altro tema importante, il luogo dove posiamo la testa per dormire e/o sognare: il cuscino o guanciale. Ha riletto un mito dell’antica Grecia, dove si pensava che bastasse dormire in un santuario consacrato ad Asclepio per guarire da ogni malattia. Sonno come guarigione, sogno come conoscenza di sé. Un cuscino su cui dormire, un cuscino su cui sognare. Un cuscino che è forma evidente di una sostanza onirica che si rivela. Lo ha riletto con un lavoro di cucitura di un oggetto soffice, un cardo obeso e soffice, matrice del “Brucaliffo”, anch’esso parente affine con l’oblio o una visione di tracciati onirici e simbolici.


Franco Scudieri, un artista fiorentino, uno scultore che ha attraversato alcuni decenni modulando superfici con giochi di luci ed ombre, con lavori importanti in molte parti del mondo. Per questa occasione ci regala due opere: una ludica, gli aeroplani di legno colorati da attaccare al soffitto, che ci legano ai giochi e sogni dell’infanzia; l’altra opera, un cuscino fatto con i piccoli cilindri in legno che usa per le sue composizioni. Un cuscino che fa riflettere sulla percezione dei materiali legati ad una funzione, il tutto annaffiato da una spruzzatina di dropping di vernice rossa. Beatrice Speranza da Lucca. Architetto e fotografa, è stata una mia preziosa collaboratrice che da sempre fotografa tutto quello che la incuriosisce. Lasciata l’architettura praticata, si è decisa a passare alla fotografia come professionista e così ci presenta un cuscino dove sono stampate mani fotografate che bussano dall’interno. Annàcati è il titolo (svegliati) in napoletano, facendo un omaggio alle sue origini paterne. Il secondo lavoro è un cuscino con una texture di spine di rose. Per Beatrice, il dolce gesto di entrare nel morbido mondo di Morfeo ha aspetti graffianti, o può proteggere chi vuole violare i nostri sogni. Mirella Spinella da Venezia. Amo molto il suo lavoro sui tessuti, vi si legge tutto lo splendore della Repubblica di Venezia, del suo essere nel mondo tra occidente e oriente, l’opulenza, il rigore del lusso; vi si legge tutto il mediterraneo dai greci ai turchi, agli arabi oltre che ai bizantini e, ovviamente, ai veneziani. Le ho chiesto un copriletto che raccogliesse il vento di queste culture mediterranee e ci raccontasse la storia delle loro energie. Ci ha regalato un lavoro straordinario, vele robuste, e tavole sinottiche del nostro mare su tessuto. Studiovo, due giovani designers di Lucca che stanno cimentandosi con il mondo del prodotto industriale, in molti casi vera rupe tarpea dei sogni e delle aspettative individuali. Loro hanno pensato, progettato, visualizzato e realizzato con il conforto di Benito Giovannetti, che di produzione di oggetti soffici se ne intende, un uovo-cuscino, contenitore cuscino. Un grande simbolo l’uovo, un cimento importante anche formalmente. L’esito: un oggetto piacevole, giocoso con i suoi colori e sofficità. Nel rispetto anche della tradizione dell’uovo; poi all’interno c’è un contenitore che può contenere cose affettive o più prosaicamente il telecomando. Tarshito (Nicola Strippoli) pugliese di Bari, architetto con una grande attrazione per l’oriente da quando ci siamo conosciuti tramite Gianni Pettena, al tempo di Megalopoli a metà degli anni 80. Nel corso degli anni ha approfondito: i temi della meditazione, del sacro e il rapporto con le discipline di quelle culture. Il suo è stato un lavoro di ricerca sul sacro, sui materiali nobili o da nobilitare attraverso la forma e la sua manifestazione e il suo significato arcaico. La sua passione per il bello e per i gesti ampi, nobili e generosi è senz’altro all’origine dell’opera che ci presenta, una lampada realizzata da un cerchio con doratura a foglia dove sono incastonate tre lame di pietra d’agata, attraverso le quali si propaga la luce, luce adeguata ad una dimensione onirica e/o trascendente. Livio Tessandori, compagno di Liceo artistico a Lucca che, dopo viaggi, avventure e un intenso lavoro nel mondo delle case d’aste, ho ritrovato da qualche anno nel nome della pittura e dell’amicizia. Ci ha presentato un suo dipinto molto affascinante e intrigante, dove, con i lampi cromatici circoscritti nelle lavorazioni pittoriche, costruiscono trame e ritmi sovrapposti che sono sempre in bilico, trascinando chi osserva, e quindi la sua mente, tra riconoscersi in figure e perdersi nelle visioni inconsce di musiche o misteriosi orologi visivi. Questa ambiguità sul filo è diventato il lenzuolo che dà i ritmi della notte ed è visibile di giorno. Giuliano Toma, nato a Milano con dentro il Salento, scultore che di preferenza, in questo momento, lavora con i reticoli, con i ritmi, le linee in ferro saldate che evochino città e metropoli, strutture tridimensionali molto leggere e quasi giocose. Rispetto al lavoro prece-


dente, fatto di bassorilievi con pezzi di ferro saldato dove la città è più caotica e oscura, dove lui sente il bisogno di ungere con l’olio di oliva del Salento, la sua terra. È il suo racconto dell’impatto con la metropoli di nascita, con le sue radici. Il candelabro è il suo oggetto per Oh! Nirica. È un evocare in questa civiltà elettrica, che si illude di essere super evoluta, il fatto che tutto il percorso fatto in tutti i secoli per salire le scale e andare a letto, è stato fatto a lume di candela. Le candele all’interno del candelabro riflettono nella stanza le strutture fantasma che ci siamo dati, che ci costringono o ci proteggono. Forse entrambe le cose. Zhang Yu dalla Cina, un artista importante del suo paese che, toccando superfici, dipinge il mondo lasciando impronte come petali di piccole rose rosse. La grammatica ritmica rivela segni di modulazioni emozionali, frasi e storie, meditazioni negli spazi dove si sovrappongono le impronte, una sensibilità o un percorso poetico orientale che ci svela nuove letture e gradazioni possibili di sensibile percettibilità. Per Oh! Nirica ci regala due oggetti: due contenitori di queste storie da leggere in quel momento in cui stiamo per dormire e la veglia lascia posto al sonno e la comunicazione tra le due dimensioni è aperta. Un rotolo e un libro da tenere su tutti i comodini ad oriente e ad occidente.


oh! nirica le opere


mauro lovi Ispirato alle navi fenicie e alla loro e nostra navigazione notturna, con baldacchino a vela.

letto abbarca letto a baldacchino, 2011 legno di cedro canadese, legno di abete, ottone, tessuto. cm 210 x 265 x 185



stefano breschi dal fondo si risale dalla cima si scende

heavy sleep comodino, 2011 terracotta e legno cm 50 x 40 x 60 light dream lampada da terra, 2011 cartapesta, legno, luci led cm 55 x 45 x 150



marina calamai

vol au vent olio su tela sagomata, 2011

I quadri sagomati, che riprendono il profilo dell’immagine stessa, nascono dall’esigenza di dare nuova importanza al “soggetto Dolce” . Così ordinario, oggetto di tutti i giorni, il Dolce acquista così una valenza straordinaria, lontana dal suo significato iniziale di accessorio per i golosi; così isolato e privato dello sfondo, diventa per lo spettatore un isolotto di nuove suggestioni da assalire con gli occhi.

pirottino dolcemente riempito di cioccolato olio su tela sagomata, 2011 cm 32,5 x 44

icecreamburger olio su tela sagomata, 2011 cm 32 x 46

profiterole pouf, 2011 tessuti vari e polistirolo cm 120 x 80

Abbandonarsi su un grande Profiterole per poi iniziare a sognare! È Il caso di questo grande pouf composto da diversi bignè che possono essere “rubati” uno ad uno ed usati anche singolarmente come seduta bassa... Il Profiterole diventa macroscopico per poter accogliere i sogni smisurati di chi, voglioso di un sonno tutto fantasie dolciarie, ci si voglia abbandonare...



simone caldognetto Da scultore considero le tecniche dell’incisione un passaggio fra la terza dimensione (il rilievo della matrice) e la seconda dimensione (la grafica). Un procedimento ibrido fra scultura, disegno e pittura, dove togliere materia è un passaggio obbligato per raggiungere il risultato finale. Grazie alle mie recenti esperienze realizzate con le tecniche calcografiche, ho avuto la possibilità di valorizzare quelli che prima erano soltanto segni e, al contempo, di sperimentare l’uso di materiali cartacei come elemento base per la realizzazioni di soggetti e soluzioni paralleli al mio percorso di scultura astratta.

copriletto da strada copriletto, 2011 stampa a secco su moduli di cartone ondulato grigio cm 200 x 200 x 3



giovanna caminiti La casetta per pensieri diurni e sogni notturni è stata pensata per catturare i pensieri ed i sogni-ad-occhi-aperti che poi vengono rielaborati nel nostro cuore, centro delle emozioni (qui metaforicamente centro della casa), e trasformati in sogni durante la fase REM notturna. Alla casetta si possono affidare preghiere, sogni e tutta la speranza e i buoni propositi per il mattino seguente. La casetta può essere utilizzata anche come svuotapensieri per sentirsi piÚ leggeri!

casetta per pensieri diurni e sogni notturni scultura, 2011 legno di pino, fil di ferro, piombo, rame, trasferibili, colore acrilico cm 10 x 10 x 13



federico caruso In quest’opera convivono serenamente la tentazione futurista che invocava l’iconoclastia del vecchio mondo artistico sfiancato dalle fioriture accademiche ottocentesche e l’essenzialità della forma arcaica, modellata in un marmo prezioso, il rosso antico, adoperato dagli imperatori romani per i loro troni lucidi; una folgore azzurra galleggia sullo smaltato piano convesso e trasmette allo spazio una serenità ipnotica.

cilindro luminoso comodino-lampada, 2011 in marmo rosso antico (turchia) e nero del belgio � cm 29 x h cm 40,5



silvia cheli Per conciliare il sonno, una scatola di legno chiaro da aprire come un tesoro. Per aprirla si scorre il coperchio che, come la boccetta magica di Alice nel Paese delle Meraviglie, su una targhetta in rame dice: “otto utensili per sognare”. 
 All’interno, 3 forme in terracotta, diseguali, si pescano come i cioccolatini: nella prima si trova una pecora da contare, oppure un rosario, nella seconda le foglie per una tisana e nella terza delle pillole per dormire.

sheep to sleep (frame) filmato, 2011 19 min.

otto utensili per sognare cassetta di utensili, 2011 materiali misti



roberta cipriani

È una scultura/arredo che svolge il suo compito di scaldare l’ambiente sia dal punto di vista del calore che dell’atmosfera. È un elemento ecologico, non emette sostanze nocive, non ha bisogno di canna fumaria, può essere sistemato in qualsiasi spazio della casa, si alimenta ad alcool. Il sogno è il momento in cui noi ritroviamo la nostra anima, così con “Reve de Feu” noi simbolicamente rievochiamo questo momento magico, Il Sogno.

la corona del fuoco focolare luminoso portatile, 2011 led, acciaio, vernice a fuoco cm 55 x 38 x 35



john paul delaney L’invito per partecipare alla mostra Oh!Nirica mi ha fatto ricordare di un materasso che ho visto in un piccolo fiume che scorre al fondo del giardino l’inverno scorso. Ho pensato allora che sarebbe un posto scomodissimo per dormire e meglio levarlo quando si abbassa il livello dell’acqua per il benessere dell’individuo che ha scelto di dormire lì.

riverbed (letto del fiume) scultura, 2011 materiali misti (matterasso, rete di ferro, foglie, colla di coniglio) cm 100 x 100 x 80



gumdesign Una serie di oggetti/sculture per l’ambiente domestico dove il concetto di sogno è traslato; il Portasogni sostiene sulle sue corde oggetti di uso quotidiano, caricati di un’anima interiore. Eleva contenuti celati e definisce un nuovo spazio onirico. Mette in primo piano viaggi e nuove mete in uno scambio continuo di percezioni ed emozioni.

portasogni scultura (serie), 2011 partner: devoti 3d marmo bianco di carrara, corde cm 40 x 40 x 5 - 30 x 30 x 5 - 20 x 20 x 5



mimmo di cesare

sole di mezzanotte scultura, 2011 legno, zolfo, acrilici cm 40 x 40 x 15



elia

sognatempo onirico orologio a pendolo, 2011 legno di tiglio, rame, acrilico , movimento meccanico pendolo cm 130 x 30 x 20 specchio riflesso specchio, 2011 legno di tiglio, fili di rame, acrilico cm 84 x 114



giovannini e vercelli Strane alchimie di pensieri non miei. Lunghe calme apparenti su quieti vulcani. Terrori di alabastro e meraviglie sgargianti. La vertigine improvvisa e dirompente di una pelle straniera. Chiare insperate leggerezze. I sogni lasciano segni. Lasciano semi incerti e tenaci da fecondare.

sogno vegetale cuscino, 2011 ceramica, terra, erba cm 50 x 40 x 30



jung uei jung Una persona quando dorme riesce finalmente a essere sincera con se stessa. Nel momento pi첫 intimo del giorno, mentre si sogna, la persona riesce a librarsi nei suoi desideri e pensieri. La sua anima ferita viene strutturata, adesso serve un momento di riposo per affrontare un altro giorno nel mondo reale.

cuscino cuscino, 2011 materiali misti (fili di ferro, stoffa di ferro, perline false, gesso) cm 50 x 40 x 10



ho kan

development-21 quadro, 2009 olio su tela cm 40 x 50 development-11 quadro, 2009 olio su tela cm 60,5 x 70,5



li첫 yung-jen

between the deep breaths of an artist quadro, 2007 olio su tavola

progetto di arazzo da moving ventilation quadro, 2008 olio su tela cm 100 x 80



sue kennington Questa opera è composta da pezzettini di vecchie lenzuola di casa. Sono colorate, con tinta a mano e messe insieme su un vecchio materasso da lettino. Un pezzo soft e molto femminile, che rappresenta un distacco per Kennington, conosciuta per i suoi quadri di grande dimensione. L’artista, come tante artiste femminili contemporanee, non ha avuto bambine.

dyed rags on foam copriletto,2011 pezzi di stoffa tinti e dipinti a mano, su gommapiuma cm 114 x 54 x 6



sabine korth

sueños – serie 1 camels tryptich – serie 2 india tryptich – serie 3 visitation tryptich fotografie, cm 45 x 140

sueños – seaworld – mirror specchio, 2011 specchio, fotografie cm 80 x 80



matthew licht Un libro da tenere sempre accanto al letto. Racconti o spezzoni di racconti che trattano del sonno e dei sogni, e forse li produrranno, nel senso positivo, nei lettori.

sognilandia libro, 2011 racconti illustrazioni di copertina di brunella baldi cm 11 x 22 - pagine 80



antonio lo presti

donna con pesce cm 30 x 45

comodino comodino, 2011 cassetta piÚ libro con lettere dell’alfabeto ricamate h cm 100 – cassetta cm 38 x 28 x 18 sedia sedia, 2011 struttura in ferro e borsa in tela verniciata



roberta lozzi Il mio progetto per “Oh!Nirica” prevede la realizzazione di un copriletto di dimensione non grande (160x130 cm circa). I due versi (quello esterno e quello interno) saranno differenti per creare il movimento liquido delle onde, dove l’acqua e gli elementi a essa associati (l’oceano, la costa, l’oscurità dei suoi colori, l’altezza delle sue onde, etc.) hanno da sempre caratterizzato i sogni. Anche se spesso in maniera angosciante e sotto forma di incubo l’acqua compare nei sogni delle persone perché legata all’inconscio e al profondo. Con questo piccolo copriletto i due lati simboleggiano l’eterna contraddizione di questo elemento onirico: se da una parte ci culla, dall’altra ci spiazza (e spaventa). “Waves” nasce per riportarci bambini e allo stesso tempo ci ricorda che le nostre paure non sono cambiate, nel profondo tutti sogniamo allo stesso modo e il mare aperto ci fa ancora tanta paura.

waves (piccolo copriletto d’artista) copriletto, 2011 cm 160 x 130



gabriele mallegni Il cervello umano è la sede della creatività, del pensiero, delle funzioni ricettive e del sogno. È stato esplorato e sezionato dagli scienziati, indagato dagli psicanalisti nel tentativo di capirne i sottili meccanismi , di svelare le complessità. Ma a livello iconico conserva la potenza simbolica di un misterioso dedalo. “Illuminante”, lampadascultura, come una metafora visiva, si accende come un’idea, un sogno concepito da un cervello pulsante, che irradia dalle sottili venature un labirinto di luce.

illuminante lampada da tavolo, 2011 resina epossidica colorata, led, legno colorato e lucidato a pietra d’agata cervello: cm 15 x 9 x 9 base: cm 21 x 18 x 20



michele martinelli Libreria composta di moduli in alluminio pulimentato a mano e trattato a cera al teflon, assemblata con viti e bulloni, con basi in multistrato di betulla e piedi regolabili. Ăˆ un portale tra veglia e sonno. Ăˆ un contenitore di storie, letture e ricordi.

librale libreria, 2011 alluminio, multistrato di betulla cm 160 x 30 x 230



cristina massei Una sfera per rappresentare i sogni chiusi in una tasca segreta… Ricordi che affiorano in trasparenza ....desideri nascosti al sicuro. Come uno scrigno magico, giocoso e irreale dove all’interno si sciolgono tagli, cuciture e sfumature che ricordano una vita vissuta e quella che verrà.

la sfera dei sogni d’oro sottoveste, 2011 mussola, chiffon, seta, pizzo e foglia d’oro aperta: cm 88 x 55 chiusa: � cm 12



elisabetta nencini Sinuoso e soffice, morbido e avvolgente, Jasminum rompe gli schemi dell’atmosfera notturna, donando soffuse atmosfere e confortevoli effetti di luce. L’incontro capriccioso tra riccioli di propilene e gomma crea tanto contrasto quanta effusione, convergendo nell’insolita creazione che sfuma la notte nel tepore del LED. Qui trovano riposo dei delicati fiori bianchi, semplici e complessi al contempo, che trasmettono all’oggetto la versatilità dell’innovazione e la stabilità della tradizione: qui si stagliano nivei fiori, puri nell’essenza, tanto quanto il concetto del candore che rappresentano.

jasminum copriletto, 2011 propilene, fibra resinata, gomma, led cm 200 x 200.



marco pace In descrizioni di opere di architettura moderna e contemporanea anche molto note, si rivela la presenza inquietante di un fantasma (che talvolta veste maschere tribali) e quindi il simulacro di un passato in cui il nomade è parte del contesto naturale. L’architettura di oggi, circondandosi della natura, rievoca il tempo in cui, per il nomade, l’architettura era natura. E chissà mai perché l’architettura di oggi sembra aver bisogno della natura per raccontarsi.... La tecnica di illustrazione iperrealistica è adottata per raccontare, come in una still-frame, un momento di una performance, un’istantanea di una breve apparizione, ma che rappresenta una costante del fare... Serve a dire che il passato non ci abbandonerà mai, è appollaiato sopra la nostra spalla e guarda avanti insieme a noi...

mudman in beyeler disegno, 2011 matita su carta cm 90 x 70 apparizione in maiella lenzuolo decorato, 2011 stampa su tela cm 200 x 160



lorenzo perrone “Libri Bianchi” sono libri veri sui quali infierisco con acqua e colla, spogliandoli del loro contenuto e ottenendo così un oggetto disanimato, una materia prima. A questo punto, la forma inequivocabile dell’oggetto e la sua funzione semantica sono rimasti intatte e io intervengo con gesso e vernice bianca. Il bianco costringe all’attenzione, alla riflessione, porta ai tempi lunghi, attutisce i rumori e i colori, lima le bave dei sensi. Ce n’è bisogno. Alla fine, liberate dal peso delle parole, le pagine diventano simboliche e il “Libro Bianco”, nel suo immobile candore, diventa eloquente, con la stessa forza di “certi sogni che ci svegliano, ma mai di soprassalto”.

the dreamer serie dei libri bianchi 2011 1 libro vero, in gesso, vernice acrilica, resina e legno cm 65 x 50 x 25 onde oniriche serie dei libri bianchi 2011 9 libri veri, gesso, vernice acrilica, resina poliuretanica, legno cm 120 x 90 x 30



jelena pesic Nei suoi lavori elabora tematiche come l’esistenza, il tempo e la morte. ...questa è una storia di solitudine.

per appoggiarsi sul petto cuscini, 2011 camicie di recupero 1. il petto del soldato 2. il petto dell’amico 3. il petto dello zio 4. il petto del passeggero sul treno 5. il petto del confessore



benvenuto saba

il marmo non dorme mai cuscino, 2011 marmo statuario della cava michelangelo cm 64 x 43 x 21 kg 35



antonio sammartano Il lume incappucciato è un prodotto che riflette il mondo del design nel mondo di oggi.

lampada kkd (klus klus design) lampada, 2011 h. cm 60 -ďż˝ cm 17



caterina sbrana Da tempo utilizzo il timbro naturale lasciato dalla capsula di papavero fresca come un pixel naturale, per comporre su grandi tele di lino immagini legate al sonno. La lampada a stelo Hypnos riproduce nei tratti essenziali la capsula di papavero, il fiore dell’onirico per eccellenza. In resina ecologica bianca, reca nelle parte superiore un intaglio che riproduce la caratteristica stella presente sulla capsula naturale del fiore. La luce che filtra dall’intaglio proietta la stella sul soffitto o su qualsiasi altra superficie si punti la lampada. Lo stelo Hypnos proietta un simbolo arcano, un ipnotico invito all’abbandono, lo stesso che si usava da bambini per tatuarsi il dorso della mano.

hypnos lampada a stelo, 2011 ferro, resina ecologica bianca, gomma h totale cm168, di cui corpo lampada cm 34 � base cm 27,5



elisabetta scarpini Nell’antica Grecia si pensava che bastasse dormire in un santuario consacrato ad Asclepio per guarire da ogni malattia. Sonno come guarigione, sogno come conoscenza di sé. Un cuscino su cui dormire, un cuscino su cui sognare. Un cuscino che è forma evidente di una sostanza onirica che si rivela.

Il cuscino di Asclepio cuscino, 2011 polar fleece, gommapiuma, ricamo cm 56 x 38 x 33



franco scuderi

don’t sit down, please cuscino, 2011 cuscino, legno cm 40 x 4 0 flying 8 aeroplanini in legno dipinti a mano assieme cm 200 x 200



beatrice speranza Svégliati è tardi! Svégliati Io profondo! La voglia di svegliarsi, di sentirsi pienamente.

annàcati cuscino, 2011 cuscino, stampa fotografica su tela, retro in ciniglia cm 53 x 27 proteggi i tuoi sogni cuscino, 2011 legno di tiglio, spine di rosa



mirella spinella Ha prodotto per Oh! Nirica un grande arazzo-copriletto chiamato ‘’Il sogno di re Ruggero’’. E’ un ‘’patchwork’’ che contiene alcuni elementi propri della storia del re normanno Ruggero in Sicilia: i leoni rampanti su una palma della sua stanza al Palazzo di Palermo, il cane condotto da un’aquila su una barca in un mare in tempesta (simboleggia la fedeltà della Sicilia alla monarchia nordica), palme a profusione dei giardini della Zisa e persino un elefante che pare facesse parte della corte affascinata dagli Arabi e il loro modo di vivere.

il sogno di re ruggero arazzo, 2011 patchwork, raso di lino, stampa con matrici prodotte dall’autore cm 275 x 275



studiòvo Dall’uovo ha origine il mondo. L’uovo nei sogni significa pienezza, vitalità, nutrimento. È nuova forza fisica ed energia vitale; è una situazione positiva che deve evolversi. L’uovo nei sogni rappresenta fecondità. È una vera e propria promessa di vita. Colombo porta con sé elementi funzionali poliedrici. È un cuscino, un gioco, un porta-oggetti. E’ un contenitore di sogni, un porta-fortuna.

colombo cuscino marsupiale, 2011 realizzazione: giovannetti collezioni pistoia velcro e tessuto bielastico cm 35 x 50



tarshito Oro come simbolo della luce divina, agate come pezzi di stelle cadute sulla terra.

cielo lampada, 2004 realizzazione: andrea natuzzi, bari, italia pannello in legno e foglia oro con agate ďż˝ cm 108



livio tessandori

chi - anne quadro, 2011 olio su tela cm 30 x 40 gelosie (progetto di lenzuolo) quadro, 2011 olio su tela cm 100 x 100



giuliano toma La luce tremula delle candele e le leggere geometrie del ferro disegnano cittĂ notturne, dando vita a quotidiane suggestioni metropolitane che ritornano alla mente nella veglia del sonno.

metropoli xilografia

CittĂ di luce candeliere, 2011 ferro, candele cm 70 x 65 x 50



zhang yu “Fingerprints 2008-02” è un libro senza parole, con migliaia di impronte digitali rosse. L’artista utilizza la forma di rotoli di carta cuciti della tradizione culturale cinese e permette a chi la guarda, di provare una nuova sensazione attraverso la forma inerte, di toccare con le dita ciò che si legge. Chi guarda sente, tocca la carta, tasta le impronte digitali dell’artista. È una comunicazione spirituale della presenza. “Fingerprints 2011.7.12” è un’opera d’arte comprendente migliaia di impronte digitali rosse dell’artista (Zhang Yu); si presenta come un tradizionale rotolo di carta dipinto ad inchiostro cinese. Il disegno sul rotolo si rivela piano, quando viene srotolato a mano: una forma da apprezzare da vicino, che crea un dialogo con chi la guarda. Questo pezzo è il tracciato del comportamento digitale dell’artista nello spazio di 20 giorni. L’esperienza visiva è una nuova presentazione estetica che va oltre la pittura.

fingerprints 2011.7.12 rotolo di carta dipinto ad inchiostro, 2011 xuan paper, pigmento vegetale cm 31 x 360 fingerprints 2008-02 libro senza parole, 2008 xuan paper, pigmento vegetale cm 37 × 23



mauro lovi

aracna seduta, 2011 legno di tiglio ďż˝ cm 105 x h 65




oh! nirica note biografiche


sono grandi installazioni sonoroolfattive.

Stefano Breschi

Stefano Breschi nato a Firenze il 1961. Si diploma al liceo artistico nel 1980. Fino al 1991 disegna animazioni e realizza effetti speciali per il cinema. Dal 1993 inizia il suo percorso artistico. Dal 1997, oltre alla propria attività artistica, insegna scultura, pittura e tecnica della fusione a cera persa. Vive e lavora a Camaiore (Lu).

Marina Calamai (Arezzo 1962) lives and works in Florence. She studied Fashion Design in Paris and New York. She worked in Paris from 19831985, and in Florence from 19851997. In New York, in 1998, at the Art Students’ League. In 2001, she began to exhibit in public and private spaces. She started making her first cake pieces during one of her pregnancies, when hyperglycemia forced her to renounce sugar. Her latest works are large-scale sound/smell installations.

Simone Caldognetto

Simone Caldognetto nasce a Milano nel 1977. Terminata la sua forma-

Stefano Breschi was born in Florence in 1961. Got his Liceo Artistico diploma in 1980. Did animation and special effects for the cinema until 1991. Started his career as an artist in 1993. Since 1997, aside from pursuing his own artistic career, he teaches sculpture, painting and lostwax metal casting. Lives and works in Camaiore (Lu).

Marina Calamai

Marina Calamai (Arezzo 1962) vive e lavora a Firenze. Ha studia-

to Fashion design a Parigi e New York. Ha lavorato come designer di moda a Parigi dal 1983 al ‘85 e dal ‘85 al ‘97 a Firenze. Nel 1998 a New York studia presso la Art Student League. Nel 2001 inizia ad esporre in spazi pubblici e privati: realizza le prime torte in gravidanza quando una iperglicemia le impedisce di assumere zuccheri. Gli ultimi lavori

Giovanna Caminiti

Giovanna Caminiti nasce a Reggio Calabria nel 1981, architetto. Vive a Cannitello (RC), il suo “paese bonsai” sul mare. Il suo lavoro, ispirato a semplicità e riuso di materiali e forme, spazia dalla progettazio-

ne all’arredamento d’interni, dalle installazioni agli allestimenti, dal design alla scultura, dalla grafica all’illustrazione. Giovanna Caminiti was born in Reggio Calabria in 1981. She is an architect, and lives in Cannitello (RC), her “bonsai village” by the sea. Her work, inspired by simplicity and the reuse of materials and forms, ranges from interior decoration, to installation and displays, from design to sculpture, from graphics to illustration.

zione all’Accademia di Belle Arti di Brera, inizia il proprio percorso artistico dedicandosi alla figura umana. Gli studi sulla scultura contemporanea realizzati in Spagna spostano il suo interesse verso la geometria e l’astrazione. Dal 2004 è docente presso il Liceo Artistico Statale di Lucca, città dove vive e lavora. Simone Caldognetto was born in Milan in 1977. After finishing courses at the Accademia di Belle Arti di Brera, he began his career as an artist, concentrating on the human figure. He was awarded a scholarship to study contemporary sculpture in Spain; the course he completed convinced him to switch his interest to geometry and abstraction. Since 2004, he has been a docent at the Public Art High School, in Lucca, where he lives and works.

Federico Caruso

Federico Caruso (Milano 1971). Allievo di Piergiorgio Balocchi a Carrara, fonde nella sua scultura la lezione novecentesca e la “maniera” antica, il tutto pervaso da grande teatralità. Anche nelle dimensioni più raccolte l’opera risente del desiderio di monumentalità, connotato assoluto del lavoro dello scultore neo-fiorentino. Federico Caruso (Milan, 1971). Studied with Piergiorgio Balocchi at


Carrara. Fuses the lessons of the 20th century with the antique “manner” in his work, which is pervaded with great theatricality. Even in his small-scale pieces, the work betrays a desire for monumentality, a constant feature of the neo-Florentine sculptor’s work.

di creare nuovi spazi intorno a sé, che siano legati all’uso della forma. Roberta Cipriani got her degree in architecture in 1989, and worked

1992 si laurea in Psicologia Sociale. Dal 1995 si specializza in ritratti su carta, cartone, lino e sculture in terracotta. Silvia Cheli (born in Florence, June 16, 1968) lives and works in Florence. Took lessons in various art studios in her town since the age of eight. From 1987 to 1992 she studied grahpics, engraving and illustration at the graphic arts gallery “Il Bisonte”, in Florence. In 1992, she earned a degree in Social Psychology. Since 1995 she has specialized in portraits on paper, cardboard, canvas; and sculptures in terracotta.

at Ark Studio, run by Superstudio’s Roberto Magris. She dedicated herself to color studies from Goethe to Steiner (color theory), and worked with clay, through an interior course which manifested itself in form. From this moment, she felt the need to create new spaces around herself, and that they be related to the use of form.

John Paul Delaney

JP ha vissuto in Italia per quasi vent’anni facendo il mestiere di lavapiatti. Purtroppo per lui gli italiani hanno apprezzato soltanto il suo talento per pulire piatti e non le sue opere d’arte. Così appena i suoi figli sono stati nell’età di odiare il loro fallimento di padre, ha deciso di tornare in Irlanda dove ha smesso di lavare piatti.

sceglie per il Padiglione Italia (Biennale di Venezia) al Museo Pecci di Prato. Il MoMa di San Francisco seleziona Swing e Calici per un’importante mostra e per la permanente del museo. They’re involved with architecture, industrial design, graphics, art direction for businesses and events. Selected by the Triennale di Milano for an important show at the Museo Santral in Istanbul, Vittorio Sgarbi picks them for the Italian Pavillion (Venice Biennial) at the Museo Pecci in Prato. San Francisco’s MoMa selects “Swing e Calici” “Swing and Wine-glasses” for an important show and for the museum’s permanent collection.

Mimmo di Cesare

Roberta Cipriani

Roberta Cipriani si laurea nel 1989 in architettura, lavora presso lo studio di Ark di Roberto Magris (ex Superstudio). Si dedica allo studio del colore da Goethe a Steiner (teoria dei colori) e lavora con la creta, attraverso un percorso interiore che si manifesta poi nella forma. Da questo momento nasce l’esigenza

Gumdesign

Laura Fiaschi (Carrara, 1977), designer e grafica. Gabriele Pardi (Viareggio, 1966), architetto. Si occupano di architettura, industrial design, grafica, art direction per aziende ed eventi. Selezionati dalla Triennale di Milano per un’importante mostra al Museo Santral di Istanbul, Vittorio Sgarbi li

Silvia Cheli

Silvia Cheli (Firenze, 16.5.1968) vive e lavora a Firenze. Prende lezioni in diversi studi d’arte della sua città fin dall’età di otto anni. Dal 1987 al 1992 studia grafica, incisione ed illustrazione presso la galleria d’arti grafiche “il Bisonte” di Firenze. Nel

as his children were old enough to despise their failure of a father, he decided to return to Ireland, where he stopped washing dishes.

JP lived in Italy for nearly twenty years, working as a dishwasher. Unfortunately for him, the Italian only appreciated his talent for cleaning dishes, not his artwork. So as soon

Mimmo di Cesare (Palermo, 1938) viene avviato dal padre all’arte orafa. Il suo esordio avviene alla fine degli anni ‘50. Trasferitosi nel 1962 a Milano, ha contatti con Fontana, Scanavino, Fabbri, Dova ed altri; si lega alla Galleria Sebastiani Gioielli Contemporanei, esponendo a Milano, Roma, Firenze e Londra. Nel 1965 dà inizio al ciclo di opere aventi


come tema il SOLE. Nel 1968 è invitato alla XIV Triennale Internazionale di Milano. Nel 1969 presenta le “Superfici solari” allo Schmuck Museum di Pforzheim e realizza alcuni gioielli-sculture per Pierre Cardin. Nel 1979 si trasferisce a Castiglioncello, in Toscana. Mimmo Di Cesare (Palermo, 1938) was initiated as a goldsmith by his father. He made his debut in the 50s. He moved to Milan in 1962, where he had contact with Fontana, Scanavino, Fabbri, Dova and others; he joins the Galleria Sebastiani Gioielli Contemporanei, showing his work in Milan, Rome, Florence and London. In 1965 he begins a cycle of work with the SUN as theme. In 1968, he was invited to the XIV Triennale Internazionale di Milano. In 1969, he

ached was poetry. At 18, he starts work at the firm Grimoldi Milano, where he starts painting wristwatch

ted by art and have cultivated the dream of unifying architecture to concept and to design. Therefore, their studio ACD (Architecture Concept Design) wants to take every chance to develop this contamination in the most different forms and manners. Green has been a recent stimulating discovery for them.

Jung Uei Jung quadrants, which he shows regularly at the Basel Jewelry Fair since 2004. Studies the art of wood sculpture at Ortisei, Alto Adige. Having obtained his sculptor’s diploma, he begins work at the master sculptor Peter Kostner’s studio.

Nata a Seoul (Corea del Sud). Laureata in scultura presso l’Università di Sung-Shin (Seoul) e all’ Accademia di Belle Arti di Brera a Milano (Italia). Partecipa a diverse mostre collettive e ha eseguito mostre personali in Corea del sud, Italia e Norvegia. Vive e lavora a Oslo (Norvegia).

Sabrina Giovannini Silvia Vercelli

Sabrina Giovannini e Silvia Vercelli, architetti, fin dalla loro laurea, hanno condiviso idee e progetti. L’intenzione di aprire uno studio a Lucca si è concretizzato dopo qualche anno di pratica presso Des Tech

presents the “Superfici solari” (Solar Surfaces) at the Schmuck Museum in Pforzheim, and creates jewelrysculptures for Pierre Cardin. He moves to Castiglioncello, in Tuscany.

Elia Marzetta

Nasce nel 1985 a Sesto San Giovanni, Milano. La prima forma d’arte cui si avvicina è la poesia. A 18 anni collabora con la ditta Grimoldi di Milano, per la quale inizia a dipingere i quadranti interni di orologi da polso, che dal 2004 espone regolarmente alla fiera del gioiello di Basilea. Studia l’ arte della scultura lignea ad Ortisei in Alto Adige. Conseguito il diploma di scultore, lavora nella bottega artistica del maestro scultore Peter Kostner. Born 1985 in Sesto San Giovanni, Milan. The first art-form he appro-

di Montecatini Terme. Da sempre attratte dall’arte sognano di unificare l’architettura al concept e al design, per questo il loro studio ACD (architettura concept design) vuole cogliere ogni occasione per poter sviluppare questa contaminazione nelle forme e nei modi più diversi. Il verde è una scoperta recente per loro stimolante. Sabrina Giovannini and Silvia Vercelli, architects, they’ve shared ideas and projects since they got their degrees. The intention of opening a studio in Lucca solidified after several years of practice at the Des Tech in Montecatini Terme. They’ve always been attrac-

Born in Seoul (South Korea). Sculpture degree at the University of Sung-Shin (Seoul) and at the Accademia Belle Arti di Brera in Milan (Italy). Partecipate in many group shows and has had one-person shows in South Korea, Italy and Norway. Lives and works in Oslo (Norway).

Ho Kan

Ho Kan nasce nel 1932 a Nanjing in Cina. Studia a Taipei presso il Department of Art. Da molti anni vive in Italia, dove ha realizzato numerosissime mostre. Ha esposto


anche a Taipei, Taiwan, Svizzera, Austria, Germania e Paesi Bassi. Ho Kan was born in Nanjing, China in 1932. Studied in Taipei at the Department of Art. He has lived for many years in Italy, where he has exhibited widely. He has also had many shows in Taipei, Taiwan, Switzerland, Austria, Germany and the Netherlands.

Celeste al Museo Marino Marini a Firenze nel 2006. Vive e lavora fra Londra e la campagna toscana. Sue Kennington completed her Master’s Degree in Fine Arts at Goldsmiths’ College in London, in 2001.

Liú Yung-Jen

Liú Yung-jen è nato a Taitung, Taiwan nel 1958. Diplomato nel dipartimento della belle arti dell’Università Culturale Cinese nel 1983 e anche all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano nel 1995. Vive e lavora a Taipei, Taiwan. Per Liú Yung-Jen, “Con-

cetto di respirazione” rappresenta il risultato concreto della ricerca artistica che lo ha visto impegnato dal 1996 fino ad oggi. Diploma from the Fine Arts Department at the Chinese Cultural University in 1983, and also from the Accademia di Belle Arti di Brera in Milan in 1995. He lives and works in Taipei, Taiwan. For Liú Yung-Jen, “Concetto di respirazione” (Breathing Concept), represents the concrete result of the artistic research with which he’s been involved from 1996 to the present.

Sue Kennington

Sue Kennington ha completato il Master in Belle Arti al Goldsmith’s College di Londra, nel 2002. Ha partecipato al New Contemporaries al Tate Gallery di Liverpool nel 1996. Ha avuto la sua prima personale a Londra nel 1997. Tra le mostre recenti in Italia ‘Frame Structure’ presso la Galleria La Veronica a Modica nel 2007 e I Finalisti del Premio

since 1986, dedicating herself to personal research in Fine Art Photomontage. She also teaches and in phototherapy through photocollage. Since 1988, she has traveled often in Africa, South America and India. In 1995, she received the “Luoghi della Vita” national prize for women photographers. Her photomontage research has been shown in many exhibitions in Italy and abroad.

Matthew Licht

She participated in the Newcontemporaries show at the Tate Gallery in Liverpool in 1996. She had her first one-woman show in London in 1997. Among her recent shows in Italy are ‘Frame Structure” at La Veronica Gallery in Modica in 2007 and ‘I Finalisti dal Premio Celeste at the Marino Marini Museum in Florence in 2006. She lives between London and the Tuscan countryside.

Matthew Licht è l’autore di The Moose Show (Salt Pubs.), una raccolta di racconti candidata al Frank O’Connor Prize, e di Westways, (JRP/Ringier, Christoph Keller Editions, ECU Press, Potter Press), un romanzo che tratta delle avventure dell’attrice americana Mae West. È ossessionato dal ritmo, dalla comicità. Va parecchio in bicicletta.

Sabine Korth

Nel 1987 si laurea in Fotografia in Germania. Dal 1986 vive e lavora in Italia, a Firenze, dedicandosi alla

sua ricerca personale in Fine Art Photomontage. Lavora inoltre nella didattica e nella foto-terapia tramite il fotocollage. Dal 1988 compie numerosi viaggi in Africa, Sudamerica e India. Nel 1995 riceve il premio nazionale per donne fotografe “I luoghi della vita”. La ricerca sul fotomontaggio è stata esposta in numerose mostre in Italia e al estero. Photography Degree in Germany, 1987. Has lived in Florence, Italy

Matthew Licht is the author of The Moose Show (Salt Pubs.), a collection of short stories, nominated for the Frank O’Connor Prize; and Westways (JRP/Ringier, Christoph Keller Editions, ECU Press, Potter Press), a novel about American actress Mae West’s imaginary adventures. He’s obsessed with rhythm and comedy, rides bikes.

Antonio lo Presti

Nato a Linguaglossa (CT) il 20 giugno 1944 risiede a Scandicci dal 1962. Ha tenuto personali a Scandicci, Firenze, Cagliari e Bologna. Nel 1974 vince la borsa di studio del Comune di Firenze per giovani artisti. Ha partecipato a rassegne artistiche di carattere Nazionale, fra queste: Premio Sassoferrato, Premio Vasto, X Quadriennale – Roma, la Parola e l’Immagine-Museo Civico Montepulciano.


bitions in which she’s participated: “Incidere ad arte, Giorgio Upiglio ed il suo Atelier”, Istituto Nazionale per la Grafica-Roma, “Profilo d’Arte 2008” (Museo della Permanente, Milan) and “Igualmente visualmente: fotógrafas del flamenco” (Galleria Studio Hache, Seville). Lives and works in Milan.

Nel 2009 partecipa alla mostra Caseminime a Lucca. Nel 2009 inaugura il suo spazio lavorativo.

Gabriele Mallegni Born in Linguaglossa (Catania), June 20, 1944. Has lived in Scandicci since 1962. Has had one-man shows in Scandicci, Firenze, Cagliari and Bologna. In 1974, he won the Comune di Firenze’s scholarship for young artists. Has participated in nationally-oriented art exhibitions, among which: Premio Sassoferrato, Premio Vasto, X Quadriennale – Roma, la Parola e l’Immagine-Museo Civico Montepulciano.

Roberta Lozzi

Roberta Lozzi è nata il 7 aprile 1972. Tra il 2000 e il 2004, workshop di pittura e stampa d’arte presso la Camberwell College of Arts e il Central Saint Martin’s College of Art e Design (London).

Partecipa a: “Incidere ad arte,” Giorgio Upiglio ed il suo Atelier” (Istituto Nazionale per la Grafica-Roma), “Profilo d’Arte 2008” (Museo della Permanente-Milano) e “Igualmente visualmente: fotógrafas del flamenco” (Galleria Studio Hache, Siviglia). Vive e lavora a Milano. Roberta Lozzi was born April 7, 1972. Between 2000 and 2004, she followed several workshops in painting and printmaking at Camberwell College of Arts and Central Saint Martins College of Art and Design (London). Exhi-

Gabriele Mallegni, nasce a Pisa nel 1977, Liceo Artistico Statale di Lucca, Laurea presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara. La creazione di grandi insetti in metallo e resina

caratterizza il suo lavoro. Queste grandi sculture, realizzate con pezzi assemblati e rigorosamente smontabili, sono progettate in maniera da poter cambiare posizione nello spazio. Da anni collabora con l’Università di Pisa nel campo delle ricostruzioni fisionomiche che modella manualmente. Gabriele Mallegni was born in Pisa in 1977, Liceo Artistico Statale di Lucca, Fine Arts degree from the Accademia di Belle Arti di Carrara. Giant insects in metal and resin are his characteristic work. These large sculptures are made of separate component pieces which can be dismantled and reassembled, to allow for different poses in space. He has long collaborated with the University of Pisa in the field of physiognomic reconstructions, which he moulds by hand.

Michele Martinelli

25/07/76. Diplomato al Liceo Artistico di Lucca, si laurea in Architettura a Firenze nel 2005. Nello stesso anno inizia una collaborazione con Mauro Lovi occupandosi di architettura, grafica, design e allestimento.

Born July 25, 1976.Diploma from Liceo Artistico di Lucca; degree in architecture, Florence, in 2005. That same year, a collaboration begins with Mauro Lovi, involving architecture, graphics, design and installation. In 2009, partecipates in the Caseminime show, in Lucca. In 2009, inaugurates his own workspace.

Cristina Massei

Nata a Lucca il 07/12/1975, diploma presso l’Accademia delle Belle Arti

di Firenze, si avvicina al mondo del teatro come scenotecnica presso il Teatro del Giglio di Lucca. Collabora con la Compagnia Teatro del Carretto, il Teatro Politeama di Cascina, etc., lavora per l’azienda di moda “Rose e Sassi” di Alessandra Marchi, dove apprende la passione per il mondo dell’abbigliamento visto non come oggetto ma come lettere dell’alfabeto. Born in Lucca on Dec. 7, 1975. Degree at the Accademia delle Belle Arti in Florence, she approached the world of the theater as a scenery technician at the Teatro del Giglio, in Lucca. Collaborations, among which “Com-


pagnia Teatro del Carretto, Teatro Politeama di Cascina etc...”, I started work at Alessandra Marchi’s “rose e sassi” (“Roses and Rocks”) fashion firm, where I learned a passion for the world of clothes, seen not as objects, but as letters of an alphabet.

espone in numerose mostre personali e collettive. Dal 2006 lavora come assistente di Gianni Pettena. Marco Pace is a painter, originally from the Abruzzi, who lives and works in Florence. During his studies, at the

Elisabetta Nencini

Jelena Pesic

Elisabetta Nencini nasce nel 1964 a Firenze, dove vive e lavora. Si diploma presso l’Istituto d’Arte per

poi approfondire la sua istruzione nel campo della grafica, del design e della fotografia: laurea con il massimo dei voti all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Si specializza nella didattica dell’arte, nella disciplina di Arte e Immagine. Alle mostre personali e alle esposizioni, in Italia e in Francia, si sono affiancati negli anni vari riconoscimenti. Elisabetta Nencini was born in Florence in 1964. She still lives and works there. She got her diploma at the Istituto d’Arte, then deepened her instruction in graphics, design and photography. Degree with the highest marks at the Accademia di Belle Arti di Firenze. Specialized in art instruction in the discipline of Art and Image. She has won several prizes at her one-man shows and group exhibitions, in Italy and France.

Marco Pace

Marco Pace è un pittore di origine abruzzese, che vive e lavora a Firenze. Durante gli anni di studio, in Accademia a Firenze, nella classe di pittura informale, lavora nel campo dei fumetti, nella scenografia di opere teatrali e cinematografiche,

a career in advertising in Milan, later moved to London and then to New York. He returned to Italy and opened Blue44, a creative studio of graphics and comunication. He’s been making “Libri Bianchi” (White Books) for around 9 years. Lives and works between Florence and Milan. Jelena Pesic è nata a Belgrado (Serbia) nel 1978. Ha studiato la scultura all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Successivamente svolge i studi specialistici in Arti visive e linguaggi multimediali presso la stessa sede.

Accademia di Firenze, in the informal painting class, he also worked in the field of comix, did scenography for theatrical and cinematographic works, showed his work in various oneman shows and group shows. From 2006 he work with Gianni Pettena.

Lorenzo Perrone

Lorenzo Perrone nasce a Milano. Frequenta la “Scuola del Libro” dell’Umanitaria e di pittura del “Castello Sforzesco”. Lavora in pubblicità prima a Milano, poi a Londra e infine a New York, dove rimane per oltre dieci anni. Torna in Italia e apre

Vive tra Serbia e Italia. Nei suoi lavori elabora le tematiche come l’esistenza, il tempo e la morte. Jelena Pesic was born in Belgrade (Serbia) in 1978. She studied sculpture at the Accademia di Belle Arti di Firenze, where she also later completed specialized studies in visual arts and multimedia idioms. She lives between Serbia and Italy. In her work, she deals with such themes as existence, time and death.

Benvenuto Saba

Sardo di nascita, toscano di formazione, Benvenuto Saba (Cagliari, Blue44, uno studio creativo di grafica e comunicazione. Si dedica ai “Libri Bianchi” da circa nove anni. Vive e lavora tra Firenze e Milano. Lorenzo Perrone was born in Milan. He attended the “Scuola del Libro” (Book School) at Umanitaria University and the School of Painting at the “Castello Sforzesco”. He began


1956) alterna la sua attività di fotografo per magazine quali Domus e Abitare a quella di scultore. Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Carrara, oggi esposto in importanti collezioni, Benvenuto Saba ha collaborato con: Bruno Munari, Enzo Mari, Angelo Mangiarotti, Marco Ferreri, e Italo Lupi, Salvatore Gregorietti, Andrea Rotti, Giacomo Bersanetti. Sardinian by birth, formed by Tuscany, Benvenuto Saba (Cagliari, 1956) alternates his photographic career for such magazines as Domus with Abitare with his work as a sculptor. Saba received his diploma from the Accademia di Belle Arti di Carrara; his work is shown in important collections. He has also collaborated with designers such as Bruno Munari, Enzo Mari, Angelo Mangiarotti, Marco Ferreri, Italo Lupi, Salvatore Gregorietti, Andrea Rotti and Giacomo Bersanetti.

pani ( 1985). Accademia di Belle Arti di Brera in Milan, diploma in 1995. Premio Europeo Swiss Bank Corporation, 1995. Biennale Europea Germinations 9 European Projects for Young Artists. 48° Premio Michetti. “Gemine: Muse 2004” Young Artists in European Museums” and “il potere dei simboli contemporanei” Da Xiang Gallery in Taiwan. He’s exhibited his work in Italy, Germany, England, Japan, Slovenia, France, Czech Republic, U.S.A., Switzerland, Luxemburg.

Premio Europeo Swiss Bank Corporation 1995. Biennale Europea Germinations 9 European Projects for Young Artists. 48° Premio Michetti, “Gemine: Muse 2004” Young Artists in European Museum e “Il potere dei simboli contemporanei”, galleria Da Xiang a Taiwan. Mostre in: Italia, Germania, Inghilterra, Giappone, Slovenia, Francia, Rep. Ceca, U.S.A., Svizzera, Lussemburgo. Antonio Sammartano was born in Erice (TP), 1967. Liceo Artistico di Tra-

Elisabetta Scarpini è nata a Siena nel 1966. Diplomata all’Accademia di Belle Arti di Firenze nel 1990, lavora principalmente come fotografa e grafica. Si occupa di consulenze per l’immagine aziendale e cura progetti culturali. Dal 2008 progetta e cura il Concorso Internazionale Waltex Jazz Competition. Ha esposto prevalentemente in Italia, vive e lavora a Lamporecchio (Pistoia).

Caterina Sbrana

Caterina Sbrana nasce a Pisa nel 1977 dove vive e lavora. Frequenta l’Accademia di Belle Arti di Carrara.

Antonio Sammartano

Antonio Sammartano è nato ad Erice (TP) nel 1967. Liceo Artistico di Trapani (1985). Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, diploma 1995.

Elisabetta Scarpini

La sua ricerca da alcuni anni verte sull’utilizzo dei materiali naturali che utilizza allo stato grezzo, primordiale: radici e planimetrie tracciate con il fango, vanitas tracciate con la capsula di papavero, paesaggi dipinti con il succo delle erbe che lei stessa raccoglie. Un lavoro di indagine sui materiali che da sempre sono stati utilizzati in pittura, sul paesaggio e sul tempo. Caterina Sbrana was born in Pisa in 1977. She lives and works there. She attended the Accademia di Belle Arti of Carrara. In recent years, her work has concentrated on the use of natural materials, used in their raw, primordial state: roots and planimetries traced in mud; vanitas traced with poppy pods; landscapes painted with the juices of herbs she gathers herself. An investigation on the materials which have always been used in painting, landscape and time.

Elisabetta Scarpini was born in Siena, in 1966. Received her diploma from the Accademia di Belle Arti in Florence in 1990. Works mostly as a photographer and graphic artist. She works as a consultant for corporate image and curates cultural projects. Since 2008, she has programmed and curated the Waltex International Jazz Competition. She has exhibited mainly in Italy. She lives and works in Lamporecchio (PT).

Franco Scuderi

Franco Scuderi nasce a Torino l’11 marzo 1945, vive e lavora a Polcan-

to (FI). Il suo percorso artistico inizia alla metà degli anni 60’. Negli anni 70’ imbocca la strada che ancora


oggi lo caratterizza; i peoples, elementi in legno che creano giochi ottici. La maggior parte del suo lavoro si concentra negli Stati Uniti, facendo dell’America la sua seconda casa. Franco Scuderi was born in Turin on March 11, 1945. He lives and works in Polcanto (FI). His artistic career begins in the mid-60s. During the 70s, he starts down the path which still characterizes him: “PEOPLES”, wooden elements which create optic games. Most of his work is concentrated on the United States, making America his second home.

Casa dei Libri” (The House of Books) about the intimacy of old bookshops in Paris and Palermo.

plicativo che spazia tra il design di prodotto, l’architettura degli interni e la grafica.

Mirella Spinella

Studiòvo: Andrea Caturegli was born in Lucca on September 24, 1984. Marco Vincenzi was born in Lucca on November 23, 1981. They both earned degrees in Industrial Design at the Architectural Dept of the University of Florence, and continued their

Ha studiato a Ravenna alla Scuola del Mosaico e si è diplomata all’Accademia di Belle Arti di Venezia in

Beatrice Speranza

Beatrice Speranza, nata a Lucca, si laurea alla Facoltà di Architettura a Firenze. Gli studi contribuiscono a crescere la sua passione per l’immagine e la composizione che, unita alla sua sensibilità, fluiscono spontaneamente nella fotografia di reportage. Ha realizzato, tra le altre cose, le foto del libro ”L’Arte di vivere a Lucca”. Nel dicembre 2010 ha

presentato la mostra personale “La Casa dei Libri”, che racconta l’intimità di vecchie librerie da Parigi a Palermo. Beatrice Speranza, born in Lucca, graduated from the Facoltà di Architettura in Florence. Her studies served to increase her passion for the image and composition, which, together with her sensibilities, flow spontaneously into photojournalism. She shot the photos for the book ”L’Arte di Vivere a Lucca” (The Art of Living in Lucca). In December 2010, she presented the one-woman show “La

scenografia. Si è dedicata alle tecniche decorative sul tessuto prima a Venezia, ispirandosi al mondo di Fortuny, e poi viaggiando molto in Oriente e in Medio Oriente, seguendo il filo conduttore che nella storia ha connesso l’Occidente delle Arti Minori con le simbologie decorative mediorientali, islamiche e buddiste. I studied at the Scuola del Mosaico in Ravenna and got a diploma in scenography from the Accademia di Belle Arti in Venice. I concentrated on decorative techniques for textiles, first in Venice, finding inspiration in Fortuny’s world, and later traveling frequently in the Middle East and the Orient, following the thread that has historically linked Western minor arts with Middle Eastern, Islamic and Buddhist decorative symbologies.

studies and work experience in Milan. When they returned to their native city, they founded Studiòvo in 2009, a studio of ideas whose area of application spreads to product design, interior architecture and graphics.

Tarshito

Tarshito nasce in Puglia nel 1952. Architetto, artista, docente di Design presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. Crea ambienti e opere per la nuova umanità attraverso la meditazione.

Studiòvo

Studiòvo: Andrea Caturegli nasce a Lucca il 24 Settembre 1984. Marco Vincenzi nasce a Lucca il 23 Novembre 1981. Entrambi laureati a Firenze presso la facoltà di Architettura in Disegno Industriale, hanno proseguito i loro studi e le loro prime esperienze lavorative a Milano. Tornati nella loro città natale, hanno fondato nel 2009 Studiòvo, uno studio di idee con campo ap-

Tarshito was born in Puglia in 1952. Architect, artist, docent in the Design Dept. at the Accademia di Belle Arti in Venice. Tarshito creates environments and works for the new humanity through meditation.


Livio Tessandori

Livio Tessandori, lucchese. Ha partecipato a rassegne e collettive nella sua città. Attività artistica che ha proseguito dopo il suo trasferimento a Milano collaborando con importanti Case d’Asta. Dai primi anni novanta si dedica completamente alla pittura. Sue opere si trovano in collezioni private a New York City, Denver, Copenaghen, Berlino, Bordeaux, Milano, Roma, Firenze, Pisa, Livorno, Lucca.

Live and works in Lucca. He has participated in art fairs and group shows in his hometown, an artistic activity he continued after moving to Milan in collaborations with important auction houses gave him a chance to further enrich his artistic preparation and competence. He gave himself completely over to painting in the early 90s. His works are in private collections in New York City, Denver, Copenaghen, Berlin, Bordeaux, Milan, Rome, Pisa, Lucca.

Giuliano Toma

Nasce a Milano nel 1975. Laurea in scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera. Dal 1997 partecipa a varie mostre collettive e personali in Italia e all’estero. Ha approfondito lo

studio della progettazione e realizzazione di sculture legate al tema delle città. Ha illustrato i libri dello

scrittore Giuseppe Malinconico. Docente di discipline plastiche, ha insegnato in Licei e Istituti d’Arte di varie città italiane e straniere fra le quali Milano, Padova, Pietrasanta, Zurigo e Lucca. Giuliano Toma was born in Milan in 1975. Degree in sculpture from the Accademia di Belle Arti di Brera. Since 1997, he has partecipated in various group and one-man shows in Italy and abroad. His work reflects a deep study of the design and production of sculptures related to the theme of cities. He has illustrated books by the writer Giuseppe Malinconico. He is a Docent of plastic disciplines, and has taught at high schools and art high schools in many towns in Italy and abroad, including Milan, Padua, Pietrasanta, Zurich and Lucca.

by his literary name Shi Yu), 1959. Born in Tianjin, China. 1988 Graduated from Tianjin Academy of Arts and Crafts. Previously editor at Tianjin Yangliuqing Fine Arts Press. 2002 Associate Professor at Tianjin Transportation Vocational College. 2004 Guest Professor at New Media Art Specialty of Beijing Film Academy. Now professional artist lives and works in Beijing and Tianjin. Gave Lectures: 1993 Gave lectures at the Royal Academy of Fine Arts Antwerp in Belgium. 2003 Gave lectures at the Department of Oriental Arts and the Department of Design of the School of Literature, Nankai University, Tianjin. 2004 Gave lectures at the New Media Art Specialty of Beijing Film Academy. 2006 Gave lectures at the Comprehensive Painting Department, Tianjin Academy of Fine Arts.

Filippo Maria Ricci

Zhang Yu

Zhang Yu (alias Yu Ren, conosciuto anche con il suo nome letterario, Shi Yu), 1959. Nato a Tianjin, China. Laureato nel 1988 alla Tianjin Academy of Arts and Crafts. Prima era redattore alla Tianjin Yangliuqing Fine Arts Press. Nel 2002 Professore Associato alla Tianjin Transportation Vocational College. Nel 2004 Guest Professor alla New Media Art Specialty della Beijing Film Academy. Ora è artista di professione, vive e lavora a Beijing e Tianjin. Ha dato lezioni a: 1993-Royal Academy of Fine Arts, Anversa, Belgio. 2003 Department of Oriental Arts e Department of Design alla School of Literature, Nankai University, Tianjin. 2004 New Media Art Specialty della Beijing Film Academy. 2006 Comprehensive Painting Department, Tianjin Academy of Fine Arts. Zhang Yu (styled Yu Ren, also known

Filippo Maria Ricci, proveniente dalla provincia di Siena, è l’assistente personale di Olivia Toscani Rucellai e lavora nell’atelier Otto luogo dell’arte come aiuto nel coordinamento e organizzazione di tutte le attività ad oggi svolte, prezioso sostenitore anche nei rapporti con gli artisti. Vive nelle campagne senesi e, con gioia ed entusiasmo, segue il progetto di Otto da quando è nato.

Filippo Maria Ricci is Olivia Toscani Rucellai’s personal assistant. He works in the Otto Luogo dell’Arte atelier to help with the coordination and organization of all the gallery’s activities, and is of valuable support in the gallery’s relations with artists. He lives in the country near Siena and has followed the Otto project with joy and enthusiasm since its birth.


olivia toscani rucellai e mauro lovi in galleria durante la mostra radura fotografia di marirosa toscani ballo


Mauro Lovi

Mauro Lovi architetto, pittore, designer. Nato a Lucca 1953 e qui lavora. Inizia l’attività artistica negli anni settanta, la libera professione di architetto dal 1986.Nel 2005 con il libro La casa nella scatola, realizzato per Comieco, Milano si aggiudica il Premio nazionale Gianfranco Fedrigoni nella sezione editoria della comunicazione. 2007 Naiadi e Tu aravi la terra io l’aria per la piazza Cutuma Andria e Oltremare a Savelletri (Fasano) due opere in bronzo in Puglia. Ha curato la mostra Pittura tra parentesi edizioni 2007 e 2008 per la Provincia di Lucca. Saumandise mostra personale di disegni, alla galleria Artycon, Offenbach, Germania. Nel 2009 Arte del quotidiano, a cura di I.Tutino, A. Jannone, M. Lovi, un percorso tra arte e design 1970-2000; cura, progetto allestimento e immagine coordinata Fondazione Ragghianti, Lucca. 2010 Signifying Infinity, The Power of Contemporary Symbols, Da Xiang Art Space, Taichung City, Taiwan. 2011 Otto luogo dell’arte, curatore artistico: galleria, progetto, restauro e immagine con Olivia Toscani Rucellai, Firenze. Radura, personale di pittura a Otto luogo dell’arte, Firenze e Palazzo Rucellai Firenze. Megalopoli, storia di una collezione di arte e design, cura e catalogo della mostra, Otto, Firenze. 54esima, Biennale di Venezia, Padiglione Italia, 150 anni Unità d’Italia, Villa Bardini, Firenze. É membro del Comitato Scientifico della Fondazione Ragghianti. Mauro Lovi architect, painter, designer. Born in Lucca, 1953; still lives and works there. Began his career as an artist in the 70s, his practice as an independent architect in 1986. In 2005, he won the Publishing for Communication section of the Premio Nazionale Gianfranco Fedrigoni for his book, La casa nella Scatola (The House in the Box), produced for Comieco, Milan. In 2007, he made two bronze pieces, Naiadi (Naiads) and Tu Aravi la Terra Io L’Aria (You Plowed the Earth, I Plowed the Sky) for piazza Cutuma Andria e Oltremare in Savelletri (Fasano), Puglia. He curated the show Pittura tra Parentesi (Painting in Parentheses), editions 2007 and 2008 for the Provincia di Lucca. Saumandise, one-man show of drawings, Galleria Artycon, Offenbach, Germania. In 2009, Arte del Quotidiano (Everyday Art), curated by I. Tutino, A. Jannone, M. Lovi, a path between art and design 1970 -2000; curator, project display and image coordination, Fondazione Ragghianti, Lucca. 2010 Lucca. Signifying Infinity, The Power of Contemporary Symbols, Da Xiang Art Space, Taichung City, Taiwan. 2011 Otto Luogo dell’Arte, gallery, restauration project, art director and image director, Florence. Radura (Clearing), one-man show of paintings at Otto Luogo dell’Arte, Florence and at Palazzo Rucellai, Florence. Megalopoli, Storia di una Collezione di Arte e Design, curated exhibit and catalog for the exhibition, Otto, Florence. 54th Biennale di Venezia, Italian Pavillion, 150 Anni Unità d’Italia, Villa Bardini, Florence. He is a member of the Comitato Scientifico (curatorial group) of the Fondazione Ragghianti.


Olivia Toscani Rucellai

Olivia è figlia di Agneta Holst e Oliviero è il padre (fotografo). Da piccola, quando sua madre iniziò lavorare alla Galleria dell’Ariete a Milano, poi allo Studio Marconi ed infine all’Ariete Grafica, frequentava spesso la Galleria per studiare o aiutare. Iniziò quindi il suo percorso già giovanissima e quando la madre apre Megalopoli nel 1978, uno studio/atelier nel centro di Milano che progetta e produce oggetti e mobili creati da artisti italiani, Olivia si avvicina al mondo degli artisti, che frequentano anche la casa. Segue la realizzazione di oggetti e mobili per l’uso quotidiano creati da tanti artisti, come: Ettore Sottsass, Enrico Castellani, Pietro Consagra, Alik Cavaliere, Carla Accardi, Giò Pomodoro, Mauro Lovi, Michelangelo Pistoletto, Piero Dorazio e Mimmo Paladino, oggetti che vengono poi esposti al Salone del Mobile a Milano per oltre 10 anni. Oggi Olivia si è ispirata al progetto di sua madre, nella progettazione di Otto con Mauro Lovi come direttore artistico, un architetto che è anche artista, designer e scrittore. Un progetto immerso nel quotidiano del nostro tempo. Un progetto dove lo spirito dell’arte incontra il sapere dell’artigianato locale e italiano, un sapere prezioso che stenta a sopravvivere. Lo scopo è quello di produrre oggetti e mobili eseguiti con gli artigiani, nostra più grande risorsa artistica, creativa e manuale unica al mondo. Un progetto che comunque parla un’altra lingua rispetto agli episodi che sembrano analoghi degli anni ottanta. Grazie a Megalopoli nasce ora Otto luogo dell’arte: per continuare a far vivere l’Arte del Quotidiano. Carte Estive, Artisti: Antonio Lo Presti e Mauro Lovi, luglio – settembre 2011, Otto luogo dell’arte, Firenze; Megalopoli di Agneta Holst, maggio – luglio 2011, storia di una collezione di arte e design, Otto luogo dell’arte, Firenze; Radura di Mauro Lovi, marzo – maggio 2011, Otto luogo dell’arte, Palazzo Rucellai e Four Seasons Hotel, Firenze; Oh! Nirica, 40 artisti da tutto il mondo, dal 24 settembre al 12 novembre 2011, Otto luogo dell’arte, Firenze; Qubique, Berlino, Germania dal 26 ottobre al 29 ottobre 2011. Olivia Toscani has an artistic family background. Her father is the photographer Oliviero Toscani. Her mother, Agneta Holst, is the creative spirit behind Megalopoli, the historic art and design studio which opened in Milan in 1978. It was one of the first studios to involve internationally famous Italian artists, such as Ettore Sottsass, Enrico Castellani, Pietro Consagra, Alik Cavaliere, Carla Accardi, Giò Pomodoro, Mauro Lovi, Michelangelo Pistoletto, Piero Dorazio and Mimmo Paladino in the production of objects and furniture for everyday use. Olivia began her career very young, by quietly following her mother through this creative, avant-garde experience, assisting her in the production of various objects and pieces of furniture designed by the artists she met, and who became family friends. These pieces were exhibited at the Salone del Mobile in Milan for over ten years and are now collector’s items. Olivia Toscani’s Otto Luogo dell’Arte, with Mauro Lovi, an architect who’s always worked as an artist, intends to be a reference point and a metaphorical clearing where art lovers, collectors and curious travelers can gather; above all, a laboratory for the production of ideas, projects and objects in which the language of art meets everyday life and implements. Great interest is focused on all artistic techniques and the use of materials. A setting for collaborations between artists and the master craftsmen who keep ancient experiences alive, both curious to try new things. It’s thanks to Megalopoli That Otto luogo dell’arte is born: to keep art alive in everyday life. Carte Estive, artists: Antonio Lo Presti and Mauro Lovi: July – September 2011, Otto luogo dell’arte, Florence; Megalopoli di Agneta Holst, May – July 2011, hystory of a collection between Art and Design, Otto luogo dell’arte, Florence; Radura di Mauro Lovi, March – May 2011, Otto luogo dell’arte, Rucellai’s Palace and Four Seasons Hotel, Florence; Oh! Nirica, 40 artists from all over the world, from September 24 until November 12, 2011, Otto luogo dell’arte, Florence; Qubique, Berlin, Germany from October 26 until October 29, 2011.



Oh!Nirica: Where Dreams Meet Matter. In the early 80s, I called them “ARTificially made” objects: projects and pieces in which I tried to develop the relationship, which had been interrupted for too long, between the culture of design (artists and designers) and the culture of making things. Thirty years have passed, and the world of art and design has energetically resumed its collaboration with those still capable of working with material. I refer to traditional artisanal craft, but also to experimentaton and the application of new materials and processes. I also note the increasing frequency with which artists who, after decades of being interested in “conceptuality”, have figured out how to link this category with “spectacularity”. It seems to me that the collections Mauro Lovi has coordinated for Olivia Toscani Rucellai’s “Otto Luogo dell’Arte” constitutes a convergence of the great ferment which has recently developed in the world of applied arts. Artists who, either with their own manufacturing skills or with the help of local artisans, have brought to life a series of objects, freighted with allusive and symbolic values, centered around the theme of sleeping and dreaming. Mauro Lovi’s “Boat-Shaped Bed”, inspired by Phoenician ships and their nocturnal navigation, is in a way the show’s symbolic object, around which works by 40 artists (of different ages, cultural extraction and citizenship) have been gathered. Two important things must be recognized about this show: the first is that it involves the various artists in a theme in such a way that the objects created, in addition to expressing “ARTificially made” values and their own functions, take on meanings which allude to the proposed theme. The second important thing is that the works designed by the artists are also signed by the artisans who made them, confirming the Gallery’s vocation, which has always placed emphasis on artisanal crafting skills as well as creative value--using the mastery of Tuscan handicrafts in many projects--and on the use of traditional technniques as well as high technology. The path Otto Luogo dell’Arte has taken, through its previous shows and those planned for the future, shows a sensitivity and an ability to place itself within an international context (that of European Craft), thus helping our “system”, still sorely lacking in Institutions (Agencies, Museums, Schools) and a market (gallerists, collectors, rankings) in comparison with the International System. Ugo La Pietra, Milan, August, 2011


Some reflections on contemporary design by Vanni Pasca

The Otto Luogo dell’Arte project which Olivia Toscani Rucellai is developing in Florence, with Mauro Lovi as art director, is very interesting. It began with the show Radura (The Clearing), dedicated to Lovi’s work, and continued with Megalopoli, dedicated to the atelier/gallery Agneta Holst curated in Milan until the late 1970s (Olivia is Agneta’s daughter). Otto now proposes a new initiative, Oh! Nirica (a title which speaks for itself: the Dada-esque break refers to Surrealist tradition), in which forty artists and designers have been asked to present “objects” made in collaboration with artisans. Among them, Lovi presents his own Letto Abbarca (BoatShaped Bed). All aboard? I first met Lovi in the mid-1980s. For a show called “La Mossa del Cavallo” (The Horse’s Move), which Isa Vercelloni and I curated, we chose a chair of his, a small architectural piece whose legs rhyme with the arched seat and whose back ends in a scrolled ornament; a cross between architecture and decoration, one might say, but on the seat, a small wooden pyramid asserts itself, “defunctionalizing” the chair, making its use unwise, displacing it as “something different from itself”, or at least from its otherwise immediate recognizability as a chair. I recount this here because it was a significant object from that phase. I’d like to underline that the progression of Otto’s three shows (and this latest, which will travel to Berlin) outlines a route towards a redefinition of the research which exploded in Italy during the 60s and 70s (reprising Futurism and Pop Art), with experiences like those of Archizoom and Superstudio in Florence, and with Alchimia and Memphis in Milan. But not only in Italy. Suffice it to remember Hans Hollein’s first phase, or Walter Pichler; or the English firms Smithson, Independent Group and Archigram; and, starting in the 80s, the spread through Europe of groups such as Ron Arad’s One-Off in London and Antologie Quartett with Borek Sipek in Germany. There developed then, in different ways, a research on objects: in terms of environment, relationships and psychology, with a progressive formulation of a theory of romantic design based on the new relationship between design, art and self-production, in a playful and eclectic style, the pleasure of color-play and the magical-ritual presence of objects towards a “total work of art” in which life and art interweave. But these themes have already been dealt with in the previous catalogues for Otto shows, in essays written by Isa Vercelloni, Philippe Daverio, Beppe Finessi and others. Essays which, with those to come, may constitute a collection of texts which could be used to open a debate prompted by an inititiative which, Olivia Toscani Rucellai writes, “was first inspired by Megalopoli, and would like to prove the validity of that method of working by adapting it to our times.” As Arthur C. Danto showed ( in After the end of art, 1997), in the second half of the 20th century, the predominance of abstract art, which seemed to have obscured other directions of research, was lessened; other artistic trends, including Surrealism, and figurative work in general, came to the fore. This happened with design as well. In a showon Italian design which I curated in Brasilia in 2009, in the new museum designed by Niemeyer, I began the exhibition with two objects, which appeared between 1977 and 1979: Atollo, (Atoll) a lamp by Vico Magistretti, of rigorous rationalist geometry; La poltrona di Proust (Proust’s Armchair), by Alessandro Mendini, whose exuberant forms were sprayed with color à la Seurat. Strongly dissonant pieces: one belongs to the Rationalist School; the other develops with Radical Design and opens the way to Post-Modernism. A clarification is needed: when one speaks of Radical Design, and then Post-Modernism, one tends to define these trends as design that re-opened relation-


ships with art, but this isn’t exactly true. Design has always had a relationship with art; even when, as with the Russian Productivist designers of the 1920s, the relationship was denied. In the last century, in design on the whole, two tendencies became apparent: one which based its linguistic research on De Stijl’s geometric abstraction, later changed by the Bauhuas; on the other side, starting mostly in the second half of the 1950s the resumption of relationships with figurative art in all its expressions, from Futurism to Surrealism to Pop Art. Perhaps this is where the situation characterized by the third phase of the Industrial Revolution opens: the phase of globalization and the acceleration of the Technological Revolution. With the re-emergence of all the trends which characterized the 20th century, the age of trends extinguishes itself, especially the avant-gardes. Artistic research becomes complex, barely decipherable. “Where do we have to go to comprehend the direction in which we’re orienting ourselves, to understand the trajectories of contemporary poetics, to outline the aesthetic landscapes of the future?” Vincenzo Trione asks this question in an article he wrote for the Corriere della Sera, 29/10/2010. He also answers it: one has to go to Documenta Kassel. What would a design critic say? That one has to attend the Salone del mobile in Milan, or go to Miami, Basel, Berlin, Shangai and who knows where else? In truth, as far as design’s concerned, we’re faced with a new reality, based on the fact that a new research on objects is emerging today, rich with artistic intentions, but unburdened by obligatory references to the poetics of past avant-gardes, be they abstract or figurative, which characterized most of the 20th century. These researches are free of precise prototypes, as if the age of languages were over, those languages which identified themselves with so many “ism’s” of 20th century avant-gardes. In the period of increasingly pervasive generalized media information, the problem of art and the relationship between art and design is posed afresh. But let’s continue on the basis of the direction Toscani Rucellai poses with the problem of “our times”. In our phase, which is still to be defined, a series of processes reaveal an ample modification of design’s role, and its importance. First of all, its geographical extension. Until a few years ago, one considered design to be the property of a few industrialized countries: Italy, Germany, the Scandinavian countries, USA, Japan and not many others. Today, one invests in design in most of the world’s countries. Thus, the number of designers grows; also the number of students and docents of design; in Italy as well, where, since the first half of the 1990s, many University design schools were founded, in addition to those public and private schools not attached to Universities. The profession, once considered élite, became widespread on all territories. Certainly this happened because design is considered a plus not only for corporations, but for country-systems; in the sharpening of international competition induced by globalization; but the sharp rise in the number of young designers and design students indicates an increased interest in design as a new mode of contemporary creative expression. In this difficult present, it’s not easy to focus on today’s design panorama (still more difficult to decipher, in that it’s affected by the current crisis). Trione’s words offer some consolation, evoked as they are by the art panorama’s complexity; but, following his advice and going to Documenta Kassel several years ago, we would have found a Marc Newson armchair, which first appeared in Larry Gagosian’s gallery in New York, representative of one of those phenomena being heavily developed today, known as Design art. Interest in antique dealers and auction houses has increased, in recent years, from Christie’s to Sotheby’s, for design objects from the first half of the 20th century. Consequently, antique dealers and art dealers saw the chance to create a new market for objects from the 80s, spawning a trend for designing single pieces and limited designer editions. Even more recently, decorative objects are commissioned ad


hoc, not only by galleries and not only from designers. For example, at the 2006 Salone del Mobile in Milan, Dolce & Gabbana presented sculpture-armchairs they commissioned from Ron Arad. But, conversely, the Carpenters Workshop Gallery, in London, commissioned benches and marble tables to be made not by some designer, but by Marc Quinn, one of the more interesting exponents of Young British Art. In the meantime, new galleries and salons have been born (in Berlin, for example), dedicated to the sale of designer limited editions. And Gagosian opened a show in his New York gallery of unique pieces directly commissioned from Marc Newson. His aluminum dormeuse, Lockheed Lounge, has become an icon; also because it was featured in a Madonna video (Rain, 1998): in this case, it’s obvious, mediatic circularity becomes exemplary. The argument on the artist/designer/decorative object/art market relationship is complicated and its real meaning still needs to be analyzed. But there’s a second aspect that needs to be brought into focus. The idea which characterized the ideologies of the first half of the 20th century, which posits that the new radically replaced the old, has disappeared. It’s clear that contemporary complexity is certainly made up of the emergence of the new, but also by the permanence, in new forms, of that which seemed doomed to disappearance, such as artisanry. In 2010, even such an institution as the International Committee of Design History and Design Studies (ICDHS) organized a conference on the theme: “Design and Craft: A History of Convergences and Divergences”. And it’s obvious that theis renewed attention influences the development of New World History, which, looking around the world, re-reads history by avoiding eurocentrism. As we can see, the theme, or at least one of the main themes, is the new opening of relationships between art, design, artisanry. An opening favored not only by new artistic researches but also by the vast presence of young designers who, acting upon the territories, often find in artisans, with their high-quality productive capacity, an adequate reference with which to develop their own research. But we mustn’t forget another theme, often underlined by Ugo La Pietra, who’s always worked with artisans: since the ‘700s-‘800s, what’s changed is the artisan’s condition. He’s retained his productive know-how, but has seen his design tradition extinguished; that which was traditionally passed down in the workshop. A new relationship between artist-designers and artisans is probably capable of giving meaning to the “new design”, rooting it in the territories and reconferring perspective. In a pluralism of researches, it is indeed pluralism not relativism, as Richard Shusterman writes, in Estetica Pragmatista, Palermo 2010 . In this scenario, it might be useful to read the reflections of Martin Kemp, the great Oxford art historian, who, in his beautiful book, “Image and Truth” (Immagine e verità, Milano 1999), wrote, “I believe that art, in its usual manifestations, will become part of a much wider context, in which it will be almost a subcategory belonging to a an enormous variety of products created to supply visual stimuli”. It will be interesting to follow the progression of the investigation of new design phenomena, the evolution of this process, which is of great interest and asks many questions. It is in this sense that I referred above to the task which OTTO Gallery is taking on: to become a pole for the research of new processes, with exhibitions, texts, debates; and the relationship which might eventually be established between designers, students, schools and local artisanry. An extremely important relationship that may well prevent the extinction (through banal repetitiveness) of the great Italian and Tuscan Artisanal tradition.


Oh! Nirica, daughter of Oneiros! by Mauro Lovi

A dim slanted light illuminates the sheet on which I write a few thoughts on Oh! Nirica. On this cool July morning, my head is still adrift in the currents of dream, not yet emerged into the rhythms of wakefulness. I opened my eyes and the first image was of the previous evening when, seated at the edge of the bed, I extended my left leg (I sleep on the right side of Ulysses’ bed) then raised my right from the floor and found myself in a veiled supine position my mother described with words that can’t be translated. I pulled a spread of sheet over myself and was covered. In that moment, I had the same feeling one gets when, aboard ship, after undoing the lines from the bollard on the quay, you push off with your foot and step onto the boat. Memory’s the only thing tying you to the land, at that point. Everything real that led up to that moment is now memory, emotion, etc. Mental stuff. Now there’s the sea, another way of being in the world. Another dimension, for you. So I found myself revealed by the sheet that covered my body, as it does every night, to protect me, shroud of the day and veil for the night. This new sea/dream dimension (the sea is a symbolic representation of the unconscious), a territory which everyone inevitably inhabits, but is chiefly explored by artists, literary types, poets, musicians, psychoanalyst/psychologists/psychiatrists and priests, according to the navigational instruments in their possession. That is to say, those who take on dreams and those who build objects for the bedroom, to rest one’s head and cover oneself. When the idea of Oh!Nirica emerged, I’d been thinking for a long time about engaging a shipbuilder, and a crew of artists, to explore these regions. Olivia, a woman who’s decisive, determined and daring enough to get past the sandbars of artistic conformism, ordered the “Ship-shaped bed” built and asked me to pick the crew that would take on the planning of objects for our oneiric side. At first we thought we’d take on 10, but the number grew to 39. Because the complex, fascinating material demanded more explorers, more viewpoints. I thought of the “Ship-shaped Bed” for this crossing to meet Nirica, daughter of Oneiros, because I’d already designed two beds with similar references to nocturnal navigation: Ulysses’ Bed for Megalopoli and the Sea-Bed for Buonaccorsi. Maybe the motives behind this designing passion for this place/object lie in my long sojourns in bed due to illness. This new bed wanted and needed to be a thought about the history of the Mediterranean, our sea/ collective unconscious, an homage to the Phoenicians and all those who crossed it from top to bottom and side to side. I think the Phoenicians were the first to abandon shoreline navigation, venturing into the open sea, especially at night, with their ability to read the stars. I designed the ship/bed after asking my friend Marisa Famà, directrix of the archeological site at the Stagnone di Marsala, which contains the Phoenician island of Mozia, for more information about the boats and navigational methods used by the Phoenicians, during a visit to the Museo del Bardo in Tunis. Stefano Breschi, from Camaiore. Since he’s a sculptor, I asked him to reflect on the pillow as concept, as far as mass and material are concerned. He took off with the idea of sleep, an action one does above a pillow, making two hypotheses: heavy and light sleep. Based on these ideas, he’s made two pillows: a heavy one in white terracotta where he expresses his pedantry, and a light one in celluloid where he expresses volatility. A decidedly disciplinary and precise juxtaposition, such as can be given only by someone used to giving meaning to material.


Marina Calamai, from Florence, presents a work that represents an elegant therapy, a sublimation of sweets (which arose, she says, from a personal problem with sweets). A refined reconstruction of sweets, treats and sweetmeats, in 3D and way out of scale; therefore in 4D…the 3 classical ones and out-of-scale. By super- sizing the problem, she analyzes and exorcises it, through these constructions in cloth. She presents a giant “profiterole.” We can drown our anxieties in this soft, very welcoming sweetness, without getting covered in chocolate. A proposal for a therapeutic piece of furniture, for singles and for the whole family. Simone Caldognetto, from Milan - Lucca. The sculptor and I have had many discussions on matter and materials, weights, dimensions and mass and how these can be reduced, subtracted, while maintaining an expressive pattern. I inserted the theme of use, having seen his recent work in bas...extremely bas...relief, made with paper and cardboard on xxx for engraving. We decided to use this technique for a bedspread, but only homeless people who live on the street use paper bedspreads. Therefore, Simone gives us this highly poetic, moving gesture; completely (as Daverio would say) unironic, to allow those who hold these serious concepts only within themselves to sleep elegantly and beautifully. Giovanna Caminiti, from Calabria. An architect who makes small poetic dreaming things, works with tenderness and magic, develops the home symbol through synthetic signs and poor materials and raw materials that seem to have been picked up along the beaches of her ancient native land. Beaches intended as important places for dreams, borderland between the earth and the sea, the “unconscious”. Giovanna’s work is important because it entrusts her passion for architecture, the house, to emotional poetic synthesis. The end product is a house to be kept in the home, a small poetic heart. Federico Caruso, a sculptor from Florence, well-versed in the working of marble. In his elaborate, minimal show-room in Florence, sculptures of human figures of modern cut and ancient elaboration are on display. He’s submitted a cylindrical red marble nightstand, rent with a crack from which a light shines. Silvia Cheli, from Florence, is an artist with varied interests in artistic languages. For Oh! Nirica, she produced a toolbox full of tools for sleeping and dreaming. She concentrated on the phase of falling asleep, and built a wooden box similar to the ones where we place tools for drawing and painting, or precision instruments. In this container, inside individual small semi-circular terracotta bowls, she’s placed: barbiturates, chamomile, sheep (for counting) etc. Linked to the piece is a CD containing a video, where a man wearing a goat mask and carrying a briefcase repeatedly jumps over a fence. To help one sleep. Roberta Cipriani, from Florence, is an architect. She worked with fire, symbolic, represented and made physically real, and produced a small alcohol burner, to be hung in a room, or carried along and used wherever one goes. A small nomadic hearth made of iron, with a rough cut, that has an archaic quality, where the flames hewn into the heavy iron sheet have the form of fire. Almost a reinterpretation of the containers of the sacred flame used by ancient nomadic peoples. J.P. Delaney, the restless Irish friend. The artist lived here in Italy for many years, in Rome, and founded the site “Art Process”, where artists can publish the creative process behind their work. For Oh! Nirica, he presented a work which at first seems provocatory, crude, material-related, visceral: a “dream place” as he titled it. Instead, it becomes a story of thoughts and images in its creative and destructive process, which I’d call “bed extracted”, in which the artist spots a mattress in a stream, etc. You can read about it in the catalogue, no point telling the story again. This is a work upon a burst mattress which becomes open petals; or a female sexual organ, for those inclined to see it that way; a place for the dream


of the being (the little man in the mattress in the stream) who slept there. A vital fairy tale, also in the sense of belonging to life. A great lesson in the working of material, a rough, elegant call...simply, Art. Thank you, thank you J.P., for your uncompromising expressive sincerity. Gum Design: Gabriele and Laura from Viareggio. In their punctual and rigorous work and in keeping with their pedigreed “design”, they submit an object (actually three) with a poetic function, a dream-container whose limits they’ve selected, perhaps because it has no corners, as a symbol for the sky and aerial things, a circumference made in marble from the nearby Apuan Alps, containing a grid (with tight angles!) made of cloth strips. A spiderweb to catch your dreams, a notebook with irregular lines, such as can be found in dreams. And from these reinterpretations of an ancient object, they propose three which ideally would fit one inside the other, and therefore also belongs to the properties of dreams. Mimmo di Cesare from Palermo (but international) a great, refined worker of the material of all materials, which he’s expressed in every dimension, gives us a domestic sun, his own, the sun of his native island, which he presents in xxx wood, almost a souvenir, a wood which the sun has gathered every year, for every day, and delivered it to him in Castiglioncello, where he lives now. A work which the sun and its light, dimmed with a timer, allows us to abandon the full light, and enter sleep and dreams with the sun inside us for energy. Elia (that’s all), from Lombardy. A young wood-sculptor who interacts with painting and metal intrusions, in terms of copper brackets which stitch the wooden material, through the artistic gesture of sewing up lesions and lacerations with an atypical, noble material; cracks that result from natural inclination or traumatic event, which tend to ruin wood--the first material, I think, used by mankind, to make tools and art. Elia’s reliance on copper-the great conductor of information--to stitch wood-- vital essence of existential traumas--is interesting. In his mirror piece for Oh! Nirica, he presents another level, or maybe a key, for interpretations, making us see our own face, inside a frame where the above-mentioned is synthetically expressed. Sabrina Giovannini and Silvia Vercelli, two more architects with a passion for design and rendering. Bearing in mind a project for a public park in Capannori that kept them busy for years, they gave us a terracotta cushion stuffed with raw earth, where you rest your head and grass grows, a re-call to contact with the earth; rest your head on the ground through the sign-filter of cushions. The wish to rest reflects fantasizing; to rest one’s head on a meadow in the studio too, after the realization of the park project. Jung Wen Jung, a Korean who lives in Olso, gave us a work in tune with our theme, which I interpret as a net pillow, a house of dreams, given form as origami, which hold themselves osmotically dangling in the structure nearest the sleeping head and crystalize themselves into hypothetic fragile structures for the day, protected from the noisy glare of the waking state. Ho Khan from Milan, originally from Nanking, China. He’s lived in Italy for many years. A connoisseur of avant-gardes such as “astrattismo”, he’s recently been working on geometric compositions closer to Chinese tradition, interpreted through the “astrattismo” experience. He submitted a picture which could be a snippet of painting addressed to various cultures, to be hung over the bedstead. Liu Jung Yen from Taipei, a sheet derived from one of Liu’s paintings, while we’re always working on a tapestry derived from a painted picture. Liu’s painting, with its very traditionally Chinese colors, red black yellow, spreads over large spaces xxx. The whole painted with an abstract expressionist technique, which becomes archetypal figures which tell of sea-ships,


of mountains, volcanoes, yellow sea. Maybe the years he spent at the Brera Academy in Milan made him play with nostalgia, and distill those elements from his roots, looking from far away, and at the same time confronting the techniques of historical avant-gardes. Sue Kennigton, from London, got to work right away, stimulated by the bedspread theme, a new experience for her, which allowed her to experiment with textiles and their coloration. A new world was opened to her, a refined and splendid painter, into which she ventured with great enthusiasm. The work is amazing, full of authenticity and new chromatisms, and which respects its expressive code. Sabine Kort, German photographer. I thought of her immediately, because of her photographic work, her research between photos and psychology, which also makes difficult, complicated comparisons through therapeutic photography workshops she’s done with patients who suffer from psychological disorders. She was able to render, thanks to the structuring of composite images, the idea of how a dream can work. She brought us a work composed of three photocompositional tri-cycles and a mirror for the room, a portal for the introspective journey where we verify the correspondence of how we feel with the form we see. A mirror framed by a sequence of Polaroids, of travel situations. Matthew Licht, a writer popularly known as the Least Blind Blues Singer in the USA. Since Matthew translates the texts for Otto’s catalogues, I asked him to write a book of short stories to be read before falling asleep and taking off for Dreamland. So the stories have to be read, that’s all there is to it. Antonio Lo Presti, originally from Catania, but a resident of Florence for many years, showed up in the gallery while we were preparing the show. He had his work with him, which I found fresh, extremely delicate and refined. I felt it both near to me and yet somehow distant. The work has a very strong poetic intensity, to be read in the the traces left by piercing through his lines on white paper. For Oh! Nirica, he gives us his interpretation of the symbiotic relationship between nightstand and book, and another object which might have come out of a manual; a highly poetic and moving gesture, not at all ironic, to help one sleep, to make a home, with elegance and beauty, even for those who can only possess these concepts internally. Roberta Lozzi, from Milan, gave us the sail bedspread, an inspired rigorous space, dense and minimal, blue contrasting with pink through the symbolic shape of the wave; a reversible cover where the themes are inverted. There’s the day side and the night side, which naturally alternate. There’s the exterior part and the part that touches the interior world, the more intimate one , when they alternate during the day. I thought of my artist friends from various parts of the world who could and would put themselves to the test in this adventure. Gabriele Mallegni from Pisa. A sculptor who also submits a luminous work, where a life-size sculpture of a human brain radiates light--an enlightened mind--whose “enlightening” title reminds us as ambient light that everything happens in the brain, and that its luminous networks can reveal the oneiric dimension’s alphabet and try to decipher the borders between light and darkness. Michele Martinelli, from Lucca, proposes another portal: a bookshelf made of aluminum boxes, shaped like a traditional stone doorway, in memory of doorways in Lucca, where sleepwalkers drop off their books and dreams each morning. The passageway where books and other objects from imaginary voyages are gathered, other portals, other reading instruments, before sleep comes. Cristina Massei, a young artist from Lucca who, when investigating the act of dressing one-


self, doesn’t look to fashion, but to traditional tailoring. She sews modes of dressing together; finding and re-sewing used clothes, playing at changing the garment’s typology. For example: with de-structured men’s shirts, re-used as female dresses to wear at happenings xxx and also not. She submitted a female pyjama which is closed with a drop of cloth that fastens the nocturnal garment. Elisabetta Nencini, from Florence, made a bedspread. With her usual enthusiasm, she launched a research expedition to gather waste materials from factories and workshops in Empoli and Prato, including prized materials such as leftover cut leather, polyethylene curls, various rubbers, in order to bring them to new life through skilled artistic manipulation: a cover with large packing-polyethylene flowers. A sort of Alice in Wonderland, who more than amazing herself, amazes us with this transposition into the (real) 3D of a cover with large flowers, an interpretation of pop artworks, with an ironic/oneiric background which, when back-lit, turns it into a fresh, shady underbrush: a fertile place to grow mushrooms, dreams and fairy-stories. Marco Pace, from Lanciano. I asked him to design a sheet because he’s a good painter who works well and opens new “oneiric” visions, has effective technique and does spectacular design. He gave us a design which will become a sheet, on the theme of the apparition of a dreamy personage on a pile of stones on the Maiella (his native land). I like the idea of a sheet, synonymous with lightness and volatility, on which a pile of stones is represented, symbolic of weight and solidity. Lorenzo Perrone (Milan), who erases the text from books with gesso and white paint, was introduced by Matthew, who writes stories. He makes white books without writing. Someone...can’t remember who...said that the story is elsewhere, not in the book. And it’s true, because the book is a medium that carries text, while the text drives the reader’s consciousness-transmission mechanism. A book without text, therefore, wouldn’t drive anything. As an artist, Perrone is concerned with and at the same time works on how to become the book, text and story himself. The book form, with its page-turning action, presumes consequential newness from the preceding page to the page that hasn’t been turned yet. I invited him to Oh! Nirica because his work seems oneiric to me. By erasing the diurnal, logical and rational writing, he entrusts the book-as-object to its symbolic, analogical language, as happens in nocturnal dreams. Jelena Pesic, from Belgrad, tells us a story, she says, of solitude; she also tells the story through her work, which deals with such themes as existence, memory, time and death. After many false starts and sketches which we received via email, she finally, recently, reached a synthesis, a piece of astonishing beauty, considering how lean it is. I would call it a story of affect, both achieved and missed out on; pillows covered by shirts that formerly belonged to men who’ve played such roles as: soldier, uncle, father, passenger, parson. The sequence ends with a self-portrait that explains how to use the pillow. Thank you, Jelena, for getting us to genuinely know Serbia, through several pillows set on a table. Benvenuto Saba, a Sardinian who lives in Pietrasanta, an incognito photographer and sculptor, presents a very intriguing work, the pillow from Ilaria del Carretto’s tomb by Jacopo della Quercia, a “3D photograph” of the locus for historic and artistic sleep, subliminal sleep. Benvenuto has made a “punctual” relief, using touch, of a cast from the plaster cast gallery of the Istituto Passaglia di Lucca, with permission from its scholastic director, Walter Rinaldi. Another work whose creative course suggests methods and techniques not often practiced, which presents a marble pillow lit from within, and where the salient points are outlined with points of light.


Antonio Sammartano, from Trapani, lived in Florence for many years, then in Milan, where he studied at Brera. A generous man, generous artist, an abstract expressionist (if we really want to attach a label to an expressive language), passionate about art, and, most of all, one who knows how to share his passion and relate to people. A friend with whom I’ve shared many adventures and discoveries around the world, from Sicily to Germany, from Germany to Tunisia to Taiwan. For this event, he’s designed a mysterious cryptocryoneiric lamp: the KKD, (Klus Klus Design). Caterina Sbrana, from Pisa. Caterina interprets the light which allows us to read in bed prior to falling asleep in terms of the poppy bulb, her primary painting material, which she uses like rubber stamps to paint cloths and Guinea sheets with sleeping lambs, the very definition of tenderness and fragility, turning it into a luminous treasure-chest where light stamps the surface on which it’s shone. An adolescent lamp prototype of rare beauty, which will become a finished object of special luminosity. Elisabetta Scarpini, from Empoli, a restless artist who experiments with languages, from graphics to painting, from photography to sewing. She confronted another important theme: the place where we lay our head to sleep and/or dream--the cushion or pillow. She reinterpreted the myth of Aesclepius by sewing on a soft object, an obese, soft thistle, matrix of the “brucaliffo”, itself a relative to oblivion or a vision of oneiric and symbolic traces. Franco Scudieri, a Florentine artist, a sculptor who has gone through many decades altering surfaces with the play of light and shadow, in important pieces for many parts of the world. For this occasion, he presents us with two works: one is playful...colorful wooden airplanes to be hung from the ceiling, which bring us back to childhood games and dreams; the other piece is a pillow made of the small wooden cylinders which he uses for his compositions. A pillow which evokes reflection on the perception of materials linked to a function, the whole watered with a light spray of red paint-drops. Beatrice Speranza, from Lucca. Images that awaken the imagination. An architect and photographer, she has been one of my valued collaborators. She has always taken pictures and, having abandoned architectural practice, decided to become a professional photographer. Thus, she gives us a pillow on which hands, knocking from the inside, are printed. Her second piece is a pillow with a texture of rose thorns. For Beatrice, the gentle gesture of entering Morpheus’ world has scratchy aspects, or can be scratched (so she says). Mirella Spinella, from Venice. I love her work in textiles. In it, one can read all the splendour of the Republic of Venice, and its presence in the world between east and west, its opulence, its stress on luxury. In it, one can read the whole Mediterranean, from the Greeks to the Turks, the Arabs, as well as the Byzantines and Venetians. I asked her for a bedspread to gather the winds of these Mediterranean cultures and tell us the story of their energies. She gave us an extraordinary piece, synoptic panels of our sea on cloth. Studiovo is two young designers who’re confronting the world of industrial products--in many cases a “rupe tarpea” for individual dreams and expectations. They conceived, designed, visualized and produced (with the loving attention of Benito Giovannetti, who understands soft object design) an egg: cushion container cushion. The egg: a great symbol, and also a great formal challenge. The success of a pleasing object, playful in its colors and softness, also with respect to the egg tradition. Inside, there’s a container which can hold personal objects, or, more prosaically, the TV remote control. Tarshito (Nicola Strippoli), from Bari, Puglia; an architect who’s been greatly attracted by the East ever since Gianni Pettena introduced us, back in the days of Megalopoli, during the mid-80s. over the years he has developed the following themes: meditation, the sacred and


the relationship between the disciplines of those cultures. His work has been a research on the sacred, on noble materials, or materials that can be made ennobled through form, its manifestation and archaic meaning. His passion for beauty and for broad, noble, generous gestures is certainly at the origin of the work which he presents: a lamp made from a circle with gold leaf, where three milled agate stones have been inlaid, through which the light filters; a light modified for an oneiric and/or transcendental dimension. Livio Tessandori, a friend from my Art High School days in Lucca, whom I found again, after his travels, adventures and intense work at auction houses. In the name of painting and friendship, he has given us a fascinating, intriguing painting, where chromatic flashes circumscribed in the painterly workings build superimposed structures and rhythms, always on edge, drawing the observer and therefore the observer’s mind to recognize himself in the figures and lose himself in the unconscious visions of musics or mysterious visual timepieces. This ambiguity on the edge has become the sheet which dictates the rhythms of the night and is visible by day. Giuliano Toma from the Salento, Apulia. Currently he sculpts using grids, welded-iron rhythms and lines that evoke cities and metropolises (including Metropolis by Fritz Lang), extremely light, almost playful 3D structures. In contrast to his previous work, bas reliefs with bits of welded iron, where the city was more chaotic, dark, where he felt the need to anoint his native land with olive oil. It’s his tale of the metropolis’ impact before he arrived in Lucca. His object for Oh! Nirica is a candelabrum. To invoke the fact, in this electric culture that illudes itself as being super-evolved, that in all previous centuries, the path leading up the stairs and to bed was lit by candles. In the room, the candles inside the candelabrum reflect ghost structures that we’ve given ourselves, which constrain or protect us, or maybe both. Zang Yu, from China. An important artist in his country, who, touching surfaces, paints the world, leaving fingerprints like petals of small red roses and the rhythmic grammar reveals signs of emotional modulations, sentences, stories and meditations in the spaces where the fingerprints are superimposed, an Eastern sensitivity or poetic trail that unveils new interpretations and possible degrees of sensitivity. He presents two objects, two containers of these stories to be read when we’re about to fall asleep, when wakefulness makes room for sleep and the communication between the two worlds is open. A scroll and a book to be kept on all nightstands in the East and West.


finito di stampare nel mese di settembre 2011 dalla tipografia francesconi, lucca per conto di otto luogo dell’arte, firenze




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