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il lato spirituale dello sport

Capitolo 1

IL LATO SPIRITUALE DELLO SPORT

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Lo sport non è comunemente considerato una pratica spirituale; anzi, tende ad apparire come la più profana delle attività. Eppure si tratta di uno dei modi più diffusi nelle moderne società secolari per sperimentare il senso di trascendenza che deriva dall’essere pienamente immersi nel momento presente. A un meditatore può succedere di ritrovarsi a vagare col pensiero, ritornando al qui e ora in maniera intermittente e discontinua; ma un calciatore, durante una partita importante, deve essere completamente presente a se stesso se vuole rimanere in campo. Analogamente è richiesta totale concentrazione allo sciatore che effettua una discesa a cento chilometri all’ora, al surfista che cavalca un’onda gigantesca, all’alpinista che scala una parete rocciosa in arrampicata libera o al cacciatore che segue silenziosamente un cervo sapendo che il minimo rumore o movimento visibile potrebbe farlo fuggire.

È interessante notare che la parola sport è indirettamente collegata al latino portare, da cui derivano verbi come esportare (portare fuori) o deportare (portare via) nonché il verbo inglese to disport, che ha assunto il significato di “divertirsi, spassarsela, svagarsi”. Proprio da quest’ultimo, in effetti, ha avuto origine il termine sport.

Il verbo inglese to play proviene invece dall’anglosassone plega, “divertirsi, spassarsela”.1 Il suo significato primario è “fare

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esercizio”, muoversi o agire con una certa energia, ma può anche indicare svariate azioni come partecipare a un gioco, fare puntate in una scommessa, praticare uno sport, suonare uno strumento musicale, recitare una parte sul palcoscenico. Inoltre, può essere riferito anche a soggetti diversi dagli esseri umani o dagli animali: ad esempio una fiamma o le acque di una fontana, che “giocano” metaforicamente con il loro movimento libero e spontaneo, così come può “giocare” la luce in certi effetti visivi.2

Dall’inglese medio gamen (“gioco” o “sport”, a sua volta proveniente dall’antico alto tedesco gaman, “allegria”) derivano i termini attuali gaming (“gioco d’azzardo”) e game, che significa “gioco, partita” ma anche “selvaggina, cacciagione”, ovvero animali selvatici catturati per sport.

Queste parole possiedono dunque una vastissima gamma di significati, ma ciò che li accomuna tutti è il senso di lontananza dalle normali attività quotidiane. David Papineau, filosofo e appassionato sportivo, ha dedicato allo sport gran parte delle sue riflessioni, sintetizzandole con mirabile chiarezza nella seguente conclusione: «Il valore delle imprese sportive consiste nel piacere della pura e semplice abilità fisica».3

Gli esseri umani provano piacere nell’esercitare e migliorare le proprie capacità fisiche. Questa definizione spiega il motivo per cui molti sport (come lo sci o il tiro al fagiano) non sono giochi, mentre alcune abilità sportive (come il rovescio in topspin nel tennis) esistono solo nell’ambito di giochi specifici. Altri sport si basano invece su capacità che vengono esercitate anche nella vita di tutti i giorni: correre, saltare, remare, prendere la mira, sollevare o lanciare pesi.

Dice Papineau: «Queste attività ordinarie si trasformano in sport nel momento in cui le persone iniziano a praticarle in maniera fine a se stessa e si esercitano con impegno per raggiungere livelli di eccellenza».4 Esistono molte altre attività fisiche che non fanno parte della quotidianità ma che possono diventare sport, ad esempio il windsurf o il paracadutismo acrobatico.

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Qual è invece il ruolo della competizione? Si tratta di un aspetto molto presente in alcuni sport, soprattutto in quelli che attirano pubblico, come il wrestling o il cricket. Secondo Papineau la competizione gioca un ruolo importante nello sport perché consente di misurare le proprie capacità contro quelle degli altri: «Esercitare un’abilità significa voler fare qualcosa bene, anzi, nel modo migliore possibile».5 Esistono però anche sport in cui l’aspetto competitivo non è direttamente coinvolto: per un alpinista, ad esempio, scalare una vetta difficile rappresenta più una sfida con se stesso che una competizione con altri arrampicatori.

In questo capitolo osserveremo innanzitutto il contesto evolutivo e antropologico in cui si svolgono le discipline sportive moderne. Vedremo poi come lo sport, pur non essendo comunemente praticato con questo intento, può avere notevoli effetti dal punto di vista spirituale, tra cui la piena presenza nel qui e ora o la sensazione di far parte di un tutt’uno più grande.

Il contesto evolutivo

Nel libro L’origine dell’uomo, Charles Darwin sottolinea l’importanza della selezione sessuale per molte specie animali.

Tra gli uccelli, per esempio, quasi tutti i maschi sono «moltissimo battaglieri» nella stagione degli accoppiamenti, ma anche i più aggressivi tendono a non contare esclusivamente sulla propria capacità di allontanare i rivali; hanno anche una serie di stratagemmi per «allettare le femmine».

Alcuni utilizzano il potere del canto, altri eseguono danze di corteggiamento, altri ancora «ornamenti di molte sorta, come le tinte più vivaci, creste e bargigli, belle piume, penne allungate, ciuffi e simili».6

Per i mammiferi, al contrario, la forza gioca un ruolo più importante:

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RUPERT SHELDRAKE

Nato a Newark-on-Trent, in Inghilterra, nel 1942, Rupert Sheldrake è considerato tra i più importanti biologi e saggisti scientifici dell’età contemporanea. Dopo aver studiato Biologia a Cambridge e Filosofia ad Harvard, ha conseguito un dottorato di ricerca in Biochimica a Cambridge nel 1967. Ha fatto parte della Royal Society dal 1970 al 1973, studiando lo sviluppo delle piante e l’invecchiamento delle cellule. Dal 1974 al 1985 ha vissuto in India, dove è stato responsabile del Dipartimento di Fisiologia delle Piante presso l’Istituto Internazionale di Ricerca sulle Colture nelle Aree Tropicali Semi-Aride (icrisat) di Hyderabad. È autore di più di 85 articoli scientifici e di 14 libri, tradotti in tutto il mondo, di cui 6 come co-autore. Con Edizioni Spazio Interiore ha pubblicato, nel 2019, il libro Scienza e pratiche spirituali, di cui il presente volume costituisce il completamento. È noto soprattutto per la teoria della “risonanza morfica” che, confutando alcuni capisaldi della scienza classica, dimostra come ogni membro di ogni specie attinga a una memoria collet-

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tiva propria del corredo genetico di quella determinata specie. Questa teoria, il cui dibattito è ancora in corso e che ha implicazioni enormi riguardo lo sviluppo di una coscienza collettiva di genere, è stata aspramente criticata dai membri della comunità scientifica, ma ha portato nel 2013 Sheldrake a essere inserito nella lista dei pensatori più influenti del mondo dal Duttweiler Institut di Zurigo. Nel corso della sua lunga carriera ha studiato molti fenomeni poco approfonditi dalla scienza classica come il comportamento degli animali legato alle loro capacità sensoriali (quali ad esempio le abilità telepatiche di cani, gatti e altri animali o la loro capacità di anticipare terremoti o tsunami) e altri fenomeni legati alle persone, come la sensazione di essere osservati, la telepatia tra le madri e i propri figli e le premonizioni. Vive a Londra con la moglie Jill Purce, terapeuta della voce e del suono e costellatrice familiare.

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