Stasevska_Dego | Streaming 2021

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CITTÀ METROPOLITANA DI FIRENZE

musica DIVINA

DALIA STASEVSKA direttore

FRANCESCA DEGO violino


con il contributo di


CITTÀ METROPOLITANA DI FIRENZE

DALIA STASEVSKA

direttore

FRANCESCA DEGO violino

JEAN SIBELIUS Concerto in re minore per violino e orchestra op.47

concerto trasmesso in streaming sul canale YouTube e sulla pagina Fb dell’ORT

Allegro moderato Adagio di molto Allegro, ma non tanto

gio_22 APRILE 2021 / ore 21:00

LUDWIG VAN BEETHOVEN Sinfonia n.5 in do minore op.67 Allegro con brio Andante con moto Allegro Allegro - Presto

riprese e streaming a cura di Sicrea

concerto dedicato a Piero Farulli in occasione del 100° anniversario dalla sua nascita

registrazione e produzione audio a cura di SoundStudioService


COSA ASCOLTEREMO QUESTA SERA

"Poi fu un mormorio e un bisbiglio, e si avrebbe detto che le foglie dell’albero, risonavano come campane di vetro." E.Th.A. Hoffman

Il programma di questa sera mette insieme Beethoven e Sibelius. E quello che ci domandiamo, e che vorremmo sottoporre anche a una vostra riflessione, è se ci siano punti di contatto fra questi due musicisti distanti fra loro nel tempo e nello spazio, e fra le due composizioni che proponiamo all’ascolto. Cento anni passano fra la Sinfonia n.5 di Beethoven e il Concerto per violino e orchestra in re minore op.47 ■ di Sibelius. Dall’Ottocento a Vienna, capitale riconosciuta della cultura europea, ci ritroveremo all’alba del XX secolo, in una nazione al confine coi ghiacci: la Finlandia. Sulla Sinfonia n.5 ■ è stato scritto di tutto. Se cercate su Google «sinfonia 5» il primo risultato che appare è proprio la Quinta di Beethoven, come se di sinfonie numero cinque non ce ne fossero altre. Eppure la prima esecuzione a Vienna nel 1808 è un mezzo fiasco: poche prove, programma troppo lungo e un teatro poco riscaldato rendono gelido perfino il pubblico. Ci vogliono altri due anni prima che E.Th.A. Hoffmann scriva una recensione che cambierà la percezione di quest’opera nei contemporanei, dichiarando chiaramente che è un capolavoro. Lui diventerà il più importante scrittore del Romanticismo

tedesco e questa è la sua opinione: «La musica di Beethoven muove le leve del raccapriccio, della paura, dell’orrore, del dolore, e risveglia quell’infinito anelito che costituisce l’essenza del Romanticismo». Il legame fra Beethoven e il Romanticismo è tratto. Da allora, l’inconfondibile attacco della Quinta risuona nelle nostre menti. Copiata, citata, infine anche in versione disco, come nella colonna sonora de La febbre del sabato sera (A Fifth of Beethoven, di Alter Murphy & The Big Apple Band, 1976), la Quinta trasforma Beethoven in vera icona pop. Del resto LVB è l’unico musicista classico a comparire nei fumetti, approdato come busto di marmo sul pianoforte di Linus. Ed è anche l’unico a godere di una splendida imitazione da parte di John Belushi (nel Saturday Night Live). Quante volte questo tema si è proposto ai vostri orecchi? Ecco un primo piccolo esperimento che vi proponiamo. Beethoven è cangiante nel tempo. La musica è la stessa, ma cambia l’esecutore, e più probabilmente siete voi a essere cambiati. Tornate alle volte in cui avete ascoltato la Quinta e vedete dove eravate, con chi. Siete gli stessi di allora? Per chi fosse qui al suo primo ascolto,

Timeline | La vita | Le opere 1700

1800


Viandante sul mare di nebbia Caspar David Friedrich 1818 Olio su tela Hamburger Kunsthalle, Amburgo

scommettiamo che a un secondo ascolto ci saranno elementi nuovi che vi colpiranno. Sibelius non è soltanto il più celebre compositore che la Finlandia abbia mai avuto. Fra gli anni Venti e Trenta del Novecento è osannato e considerato come un nuovo Beethoven, soprattutto in America, dove nel 1935 il pubblico della Filarmonica di New York lo elegge addirittura «miglior compositore vivente». È talmente popolare che non siamo lontani da un vero e proprio fenomeno di cultura pop. Le sue opere sono spessissimo nei programmi delle maggiori orchestre d’oltreoceano e il suo nome è citato perfino nei film di Hollywood. Per spiegare come mai le sue opere abbiano toccato così tanto il pubblico americano di quegli anni, il critico Alex Ross nel suo saggio Il resto è rumore del 2007 propone: «Forse perché erano estranee alle luci al neon e al rumore del traffico della vita urbana contemporanea», che invece celebrava Gershwin in Un Americano a Parigi in cui aveva inserito dei riconoscibilissimi colpi di clacson. Sibelius dal 1904 vive ad Ainola, una casetta, chiamata così in onore della moglie Aino, che si trova nel bosco sulle rive del lago Tuusula, vicino

1900

a Helsinki. Un po’ come Puccini a Torre del Lago, anche Sibelius si ritira per comporre ispirato dalla quiete e dalla natura del luogo. Il Concerto viene eseguito la prima volta nel 1904 a Helsinki, ma Sibelius non è contento, e anche la critica non è convinta. Lo riprende e lo rivede, ed è nella nuova versione che viene eseguito nel 1905 a Berlino con l’orchestra filarmonica diretta da Richard Strauss (che di lì a poco avrebbe debuttato con la sua Salomè). Ed ecco l’esperimento numero due. Secondo il concetto di «paesaggio sonoro», coniato dal compositore e ambientalista Raymond Murray Schafer, tutti noi viviamo in un ambiente sonoro. Ma con il progresso della civiltà molti nuovi rumori hanno aumentato la complessità di questo paesaggio, riempiendolo dei suoni dell’imperialismo e del consumismo: aeroporti, strade, automobili, fabbriche, per non parlare delle notifiche del telefono portatile. Distrattori che diminuiscono la capacità di cogliere i suoni della natura. Vi invitiamo perciò questa sera a cercare in Sibelius quello che hanno trovato gli ascoltatori americani del secolo scorso: l’assenza della modernità, delle luci della città e del traffico.

2000


JEAN SIBELIUS / Hämeenlinna 1865 / Ainola, Järvenpää 1957

Concerto per violino e orchestra op.47 durata: 35 minuti circa nota di Giuseppe Rossi

Questo concerto si inserisce all'interno del progetto "Farulli 100", iniziativa che nasce per ricordare, in occasione dei cento anni dalla nascita di Piero Farulli, il messaggio culturale di un uomo che per anni ha operato gratuitamente all’interno delle istituzioni, convinto della capacità della grande musica di ispirare l’umanità, contribuendo a creare una società più solidale e armonica, lottando tutta la vita perché venisse insegnata e praticata attivamente nella scuola fin dalla più tenera infanzia. Il Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Centenario, presieduto da Gianni Letta, riunisce la Fondazione ORT insieme alle più illustri istituzioni musicali quali Accademia Musicale Chigiana, Accademia Nazionale di S.Cecilia, Associazione Amici della Musica di Firenze, Associazione le Dimore del Quartetto, Conservatorio Luigi Cherubini, Fondazione Scuola di Musica di Fiesole, Società del Quartetto di Milano, Teatro del Maggio Musicale Fiorentino e Associazione Piero Farulli ONLUS, ed enti d’eccellenza del territorio toscano, Comune di Fiesole, Fondazione CRF, LENS, Scuola Normale Superiore. www.farulli100.com

Nel periodo della sua formazione Jean Sibelius si era dedicato seriamente allo studio del violino tanto che intorno ai vent'anni non aveva ancora rinunciato alla carriera di concertista presentandosi in pubblico come componente del Quartetto d'archi del Conservatorio di Helsinki. L'abbandono definitivo dell'attività di solista non cancellò comunque mai la sua predilezione per questo strumento, il solo al quale significativamente abbia dedicato lavori di genere concertante: una decina di brevi pagine in tutto fra le quali spiccano le delicate e classicheggianti Humoresques op.87 e 89 composte negli anni della prima guerra mondiale e un unico pezzo di ampio respiro, appunto questo Concerto in re minore op.47. Sibelius lo compose fra il 1903 e il 1904 sforzandosi di sintetizzarvi tutto quanto sapeva in fatto di tecnica violinistica e costellando la partitura di effetti mirabolanti. Il risultato fu quello di scoraggiare tutti gli esecutori interpellati, naturalmente dopo aver fatto escludere a Sibelius l'eventualità di suonarlo lui stesso, essendo ormai fuori esercizio e incapace di sostenere il confronto con una simile ostentazione di difficoltà. Finalmente la sfida fu raccolta dal giovane boemo Victor Novécek che tenne a battesimo il lavoro sotto la direzione dell'autore a Helsinki 1'8 febbraio del 1904; ma vuoi per l'inesperienza dell'interprete, vuoi per gli squilibri del lavoro l'accoglienza fu così


fredda da spingere Sibelius a ritirare la partitura e a sottoporla a una drastica revisione. Al massiccio sfoltimento delle insidie tecniche riservate al solista, che peraltro rimasero notevoli anche nella stesura definitiva, si accompagnò lo sforzo di snellire il primo tempo e di potenziare la vena lirica e sentimentale, che nella versione originaria era rimasta soverchiata dall'esibizione di virtuosismo. In questa nuova forma alleggerita e addolcita il Concerto in re minore poté finalmente ottenere il successo sperato, anche grazie agli interpreti che si incaricarono di presentarlo in prima esecuzione a Berlino, il violinista Karl Halir e sul podio niente meno che Richard Strauss. Da allora al Concerto non sarebbero più mancati il favore del pubblico e l'attenzione dei maggiori violinisti, nonostante le ricorrenti riserve sollevate in sede critica sulla debolezza della sua struttura, sulla sua smodata inclinazione sentimentale, sull'anacronismo linguistico di una partitura ostinatamente e un po' malinconicamente rivolta al passato, certo incapace di inserirsi in quel processo di rinnovamento della forma che di lì a poco, per strade diverse, avrebbero intrapreso Prokof'ev e Šostakovič, Bartók e Stravinskij, Berg e Schönberg. Il Concerto di Sibelius guarda dunque soprattutto ai grandi modelli ottocenteschi, a Mendelssohn e a Bruch per l'accentuata inclinazione lirica, a Dvořák e a Čajkovskij

per il carattere rapsodico dell'invenzione e per il virtuosismo della parte solistica. In questo senso si è soliti inscriverlo nella fase giovanile della carriera di Sibelius ancora condizionata dal romanticismo tedesco e precedente alla svolta classicheggiante inaugurata nel 1907 dalla Terza Sinfonia. La suggestione di certe inflessioni popolaresche e soprattutto il colore paesaggistico evocato dagli interventi dell'orchestra sopravanzano di gran lunga l'impegno formale della costruzione. Nonostante il riferimento alle strutture classiche (una forma-Sonata con due temi per l'Allegro iniziale, una forma tripartita di canzone per il tenero Adagio centrale, un rondò per l'Allegro finale con carattere di danza martellante e selvaggia) il fascino del lavoro va dunque principalmente ricercato nel languore appassionato di un melodizzare tipicamente nordico e negli effetti suggeriti dalla elaboratissima scrittura violinistica, specialmente quando vi è impegnato un interprete di grandi risorse tecniche, capace di sfruttarne tutti gli inviti spettacolari.


LUDWIG VAN BEETHOVEN / Bonn 1770 / Vienna 1827

Sinfonia n.5 op.67 durata: 40 minuti circa nota di Francesco Ermini Polacci

La Sinfonia n.5 è l’emblema universalmente riconosciuto dell’arte di Beethoven, di quella dialettica drammatica nutrita da slanci eroici e dalla forza delle idee. I primi abbozzi risalgono al 1804 circa, ma di lì a breve vennero abbandonati da Beethoven per comporre la Quarta Sinfonia; la stesura più consistente è invece rintracciabile nel periodo fra la primavera del 1807 e i primi mesi del 1808, inaspettatamente intrecciata a quella della Sesta Sinfonia, la celebre Pastorale, che della Quinta costituisce un’antitesi clamorosa. L’insospettabile contemporaneità delle due Sinfonie è del resto documentata dal loro abbinamento in un concerto rimasto famoso per l’entità del programma, e che si tenne al Theater an der Wien il 22 dicembre 1808: una serata che vide, appunto, l’esecuzione delle Sinfonie nn.5 e 6, ma pure dell’aria «Ah! perfido», del Concerto n.4 per pianoforte, della Fantasia Corale op.80, persino del Gloria e del Sanctus dalla Messa in do maggiore. «Così il destino bussa alla porta», pare che abbia risposto Beethoven alle continue domande dell’allievo Anton Felix Schlinder sul significato dell’insistente motivo che apre la Quinta: poco però importa interrogarsi sulla veridicità della spiegazione, che, se ingenuamente presa per buona, non andrà considerata alla lettera. Certo invece è che, soprattutto all’indomani delle esecuzioni successive,

già in diversi non poterono sottrarsi all’imperativo categorico di rintracciare nella Quinta un forte contenuto emotivo e ideologico, da spiegarsi attraverso associazioni di immagini o programmi più o meno fantasiosi, e comunque, alla fine, sempre riconducibili a una medesima idea di base, che è poi quella che ha contribuito a creare un giusto mito: ossia intendere la Quinta come metafora musicale di una lotta titanica contro la sorte, che però conduce alla vittoria finale. Difficile, ancor oggi, sottrarsi a quest’idea ascoltando la Sinfonia n.5, costruita su di una dialettica degli opposti che a Beethoven derivava da Kant e nutrita dall’ottimismo e dalla fiducia nell’uomo nati dal pensiero illuminista. La Quinta dunque come espressione etica, oltreché poetica, tesa all’affermazione degli ideali umani più alti nella lotta per la conquista del bene. Mai prima di allora simili idee avevano conosciuto forme così grandiose, determinate ed esplicite. Il conflitto esistenziale che vi è narrato è anzitutto conflitto di idee musicali, ed è posto con evidenza nell’Allegro con brio. A generare il discorso è una cellula, non un tema vero e proprio, che esplode negli archi con particolare violenza: tre note (sol) che si schiantano con forte accentazione su un’altra (mi bemolle). È una sorta di motto, lapidario e carico d’interrogativi, che per la seconda volta risuona già con note diverse e che da quel


momento corre verso una serie di trasformazioni: quasi a formare, con fare irrequieto, quello che stavolta è un vero tema, chiave di volta dell’intero movimento ma soprattutto dell’intera Sinfonia, dove riapparirà di continuo. Di temi ne esiste anche un secondo, di natura più dolcemente melodica e quasi implorante, che dall’altro è in realtà schiacciato nel corso di uno sviluppo perentorio. Tutto il primo tempo si regge su questo contrasto drammaticissimo, che vede però l’affermazione indiscutibile del primo fatale motivo; solo nelle ultime battute il secondo motivo risuona, da solo e pieno di sgomento, nella voce dell’oboe. Ma quel canto desolato è, ancora una volta, repentinamente scacciato. L’Andante con moto prosegue l’idea di una lotta finora disperata, stavolta ricercando nuovi motivi di speranza. Il canto disteso che lo informa dall’inizio si regge su un ritmo di marcia che ha un carattere fiducioso oltreché di virile dignità; e a imporsi è qui un solenne motivo che dalla costola di quello nasce, intonato da ottoni e timpani, nella radiosa tonalità di do maggiore: segnale d’un ritrovato ottimismo, per quanto l’implacabile motivo che ha aperto la Sinfonia continui ad affacciarsi con fare sinistro. L’Allegro si rivela ancora un momento abbastanza tortuoso e oscuro, con un fugato vigoroso che cerca di affermare ancora quel do maggiore che è simbolo di luce e salvezza. Nell’ultima

parte, si dipana un gioco misterioso di pizzicati e arpeggi, avviato lentamente verso un percorso gravido di sinistre attese. E invece lo sbocco è trionfale: senza soluzione di continuità, l’Allegro finale spazza via gli oscuri presagi del precedente movimento, e intona la sua fanfara di vittoria nella sfolgorante luminosità del do maggiore, stavolta definitivamente conquistata, e nelle voci giubilanti di un organico che chiama in causa anche tre sacrali tromboni, ottavino e controfagotto. Il flusso tematico è più complesso di quel che si creda, ma il suo vigore è al servizio di una ferrea logica sinfonica che annulla ogni contrasto e accoglie con superba naturalezza quell’eccitato slancio trionfale. Per un solo momento, riaffiora il dubbio del fosco do minore; ma poi il discorso riprende incalzante, e si accende in una danza gioiosa quanto sfrenata: in quel trionfo incontenibile e definitivo del do maggiore sul do minore, la vittoria della luce sulle tenebre conosce il suo inno.


TI CONSIGLIA

Nuovo concerto e nuove proposte di ascolto dei nostri amici di Dischi Fenice. In questa rubrica discografica troviamo due cd a firma della violinista Francesca Dego, che ben conosciamo, ospite frequente in molti concerti con l'ORT. Il primo pubblicato da Deutsche Grammophon nel 2017 contiene due capolavori di musica italiana: il Concerto per violino di Wolf-Ferrari, di rarissimo ascolto, e il Concerto n.1 di Paganini. Sullo sfondo la City of Birmingham Symphony Orchestra diretta dal nostro direttore artistico Daniele Rustioni (1 cd € 15). Il secondo cd per l'etichetta Chandos, vede la Dego imbracciare il mitico Cannone strumento realizzato da Giuseppe Guarneri del Gesù nel 1743, che alla morte di Paganini fu lasciato in eredità alla sua città natale, Genova (1 cd € 18). In chiusura la direzione di Carlos Kleiber sul podio dei Weiner Philharmoniker: il grande direttore scomparso nel 2004 riesce a rendere pienamente le intense emozioni che Beethoven aveva intenzione di trasmettere nella Quinta: gioia, terrore e dolore (Deutsche Grammophon 1 cd € 10). Questi e altri titoli disponibili presso la sede di Dischi Fenice in via Santa Reparata 8/B a Firenze dal lunedì al venerdì 10-14 e 15.30-19.30 ed il sabato 10-13.30. Info e prenotazioni tel. 055 3928712 - info@dischifenice.it


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DALIA STASEVSKA

daliastasevska.com @daliastasevskaofficial @daliastasevskaofficial

Grazie al suo talento e al suo carisma, si è affermata come direttore dall'eccezionale versatilità. Da luglio 2019 è Direttore Ospite Principale della BBC Symphony Orchestra e dalla prossima stagione sarà il primo Direttore Principale donna della Lahti Symphony Orchestra. È stata inoltre anche la prima donna a dirigere la Royal Stockholm Philharmonic alla cerimonia del Premio Nobel del 2018 e nel 2020 ha vinto il Royal Philharmonic Society Award come direttore d'orchestra dell'anno. Nella stagione in corso debutta con l'Orchestre Symphonique de Montréal, la NSO di Washington, l'Orchestre National de France e l'Orchestre National de Belgique, e torna alla Helsinki Philharmonic, alla Finnish Radio Symphony, alla Swedish Chamber Orchestra e alla BBC Symphony Orchestra. Recentemente ha lavorato anche con la Oslo Philharmonic, la Swedish Radio Symphony, la NAC Ottawa Orchestra e la Detroit Symphony Orchestra. Di orgini ucraine, ma cresciuta in Finlandia, ha inizialmente studiato violino e composizione al Conservatorio di Tampere, per poi proseguire gli studi anche come violista alla Sibelius Academy. In seguito ha studiato direzione d'orchestra con Jorma Panula e Leif Segerstam. Sul podio cerca sempre di portare nuova energia per costruire un dialogo personale col pubblico.


FRANCESCA DEGO È tra i giovani violinisti più richiesti sulla scena internazionale. Allieva di Salvatore Accardo e Itzhak Rashkovsky, si esibisce con le più grandi orchestre del mondo e in Italia collabora regolarmente con l'ORT, la Haydn di Bolzano, La Verdi di Milano, la Filarmonica Toscanini di Parma, La Fenice di Venezia. Ha lavorato con direttori come Karen Durgaryan, Christopher Franklin, Paul Goodwin, Christopher Hogwood, Yoel Levi, Grant Llewellyn, Wayne Marshall, Diego Matheuz, Shlomo Mintz, Gemma New, Roger Norrington, Dalia Stasevska e Xian Zhang, e con artisti come Salvatore Accardo, Mahan Esfahani, Bruno Giuranna, Piers Lane, Jan Lisiecki, Mischa Maisky, Antonio Meneses, Domenico Nordio, Martin Owen, Kathryn Stott e Francesca Leonardi. Nel 2019 al Paganini Genova Festival ha suonato per la prima volta il violino di Paganini, ripreso in mano quest'anno per il suo ultimo disco Il Cannone – Francesca Dego play’s Paganini’s violin (Chandos Records). Nel 2008 è stata la prima italiana in finale al Premio Paganini, dove si è aggiudicata il premio “Enrico Costa” riservato al più giovane finalista. Scrive su riviste musicali come Suonare News e nel 2019 ha pubblicato il suo primo libro Tra le Note. Classica: 2 chiavi di lettura (Mondadori). Oggi vive a Londra e suona un prezioso violino di Francesco Ruggeri (Cremona 1697).

francescadego.com @francescadegoviolin @francescadego francescadego


@orchestradellatoscana Orchestra della Toscana @ort_insta pinterest.it/ortpin/

Corni Andrea Albori * Paolo Faggi * Alberto Bertoni Gabriele Galluzzo

Violini Primi Mihaela Costea * Paolo Gaiani ** Patrizia Bettotti Clarice Curradi Marcello D'Angelo Chiara Foletto Alessandro Giani Yu Fang Annie Hsu Marco Pistelli

Violoncelli Luca Provenzani * Augusto Gasbarri * Andrea Landi ** Simone Centauro Giovanni Simeone

Violini Secondi Clara Franziska Schötensack * Francesco Di Cuonzo ** Angela Asioli Damiano Babbini Stefano Bianchi Gabriella Colombo Susanna Pasquariello

Flauti Fabio Fabbrizzi * Angela Camerini Silvia D'Addona

Viole Stefano Zanobini * Pierpaolo Ricci ** Caterina Cioli Sabrina Giuliani Francesco Venga

Clarinetti Emilio Checchini * Marco Ortolani *

* prime parti ** concertino

Fagotti Paolo Carlini * Umberto Codecà * Corrado Barbieri

Ispettore d’orchestra e archivista Alfredo Vignoli

Contrabbassi Amerigo Bernardi * Luigi Giannoni ** Margherita Naldini

Oboi Alessio Galiazzo * Flavio Giuliani *

Trombe Stefano Benedetti * Luca Betti * Donato De Sena * Tromboni Paolo Masi * Marcello Angeli Sergio Bertellotti Timpani Tommaso Ferrieri Caputi *


FONDAZIONE ORCHESTRA REGIONALE TOSCANA

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stituzioni

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Via Verdi, 5 - 50122 Firenze tel. (+39) 055 234 2722 - 0710 fax (+39) 055 2008035 orchestradellatoscana.it info@orchestradellatoscana.it

Consiglio di Amministrazione Maurizio Frittelli presidente Nazzareno Carusi vice Elisabetta Bardelli Antonella Centra Maria Luisa Chiofalo Revisore unico Vittorio Quarta Direttore artistico Daniele Rustioni Direttore principale Eva Ollikainen Direttore onorario James Conlon Direttore ospite principale Beatrice Venezi Direttore ospite principale Nil Venditti

rchestrali

Direzione artistica Cristian Carrara Paolo Frassinelli Tiziana Goretti Direzione generale, sviluppo e personale Marco Parri Elisa Bonini Andrea Gianfaldoni Stefania Tombelli Comunicazione Riccardo Basile Ambra Greco Claudia Arcari Amministrazione Simone Grifagni Cristina Ottanelli Servizi tecnici orchestra Angelo Del Rosso

Ospitalità e sala Teatro Verdi Fulvio Palmieri Paolo Malvini Lisa Baldi Francesco Bazzani Pietro Carnera Tommaso Cellini Gaia Cugini Matilde Delli Guanti Lorenzo Del Mastio Elena Fabbrucci Leone Fossati Vittoria Frassinelli Enrico Guerrini Pasquale Matarrese Giulia Mazzone Francesca Rigutini Alice Zanobini Palcoscenico Teatro Verdi Walter Sica Carmelo Meli Sandro Russo Alessandro Goretti

TEATRO VERDI Via Ghibellina, 99 50122 Firenze teatroverdifirenze.it BIGLIETTERIA Via Ghibellina, 97 50122 Firenze Chiusa al momento Per info tel. (+39) 0550681726 teatro@orchestradellatoscana.it

Progetto grafico e impaginazione Ambra Greco Foto e Illustrazioni Jarmo Katila(cop) Sanna Lehto (10) Davide Cerati (11)


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