Il Santuario di Demetra a Policoro

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Brinna Otto

IL SANTUARIO DI DEMETRA A POLICORO GLI SPAZI DEL CULTO LE DIVINITÀ E I RITUALI

a cura di Marta Golin

SCORPIONE EDITRICE


IL SANTUARIO DI DEMETRA

Il santuario di Siris-Herakleia si trova in una valle tra la terrazza settentrionale di Herakleia, la “città alta” che corrisponde alla collina del Castello, e la terrazza meridionale, la “città bassa” dove oggi sorge la moderna cittadina di Policoro. La zona del santuario è molto ricca d’acqua per la presenza di numerose risorgive: l’acqua delle sorgenti esce dagli strati sabbiosi del terreno, che si alternano a strati di argilla impermeabili. Il santuario si trova entro le mura della città di Herakleia, su un pendio nella zona sacra

Fig. 5: Veduta del pendio tra le due terrazze (meridionale e settentrionale) con i resti del santuario di Demetra.

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della città. Il santuario di epoca herakleiota (a partire dal V secolo a.C.) si sviluppa sopra un santuario arcaico, che invece doveva trovarsi in posizione extraurbana rispetto alla città di Siris.

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Fig. 6: Ricostruzione tridimensionale del santuario nel IV secolo a. C. (M. Leckschmidt-B. Otto): gli edifici arcaici erano posizionati probabilmente sotto il sacello più alto e quello più basso.


IL CULTO

La natura del culto praticato all’interno del santuario rimane grosso modo la stessa in epoca arcaica, come in età classica e in seguito ellenistica. Si tratta di un culto legato all’acqua e alla fertilità. Già alla fine dell’epoca arcaica le statuette in terracotta ritrovate nel santuario sembrano mostrare qualche somiglianza formale con quelle di età classica: la dea arcaica (seconda metà del VI secolo a C.) viene rappresentata a mezzo busto proprio come la dea

Fig. 16: Statuetta a mezzo busto di divinità arcaica (seconda metà del VI secolo a C.).

Fig. 17: Statuetta a mezzo busto di divinità classica (prima metà del IV secolo a. C.)

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di datazione classica (prima metà del IV secolo a. C.). Le iscrizioni dipinte sugli orli di alcune hydriai ed i graffiti incisi su laminette di bronzo indicano Demetra come la divinità principale del santuario e testimoniano che al culto partecipano sia uomini che donne. Sull’orlo di una hydria si legge Zwpur…s[c]oj ¢nšdhc[e] D£matri (Zopyriskos dedica il vaso a Demetra), e su un’altra ancora Sèdamoj ¢nšqhke D£matri (Sodamos dedica a Demetra). Le dediche, iscritte in dialetto dorico, sulle lamine di bronzo del IV-III secolo a.C., nominano, oltre a Demetra, in un’occasione anche Kore. Kore in greco significa “fanciulla“ ed è un appellativo comunemente usato per Persefone, figlia di Demetra. La coroplastica votiva di epoca classica mostra figure di donne che partecipano al culto portando ceste con offerte di prodotti naturali, frutta e dolci. Sono presenti anche statuette in terracotta di figure maschili, adoranti o forse officianti, che attestano, insieme al ritrovamento nel santuario di ossi animali, che nel santuario vengono compiuti anche sacrifici cruenti di maiali, uccelli e cani. Il sacrificio di cani è attestato in Grecia e in Magna Gre-

Fig. 18: Orlo di hydria con dedica dipinta a Demetra (IV/III secolo a.C.)- foto e disegno.

Fig. 19: Collo di hydria con dedica e fiaccola a croce (IV/III secolo a.C.) - foto e disegno.

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Fig. 21: Statuetta in terracotta che rappresenta una figura maschile, forse un adorante o un sacerdote, con un cane per il sacrificio (IV secolo a.C.).

Fig. 20: Statuetta in terracotta che rappresenta una figura femminile, forse un’adorante o una sacerdotessa che porta sulla testa un cestino con offerte (IV-III secolo a.C.).

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cia: si tratta di un sacrificio catartico, ovvero con carattere di purificazione, destinato alle divinità ctonie. Gli ex voto che ricorrono con maggior frequenza nel santuario di Demetra sono i rilievi in terracotta a mezzo busto, con un’espressione seria e maestosa. Felice Gino Lo Porto definisce questo tipo di ex voto come “vera placca fittile a rilievo, in cui l’immagine ieratica di Demetra, come in molte raffigurazioni vascolari delle divinità infere, è resa a mezza figura quasi a significare il suo sorgere dalle viscere della terra.” Anche la statua di culto nel santuario di Demetra a Tebe si presentava in forma di mezzo busto.

Fig. 22: Busto di Demetra o Persefone con il polos, la corona delle dee (prima metà IV secolo a.C.).

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LA SOPRAVVIVENZA DEL CULTO

Il culto bipolare di Demetra e della cerchia di divinità che l’accompagna, unisce la vita ultraterrena con quella terrena e con quella celeste. Unisce il cielo e la terra, la morte e la rinascita. Una sopravvivenza di tale pensiero religioso si può ritrovare nella festa che ha luogo ogni anno agli inizi di settembre alla chiesa di Santa Maria d’Anglona. Anche Maria, madre di Cristo, offre gioia ai mortali e agli immortali. L’8 settembre la statua di Maria viene prelevata dalla chiesa e portata in processione per benedire gli uomini e la terra circostante.

Fig. 58: La Madonna di Anglona portata in processione davanti alla chiesa.

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Durante la festa di Santa Maria d’Anglona vengono venduti piccoli cestini ricolmi di frutti, chiamati le “ceste della fortuna”, molto simili ad un cesto ritrovato proprio nel santuario di Herakleia. Secondo le ricerche di Ute Kurz nel cesto dal santuario di Demetra potrebbero essere rappresentate delle ghiande, un frutto usato non solo come cibo per i maiali. Alcune varietà di ghiande venivano consumate anche dagli uomini come sostituto del pane, prima di scoprire la coltivazione del grano. Se cotte o abbrustolite, le ghiande perdono comunque il loro sapore amaro. In questo modo il cestino ritrovato nel santuario potrebbe essere un’offerta a Demetra come ringraziamento per aver donato agli uomini il grano, un cibo migliore delle ghiande, come narrato da Ovidio “Cererenome latino della dea Demetra- invitò per prima l’uomo ad un alimento migliore mutandogli le ghiande con un cibo più adatto” (Fasti I, IV, 401-402) Durante la festa di Santa Maria d’Anglona, le donne ricevono mazzi di spighe intrecciate che servono a portare in casa il magico potere della Madonna, ma anche quello antico di Demetra, donando fertilità e una prole sana. Proprio come in passato, anche ai nostri giorni, la spiga di grano simboleggia per i fedeli la fertilità della natura e della donna.

Fig. 59: Cesto con frutta secca dal santuario di Demetra (IV/III secolo a.C.).

Fig. 60: La “cesta della fortuna” dalla festa di Santa Maria d’Anglona.

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Fig. 61: Mazzo di spighe intrecciate dalla festa di Santa Maria d’Anglona.

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