NATURART 45

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Pistoia nel Mondo il Mondo a Pistoia - Pistoia in the World the World in Pistoia

GIORGIO TESI EDITRICE
N. 45APRILE | APRIL 2023 | COPIA OMAGGIOFREE COPY

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Nurseries Virtual Tour is a multimedia platform designed by Giorgio Tesi Group to visit our nurseries and production, an innovative method for communicating with our customers all over the world.

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A map guides you in choosing which production center to explore. Once selected, you can browse around to choose the area on the basis of those varieties that interest you, getting botanical and sales information. You can send a quote or an information request to your sales representative.

The system is based on 360-degree panoramic photography, with which you can observe the surrounding environment from different points of view, thus giving realistic, high-quality views of spaces and situations.

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Nurseries Virtual Tour è la piattaforma multimediale lanciata da Giorgio Tesi Group per visitare i vivai e la produzione, un innovativo metodo per dialogare con i nostri clienti in tutto il mondo. Una mappa vi guiderà nella scelta del centro di produzione da esplorare e una volta selezionato potrete navigare al suo interno scegliendo l’area in base alle varietà a cui siete interessati, ottenendo informazioni botaniche e commerciali. Potrete inviare un preventivo oppure una richiesta di informazioni al vostro commerciale di riferimento.

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Il sistema si basa sulla fotografia panoramica a 360 gradi, con la quale potrete osservare l’ambiente che vi circonda da diversi punti di osservazione permettendovi quindi la visione di spazi e situazioni con realismo e grande qualità.

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IT-001442 802529 QUALITY MANAGEMENT CERTIFICATION SYSTEM UNI EN ISO 9001:2008 ENVIRONMENTAL MANAGEMENT CERTIFICATION SYSTEM UNI EN ISO 14001:2004 Member of the Board of Directors
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I confini del racconto The borders of narration

NATURART è una rivista nata nel 2010 per raccontare il territorio. In questo editoriale, vorrei soffermarmi brevemente sul verbo che ho appena usato e sul sostantivo a lui collegato. “Raccontare”: NATURART, attraverso parole e immagini, presenta storie, del passato e del presente, rivolgendosi a lettori vicini e lontani, che conoscono la Toscana del Nord o che – magari dopo aver sfogliato un numero della nostra rivista – verranno a scoprirla. “Territorio”: abbiamo sempre inteso questa parola in senso ampio, comprendendo la storia, il patrimonio artistico e architettonico, il paesaggio, le esperienze umane del passato e del presente interessanti da far conoscere, le eccellenze produttive.

La domanda che ci siamo posti e che torniamo a farci oggi con maggior forza è: “Dove termina il territorio da raccontare?”. È evidente che questo territorio non corrisponde ai confini politico-amministrativi di una provincia. Pistoia è la città in cui ha sede la Giorgio Tesi Group ed è qui che è nato il progetto NATURART: la rivista, quindi, ha come focus questa città e il suo territorio immediatamente circostante, tra pianura (Montale e Agliana) e montagna, Montalbano, Valdinievole e Pescia. Ma il bisogno di andare “oltre” c’è sempre stato e lo testimoniano gli articoli usciti in passato sulla Lucchesia o sulla Rocchetta Mattei (che si trova sul versante emiliano dell’Appennino), su Carmignano o su Vinci.

Con questo numero riprendiamo il discorso e dedichiamo una parte significativa della rivista a Prato. Con l’idea –appunto – che queste due provincie facciano parte di un unico territorio, tenuto insieme da numerosi fili, che vanno dal patrimonio storico-artistico al paesaggio e al verde. Un unico territorio da raccontare a noi che ci viviamo e al mondo.

NATURART is a magazine which was born in 2010 to narrate the territory. In this editorial, I’d like to focus briefly on the verb that I’ve just used and the related noun. “To narrate”: NATURART, through words and images, presents stories from the past and the present and addresses readers near and far, who are familiar with Northern Tuscany or – maybe after reading an issue of our magazine – will come and discover it. “Territory”: we’ve always understood this word broadly. It includes the history, the artistic and architectonic heritage, the landscape, the human experiences from the past and the present which are interesting to be presented, the production excellence.

The question that we asked ourselves, and to which we go back today with more strength, is the following: “Where does the territory to narrate end?”. It’s evident that this territory does not correspond to a province’s political-administrative borders. Pistoia is the city where Giorgio Tesi Group is located, and where the NATURART project was born: therefore, the magazine is focused on this city and the immediately surrounding territory, between plain (Montale and Agliana) and mountain, Montalbano, Valdinievole and Pescia. But we’ve always had the urge to go “beyond”, and this is testified by the past articles on the Lucca area or the Rocchetta Mattei (located on the Emilian side), Carmignano or Vinci.

With this issue, we take up the subject again and we dedicate a significant part of the magazine to Prato, driven by the idea that these two provinces are part of a single territory, kept together by several threads ranging from the historical-artistic heritage to the landscape and green. A single territory to be narrated to us who inhabit it and to the world.

EDITORIALE
www.discoverpistoia.it NATURART | APRILE 2023 | 5

Verso il futuro

La qualità del vivere urbano è strettamente correlata alla sostenibilità ambientale delle città chiamate sempre più a dare il proprio contributo per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030. Abbattimento delle emissioni, carbon neutrality, riutilizzo degli edifici esistenti, circolarità, buon vivere: niente può prescindere da un ambiente più verde. In quest’ottica si inseriscono i progetti della Città di Prato, in particolare Prato Urban Jungle che mira a rinnovare le aree urbane con maggiore criticità sociale, produttiva e ambientale, in modo sostenibile e inclusivo sviluppando aree ad alta densità di verde - le cosiddette giungle urbane - che verranno innestate nel paesaggio urbano moltiplicando la capacità naturale delle piante di abbattere le sostanze inquinanti e restituendo il territorio all’uso delle persone, trasformando le aree di marginalità in veri e propri punti di benessere verde all’interno della città. Le giungle urbane vengono co-progettate con l’aiuto dei cittadini, attraverso una pianificazione urbana condivisa facilitata dall’uso di piattaforme digitali, che aprirà la gestione alla comunità, aumentando l’inclusione e favorendo un diffuso sviluppo sostenibile dell’ambiente urbano. Le città e le comunità urbane devono far fronte alle sfide legate alla scarsa qualità dell’aria, agli effetti delle isole di calore, ai rischi di alluvione, all’esclusione sociale e agli ambienti urbani degradati, che portano a una miriade di impatti sulla salute, qualità della vita, benessere e sicurezza dei cittadini delle città europee, in particolare tra le classi meno privilegiate. Sin dal 2018 il Comune di Prato ha adottato una nuova strategia per la foresta urbana, volta a limitare il consumo di suolo incoraggiando strategie per il recupero e il riutilizzo di aree ed edifici esistenti e incrementando le piantumazioni. La prossimità con il più importante distretto florovivaistico europeo, quello pistoiese appunto, non può che facilitare questo percorso, permettendo di creare sinergie e collaborazioni tra due aree urbane che sono in continuità. Questo nuovo approccio strategico alla pianificazione urbana potrà supportare uno sviluppo del verde urbano più inclusivo nelle città: quanto stiamo facendo a Prato è solo una scintilla per una rivoluzione urbana verde che potrà coinvolgere tutta l’area metropolitana tra Firenze, Prato e Pistoia.

Towards the future

The quality of urban living is closely related to the environmental sustainability of cities, which are increasingly called to contribute towards reaching the goals of the Agenda 2030. Reduction of emissions, carbon neutrality, reuse of the existing buildings, circularity, good living: none of this can be done without a greener environment. The projects of the city of Prato are being planned with this in mind, in particular Prato Urban Jungle, which aims at renovating the urban areas with the highest social, production and environmental criticalities in a sustainable and inclusive manner, by developing areas with a high density of green – the so-called urban jungles – which will be grafted onto the urban landscape, multiplying the natural capacity of plants to break down pollutants, returning the land to the people and transforming the marginal areas into actual points of green wellbeing within the city. The urban jungles are co-designed with the help of citizens, through a shared urban planning which is facilitated by the use of digital platforms and will encourage the community to take ownership of the management process, increasing inclusion and promoting a widespread sustainable development of the urban environment.

The cities and urban communities must face a few challenges related to poor air quality, the effects of heat islands, flood risks, social exclusion and degraded urban environments, which lead to several types of impact on health, quality of life, wellbeing and safety of citizens in the European cities, particularly among the less privileged social classes. In 2018, the Municipality of Prato adopted a new strategy for urban forestry, aimed at limiting land consumption by encouraging strategies for the recovery and reuse of existing areas and buildings and increasing replanting. The proximity with the most important European horticultural district, that of Pistoia, cannot but facilitate this journey; in fact, it will allow to create synergies and partnerships between two urban areas which are in continuity. This new strategic approach to urban planning may support a more inclusive development of urban areas within cities: what we’re doing in Prato is just a spark for a green urban revolution which may involve all the metropolitan area of Florence, Prato and Pistoia.

EDITORIALE
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Matteo Biffoni Sindaco Comune di Prato

The Pistoia Wine

IL VINSANTO

Prodotto da uve tenute ad appassire in fruttaio per alcuni mesi. L’uva viene poi spremuta ed il mosto così ottenuto elabora ed invecchia in caratelli di castagno e rovere per almeno tre anni come da secolare tradizione toscana.

Produced from grapes held to fade in particular room for some months. The grapes are are squeezed and the must elaborated and growl old in kegs of chestnut and oak for three years as from secular Tuscan tradition.

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Copertina:Particolare di un affresco all’interno del Pantheon degli uomini illustri di Pistoia, restituito alla città dopo un importante intervento di restauro. (Foto Nicolò Begliomini)

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Detail of a fresco inside the Pantheon of Illustrious Men in Pistoia, returned to the city following an important restoration work. (Photograph by Nicolò Begliomini)

Giorgio Tesi Group

The Future is Green Via

Giorgio Tesi Editrice srl

Via di Badia, 14 – 51100 Bottegone – Pistoia – Italy

Tel. +39 0573 530051 – Fax +39 0573 530486 www.discoverpistoia.it

Iscrizione al ROC (Registro Operatori della Comunicazione) n° 30847 del 15 Gennaio 2018

Per la tua pubblicità sulla rivista contatta la Giorgio Tesi Editrice o invia una e-mail a marketing@giorgiotesigroup.it

Pistoia nel Mondo il Mondo a Pistoia - Pistoia in the World the World in Pistoia Registrazione Tribunale di Pistoia – N°2/2010 del 28-05-2010
45 | Aprile –April 2023 Pistoia nel Mondo, il Mondo a Pistoia Pistoia in the World, the World in Pistoia
www.tacinaia.it
Tacinaia 75 - 51039 Quarrata (PT)

ISSN

Direttore Editoriale

Giovanni Capecchi g.capecchi@discoverpistoia.it

Direttore Responsabile

Carlo Vezzosi carlo.vezzosi@legismail.it

Art Director

Nicolò Begliomini n.begliomini@giorgiotesigroup.it

Coordinamento Redazionale

Lorenzo Baldi redazione@discoverpistoia.it

Segreteria

Carolina Begliomini, Irene Cinelli, Maria Grazia Taddeo contatti@giorgiotesigroup.it

Comitato di redazione

Leonardo Begliomini, Nicoletta Boccardi, Emanuel Carfora, Lorenzo Cipriani, Alessandra Corsini, Giuliano Livi, Martina Meloni, Paolo Paolieri

Hanno collaborato a questo numero

Laura Dominici, Angela Luci, Massimo Gavazzi, Jacopo Mannucci, Enrico Zarri, Giulia Gonfiantini, Lorenzo Baldi, Eleonora Angelini, Claudio Cerretelli, Lorenzo Cristofani Adriano Favole, Irene Vezzani, Gruppo FAI Pistoia-Montagna Pistoiese, Manuela Geri, Alessandro Sartoni e Associazione Storia e città, Odv.

Traduzioni

Studio Blitz – Pistoia

Fotografie

Nicolò Begliomini, Federica Gianneschi, Valerio Baldeschi, Del Buono - Gazerwitz Landscape Architecture, Fototeca Ufficio Beni Culturali Diocesi di Prato, Archivio Pistoia Musei, Irene Lazzeri, Archivio Ecomuseo della Montagna Pistoiese, Maurizio Pini.

Per le immagini pubblicate restiamo a disposizione degli aventi diritto che non si siano potuti reperire.

Impaginazione

Giorgio Tesi Editrice

Stampa

Industrie Grafiche Pacini- Ospedaletto (Pisa)

www.discoverpistoia.it

SOLUZIONI DI STAMPA PER L’UFFICIO Tel. +39 055 308109 assistenza.clienti@giraldimarcello.it www.giraldimarcello.it
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22 12 38 30 64 52 100 86 10 NATURART | APRILE 2023

Patrimoni recuperati Il “Pantheon” degli uomini illustri

Pantheon of illustrious men of Pistoia

Natura Lo spirito della palude

The spirit of the marsh

Pistorienses

Happy lovers town

Tommaso del Buono Lo “scrittore” di paesaggi The landscape “writer”

Vivaismo Giorgio Tesi Group regina d’Europa

Giorgio Tesi Group, the queen of Europe

Arte e territorio Legati da una reliquia

Linked by a relic

Pistoia Musei ALTAN. Cipputi e la Pimpa il mondo com’è... e come dovrebbe essere ALTAN, Cipputi and Pimpa.

The word as it is... and as it should be

Pistoia, Prato e il suo territorio Green Valley italiana Italian Green Valley

Andar per borghi

Alla scoperta di Saturnana

Discovering Saturanana

Dialoghi di Pistoia 2023

UMANI E NON UMANI. Noi siamo Natura

HUMAN AND NON-HUMAN. We are nature

Arcangelo Carradori Dal Convento di Giaccherino a Tebe From the Convent of Giaccherino to Tebe

Pistoia Musei In Visita. Giorgio de Chirico

Ecomuseo della montagna pistoiese Sulle vie dei canti The

12 22 30 38 46 52 64 74 78 86
line Montecatini Terme Corrado Zanzotto Arte e storia Archivi di pietra Stone archives 90 96 100 106 108 46 78 NATURART | APRILE 2023 | 11
Song

Patrimoni recuperati

Il “Pantheon” degli uomini illustri

Completato l’intervento di restauro che dopo tanti anni rende finalmente a Pistoia uno dei suoi più preziosi tesori artistici.

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Testo Laura Dominici Foto
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Nicolò Begliomini

Accanto Piazza San Francesco in un dipinto settecentesco conservato al Museo Civico di Pistoia, in cui il grande spiazzo, che aveva accolto un tempo folle di fedeli che assistevano alla predicazione dei frati, era popolato da eleganti cittadini in carrozza che celebravano il rito del passeggio domenicale.

Next to Piazza San Francesco, in a XIII century painting kept at the Civic Museum of Pistoia. The big open space, which in the past had hosted crowds of worshippers who witnessed the preaching of friars, was populated by elegant citizens in a coach, who celebrated the rite of Sunday promenade.

La consuetudine di celebrare personaggi della storia antica o recente come exempla di virtù e d’ingegno affonda le radici in quella tradizione classica, recuperata dall’erudizione illuminista, che torna particolarmente in auge nel corso del XIX secolo, quando, nel crescente desiderio di affermare la propria identità sociale, ogni comunità che dimostri opportuno senso civico sente il bisogno di dotarsi di un famedio o pantheon degli uomini illustri. A Pistoia il luogo deputato alla costruzione di un pantheon è la piazza San Francesco. L’antico «prato di Piunte», come veniva definito nei documenti medievali, è sempre stato infatti il luogo pubblico delle principali manifestazioni cittadine: riunioni politiche, feste religiose, tra cui quella di San Jacopo, giostre con i cavalli ed esecuzioni capitali si tenevano tradizionalmente nel grande «prato comune», costituito da una spianata erbosa di forma ellittica che saliva sul lato occidentale verso le mura urbane della terza cerchia. Il declivio era coperto da alberi ad alto fusto, disposti in modo irregolare, come è possibile vedere in un dipinto settecentesco conservato al Museo Civico di Pistoia, in cui il grande spiazzo, che aveva accolto un tempo folle di fedeli che assistevano

alla predicazione dei frati, era popolato da eleganti cittadini in carrozza che celebravano il rito del passeggio domenicale. Nel 1811, durante l’occupazione francese, all’antico prato fu assegnato il titolo di Piazza Napoleone o Foro Bonaparte. Fu in quel momento che Francesco Tolomei, sindaco - o per meglio dire ‘maire’ - di Pistoia sostenne la necessità di abbellire la piazza e le strade circostanti. Il progetto, inizialmente affidato al pittore Bartolomeo Valiani e all’ingegner Antonio Gamberai, non venne realizzato e l’incarico di ristrutturare la piazza passò al cavalier Cosimo Rossi Melocchi, che presentò un nuovo disegno in cui una scenografica gradinata doveva raccordare la piazza con lo spazio al livello superiore, contiguo alle mura, dove l’architetto prevedeva la realizzazione di una grandiosa quinta scenica a far da sfondo al parterre, costituita da un maestoso pantheon neoclassico dedicato agli uomini illustri. Questo avrebbe occupato tutto il campo visivo con una lunga facciata aperta al centro da un loggiato con quattro colonne doriche, sormontata da un enorme frontone che copriva tutto il prospetto. Davanti al pantheon, filari di piante basse disposte con rigore geometrico avrebbero contribuito ad amplificare la facciata.

Il cantiere si aprì nel 1812, ma il grandioso disegno del Rossi Melocchi, benché apprezzato e ampiamente diffuso dallo stesso sindaco Francesco Tolomei, che lo pubblicò in un volumetto illustrato, si rivelò subito troppo costoso e destinato a restare sulla carta. Intanto la piazza, a seguito di una sommossa popolare che mise in fuga il presidio francese, dopo la Restaurazione fu nuovamente intitolata a San Francesco d’Assisi. In questo infuocato clima politico, i lavori del pantheon languivano. Si decise perciò di realizzare l’edificio in una forma molto ridotta rispetto a quella prevista. Le decorazioni interne furono realizzate da Bartolomeo Valiani, che raffigurò sulla volta della cupola simboli della fama e una teoria di geni alati e, alla base della calotta, in un fregio monocromo, scene riferite alla glorificazione degli uomini illustri. La struttura fu completata nel 1827, quando ormai la situazione politica era profondamente mutata dal momento dell’ideazione del Rossi Melocchi, tanto che l’edificio destinato a celebrare gli italiani illustri venne ridotto ad accogliere una “bottega di Caffè”. Con quella nuova destinazione, tuttavia, il piccolo fabbricato inaugurerà una stagione felice per il parterre di piazza San Francesco, dove il caffèconcerto sarà luogo di incontri e di svago per molti pistoiesi. ☜

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The custom of celebrating personalities from ancient or recent history as exemplars of virtue and ingenuity has its roots in that classical tradition, recovered by Enlightenment erudition. It was again particularly fashionable during the 19th century, when, in the growing desire to affirm its own social identity, every community that demonstrated an appropriate civic sense felt the need to equip itself with a famedio (memorial chapel) or Pantheon of Illustrious Men. In Pistoia, the place designated for constructing a pantheon was Piazza San Francesco. The ancient “meadow of Piunte”, as it was called in medieval documents, has always been the public place of the city’s main events: political meetings, religious festivals, including that of St. James, jousts with horses and executions were traditionally held in the large ‘common meadow’, consisting of a grassy elliptical esplanade that rose on the western side towards the city walls of the third circle. The slope was covered by tall trees, irregularly arranged, as can be seen in an 18thcentury painting in Pistoia’s Civic Museum, in which the ample open space, which had once welcomed crowds of the faithful attending the preaching of the friars, was populated by elegant

citizens in carriages celebrating the ritual of the Sunday stroll.

In 1811, during the French occupation, the old lawn was awarded the title, Piazza Napoleone or Foro Bonaparte. At this time, Francesco Tolomei, mayor—or rather “maire”—of Pistoia- advocated beautifying the square and surrounding streets. But, unfortunately, the project, initially entrusted to the painter Bartolomeo Valiani and the engineer Antonio Gamberai, was not carried out. Instead, the task of renovating the square passed to the cavalier Cosimo Rossi Melocchi, who presented a new design with a dramatic flight of steps that connected the square with the space on the upper level adjacent to the city wall. Here, the architect envisaged the creation of a grandiose scenic backdrop to the parterre, consisting of a majestic neoclassical pantheon dedicated to illustrious men that would occupy the entire field of vision with a long façade opened in the center by a loggia with four Doric columns, surmounted by an enormous pediment covering the whole elevation. In front of the Pantheon, rows of low plants arranged with geometric rigor would have helped expand the façade. The construction site opened in 1812, but Rossi Melocchi’s grandiose design

soon proved too expensive. Mayor Francesco Tolomei’s great admiration for the plan led him to circulate it widely, even publishing it in a small illustrated volume. But unfortunately, it was destined to remain on paper. Meanwhile, following a popular uprising that routed the French garrison, the square was restored and named after St. Francis of Assisi again. Work on the Pantheon languished In this heated political climate. It was therefore decided to construct a much-smaller version of the building. The interior decorations were carried out by Bartolomeo Valiani, who depicted symbols of fame and a theory of winged genii on the dome’s vault. At its base was a monochrome frieze with scenes referring to the glorification of illustrious men. The structure was completed in 1827, by which time the political situation had profoundly changed since Rossi Melocchi’s conception, to the point that the building intended to celebrate illustrious Italians was reduced to housing a tea parlor. With that new function, however, the small building would inaugurate a happy season for the parterre of Piazza San Francesco, where the café-concert would be a place many Pistoiese would meet and be entertained. ☜

La struttura fu completata nel 1827, ma l’edificio destinato a celebrare gli italiani illustri venne ridotto ad accogliere una “bottega di Caffè”. Questa nuova destinazione inaugurerà una stagione felice per il parterre di piazza San Francesco, dove il caffèconcerto divenne luogo di incontri e di svago per molti pistoiesi.

The facility was completed in 1827, but the building, which had been conceived to host famous Italians, was reduced to a “coffee house”. The new purpose of the building will mark the start of a happy season for Piazza San Francesco’s parterre, where the concert café became a place of encounter and recreation for many citizens from Pistoia.

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recupero del Pantheon passa dalla riqualificazione architettonica.

L’intento del progetto è volto a mettere in sicurezza l’ambiente centrale dell’emiciclo, e le stanze comunicanti con questo, lato parcheggio di Porta al Borgo, al fine di renderle fruibili alla popolazione nei più svariati modi. Nella rifunzionalizzazione è stato, quindi, pensato un uso per piccoli eventi, conferenze e manifestazioni. Per la realizzazione dell’opera è stato necessario suddividere i lavori in due lotti d’interventi, uno propedeutico all’altro.

Il primo, iniziato a novembre 2020 è terminato nel mese di Agosto 2022, è stato quello degli interventi di ristrutturazione e ripristino funzionale, necessari a rendere agibile la struttura. I lavori edili hanno interessato la sala dell’emiciclo interno, le sale

superficie voltata dipinta. Si è, quindi proceduto a un importante consolidamento strutturale e al rifacimento della copertura della volta, che presentava segni evidenti di infiltrazione. Le stanze comunicanti con l’Emiciclo, soggette a uno stato di abbandono totale, sono state completamente recuperate, in primo luogo con una nuova copertura e successivamente attraverso la realizzazione di divisori per la distribuzione interna e di spazi accessori a servizio di attività. A completamento dei lavori edili sono state create tutte le dotazioni impiantistiche necessarie per il funzionamento degli spazi. Il colonnato d’ingresso è stato chiuso attraverso la realizzazione e posa di un infisso in acciaio e vetro, dotato di apertura verso l’esterno e di aperture per l’areazione naturale, in modo da poter garantire

IL LAVORO

È iniziato a settembre 2022 con i lavori specialistici relativi all’intervento di restauro delle superfici decorate dell’emiciclo interno e lapidee e in terracotta all’esterno. Il progetto è stato redatto dal Servizio Lavori Pubblici e dal restauratore progettista incaricato. La complessità dello stato di conservazione e la varietà delle superfici, pitture murali, aree lapidee ed elementi in terracotta, hanno impegnato il gruppo di progettazione in un’analisi attenta e puntuale, mappando in modo minuzioso lo stato di deterioramento, individuando le cause del degrado, stilando così le metodologie più appropriate per la conservazione. Durante i lavori, di concerto con Direzione dei Lavori, Progettista Restauratore e

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Testo Angela Luci Massimo Gavazzi Jacopo Mannucci In alto lo stato di degrado in cui destavano gli affreschi della volta del Pantheon. Above, the previous state of degradation of the frescoes of the Pantheon’s vault.

i Funzionari della Soprintendenza, l’intervento esecutivo è stato affinato e adattato ad alcune esigenze che solo la visione ravvicinata dal ponteggio poteva consentire. Lo stato conservativo delle pitture murali della semi cupola presentava, un forte degrado della superficie, evidenti erano i distacchi dell’intonaco dipinto, estesi erano i sollevamenti della pellicola pittorico che in certuni punti risultavano distaccati anche di alcuni centimetri, ben visibili perdite d’intonaco e una forte opacizzazione della superficie dipinta. Questo degrado era da imputare al totale abbandono in cui versava l’intera, struttura, le infiltrazioni di acqua dalla copertura sovrastante avevano innescato processi di deterioramento e i tentavi di restauro che si erano succeduti nel passato, non avevano arrestato tale processo. Montato il ponteggio è stato possibile l’osservazione ravvicinata della superficie e le operazioni si sono succedute in modo attento e mirato alla salvaguardia delle pitture. Si è proceduto nel mettere in sicurezza tutte quelle parti che rischiavano di essere perdute, procedendo con la fermatura della pellicola pittorica, il consolidamento degli intonaci pericolanti e la pulitura del colore. Quest’ultima fase è stata ottimizzata con il supporto del restauratore progettista e del Funzionario restauratore della Soprintendenza, recuperando tutte le cromie originali delle figure alate della volta, gli apparati decorativi geometrici e floreali e le scene monocrome sottostanti raffiguranti gli uomini illustri, alternando rimozioni a secco, meccaniche a bisturi, o utilizzando solventi idonei. Anche le superfici esterne hanno avuto massima attenzione, il paramento lapideo è stato pulito dai vari depositi di particolato e dalla diffusa presenza di muschi e licheni, reintegrando le parti perdute e consolidando gli sfaldamenti della pietra. Le figure alate in terracotta che fiancheggiano, quasi a protezione, lo stemma di Pistoia, presentavano integrazioni di vecchi restauri ormai alterati e piccoli distacchi e per questo è stato eseguito un lavaggio delle figure e il consolidamento delle zone decoese applicando un protettivo finale. ☜

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After mounting the scaffolding for the restorers, it was possible to closely observe the surface. All the operations were performed in a careful manner, with the aim of safeguarding the paintings. This was done by securing all the parts which were at risk to be lost and proceeding with fixing the paint layer, consolidating the unstable plasters and cleaning the colour layers.

Montato il ponteggio per i restauratori è stata possibile l’osservazione ravvicinata della superficie e le operazioni si sono succedute in modo attento e mirato alla salvaguardia delle pitture mettendo in sicurezza tutte quelle parti che rischiavano di essere perdute, procedendo con la fermatura della pellicola pittorica, il consolidamento degli intonaci pericolanti e la pulitura del colore.

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The Restoration

A treasure returned to the city

The functional restoration of the Pantheon in Piazza San Francesco began with an in-depth analysis of the complex’s severely deteriorated and neglected state. Then, the Pantheon’s restoration passed through architectural redevelopment, where the project sought to secure the central area of the semicircular structure and the interconnecting rooms on the side of the Porta al Borgo car park make them

usable by the townspeople in various ways. Use for small events, conferences, and demonstrations was therefore envisaged in the re-functioning. To complete the work, it was necessary to divide the work into two lots, one preparatory to the other. The first, begun in November 2020 and completed in August 2022, was the functional renovation and restoration work needed to make the structure fit for use. The construction work involved the inner semicircular hall, the adjoining rooms, the external plastered façade, and a section of the city walls. The hemicycle, the Pantheon’s central hall with its wall paintings, was affected by some structural, even significant subsidence, which compromised the stability of the painted vaulted surface. Therefore, a critical structural reinforcement was carried out, as well as the re-covering of the vault, which clearly showed signs of seepage. In a state of total abandonment, the rooms communicating with the hemicycle were wholly restored, firstly with a new roof and subsequently through the construction of partitions for internal distribution and accessory spaces for activities. All the necessary plant equipment for the spaces to function was created to complete the construction work. The construction and installation of a steel-and-glass window frame closed the entrance colonnade, providing an opening to the outside and apertures for natural ventilation, thus, guaranteeing yearround use of the premises. The second was the specialized restoration of the stone and terracotta surfaces on the exterior and the painted wall surfaces inside the hemicycle.

The Restoration

Specialized work on restoring the decorated surfaces of the inner hemicycle and the stone and terracotta surfaces on the exterior began in September 2022. The Public Works Department and the appointed

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restorer-designer drew up the plan. The conservation state’s complexity and the variety of surfaces, wall paintings, stone areas, and terracotta elements engaged the design team in a careful and precise analysis, meticulously mapping the state of deterioration, identifying the causes of degradation,

and drawing up the most appropriate conservation methods. During the work, the executive plan was refined in agreement with works management, the restoration designer, and the Superintendence officials and adapted to specific requirements that only an up-close view from the scaffolding could allow. The conservation state of the mural paintings in the semidome showed a substantially degraded surface, with the painted plaster clearly detached, extensive lifting of the paint film, which, in some places, was detached by several centimeters, clearly visible plaster leaks, and unmistakable opacification of the painted surface. This degradation was attributable to the entire structure having been completely abandoned. Water infiltration from the roof above had triggered deterioration processes, and successive restoration attempts in the past had not stopped this process. Once the scaffolding had been erected, it was possible to observe the surface closely, and the operations were carried out carefully to safeguard the paintings. All those in

danger of being lost were secured by stopping the paint film, reinforcing the crumbling plasterwork, and cleaning the color. This last phase was optimized with the support of the project restorer and the Superintendency’s restoration officer, recovering all the original colors of the winged figures on the vault, the geometric and floral decorative devices, and the underlying monochrome scenes depicting illustrious men, alternating between dry and mechanical removal with scalpels, or using appropriate solvents. The external surfaces also received the utmost attention, the stone face was cleaned of its various particulate deposits and the widespread presence of moss and lichen, reintegrating lost parts and consolidating the flaking stone. The winged terracotta figures that flank, almost protectively, Pistoia’s coatof-arms showed integrations of old restorations that had been altered and small detachments, and therefore the figures were washed, and the detached areas were consolidated by applying a final protective coating. ☜

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Progetto, finanziamenti e partecipazione Project, funding and participation

Il progetto di recupero funzionale del Parterre del Pantheon è stato redatto dal Servizio Lavori Pubblici del Comune di Pistoia per la partecipazione a vari bandi con i quali poter reperire finanziamenti ed è stato candidato al Bando del Fai per il 9° censimento “Luoghi del cuore” dove ha ottenuto 11030 voti senza però concretizzare finanziamenti. Successivamente è stato proposto per il Bando “Restauro e valorizzazione patrimonio artistico” promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia dal quale ha ottenuto un contributo di 205.000,00 euro.

Inoltre è stata promossa una campagna di raccolta fondi denominata “Parterre luogo di tutti” da parte di Unicoop, per co-finanziare il progetto per il Pantheon degli uomini illustri per un importo stimato di 50.000,00 euro. Le restanti risorse economiche, necessarie al completamento dell’intervento di 445.000,00 euro sono state finanziante direttamente dal Comune di Pistoia.

The project for the functional recovery of the Pantheon Parterre was drafted by the Pistoia Municipality’s Public Works Service for participation in various tenders with which to acquire funding. First, it was nominated for FAI”s call for bids for the 9th “Luoghi del cuore” census, where it received 11,030 votes but no funding. Subsequently, it was recommended for the “Restoration and Enhancement of Artistic Heritage” call promoted by the Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, from which it obtained a contribution of 205,000.00 euro. In addition, a fundraising campaign called “Parterre luogo di tutti” was promoted by Unicoop, to co-finance the project for the Pantheon of Famous Men for an estimated amount of 50,000.00 euros. Finally, the remaining economic resources necessary to complete the 445,000-euro project were financed directly by the Municipality of Pistoia.

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ZOOM

Natura

Lo dellaspiritopalude

Migliaia di storni disegnano nel cielo una sagoma scura che aleggia su una vecchia colonica circondata dalle acque, assumendo forme diverse nel tempo e nella fantasia dell’osservatore; l’immagine fotografica congela una sorta di grande anatra… lo “Spirito della palude”.

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Testo Enrico Zarri Foto Federica Gianneschi
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Valerio Baldeschi

In apertura una meravigliosa immagine di una Avocetta, uccello dei Recurvirostridi, frequente nelle zone paludose, con piumaggio bianco e nero, becco lungo, flessibile e arcuato verso l’alto. Sopra un volo di Storni su un casolare abbandonato in località Piaggione, Ponte Buggianese (foto F. Gianneschi) e a destra un Piro piro boschereccio fra i ranuncoli acquatici (foto V. Baldeschi).

At the beginning, a wonderful image of an avocet, a bird from the Recurvirostridae family, which is frequent in swampy areas, with a black and with plumage, a long beak, flexible and arched upward. Above, starlings flying above an abandoned farmhouse in the locality of Piaggione, Ponte Buggianese (photograph by F. Gianneschi) and, on the right, a wood sandpiper among the water buttercups (photograph by V. Baldeschi).

D’altra parte il Padule di Fucecchio, la più grande palude interna italiana, è di per sé una grande macchia di Rorschach nella quale, come nelle farfalle d’inchiostro degli psicanalisti, ciascuno di noi può vedere realtà multiformi in base all’umore, alle conoscenze ed esperienze di vita.

Chi entra in contatto con la zona umida, sopravvissuta alle bonifiche e circondata da città ed insediamenti industriali, rimane colpito dalla bellezza dei paesaggi, così diversi dal quotidiano fatto di case, strade e rumori che la maggior parte di noi deve affrontare ogni giorno. Un’alba in Padule può quasi stordire: la nebbia confonde i contorni dei filari di pioppi che si affacciano sui canali, in un silenzio irreale rotto solo dai richiami degli uccelli acquatici. In questa atmosfera ovattata il mondo civilizzato pare veramente molto lontano. Lo stesso paesaggio per un animo inquieto diventa quasi opprimente: “Il caldo era soffocante e non dava respiro nonostante una leggera brezza di marino che sulla sera si era alzata languida languida e che,

insieme con qualche raro fischio di uccelli palustri, rompeva l’alto silenzio di quella deserta pianura” (da “Il matto delle giuncaie” di Renato Fucini).

Lasciando le suggestioni letterarie, che spesso ci riportano a zone

umide malsane, dominate dalla “mal’aria”, oggi l’immagine classica del Padule è quella solare di alberi e barchini che si specchiano nelle acque calme: una bella cartolina, riprodotta all’infinito sui social da stuoli di visitatori entusiasti.

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Se ne parlate con Vittoria, artigiana delle erbe palustri e sopravvissuta al tragico Eccidio del 23 agosto 1944, vi colpirà il suo scetticismo nei confronti di questa visione edulcorata del Padule: purtroppo non potrà mai dimenticare l’orrore della strage, e molte estati dopo la fatica ed il caldo di chi era costretto ad andare a tagliare il “sarello” in condizioni che oggi non sarebbero ritenute accettabili.

Il cultore di storia locale, di fronte allo stesso paesaggio, concentrerebbe la propria attenzione sulle testimonianze dell’opera dell’uomo, che nel corso dei secoli ha plasmato e modificato la struttura stessa dell’area umida: i canali ed il sistema dei porti, i casotti, il ponte mediceo di Cappiano, la fattoria del Capannone e gli essiccatoi del tabacco, grandi cattedrali dell’archeologia industriale.

Il naturalista, al contrario, direbbe che per fortuna la “mano sapiente dell’uomo” non è riuscita fino in fondo nel proprio intento di domesticazione della palude, altrimenti ci troveremmo oggi di fronte al fantasma di un antico ambiente naturale, come è accaduto per il gemello Padule di Bientina. Agli occhi di chi sa leggere il grande libro della natura, il Padule offre ancora molte sorprese: nonostante la ridotta superficie dell’area protetta, e le difficoltà gestionali degli ultimi anni, le ricchezze della flora e della fauna

non deludono il visitatore. Qui si possono osservare nel corso dell’anno oltre 250 specie di uccelli, fra cui alcune arrivate in tempi molto recenti, che fanno la gioia degli appassionati di birdwatching; il ritmo delle stagioni è scandito dal passaggio dei migratori che da sempre percorrono nel cielo le stesse rotte invisibili.

Quando tutto fa pensare al peggio, e grandi progetti sembrano minacciare l’esistenza stessa della

grande palude, basta la ricomparsa di una specie come il Topolino delle risaie, minuscolo ma di grande importanza ecologica, per farci ancora sperare nella resilienza di questo ambiente agli attacchi dell’Antropocene. Uno, nessuno e centomila. Certo è che il Padule di Fucecchio non è stato creato dall’uomo, ma sta a noi riuscire a conservare per le generazioni future le tante facce dell’inafferrabile “spirito della palude”. ☜

In alto una bella immagine di un Airone cenerino (foto V. Baldeschi) e in basso un volo di Fenicotteri rosa con sullo sfondo la Montagna Pistoiese con il Libro Aperto (foto F. Gianneschi).

On the top, a nice image of a grey heron (photograph by V. Baldeschi) and, on the bottom, pink flamingos flying with the Pistoiese Mountain and the Open Book in the background (photograph by F. Gianneschi).

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Especially in autumn and spring, the months of bird migration, the Fucecchio marsh is populated by several species and it is not rare to witness spectacles such as this amazing flock of ruffs, immortalised in the background of Stabbia church (photograph by F. Gianneschi).

Specialmente in autunno e primavera, i mesi della migrazione degli uccelli, il Padule si popola di moltissime specie e non è raro assistere a spettacoli come questo incredibile stormo di Combattenti immortalato sullo sfondo della chiesa di Stabbia (foto F. Gianneschi).

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Nature

The spirit of the marsh —

Thousands of starlings draw a black silhouette in the sky, which hovers over an old farmhouse surrounded by water and assumes different shapes in the observer’s time and fantasy: the photograph freezes a sort of big duck…the “ghost of the marsh”.

On the other hand, the Fucecchio Marsh, the largest inland marsh in Italy, is in itself a big Rorschach spot in which, same as the psychoanalysts’ ink butterflies, each of us can see composite realities based on their mood, knowledge and life experiences. Those who come into contact with the humid zone, survived to several reclamations and surrounded by cities and industrial sites, are impressed by the beauty of the landscapes, so different from the daily life made up of houses, streets and noises which most of us have to face every day.

A dawn in the Fucecchio Marsh can also be mind-numbing: fog confuses the edges of the rows of poplars overlooking the canals, in an unreal silence broken only by waterflow calls. In this hushed atmosphere, the civilized world seems really far away.

The same landscape becomes almost overwhelming for a restless soul: “The heat was suffocating and didn’t give a break, despite a slight breeze which, at nightfall, had languidly risen and, along with some rare whistle of marshy birds,

broke the deep silence of that desert plain” (from “Il matto delle giuncaie” by Renato Fucini).

Leaving aside all literary suggestions, which often bring us back to unhealthy wetlands, dominated by “Mal’ari”, today the classic image of the Fucecchio Marsh is a sunny one, with trees and small boats which are reflected in the quiet water: a nice postcard, endlessly reproduced on social media by crowds of enthusiast visitors.

If you talk about it with Vittoria, an artisan who worked with marshland herbs and survived the tragic massacre of August 23rd, 1944, you will be impressed by her scepticism towards such a sweetened vision of the Fucecchio Marsh: unfortunately, she’ll never be able to forget the terror of the massacre, and several summers later, the fatigue and heat felt by those who were forced to go and cut the “sarello”, a local plant, in conditions which today wouldn’t be deemed acceptable.

An enthusiast of local history, in front of the same landscape, would focus on the testimonies to the works of man who,

over the centuries, shaped and modified the structure itself of the wetland: the canals and the system of ports, the huts, the Medici bridge of Cappiano, the Capannone farm and the tobacco dry houses, great cathedrals of industrial archaeology.

On the other hand, a naturalist would say that, luckily, the “wise hand of

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Migliaia di Storni fanno da cornice al paese di Montecarlo sul meraviglioso sfondo delle Alpi Apuane innevate (foto di F. Gianneschi).

Thousands of starlings as a backdrop to the village of Montecarlo, with the wonderful background of the snowy Apuan Alps (photograph by F. Gianneschi).

Dal 1990 a Pistoia

man” didn’t fully reach its goal of domesticating the marsh, otherwise today we’d be facing the ghost of an old natural environment, just as it happened to its twin, the Bientina Marsh. To the eyes of those who are capable of reading the great book of nature, the Fucecchio Marsh continues to offer many surprises: despite the reduced surface of

the protected area, and the operational difficulties in the last few years, the diversity of flora and fauna doesn’t disappoint visitors.

bimbe bimbe bimbe bimbe

Over 250 species of birds can be observed here during the year, including a few species which arrived very recently and make the joy of birdwatching enthusiasts: the rhythm of seasons is marked by the rhythmic passage of migratory birds which have always been crossing the same invisible routes in the sky.

When everything makes us think of the worst, and large projects seem to threat the existence itself of the big marsh, the reappearance of a species such as the harvest mouse, tiny but very important from an ecological standpoint, is enough to let us hope in this environment’s resilience to the attacks of the Anthropocene.

One, no one and one hundred thousand. What’s certain is that the Fucecchio Marsh hasn’t been created by man, and it’s up to us to preserve the several facets of the elusive “spirit of the marsh” for the future generations. ☜

Piante di ranuncolo acquatico viste da un’insolita prospettiva (foto di F. Gianneschi).

Plants of water buttercups seen from an unusual perspective (photograph by F. Gianneschi).

Disegno realizzato per la campagna Global del lancio di ipad pro ed

Pistorienses

Happy lovers town

— Nato a Pistoia 40 anni fa, ha un percorso davvero peculiare, che lo ha visto quasi subito riconosciuto tra i più brillanti designer

mondiali: nel 2010 è tra i 50 Young Guns dell’Art Directors Club di New York e fra i 20 migliori visual artist secondo la prestigiosa rivista Print Magazine.

Un intreccio minimale rivela un immaginario fatto di amore universale.

Jonathan Calugi ha uno stile originale e immediatamente riconoscibile, giocoso e profondo insieme: nei suoi lavori forme e colori si incastonano su un’unica linea continua, raccontano storie di un cosmo interconnesso.

Con loro ha girato il mondo, lavorando per alcuni dei marchi internazionali più famosi, tra cui Sony, Google, Nike e The New York Times, nonché ospitato da gallerie e università. Designer, illustratore, art director, autore. Calugi, come definisce il suo lavoro?

«A mio parere, il termine più

semplice sarebbe: disegnatore. Ma in realtà non sono così bravo a disegnare. Ho il mio modo di farlo, che trasferisco in tutto quel che faccio. Credo che alla fine il mio lavoro venga riconosciuto proprio per questo».

Ha un percorso insolito: la sua firma raggiunge musei, istituzioni culturali e una varietà di progetti commerciali e non, come le serie realizzate per alcuni giganti della Silicon Valley o per i packaging della Durex.

«La mia è una sorta di arte applicata, che si muove su un circuito davvero trasversale: ora ad esempio ho una richiesta per una carta di credito francese. In questo

momento, però, amo soprattutto fare ricerca, uscendo da pattern già sperimentati».

Com’è iniziata questa avventura?

«Come tanti colleghi, ho disegnato fin dall’infanzia. Provengo da un contesto di ‘do it yourself’, di autoformazione. All’inizio non pensavo di fare l’illustratore. Un giorno per il mio gruppo musicale pubblicai dei disegni sul web e mi iniziarono ad arrivare richieste anche dall’estero. I miei lavori nascono spontanei e primitivi, rappresentano molto di me. Oltretutto, non ritenendomi veramente capace di imitare, ho sempre messo qualcosa di mio. L’idea di amplificare l’errore è

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Apple pencil - cliente Apple Drawing made for the global campaign for the launch of iPad Pro and Apple Pencil – Apple customer Testo Giulia Gonfiantini
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diventata centrale. Non mi sento un artista digitale, le tecnologie si sono evolute ma sono ancorato a mezzi per certi versi preistorici».

I soggetti che ritrae evocano spesso la sfera quotidiana e personale: gli affetti, la casa. «Sono soggetti emotivi. Anche i miei disegni più astratti sono basati su un’idea di scrittura, di racconto, di trasposizione di qualcosa che è al 99,9% un momento di felicità o il luogo da cui provengo».

Ha mai desiderato trasferirsi altrove, magari all’estero?

«Non mi sono mai mosso da

Pistoia ed è stata una fortuna, penso che un altro ambiente avrebbe influenzato il mio percorso di crescita. Così, invece, ho capito da solo come evolvere, mentre un contesto diverso mi avrebbe probabilmente portato a rincorrere uno status anziché il mio lavoro».

Però da qui lei lavora soprattutto per il resto del mondo, dove è apprezzatissimo.

«La mia città offre la possibilità di raccontare in modo intimo. Creare e produrre nella tranquillità del mio studio è la cosa che mi dà più soddisfazione. Questo è però l’anno in cui ho deciso di

fare qualcosa per Pistoia. Non mi aspetto niente di preciso ma, avendo un figlio piccolo, mi sono detto: perché no. In cantiere ho diversi progetti».

Il suo studio è un ex capannone in una strada secondaria di un quartiere residenziale, con il nome sul campanello scritto a penna su un pezzo di nastro carta. Qual è la sua giornata tipo quando non viaggia?

«La scadenza più importante è di solito l’entrata a scuola del mio bambino. Dopo le mail, le call con gli agenti e il lavoro prendo del tempo per me, faccio sport. Poi torno a disegnare e la sera cerco di rincasare presto. Per tutto questo serve tempo, averlo è un valore incredibile. Forse in una città più caotica dovrei rincorrere una cosa o l’altra e cercherei di accontentare tutti, inseguendo la vita anziché viverla».

Come la trovano i committenti?

Il sito happyloverstown è fermo al 2010 (ma il portfolio di Calugi è su Behance, nda)...

«Le richieste arrivano anche se non le cerco, semplicemente perché non smetto mai di fare. Sono autodidatta, mi piace disegnare e se aspettassi che qualcuno me lo

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In alto Monotipo realizzato per la collaborazione con Castello D’ama. Sotto, Dancers- Opere realizzate per mostra a Los Angeles - Istituto Italian Culture Above, a monotype made for the partnership with Castello di Ama. Below, Dancers – Works made for an exhibition in Los Angeles – Institute of Italian Culture

Immagine

chiedesse probabilmente non farei nulla. Quel dominio lo comprai per altri usi attorno al 2005, alla fine invece ci pubblicai le mie cose, le diffondevo e le regalavo. A un talk, quattro anni fa a San Francisco, intervenni per Apple.

Il primo incontro con quest’ultima è del 2008, non capivo nemmeno l’inglese. Dopo che ebbi parlato un direttore creativo mi avvicinò dicendomi che era stato lui a scegliermi allora e che non aveva mai smesso di seguirmi. Certe cose, grazie anche a internet, accadono quasi senza rendersene conto».

Condividere per lei è importante. Dove trova l’ispirazione?

«Nelle piccole cose. Guardo mio figlio ad esempio, il suo modo di scrivere e colorare. E ho accanto una compagna che mi spinge a fare sempre di più. L’ispirazione per me sta nel fare, ho un taccuino dove disegno liberamente: se mi fermo a pensare mi blocco, trovo impulso nel provare a sbagliare». Un’opera che la rende felice?

«Quella per Airbnb One nel 2017, nata durante un viaggio treno e sfociata sui poster di una conferenza a San Francisco».

Come mai secondo lei piacciono così tanto i suoi disegni?

«Perché intercettano la semplicità e la connessione delle cose, insieme a un’idea di amore universale. Il mio lavoro è andato nella direzione di togliere sempre

più elementi. Così, per rifarlo, occorre mettere qualcosa di soggettivo. Non contiene quasi nulla se non una linea nera con un po’ di colore, ma piace perché racconta una storia, le persone lo guardano sentendosi leggeri». ☜

A destra il Murales realizzato a Los Angeles sulla cultura Los Angelina. A sinistra opera murale su palazzina realizzata per Ferrovie Italiane nell’ambito del programma recupero poli urbani - Scalo Farini

On the right, the mural made in Los Angeles about the Los Angeles culture. On the left, a mural on a block of flats made for Ferrovie Italiane, within the context of the program for the recovery of urban centres – Scalo Farini.

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realizzata per Apple global nell’ambito del programma Apple ambassadors Image made for Apple Global, within the context of the Apple Ambassador program.
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Il meraviglioso murales realizzato

a New York per l’apertura del

The wonderful mural made by Jonathan Calugi in New York, for the opening of the first Casper sleeping store.
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da Jonathan Calugi primo negozio Casper sleeping.

Pistorienses

Happy lovers town

Born in Pistoia 40 years ago, his journey has been truly remarkable as he almost immediately found himself among the world’s most brilliant designers. In 2010, he was among the 50 Young Guns of the Art Directors Club of New York and among the 20 best visual artists, according to the prestigious Print Magazine. In basso opere realizzate per la Dansada, un’etichetta di vino spagnola e a destra Just Do It, opera realizzata per Nike nell’ambito di una campagna globale utilizzata poi negli store sulle bag e su altri supporti.

Below, works made for Dansada, a Spanish wine label and, on the right, Just Do It, a work made for Nike within the context of a global campaign, which was then used in stores on bags and other supports.

Aminimalist weave reveals the imagery of universal love. Jonathan Calugi has an original, immediately recognizable style that is playful and profound in his works. Shapes and colors fit on a continuous line, telling stories of an interrelated cosmos. With these works, he has traveled the world, working for some of the most famous international brands, including Sony, Google, Nike, and the New York Times, as well as being hosted by galleries and universities.

Calugi, how would you describe your work as a designer, illustrator, art director, and author?

“I think the simplest term would be as a designer as I am not very good at drawing. However, I have my way of doing things, which I transfer into everything I do. I think that in the end, my work is recognized for that”. Your journey has been unusual. Your signature can be found in museums, cultural institutions, and various commercial and non-commercial projects, such as the series for some Silicon Valley giants or Durex packaging. “Mine is a kind of applied art, which moves on a transversal circuit. So, for example, I have a work request for a French credit card. At the moment, however, I love to research and break out of tried and tested patterns.

How did this adventure begin?

“Like many of my colleagues, I’ve been drawing since childhood. I come from a “do it yourself” background of self-education. At first, I didn’t think of being an illustrator. Then, one day I published drawings on the web for my music group and started getting requests even from abroad. My works emerge as spontaneous and primitive, symbolizing a lot of me. Moreover, since I don’t consider myself capable of imitation, I have always added something of my own. The idea of amplifying error has become central. I don’t feel like a digital artist. Technologies have evolved, but I am anchored to means that are in some ways prehistoric.”

The subjects you portray often evoke the everyday and personal sphere: affection and the home.

“They’re emotional subjects. Even my more abstract drawings are based on an idea of writing, storytelling, transposition of something that is 99.9 percent a moment of happiness or the place where I come from.”

Have you ever wanted to move elsewhere, perhaps abroad?

“I have never moved from Pistoia, and it was lucky. I think another milieu would have affected my growth. So instead, I figured out how to evolve by myself, whereas a different context would probably have led me to chase after status rather than my work.”

From here, however, you’ve worked mainly for the rest of the world, where you are highly appreciated. “My city offers the opportunity for intimate storytelling. Creating and producing in the tranquility of my studio is what gives me the most satisfaction. However, this is the year I decided to do something for Pistoia. I don’t expect anything specific, but, having a young son, I asked myself why not. I have several projects in the pipeline.”

Your studio is a former shed on a side street in a residential neighborhood, with the name on the doorbell written in pen on a piece of paper tape. What is your typical day when not traveling?

“The most important deadline is usually when my son goes to school. Then, after emails, calls with agents, and some work, I take time for myself. I play sports. Then I go back to drawing and try to get home early in the evening. All this takes time, and having it is precious. Maybe in a more chaotic city, I would have to chase after one thing or another and try to please everyone, chasing life instead of living it.”

How do clients find it?

Unfortunately, the happyloverstown website has been down since 2010 (but Calugi’s portfolio is on Behance, nda)

“The requests come even if I’m not looking for them, simply because I never stop working. I’m self-taught, and I like to draw. If I had waited for someone to ask me, I probably wouldn’t have done anything. I bought that domain for other purposes around 2005. Eventually, I published my stuff there, spread it around, and gave it away. At a talk four years ago in San Francisco, I spoke for Apple. My first meeting with them was in 2008, and I didn’t even understand English. After I had spoken, a creative director approached me and told me that he was the one who had chosen me and that he had never stopped following me. Thanks in part to the Internet, some things happen almost without realizing it.”

Sharing is essential to you. So where do you find inspiration?

“For example, I look at my son’s writing and colors In the little things. And I have a partner who pushes me to do increasingly more. Inspiration for me lies in the doing and the making. I have a notebook where I draw freely. If I stop to think I get stuck, I’m motivated to make mistakes.”

One work that makes her happy?

“The one for Airbnb One in 2017, which came to mind during a train trip and resulted in posters for a conference in San Francisco.”

Why do you think people like your drawings so much?

“Because they understand the simplicity and connectedness of things, along with an idea of universal love. My work’s gone in the direction of removing ever more elements. So, to do it again, something subjective has to be put in. It contains almost nothing but a black line with some color, but it is pleasant because it tells a story. So people who look at it feel weightless.” ☜

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Tommaso del Buono

Lo “scrittore” di paesaggi

Abbiamo incontrato uno dei più famosi architetti paesaggisti d’Europa e con lui abbiamo ripercorso la sua carriera fino agli ultimi e importanti lavori, realizzati impiegando il verde delle piante pistoiesi della Giorgio Tesi Group

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Testo Lorenzo Baldi Foto
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del Buono • Gazerwitz Landscape Architecture

In questa pagina due scorci di altrettanti meravigliosi giardini privati progettati da Del Buono, certamente uno degli architetti paesaggisti più famosi d’Europa.

In this page, two glimpses of two wonderful private gardens designed by Del Buono, who’s certainly one of the most famous landscape architects in Europe.

Tommaso del Buono è un architetto paesaggista che ha lasciato la nativa Firenze negli anni ‘80 per studiare all’Università di Greenwich. Dopo aver completato gli studi nel 1987, ha lavorato a Londra e dopo un periodo di 3 anni presso Michael Hopkins and Partners, è entrato a far parte dello studio di Arabella Lennox-Boyd dove, nel corso di una collaborazione durata 10 anni, è stato coinvolto in una vasta gamma di progetti sia nel Regno Unito che all’estero. Come progettista di giardini, Tommaso, che fa parte della giuria per i premi Society of Garden Designers (SGD), ha scritto per pubblicazioni tra cui “Gardens Illustrated” e “The Guardian”. Nel 2000 fonda con Paul Gazerwitz la del Buono - Gazerwitz , cresciuta nel tempo fino a diventare uno studio consolidato di otto persone che lavora su alcuni dei giardini e delle proprietà più prestigiose della Gran Bretagna e dell’intera Europa. Con un portafoglio attuale di importanti progetti sia nel Regno Unito che in Francia, Svizzera e Toscana, del Buono Gazerwitz ha consolidato la sua reputazione di team di progettazione sensibile ai paesaggi, ai materiali e alle persone con cui lavora grazie anche a esperienze in luoghi come la Grecia, il Lussemburgo, gli Stati Uniti e i Caraibi. Il loro lavoro è stato ampiamente pubblicato in diverse riviste e libri sia nel Regno

Unito che all’estero e il 2008 ha visto la creazione del loro primo show Garden al Chelsea Flower Show, ‘Summer Solstice’, per lo sponsor Daylesford Organic (Silver Gilt Medal). Nel 2014, utilizzando anche le piante provenienti dai vivai di Giorgio Tesi Group, hanno ricevuto una medaglia d’oro per il giardino che hanno creato per il “Daily Telegraph”, realizzando un progetto ispirato dai classici giardini all’italiana. Recentemente hanno curato la progettazione

di un giardino per un grande albergo di Venezia e soprattutto quello del Davines Village di Parma, creato anche per rendere migliore la vita di chi lavora per l’azienda, aggiungendo tanta qualità all’esperienza lavorativa. Durante gli anni – queste le parole di Tommaso del Buono – lo studio ha continuato sempre a crescere e dal 2016 è esploso il lavoro anche in Italia tanto che l’anno successivo abbiamo aperto una succursale anche a Firenze con la presenza

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fissa di due persone che curano sia i lavori in Italia che un grande e importante progetto in Grecia, che durerà per molto tempo e per il quale Giorgio Tesi Group ci ha fornito molte piante. Nel 2022, proprio con il progetto del Davines Village, ho vinto il premio istituito dalla Society of Garden Designers (SGD) per il miglior progetto commerciale internazionale, che poi ha vinto anche il primo premio assoluto.

Con Giorgio Tesi la collaborazione si è molto rafforzata nel 2015-2016, quando realizzando un giardino a Capalbio mi sono rivolto al vivaio di Orbetello dove abbiamo acquistato diverse piante e dove ho potuto apprezzare la grande qualità dei prodotti. Successivamente, per un importante lavoro in Francia mi sono rivolto sempre alla GTG per le alberature, la struttura del giardino, le siepi e per le piante mediterranee. Da quel momento abbiamo iniziato un rapporto di collaborazione continuo e frequente con le piante dell’azienda pistoiese spesso protagoniste dei nostri lavori. Nel 2018/19 abbiamo poi realizzato e completato il grande progetto del Davines Village a Parma, azienda del settore della cosmetica con un ethos molto verde, con uno statuto all’avanguardia e con una politicy mirata alla protezione e al miglioramento ambientale. Da parte nostra siamo intervenuti sul

paesaggio creando un grande orto scientifico che rappresenta un po’ un grande laboratorio a cielo aperto dove si possono coltivare le varie essenze che l’azienda utilizza per la realizzazione dei propri prodotti e caratterizzando i due cortili presenti, liberi di impiegare tutta la nostra creatività per realizzare sia un a sorta di show room aziendale all’aria aperta che un luogo ricco di verde e quindi in grado di arricchire le vita dei lavoratori, bello, ricco di pace e di calma, dove gli impiegati sono invitati dall’azienda a passare più tempo possibile, organizzare riunioni o lavorare, grazie alla completa copertura wifi. Molte delle essenze e del verde impiegato provengono proprio dalla Giorgio Tesi Group e devo dire che della vostra azienda oltre alla qualità del prodotto apprezzo molto l’efficientissimo servizio logistico. Architetto, come vede il futuro del mondo e quale ruolo avrà il verde in questo processo? Per quanto riguarda il futuro, ormai da una ventina di anni da tutti i punti di vista è aumentata notevolmente la consapevolezza dell’importanza della sostenibilità e della protezione dell’ambiente e di conseguenza del Mondo intero e in questo processo il verde e le piante sono senza dubbio tra gli attori principali. Un trend che certamente si consoliderà sempre di più, diventando sempre più un elemento importantissimo in ogni progetto, sia nuovo che di recupero. Come progettisti del verde dobbiamo accelerare questo processo e incoraggiare questa presa di coscienza comune favorendo tali cambiamenti, naturalmente con la consapevolezza del cambiamento climatico che è sotto gli occhi di tutti, magari cercando di fare grande attenzione ai materiali che vengono utilizzati tenendo conto che l’acqua sarà una risorsa sempre più utilizzata e quindi preziosissima. Come si percepisce a livello internazionale il ruolo di Pistoia come Capitale Europea del verde?

Pistoia è per me una città molto familiare ed ha una storia conosciuta. Avendo lavorato per 40 anni nel mondo del paesaggismo e quindi avendo avuto modo di vedere molti vivai in tutta Europa non posso che apprezzare la qualità

e la concentrazione di coltivazioni che si hanno nella vostra città. Pistoia a livello internazionale rappresenta un po’ una sorta di boutique del verde, un luogo dove si trova di tutto e di ottima qualità: un luogo unico in tutta Europa per la selezione e la qualità delle piante prodotte. Mi pare che per il comparto vivaistico pistoiese le cose continuino ad andare molto bene e di questo sono davvero contento. ☜

Sopra, un particolare di un altro giardino privato e in basso, un primo piano di Tommaso Del

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Buono. Above, a detail of another private garden and, below, a close shot of Tommaso Del Buono.

The beautiful park of Davines Village in Parma, created and designed also to improve the lives of those who work for the company by adding a lot of quality to their professional experience: a beautiful place, full of green, peace and calm…

Il bellissimo parco del Davines Village di Parma, creato e progettato anche per rendere migliore la vita di chi lavora per l’azienda, aggiungendo tanta qualità all’esperienza lavorativa: un luogo ricco di verde, bello, ricco di pace e di calma…

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The landscape “writer”

We met one of the most important landscape architects in Europe and we retraced with him his career, up to his latest and most important works, made by using the green of Giorgio Tesi Group plants from Pistoia.

Tommaso del Buono is a landscape architect who left his native Florence in the 80’s to study at the University of Greenwich. After completing his studies in 1987, he worked in London and after a 3-year period at Michael Hopkins and Partners, he joined Arabella LennoxBoyd’s studio where, during a 10-year partnership, he was involved in a wide range of projects both in the UK and abroad. As a garden designer, Tommaso, who’s a member of the jury for the Society of Garden Designers (SGD), wrote for publications such as “Gardens Illustrated” and The Guardian. In 2000, he founds del Buono-Gazerwitz along with Paul Gazerwitz. The firm has been growing over time, until

becoming an established studio of eight people who work on some of the most prestigious gardens and properties in the United Kingdom and throughout Europe. With a current portfolio of important projects both in the United Kingdom and in France, Switzerland and Tuscany, del Buono-Gazerwitz established its reputation as a design team which is sensitive to landscapes, materials and people they work with, also thanks to experiences in places such as Greece, Luxembourg, United States and the Caribbean. Their work has been widely published in several magazines and books, both in the United Kingdom and abroad, and 2008 saw the creation of their first garden show at the Chelsea Flower Show, “Summer Solstice”, for the sponsor Daylesford Organic (Silver Gilt Medal) whereas in 2014, by using also the plants coming from Giorgio Tesi Groups’s nurseries, they received a gold medal for the garden they created for the Daily Telegraph (a project inspired to the classic Italian-style gardens). Recently, they oversaw the design of a garden for a big hotel in Venice and, in particular, the design of the garden of

the Davines Village in Parma, created also to improve the life of those who work for the company by adding a lot of quality to the professional experience. Over the years – these are the words by Tommaso del Buono – the studio has always continued to grow and, since 2016, the workload has been exploding also in Italy, and the next year we opened a branch also in Florence, with the stable presence of two persons who oversee both the works in Italy and a large and important project in Greece – which will last for a long time – for which Giorgio Tesi Group provided us with several plants. In 2022, thanks to the project for Davines Village, I won the prize established by the Society of Garden Designers (SGD) for the best international commercial project, which later on won also the outright first prize.

We strengthened our partnership with Giorgio Tesi in 2015-16. I was working on a garden in Capalbio and I reached out to the nursery in Orbetello, where we bought several plants and I could appreciate the great quality of products. Later on, for an important project

Tommaso del Buono
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in France, I reached out to GTG for the trees, structure of the garden, hedgerows and Mediterranean plants. From that moment on we started a continuous and frequent partnership, and the plants made by the company in Pistoia have often been the protagonists of our works. In 2018/10, we carried out and completed the large project for Davines Village in Parma, which is a company in the field of cosmetics with a very green ethos, a state-of-the-art statute and a policy aimed at protection and environmental improvement. We acted on the landscape, by creating a big scientific garden which somehow represents a big outdoor laboratory, where you can grow the different essences that the company uses to create its own products, and characterizing the two courtyards. We were free to use all our creativity to create a sort of outdoor showroom for the company, but also a place full of green and, therefore, capable of enhancing the lives of workers: a beautiful place, full of peace and calm, where employees are invited by the company to spend as much time as possible, host meetings or work, thanks to the full wi-fi coverage. Many of the essences and the green elements that we used come from Giorgio Tesi Group, and I must say that what I appreciate about your company, as well as the quality of products, is the very effective logistics.

Architect, how do you see the future of the world and what role will green have in this process?

As regards the future, the awareness of the importance of sustainability and environmental protection,

and subsequently the importance of protecting the whole world, has significantly increased from every point of view, and green and plants are undoubtedly among the main actors in this process. This trend will definitely become more and more established and will increasingly become a very

important element both for new and recovery projects. As garden designers, we must accelerate this process and encourage this common awareness by promoting these changes. Obviously, we must be aware of climate change, which is there for all to see: perhaps we should try and pay much attention to the materials we use, keeping in mind that water will be more and more used and, therefore, will be an extremely valuable resource.

How is the role of Pistoia, as European Green Capital, perceived at the international level?

Pistoia is a city I know very well and its history is very well-known. I’ve been working in the world of landscape architecture for 40 years and I had the chance to see several nurseries throughout Europe, therefore I can only appreciate the quality and number of cultivations in your city. At an international level, Pistoia represents a sort of green boutique, a place where you can find several products of good quality: a unique place throughout Europe for the variety and quality of produced plants. I think that things are continuing to go very well for the nursery stock industry in Pistoia, and I’m very happy about it. ☜

Nel 2022, proprio con il progetto del Davines Village, lo studio Del Buono Gazerwitz ha vinto il premio istituito dalla Society of Garden Designers (SGD) per il miglior progetto commerciale internazionale, che poi ha trionfato anche nella classifica assoluta.

In 2022, thanks to the project for the Davines Village, the Del Buono Gazerwitz studio won the prize established by the Society of Garden Designers (SGD) for the best international commercial project, which later on also won the outright first prize.

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Vivaismo, successo del made in Italy nel Mondo

Giorgio Tesi Group Regina d’Europa

— All’IPM di Essen, l’azienda vivaistica pistoiese, prima italiana a raggiungere le finali dell’importante concorso internazionale

Nella foto, a sinistra Marco Cappellini, Direttore Generale e a destra Fabrizio Tesi, legale rappresentante di Giorgio Tesi Group. I primi 50 anni di storia e di continua crescita dell’azienda vivaistica pistoiese sono stati recentemente raccontati dalla prestigiosa rivista Forbes, che l’ha incoronata “Regina del verde” nel segno della sostenibilità.

In the photograph, on the left Marco Cappellini, General Director, and on the right Fabrizio Tesi, legal representative of Giorgio Tesi Group. The prestigious magazine Forbes recently narrated the first 50 years of history and continuous growth of the nursery from Pistoia and crowned it as a “Queen of the green” in the name of sustainability.

IGOTY Awards 2023, si aggiudica la medaglia d’argento nella categoria Finished Plants & Trees

Dopo essere entrata a far parte nel settembre dello scorso anno di #GreenHeroes, il progetto lanciato da Alessandro Gassmann assieme ad Annalisa Corrado e realizzato con il supporto scientifico di Kyoto Club per premiare quelle persone e quelle imprese “campioni” in Italia dell’economia circolare, Giorgio Tesi Group continua nel suo percorso di crescita e nell’anno che vede festeggiare i suoi 50 anni di attività, l’azienda che fa capo alla famiglia Tesi, leader in Europa per produzione di piante ornamentali, dimensioni e superficie coltivata, festeggia un importantissimo riconoscimento.

Nel mese di gennaio 2023 all’IPM di Essen, la Fiera Internazionale delle Piante con la presenza di operatori del settore da tutto il mondo e ben 1.577 espositori provenienti da 45 nazioni, nell’ambito del concorso International Grower of the Year

(IGOTY) 2023, è stata infatti premiata dall’International Association of Horticultural Producers (AIPH) come miglior azienda vivaistica europea nella categoria Finished Plants & Trees, seconda solo alla canadese Brookdale Treeland Nurseries Ltd. Istituiti nel 2009 con il supporto di Royal FloraHolland e FloraCulture International, gli IGOTY Awards riconoscono le migliori pratiche in orticoltura dei più importanti vivai di produzione ornamentale di tutto il mondo, evidenziando l’esperienza, la storia, la qualità e l’energia che offrono a tutto il settore.

Per la nostra azienda, che proprio quest’anno festeggia i 50 anni di attività – queste le parole di Fabrizio Tesi, legale rappresentante di Giorgio Tesi Group – è davvero un grande orgoglio aver ottenuto questo importante riconoscimento internazionale e un ulteriore motivo di soddisfazione è che siamo la prima azienda vivaistica

italiana a raggiungere la finale e ad essere premiata. Uno stimolo importante per guardare con grande ottimismo al futuro del nostro settore con l’obiettivo di rilanciare con forza il ruolo del vivaismo italiano nel mondo, forti della consapevolezza che si è creata a tutti i livelli della società dell’importanza e del ruolo del verde per il futuro del mondo. La sostenibilità e il rispetto dell’ambiente sono infatti valori ormai riconosciuti universalmente. Un ulteriore riconoscimento per un’azienda che si è sempre distinta per il suo impegno verso la sostenibilità ambientale – tanto da essere stata la prima italiana ad ottenere la certificazione EMAS – e l’innovazione tecnologica. Grande successo, quindi, per il made in Italy e per le piante toscane e pistoiesi, che Giorgio Tesi Group esporta in oltre 60 paesi del mondo. ☜

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Nurseries,

success of made in Italy in the world

Giorgio Tesi Group, the queen of Europe

The nursery from Pistoia, the first Italian company to reach the finals at the important international competition IGOTY Awards 2023, wins the silver medal in the Finished Plants & Trees category at the IPM trade fair in Essen.

After joining in September last year #GreenHeroes, the project launched by Alessandro Gassmann along with Annalisa Corrado and carried out with the scientific support of Kyoto Club to award the Italian “champions” (people and companies) in the field of circular economy, Giorgio Tesi Group continues its growth path and in the year which marks its 50 years of activity the company belonging to the Tesi family, a European leader in terms of production of ornamental plants, size and area under cultivation, celebrates a very important award.

In fact, in January 2023 the company was awarded by the International Association of Horticultural Producers (AIPH) as best European nursery in the Finished Plants & Trees category, second only to the Canadian company

Brookdale Treeland Nurseries Ltd., in the context of the International Grower of the Year (IGOTY) 2023 competition at the IPM (International Plant Fair) in Essen, attended by operators in the sector and as many as 1577 exhibitors coming from 45 nations. The IGOTY Awards, established in 2009 with the support of Royal FloraHolland and FloraCulture International, recognize the best practices in the field of horticulture by the most important ornamental nurseries throughout the world, highlighting the experience, history, quality and energy that they offer to the whole industry. Our company, which this year celebrates its 50 years of activity, - these are the words of Fabrizio Tesi, legal representative of Giorgio Tesi Group – is really proud of obtaining this important international award, and the fact of being the first Italian nursery to reach the final and be awarded is a further reason for satisfaction. This is an important stimulus to look with great optimism at the future of our sector, with the aim of strongly relaunching the role of the Italian nursery stock industry all over the world, strengthened by the newly-created awareness of the

importance and the role of green for the future of the world. In fact, the values of sustainability and respect for the environment are universally recognized. A further award for a company which has always distinguished itself for its commitment towards environmental sustainability – so much so that it was the first Italian company to obtain the EMAS certification – and technological innovation. Therefore, it was a great success for the made in Italy and for the plants from Tuscany and Pistoia, which Giorgio Tesi Group exports to over 60 countries in the world. ☜

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In alto a sinistra Tiziano Tesi e Edward Strijbis premiati a Essen per Giorgio Tesi Group nella categoria Finished Plants & Trees Silver nell’ambito degli IGOTY Awards 2023. In alto e in basso, momenti di lavoro nei vivai dell’azienda pistoiese, dove rispetto dell’ambiente e sostenibilità rappresentano il fulcro dei metodi di produzione agricola.

On the top left, Tiziano Tesi and Edward Strijbis awarded in Essen for Giorgio Tesi Group in the Finished Plants & Trees Silver category, in the context of the IGOTY Awards 2023. On the top and on the bottom, moments of work in the nursery of the company from Pistoia, where the respect of environment and sustainability is at the core of agricultural production methods.

Good Agricultural Practice

Un’altra importante certificazione internazionale per l’azienda vivaistica pistoiese, che ne attesta le buone pratiche agricole nella coltivazione delle piante

Giorgio Tesi Group, una delle aziende vivaistiche leader in Europa per produzione di piante ornamentali, dimensioni e superficie coltivata ha recentemente ottenuto il marchio GLOBAL G.A.P. che certifica l’azienda per lo standard di Sicurezza Integrata in Agricoltura. Il processo di verifica prende in esame tutti gli elementi di sicurezza e sostenibilità afferenti i più svariati aspetti della produzione partendo dalla gestione rifiuti e inquinamento, passando dalla difesa fitoiatrica fino all’utilizzo consapevole delle risorse energetiche. L’etichetta GGN dimostra che i prodotti sono stati coltivati secondo pratiche responsabili e certificate, incrementando anche la trasparenza della catena di fornitura, visto che questa fornisce una fonte di informazioni sulle origini del prodotto, che garantisce l’impegno dell’azienda nella direzione della sostenibilità ambientale e dell’utilizzo razionale dei fattori produttivi. La tutela dell’ambiente è al centro della filosofia della certificazione che controlla l’applicazione in campo delle buone pratiche agricole, fulcro del metodo di produzione dell’azienda.

Giorgio Tesi Group si impegna costantemente affinché le proprie piante crescano in un ambiente sano e sicuro, nel rispetto delle tre virtù dell’eco efficienza: certificazioni, monitoraggio dei consumi e sostenibilità.

Giorgio Tesi Vivai è stata la prima azienda vivaistica italiana ad aver ottenuto la certificazione EMAS, inoltre, ha confermato le certificazioni ambientali e di sistema di gestione aziendale più importanti a livello internazionale: ISO 14001 (certificato n° 13282), registrazione EMAS secondo regolamento CE n° 1221/90 (Registrazione n° IT 001442), ISO 9001 (Certificato n° 22329) e MPS classe A (Certificato n° 802529); certificazioni rilasciate da importanti Enti di certificazione accreditati (Certiquality, Ministero Ambiente ISPRA, MPS-ECAS). Nel 2020 la nostra azienda ha anche ottenuto l’autorizzazione ad utilizzare il marchio di qualità VivaiFiori.

Another important international certification for the nursery from Pistoia, which attests its good agricultural practice as regards the cultivation of plants

Giorgio Tesi Group, one of the leading nurseries in Europe in terms of production of ornamental plants, size and area under cultivation, has recently obtained the GLOBAL G.A.P certification, which certifies that the company complies with the Integrated Farms Assurance standards. During the verification process, all the safety and sustainability elements related to the most diverse aspects of production are carefully assessed, starting from the management of waste and pollution to the phytoiatric defense and the aware use of energy resources. The GGN label shows that products were cultivated according to responsible and certified practices, also leading to an increase in the transparency of the supply chain, since the latter provides a source of information on the origins of the product and guarantees the company’s commitment towards environmental sustainability and a rational use of production factors. Environmental protection is at the core of the philosophy of the certification, which monitors the on-field implementation of good agricultural practice, at the heart of the company’s production method.

Giorgio Tesi Group is constantly striving to allow its plants to grow in a healthy and safe environment, in full compliance with the three values of ecoefficiency: certifications, monitoring of consumption and sustainability. Giorgio Tesi Vivai was the first Italian nursery to obtain the EMAS certification; furthermore, it confirmed the most important environmental and corporate management system certifications at international level: ISO 14001 (certification n. ° 13282), EMAS registration according to the CE regulation n° 1221/90 (registration n.° IT 001442), ISO 9001 (certification n.° 22329) and MPS class A (certification n. ° 802529), issued by important accredited certification bodies (Certiquality, ISPRA Ministry of Environment, MPSECAS). In 2020, our company also obtained the authorization to use the VivaiFiori quality label.

ZOOM
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SALVARE SPECIE

DALL’ESTINZIONE. C’È CHI PUÒ.

Gli zoo e gli acquari giocano un ruolo decisivo nella conservazione della natura: molte delle 95 specie dichiarate “estinte in natura” e presenti nel 1950 solo nelle Istituzioni zoologiche, oggi sono tornate nei loro habitat originari grazie all’incessante lavoro in rete di professionisti della conservazione.

La prestigiosa rivista Science ha da poco pubblicato un articolo i cui autori (tra cui Thomas Abeli che lavora all’Università di Roma Tre) hanno messo sotto la lente d’ingrandimento il destino di 95 specie animali e vegetali dichiarate, nel 1950, “estinte in natura” dall’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura). La loro sopravvivenza è stata possibile solo all’interno di zoo, acquari, orti botanici e banche dei semi. Animali imponenti come il Bisonte europeo (Bison bonasus) o il Cervo di Padre David (Elaphurus davidianus) sopravvivevano solo in ambiente controllato negli zoo ma grazie all’incessante lavoro di veterinari, biologi, specialisti della conservazione oggi possiamo di nuovo immaginarli nei loro habitat originari.

Gli zoo si sono dimostrati delle vere e proprie “arche” che hanno traghettato nel futuro specie che altrimenti avremmo già perso.

Non tutte le storie sono state di successo e tra le specie che non potremo più vedere c’è, ad esempio, un piccolo pesce gatto (Megupsilon aporus) che viveva nelle pozze d’acqua del Messico. Gli insuccessi spesso

sono dovuti al fatto che il numero di individui con cui è possibile iniziare un progetto di allevamento è così basso da non poter garantire una popolazione geneticamente sana.

Per fortuna le storie di successo sono molte di più e meritano di essere raccontate. Tra queste quella che dei Cavalli di Przewalski (Equus ferus przewalskii), reintrodotti in Asia ed Europa orientale, o quella degli Orici dalle corna a sciabola (Oryx dammah) che di nuovo corrono in Tunisia, Marocco e Senegal.

I successi sono possibili solo grazie all’imponente rete che collega gli sforzi delle singole istituzioni, li coordina e li potenzia.

Il ruolo degli zoo e degli acquari italiani nell’ultimo decennio ha portato al salvataggio di oltre 4000 animali grazie all’allevamento in ambiente controllato e al ripopolamento in natura.

Il gruppo eduzoo (educatori dell’Unione Italiana Zoo e Acquari) ha raccolto “10 storie di successo” in una pubblicazione che mette l’accento sulle azioni capillari che hanno permesso di salvare dall’estinzione altrettante specie animali. Si tratta di un piccolo esempio di tutela

A sinistra: Pinguini africani (Speniscus demersus) al GZP.

Il Parco partecipa attivamente al progetto per la salvaguardia di questa specie dichiarata a elevato rischio di estinzione.

A destra: Cavallo di Przewalskii (Equus ferus przewalskii)

della natura ma si legge bene la forza del lavorare insieme. Per questo motivo il volumetto è stato ripreso e pubblicato da Riverse The Red, il movimento voluto dall’IUCN per far sì che davvero si possa invertite la rotta dell’estinzione delle specie unendo i singoli sforzi, pianificando le azioni e coordinando le risorse.

Al Giardino Zoologico di Pistoia siamo impegnati in molti progetti, alcuni hanno come protagonista specie carismatiche come i Panda minori (Ailurus fulgens) o i Pinguini africani (Spheniscus demersus), altri riguardano specie meno appariscenti ma altrettanto fondamentali per gli habitat da cui provengono come il Ragno lupo di Madera (Hogna ingens) o la Testuggine palustre europea ingauna (Emys orbicularis ingauna). Piccole storie a cui il Parco pistoiese contribuisce ogni giorno grazie non solo alla professionalità e alla passione delle persone che ci lavorano, ma anche al supporto economico dei visitatori. La conservazione della natura necessita di importanti finanziamenti.

L’associazione Europea degli Zoo e degli Acquari (a cui appartiene anche il GZP) dal 2016 al 2021 ha investito oltre 127 milioni e 200 mila euro in progetti di tutela della Natura direttamente nei luoghi d’origine delle specie protette, risultando così tra le principali associazioni mondiali che investono nella tutela di specie in via d’estinzione e dei loro habitat.

L’appello degli autori dell’articolo su “Science” è chiaro: gli zoo hanno dimostrato di avere le competenze e i mezzi per salvare dall’estinzione le specie minacciate ma per potenziare questa importante azione hanno bisogno di investimenti e di sostegno da parte dei governi.

Se vuoi sostenere il nostro lavoro Adotta una specie!

P ubbli NATURART
Eleonora Angelini Responsabile della didattica e comunicazione Giardino Zoologico di Pistoia
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The prestigious magazine Science recently published an article, whose authors (including Thomas Abeli, who works at the University of Roma Tre) examined the destiny of 95 animal and vegetal species which, in 1950, were declared “extinct in nature” by the IUCN (International Union for the Conversation of Nature). Their survival was possible only within zoos, aquariums, botanic gardens and seed banks.

Imposing animals such as the European bison (Bison bonanus) or the Père David’s deer (Elaphurus davidianus) survived only in a controlled environment within zoos, but thanks to the incessant work of veterinaries, biologists and conservation specialists we can now imagine them again in their original habitats.

Zoos turned out to be actual “arks”, which projected to the future a few arks which, otherwise, we would have already lost. Not all stories were successful and, among the species that we won’t be able to see again, there is, for example, a small catfish (Megupsilon aporus) which used to live in water holes in Mexico. Failures are often due to the fact that the

number of subjects with whom you can start a breeding project is so low that you can’t guarantee a genetically healthy population.

Luckily, successful stories are many more, and they deserve to be narrated. Among them is the story of Przewalski’s horses, reintroduced in Asia and Eastern Europe, or that of the scimitar-horned oryxes (Oryx dammah) which are now running again in Tunisia, Morocco and Senegal. Such successful stories are possible only thanks to the impressive network which connects each institution’s efforts, coordinates and enhances them.

The role of the Italian zoos and aquariums in the last decade led to the rescue of over 4000 animals, thanks to controlled environment breeding and repopulation in nature.

The EduZoo group (educators from the Italian Association of Zoos and Aquariums) collected “10 successful stories” in a publication which focuses on the capillary actions which allowed to save ten animal species from being extinct. It’s a small example of protection of nature, but you can clearly see the

strength of working together. Because of this, the small book has been taken up and published by Reverse the Red, the movement wanted by the IUCN to actually reverse the course of extinction of species, by joining individual efforts, planning actions and coordinating resources.

At Pistoia Zoological Garden we are working on several projects: some of them have as protagonists a few charismatic species such as the red panda (Ailurus fulgens) or the African penguin (Spheniscus demersus). Other projects involve species which are less eye-catching, but equally essential for the habitats they come from, such as the Deserta Grande wolf spider (Hogna ingens) or the European pond turtle (Emys orbicularis ingauna). Small stories to which Pistoia Zoological Garden contributes every day, not only thanks to the professionalism and passion of those who work there, but also thanks to the economic support of visitors. Significant funding is needed to preserve nature. From 2016 to 2021, the European Association of Zoos and Aquariums (to which also the Pistoia Zoological Garden belongs) invested over 127,200,000 euros in nature protection projects, directly in the places of origin of the protected species, and turned out to be one of the main global associations which invest in the protection of species which are becoming extinct and their habitats. The call launched by the authors of the article in Science is clear: zoos have shown that they have the skills and tools needed to save the threatened species from being extinct, but in order to enhance such important action they need investment and support from governments.

If you want to support our work, adopt a species!

P ubbli NATURART www.zoodipistoia.it
SAVING SPECIES FROM BECOMING EXTINCT. SOMEBODY CAN.
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Zoological gardens and aquariums play a key role in preserving nature: many of the 95 species which were declared “extinct in nature”, and were present in 1950 only in zoological institutions, are now back to their original habitats thanks to the incessant networking of conservation professionals.
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Arte e territorio

Legati da una reliquia

NATURART accompagna i suoi lettori nella vicina città di Prato per raccontare la storia della “Madonna col bambino”

di Giovanni Pisano e della Sacra Cintola, una reliquia che in qualche modo, dal 1312, rappresenta un legame importante con la città di Pistoia.

Dopo che lo sguardo ha vagato nell’animata festa di colori e personaggi delle Storie della Vergine, magistralmente affrescate da Agnolo Gaddi nella Cappella della Cintola del Duomo di Prato, oltre il filtro discreto e prezioso della cancellata rinascimentale di Maso di Bartolomeo che protegge la cappella si intravede, isolato, il ricco altare settecentesco in marmi pregiati, con imponente gradino in argento che sembra far ala per dar risalto, al centro, a una statua marmorea della Madonna col

bambino, di dimensioni contenute, ma un grande capolavoro di Giovanni Pisano.

La scultura non è legata a eventi prodigiosi, diversamente da altre venerate immagini mariane intorno alle quali sorsero dei santuari (ben quattro a Prato: Carceri, Soccorso, Pietà e Giglio), ma è ugualmente molto cara ai pratesi, perchè costituisce fin dall’origine l’elemento visibile che segnala la presenza della reliquia del Sacro Cingolo, la cintura della Vergine, racchiusa nell’altare sottostante e mostrata solo cinque volte l’anno (Natale, Pasqua, 1° maggio, 15 agosto e 8 settembre).

E come Madonna della Cintola l’immagine è da sempre invocata. Le dimensioni derivano dal fatto che la scultura fu creata per ornare un piccolo altare (1292), sul lato

testo
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Claudio Cerretelli

Giovanni Pisano, Madonna della Cintola, inizi XIV secolo, Prato, Cattedrale, Cappella della Sacra Cintola (fototeca Ufficio Beni Culturali Diocesi di Prato)

Giovanni Pisano, Madonna of the Girdle, early XIV century, Prato, Cathedral, Chapel of the Holy Girdle (photographic files from the Cultural Heritage Office of the Diocese of Prato)

sinistro del coro, che custodiva il Sacro Cingolo; solo nel 1395 fu posta nell’attuale Cappella, appena completata, come coronamento dell’altare (poi rifatto nel Settecento).

Fin dal XIV secolo la venerata immagine si presentava coperta per devozione con vesti e mantelline preziose, impedendo così a lungo di apprezzarne le forme e l’altissima qualità, tanto che solo nell’Ottocento fu riconosciuta come opera di Giovanni Pisano, e tra i più alti raggiungimenti del geniale artista. Tradizionalmente la scultura veniva datata intorno al 1312 (anno in cui avvenne un tentato furto della sacra Cintola e fu decisa la realizzazione dell’attuale transetto della chiesa), ma rispetto alla solenne classicità delle opere del Pisano di quegli anni - come le Madonne di Pisa, Genova e Berlino -, la nostra statua, con bellissime, diversificate vedute di fianco e sul retro, sembra più vicina al drammmatico dinamismo

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del Pulpito di Pistoia (1299-1301), caratterizzata come quello da una forte spiritualità e tensione. La scultura è come animata da un moto ascendente creato dalle ampie pieghe del manto, che conduce lo sguardo a risalire la figura seguendo questa linea di energia compressa, che si scarica nell’intenso, sereno colloquio di sguardi tra Madre e Figlio.

La Vergine, che tiene il Bambino sul braccio sinistro, sostiene col destro l’ampio mantello regale, che la avvolge con pieghe profonde e nervose, stringendole la veste subito sotto i seni, nella zona solitamente destinata alla cintura. Questa non è presentediversamente da quanto avviene in quasi tutte le Madonne del Pisano - per ribadire, ricollegandosi alla tradizione pratese, che la cintura mancante sia quella consegnata dalla Vergine a san Tommaso durante l’Assunzione, poi giunta fortunosamente a Prato: proprio la reliquia conservata nell’altare sottostante la statua.

Il Bambino, col braccio destro alzato, pone la corona sul capo della Madre, con un gesto consapevole e sicuro. La scena può così essere letta come un’originalissima Incoronazione della Vergine, e raffigurerebbe con umanissima sensibilità (come suggerì M.G. Trenti Antonelli) il momentosubito seguente all’Assunzionedello struggente ricongiungimento celeste della Madre col Figlio, che la incorona Regina del Cielo. Al gesto del Bambino si ricollega da sempre una fantasiosa, tenera tradizione, assai cara ai pratesi: durante il tragico, luttuoso Sacco di Prato del 1512 (il saccheggio della città operato da truppe spagnole filomedicee), un Moro mercenario, saltato sull’altare, avrebbe tentato di rubare la corona posta sulla testa della Madonna, ma il Bambino, alzando il braccio, l’avrebbe bloccata. In occasioni di epidemie, siccità o allagamenti, si effettuavano ostensioni straordinarie della reliquia e processioni con la statua del Pisano, per la quale non mancò

mai la venerazione. La piccola immagine fu riprodotta tra Sette e Ottocento in una serie di incisioni devozionali, mentre copie in terracotta della stessa ornarono gli spazi per la devozione privata nelle case o i tabernacoli agli incroci delle strade. Ancora nel Novecento la religiosità popolare pratese era incentrata sulla sacra Cintola, anche se si era certamente modificato il rapporto tra città e reliquia; particolarmente coinvolgenti furono nel 1945 la grande processione della scultura per le strade del centro, sorretta dai reduci della guerra, come nella Peregrinatio Mariae del 1949 nelle varie parrocchie, che suscitò forte emozione anche tra i non cattolici, dimostrando il legame ancora saldo tra valori e simboli della storia civile e della tradizione religiosa, un legame sottolineato anche dai due Pontefici che, in visita a Prato, hanno venerato la reliquia mariana: Giovanni Paolo II nel 1986 e Francesco nel 2015. ☜

A sinistra la Cappella della Cintola nel Duomo di Prato, 1385-1395, protetta dalla cancellata rinascimentale di Maso di Bartolomeo e ornata dagli affreschi di Agnolo Gaddi. A destra veduta aerea della Cattedrale di Santo Stefano a Prato (XII-XV secolo) (fototeca Ufficio Beni Culturali Diocesi di Prato)

On the left, the Chapel of the Holy Girdle in the Duomo of Prato, 1385-1395, protected by Maso di Bartolomeo’s Renaissance railing and decorated with Agnolo Gaddi’s frescoes. On the right, an aerial view of Saint Stephen’s Cathedral in Prato (XII-XV century) (photographic files from the Cultural Heritage Office of the Diocese of Prato).

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Agnolo Gaddi, Michele on his deathbed delivers the Holy Girdle to the provost Uberto (current Duomo), 1394-95, Prato, Cathedral, Chapel of the Holy Girdle (photographic files from the Cultural Heritage Office of the Diocese of Prato).

Agnolo Gaddi, Michele in punto di morte consegna la Sacra Cintola al Proposto della Pieve (attuale Duomo), 1394-1395, Prato, Cattedrale, Cappella della Sacra Cintola (fototeca Ufficio Beni Culturali Diocesi di Prato)

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Arte & cultura

Linked by a relic

Naturart accompanies its readers to the nearby city of Prato to tell the story of the Pisano Madonna and the Sacred Girdle, a relic representing an essential link to Pistoia since 1312

After your gaze has wandered through the lively feast of colors and characters in the Stories of the Virgin, masterfully frescoed by Agnolo Gaddi in the Chapel of the Cintola in Prato Cathedral, you catch an isolated glimpse of the rich 18th-century altar in precious marbles beyond the discreet and charming filter of Maso di Bartolomeo’s Renaissance gate protecting the Chapel. Its imposing silver step seems to wing its way to emphasize, in the center, a marble statue of the Madonna and Child—small in size yet a great masterpiece by Giovanni Pisano. The sculpture is not linked to prodigious events, unlike other venerated Marian images around which sanctuaries were built (four in Prato: Carceri, Soccorso, Pietà, and Giglio). However, it is nevertheless very dear to the people of Prato because, from the beginning, it has been the visible element that indicates the presence of the relic of the Sacred

Girdle, the Virgin’s belt, enclosed in the altar below and shown only five times a year (Christmas, Easter, 1 May, 15 August, and 8 September). Moreover, the image has always been invoked as Our Lady of the Girdle.

Its size derives from the sculpture created to adorn a small altar (1292) on the left side of the choir, which held the Sacred Girdle. Nonetheless, it was placed in the recently completed chapel in 1395 as the crowning of the altar (later rebuilt in the 18th century).

Since the 14th century, the venerated image was covered out of devotion with precious robes and mantles, thus preventing its form and high quality from being appreciated for a long time. As a result, it was not recognized as the work of Giovanni Pisano until the 19th century and is among the brilliant artist’s highest achievements.

Traditionally, the sculpture was dated around 1312 (when an attempted theft of the Sacred Girdle took place, and

the decision was made to build the church’s present transept of the church). However, compared to the solemn classicism of Pisano’s works of those years—such as the Madonnas of Pisa, Genoa, and Berlin —our statue, with beautiful, diversified views to the side and back, seems closer to the dramatic dynamism of the Pistoia Pulpit (12991301), characterized like that one by an intense spirituality and tension. The sculpture is animated by an upward motion created by the broad folds of the mantle, which leads the gaze to ascend the figure following this line of compressed energy, which is discharged in the intense, serene dialogue of gazes between Mother and Son.

The Virgin holds the Child in her left arm, her broad regal mantle on her right, which envelops her with deep, sinewy folds, tightening her garment just below her breasts, in the area usually intended for the belt. However, unfortunately, this is not present—unlike in almost all Pisan Madonnas—to reiterate, linking up with Prato’s tradition, that the missing belt is the one given by the Virgin to St Thomas during the Assumption, then the very relic preserved in the altar below the statue, fortunately, arrived in Prato. With his right arm raised, the Child places the crown on his Mother’s head with a conscious and confident gesture. The scene can thus be read as a highly original Coronation of the Virgin. It

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Niccolò del Mercia, Assunta che dà la cintola a san Tommaso, 1360, Prato, Museo dell’Opera del Duomo (fototeca Ufficio Beni Culturali Diocesi di Prato) Niccolò del Mercia, The Assumed Madonna giving the girdle to St. Thomas, 1360, Prato, Museum of the Works of the Cathedral (photographic files from the Cultural Heritage Office of the Diocese of Prato).

Agnolo Gaddi, Michele e Maria tornano in Italia con la Cintola, 13931394, Prato, Cattedrale, Cappella della Sacra Cintola (fototeca Ufficio Beni Culturali Diocesi di Prato)

Agnolo Gaddi, Michele and Maria return to Italy with the Holy Girdle, 1393-94, Prato, Cathedral, Chapel of the Holy Girdle (photographic files from the Cultural Heritage Office of the Diocese of Prato).

would depict with human sensitivity (as suggested by M.G. Trenti Antonelli) the moment —immediately following the Assumption—of the Mother’s yearning heavenly reunion with her Son, who crowns her Queen of Heaven. The Child’s gesture has always been linked to a fanciful, tender tradition very dear to the people of Prato. During the tragic, mournful Sack of Prato in 1512 (the sacking of the city by pro-Medicean Spanish troops), a Moor mercenary jumped on the altar and attempted to steal the crown placed on the Madonna’s head, but the Child, raising his arm, blocked it.

During epidemics, droughts, or floods, extraordinary ostentations of the relic and processions with the Pisano statue were held, for which there was never a lack of veneration. The small image was reproduced between the 18th and 19th centuries in a series of devotional engravings, while terracotta copies

adorned private devotional spaces in homes or tabernacles at street crossings. Even in the 20th century, Prato’s popular religiosity was centered on the sacred Cintola, despite the relationship between the city and the relic undoubtedly having changed. The grand procession of the sculpture through the streets of the center in 1945, held by war veterans, and the 1949 Peregrinatio

Mariae in the various parishes were particularly engrossing. They aroused strong emotions even among nonCatholics. It demonstrated the still strong link between the values and symbols of civil history and religious tradition. This link was also emphasized by the two pontiffs whose visits to Prato venerated the Marian relic: John Paul II in 1986 and Francis in 2015. ☜

Filippo Lippi, Celebrazione del corpo di santo Stefano, 1465, Prato, Cattedrale, Cappella maggiore (fototeca Ufficio Beni Culturali Diocesi di Prato)

Filippo Lippi, The Celebration of the Relics of St. Stephen, 1465, Prato, Cathedral, Main Chapel (photographic files from the Cultural Heritage Office of the Diocese of Prato).

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La Sacra Cintola nella teca del 1638 in oro, smalti e cristallo di rocca, utilizzata fino al 2008, Prato, Cattedrale, Cappella della Sacra Cintola. In basso Papa Francesco venera la reliquia della Cintola durante la sua visita a Prato del 2015 (fototeca Ufficio Beni Culturali Diocesi di Prato)

La Sacra Cintola

La storia di un legame

The Holy Girdle in the golden 1638 shrine, decorated with enamel and rock crystal and used until 2008, Prato, Cathedral, Chapel of the Holy Girdle. Below, Pope Francis venerates the relics of the Girdle during his visit to Prato in 2015 (photographic files from the Cultural Heritage Office of the Diocese of Prato).

Rispetto a più macabre reliquie di corpi di Santi venerate nel mondo cristiano, sarebbe difficile trovare qualcosa di più adatto a una città come Prato, nota nel mondo per la produzione tessile, di una reliquia realizzata in tessuto: una cintura probabilmente in seta, o in lana finissima di capra, di color verde chiaro, broccata con filo d’oro.

Una tradizione locale consolidata nel Duecento la identifica con la cintura checome narrano apocrifi del X secolo - fu donata a San Tommaso dalla Vergine, mentre veniva assunta in Cielo, a testimonianza dell’evento. Nella nostra città sarebbe giunta nel 1141, recata dal pratese Michele (che l’aveva ottenuta sposando una fanciulla, a Gerusalemme). In punto di morte, intorno al 1172, Michele donò il Sacro Cingolo alla pieve di Santo Stefano, l’attuale Duomo, che ancora la conserva.

Clamoroso fu, nel 1312, il tentativo di furto di Giovanni di ser Landetto da Pistoia, detto Musciattino, che fu duramente punito giustiziandolo sul rogo dopo aver subìto il taglio delle mani. Il malcapitato voleva vendere ai fiorentini la reliquia, ma nelle tradizioni pratesi fu Pistoia a istigarlo, data la secolare ostilità con la vicina città.

Prezioso simbolo di unione tra Cielo e Terra, tra l’umano e il divino, questa femminile, umanissima reliquia costituì fin dal Duecento non solo il fulcro della religiosità pratese, ma anche l’elemento simbolico-devozionale che giustificò e sostenne le speranze di autonomia in campo religioso e civile di Prato, nei confronti delle vicine e potenti Firenze e Pistoia, e fu considerata per secoli il tesoro più prezioso per l’intera cittadinanza.

L’ostensione pubblica della reliquia era regolata dagli statuti del Comune, al quale spettava - come avviene ancora oggi - la custodia di parte delle chiavi necessarie per estrarla dall’altare della Cappella (attualmente le ostensioni si svolgono per Natale, Pasqua, il 1° maggio, il 15 agosto e - la più solenne - l’8 settembre, Natività della Vergine). ☜

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La Sacra Cintola

The story of a bond

Compared to more macabre relics of the bodies of saints venerated in the Christian world, it would not be easy to find something more suitable for a city like Prato, known the world over for its textile production, than a relic made of fabric: a belt probably made of silk, or magnificent goat’s wool, light green in color, and brocaded with gold thread.

Alocal tradition established in the 13th century identifies it with the belt that - as narrated in 10thcentury apocrypha—was given to St Thomas by the Virgin Mary as she was taken up into Heaven, as a testimony to the event. It would have arrived in our city in 1141, brought by Michael of Prato (who had obtained it by marrying a young girl in Jerusalem). On his deathbed, around 1172, Michael donated the Sacred Girdle to the parish church of Santo Stefano, today’s Duomo, which still preserves it.

Clamorous was, in 1312, the attempted

theft of Giovanni di ser Landetto da Pistoia, known as Musciattino, who was severely punished by executing him at the stake after having his hands cut off. The unfortunate man wanted to sell the relic to the Florentines, but in the Pratese traditions, Pistoia instigated it, given the centuries-old hostility with the nearby city.

A precious symbol of the union between Heaven and Earth, between the human and the divine, this feminine, very human relic has been not only the fulcrum of Prato’s religiousness since the 13th century. It also has been the symbolic-devotional

A sinistra incisione del 1795 con l’altare settecentesco della Cappella della Sacra Cintola coronato dalla statua della Madonna ornata da vesti ricamate. Sopra la statua della Madonna della Cintola ornata da corone e vesti ricamate del 1775 circa, secondo un uso durato fino al Novecento (fototeca Ufficio Beni Culturali Diocesi di Prato)

On the left, a 1795 engraving with the XVIII century altar of the Chapel of the Holy Girdle, crowned by the statue of the Virgin decorated with embroidered garments. Above, the statue of the Virgin of the Girdle decorated with crowns and embroidered garments from around 1775, according to a use which lasted until XX century (photographic files from the Cultural Heritage Office of the Diocese of Prato).

element that justified and sustained Prato’s hopes for autonomy in the religious and civil spheres, vis-à-vis the nearby and powerful Florence and Pistoia, and was considered for centuries the most precious treasure for the entire city.

The public ostension of the relic was regulated by the statutes of the Commune, which was responsible—as it still is today—for the custody of the part of the keys needed to extract it from the chapel’s altar (currently, ostensions are held on Christmas, Easter, 1 May, 15 August and—the most solemn—8 September, the Nativity of the Virgin). ☜

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GI.METAL, QUANDO L’AZIENDA SI IMPEGNA PER I PROPRI DIPENDENTI

Fondata a Pistoia nel 1986, Gi.Metal è leader mondiale nella produzione di utensili professionali per pizzeria e ristorazione. Negli anni, il focus del CEO Marco D’Annibale non è stato solo puntare sulle innovazioni di settore, ma anche garantire ai dipendenti la giusta armonia tra vita e lavoro, mettendo al centro la loro serenità.

Per migliorare la qualità dell’ambiente lavorativo, Gi.Metal mette infatti a disposizione una serie di servizi, tra cui lo psicologo del lavoro, e pone grande attenzione sul rispetto dell’orario, di ferie e permessi. Inoltre, l’impegno per le pari opportunità è alto: la valorizzazione della presenza e della leadership femminile ha portato infatti l’azienda a ottenere vari riconoscimenti.

Tra questi, l’ultimo è stato il premio Women Value Company di Intesa San Paolo e Fondazione Bellisario, ottenuto nel 2022 in virtù della presenza in azienda di politiche retributive non discriminatorie, piani di sviluppo e promozione delle competenze e delle carriere femminili, donne in posizioni manageriali o apicali, e azioni a favore della cultura della diversità di genere.

L’insieme di queste scelte fa di Gi.Metal un’azienda capace di portare valore nel territorio pistoiese dal punto di vista sia economico sia sociale, onorando la responsabilità nei confronti della comunità in cui si opera.

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GI.METAL, WHEN A COMPANY IS COMMITTED TO ITS EMPLOYEES

Founded in Pistoia in 1986, Gi.Metal is a global leader in the manufacturing of professional tools for pizzerias and restaurants. Over the years, the CEO Marco D’Annibale has not only focused on innovations for the industry, but also on guaranteeing to employees the right balance between life and work, placing their happiness at the center.

To improve the quality of the working environment, Gi.Metal provides a few services, including an occupational psychologist, and pays great attention to respecting the work schedule, annual leave and time off. Furthermore, the company is very committed to equal opportunities and, thanks to its enhancement of the feminine presence and leadership, it obtained several awards.

The most recent among them was Intesa San Paolo and Fondazione Bellisario’s Women Value Company award, obtained in 2022 thanks to the in-company presence of nondiscriminatory remuneration policies, plans for the development and enhancement of women’s skills and careers, with the presence of women in managerial or top positions and actions in favour of the culture of gender diversity.

Thanks to this set of choices, Gi.Metal is a company which is capable of bringing value to the territory of Pistoia, both from an economic and a social perspective, and honouring its responsibility towards the community in which it operates.

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Cipputi e la Pimpa

Installation view della mostra ALTAN, Cipputi e la Pimpa. Il mondo com’è... e come dovrebbe essere, 2023, Pistoia. Courtesy Pistoia Musei, © photo

Installation view of the exhibition ALTAN, Cipputi and Pimpa. The world as it is… and as it should be, 2023, Pistoia. Courtesy of Pistoia Musei, © photo

Musei
Pistoia
Testo Lorenzo Baldi Foto Pistoia Musei
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Ela Bialkowska, OKNOstudio Ela Bialkowska, OKNOstudio.

il mondo com’è...… e come dovrebbe essere

— Una mostra a cura di Luca Raffaelli in collaborazione con Kika Altan, con disegni originali, opere inedite, sculture in gommapiuma e la riproduzione della casa della Pimpa per rendere omaggio a uno degli artisti, fumettisti e pensatori più originali del nostro tempo

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A destra, Kamillo Kromo, 1978 ©Altan/Quipos. In basso a sinistra Illustrazione per Favole al telefono di Gianni Rodari, 1993 ©Altan/ Quipos. In basso a destra Vignetta del 1992, prima pubblicazione su Linus ©Altan/Quipos. Nella pagina a fianco Altan, © Francesco Barasciutti

On the right, Kamillo Kromo, 1978 ©Altan/ Quipos. On the bottom left, illustration for Telephone Tales (Favole al Telefono) by Gianni Rodari, 1993 ©Altan/ Quipos. On the bottom right, a 1992 comic strip, first published in Linus ©Altan/Quipos. On the next page Altan, © Francesco Barasciutti.

Il sentimento umano e paterno di Armando per la cagnolina Pimpa alla scoperta del mondo; la sagacia e il disincanto del metalmeccanico Cipputi di fronte alle trasformazioni sociali; l’ironia quotidiana di Ugo e Luisa, marito apatico e moglie amareggiata alle prese con le piccole grandi cose della vita.

Sono personaggi che il pubblico ama da oltre cinquant’anni e che sono protagonisti di ALTAN, Cipputi e la Pimpa. Il mondo com’è… e come dovrebbe essere, mostra a cura di Luca Raffaelli in collaborazione con Kika Altan, realizzata da Pistoia Musei e Fondazione Caript con il sostegno di Intesa Sanpaolo e Conad Nord Ovest, in partnership con Quipos, Coconino Press-Fandango e Franco Cosimo Panini Editore, media partner la Repubblica e Rai Kids, con la collaborazione di Lucca Comics & Games e ospitata a Palazzo Buontalenti a Pistoia fino al 30 luglio 2023.

Con questo progetto realizzato appositamente per l’occasione, Pistoia Musei sceglie di rendere omaggio al grande artista e fumettista Francesco Tullio Altan (Treviso, 1942) offrendo, a pochi mesi dal suo ottantesimo compleanno, un percorso espositivo spettacolare, vario, divertente, capace di far riflettere la comunità sui temi di una società più inclusiva e rispettosa.

Con una ricca selezione di disegni originali e inediti, un allestimento coinvolgente che mette in scena i personaggi e gli animali di Altan riprodotti anche in gommapiuma colorata dallo scultore Pietro Perotti, la mostra ALTAN, Cipputi e la Pimpa. Il mondo com’è… e come dovrebbe essere offre anche spazi di gioco dedicati ai bambini che insieme alle loro famiglie potranno divertirsi con la famosissima cagnolina a pois.

Le tre sezioni

Nella prima sezione della mostra, intitolata Il mondo com’è, l’artista rappresenta il mondo reale attraverso le vignette: un mondo sporco e sbagliato, fatto di uomini irrisolti e corrotti, di egoismi ed egocentrismi.

La seconda sezione della mostra racconta invece Il mondo come dovrebbe essere, quello dei fumetti che Altan realizza per i bambini, come Kamillo Kromo e la Pimpa, la cagnolina a pois che, grazie all’intuizione di Marcelo Ravoni dell’agenzia Quipos, approda nelle pagine del «Corriere dei Piccoli» diventando nel tempo un personaggio iconico. Qui il mondo è un luogo di accoglienza e di dialogo, dove dare è più bello che ricevere, e qualsiasi incontro è fonte di felicità e di ricchezza interiore.

La parte conclusiva della mostra è interamente dedicata alla Pimpa. Nelle sale vengono esposti i fumetti originali e i cartoni animati, insieme a pagine dei libri illustrati in cui la cagnolina a pois incontra i protagonisti delle fiabe classiche, come Pinocchio e Biancaneve. Nella penultima sala la casa della Pimpa è ricostruita a grandezza di bambino: qui i visitatori più piccini potranno ammirare il vivace arredamento e mettersi a giocare e colorare. Chiude il percorso una sala video con i cartoni animati della Pimpa.

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Tante attività collaterali

ALTAN, Cipputi e la Pimpa. Il mondo com’è… e come dovrebbe essere è accompagnata per tutta la sua durata da un ricco programma di attività educative e culturali: incontri, giochi, laboratori creativi, letture animate e spettacoli del teatro di figura con i personaggi di Altan. Sono molte le attività gratuite dedicate alle famiglie, con laboratori per bambini dai 3 ai 10 anni nei weekend.

Inoltre, per tutta la durata della mostra è disponibile gratuitamente in biglietteria il family kit, una borsa con indicazioni e strumenti per esplorare le sale espositive in autonomia divertendosi.

Pistoia Musei ha anche attivato importanti collaborazioni con varie realtà locali e nazionali: i possessori del biglietto di Altan, Cipputi e la Pimpa possono beneficiare di agevolazioni per l’ingresso al Giardino Zoologico di Pistoia, al Parco di Pinocchio di Collodi e a Collezionando, il festival di fumetto vintage-pop organizzato da Lucca Comics & Games. Inoltre, per ogni biglietto intero venduto, Pistoia Musei devolverà un euro a Dynamo Camp. ☜

25 marzo – 30 luglio 2023

Pistoia Musei Palazzo Buontalenti www.pistoiamusei.it

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ALTAN, Cipputi and Pimpa. The world as it is… and as it should be

An exhibition curated by Luca Raffaelli in partnership with Kika Altan, with original drawings and works, foam rubber sculptures and a copy of Pimpa’s house to pay homage to one of the most original artists, cartoonists and thinkers of our time.

Armando’s human and paternal feeling for the dog Pimpa, as they discover the world; the shrewdness and disenchantment of the steelworker Cipputi in the face of social transformations; the daily irony of Ugo and Luisa, an apathetic husband and a disappointed wife struggling with the small and big things of life.

The audience has been loving these characters for over fifty years: they are the protagonists of ALTAN, Cipputi and Pimpa. The world as it is… and as it should be, an exhibition curated by Luca Raffaelli, in partnership with Kika Altan, organized by Pistoia Musei and Fondazione Caript, with the support of Intesa Sanpaolo and Conad Nord Ovest, in partnership with Quipos, Coconino Press-Fandango and Franco Cosimo Panini Editore, la Repubblica (media partner) and Lucca Comics & Games. The exhibition will be hosted at Palazzo Buontalenti in Pistoia, until July 30th, 2023.

With this project, fully designed for the occasion, Pistoia Musei chooses to pay homage to the great artist and cartoonist Francesco Tullio Altan (Treviso, 1942) by offering, a few months after his eightieth birthday, an amazing, diversified and funny exhibition path, which helps the community to reflect on the topics of a

more inclusive and respectful society. With a rich selection of original drawings and an engaging staging which depicts Altan’s characters and animals, also reproduced in coloured foam rubber by the sculptor Pietro Perotti, the exhibition ALTAN, Cipputi and Pimpa. The world as it is…and as it should be also offers play areas for children who, along with their families, will be able to have fun with the famous red-spotted dog.

The three sections

In the first section of the exhibition, called The world as it is, the artist portrays the real world through his vignettes: a dirty and wrong world, made up of inconclusive and corrupted men, egoisms and egocentricities. Instead, the second section of the exhibition narrates The world as it should be, that of the comics made

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by Altan for children, such as Kamillo Kromo and Pimpa, the red-spotted dog who, thanks to the intuition by Marcello Ravoni from the Quipos agency, reaches the pages of the “Corriere dei Piccoli” and, over time, becomes an iconic character. Here the world is a place of hospitality and dialogue, where giving is better than receiving, and any encounter is a source of happiness and inner richness.

The concluding part of the exhibition is fully dedicated to Pimpa. The original drawings and cartoons are exposed in the exhibition rooms, along with pages from the illustrated books where the redspotted dog meets the characters from the classic fairy tales, such as Pinocchio and Snow White. In the penultimate room, Pimpa’s house is reproduced in children’s size: here the youngest visitors will be able to admire the lively

pieces of furniture, play and colour. The exhibition path ends with a video room with Pimpa’s cartoons.

Several collateral activities

ALTAN, Cipputi and Pimpa. The world as it is… and as it should be will be accompanied for its whole duration by a rich program of educational and cultural activities: meetings, games, creative laboratories, acted readings and puppetry spectacles with Altan’s characters. There will be several free activities for families, with laboratories for children between 3-10 years old during the weekends.

Furthermore, for the whole duration of the exhibition, a family kit will be freely available at the ticket office: it’s a bag which contains guidelines and tools to autonomously explore the exhibition rooms and have fun.

Pistoia Musei has also activated important partnerships with several local and national realities: the owners of a ticket for Altan, Cipputi and Pimpa will be able to benefit from discounts to enter Pistoia Zoological Garden, the Pinocchio Park in Collodi and Collezionando, the vintage-pop comics festival hosted by Lucca Comics & Games in Lucca, on Saturday, March 25th and Sunday, March 26th. Furthermore, for each full price ticket sold, Pistoia Musei will devolve one euro to Dynamo Camp. ☜

Installation view della mostra ALTAN, Cipputi e la Pimpa. Il mondo com’è... e come dovrebbe essere, 2023, Pistoia. Courtesy Pistoia Musei, © photo Ela Bialkowska, OKNOstudio.

Sopra Prima tavola del prologo del fumetto “Colombo”, 1979 ©Altan/Quipos

Installation view della mostra ALTAN, Cipputi e la Pimpa. Il mondo com’è... e come dovrebbe essere, 2023, Pistoia. Courtesy Pistoia Musei, © photo Ela Bialkowska, OKNOstudio. Sopra Prima tavola del prologo del fumetto “Colombo”, 1979 ©Altan/Quipos

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Installation view of the exhibition ALTAN, Cipputi and Pimpa. The world as it is…and as it should be, 2023, Pistoia. Courtesy of Pistoia Musei, © photo Ela Bialkowska, OKNOstudio.

Installation view della mostra ALTAN, Cipputi e la Pimpa. Il mondo com’è... e come dovrebbe essere, 2023, Pistoia. Courtesy Pistoia Musei, © photo Ela Bialkowska, OKNOstudio

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In alto Cunicio beluga, Serie de Gli animali fantastici, 2001©Altan/ Quipos. Sotto Fuggione, Serie de Gli animali fantastici, 2001 ©Altan/Quipos

Above Cunicio beluga, from the series Fantastic animals (Gli animali fantastici), 2001 ©Altan/ Quipos. Below Fuggione, from the series Fantastic animals (Gli animali fantastici), 2001 ©Altan/ Quipos.

of stories for children.

Altan:

osservatore critico del proprio tempo e poeta di storie per bambini.

Francesco Tullio Altan ha saputo attraversare la nostra storia recente riuscendo ad appassionare il pubblico degli adulti e dei bambini con un’attività poliedrica e capace di intersecare i generi e gli stili più vari. Dalla satira politica ai graphic novel (i suoi “feuilleton”), dalle storie per bambini all’illustrazione artistica, dai cartoni animati agli spettacoli teatrali.

L’esposizione curata da Luca Raffaelli per Pistoia Musei vuole sottolineare le due anime di Altan: l’osservatore critico del proprio tempo e il poeta di storie per bambini.

Da una parte il mondo com’è: quello di Cipputi & Co. con tutto il suo contorno di personaggi cinici, disillusi, spesso irritanti, per cui l’amicizia e i valori morali non sono che vuota retorica. Dall’altra il mondo come dovrebbe essere: quello della Pimpa, di Kamillo Kromo e di tanti

Questo progetto non sarebbe stato possibile senza la generosità e la grande benevolenza di Altan, che – con sua moglie Mara Chaves e sua figlia Kika – ci ha aperto le porte di casa e dell’archivio, indicandoci anche altre vie da esplorare. Abbiamo così potuto esporre alcuni disegni inediti, recentemente ritrovati, del primo periodo di attività del fumettista, una sorta di fucina creativa in cui si intravedono alcuni tratti dell’Altan che conosciamo ma anche stili e progetti poi abbandonati. Altre avventurose e diramate ricerche – dal Paff! di Pordenone, passando per Venezia e fino a Rio de Janeiro – ci hanno permesso di rintracciare il primo fumetto di Altan, Kika & Jaime, pubblicato tra il 1972 e il 1973 sul quotidiano «Journal do Brasil» e riprodotto sul Giornale della mostra insieme ad alcune tavole originali, di cui una è esposta in mostra. Ringrazio Altan per aver ricomposto una geografia di amici, di affetti e di famiglie permettendo di generare nuovi percorsi e nuove collaborazioni. Questo forse è già un modo per far spazio al mondo … come

Francesco Tullio Altan managed to go through our recent history and engage the audience of adults and children with a polyhedric activity, capable of intersecting the most varied genres and styles. From political satire to graphic novels (his “feuilletons”), stories for children, artistic illustration, cartoons and theatrical performances.

The exhibition curated by Luca Raffaelli for Pistoia Musei aims at highlighting the two souls of Altan: a critical observer of his time and a poet of stories for children. On the one hand the world as it is: that of Cipputi & Co. with its contour of cynical, disillusioned, often irritating characters, for whom friendship and moral values are nothing more than empty rhetoric. On the other hand, the world as it should be: that of Pimpa, Kamillo Kromo and several other companions. A harmonious and imaginative world, which is tender, full of affection, curious and romantic.

This project wouldn’t have been possible without the generosity and great benevolence by Altan, who – along with his wife Mara Chaves and his daughter Kika – opened the doors of his house and archive to us and showed us other ways to explore. Therefore, we were able to exhibit a few original drawings, which were recently recovered, from the cartoonist’s first period of activity, a sort of creative workshop where we can distinguish a few traits of the Altan we know, but also a few styles and projects which, at some point, were abandoned by the author.

Other adventurous and diffused researches – from the PAFF! Museum in Pordenone to Venice and Rio de Janeiro – allowed us to trace the first comic book by Altan, Kika & Jaime, published between 1972 and 1973 in the newspaper “Journal do Brasil” and reproduced in the exhibition journal, along with a few original panel pages, one of which is exhibited. I thank Altan for recreating a geography of friends, loved ones and families and allowing to generate new paths and partnerships. Perhaps, this is already a way to make room for the world…as it should be.

ZOOM
Altan: a critical observer of his time and a poet

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NATURART | DICEMBRE 2022

È il progetto Green Valley è stato varato dalla Confcommercio territoriale, con la collaborazione della Think Tank Strategique, basata all’Università di Harvard e guidata dal professor Fernando G. Alberti (a destra).

The Green Valley project was launched by the local Confcommercio, with the collaboration of Strategique, a think tank based at Harvard University and guided by professor Fernando G. Alberti (on the right).

Pistoia, Prato e il suo territorio

Green Valley italiana

Il progetto di Confcommercio mira a costruire un percorso condiviso con il territorio per sviluppare la competitività delle due province partendo dal tratto di forza comune: la loro anima verde

Trasformare Pistoia e Prato nella “Green Valley” italiana, puntando sulle best practice dell’economia verde per lo sviluppo competitivo di entrambe le province. È il progetto varato dalla Confcommercio territoriale, frutto della collaborazione con la Think Tank Strategique, basata all’Università di Harvard e guidata dal professor Fernando G. Alberti. L’idea si colloca all’interno del Piano Strategico di competitività per le province di Pistoia e Prato sviluppato dall’Associazione.

Un lavoro lungo – circa 7 mesi di ricerca ed elaborazione - per evidenziare i punti di forza e mar-care gli aspetti vulnerabili, con la prospettiva di trovare un denominatore comune: il lato green, che caratterizza entrambi i territori. Così il team di ricerca ha analizzato più di 10 anni di

dati con-cernenti le performance economiche e sociali, puntando con decisione sul patrimonio naturalistico pistoiese e sulla forza dell’economica circolare pratese.

Il risultato è la proposta di un brand – “The green Valley” – e di un percorso che viene, ormai da qualche mese, condiviso con tutti gli stakeholder del territorio per essere concretizzato. Un fil rouge che, enfatizzando la dimensione del benessere verde e generando sinergie su questo tema, promette di presentare le due province come un unico hub green su scala globale, determinando una spinta propulsiva nuova per il turismo e il commercio.

La costruzione del posizionamento atteso passa attraverso cinque macro priorità strategiche, con-sistenti nell’indicazioni di obiettivi, stakeholder di

riferimento, linee d’azione e priorità d’intervento.

La prima è quella che richiede di valorizzare il patrimonio naturalistico per affermarsi nel mondo come una destinazione turistica green nel suo senso più ampio, quello dell’ecosostenibilità. La se-conda suggerisce di supportare l’innovazione e lo sviluppo green e phygital del commercio di pros-simità e digitale. La terza, invece, si concentra sulla necessità di migliorare la riconoscibilità locale e internazionale dell’offerta enogastronomica nel commercio. La quarta linea strategica richiede di contribuire allo sviluppo sostenibile e digitale del cluster tessile e dell’abbigliamento, men-tre l’ultima indica come sia necessario stimolare la collaborazione con il cluster del floro-vivaismo. Traiettorie,

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queste ultime, che esprimono e richiedono un grado di condivisione ulterio-re, non rappresentando settori sui quali si posiziona l’azione di Confcommercio.

Traiettorie che, intersecandosi con esperienze molteplici ed approcci manageriali, promettono di ridisegnare la competitività dei nostri territori.

Fernando G. Alberti, Direttore. Strategique: “Costruire un processo di identità green sul territorio significa agire su un elemento che ad oggi risiede nel sentire di molti, ma non è formalmente esplicitato. Non sono così frequenti i casi in cui un’identità di territorio emerga in maniera così netta dal basso: è un tratto comune, trasversale ai cluster su cui il territorio eccelle, che va senza dubbio valorizzato. Come? Costruendo un forte posizionamento competitivo, distinto rispetto alle zone circostanti”.

“Fare dei nostri territori un ecosistema green – osserva Gianluca Spampani, presidente di Conf-commercio Pistoia-

Prato – significa scegliere di migliorare la qualità della vita delle generazioni presenti e future con modelli di sviluppo sempre più sostenibili. In un territorio come quello pi-stoiese, il verde

diventa motivo di attrazione turistica di grande impatto, se inserito nel percorso giusto. A Prato invece, l’economia circolare è un mantra tangibile, che richiede di essere valorizza-to ulteriormente. Mettendo a sistema questi punti di forza il traguardo non appare così lontano: tramite un percorso di sinergie possiamo sviluppare le notevoli potenzialità già esistenti”.

Tiziano Tempestini, direttore Confcommercio Pistoia-Prato: “Questa proposta rappresenti un cambio di traiettoria che mira a valorizzare al massimo le peculiarità dei nostri territori. La co-struzione di un brand Green Valley nasce da un dato incontrovertibile: Pistoia e Prato hanno un’identità storica profondamente radicata nel loro patrimonio verde e improntata sui valori della sostenibilità, dell’ecologia e della circolarità. Si è aperta una strada che intendiamo percorrere in-sieme a tutti i portatori d’interesse. Noi stiamo giocando un ruolo da pivot, agendo sempre sotto una stella polare nitida: il benessere delle nostre collettività”. ☜

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Pistoia and Prato area

Italian Green Valley

Turning Pistoia and Prato into the Italian “Green Valley”, by betting on the best practice of green economy for the competitive development of both provinces. This is the project launched by the local Confcommercio, the result of a partnership with Strategique, a think tank based at Harvard University and guided by professor Fernando G. Alberti. This idea fits into the Strategic competi-tiveness plan for the provinces of Pistoia and Prato, developed by the association.

A long work – about 7 months of research and elaboration – to highlight the strengths and mark the vulnerable aspects, with a view to finding a common denominator: the green side,

which characterizes both territories. Therefore, the research team analysed over 10 years of data re-garding the economic and social performance, and heavily bet on Pistoia’s natural heritage and the strength of Prato’s circular economy.

The result is a brand proposal – “The Green Valley” – and a journey that, for some months now, has been shared with all the stakeholders in the territory so that it can be made concrete. A common thread which, by emphasizing the aspect of the green wellbeing and generating syner-gies on this topic, promises to present the two provinces as a single, global green hub and to become a new driving force for tourism and commerce.

The building of the expected positioning goes through five strategic macro-priorities, which con-sist in recommending goals, reference stakeholders, action lines and intervention priorities.

The first macro-priority requires to enhance the natural heritage to establish itself globally as a green tourist destination in its broadest sense, that is eco-sustainability. The second one suggests to support innovation and the green and phygital development of neighbourhood and digital commerce. The third one, instead, focuses on the need to improve the local and international recognition of the food and wine offering in commerce. The fourth strategic line requires to contribute to the sustainable and digital development of the textile and clothing cluster, whereas the last one suggests the need to stimulate the partnership with the nursery cluster. These latest tra-jectories express and require a further level of sharing, since they do not represent industries where Confcommercio operates.

Such trajectories, which are intertwined with several experiences and managerial approaches, promise to redefine the competitiveness of our territories.

Strategique: “Building a green identity process in the territory means acting on an aspect which, today, is part of several people’s feelings, but is not formally expressed. The cases where a territorial identity emerges so sharply from below are not so fre-quent: it’s a common and transversal trait of the clusters where the territory excels, which un-doubtedly needs to be enhanced. How? By building a strong competitive positioning, which should be different from the surrounding areas”.

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A project by Confcommercio. The Association started a shared journey with the territory to develop the competitiveness of the two provinces, starting from their common strength: their green soul.

“Turning our territories into a green ecosystem – comments Gianluca Spampani, president of Confcommercio Pistoia-Prato - means choosing to improve the quality of life of the current and future generations with increasingly sustainable models of development. In the territory of Pisto-ia, green becomes a high-impact tourist attraction, if included in the right journey. In Prato, in-stead, circular economy is a tangible mantra, which requires to be further enhanced. By putting these strengths into the system, the target doesn’t look too far away: through a path of synergies, we can develop our already existing, and remarkable, potential”.

Tiziano Tempestini, director of Confcommercio Pistoia-Prato: “This proposal represents a shift of trajectory, which aims at making the most of the peculiarities of our territories. The building of a Green Valley brand stems from an incontrovertible data: Pistoia and Prato have a historical identity which is deeply rooted in their green heritage and draws inspiration from the values of sustainability, ecology and circularity. We opened a road that we want to cross along with all the differ-ent stakeholders. We are playing a pivotal role, and we’re following a clear North star: the well-being of our communities”. ☜

A sinistra Gianluca Spampani, Presidente di Confcommercio Pistoia e Prato e a destra Tiziano Tempestini, Direttore Generale dell’associazione.

L’idea si colloca all’interno del Piano Strategico di competitività per le province di Pistoia e Prato sviluppato dall’Associazione.

On the left Gianluca Spampani, President of Confcommercio Pistoia and Prato and, on the right, Tiziano Tempestini, general director of the association.

This idea fits into the Strategic competitiveness plan for the provinces of Pistoia and Prato, de-veloped by the association.

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Alla scoperta di Saturnana

Solo nove chilometri di distanza separano l’area metropolitana che racchiude Firenze, Prato e Pistoia dal millenario abitato di Saturnana, posto là dove la dolce campagna che si affaccia sulla valle dell’Ombrone Pistoiese inizia a farsi ripida per congiungersi alle montagne.

Andar per borghi Foto Irene Lazzeri
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Testo Lorenzo Cristofani

In apertura una bella immagine della chiesa di Saturnana. Sopra, uno dei disegni di Amelio Bucciantini, ancora vivo nei ricordi dei paesani, su carta e su parete, presenti anche dentro la sala del circolo ricreativo paesano.

At the beginning, a beautiful image of Saturnana church. Above, one of the drawings printed on paper and on wall by Amelio Bucciantini, who’s still alive in his fellow countrymen’s memories: such drawings can be found also within the main room of the village’s recreational club.

Siamo nella piccola valle del Piestro, tributario dell’Ombrone, riconoscibile percorrendo la ferrovia Porrettana: l’opera ingegneristica che nel 1864 collegò l’Italia attraversando gli Appennini, da Pistoia a Bologna, con gallerie e viadotti arditi e all’avanguardia per l’epoca. Il ritrovamento di una tomba ligure nei pressi di Saturnana testimonia se non la presenza, durante l’età del bronzo, almeno il passaggio di persone e merci attraverso i tracciati montani transappenninici di risalita diretti nella valle del Reno e da qui verso la pianura Padana. Il famoso diploma del 998 di Ottone III di Sassonia, re dei Franchi Orientali e imperatore dei Romani, costituisce uno dei primi documenti in cui compare Saturnana: il sovrano, affermando la propria autorità d’investitura, confermava al vescovo di Pistoia il possedimento di una serie di pievi e curtes (latino), aziende fondiarie verosimilmente di natura feudale. Non si può dubitare dell’importanza di Saturnana come centro religioso, politico ed economico della valle dell’Ombrone, in quanto il documento in questione la menziona sia come pieve che come corte.

Nel Duecento, età dei liberi comuni, Saturnana entra nell’orbita del districtus del

Comune di Pistoia, amministrata da un podestà sostituito poi da un vicario. Sempre dal Duecento la pieve viene citata con il nome di San Giovanni Battista: sovrintendeva ad altre chiese della val d’Ombrone che acquisirono l’autonomia parrocchiale nei secoli successivi. L’antica struttura romanica, percepibile soltanto alla base della iconica torre campanaria in bozze di arenaria, è stata cancellata dai rifacimenti settecenteschi e tardo ottocenteschi, che hanno modellato l’aspetto esterno e interno della pieve. Internamente la chiesa, a tre navate con volta a botte e cupoletta emisferica affrescata, conserva tra gli arredi liturgici un fonte battesimale esagonale in arenaria e due confessionali lignei decorati con motivi vegetali. L’esterno, intonacato e con un piccolo portico su quattro colonne, presenta alcuni fabbricati addossati su un lato, in passato di pertinenza parrocchiale.

L’area antistante la chiesa si affaccia sui campi e un vecchio sentiero scende prima al torrente Piestro e poi alla località Botro, un complesso in passato adibito a mulino e ferriera i cui resti non risultano immediatamente leggibili. Si può continuare il percorso pedonale fino al ponte sull’Ombrone o virare verso Lizzanello, in entrambi i casi incontrando il mulino di Nelle e il

ponte medievale del Picchio. Del resto l’acqua del torrente, unica fonte di energia meccanica al netto di quella animale, consentiva l’azionamento dei mulini e degli opifici per la lavorazione artigianale dei chiodi e bullette, in cui Saturnana vantava una certa specializzazione.

Tuttavia, le piene del Piestro hanno storicamente costituto un pericolo per un territorio già soggetto a movimenti franosi: da qui la necessità di costruire serre o briglie in pietra, quei i muri realizzati da sponda a sponda per ridurre l’erosione e la forza distruttiva dell’acqua nel ripido percorso verso valle. Presso la ex scuola elementare è stato allestito il laboratorio delle tradizioni popolari e della memoria, dedicato agli antichi mestieri come appunto legnaioli, chiodaioli e cavatori e alla tradizioni demoetnoantropologiche come il rito dei fuochi di San Giovanni, comuni a tutta Europa, e il toscanissimo “cantar maggio”. Questo mini museo etnografico raccoglie anche materiale relativo alle fornaci di calce e alle formazioni carsiche ubicate tra i vicini oliveti e boschi di robinia, come la famosa grotta delle Fate. Tutto è arricchito dal fascino fiabesco dei disegni Amelio Bucciantini, ancora vivo nei ricordi dei paesani, su carta e su parete, presenti anche dentro la

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sala del circolo ricreativo paesano. A tre chilometri e mezzo della chiesa, in via di Selvapiana dopo Le Grazie, salendo verso Cireglio, all’altezza dell’inizio del guard rail che delimita una curva in corrispondenza del ponte sul torrente Piestro, è possibile raggiungere un masso di pietra arenaria con una incisione lunga circa tre metri. Conosciuto come “il sasso del serpente”, è inevitabilmente oggetto di curiosità e frequentazione dagli anni Novanta.

Per salire sul masso, facendo attenzione a non scivolare, basta scendere verso il torrente muniti di scarpe e vestiti adatti ai rovi e alla folta vegetazione. I resti di una serra in pietra, distrutta e spazzata via da una piena del Piestro del 2002, sono collegati al “sasso del serpente” e permettono di salirci sopra. Da qui si ammira tutta la valle e prima che il bosco prendesse il sopravvento si poteva distinguere il campanile della chiesa di Saturnana. Conosciuta anche come “sasso di Masino”, la formazione rocciosa è orientata verso est e lambita dall’acqua; non tanto tempo fa si è fratturata in due lasciando comunque integra la parte con il serpente, inciso con scalini per tutta la lunghezza fino alla testa, dove figura una croce e una data: 1905. Una crescente fantasia ha alimentato la credenza del masso come luogo di riti

esoterici associati ora al mito del serpente sacro, ora al culto misterico della divinità pagana Mithra. Fonti dirette locali, invece, conservano il ricordo dei due fratelli Fulvio e Cino Lucarelli, autori per gioco di questo involontario episodio di arte rupestre e figli di uno scalpellino concessionario di alcune cave

per la produzione di pietre usate anche per riparare le briglie dei fossi. L’unico elemento a tutt’oggi avvolto da un certo mistero è costituito da due coppie di linee in altorilievo alla base del masso, in una parte dal sasso perfettamente squadrata e planare. Non sono emersi ancora elementi interpretativi per questa insolita modanatura. ☜

Nel 1910, Ferdinando Bardini, di Saturnana, pubblicò il poemetto tra il fantastico e il giocoso, dal titolo “La storia delle sette ragazze” ossia “La grotta delle fate”. In basso, presso la ex scuola elementare è stato allestito il laboratorio delle tradizioni popolari e della memoria, dedicato agli antichi mestieri come appunto legnaioli, chiodaioli e cavatori.

In 1910 Ferdinando Bardini, from Saturnana, published the fantasyplayful poem titled “The history of the seven girls”, i.e., “The hole of the fairies”. Below, a laboratory of popular traditions and memory was set up at the former primary school. It is dedicated to old professions, such as woodcutter, nail maker and quarryman.

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Villages

Discovering Saturnana

The metropolitan area enclosing Florence, Prato and Pistoia is just nine kilometres away from the thousandyear-old village of Saturnana, located where the sweet countryside overlooking the Ombrone Pistoiese river valley starts to become steep and joins the mountains.

We are in the small valley of the Piestro stream, an affluent of the Ombrone river, which can be recognized by crossing the Porrettana railway, the engineering work which, in 1864, connected different parts of Italy through the Apennines, from Pistoia to Bologna, with bold galleries and viaducts which were state-of-the-art for the time.

The finding of a Ligurian tomb nearby Saturnana testifies at least to the passage, if not to the presence, of people and goods during the Bronze Age through the trans-Apennine mountain trails, headed towards the valley of the Reno river and, from there, to the Po valley. The famous 998 Diploma, signed by Otto III, Holy Roman emperor and king of East Francia, is one of the first documents where Saturnana appears: the king, by affirming his authority of investiture, confirmed the ownership of a few parishes and curtes (Latin), rural estates which were

most likely of feudal nature. You can’t have any doubts about the importance of Saturnana as religious, political and economic centre of the Ombrone valley, since the document in question mentions it both as parish and as curtis. In the XIII century, the age of free cities, Saturnana entered the orbit of the districtus of the Municipality of Pistoia, administered by a chief magistrate which was then replaced by a vicar.

Since the XIII century, the parish has been referenced to with the name of St. John the Baptist: it supervised other churches of the Ombrone valley, which acquired their autonomy as a parish in the following centuries. The ancient Romanesque structure, which can be perceived only at the base of the iconic bell tower in sandstone draft, was cancelled by the renovations in the XVIII and late XIX centuries, which shaped the external and internal appearance of the parish. Internally, the church, with three naves, barrel vault and frescoed hemispherical dome, preserves among the liturgical furnishings a hexagonal baptismal font in sandstone and two wooden confessionals, decorated with vegetal patterns. The exterior of the church, plastered and with a small four-column porch, presents a few buildings on one side, which previously belonged to the parish.

The area opposite the church overlooks the fields and an old path goes down to the Piestro stream and then to the Botro, a complex which, in the past, was used as mill and ironworks and whose remains are not immediately readable. You can continue the path up to the bridge on the Ombrone river and then turn toward Lizzanello: in both cases, you’ll run into the mill of Nelle and the medieval Picchio bridge. After all, the stream water, the only source of mechanical energy in addition to animal power, allowed to activate mills and factories for the handcrafted production of nails and tacks, in which Saturnana was specialized. However, the floods of the Piestro stream have historically represented a danger for a territory which was already exposed to landslides, hence the need to build stone weirs, those walls built from shore to shore to reduce the erosion and the disruptive force of water in the steep path towards the valley.

A laboratory of popular traditions and memory was set up at the former primary school. It is dedicated to old professions, such as woodcutter, nail maker and quarryman, and to demoetnoantropological traditions,

such as the rite of Saint John’s bonfires, common to all Europe, and the Tuscan tradition of “Cantar Maggio”. This small ethnographic museum also collects material related to the lime kilns and karst formations, located among the nearby olive trees and locust tree woodlands, such as the famous Hole of the Fairies. Everything is enriched by the fairy-tale charm of the drawings printed on paper and on wall by Amelio Bucciantini, who’s still alive in his fellow countrymen’s memories; such drawings can be found also within the main room of the village’s recreational club.

3.5 kilometres away from the church, in via di Selvapiana, after Le Grazie, going up towards Cireglio and at the height of the beginning of the guard rail, which delimits a curve in front of the bridge on the Piestro stream, you can reach a sandstone rock with a nearly three-meterlong incision. Known as the “snake rock”, is unavoidably the object of curiosity and attendance since the 90’s.

To climb the rock, paying attention not to slip, you just need to go down towards the stream, equipped with shoes and clothes suitable for brambles and thick vegetation. The remains of a stone weir, destroyed and swept away by a flood of the Piestro stream in 2002, are connected to the “snake rock” and allow to climb onto it. From here, you can see all the valley and, before the wood took over, you could distinguish the bell of Saturnana church. Also known as “Masino rock”, the rock formation is oriented towards East and lapped by water; not so long ago, it broke down in two pieces, but the part with the snake was left integral, engraved with stairs along its entire length, up to the head, which bears a cross and a date: 1905. A growing fantasy has fuelled the belief that the rock was a place of esoteric rites, associated in some cases to the myth of the sacred snake and, in other cases, to the mysterious cult of the pagan god Mithra.

Instead, a few other local, direct sources preserve the memory of the two brothers Fulvio and Cino Lucarelli, authors for fun of this accidental episode of rock art and sons of a stonecutter, who was the dealer of a few quarries for the production of stones, which were used also to repair the weirs of ditches. The only element which, as of today, is still somehow mysterious is made up by two pairs of high relief lines at the base of the rock, in a part which is perfectly squared and flat…there aren’t any interpretative elements yet for this unusual moulding.

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LA BOTTEGA DEI PIPPI

Quando, saliti due scalini, si apre la caratteristica porta in legno e si entra ne “La Bottega dei Pippi” veniamo immediatamente sopraffatti sia dalla tradizione pistoiese che da aromi intensi, delicati e raffinati, che solo questi tipici e inimitabili 70 grammi di profumata pastafrolla, proposta in diversi gusti, sono in grado di offrire….

Al civico 26 della centralissima Via del Lastrone, ad un passo da Piazza della Sala, sempre più cuore pulsante di Pistoia, cittadini e turisti trovano qualcosa di davvero molto particolare, la Bottega dei Pippi, una sorta di luogo magico dove grazie all’intuizione e alla visione di Francesco Calanchi – ex calciatore che riportò da capitano la Pistoiese in serie D – e di sua moglie Erika, è possibile trovare e gustare per tutto l’anno uno dei dolci tipici pistoiesi, quel “pippo” di pastafrolla con cui si realizzano, il 24 Agosto di ogni anno, le caratteristiche corone di San Bartolomeo. Si tratta di vere e proprie collane formate da alcuni pippi infilati con lo spago da cucina e da una medaglia enorme nella quale vengono inseriti cioccolatini, caramelle e frutti

canditi con cui da tantissimi anni si festeggiano i bambini in una giornata dedicata interamente a loro.

Dopo la carriera sportiva, Francesco ha iniziato a preparare con passione dei dolci per i clienti della macelleria di famiglia, che venivano molto apprezzati e acquistati, specie quei gustosissimi e particolari pippi di San Bartolomeo. «All’inizio li preparavo solo nella settimana di San Bartolomeo» racconta Francesco «ma anno dopo anno a seguito della crescente domanda dei clienti, ho finito per realizzarli ogni settimana. Dopo alcuni anni, vista la continuità della richiesta e l’apprezzamento del prodotto anche fuori città, abbiamo deciso di aprire la Bottega, anche per raccontare, con questi prodotti, un pezzo di storia e di

tradizione della nostra città».

È proprio a questa tradizione tipicamente pistoiese e vecchia come il tempo che si sono ispirati Francesco e Erika, che in pieno centro storico hanno aperto la Bottega dei Pippi, non limitandosi al prodotto tradizionale, ma dedicandosi anche a nuovi e caratteristici gusti e a nuovi abbinamenti come l’apprezzatissimo Tiramipippo, un’innovativa interpretazione del tipico tiramisù a base di “Pippi” nelle tre varianti: classica al caffè e cacao, con cioccolato bianco e amarena e con crema di pistacchio e melograno.

La ricerca di nuovi gusti e abbinamenti e la voglia di lavorare anche per la promozione e la valorizzazione del territorio ha portato Francesco e Erika a collaborare con aziende locali per gli ingredienti utilizzati per la realizzazione del prodotto, tanto che miele, zafferano, vino e vinsanto sono tutti prodotti a km 0. «I turisti sono particolarmente attratti dai nostri pippi, specie quelli italiani notoriamente legati alle proprie tradizioni enogastronomiche, e sono molti quelli che dopo averli assaggiati, ci chiedono periodicamente di spedirgli delle confezioni sia per uso personale che per effettuare dei regali. Per quanto riguarda l’immediato futuro, oltre a cercare di realizzare qualche nuovo gusto, il nostro obiettivo è quello di creare realmente una stagionalità del prodotto, utilizzando il più possibile quello che il momento dell’anno propone».

P ubbli NATURART
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At street number 26 of the central Via del Lastrone, one step away from Piazza della Sala, which is gradually becoming Pistoia’s beating heart, citizens and tourists can find a very peculiar shop, La Bottega dei Pippi, a sort of magic place where, thanks to the intuition and vision of Francesco Calanchi – a former football player who, as captain, brought US Pistoiese back to the Italian fourth tier – and his wife Erika, you can find and taste throughout the year one of the typical sweets of Pistoia, the shortbread biscuit, or “pippo”, with which every year, on August 24th, the typical Saint Bartholomew crowns are made. These are actual necklaces, made up of a few shortbread biscuits threaded with kitchen string and a huge medal where a few chocolates, candies and candied fruit are added: a manyyears-old tradition with which children

are celebrated, in a day fully dedicated to them.

After the end of his sport career, Francesco started to prepare with passion a few sweets for the customers of his family’s butcher shop. Customers liked those sweets, particularly those delicious and peculiar Saint Bartholomew biscuits, and would buy more and more of them.

«Initially I would prepare them only during Saint Bartholomew’s week», explains Francesco, «but year after year, due to the increasing request by customers, I ended up preparing them every week. A few years later, due to the continuous requests and the fact that the product was appreciated also outside the city, we decided to open the Bottega, also to narrate a piece of our city’s history and tradition with these products».

Francesco and Erika drew inspiration from this typical Pistoiese tradition, as old as time, and opened La Bottega dei Pippi in the core of the historical centre. They didn’t limit themselves to the traditional product, but they also worked on new and original flavours and new pairings, such as the highly appreciated Tiramipippo, an innovative interpretation of the typical tiramisu, made with shortbread biscuits and available in three variants: the classic one, with coffee and cocoa, with white chocolate and black cherry and pistachio and pomegranate cream.

The search for new flavours and pairings and the willingness to commit themselves to the promotion and enhancement of the territory led Francesco and Erika to work with local companies for the ingredients used to make the product, so much so that honey, saffron, wine and Vin Santo are all km 0 products.

«Tourists are particularly attracted by our shortbread biscuits. In particular, there are several Italian tourists who are notoriously tied to their food and wine traditions and who, after tasting them, regularly ask us to ship them some packages of biscuits, both for personal use and to make presents. As regards the immediate future, as well as trying to create a few new flavours, our goal is to really create a product seasonality, using as much as possible what the season offers to us».

P ubbli NATURART
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When you open the characteristic wood door, after going up two stairs, and you enter “La Bottega dei Pippi”, you are immediately overwhelmed by the tradition of Pistoia and intense, delicate and refined aromas, which only these typical and unique 70 grams of fragrant shortbread, proposed in different flavours, are able to offer…

Dialoghi di Pistoia 2023

UMANI E NON UMANI. Noi siamo Natura

“Umani e non umani”. Non è un’opposizione. Si può discutere su ciò che è propriamente umano. Lo facciamo da secoli. Sembrerebbe tempo, però, per un ritorno sulla e. Su ciò che ci lega agli altri esseri viventi. Perché è in questo legame, nella rete complessa che unisce tutti gli esseri viventi che si fonda la vita. La vita nostra e la vita del Pianeta.

Dialoghi di Pistoia dedicano un’intera edizione all’ambiente. Lo fanno dando al programma un taglio particolare: raccontare le relazioni tra noi e le piante, noi e gli animali, noi, l’ossigeno e le pietre. Da sempre attenti all’antropologia del contemporaneo, i Dialoghi daranno spazio non solo a una varietà di voci (scrittori, antropologhe, studiosi e studiose, metereologi…), ma anche a culture e punti di vista diversi sull’ambiente che raramente hanno voce. Se infatti il mondo moderno ha visto trionfare l’Antropocene – una visione del mondo che oppone Natura e Cultura e colloca l’essere umano al centro di tutto -, i Dialoghi ci conducono nella rivoluzione copernicana che ha avuto avvio proprio in antropologia e a partire da altre “cosmovisioni”, come quelle dei nativi dell’Amazzonia o delle isole dell’Oceania. Una rivoluzione che può cambiare il nostro rapporto con il mondo. In

molte culture la nozione stessa di Natura come ambito distinto dall’uomo non ha alcun senso, perché il cosmo è un insieme di relazioni e cor-rispondenze. Interrogarci sulla nostra visione del mondo per correggere il tiro sulle devastazioni del Pianeta è un modo per reinvestire di responsabilità i nostri comportamenti quotidiani. E non si tratta solo di proibire, di condannare, di processare il nostro modo di vivere. Guardare con occhi diversi la nostra relazione con i non umani significa aprire nuovi spazi di socialità, significa ritrovare la bellezza della vita negli incolti dimenticati dai processi di industrializzazione e urbanizzazione, significa costruire un’utopia che ho chiamato il Koinocene. L’epoca delle relazioni, l’epoca in cui torniamo a riconoscere la somiglianza, la comunanza, la partecipazione degli uni alle vite degli altri. Le particelle di ossigeno che rilasciano i microorganismi dell’Oceano Pacifico arrivano fino a noi, ogni

giorno. L’essere umano non è, non può essere indipendente dalle forze della Terra, ma è immerso in relazioni di interdipendenza.

“Noi siamo Natura”: il sottotitolo di questa edizione, è uno slogan che i Dialoghi propongono al mondo contemporaneo. La caduta del muro tra umani e non umani apre sfide inedite per la scienza e la cultura. Dobbiamo interrogarci da un lato su quelle caratteristiche, come l’intelligenza, la consapevolezza, la capacità di progettare, che abbiamo pensato come tipicamente umane, ma che forse si estendono ben al di là di esso. Dall’altro c’è da chiedersi se piante, animali, fiumi e montagne non siano anch’essi portatori di diritti come gli umani. Su questo tema il Festival “raddoppia”: la settimana prima dei Dialoghi, infatti, una Giornata di Studi intitolata “I diritti della Natura”, voluta da GEA Green Economy and Agriculture – Centro per la Ricerca della Fondazione Caript, aprirà il dibattito tra giuristi/e, antropologi/ghe e filosofe. ☜

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Testo Adriano Favole

Adriano Favole è professore ordinario di Antropologia culturale presso il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino dove insegna Antropologia culturale, Antropologia della comunicazione e Cultura e potere. Ha fondato e dirige il Laboratorio “Arcipelago Europa”. Collabora con “La lettura” del Corriere della Sera.

Adriano Favole is full professor of Cultural Anthropology at the Department of Culture, Politics and Society of the University of Turin, where he teaches Cultural Anthropology, Communication Anthropology and Culture and Power. He founded and is the director of the “Arcipelago Europa” laboratory. He collaborates with Corriere della Sera’s “La lettura”.

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Accanto l’autore - i cui ambiti di ricerca principali sono l’antropologia politica, l’antropologia del corpo e l’antropologia del patrimonio - con Giulia Cogoli, ideatrice e direttrice dei Dialoghi. A sinistra il sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi, Giulia Cogoli e il Presidente della Fondazione Caript Lorenzo Zogheri.

HUMAN AND NON-HUMAN. We are nature

“Human and non-human”. These aren’t opposite terms. We can argue about what is properly human. We’ve been doing it for centuries. It looks like it’s time, though, to focus again on the and. On what binds us to the other living things. Because life, our life and that of the Planet, is based on this bond, on the complex network which brings all living things together.

with different eyes means opening new socializing spaces, rediscovering the beauty of life in the uncultivated places, which have been forgotten by the industrialization and urbanization processes; it means building a utopia, which I called Koinocene. The age of relationships, the age in which we recognize again the similarities, the commonalities, the participation in each other’s lives. The oxygen particles released by the microorganisms in the Pacific Ocean arrive up to us, every day. Human beings are not, and cannot be, independent from the forces of Earth, but are immersed in interdependence relationships.

“We are Nature”: the subheading of this edition is a slogan that the Dialogues are proposing to the contemporary world.

Next to the author –whose main fields of research are political anthropology, anthropology of the body and anthropology of heritage – is Giulia Cogoli, creator and director of Pistoia Dialogues. On the left are the mayor of Pistoia, Alessandro Tomasi, Giulia Cogoli and the President of Fondazione Caript, Lorenzo Zogheri.

Pistoia Dialogues dedicates a whole edition to the environment. It does that by giving a particular structure to the event schedule: explaining the relationships between us and plants, us and animals, us, oxygen and stones. The Dialogues, which have always paid attention to contemporary anthropology, will not only make room for several voices (writers, anthropologists, scholars, meteorologists…), but also to different cultures and points of view on the environment, which rarely have a voice.

In fact, if on one hand the modern world has witnessed the triumph of the Anthropocene – a vision of the world which opposes Nature and Culture and puts human beings at the centre of

everything -, the Dialogues lead us to the Copernican revolution which began in the field of anthropology, starting from other cosmovisions, such as those of the natives of Amazonia or the Oceania islands. A revolution that may change our relationship with the world. In several culture, the notion itself of Nature as a different field compared to man doesn’t have any sense, because the cosmos is a set of relationships and correspondences.

Asking ourselves questions on our vision of the world, to put things right as regards the destructions of the Planet, is a way to let our daily behaviours assume responsibility again. And it’s not just about banning, condemning, putting on trial our way of life. Looking at our relationship with non-humans

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The fall of the wall between human and non-human paves the way for new challenges for science and culture. We must ask ourselves questions, on one hand, on those characteristics, such as intelligence, awareness, ability to design, which we considered to be typically human, whereas they perhaps extend far beyond the human sphere. On the other and, we must ask ourselves whether also plants, animal and rivers should bear the same rights as humans. The festival will “double” its efforts to discuss this topic: in fact, one week before the Dialogues, a study day titled “The rights of Nature”, wanted by GEA Green Economy and Agriculture –Research Centre of Fondazione Caript) will open the debate between jurists, anthropologists and philosophers. ☜

XIV edizione dei Dialoghi di Pistoia

Da venerdì 26 a domenica 28 maggio si svolge la XIV edizione dei Dialoghi di Pistoia, festival di antropologia del contemporaneo, ideato e diretto da Giulia Cogoli, e promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e dal Comune di Pistoia.

Studiosi e studiose di varie discipline si confronteranno sul tema Umani e non umani. Noi siamo natura. Apre il festival Carlo Petrini con la conferenza inaugurale Un pianeta prezioso. Quest’anno il Premio Internazionale Dialoghi di Pistoia va a Amitav Ghosh. Tra gli altri ospiti: l’antropologo Marco Aime con il cardinale Matteo Zuppi; l’attore e regista Marco Paolini; gli scrittori Emanuele Trevi, Caterina Soffici, Nicola Gardini e Paolo Giordano; il docente di arboricoltura Francesco Ferrini; il genetista Guido Barbujani; la storica dell’arte Angela Vettese; le antropologhe Irene Borgna e Elisabetta Moro; il meteorologo Paolo Sottocorona; il linguista Federico Faloppa con l’antropologo Adriano Favole; la cantante Petra Magoni con il compositore Ferruccio Spinetti; lo psicologo Ugo Morelli; il neuroscienziato Giorgio Vallortigara; il filosofo Leonardo Caffo con l’antropologo Andrea Staid; l’antropologa ambientale Emanuela Borgnino; il fumettista Altan con il giornalista Luca Raffaelli.

Una tappa di avvicinamento al tema dei Dialoghi sarà il convegno sul tema: “I diritti della natura” organizzato al Parco GEA il 19 maggio da GEA - Centro di ricerca della Fondazione Caripit. A confronto antropologi e costituzionalisti.

www.dialoghidipistoia.it

The XIV edition of Pistoia Dialogues, a contemporary anthropology festival conceived and directed by Giulia Cogoli and promoted by Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia and the Municipality of Pistoia, will take place from Friday, May 26th to Sunday, May 28th.

Scholars from various disciplines will confront each other on the topic Human and non-human. We are nature. The festival will be opened by Carlo Petrini, with the opening conference A precious planet. This year, the Dialogues on Man International Award goes to Arnitav Gosh. Among the other guests: the anthropologist Marco Aime with the cardinal Matteo Zuppi; the actor and director Marco Paolini; the writers Emanuele Trevi, Caterina Soffici, Nicola Gardini and Paolo Giordano; the arboriculture teacher Francesco Ferrini; the geneticist Guido Barbujani; the art historian Angela Vettese; the anthropologists Irene Borgna and Elisabetta Moro; the meteorologist Paolo Sottocorona; the linguist Federico Faloppa with the anthropologist Adriano Favole; the singer Petra Magoni with the composer Ferruccio Spinetti; the psychologist Ugo Morelli; the neuroscientist Giorgio Vallortigara; the philosopher Leonardo Caffo with the anthropologist Andrea Staid; the environmental anthropologist Emanuela Borgnino; the cartoonist Altan with the journalist Luca Raffaelli. The conference on the topic “The rights of nature”, organized at the GEA Park on May 19th by GEA – Research Centre of Fondazione Caript, will be a stage approach to the topic of the Dialogues, where anthropologists and constitutionalists will confront each other.

ZOOM
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Dal Convento di Giaccherino a Tebe

Il viaggio nell’Egitto del 1600 del frate pistoiese

La nascita ufficiale dell’egittologia in Toscana risale al 1828, quando il Granduca Leopoldo II si fece conquistare dall’egittomania, che stava allora contagiando molte nazioni europee, e decise di finanziare la spedizione archeologica franco-toscana in Egitto dell’orientalista pisano Ippolito Rosellini e di Jean-François Champollion, celebre decifratore della scrittura geroglifica. Gli appassionati di antichità egiziane, che visitano il Museo Archeologico di Firenze, possono vedere con i loro occhi i reperti frutto della missione congiunta ed ammirare Rosellini e Champollion ritratti fra le rovine del tempio di Luxor nel quadro eseguito dal pittore Angelelli al loro rientro dall’Egitto. Molto meno noto rispetto alla spedizione egittologica francotoscana è il viaggio in Egitto di un frate pistoiese che visitò l’antica Tebe addirittura due secoli prima di Rosellini e di Champollion. Parafrasando le celebri parole di quest’ultimo (“la strada per Menfi e Tebe passa per Torino”), potremmo ben affermare che la strada per Tebe era passata anche da Pistoia, anzi più precisamente dal Convento di Giaccherino.

All’ordine dei francescani di Giaccherino apparteneva, almeno dal 1624, Frate Arcangelo Carradori,

che nel 1630 lasciò Pistoia per intraprendere un’importante missione in Egitto per conto della Congregazione romana di Propaganda Fide: riallacciare rapporti con la Chiesa Copta egiziana. Incontrare il Patriarca copto non si dimostrò affatto semplice per Frat’Arcangelo, ma ciò lo portò, probabilmente oltre i suoi piani originari, a lasciare il Cairo verso l’Egitto meridionale e a studiare il nubiano. Nel 1638, infine, il frate fu costretto a rientrare in Italia, senza aver riscosso successo nella sua missione religiosa, ma con un importante bagaglio di conoscenze, primariamente linguistiche. Gli venne affidato, infatti, l’insegnamento dell’arabo presso l’Università di Pisa e il suo scritto più noto, ancora oggi, è il Dizionario turco-italiano e italiano-nubiano, concluso a Giaccherino e rinvenuto fra i manoscritti della Biblioteca Forteguerriana nel 1876. Rientrato a Roma nell’ottobre del 1638 per render conto dei risultati del suo operato, il Carradori scrisse anche una interessante Relatione delle cose che ha possuto veder Frat’Arcangelo da Pistoia Missionario nell’Alto Egitto dal 1630 fino al 1638, relazione che venne fortunatamente conservata nella collezione di manoscritti antichi di un altro pistoiese: Filippo Rossi Cassigoli.

Leggendo la vivace descrizione dell’Egitto del frate pistoiese nell’unica trascrizione disponibile del suo manoscritto, risulta evidente l’intento religioso del viaggio di Frat’Arcangelo, tant’è che le sue parole riflettono principalmente sullo stato della religione cristiana in Egitto, in particolare della Chiesa Copta. Tuttavia, le osservazioni del missionario sono molto attente anche agli aspetti pratici ed economici del paese che va attraversando e, in più di un passo, riportano in modo dettagliato e vivace ciò che dei costumi egiziani lo ha maggiormente colpito. Spende per esempio molte parole nel descrivere le tecniche di allevamento dei pulcini e la gestione delle piene del Nilo al Cairo, piuttosto che dilungarsi sull’efficacia della sua attività missionaria: “Nel Cairo come in altri luoghi per l’Egitto hanno l’arte di far nascere li pulcini in forno, quali forni son’ fatti come li nostri, et ordinati un presso l’altro come un dormitorio di frati […]. Il vivere dell’Egitto è caro o buon mercato secondo che l’acqua del Nilo cresce, et allaga più o meno terreno, onde conoscono l’abbondanza, o carestia […]”. Nella relazione di Frat’Arcangelo si trovano poi sorprendenti digressioni sulle antichità egiziane, che egli definisce per lo più colletti e rovine, sia di epoca faraonica sia

Testo Irene
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di epoca greco-romana. Le visita spinto da curiosità, mettendosi in almeno un’occasione in serio pericolo: “Un’altra volta essendo andato a visitar una chiesa della Madonna dentro una grotta della montagna […] il Governatore venne a posta a domandar’ del missionario dicendo che era uno stregone di Barberia venuto a cavar tesori […] onde in quel punto corse due pericoli di morte grandissimi”. Ad Alessandria, città dalla quale ha inizio il resoconto del frate, le antichità che più colpiscono l’occhio del Carradori sono gli obelischi, che lui chiama guglie e che dovevano costituire in età moderna i monumenti più riconoscibili per i visitatori europei. Arrivando al Cairo, il frate si dilunga nel descrivere il sito di Giza e racconta di essere entrato nella piramide di Cheope fino alla camera del re, paragonando la grande galleria di accesso alla Scala Santa di Roma; mentre della Sfinge riporta l’antica convinzione che la statua parlasse (senza darle però molto credito) e che fosse collegata alla piramide di Cheope da un

passaggio sotterraneo. A ovest del Cairo visita probabilmente le tombe rupestri della necropoli di Saqqara, che descrive come “caverne sotterranee fatte in volta nel tufo o pietra”, dove ha la fortuna di osservare numerosi sarcofagi e mummie: “casse dipinte di geroglifici colorite di diversi colori […] il corpo poi è involto in molte fasce, e quella che torna di sopra è pur dipinta con geroglifici, e tal’hora ornata d’oro e di gemme secondo che la persona povera o richa: e queste son le mummie […]”.

Dopo aver soggiornato al Cairo, il viaggio di Frat’Arcangelo si fa ancora più interessante perché si allontana da quella regione, che era quella più battuta dai viaggiatori europei di allora, per avventurarsi progressivamente verso sud sulle tracce del Patriarca della Chiesa Copta, con il quale dovrebbe discutere la possibilità di una riunificazione con la Chiesa cattolica. La sua missione religiosa lo conduce addirittura fino al sito di Ochossori, cioè la celebre Luxor, dove scorge da lontano i Colossi di Memnone e si addentra nella

sala ipostila del tempio di Karnak, che è oggi uno dei monumenti più visitati dell’Egitto. Prima del frate pistoiese, solo un viaggiatore veneto, il cosiddetto “Anonimo Veneziano”, sul finire del 1500 si era spinto così a sud nel paese egiziano. Il resoconto di viaggio del Carradori in Alto Egitto si conclude menzionando le isole di Siene, vale a dire le cateratte di Assuan, quasi mille chilometri a sud del Cairo. Ripercorrendo con Frat’Arcangelo le mete principali del suo peregrinare in Egitto per ben otto anni, non si può non restare impressionati dalle variegate esperienze che il missionario si trovò ad affrontare e si comprende perché più volte sottolinei i pericoli che lo hanno minacciato: dall’accusa di essere uno stregone, al rischio di vedersi gettare in alto mare nel viaggio di ritorno verso Occidente. Pensando poi al luogo appartato e tranquillo dove si trova ancora oggi il Convento di Giaccherino, il viaggio del francescano pistoiese desta profonda ammirazione e grande curiosità. ☜

Frate Arcangelo

Carradori, dell’ordine dei francescani di Giaccherino, nel 1630 lasciò Pistoia per intraprendere un’importante missione in Egitto per conto della Congregazione romana di Propaganda Fide: riallacciare rapporti con la Chiesa Copta egiziana.

Friar Arcangelo Carradori, from the Franciscan order of Giaccherino, left Pistoia in 1630 to start an important mission in Egypt on behalf of the Roman congregation of Propaganda Fide: resuming relations with the Egyptian Coptic Church.

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From the Convent of Giaccherino to Tebe

Ripercorrendo con Frate Arcangelo ill suo peregrinare in Egitto per ben otto anni, non si può che restare impressionati dalle variegate esperienze che si trovò ad affrontare

As we retrace the wandering of Friar Arcangelo in Egypt, which lasted as many as eight years, we can only remain impressed by the different experiences that he had to face…

The journey of friar from Pistoia, in the Egypt of the XVII century.

The official birth of Egyptology in Tuscany dates back to 1828, when the Grand Duke Leopold II let himself be conquered by the Egyptomania, which back then was spreading to several European countries, and decided to fund the French-Tuscan archaeological expedition to Egypt of Ippolito Rosellini, an orientalist from Pisa, and Jean-François Champollion, a famous decipherer of hieroglyphic writing. The enthusiasts of Egyptian antiquities who visit the Archaeological Museum in Florence can see with their own eyes the findings of this joint mission and admire Rosellini and Champollion, pictured among the ruins of the Luxor Temple in the painting by the painter Angelelli, following their return from Egypt.

The journey to Egypt of a friar from Pistoia, who visited the ancient Thebes as many as two centuries before Rosellini and Champollion, is way less known than the French-Tuscan Egyptological expedition. Paraphrasing the latter’s famous words (“The road to Memphis and Thebes runs through Turin”), we could say that the road to Thebes also ran through Pistoia or, more precisely, through the Convent of Giaccherino. Friar Arcangelo Carradori had belonged to the Franciscan order at least since 1624. In 1630, he left Pistoia to undertake an important mission to Egypt on behalf of the Roman congregation of Propaganda Fide: resuming relations with the Egyptian Coptic Church. Meeting the Coptic Patriarch wasn’t easy at all for Friar Arcangelo, but this led him to leave Cairo, move towards southern Egypt and study the Nubian language (something which, perhaps, wasn’t part of his original plans). Finally, in 1638, the friar was forced to return to Italy: he hadn’t been successful in his religious mission, but he had acquired a significant wealth

of (mostly linguistic) knowledge. In fact, he was entrusted with the task of teaching Arabic at the University of Pisa, and, still today, his most famous work is Dizionario turco-italiano e italiano-nubiano (Turkish-Italian and Italian-Nubian dictionary), completed in Giaccherino and discovered among the manuscripts of the Forteguerriana Library in 1876. Carradori returned to Rome in October 1638, to report the results of his work, and also wrote an interesting Relatione delle cose che ha possuto veder Frat’Arcangelo da Pistoia Missionario nell’Alto Egitto dal 1630 fino al 1638 (Report of what Friar Arcangelo from Pistoia, missionary in the Upper Egypt from 1630 to 1638, could see). Luckily, such report was preserved in the collection of old manuscripts belonging to another Pistoiese: Filippo Rossi Cassigoli.

The religious purpose of Friar Arcangelo’s journey is evident from the vivid description of Egypt by the friar from Pistoia in the only available transcription of his manuscript, so much so that his words mainly reflect on the state of the Christian religion, and especially of the Coptic Church, in Egypt. However, in his remarks, the missionary also pays attention to the practical and economic aspects of the country he’s crossing and, in several passages, he thoroughly and vividly reports the Egyptian habits that impressed him the most. For example, he uses several words to describe the farming techniques of chicks and the management of the Nile floods in Cairo, rather than dwelling on the efficacy of his missionary activity: “Nel Cairo come in altri luoghi per l’Egitto hanno l’arte di far nascere li pulcini in forno, quali forni son’ fatti come li nostri, et ordinati un presso l’altro come un dormitorio di frati […]. Il vivere dell’Egitto è caro o buon mercato secondo che l’acqua

del Nilo cresce, et allaga più o meno terreno, onde conoscono l’abbondanza, o carestia […]” (“In Cairo, same as other places in Egypt, chicks are usually being born in ovens which have a similar shape to ours and are placed next to each other, similarly to a dormitory of friars […]. Living in Egypt can be cheap or expensive, depending on whether the water of the Nile grows and on how much it floods the land, therefore people are familiar with both abundance and scarcity […]”.

Furthermore, in the report by Friar Arcangelo we find surprising digressions on the Egyptian antiquities, that he mostly defines as neckbands and ruins, from both the pharaonic and the GreekRoman age. He visits such ruins, driven by curiosity, and at least on one occasion he puts himself in serious danger:

“Un’altra volta essendo andato a visitar una chiesa della Madonna dentro una grotta della montagna […] il Governatore venne a posta a domandar’ del missionario dicendo che era uno stregone di Barberia venuto a cavar tesori […] onde in quel punto corse due pericoli di morte grandissimi”. (“On another occasion, the missionary had gone to visit a church of the Virgin Mary, inside a hole in the mountain […]; the Governor specifically asked about him, saying that he was a Berber sorcerer who had come to steal treasures […], therefore, at that time, the missionary risked his life twice”).

In Alexandria, the city where the report by the friar starts, the antiquities which impress Carradori the most are the obelisks, which he calls spires: in the modern age, they were perhaps the most recognizable monuments for European visitors. After arriving in Cairo, the friar dwells on describing the archaeological site of Giza and explains that he got into Cheops Pyramid, up to the king’s room, comparing the big access tunnel to the

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Holy Stairs in Rome, whereas, in regards to the Sphinx, he reports the old belief that the statue was capable of speaking (without giving much credit to it) and that it was connected to Cheops Pyramid by an underground passage. To the West of Cairo, he probably visits the rocky tombs of the Saqqara necropolis, which he describes as “caverne sotterranee fatte in volta nel tufo o pietra” (“underground caves made of tuff or stones”) and where he’s fortunate to observe several sarcophagi or mummies: “casse dipinte di geroglifici colorite di diversi colori […] il corpo poi è involto in molte fasce, e quella che torna di sopra è pur dipinta con geroglifici, e tal’hora ornata d’oro e di gemme secondo che la persona povera o richa: e queste son le mummie […]” (“coffins painted with hieroglyphics, in several colours […] the body is covered with several bands, and the upper one is also painted with hieroglyphics, and sometimes adorned with gold or gems, depending on whether the person is rich or poor: and these are the mummies […]”).

After his stay in Cairo, Friar Arcangelo’s journey gets even more interesting, because he moves away from that region, the most beaten one by the European visitors of the time, to gradually venture into the South, in the footsteps of the Coptic Patriarch, with whom he should discuss the possibility of a reunification with the Catholic church. His religious mission brings him to the site of Ochossori, that is the famous Luxor, where he sees the Colossi of Memnon from afar and enters the audience hall of the Karnak temple complex, which today is one of the most visited monuments in Egypt. Before the friar from Pistoia, only a Venetian traveller, the so-called “Venetian Anonymous”, had gone this far south in the Egyptian country, at the end of the XVI century. The report of Carradori’s journey in the Upper Egypt ends by mentioning the islands of Aswan, that is the cataracts of Aswan, nearly one thousand kilometres south of Cairo. By retracing the main destinations of Friar Arcangelo’s wandering in Egypt, which lasted as many as eight years, it’s impossible not to be impressed by the different experiences faced by the missionary, and we understand why he mentions several times the dangers that threatened him: from the accusation of being a sorcerer, to the risk of being thrown on the high seas during his return journey to the West. If we think of the secluded and quiet place where the Convent of Giaccherino is located still today, the journey of the Franciscan friar from Pistoia arouses deep admiration and a great deal of curiosity. ☜

Curare il paesaggio, coltivandolo

Lo scorso 24 e 25 Febbraio si è tenuto a Viterbo il XVII Convegno Nazionale dei Delegati e Volontari Fai (Fondo Ambiente Italiano) intitolato “Curiamo il paesaggio, coltivandolo. Il ruolo della civiltà rurale nella tutela e per lo sviluppo”. Tale iniziativa è stata incentrata sulla pratica che più ha inciso sulla forma del paesaggio italiano: l’agricoltura. Il Convegno è stato in realtà un terzo appuntamento dedicato al solo paesaggio, dopo aver approfondito durante il Convegno del 2021 il concetto di ambiente come “tutto ciò che ci circonda” ed aver riflettuto su come sarà il paesaggio italiano nel 2026, quando sarà completato il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, tema a cui era dedicato il Convegno del 2022. Durante questa occasione è stato presentato un nuovo Bene donato al FAI, Villa Caviciana, un’azienda agricola nella provincia di Viterbo, davanti all’Isola Bisentina; con i suoi 20 ettari di vigneti, 35 di oliveti e 86 di bosco e

pascoli è un pezzo di paesaggio storico rurale tipico della Tuscia e un’azienda agricola biologica che produce olio, vino e miele. L’azienda è stata fondata nel 1989 da due coniugi di Düsseldorf, cui oggi è intitolata la Fondazione Fritz e Mocca Metzeler, che l’ha donata al FAI perché se ne prenda cura, preservando e valorizzando questo patrimonio a beneficio della collettività. Il FAI ne ha affidato la gestione a una società di imprenditori agricoli, ma da proprietario, seguirà da vicino sia la coltivazione che la produzione, assistito da un Comitato di Garanti. Grazie a tale donazione è stato possibile riflettere sul ruolo cruciale della civiltà rurale nella tutela del paesaggio e dell’ambiente e per lo sviluppo sostenibile del Paese.

È la prima volta che il FAI entra in possesso di un bene “produttivo”, anche se in passato e oggi si prende già cura nei suoi Beni di oliveti e vigneti come parte di paesaggi o giardini storici, di cui preservare più l’aspetto originale che

la vocazione produttiva.

Ricordiamo tra questi Beni la Baia di Ieranto, donata al FAI nel 1987, luogo intriso di storia e fascino. La Baia, oggi oggetto di restauro ambientale per recuperare la macchia mediterranea, si apre proprio davanti ai faraglioni di Capri e sarebbe stata la dimora delle Sirene che incantarono i marinai di Ulisse nel suo viaggio verso Itaca. Dal 2002 il Fai ha anche in concessione il Parco di Villa Gregoriana a Tivoli, meta obbligatoria del Grand Tour Ottocentesco per il suo fascino romantico e la sua estetica del sublime che nasce dall’incontro tra le rovine romane e il bosco. Qui nel 1832 papa Gregorio XVI, da cui prende il nome, promosse una grandiosa opera di ingegneria idraulica per contenere le continue esondazioni dell’Aniene, dando vita alla nuova Cascata Grande, seconda con i suoi 120 metri di salto alla Cascata delle Marmore. Risalgono invece al 2008 la donazione del

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Giardino Pantesco Donnafugata, recintato da una struttura circolare di circa 3000 anni fa che racchiude una straordinaria e secolare pianta di arancio “Portogallo”, e l’acquisto del Bosco di San Francesco, a cui si accede direttamente dal piazzale davanti alla Basilica Superiore di Assisi per immergersi nella natura e scoprire il “Terzo Paradiso” di Michelangelo Pistoletto, realizzato con 121 ulivi disposti a doppio filare a formare tre ampi elementi circolari tra loro tangenti. Più recente è la concessione, avvenuta nel 2017, dell’Orto sul Colle dell’Infinito a Recanati, luogo di incontro tra paesaggio, storia e poesia. Sebbene quindi sempre attento alla conservazione e valorizzazione del Paesaggio, per la prima volta con Villa Caviciana il FAI si occuperà di una vera e propria azienda agricola produttiva: un modello in cui attuare, e da cui promuovere, principî e pratiche di coltivazione tradizionali ma anche innovativi, che siano sostenibili dal punto di vista ecologico, e anche economico. Marco Magnifico è così intervenuto al riguardo durante il convegno: «Non diventiamo agricoltori per produrre, ma vogliamo dimostrare, attraverso l’esperienza diretta del possedere un’azienda agricola, che per proteggere

e valorizzare il paesaggio italiano, che per la maggior parte è rurale, bisogna coltivarlo, e quindi farlo produrre». Reduci da questi due giorni di riflessione, in cui sono stati presentati approfondimenti da esperti nazionali e internazionali del settore, anche noi, come Gruppo Fai Pistoia-Montagna Pistoiese, ci troviamo ancora a riflettere sul paesaggio che ci circonda, così come è accaduto in passato. Infatti, durante le scorse Giornate di Autunno siamo stati accolti da Giorgio Tesi Group e Mati 1909, due dei vivai più importanti della città, che hanno accettato di collaborare con il Gruppo per avvicinare e sensibilizzare riguardo alla cultura del verde, tradizione e produzione che caratterizza da secoli Pistoia e che la rende famosa nel mondo. Ci impegniamo e impegneremo ancora ad osservare e raccontare la città, la montagna e ciò che la circonda per creare tra chi ci segue ed essa ancora più legame, non solo verso il Bello dei monumenti, dei palazzi e delle chiese ma anche del territorio, delle sue tradizioni e culture, poiché anche questo fa parte dell’identità della città in cui abitiamo.

Gruppo FAI Pistoia-Montagna Pistoiese

Pistoia Musei

In Visita. Giorgio de Chirico

— A fine aprile ha preso il via la seconda edizione di In Visita, dedicata al grande pittore Giorgio de Chirico, presente con il dipinto Manichini in riva al mare del 1926. Il quadro è in dialogo con la testa ritratto di Faustina Maggiore (II secolo d.C.). Entrambe le opere provengono da Collezione Intesa Sanpaolo.

Accanto, Giorgio de Chirico Testa ritratto di Faustina maior, II secolo d.C. - Marmo

bianco - Collezione

Intesa Sanpaolo (Foto

Lorenzo Gori per Pistoia Musei). Nella pagina a destra Manichini in riva al mare, 1926

Olio su tela - Collezione

Intesa Sanpaolo (Foto

Archivio Patrimonio

Artistico Intesa Sanpaolo / Foto Roberto Zucchi)

Next, Giorgio de Chirico, head-portrait of Faustina

maior, II century

AD – White marble

– Collezione Intesa

Sanpaolo (Photograph by Lorenzo Gori for Pistoia Musei). In the page on the right, Mannequins by the sea (Manichini in riva al mare), 1926, oil painting on canvas

– Collezione Intesa

Sanpaolo (photograph from Sanpaolo’s artistic heritage archive / photograph by Roberto Zucchi)

Manichini in riva al mare è un’opera esemplare del linguaggio di Giorgio de Chirico (Volo 1888 – Roma 1978) al tempo del suo secondo soggiorno parigino e assume un rilievo ancora maggiore per la sua provenienza collezionistica, essendo appartenuta al mercante Paul Guillaume (Parigi 1891 – 1934). Essa fu realizzata quando l’artista era all’apice del successo e conteso tra due dei più grandi galleristi di Parigi del momento. Il dipinto mostra chiaramente le caratteristiche della nuova stagione “classica” che il pittore sviluppò proprio nel contesto parigino dove fu attivo intessendo fruttuose relazioni e collaborazioni.

Il tema dell’antico, ineludibile per la cultura occidentale, emerge con forza nell’opera del maestro, come risultato di una riflessione nutrita da studi filosofici e storico artistici condivisi anche con la compagna di quel periodo, Raissa Gurevič (Odessa 1894 – Roma 1979).

Nel 1925 il pittore si trasferì da Roma a Parigi con Gurevič danzatrice di origini russe, con la quale aveva condiviso l’esperienza del Teatro degli Undici di Pirandello a Roma. Qui infatti era stato rappresentato il dramma mimico scritto da

Andrea Francesco Alberto de Chirico (in arte Alberto Savinio), La morte di Niobe, dove si erano conosciuti. Gurevič proveniva da una facoltosa famiglia ucraina di religione ebraica e dopo la Rivoluzione d’ottobre aveva attraversato l’Europa lavorando in teatro con il primo marito, il regista Georgij Krol’. Trasferitasi a Parigi e abbandonato l’impegno teatrale, Gurevič iniziò gli studi d’archeologia ponendo le basi per una nuova carriera che, dopo la fine della relazione con De Chirico, la portò di nuovo in Italia. Nelle sue numerose pubblicazioni scientifiche, Gurevič comprese anche la testa ritratto di Faustina Maggiore esposta in questo In Visita in dialogo con Manichini in riva al mare.

Il dialogo tra le due opere, proposto dalle curatrici, è dunque fondato sul legame tra il pittore e la sua musa, una relazione nutrita di interessi e passioni culturali condivise. Una particolare attenzione è stata dedicata all’allestimento ispirato agli spazi metafisici dei dipinti di De Chirico dove spesso, come in un teatro, è messo in scena l’incontro tra oggetti incongrui o dove statue fuori dal proprio piedistallo son calate in ambienti quotidiani richiamando malinconicamente la nostra attenzione all’antichità classica. ☜

Dal 22 aprile al 22 ottobre 2023 Collezioni del Novecento Pistoia Musei

Palazzo de’ Rossi, Pistoia

A cura di Monica Preti, Annamaria Iacuzzi, Cristina Taddei

Catalogo: Gli Ori, Pistoia, 2023 con testi di Monica Preti, Giovanni Casini, Cristina Taddei, Annamaria

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Pistoia Musei

In Visita. Giorgio de Chirico

The second edition of On a visit (In Visita) started at the end of April. It is dedicated to the great painter Giorgio de Chirico, present in the exhibition with his work Mannequins by the sea (Manichini in riva al mare, 1926). The painting is in dialogue with the head-portrait of Faustina Maggiore (II century AD). Both works come from Collezione Intesa Sanpaolo.

Mannequins by the sea is an exemplary work of the language of Giorgio de Chirico (Volos 1888 –Rome 1978) at the time of his second stay in Paris and takes on an even more important significance due to the fact that it comes from a private collection: in fact, it belonged to the merchant Paul Guillaume (Paris 1891-1934). This work was made when the artist was at the peak of his success and contended by two of the most important Parisian gallerists of the time. The painting clearly shows the characteristics of the new “classic season”, which was developed by the artist in the Parisian environment, where he actively engaged in fruitful relationships and partnerships. The topic of antiquity, unavoidable for the Western culture, powerfully emerges in the master’s work, as the result of a reflection nurtured by philosophical and historical-artistic studies, which were shared also with his partner of the time, Raissa Gurevich (Odessa 1894 – Rome 1979).

In 1925, the painter moved from Rome to Paris with Gurevich, a dancer of Russian origins, with whom he had shared the experience of Luigi Pirandello’s Theatre of the Eleven, where the mimic drama written by Andrea Francesco Alberto de Chirico (known as Alberto Savinio), The death of Niobe (La morte di Niobe), had been acted. Raissa came from a wealthy Ukrainian family of Jewish religion, and after the October Revolution she had crossed Europe, working in theatres with her first husband, the director Georgij Krol’. After moving to Paris and abandoning her theatre commitments, Gurevich started her archaeology studies and laid the foundations for a new career which, after the end of the relationship with de Chirico, brought her back to Italy. In her several scientific publications, Gurevich included also the head-portrait of Faustina Maggiore, exhibited in this In Visita, in dialogue with Mannequins by the sea.

The dialogue between the two works, proposed by the curators, is therefore based on the relationship between the painter and his muse, a relationship nurtured by shared interests and cultural passions.

Particular attention was paid to the staging, which draws inspiration from the metaphysical spaces of de Chirico’s paintings, where often, like in a theatre, the encounter between incongruous objects is staged, or where statues out of their pedestal are lowered into daily environments, melancholically drawing our attention to classical antiquity. ☜

From April 22nd to October 22nd, 2023 – Twentieth-Century Collections | Pistoia Musei - Palazzo de’ Rossi, Pistoia

Progetto In Visita

“Un progetto fortemente voluto soprattutto per le occasioni di dialogo con realtà culturali italiane ed europee di riferimento nel campo dell’arte e della cultura del Novecento e del Contemporaneo: momenti di confronto e scambio offerti alla città che verrà coinvolta in un programma culturale dedicato”

In Visita Project

“A project strongly wanted, especially for the dialogue opportunities with Italian and European cultural realities which are a point of reference in the field of XX century and contemporary art and culture: moments of confrontation and exchange that will be offered to the city, which will be involved in a dedicated cultural programme”.

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Curated by Monica Preti, Annamaria Iacuzzi, Cristina Taddei Catalogue: Gli Ori, Pistoia, 2023, with texts by Giovanni Casini, Monica Preti, Annamaria Iacuzzi, Cristina Taddei

Giorgio de Chirico (Volos, 1888 – Roma, 1978)

Gli anni di Parigi (1924-1931)

Dopo la prima stagione della pittura metafisica, elaborata tra Firenze, Parigi e Ferrara tra il 1910 e il 1918, Giorgio de Chirico si trasferisce a Roma. In quel periodo riscopre l’arte dei grandi artisti nei musei e inizia a fare copie dai maestri italiani del Rinascimento, mentre a Firenze studia la tecnica della tempera e della pittura su tavola. Nel 1922 viene inaugurata un’importante personale alla Galerie Paul Guillaume di Parigi: André Breton ne firma la presentazione. Nel 1924, a Roma, conosce la danzatrice russa e futura archeologa Raissa Gurevič Krol. Verso la fine dell’anno è a Parigi dove, al Théâtre des Champs Elysées, realizza scene e costumi per La Giara di Pirandello messa in scena dai Balletti Svedesi con musiche di Alfredo Casella. Collabora al primo numero de “La Révolution Surréaliste” ed è immortalato da Man Ray in una celebre foto del gruppo. Nel maggio del 1925 prende parte a La morte di Niobe, dramma con musiche di Savinio rappresentato al Teatro d’Arte di Pirandello, disegnandone i costumi. Tra giugno e novembre dello stesso anno si stabilisce nella capitale francese, prendendo casa insieme a Gurevič. In occasione di una sua personale alla Galerie Léonce Rosenberg i surrealisti criticano duramente le più recenti opere dell’artista. La frattura con i surrealisti è ormai totale. Nel 1928 a Milano esce il Piccolo Trattato di Tecnica Pittorica da Libri Scheiwiller, nel 1929 l’Éditions du Carrefour di Pierre Lévy pubblica Hebdomeros, le peintre et son génie chez l’écrivain. Prepara le scene e i costumi per il balletto Le Bal, di Serge Diaghilev (Montecarlo, Parigi e Londra). Espone in Italia e all’estero a Parigi, Berlino, Amburgo, Amsterdam, Bruxelles, Londra e New York. Il 3 febbraio 1930 sposa Gurevič, quando la relazione è già compromessa. Nell’autunno conosce Isabella Pakszwer (poi Isabella Far) che diventerà la sua seconda moglie. Alla fine del 1931 la rottura con Gurevič è definitiva.

Per una biografia dettagliata: Giorgio de Chirico, Biografia, https://fondazionedechirico.org/de-chirico/

After the first season of metaphysical painting, developed in Florence, Paris and Ferrara between 1910 and 1918, Giorgio de Chirico moves to Roma. In that period, he rediscovers the art of great artists in museums and starts to make copies of the Italian masters from the Renaissance, while in Florence he studies the technique of tempera and panel painting. In 1922, he opens an important solo exhibition at the Galerie Paul Guillaume in Paris, with presentation by André Breton. In 1924, in Rome, he meets the dancer of Russian origins, and future archaeologist, Raissa Gurevič Krol’. Towards the end of the year, he’s in Paris where, at the Théâtre des Champs Elysées, he prepares scenes and costumes for Pirandello’s The Jar (La Giara), staged by the Swedish Ballet with music by Alfredo Casella. He also works on the first number of “La Révolution Surréaliste” and is immortalized by Man Ray in a famous photograph of the group. In May 1925, he participates in The death of Niobe, a drama with music by Savinio acted at Pirandello’s Theatre of Art, for which he draws the costumes. Between June and November of the same year, he settles in the French capital, where he rents a house along with Gurevich. On the occasion of his solo exhibition at the Galerie Léonce Rosenberg, surrealists harshly criticise the most recent works by the artist. The rupture with surrealists is now total. In 1928, in Milan, Libri Scheiwiller publishes the Small treatise on painting technique (Piccolo trattato di tecnica pittorica); in 1929, Pierre Lévy’s Éditions du Carrefour publishes Hebdomeros, le peintre et son génie chez l’écrivain. De Chirico prepares scenes and costumes for the ballet Le Bal, by Serge Diaghilev (Montecarlo, Paris and London). He exhibits in Italy and abroad, in Paris, Berlin, Hamburg, Amsterdam, Brussels, London and New York. On February 3rd, 1930, he marries Gurevich, when their relationship is already compromised. In autumn, de Chirico meets Isabella Pakszwer (then Isabella Far), who will become his second wife. At the end of 1931, the rupture with Gurevich is final.

For a detailed biography:

Giorgio de Chirico, Biography, https://fondazionedechirico.org/de-chirico/

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Identità

Sulle vie dei canti

Il nuovo itinerario dell’Ecomuseo della Montagna Pistoiese

è dedicato alle tradizioni orali e al canto popolare

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Foto Archivio Ecomuseo della Montagna Pistoiese Maurizio Pini Testo Manuela Geri
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per Ecomuseo della montagna pistoiese

Il riordino del materiale, che ha richiesto quasi due anni di lavoro, è stato condotto da Visage Music che si è avvalsa di specialisti del settore, con la supervisione scientifica di Maurizio Agamennone, professore ordinario di Etnomusicologia dell’Università di Firenze.

The reorganization of the material, which took almost two years of work, was conducted by Visage Music, which made use of industry specialists with the scientific supervision of Maurizio Agamennone, full professor of Ethnomusicology at the University of Florence.

Ènato da un paio di mesi, e già vuole crescere, il settimo itinerario dell’Ecomuseo, che si aggiunge ai sei ormai conosciuti (ghiaccio, ferro, vita quotidiana, arte sacra, natura, pietra): un itinerario molto particolare, perché non si snoda alla scoperta di ghiacciaie, ferriere, carbonaie, elementi naturali e permanenze tangibili e concrete: ci conduce in un mondo immateriale, fatto di beni culturali labili, che rischiano di scomparire per sempre con l’inevitabile ricambio delle generazioni: parliamo delle tradizioni orali, e nel nostro itinerario specifico, della canzone popolare.

L’Ecomuseo da tempo disponeva di un ricco corpus di documenti sonori, frutto di indagini condotte nell’area della Montagna Pistoiese dalla metà degli anni ’50 del 1900 fino ai primi anni 2000: si presentava quindi la inderogabile necessità di salvaguardare e restituire alla comunità questo importante patrimonio immateriale. L’Ecomuseo ha quindi elaborato e portato a termine il progetto “Sulle vie dei canti. In tour sulla Montagna Pistoiese tra passato e presente” (ottenendo finanziamenti dal GAL Montagnappennino e dalla Fondazione Caript) progetto

che si proponeva di riordinare e catalogare tutto il materiale sonoro disponibile, riversarlo in formato digitale, trascrivere su partitura i canti più originali ed arrangiare sei di essi per una loro riproposizione didattica; infine trasferire la banca dati su un sito internet appositamente implementato, di libera consultazione per tutti gli interessati, etnomusicologi ma anche semplici appassionati e gli stessi residenti.

Il riordino ha richiesto quasi due anni di lavoro, condotto da Visage Music che si è avvalsa di specialisti del settore, con la supervisione scientifica di Maurizio Agamennone, professore ordinario di Etnomusicologia dell’Università di Firenze; agli obiettivi iniziali si è aggiunta anche l’idea di caricare buona parte dei documenti sonori su piattaforme digitali universalmente conosciute e accedute da musicisti e operatori

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del settore da tutto il mondo, come Spotify, Youtube ecc. in modo da promuovere la raccolta anche tramite questi canali di informazione. Finalmente, dopo un periodo di “rodaggio”, tutto il progetto è stato concluso ed ha raggiunto gli obiettivi prefissati: è stato presentato sabato 25 febbraio 2023 a Campotizzoro, nella sala del Consorzio Motore, così affollata che non poche persone hanno dovuto accontentarsi di seguire l’evento dall’esterno. Fra i presenti anche Francesco Guccini, emozionato quando ha potuto riascoltare dal sito internet la voce della nonna Amabilia che intonava alcune delle ballate più famose e più antiche della raccolta, come “la pesca dell’anello”. Ad oggi l’archivio presenta 852 documenti sonori, in larga maggioranza canti ma anche diversi brani strumentali, molti dei quali di ottima qualità esecutiva, che attingono a repertori oggi in parte sconosciuti. Gli informatori che hanno cantato e suonato sono oltre 140, residenti in tutti i comuni della Montagna Pistoiese, oltre a qualche comune limitrofo (Barga, Granaglione Porretta Terme, Vergato). Davvero interessante anche la tipologia dei canti catalogati: molto presenti le “ballate”, oltre 100 qui catalogate, con le varianti, che stanno a testimoniare una origine davvero

remota della cultura musicale locale: gli studiosi, a partire da Costantino Nigra (“Canti popolari del Piemonte” 1888) fino a Roberto Leydi, pietra miliare dell’etnomusicologia del secondo Novecento, passando per il filologo e letterato sambucano Michele Barbi) concordano nel far risalire la nascita e la diffusione delle ballate in Italia attorno al 1300.

Per scoprire tutta la ricchezza dell’archivio si consiglia la consultazione diretta del sito, che consente ricerche incrociate, selezionando varie chiavi di interesse. Potrete conoscere canti per bambini, canti di lavoro o di protesta, serenate, stornelli, ecc. L’archivio sonoro dell’Ecomuseo è solo all’inizio, si propone come laboratorio di etnomusicologia, piattaforma didattica per le scuole e università, archivio aperto a nuove acquisizioni ed alla valorizzazione discografica del patrimonio dei canti popolari. Ascoltare la viva voce degli informatori è una esperienza immersiva, di vite vissute, di intonazioni musicali e parole oggi quasi dimenticate, di argomenti, luoghi e oggetti legati alla cultura materiale di un’epoca: un vero viaggio nel tempo. ☜

Per accedere all’archivio sonoro https://sulleviedeicanti. ecomuseopt.it

Ecomuseum of the Pistoiese Mountain

The Songlines

The new Ecomuseum of the Pistoiese Mountain’s itinerary is dedicated to oral traditions and popular songs

The seventh itinerary of the Ecomuseum was born a couple of months ago and already wants to grow. It is an addition to the six itineraries (ice, iron, daily life, sacred art, nature and stone) that we already know: a very peculiar itinerary, because it doesn’t run to the discovery of glaciers, ironworks, charcoal kilns, natural elements and tangible and concrete remains: it leads us to an immaterial world, made up of an ephemeral cultural heritage, which is at risk of disappearing forever due to the unavoidable generational replacement: we’re talking about oral traditions and, within our specific itinerary, of popular songs.

For a long time, the Ecomuseum had been owning a rich corpus of sound documents, the result of investigations that were carried out in the area of the Pistoiese Mountain from the second half of the 1950’s to the first years of the XXI century: therefore, it was imperative to safeguard and give back to the community this important immaterial heritage. That’s why the Ecomuseum developed and completed the project “Along the ways of chants. A tour on the Pistoiese Mountain between past and present” (“Sulle vie dei canti. In tour sulla Montagna Pistoiese tra passato e presente”), obtaining funds from GAL Montagnappennino and Fondazione Caript. The aim of the project was to reorganize and classify all the available sound material, transfer it to the digital format, transcribe the most original chants on a score and arrange six of them for their didactic use; finally, to transfer the database to a specifically implemented web site,

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As of today, the archive includes 852 sound documents, chants by a large majority, but also several instrumentals: many of them are of high-quality craftmanship, and draw on repertoires which, currently, are partially unknown.

which can be freely consulted by all the involved parties, ethnomusicologists but also simple enthusiasts and the same residents.

It took almost two years of work for this reorganization; it was conducted by Visage Music, which made use of industry specialists with the scientific supervision of Maurizio Agamennone, full professor of Ethnomusicology at the University of Florence; the idea of uploading a good portion of the sound documents to universally known digital platforms which can be

accessed by industry musicians and operators from all over the world, such as Spotify, YouTube, etc., was added to the initial goals, in order to promote the collection of material also through these information channels.

Finally, after a trial stage, the project was completed and reached the set goals: it was presented on Saturday, February 25th in Campotizzoro, at the headquarters of Consorzio Motore, which were so crowded that many people had to follow the event from the outside.

Among the attendees was also Francesco Guccini, who was very moved when he could listen again, on the website, to the voice of his grandmother Amalia as she sang some of the oldest and most famous ballads from the collection, such as “The fisher of rings” (“La pesca dell’anello”).

As of today, the archive includes 852 sound documents, chants by a large majority, but also several instrumental: many of them are of high-quality craftmanship, and draw on repertoires which, currently, are partially unknown. The informers who sang and played are over 140, and all of them reside in all municipalities of the Pistoiese Mountain, as well as a few neighbouring municipalities (Barga, Granaglione Porretta Terme, Vergato). Also the type of catalogued chants is very interesting, with several ballads (over 100 of them are included in the

catalogue) and their variants, which testify to a very remote origin of the local musical culture: the experts, starting from Costantino Nigra (“Popular songs of Piedmont (“Canti popolari del Piemonte”, 1988) to Roberto Leydi, a milestone of ethnomusicology in the second half of the XXI century and Michele Barbi, a philologist and intellectual from Sambuca, agree on dating back the birth and spread of ballads in Italy to around 1300.

To discover all the wealth of the archive, we recommend to directly consult the web site, which allows to perform cross search by selecting different keys of interest. You will be able to discover chants for children, work or protest songs, serenades, folk songs, etc.

The Ecomuseum’s sound archive is just getting started: it proposes itself as an ethnomusicology laboratory, a didactic platform for schools and universities, an archive which is open to new acquisitions and to the enhancement, from a recording point of view, of the heritage of popular songs.

Listening to the voice of the informers is an immersive experience, which makes us think of lived lives, musical intonations and words which have nearly been forgotten, topics, places and objects which are linked to the material culture of the age: an actual time travel. ☜

To access the sound archive: https://sulleviedeicanti.ecomuseopt.it

Ad oggi l’archivio presenta 852 documenti sonori, in larga maggioranza canti ma anche diversi brani strumentali, molti dei quali di ottima qualità esecutiva, che attingono a repertori oggi in parte sconosciuti.
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Montecatini Terme

Corrado Zanzotto

Al Mo.Ca di Montecatini Terme una mostra dedicata alle opere di un’artista, toscano di adozione e non per sangue, che è riuscito ad essere un elemento identitario della cultura di tutto il territorio pistoiese.

A quasi 20 anni da “Un segno plastico”, mostra dedicata all’opera di Corrado Zanzotto dall’allora Centro di Documentazione dell’Arte Moderna e Contemporanea Pistoiese e a 120 anni dalla sua nascita, Montecatini Terme, nell’ambito delle iniziative organizzate dal Mo.C.A-Montecatini Contemporary Art ha ritenuto opportuno ricordare la figura, piuttosto originale, di questo artista veneto di nascita e toscano di adozione. Questa mostra precederà quella che poi accompagnerà cittadini ed ospiti fino alle festività di fine 2023, legata ad altro importante anniversario, quello dei 150 anni dalla nascita di Galileo Chini, artista che ha indubbiamente lasciato nella cittadina termale una grande impronta.

Nato a Pieve di Soligo nel 1903, Zanzotto si trasferì tre anni dopo a Pistoia, dove crebbe in compagnia dell’amico Pietro Bugiani con cui frequentò la Scuola d’Arte per poi trasferirsi a Milano dove studiò alla Scuola Libera del nudo. Soggiornò più volte sia a Roma, dove frequentò l’Accademia di Belle Arti, sia a Venezia, di cui si innamorò perdutamente ritraendola in apprezzate e celebri tempere-acquerello. Zanzotto appartiene alla Scuola Pistoiese, movimento artistico animato da personalità del rango di Agostini, Cappellini e Mariotti; sostanzialmente, il gruppo riscrive la storia dell’Arte degli anni Venti, Trenta e Quaranta ispirandosi ai Maestri toscani del

Trecento e Quattrocento. Fra i suoi maestri pure Michelucci, che lo incoraggiò a cimentarsi nella scultura ove appariva più sicuro che nella pittura, scultura che certamente predilesse fino al suo ritorno a Pistoia al termine della Seconda Guerra Mondiale. Più recentemente rispetto ad altre mostre tenute sia nella montagna pistoiese che nella città natale, nell’ottobre 2019 l’opera di Zanzotto è stata posta all’attenzione generale da un articolo a piena pagina che l’attuale Sottosegretario di Stato alla Cultura, Vittorio Sgarbi, scrisse su “Il Giornale”.

Il legame fra Corrado Zanzotto e la città è di lontana origine e rimanda agli anni Trenta. Nel 1935 la scultura “il Cireneo”, una testa di donna dal nome “La Ragazza col cappello” ed alcuni disegni, vennero esposti alla V Mostra d’Arte del Sindacato Fascista di Belle Arti, alle Terme Tamerici, mentre nel 1938 l’artista partecipò alla VI Mostra del Sindacato Fascista di Belle Arti al Palazzo Littorio esponendo tre gessi: Cesarone, Bimbo e Maschera in bronzo.

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Testo Alessandro Sartoni

La decisione di organizzare una mostra dedicata all’artista segue la recente acquisizione alla collezione permanente del Montecatini Contemporary Art di Figure femminili, un acquerello e pastello su carta risalente al 1952.

The decision to hold an exhibition dedicated to the artist follows the recent acquisition to the permanent collection of Montecatini Contemporary Art of Female Figures, a watercolor and pastel on paper dating from 1952.

La decisione di organizzare un ricordo pubblico a lui dedicato segue la recente acquisizione alla collezione permanente del Montecatini Contemporary Art di Figure femminili, un acquerello e pastello su carta risalente al 1952. Questo importante ingresso rientra in un panorama di acquisizioni mirate ad incrementare in prestigio il profilo culturale della Galleria che, dunque, si lega con il territorio e con importanti personalità della storia dell’arte italiana riconosciute a livello nazionale ed internazionale. La nostra Galleria, oltre all’acquerello sopra richiamato, detiene anche una pregevole testina in bronzo del 1935, Ritratto di giovane ragazza con cappellino. Si può ragionevolmente affermare che Zanzotto, pur nel suo essere toscano di adozione e non per sangue, riesce ad essere vero elemento identitario della cultura della nostra provincia, collante che unisce più e meglio di altri Montagna Pistoiese, capoluogo e Montecatini Terme. L’allestimento che stiamo organizzando vuol dare evidenza della qualità del lavoro di Zanzotto nella scultura, nel disegno, nella pittura, assumendo una dimensione che vada oltre il significato o il valore della singola opera: questo lo riusciremo a fare grazie alla grande disponibilità che molti collezionisti privati hanno dimostrato verso questa nostra intuizione, supportata anche dalla efficace e costante collaborazione di Marilena Zeni che al Maestro dedicò il libro “Corrado Zanzotto l’artista figlio del re” e che negli scorsi anni è stata protagonista di più iniziative tese a tenerne viva la memoria.

At the MO.C.A museum in Montecatini Terme, an exhibition dedicated to the works of an artist, Tuscan by adoption and not by birth, who managed to be an identifying element for the whole territory of Pistoia.

Almost 20 years after “A plastic mark”, an exhibition dedicated to the work of Corrado Zanzotto by the then Center for Documentation of Modern and Contemporary Art in Pistoia and 120 years since his birth, Montecatini Terme, in the context of the initiatives hosted by the MO.C.A –Montecatini Terme Contemporary Art museum, considered it appropriate to commemorate the quite peculiar figure of this artist, Venetian by birth and Tuscan by adoption. This exhibition will precede the exhibition which will accompany citizens and guests up to the end-of-year festivities, related to another important anniversary: 150 years since the birth of Galileo Chini, an artist who undoubtedly left a large footprint in the thermal town.

Zanzotto was born in Pieve di Soligo in 1903 and, three years later, he moved to Pistoia, where he grew along with his friend Pietro Bugiani, with whom he attended the Art School. Later on, he moved to Milan, where he studied at the Free School of the Nude. He stayed several times in Rome, where he attended the Academy of Fine Arts, and in Venice, where he fell madly in love with the city and portrayed it in highly appreciated and famous tempera and watercolour paintings. Zanzotto belongs to the Pistoiese school, an art movement animated by personalities of the rank of Agostini, Cappellini and Mariotti; substantially, this group rewrote the history of art in the 20’s, 30’s and 40’s, by drawing inspiration from the Italian masters of the XIV and XV centuries. One of Zanzotto’s masters was Michelucci, who encouraged him to engage in sculpture works, where he showed more confidence compared to painting works. Zanzotto certainly had a predilection for sculpture until he returned to Pistoia at the end of the Second World War. In October 2019, more recently than other exhibitions hosted both in the Pistoiese Mountain and in his hometown, Zanzotto’s works were brought to general attention by a full-page article written by the current Undersecretary of State to the Ministry of Culture, Vittorio Sgarbi, in Il Giornale.

The relationship between Corrado Zanzotto and the city dates back to several years ago and takes us back to the 30’s. In 1935, the sculpture “Simon of Cyrene”, a woman’s head named “The Girl with the Hat” and a few drawings were exhibited at the V Art Exhibition of the Fascist Syndicate of Fine Arts, at the Terme Tamerici, whereas in 1938 the artist participated in the VI Art Exhibition of the Fascist Syndicate of Fine Arts at the Littorio Palace, where he exhibited three bronze chalks, Cesarone, Bimbo and Maschera. The decision to host a public commemoration dedicated to the artist follows the recent addition to the Montecatini Contemporary Art’s collection of Female figures, a watercolour and pastel panting on paper which dates back to 1952. This important addition falls within the scope of a landscape of acquisitions aimed at increasing the prestige of the Gallery’s cultural profile which, subsequently, binds with the territory and with important personalities of the Italian art history who are recognized at a national and international level. As well as the above-mentioned watercolour painting, our Gallery also owns a valuable 1935 bronze head, Portrait of a young lady with hat. You can reasonably say that Zanzotto, despite being Tuscan by adoption and not by birth, manages to be an identifying element for our province, the glue that binds, more and better than other ones, the Pistoiese Mountain, the capital city of the province and Montecatini Terme. The staging that we are preparing wants to highlight the quality of Zanzotto’s work in the fields of sculpture, drawing and painting and take on a dimension which goes beyond the meaning or value of each work: we will manage to do so thanks to the great support to our intuition which has been showed by several private collectors, as well as the effective and continuous cooperation of Marilena Zeni, who dedicated the book “Corrado Zanzotti: the artist son of a king” to the master and was the protagonist of several initiatives, aimed at keeping his memory alive, in the last few years,

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Cappella di Martino Bianchi e della sua famiglia, cimitero della Misericordia 1942. Architetto Nello Baroni, decoro a verde Pietro Porcinai. Formelle di Quinto Martini (foto Andrea Ottanelli)

Arte & storia

Archivi di pietra

— I morti tacciono. Le loro tombe no. Le tombe sono ambigue. Col tempo non custodiscono più nulla. Ma le loro lapidi sì: custodiscono nomi, emozioni, sentimenti. A chi passeggia adagio nei cimiteri raccontano storie.

Icimiteri sono, come gli archivi propriamente detti, luoghi di conservazione della memoria. La memoria dei defunti è custodita nell’interiorità di ciascuno di noi: i ricordi delle persone di famiglia che non ci sono più e anche delle persone che hanno contato nella formazione individuale, per il lavoro, per le relazioni affettive e di amicizia e più in generale per la vita sociale, vivono nello spirito di chi resta. Quindi da sempre si è avvertito anche il bisogno di porre un “segno” esteriore per ricordare i defunti e tramandarne la memoria. Questo sono le tombe per noi: spazi della memoria reificata.

I cimiteri, però, non sono soltanto questo. Svolgono un’importante funzione sociale perché danno al visitatore la possibilità di ricordare i personaggi che sono stati importanti per l’impronta che hanno lasciato nella vita della città. Ma, in fondo, anche di ricordare gli altri, tutti coloro che semplicemente esistendo hanno fatto vivere la comunità cui oggi apparteniamo. La nostra città dei vivi è in un continuum con la città dei morti, perché ha in essa il fondamento della propria esistenza e della propria identità. Perciò, come scriveva Mazzini, la sepoltura è un fatto sociale e tale deve restare. Qualcuno potrebbe dire che ai morti della nostra presenza non interessa granché. Ma chi sa? È bello pensare che ad ognuno di loro sia accaduto di immaginare che qualcuno, un giorno, vedendo il nome sulla tomba, li riconosca e serbi di ciascuno un ricordo vivo e intenso.

Chapel of Martino Bianchi and his family, Misericordia cemetery 1942.Architect Nello Baroni, green decor Pietro Porcinai. Tiles by Quinto Martini (photo Andrea Ottanelli)

Ma vi è dell’altro. Passeggiando per un cimitero, soffermandosi a guardare le tombe e a leggere le lapidi, si può capire come cambiano nel tempo certi costumi. Di come, ad esempio, ai nomi della tradizione, a quelli femminili di Maria, Rosa, Anna, Angela e a quelli maschili di Giovanni, Giuseppe, Antonio se ne vengano sempre più sostituendo altri, magari suggeriti da mode più o meno effimere. Nel caso pistoiese non si può fare a meno di notare, ad esempio, la totale scomparsa di un nome come Umiltà, un tempo frequente in omaggio alla nostra Madonna dell’Umiltà, cui è intitolata la Basilica. Oppure possiamo constatare come la retorica biografica consueta nelle lapidi di fine Ottocento, di madri affettuose e di padri laboriosi, abbia lasciato il posto alle odierne scarne sintesi anagrafiche: foto, nome, anno di nascita e di morte. Oppure, ancora, di come gli abiti eleganti e in qualche modo ufficiali

testo
Associazione Storia e città, OdV
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delle foto dei defunti abbiano ceduto il posto ad abbigliamenti molto meno formali, fino al punto che non fa, ad esempio, alcuna impressione vedere la foto dello scomparso in tuta sportiva... Tutte queste ragioni fanno di ogni cimitero storico, dal monumentale di città al semplice camposanto di campagna, un museo e un archivio a cielo aperto, custode di un patrimonio di storia e di cultura, unico e in continuo divenire. Per questo non ci si deve rassegnare alla loro scomparsa. Sarebbe ingeneroso verso i defunti, ma anche verso i vivi, che grazie al risveglio di quei ricordi ritrovano le tracce del proprio passato. Soprattutto, lo sarebbe nei confronti della comunità cittadina che ha non solo il dovere, ma il diritto di tener viva la memoria certamente dei grandi personaggi che ne hanno fatto la storia. Per questo vorremmo che la città si prendesse cura di quegli archivi di pietra che sono i cimiteri. L’intento dell’iniziativa “Archivi di

pietra” lanciata dall’Associazione Storia e città e recentemente approdata alla pubblicazione del volume così intitolato, che raccoglie le lezioni tenute nel Liceo scientifico cittadino Amedeo di Savoia duca d’Aosta negli anni scolastici 2021/22 e 2022/23, è quello di sensibilizzare la cittadinanza alla necessità di conservare e valorizzare il patrimonio cimiteriale cittadino che a Pistoia si presenta particolarmente ricco perché ai cimiteri più importanti, quello Comunale, quello della Misericordia e quello della Vergine, se ne affiancano nel solo territorio comunale decine di altri.

Tutti, in maniera diversa, ospitano monumenti, edifici, tombe e cappelle private che ne fanno dei veri e propri contenitori di opere d’arte ed esempi di pregevole architettura funeraria.

Il crescente ricorso all’incenerimento delle salme, che con incremento esponenziale negli ultimi anni ha superato

in percentuale le inumazioni tradizionali, e all’uso privato delle ceneri, magari con la dispersione di esse nella natura, minaccia di sottrarre alla comunità il ricordo di alcuni dei suoi membri defunti e rischia di far scomparire brani significativi della memoria collettiva. Oltre a ridurre, comunque, ogni morte alla dimensione di un fatto del tutto privato, che recide definitivamente ogni legame dello scomparso con la società e il tempo in cui è vissuto e che per certi aspetti lo fa scomparire due volte. L’iniziativa degli “Archivi di pietra” è scaturita, in particolare, dal dispiacere di constatare la progressiva alterazione di uno spazio che rappresenta un pezzo di storia della società pistoiese: il Tempio crematorio. Situato nell’area semicircolare dietro la Cappella centrale del cimitero comunale di Pistoia, con iscrizioni poste ai lati dell’ingresso che ricordano Garibaldi e le origini della cremazione a Pistoia, esso appare, dopo i recenti restauri, come l’edificio funerario lì di maggior pregio. L’insieme delle urne cinerarie che vi si conservano, sebbene sempre più esposte al rischio di scomparsa, ci mostra quasi un compendio di quella che fu la classe dirigente della Pistoia laica tra Ottocento e Novecento, quando la pratica della cremazione, ancora vietata dalla chiesa, era addirittura identitaria per gli anticlericali, gli unici a praticarla. Nelle stanze del Tempio non è difficile trovare un Mazzino, un Garibaldo, o altri defunti che si pregiano della qualifica di “garibaldino” o fotografati in camicia rossa. Purtroppo, queste urne cinerarie, pregevoli per il loro stile liberty anche dal punto di vista di una storia del gusto, stanno lasciando progressivamente il posto alle urne moderne, per lo più seriali e insignificanti, delle nuove incinerazioni, così che va a perdersi la memoria di quello che la cremazione a lungo rappresentò. L’auspicio è che l’immagine complessiva del luogo venga salvata finché si è in tempo, almeno con un’operazione di salvaguardia fotografica. ☜

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Arte & storia

Stone Archives

The dead are silent but their graves are not. Graves are ambiguous. Over time, they no longer guard anything, although their tombstones do. They safeguard names, emotions, and feelings. They tell stories to those who stroll through cemeteries.

Itrictly speaking, cemeteries are places where memory is preserved. However, the memory of the deceased is kept in the interiority of each of us: memories of family members who are no longer with us and also of people who counted in individual training, for work, for emotional relationships and friendship, and more generally for a social life that lives on in the spirit of those who remain. Likewise, an outward “sign” has always been needed to remember the departed and pass on their memory, giving graves to us as spaces of materialized memory. Cemeteries, however, are not just that. They fulfill an important social function because they give visitors the opportunity to remember those individuals who were necessary because of the imprint they left on city life. Nevertheless, in the end, cemeteries also remember others who, by simply existing, brought to life the community to which we now belong.

Our city of the living is in a continuum with the city of the dead because it has in it the foundation of its own existence and identity. Therefore, as Mazzini wrote, burial is a social fact and must remain so. Some might say that the dead do not care much about our presence. But who knows? It is nice to think that each of them imagined that someone, one day, seeing the name on the grave, would recognize them and cherish a vivid and intense memory of each one. However, there is more. Walking through a cemetery, pausing to look at the graves and read the headstones, one can understand how certain customs change over time. For example,

traditional female names like Maria, Rosa, Anna, and Angela, and the male names of Giovanni, Giuseppe, and Antonio are increasingly being replaced by others, suggested perhaps by relatively ephemeral fashions. In the Pistoiese case, we cannot help but notice the total disappearance of a name like Umiltà, once frequent in honor of Our Lady of Humility, for whom the basilica is named. Alternatively, we can see how the biographical rhetoric customary in late 19th-century tombstones of loving mothers and hardworking fathers has given way to today’s meager biographical summaries: photo, name, and birth and death years. Then the elegant, somewhat official attire in the photos of the deceased has submitted to much less formal attire, to the point that it makes no impression at all to see the photo of the deceased in a tracksuit. All these reasons make every historical

cemetery, from a monumental city cemetery to a simple country one, an open-air museum and archive, the keeper of a unique and ever-changing heritage of history and culture.

That is why we should not resign ourselves to their disappearance. While possibly disrespectful towards the deceased and the living, we can rediscover traces of their past by reviving these memories. However, its relations with the city community that has the duty and right to keep the memory alive of the great people who made its history.

That is why we would like the city to take care of those stone archives that are cemeteries.

Launched by the History and the City Association, the “Archivi di pietra” (“Stone Archives”) initiative recently published a book with the same name. This collection of lectures was given in

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the city’s Amedeo di Savoia, Duke of Aosta High School, during the 2021-22 and 2022-23 school years to highlight the need to preserve and enhance the city’s cemetery heritage. Pistoia’s heritage is abundant as its foremost cemeteries— the Municipal, the Misericordia, and the Vergine cemeteries—are flanked by dozens of others throughout the municipal territory alone. All, in different ways, house monuments, buildings, tombs, and private chapels that make them veritable containers of works of art and examples of fine funerary architecture.

The exponential increase in cremating corpses in recent years has surpassed traditional burials in percentage terms, and the private use of ashes— perhaps by scattering them in the wild—threatens to rob the community’s memory of some of its deceased members and risks the disappearance of

significant pieces of collective memory. Each death is reduced to an entirely private event that definitively severs all of the deceased’s ties with the time and society in which they lived and, in some respects, has made them disappear twice.

The “Stone Archives” initiative arose, particularly from the displeasure of the progressive alteration of a space that is a piece of Pistoia social history: the Crematorium Temple. Located in the semicircular area behind the central chapel of Pistoia’s municipal cemetery, inscriptions on either side of the entrance recalling Garibaldi and the origins of cremation in Pistoia, it appears, after recent restorations as the most valuable funerary building there. The set of cinerary urns preserved there, although increasingly threatened by vanishing, shows us almost a compendium of what was

A sinistra la lapide posta sulla tomba del famoso regista pistoiese Michelangelo Antonioni e a destra la tomba del celebre scultore Marino Marini e di sua moglie Marina, che si trova sulla destra appena entrati nel cimitero comunale. In basso la copertina del volume “Archivi di Pietra”

On the left, the tombstone on the tomb of the famous director from Pistoia, Michelangelo Antonioni, and on the right the tomb of the famous sculptor Marino Marini and his wife Marina, which is located on the right as soon as you enter the municipal cemetery. Below, the cover of the volume “Archives of stone”.

secular Pistoia’s ruling class between the 19th and 20th centuries, when the practice of cremation–still forbidden by the church–was even identifiable to the anticlerical, the only ones who practiced it. In the Temple’s rooms, finding a Mazzino, a Garibaldo, or other deceased individuals priding themselves on the “garibaldino” designation or photographed in a red shirt is not difficult. Unfortunately, these cinerary urns, valuable because of their Art Nouveau style and also from the viewpoint of a history of taste, are gradually giving way to insignificant, typically mass-produced modern urns for the new cremations so that the memory is being lost of what cremation has long represented. The hope is that the overall image of the place will be saved while there is still time, at least with a photo-preservation operation. ☜

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8

9 Pag

10 Pag 101 Sulle vie dei canti Ecomuseo della montagna pistoiese

Palazzo Achilli, 51028 Gavinana PT

11 Pag 106 Corrado Zanzotto

MO. C. A. Montecatini Contemporary Art, Municipio, Viale Giuseppe Verdi 46, 51016 Montecatini Terme PT

1 Pag 10 Il “Pantheon” degli uomini illustri Piazza San Francesco, 51100 Pescia PT 2 Pag 22 Lo spirito della palude Centro di documentazione e ricerca Padule di Fucecchio - Castelmartini (Larciano) 3 Pag 30 Happy lovers town 51100 Pistoia 4 Pag 46 Giorgio Tesi Group Regina d’Europa via di Badia 14, 51100 Pistoia 5 Pag 50 Giardino Zoologico di Pistoia – Via Pieve a Celle 160 - Pistoia
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6 Pag 52 Legati da una reliquia Centro Monumentale San Domenico, 59100 Prato 7 Pag 64 ALTAN, Cipputi e la Pimpa Pistoia musei, Palazzo Buontalenti, 51100 Pistoia Pag 78 Alla scoperta di Saturnana Saturnana, 51100 PT 96 In Visita. Giorgio de Chirico Pistoia musei, Palazzo de’ Rossi, 51100 Pistoia
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Nursery Vivai 9 772421 284000 ISSN 2421-2849 Stories Creative Discovery Art Storie Creativià Scoperta Arte Territory Territorio www.discoverpistoia.it è unica is unique Pistoia Rivista patrocinata da - Supported by Comune di Pistoia Provincia di Pistoia Leggi e richiedi on-line la rivista su Read and request the magazine on-line Events Eventi

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