Quel dolce profumo di devozione

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GIANNI BIANCHI

Q uel dolce profumo di devozione Storia e tradizioni sui riti

della Settimana Santa tarantina vissuti e raccontati da un Confratello

Scorpione Editrice


Gianni Bianchi

Addolurate Le porte s’aprene e cù a nazzecate jesse Addolurate. Tutte jè oscure e nescijune ffiate, se sende qualche chiande so le donn’ d’Addolurate. Jè triste vedè a Sande ca chiange pù Ffighie perse. U’ vise e dosce e tutte pare accese. Jè belle vedè Addolurate ca sende e no ffiate.

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La processione dell’Addolorata Le ultime poste del pellegrinaggio ai Sepolcri stanno facendo il loro rientro nella Chiesa del Carmine e i tanti fedeli, che hanno seguito quel cammino di Sepolcro in Sepolcro come vuole la tradizione, si affrettano ad attraversare il ponte girevole e tutta la città vecchia per dirigersi alla Chiesa di San Domenico dove, tra circa un’ora, uscirà la processione dell’Addolorata. I confratelli, che prenderanno parte al Solenne pellegrinaggio già da alcune ore, sono entrati all’interno dell’oratorio per vestire l’abito di Rito. In quella solenne atmosfera ha inizio la secolare vestizione: escono dalle custodie i lunghi camici bianchi e le mozzette nere; dalle borse i cappucci, i guanti e le calze bianche, le cinte ed i rosari in ultimo, le scarpe di colore nero e le coccarde. Infilano le calze bianche e calzano le scarpe corredate dalla vistosa coccarda di colore bianco con bottone nero. Prendono i lunghi camici che con maestria vengono indossati e sistemati in modo uniforme sul davanti e con alcune arricciature sul di dietro, infilando nella cintura, con degli appositi passanti, le due fasce di colore nero ed i rosari. Il rosario penderà lungo il camice dal lato destro, mentre le due fasce nere scenderanno lungo il lato sinistro. Prendono le mozzette che sono di colore nero con bottoni ed asole di colore bianco che hanno a sinistra un medaglione cromato di forma ovale, con impresso il volto dell’Addolorata e con la scritta “Mater Dolorosa”, mantenuto alle sue estremità da due fiocchetti di raso di colore bianco. Le mozzette, della processione dell’Addolorata, sono di proprietà della Congrega e, a differenza delle mozzette dei 51


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I due confratelli si sistemano a vicenda il lungo camice.

confratelli del Carmine che sono acquistate dagli stessi, vengono consegnate a tutti gli aggiudicatari il lunedì Santo. Bisogna sapere che le mozzette sono diverse secondo i simboli aggiudicatisi: la mozzetta del troccolante presenta alla fine due fasce argentate, una più spessa e un’altra più sottile con all’estremità, per tutta la sua circonferenza, un’orlatura dorata. La mozzetta del portatore della Croce dei Misteri, dei due mazzieri e dei quattro sdanghieri è uguale: presenta alla fine una sola striscia argentata per tutta la sua circonferenza. La mozzetta del portatore del Bastoncino presenta invece tre strisce, sempre alla fine, argentate con orlatura dorata per tutta la sua circonferenza; le mozzette della prima posta che affiancano il Bastoncino e compongono il cosiddetto “Trono” presentano due fasce alla loro estremità argentate, mentre le mozzette delle poste sono uguali: non presentano strisce e/o orlature ma solo una sottile fascia argentata alla sua estremità. Dopo averle indossate sulle spalle i bottoni sono allocati nelle rispettive asole. È il momento dei cappelli. Anche questi sono di proprietà 52


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della Congrega. Il cappello è di colore nero, lungo la visiera e sulla circonferenza cranica esterna bordato da nastro di raso di colore bianco con un unico e lungo nastro che fuoriesce, anch’esso di colore bianco, cucito alle due estremità interne. Dopo averlo indossato si prende il lungo nastro bianco, che è stato diviso in due parti uguali, e si fa passare attraverso l’asola della mozzetta bloccandolo con un nodo alla cintura. Poi è la volta del cappuccio che viene infilato e fatto scivolare sul viso in modo tale che i due piccoli forellini siano allineati con gli occhi. Mancano solo i guanti e la vestizione dei confratelli è completata. I tre Crociferi che, a differenza degli altri partecipanti, non calzeranno calze e scarpe hanno subito cercato il freddo contatto col pavimento marmoreo dell’oratorio. La loro vestizione è più semplice: bloccato l’indumento fino alle ginocchia infilano il lungo camice bianco, allacciano in vita la cinta, il rosario e le due fasce nere; infilano i guanti, il cappuccio ed infine su quest’ultimo una corona di rami secchi intrecciata. La corona sarà portata da tutti i confratelli. I due bambini, portatori delle simboliche “Pesare”, scherzano fra loro, mentre vengono vestiti dai rispettivi genitori che curano ogni minimo particolare per renderli perfetti agli occhi dei tanti turisti che hanno raggiunto il capoluogo per assistere e seguire la secolare processione dell’Addolorata lungo il suo lento cammino. Le Pesare sono vestite allo stesso modo dei tre Crociferi con una sola differenza: esse indossano calze bianche e scarpe nere con coccarda bianca. Terminata la vestizione gli è dato un ultimo consiglio su come procedere nella loro nazzicata. Il troccolante ha impugnato nella sua mano la Troccola e suonandola, con una continua rotazione di polso e di braccio, avvisa tutti i confratelli che a breve usciranno in processione. Si incolonnano uno dietro l’altro e giunti dinanzi alla Vergine, con un inchino, porgono il loro saluto. Tutto è pronto. Il troccolante sempre suonando il “suo” strumento, seguito dalle Pesare e dalla Croce dei Misteri, ha attraversato tutta la navata giungendo al portone, ancora chiuso. Da lontano alcuni rintocchi avvisano che è scoccata la mezzanotte quando la folla, guardando in alto, vede il portone della Chiesa di San Domenico che si apre e la Troccola, con quel crepitio, scende la lunga e ripida scalinata. Ha così inizio la processione dell’Addolorata. 53


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Il “Trono” è in strada e dolcemente si nazzica.

Sulle note di una struggente marcia funebre tutti i simboli e le poste escono dalla Chiesa e scendono, passo dopo passo, l’antica scalinata sistemandosi sul pendio. La statua dell’Addolorata è ancora all’interno della Chiesa, quando il Trono è sceso in strada. La Vergine è stata posta sulle spalle degli sdanghieri e delle forcelle che, dolcemente nazzicando, attraversano tutta la navata, varcano il portone e si posizionano a ridosso del parapetto. La sua uscita è accompagnata dalle note della marcia funebre Giovedì Santo. La statua dell’Addolorata viene mostrata al popolo, da alcune ore assiepato sul pendio e nel vicolo San Domenico; poi, con maestria, impugnate le sdanghe viene fatta scendere per gli angusti e stretti scalini: in strada viene issata sulle spalle; mentre ai suoi lati si sono posizionati Carabinieri e Vigile Urbani in Alta Uniforme, ed i boy scouts che seguiranno la processione fino al rientro. La processione dell’Addolorata ha tutto un suo fascino sia storico che culturale. Trae la sua bellezza, se così si può dire, dalla lenta nazzicata con cui i confratelli si lasciano andare lungo il Pendio, 54


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dove quel vecchio tratto di strada e quei palazzi secolari fanno da cornice ad uno splendido spettacolo di luci, di suoni e di colori. La folla assiepata ai lati della stradella suggella quella triste atmosfera che, accompagnata dalle struggenti marce funebri, richiama l’interesse e la curiosità dei tanti fedeli e non solo di questi. Il troccolante fa quasi fatica a farsi largo ed il servizio d’ordine a stento riesce a mantenere la folla accalcatasi ai lati della strada. Mentre i due mazzieri in un continuo via vai, battendo ripetutamente la mazza ferrea sull’asfalto, cercano di allontanare i curiosi spettatori da vicino i simboli e le poste. Giù in piazza Fontana è presente una moltitudine di gente, accorsa per essere testimone del Solenne pellegrinaggio, che aspetta da ore in trepida attesa il suo passaggio. La Croce dei Misteri si fa largo sul pendio.

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Torcianti che seguono la statua dell’Addolorata.

Lontane giungono le note di una marcia funebre e s’intravede, nella sua singolare oscillazione, la lunga croce nera dei Misteri: è il segnale che la processione è sempre più vicina. Sono da poco passate le tre di notte, quando la Troccola giunge all’altezza dell’antica torre dell’Orologio e a seguire tutti gli altri simboli, poco più distante nella sua nazzicata la statua dell’Addolorata. Ormai il pendio è stato attraversato ed il popolo si pone al seguito del lungo corteo per le vie e i vicoli della città vecchia. Dai balconi sventolano bianche lenzuola e coperte colorate, mentre le luci dei lampioni, appesi ai vecchi palazzi, e delle piccole lanterne illuminano la stretta via al passaggio della processione. Si giunge così alla Marina dove i pescatori, di ritorno da una notte trascorsa in mare, si fermano e danno il loro personale saluto all’Addolorata. Solo un particolare storpia il passaggio della funzione religiosa e sono quei chioschetti di fortuna che vendono panini, birre, bevande di ogni genere in piazza Fontana e nei vicoli che non sono per nulla in sintonia con la sacralità del momento Da oriente l’alba si leva e, in un contrasto di luce, la processione giunge sul ponte girevole dove un tempo era il popolo che, statua in spalla, lo attraversava. Oggi quest’antica tradizione è andata persa e l’Addolorata, sempre portata in spalla dagli sdanghieri, attraversa con la

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nazzicata il ponte diretta alle vie del borgo nuovo e al convento Maria Immacolata, sito nell’omonima piazza, per la sosta. Sono da poco passate le ore 06.00 ed il cielo incomincia a schiarirsi. Ecco che il portone della Chiesa del Carmine si apre ed escono le poste del pellegrinaggio (del cosiddetto incontro alla Madonna) che nazzicandosi guadagnano il freddo asfalto della piazza e, dopo essersi incolonnate, svoltano per via d’Aquino dirette alla Chiesa di San Pasquale; nel contempo, dal portone della sagrestia escono le poste dirette alla Chiesa di San Francesco da Paola. In fondo alla via si scorge la lunga Croce dei Misteri che ha da poco svoltato da via Margherita immettendosi su via d’Aquino. Le prime poste rallentano l’andatura, sperando, di poter incrociare la processione per renderle il loro saluto. Per la via si ascolta una marcia funebre e le coppie di perdune si lasciano andare spalla a spalla in una dolce, quanto sentita, nazzicata. Sono trascorse alcune ore dalla loro uscita in pellegrinaggio e la statua dell’Addolorata è sempre più vicina. I perdune entrano in processione prima, però, si tolgono il cappello facendolo scivolare sulle spalle e offrono il loro saluto con genuflessione ed abbraccio alla Croce dei Misteri; poi, sempre mantenendo la destra, giungono di fronte alla statua della Vergine. Sono pronti… Il confratello anziano impugna la mazza e bussa per ben due volte sull’asfalto: genuflessione ed abbraccio. Dopo il saluto si spostano. Questo movimento è accompagnato dal caratteristico tintinnio delle medaglie dei rosari e dalle mazze che battono ripetutamente per terra. Escono dalla processione, indossano il cappello, passano di là della folla e si dirigono verso la Chiesa di San Pasquale per il saluto al Sepolcro. Le poste dirette alla Chiesa di San Francesco, nel frattempo, hanno alzato il passo sicuro di incontrare la processione prima che entri per la sosta nell’Istituto dell’Immacolata. Esse entrano una dietro l’altra in Chiesa: omaggiano con il loro saluto il Sepolcro, escono e si incolonnano su via di Palma. Quando la prima posta è al centro della strada giunge di corsa un ragazzino che, fermandosi vicino, sussurra qualcosa ai due confratelli: li ha informati che la statua dell’Addolorata ha svoltato per via Berardi. Le poste alzano il passo accompagnandosi con le mazze e facendo tintinnare continuamente le medaglie dei loro rosari, che tengono stretti nelle mani. 57


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Coppia di Perdune genuflessi davanti all’Addolorata.

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Un pargoletto in braccio al papĂ allunga il braccino. Un confratello porge il saluto alla statua della Vergine.

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La loro nazzicata è composta, ma celere. Arrivano in piazza Maria Immacolata dove il suono della Troccola le avvisa che il corteo è vicino: entrano in processione, levano il cappello e, sempre mantenendo la destra, giungono davanti alla Croce dei Misteri la salutano con genuflessione ed abbraccio. Mentre la processione sfila davanti ecco arrivare, con la sua perpetua nazzicata, la statua dell’Addolorata. Due secchi tocchi di mazza sull’asfalto si odono: genuflessione ed abbraccio. Sono le ore 10.30 e il pellegrinaggio del Venerdì mattina sta per terminare. Il portone della Chiesa del Carmine è aperto ed il Gonfalone della Congrega, in un sordo sventolare, è stato esposto fuori dal Tempio. Le poste del pellegrinaggio giungono in piazza, ancora un’ultima nazzicata ed entreranno in Chiesa. A quell’ora l’asfalto è caldo, ma al momento del rientro fanno quasi fatica a salire il freddo gradino marmoreo che li divide dall’ingresso del luogo Sacro: sanno in cuor loro che quella è l’ultima nazzicata; poi, si tolgono il cappello facendolo scivolare sulle spalle e, con l’aiuto delle mazze, si danno un leggero slancio che permette loro di varcare l’ingresso della Chiesa. Il Sepolcro giganteggia in fondo all’Altare e con una dolce nazzicata, si fanno largo per il centro della navata. Si ascolta qualche timido singhiozzo, mentre gli occhi che s’intravedono da quei minuscoli forellini si rigonfiano di lacrime che scendono lungo i bianchi cappucci. I Perdune, con il loro saluto, rendono omaggio al Sepolcro; poi, entrano in sagrestia, su per le scale e per i saloni dove si spogliano degli abiti di Rito. Al termine della svestizione tutti a casa ad aspettare impazienti le ore 17.00 quando la Troccola, con il suo caratteristico crepitio, echeggerà in piazza Giovanni XXIII, segno che la processione dei Misteri ha avuto inizio. Le strade si ripopolano di fedeli, mentre il troccolante suonando il suo strumento esce dall’Istituto Maria Immacolata e a seguire tutta la processione che, lentamente nazzicando, si allinea lungo la via. Il sole splende alto, quando tutto il corteo attraversa via d’Aquino diretto per il ponte girevole. Ancora qualche ora e l’Addolorata e tutti i confratelli saranno di rientro nella Chiesa di San Domenico. La folla lascia il passo alla processione che quasi spedita ha raggiunto Taranto vecchia e si appresta ad imboccare via Duomo, dove l’atmosfera è uguale, immutata nel tempo, con 60


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quelle antiche mura dei palazzi e quel suo pavimento fatto di bianche chianche. I due gruppi musicali, il primo dietro la Troccala e il secondo dietro la Vergine, intonano a distanza delle marce funebri e quelle nazzicate così sentite ed armoniche danno tutta l’intensità di quella splendida atmosfera che si vive e si respira nel cuore della città vecchia. La processione, intanto, si è allungata non tenendo più le giuste distanze fra le poste, ed i mazzieri fanno quasi fatica a ricompattarla. Le ore sono trascorse in fretta e si giunge al Pendio San Domenico, ormai quasi deserto, dove si consumerà l’ultimo atto di questa secolare processione. Il troccolante rallenta la sua andatura e, suonando mestamente la sua tabella, sale i ripidi scalini: è ora di rientrare… Dall’alto, voltandosi a guardare, vede tutta la processione: i piccoli portatori delle Pesare che sono esausti; il portatore della Croce dei Misteri che l’abbraccia tenendola stretta a sé; le poste che si sistemano spalla a spalla per l’ultima nazzicata, mentre i tre Crociferi nel loro dolce e lungo dondolio si lasciano andare ad una coreografica nazzicata; la statua dell’Addolorata, sempre nazzicando, gira il pendio accompa61

Confratelli inginocchiati in preghiera davanti al Sepolcro.


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