Non di Solo Pane n°713 - 7 Giugno 2015

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Non di solo

PANE Sussidio di preghiera per la famiglia Domenica 7 Giugno 2015 Tempo Ordinario

Anno XV - n°

713

«Prendete, questo è il mio corpo». Itinerario quotidiano di preghiera


Offerta della giornata “Pregare, forse il discorso più urgente”

Sussidio di preghiera per la famiglia

Sito di Non di Solo Pane:

www.latracciameditazioni.it

Giugno 2015

Offerta quotidiana Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, Madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno, in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre. Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giornata. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le parole, le azioni, le gioie e le sofferenze in unione con il Cuore del tuo Figlio Gesù Cristo che continua ad offrirsi a te nell’Eucaristia per la salvezza del mondo. Lo Spirito Santo che ha guidato Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi affinché io possa essere testimone del tuo amore.

Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese Intenzione del Santo Padre Perché i migranti e i rifugiati trovino accoglienza e siano trattati con rispetto nei Paesi nei quali giungono.

Intenzione missionaria Perché l'incontro personale con Gesù susciti in molti giovani il desiderio di offrirgli la propria esistenza nel sacerdozio o nella vita consacrata.

Intenzione dei vescovi Perché venga annunciato il cuore del messaggio cristiano, piuttosto che alcuni aspetti dottrinali e morali.

Intenzione del Vescovo di Brescia Mons. Luciano Monari Perché i credenti crescano nella fede, nella speranza e nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel mondo.

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Corpus Domini “Ecco l’errore: «Ognuno cerca la sua propria salvezza, non la salvezza di tutti, la salvezza del popolo». Eppure «Gesù ha salvato ognuno, ma in un popolo, in una Chiesa”.

Domenica 7 Giugno II Settimana del Salterio

Il santo del Giorno: Beata Anna di San Bartolomeo

Anna di san Bartolomeo (Garcia) nacque ad Almendral (Avila, in Spagna) nel 1549. Di famiglia umile, visse la sua adolescenza lavorando i campi. A 21 anni, nel 1570, entrò nel monastero delle Carmelitane Scalze di San Giuseppe d'Avila come prima conversa all'interno della riforma dell'ordine promos-

sa dalla celebre conterranea Teresa. Anna ne divenne l'assistente e grazie a lei imparò a scrivere. Fu vicina alla santa fino alla morte di questa (il 4 ottobre 1582), che spirò tra le sue braccia. Proseguì la sua vita conventuale ad Avila, a Madrid e ad Ocana. Nel 1604 si trasferì in Francia ed iniziò la riforma

dell'Ordine, diventando priora di Pontoise e Tours. Nel 1611 andò a Parigi ma si trasferì subito in Fiandra e in Belgio, prima a Mons e poi ad Anversa dove fondò un monastero. Qui morì nel 1626. È stata beatificata da Benedetto XV il 6 maggio 1917.

Brano Evangelico: Mc 14, 12-16.22-26

Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio». Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

Contemplo: Prendete, questo è il mio corpo (Mc 14,22)

L'Eucaristia (ringraziamento) è l'unico sacrificio gradito a Dio, perché offerto dall'unico e perfetto sacerdote, Cristo Gesù. I bambini si meravigliano del «come» può stare Gesù «dentro» il pane, ma poi imparano che tutti gli uomini sono «dentro» il cuore di Gesù, che è il «Sommo Sacerdote dei beni futuri, il santuario più grande e più perfetto, non costruito da mano d'uomo, cioè non appartenente a questa creazione» (cf Eb 9,11). Gesù è la vera «comunione» di amore con Dio e con gli uomini.

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P a g i n e

L’Eucarestia è tutta la vita di Gesù Meditazione di don Luciano Vitton Mea

Non ci sono dubbi: anche Gesù, durante la sua vita terrena, ha pianto, ha provato dentro di se l’angoscia e la paura che accompagnano ogni forma di dolore. Ha pianto di fronte al sepolcro dell’amico Lazzaro, si è commosso per la figlia della vedova di Nain, piange ammirando la città di Gerusalemme e pensando alla sua distruzione. Egli è Colui che condivide il dolore, le lacrime con coloro che piangono. Gesù ascolta ancora oggi il grido di disperazione di tanti poveri costretti a elemosinare un avanzo tra i cumuli di rifiuti che si trovano nelle

periferie delle grandi città; asciuga le lacrime di tante mamme che piangono i loro bambini stroncati dalla fame o i propri mariti dilaniati da una mina anti uomo mentre lavoravano nei campi o raccoglievano un po' di legna. La violenza, l’avidità, l’egoismo, con tutti i mali che essi comportano, hanno reso falso il mondo e coloro che vi abitano e recano dolore al Figlio di Dio. Possono sembrare strane queste considerazioni oggi che celebriamo la festa del Corpus Domini, il mistero di una presenza, di Gesù che, nel nascondimento, rimane e rimarrà sempre presente nel-

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la storia e nella vita degli uomini. Ma il mistero Eucaristico lo si comprende meglio partendo dagli occhi velati di lacrime. Il pane che scende dal cielo è impastato con il sudore e i segni della sofferenza umana, il vino mescolato con poche gocce d’acqua diventa il vero sangue di Gesù perché sgorga da un costato trafitto dall’umana cattiveria. Il Sacrificio di Cristo, il suo Memoriale continua a perpetuarsi tra i sassi e la polvere dei “Golgota” di ieri e di oggi; finché ci sarà una lacrima, un tradito, un abbandonato, un reo continuerà a perpetuarsi il Sacrificio dell’Altare. Nell’eucarestia si incontrarono e si fondono l’amore di Dio e il mistero della sofferenza umana, le lacrime di coloro che giacciono, come Giobbe, su un mucchio di letame e la luce della risurrezione che terge ogni debolezza e riveste di una candida veste il lutto della morte. Nell’Eucarestia c’è tutta la vita di Gesù “fatta di parole vere come le beatitudini e le parabole, di gesti buoni come le guarigioni dei malati e la liberazione degli indemoniati”; c’è la certezza che la potenza della morte è stata vinta dalla debolezza di un Dio che ha osato sedersi sui letamai dei “Giobbe” di sempre.

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P a g i n e

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Preghiamo la Parola

Contemplazio:

Vivere la Messa Vivere la messa. L'espressione è diventata oramai un luogo comune. Ma non basta mai: specialmente in un periodo come il nostro, in cui il cristianesimo è sottoposto a un lavoro di essen­ zializzazione, in cui è diminuita ogni struttura e aiuto dall'esterno, è più che mai urgente l'insistenza su queste idee 'essenziali'. E urge insegnare in che modo concretamente l'eucaristia possa e debba essere calata nella vita di ogni giorno, in che modo possa e debba davvero diventare quella luce che dà spiegazione e significato alle vicende umane. Chi non ha nulla da offrire-soffrire, non può `partecipare' all'eucaristia: Cristo soffre e si immola, anche noi dobbiamo soffrire-immolarci con lui. E questi sentimenti vittimali sono l'anima della messa. Come si può applicare alla vita questa dottrina? Con un metodo molto semplice: spesso le nostre giornate lavorative sono piene di croci: il freddo, il caldo, la stanchezza; contrattempi, insuccessi, incomprensioni; malattie, noie, solitudini; scoraggiamenti, depressioni, angosce: si tratta di un materiale preziosissimo da offrirsi durante la messa, che — per dirla con il concilio di Trento — dai dolori di Cristo assume valore, da Cristo è offerto al Padre e per amore della passione di Cristo è accettato dal Padre. Saper accettare pazientemente la vita, è vivere il sacrificio della messa.

Signore Gesù, il tuo cuore divino è dilatato oltre i limiti del tempo e della storia, persino oltre la vita e oltre la morte. Il tuo cuore di uomo ha vissuto, in tutto ciò che è buono, ciò che anche noi viviamo e sentiamo. Sia il tuo cuore a richiamare il nostro, ad animarlo, a vivificarlo e a battere il ritmo della nostra vita, di ogni nostra scelta, di ogni nostro gesto capace di rendere grazie. Amen

(A. DAGNINO, La vita cristiana o il mistero pasquale del Cristo mistico, Cinisello B. 1988', 509-511; 534-539, passim).

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X Tempo Ordinario “Chiediamo allo Spirito Santo la grazia di fare scelte concrete nella nostra vita secondo la logica di Gesù e del suo Vangelo”.

Lunedì 8 Giugno II Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: San Armando da Zierikzee

Già famoso per diversi titoli, Armando stupiva per il suo attaccamento all'umile vita comune, che lo portava a rifiutare persino i privilegi concessi comunemente ai “lettori”. Negli ultimi anni della sua vita, Armando fu afflitto dalla

podagra e dalla chiragra, e fu pertanto costretto a dettare penosamente le ultime sue opere a uno scriba. Morì nel convento di Lovanio, nel 1524 secondo l'epitafio, nel 1534 secondo alcuni autori che fondano le

asserzioni sul titolo della sua cronaca. E' ricordato, come beato, l'8 giugno nel Martirologio Francescano.

Brano Evangelico: Mt 5, 1-12 In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi».

Contemplo: Beati i poveri in spirito (Mt 5,3) Gesù conosceva la Bibbia fin dalla più tenera infanzia. Inizia il suo «Discorso sul monte» con il genere letterario delle beatitudini. Matteo e Luca danno una versione diversa delle beatitudini. Invece di cercare la versione originale delle beatitudini di Gesù, possiamo pensare che in circostanze diverse le abbia pronunciate in diverse forme espressive. «La beatitudine è l'insieme dei beni» dice san Gregorio di Nissa. L'uomo creato a immagine di Dio è felice perché partecipa alla gioia di Dio.

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meditazione

Preghiamo la Parola

Immagine velata Meditazione a cura della Redazione

Il Vangelo di oggi riporta la straordinaria pagina delle beatitudini. Questo seguito di annunci che cominciano tutti con la stessa parola: beati? o meglio ? felici? ha avuto sempre il potere di toccare nel profondo il cuore dell’uomo, proprio perché la felicità rimane la nostra aspirazione più profonda e la nostra delusione più amara, non potendola completamente raggiungere la desidera ardentemente. Ma proprio con le beatitudini Gesù ci fa comprendere che questa felicità comincia quaggiù. Dio non attende lo stato celeste per donarsi all’uomo. Offre già il suo amore a coloro che vivono sulla terra. La prima verità che bisogna cogliere dalle beatitudini è che la felicità discende da Dio; non vi è altra sorgente di felicità. Noi non avremmo certo sottoscritto nessuna delle beatitudini così come ci sono state proposte. Semmai avremmo suggerito, con un po’ di presunzione, che, per essere felici, occorrono diverse cose e subito. Altro che povertà. Afflizioni, persecuzioni, misericordia, mitezza in un mondo di violenza! Eppure le beatitudini sono un’autobiografia di Gesù, l’uomo della pace. Chi lo segue su questa strada, pone i segni del mondo nuovo che egli è venuto a inaugurare. Ma non è una nuova legge. E’ il cuore nuovo, promesso dai profeti. Proclamando le vere beatitudini, egli attira l’attenzione sulla vanità delle false beatitudini e invita l’umanità a riflettere sul genere di felicità che persegue. La felicità che infonde Gesù non danneggia nessuno, tutt’altro. E’ una forza dall’alto che carica di significato e di luce la già angustiata vita umana. Nella misura in cui ci apriamo alla grazia, possiamo comprendere il senso delle beatitudini, enunciate da Gesù e viverle in unione con lui.

Signore Gesù, ti rendiamo grazie per il mistero del tuo cuore che si fa per noi ancora più tangibile dolce attraverso il cuore di tua madre, Maria. Concedici di crescere nell'intelligenza del cuore per essere capaci di vero amore. Amen

Agisci Oggi, nella mia pausa contemplativa, sosterò a "gustare" la certezza di questa presenza nel "qui e ora". Poi, lungo il giorno, durante il lavoro o il mio andare sollecito per la strada o il mio riposare, proverò a richiamarla con un breve ma intenso sguardo rivolto al Signore.

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X Tempo Ordinario “Le tre lingue che una persona matura e deve saper parlare, la lingua della mente, del cuore e delle mani: pensare quello che senti, sentire bene quello che pensi e fare bene quello che pensi e senti”.

Martedì 9 Giugno II Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Sant’ Efrem

Martirologio Romano: Sant’Efrem, diacono e dottore della Chiesa, che dapprima in patria a Nisibi esercitò il ministero della predicazione e dell’ insegna ment o della sacra dottrina, poi, rifugiatosi a Edessa nell’Osroene con i suoi discepoli dopo l’invasione di Nisibi da parte dei

Persiani, pose le fondamenta di una scuola teologica. Esercitò il suo ministero con la parola e con gli scritti e rifulse a tal punto per austerità di vita e dottrina da meritare per l’eleganza degli inni da lui composti l’appellativo di cetra dello Spirito Santo.

Etimologia: Efrem = che porta frutto, fertile.

Brano Evangelico: Mt 5, 13-16

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

Contemplo: Voi siete il sale della terra (Mt 5,13)

Ciò che colpisce nelle parole di Gesù è l'autorità con cui parla. È l'esattezza delle immagini che usa. Il tono non è quello di un interprete della «Legge», ma di chi conosce la volontà di Dio. Le esigenze poste da Gesù superano quelle degli scribi e dei dottori di Legge. Gesù compie la Legge e la supera. «Compiere» significa perfezionare. «Voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo»: impariamo a far risplendere la luce di Cristo davanti agli uomini.

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meditazione

Preghiamo la Parola

Con piacere Meditazione di Fiorella Elmetti

Anche se la minestra non è il mio piatto preferito, devo ammettere che può essere buona con un pizzico di sale. Senza non ha gusto, è solo qualcosa che scivola. Essere sale ci richiama a vivere quell'umiltà di chi sta bene con se stesso, ma sceglie di aprirsi agli altri, a chi ha più bisogno, e lo fa per la gioia di dare. Col titolo di "Umiltà" Ernesto Olivero ci racconta una sua esperienza: "L'Arsenale della Pace era ancora un rudere, ma eravamo in tanti a sporcarci le mani. Ci trovavamo dopo il lavoro, invitavamo gli amici, chiunque potesse aiutarci. Un sabato mattina, arrivò anche un anziano distinto. Su due piedi non sapevo cosa fargli fare, ma aveva volontà ed entusiasmo incredibili. Pensai a dei travetti di legno dai quali si dovevano togliere vecchi chiodi. E così fece per diverse volte. Senza mai dirci chi fosse. Lo scoprii solo più avanti quando, di fronte a un problema di progettazione dei locali della nuova chiesa, quell'anziano si fece avanti e disse: «Se volete, sono un ingegnere!». Scoprii così di avere davanti Giulio Pizzetti, un docente di fama del Politecnico di Torino, che aveva insegnato nelle università di mezzo mondo. Senza saperlo avevo incrociato la vita e il desiderio di restituire di un numero uno. Giulio Pizzetti dimostrò con l'esempio cos'è l'umiltà: la scelta dell'intelligenza di far posto agli altri, dare non per dovere né per mostrarsi, ma per senso di giustizia. Giulio mi ha insegnato che pulire i gabinetti e parlare alle Nazioni Unite sono la stessa cosa. Contano le motivazioni, il tuo modo di vedere la vita, la volontà di fare tutto con amore. Dare il massimo, senza montarsi la testa, per dire a se stessi e al proprio cuore: «Ho fatto semplicemente il mio dovere. Fatto con piacere»". E ce ne sono tanti come Giulio Pizzetti. Ve l'assicuro!

Signore Gesù, ti rendiamo grazie perché non cessi d'insegnarci come affrontare le tempeste che agitano la nostra vita e la storia degli uomini, nostri fratelli. Con lo sguardo del cuore fisso su di te, sapremo abbandonare ciò che rende greve la nostra barca, rafforzeremo la nostra fiducia, sapremo sciogliere le vele e sentiremo forte la certezza che con te, qualunque cosa accada, qualunque bufera ci insidi, siamo al sicuro, siamo al riparo, siamo già in porto. Amen

Agisci Oggi, nel mio rientro al cuore, sosterò a considerare le manifestazioni dell'amore del Padre nella mia vita, a cominciare dalla generosità del suo perdono. Confronterò quindi il mio agire con il suo, evocando situazioni concrete. Mi chiederò: come posso "far sorgere il sole" su questa situazione, con questa persona?

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Pagine bibliche diti e abbandonati non prossimo accontentarci di un “non cade foglia che Dio non voglia; ti ricorderò nelle mie preghiere”. Ogni risposta superficiale di fronte all’umano soffrire diventa bestemmia, raggiunge il limite della blasfemia. L’uomo piagato non ha bisogno di una “pacca sulle spalle”, di vaghe promesse, di un’eternità disincarnata dal lento Il libro di Giobbe claudicare di questa vita terrena. Anche l’uomo che striscia tra gli immondezzai ha il diritto di avedi don Luciano Vitton Mea re una risposta, di trovare un Il Libro di Giobbe è una perla Giobbe ama Dio e proprio per senso a ciò che umanamente appreziosa incastonata nel ra- questo non si accontenta del- pare come mera ingiustizia. dioso diadema della Parola di le spiegazione dei teologi del Giobbe prende Dio per il bavero Dio. E’ uno dei libri più belli suo tempo, di coloro che di- e lo scaraventa tra i lazzaretti di e, ahimè, mene conosciuti fendono Dio ad oltranza tra- questo mondo, pretende di capidendo così le aspettative di re e di comprendere, vuole delle dell’Antico Testamento. chi è seduto sui letamai spiegazioni. Per comprendere la bellezza dell’umana sofferenza. Dio di Giobbe dobbiamo andare non ha bisogno di chi lo difenoltre lo stereotipo dello de ma di essere liberato dalle Mentre i teologi del suo tempo, “sfigato” che accetta pazien- prigioni concettuali dove rappresentati dai petulanti amici temente le disgrazie e le sof- spesso viene rinchiuso. Com’è che lo vengono a consolare, diferenze che lo hanno colpito vero Giobbe: maledice il gior- fendono Dio mascherandolo con i improvvisamente tra “capo e no in cui è nato, dichiara la tratti tenebrosi di colui che casticollo”. L’autore di questo me- propria innocenza, difende le ga le colpe degli uomini, Giobbe, raviglioso capolavoro osa ciò proprie ragioni permettendo processando l’Improcessabile, che nessun altro autore sacro così a Dio di rivelarsi, di usci- permette all’Accusato di difenha mai immaginato di osare: re dagli stereotipi di ieri e di dersi, di prendere con autorevomettere sotto accusa Dio stes- oggi. lezza la Parola, di riappropriarsi so. Si, Giobbe fa proprio quedella sua sovranità. sto! Ha l’ardire di processare Giobbe ci insegna a non esseDio, di chiedergli conto della re banali di fronte alle lacrisofferenza innocente che dai me degli uomini, a prendere cumuli di cenere della storia sul serio le piaghe purulenti di umana si leva straziante verso chi giace su un cumulo di leil cielo. Giobbe vuole capire, tame. Di fronte a un malato affronta Dio ponendogli dei di cancro, a una mamma che perché, delle domante al limiha perso il proprio bambino, te del blasfemo ma profonde come i fondali degli oceani. a una donna o a un uomo tra-

Osare l’inosabile

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X Tempo Ordinario "La famiglia e la scuola non vanno mai contrapposte. Sono complementari, e dunque è importante che collaborino, nel rispetto reciproco".

Mercoledì 10 Giugno II Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: San Deodato

Figlio si S. Una, fu battezzato da S. Deodato, vescovo, fondatore di St Diè. Quando poi i discepoli di questo santo fondarono il monastero di Ebersheim, Deodato fu tra i primi monaci. Le sue reliquie erano in antico portate processionalmente insie-

me con quelle del vescovo San Deodato nel giorno della festa di quest'ultimo. Viene sempre commemorato insieme con la madre, S. Una, e non è improbabile che si tratti di uno sdoppiamento del santo vescovo, il cui culto

infatti si trova sempre in relazione con quello di S. Una. Gli scrittori locali, però, lo menzionano sempre con il titolo di santo; la festa ricorre il 10 giugno.

Brano Evangelico: Mt 5, 17-19

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

Contemplo: Sono venuto a dare compimento (cf Mi 5,17) Gesù non è venuto a sconfiggere, a distruggere, a condannare, a fare piazza pulita o carta straccia dei vecchi e santi Libri. Sì, è venuto a fare piazza pulita dei nostri peccati, dei nostri modi di agire e di parlare, rinnovando, ricostruendo l'Antica Alleanza, facendola capire e spiegandola con il segno della Croce, con il segno del suo amore per gli uomini. Con Gesù gli antichi e santi Libri ritrovano il loro significato, e nelle antiche preghiere (i Salmi) noi possiamo trovare in ogni versetto la preghiera di Gesù.

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meditazione Bisogna capirsi

Preghiamo la Parola

A cura della redazione

Crea una certa confusione l'affermazione di Gesù. Egli dice chiaramente di non essere venuto ad abolire una virgola della Legge ma, leggendo il vangelo, vediamo che molto spesso Gesù contraddice le affermazioni dei dottori della Legge e mette in discussione i loro precetti. Bisogna capirsi, allora. I precetti derivanti dalla Torah, dalla legge scritta di Mosè, si erano rivelati insufficienti, secondo i rabbini, e si prestavano a troppe interpretazioni. Con una certa disinvoltura, allora, a partire dal V secolo, si aggiunsero una enorme quantità di minuziose prescrizioni, oltre seicento, chiamate "legge orale" ma proposte come leggi derivanti da Mosè. Queste leggi, molto spesso, non erano altro che tradizioni umane innalzate al rango di precetti. Contro questa confusione Gesù si scaglia: non mette mai in discussione la Torah ma non esita a correggere le norme della legge orale, confrontandole esattamente con l'essenziale. Non è un anarchico, Gesù, ma non vuole in alcun modo che il prezioso tesoro della Parola di Dio sia confuso con le interpretazioni, spesso approssimative, che ne fanno gli uomini.

Signore Gesù, la tua parola richiama al cuore tutti gli esodi della nostra storia e della storia degli uomini: la sofferenza di lasciare ogni certezza e ogni segmento di vita, costruito con amore per vivere, insieme, la comune esperienza di una provvisorietà che pota e matura in te. Per la tua presenza grazie, oggi e sempre, Signore! Amen

Agisci Ripetere al cuore "Abbà, Padre" sia dunque, oggi più che mai, in preghiera, amore accolto ma anche amore donato. E nel mio rientro al cuore chiederò luce di Spirito Santo perché possa lasciarmi avvolgere dall'Amore divino, a cui mi concederò con generosità e fiducia, nello slancio di una fede limpida.

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X Tempo Ordinario

Giovedì 11 Giugno

“La santità richiede il donarsi con sacrificio ogni giorno; per questo il matrimonio è una via maestra per diventare santi”.

II Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: San Barnaba

Martirologio Romano: Memoria di san Barnaba, Apostolo, che, uomo mite e colmo di Spirito Santo e di fede, fu annoverato tra i primi fedeli di Gerusalemme. Predicò il Vangelo ad Antiochia e introdusse Saulo di Tarso da poco

convertito nel novero dei fratelli, accompagnandolo pure nel suo primo viaggio per l’evangelizzazione dell’Asia; partecipò poi al Concilio di Gerusalemme e, fatto r it o r no all’isola di Cipro,

sua patria di origine, vi diffuse il Vangelo. Etimologia: Barnaba = figlio di consolazione, dall'arameo.

Brano Evangelico: Mt 10, 7-13

In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento. In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi».

Contemplo: Strada facendo, predicate (Mt 10,7)

Cristo chiama i suoi discepoli «sale della terra», perché danno gusto con la sapienza divina ai cuori degli uomini resi insipidi dal maligno. Li chiama anche «luce del mondo», perché, illuminati da lui, luce vera ed eterna, sono diventati luce che illumina le tenebre. Egli è il Sole di giustizia e chiama «luce del mondo» i suoi discepoli, perché per mezzo loro illumina tutta la terra con la luce della sua conoscenza (Cromazio di Aquileia).

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Preghiamo la Parola

Meditiamo la Parola "Vide la grazia del Signore e si rallegrò" Meditazione di Fiorella Elmetti

Una delle cose più tristi che ho constatato è che ci sono cristiani che sanno fare il bene, ma non collaborano con altri. Hanno grandi capacità, ma attirano troppo l'attenzione su di sè, quasi fossero delle prime donne. È una tentazione subdola, che si vince con la preghiera e il sacrificio, ma si deve vegliare molto. Non è stato così certamente per san Barnaba che oggi ricordiamo. Tra le sue pagine di vita più belle si racconta che "L’ebreo Giuseppe nativo di Cipro si fa cristiano, vende un suo campo e consegna il ricavato "ai piedi degli apostoli", in Gerusalemme. Così lo incontriamo, presentato dagli Atti degli Apostoli, con questo gesto di conversione radicale. La Chiesa neonata impara presto a onorarlo col soprannome di Barnaba, ossia “figlio dell’esortazione”. E la sua autorità cresce. Un giorno i cristiani di Gerusalemme sono sottosopra perché in città è tornato Saulo di Tarso, già persecutore spietato. Dicono che ora sia cristiano, ma chi si fida? Ed ecco che Barnaba, preso Saulo con sé, "lo presentò agli apostoli", dicono gli Atti, garantendo per lui. Basta la sua parola: Saulo, che poi si chiamerà Paolo, "poté stare con loro". Qualche tempo dopo arriva la notizia che ad Antiochia di Siria si fanno cristiani anche dei non ebrei: novità mai vista. La Chiesa di Gerusalemme "mandò Barnaba ad Antiochia"; è l’uomo delle emergenze. E ad Antiochia capisce subito: "Vide la grazia del Signore e si rallegrò". Nessuna incertezza, nessun “vedremo”, “concerteremo”: subito egli invita "tutti a perseverare con cuore risoluto nel Signore". Risoluto lui per primo, porta Paolo da Tarso ad Antiochia, predicano insieme, poi insieme portano soccorsi ai cristiani di Gerusalemme affamati da una carestia".

Signore Gesù, il criterio che muove le nostre scelte è ancora e troppo spesso la nostra presunta autosufficienza, un'autonomia illusoria, un «meglio» che non ha l'anima del tuo amore. Noi «non ci rendiamo conto»: aiutaci a rinnovare continuamente l'esodo che ci porta lontano dalle nostre false certezze e sempre più vicino al nostro cuore e, soprattutto, al tuo. Grazie, Signore! Amen

Agisci Signore Dio, insegnami a non disprezzare nessuno dei tuoi comandamenti, neppure quelli che sembrano di poca importanza. Ma liberami anche da qualsiasi forma di legalismo, perché non sull'osservanza della legge, ma sulla qualità del nostro amore saremo giudicati prima di entrare nel regno dei cieli per sempre".

Non di solo pane - Numero 713 - Tempo Ordinario - pagina 14


X Tempo Ordinario “Unti con olio di gioia per ungere con olio di gioia. La gioia sacerdotale del sacerdote ha la sua fonte nell’Amore del Padre, e il Signore desidera che la gioia di questo Amore «sia in noi» e «sia piena»”.

Venerdì 12 Giugno II Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Cuore Immacolato di Gesù

Memoria mariana di origine devozionale, istituita da Pio XII, l'odierna celebrazione ci invita a meditare sul mistero di Cristo e della Vergine nella sua interiorità e profondità. Maria, che custodisce le pa-

role ed i fatti del Si- Signore gnore meditandoli 11,28). nel suo cuore (Lc 2,19), è dimora dello Spirito Santo, sede della sapienza (Lc 1,35), immagine e modello della Chiesa che ascolta e testimonia il messaggio del

(cfr

Lc

Brano Evangelico: Gv 19, 31-37

Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».

Contemplo: Cristo abiti nei vostri cuori (Ef 3,17)

Signore Gesù, tu che hai detto: «Andate a imparare cosa vuol dire: "Misericordia io voglio e non sacrifici". Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mt 9,13) e hai anche detto: «Imparate da me, che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,29), noi ti preghiamo con le parole del Venerabile Paolo VI: «Aiutaci ad ottenere un cuore grande e forte ad amare, a tutti servire, con tutti soffrire, un cuore grande, forte, solo beato di palpitare in unione con il cuore di Dio».

Non di solo pane - Numero 713 - Tempo Ordinario - pagina 15


Preghiamo la Parola

Meditiamo la Parola Al centro della nostra vita c’è l’amore di Dio Meditazione a cura della Redazione

Una festa solo all'apparenza dal sapore devozionale, quella del Sacro Cuore ma che nasconde, in realtà, una grande verità: la misura dell'amore di Dio.

Cosa può ancora dirci l'immagine di un improbabile Gesù con gli occhi chiari e i boccoli che apre il mantello e lascia intravvedere un cuore da cui si dipartono dardi luminosi? Non è solo l'immagine di una devozione ottocentesca che ci fa venire il diabete all'anima? Spogliata dalla sua collocazione storica, la festa del Sacro Cuore di Gesù rivela una grande verità: al centro della nostra vita, della fede, del nostro percorso interiore c'è l'amore di Dio. L'amore è al centro, questo dice la festa di oggi. Non la legittima tradizione storica, non i no-

Signore, guarisci il nostro cuore e rendici attenti all'altro e pronti a servirlo, a dissetarlo, a confortarlo nell'arsura del cammino. Guarisci il nostro cuore e rendici solleciti alle sofferenze dei fratelli pienamente abbandonati alla forza della tua parola, che ci rimette in movimento. E ti vedremo giungere, Signore, verrai da noi, accanto alle querce che segnano e delimitano la nostra vita... e sarai nostro, e noi tuoi!

stri ragionamenti, non le convenienze, non fondamenti etici. Se crediamo in Dio, se abbiamo visto e creduto nell'amore del Padre, lui solo ci spinge

Amen

a credere e a lottare. Lottare, sì, perché lasciare che sia l'amore a dominare la nostra vita (e la fede) non è affatto scontato. È una continua conversione, una scelta, talvolta dolorosa. Come

Agisci

quella del Maestro e Signore che mostra la misura del suo bene morendo in croce. Oggi, allora, lasciamoci raggiungere dal suo amore che non pone condizioni, che non pesa, che non ricatta, un amore libero, come Dio solo, in Gesù, sa proporre.

Oggi, nel mio rientro al cuore, mi concederò un momento abbastanza lungo di silenzio esteriore ed interiore. Poi ripeto più e più volte l’inizio della più bella preghiera: Abbà, Padre nostro.

Non di solo pane - Numero 713 - pagina 16


P a g i n e

b i b li c h e

Il libro di Giobbe

Dio non c’entra di don Luciano Vitton Mea

ghe si straccino le vesti; hanno le idee chiare, risposte certe, preconfezionate: “se ti trovi seduto su un cumolo di letame è perché tu o i tuoi figli avete peccato: riconoscilo, ammettilo, confessa e sarai perdonato”.

Dio non c'entra; Dio non vuole la sofferenza degli uomini; Dio non vuole la morte. Il nostro è il Dio della vita! Io mi arrabbio quando sento coinvolgere Dio: «Ti manda il cancro...». Ma è impossibile! «Sia fatta la volontà di Dio»... Ma Dio non vuole il cancro, assolutamente! Vuole che io sia sano e viva! Non vuole la morte, vuole la vita! David Maria Turoldo

Giobbe non processa un Dio generico, sa perfettamente che “il Signore ha in mano l’anima di ogni vivente e il respiro di ogni essere umano” (Giobbe 12,10). Quello che finisce dietro la sbarra degli imputati è un’immagine di Dio, il Dio di Elifaz il Temanita, Bildad il Suchita e Zofar il Naamatita. I tre amici conoscono Giobbe e sanno che egli “ha istruito molti e a mani fiacche ha ridato vigore; le sue parole hanno sorretto chi vacillava e le ginocchia che si piegavano ha rafforzato”. Ma di fronte all’uomo Giobbe, alle sue lacrime e alle sue pia-

Giobbe reagisce e non accetta un Dio così; non accetta che gli innocenti paghino le colpe dei padri, esc e dalla f errea lo gic a “retributiva” che interpretava le disgrazie e le malattie come una conseguenza del peccato, il castigo di un Dio che ristabilisce la giustizia riempiendo di pustole ripugnanti il corpo dell’empio. Giobbe mette Dio stesso con le spalle al muro, esige una Parola chiara: se il suo vero volto è quello del Dio di Elifaz, Bildad, e Zofar, ebbene, non sarà più il suo Dio. Se un uomo nasce cieco, divorato da un morbo o inchiodato sul legno di due grucce per risarcire le colpe dei genitori, meglio un aborto, esser mai nati: “Perisca il giorno in cui nacqui e la notte in cui si disse: «E' stato concepito un uomo!». Quel giorno sia tenebra, non lo ricerchi Dio dall'alto, né brilli mai su di esso la luce. Lo rivendichi tenebra e morte, gli si stenda sopra una nube e lo facciano spaventoso gli uragani del giorno! Quel giorno lo possieda il buio non si aggiunga ai giorni dell'anno, non entri nel conto dei mesi. Ecco, quella notte sia lugubre e non entri giubilo in essa. La maledi-

cano quelli che imprecano al giorno, che sono pronti a evocare Leviatan. Si oscurino le stelle del suo crepuscolo, speri la luce e non venga; non veda schiudersi le palpebre dell'aurora, poiché non mi ha chiuso il varco del grembo materno, e non ha nascosto l'affanno agli occhi miei!” Giobbe ha una grande intuizione: le sofferenze, le malattie e i lutti visitano tutti gli uomini, i giusti e gli ingiusti, i buoni e i cattivi. La sofferenza è un sudario cosmico, avvolge l’intera umanità; non è patrimoni degli reietti ma di ogni uomo. Un morbo o un cancro non sono un castigo di Dio ma si insinuano nella nostra caducità; colpiscono indistintamente ricchi e poveri, credenti e atei, pii e bestemmiatori. Una prospettiva troppo moderna per gli amici di Giobbe, per gli integralisti di ieri e di oggi. Infatti dopo Elifaz sale in cattedra Bildad il Sunchita: “Fino a quando dirai queste cose e vento impetuoso saranno le parole della tua bocca? Può forse Dio deviare il diritto o l'Onnipotente sovvertire la giustizia? Se i tuoi figli hanno peccato contro di lui, li ha messi in balìa della loro iniquità. Se tu cercherai Dio e implorerai l'Onnipotente, se puro e integro tu sei, fin d'ora veglierà su di te e ristabilirà la dimora della tua giustizia …” Cambia il maestro, ma non la musica ...

Non di solo pane - Numero 713 - Tempo Ordinario - pagina 17


X Tempo Ordinario “La sapienza è proprio questo: è la grazia di poter vedere ogni cosa con gli occhi di Dio. E’ semplicemente questo: è vedere il mondo, vedere le situazioni, le congiunture, i problemi, tutto, con gli occhi di Dio”.

Sabato 13 Giugno II Settimana del Salterio

Il Santo del giorno: Sant’Antonio da Padova Martirologio Romano: Memoria di sant’Antonio, sacerdote e dottore della Chiesa, che, nato in Portogallo, già canonico regolare, entrò nell’Ordine dei Minori da poco fondato, per attendere alla diffusione della fede tra le popolazioni dell’Africa, ma esercitò con molto frutto

il ministero della predicazione in Italia e in Francia, attirando molti alla vera dottrina; scrisse sermoni imbevuti di dottrina e di finezza di stile e su mandato di san Francesco insegnò la teologia ai suoi confratelli, finché a Padova fece ritorno al Signore. Patronato: Affamati,

oggetti smarriti, Poveri. Etimologia: Antonio = nato prima, o che fa fronte ai suoi avversari, dal greco. Emblema: Giglio, Pesce.

Brano Evangelico: Lc 2, 41-51

I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore.

Contemplo: Custodiva tutto nel suo cuore (cf Lc 2,51) Guarda, o Maria, l'umanità tutta, guarda questo mondo moderno in cui il disegno divino ci ha chiamati a vivere e operare: è un mondo che volta le spalle alla luce di Cristo e poi teme e geme per le ombre paurose che, così facendo, crea davanti a sé. La tua dolce voce umanissima, o bellissima fra le vergini, o degnissima fra le madri, o benedetta fra tutte le donne, inviti l'umanità a volgere lo sguardo verso la Vita, verso Cristo Gesù, sola e somma Luce (Paolo VI).

Non di solo pane - Numero 713 - pagina 18


Preghiamo la Parola

Meditiamo la Parola

Meditando nel suo cuore Meditazione di Fiorella Elmetti

Una delle immagini che mi porto dall'infanzia è quella della Madonna che, sorridendoci, tiene il cuore rosso bene in vista sul suo petto e con la mano ce lo mostra, invitandoci ad adorarlo e a sostare in preghiera davanti a lui. Confesso che un poco, non so perché, mi inquietava quell'immagine. Forse, mi sembrava una figura dolce sì, ma troppo lontana, un pochino persino altezzosa...Ma ovviamente ero io ad inquinare la verità con la mia poca umiltà e con il mio tanto giudizio. Adesso, invece, che sono cresciuta, me la sento più familiare. Capisco che pregare e adorare il Cuore Immacolato di Maria di cui oggi celebriamo la festa è pregare e adorare il Cuore di Gesù. Chi altri può aiutarci a conoscerlo meglio? È lei che l'ha accolto per prima e a me, a noi, chiede di fare la stessa cosa con lui. Contemplare il Cuore Immacolato di Maria è risentire ciò che scrive Isaia: "Sarà famosa tra le genti la loro stirpe, la loro discendenza in mezzo ai popoli. Coloro che li vedranno riconosceranno che essi sono la stirpe benedetta dal Signore. Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza, mi ha avvolto con il mantello della giustizia, come uno sposo si mette il diadema e come una sposa si adorna di gioielli. Poiché, come la terra produce i suoi germogli e come un giardino fa germogliare i suoi semi, così il Signore Dio farà germogliare la giustizia e la lode davanti a tutte le genti". Maria, sempre meditando nel suo cuore, ci ha dato, e tuttora ci dà, i semi di bontà e di bene da mettere in atto, poi li fa crescere con l'acqua dello Spirito Santo che lava via ogni dubbio, ogni paura, trasformandola in coraggio e fedeltà.

Signore, allontana da noi il terribile male della dimenticanza! Immemori e stolti, noi dimentichiamo continuamente le grandi cose che tu hai compiuto per noi, dimentichiamo la strada e ci accontentiamo di fermarci tra quattro mura, di riposare su mattoni e fondamenta, fasulle... troppo sicuri, troppo sazi, troppo paurosi per lasciarci travolgere dal cammino povero e sempre nuovo, scomodo e affascinante del tuo amore. Pietà di noi, Signore! Amen

Agisci Oggi, nel mio rientro al cuore chiedo di uscire dalla ripetizione vuota di consapevolezza del Padre nostro. Capisco che se mi converto a una preghiera più consapevole, più viva d'amore, la preghiera converte la mia vita.

Non di solo pane - Numero 713 - Tempo Ordinario - pagina 19


Sussidio di preghiera per la famiglia

Coordinatrice Fiorella Elmetti Redazione don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini, don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti

Anno XV- n. 713 Domenica 7 Giugno 2015 Chiuso il 3 Giugno 2015 Numero copie 1400

333/3390059 don Luciano

Grafica e stampa don Luciano Vitton Mea Ideato da don Luciano Vitton Mea

Per la tua vita spirituale visita il

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