CEMAgazine #2

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CEMA G A Z INE il magazine del centro espositivo multimediale dell’archeologia The Multimedia Archaeology Exhibition Center’s magazine

CEMAGAZINE numero 02 / febbraio 2013 // Edizioni Cultour Active Srl // Periodico quadrimestrale del CEMA - Centro Espositivo Multimediale dell’Archeologia, Noventa di Piave (VE)

numero 02 - febbraio 2013

CEMA un susseguirsi di esposizioni CEMA One exhibition after the other Storia e territorio Le aree archeologiche del veneto si raccontano HISTORY AND TERRITORY Veneto Archaeological Areas tell their stories Per i bambini Giochi e fumetti per i “piccoli archeologi” FOR KIDS Games and comics for “the young archaeologists”

l’americano del basso piave

hemingway e il veneto nella mostra “di là dal fiume”

THE AMERICAN FROM THE LOWER PIAVE valley

Hemingway and the Veneto in the exhibition “Across theCEMAGAZINE River”1


2 CEMAGAZINE


editoriali > Vincenzo Tiné Soprintendenza per i beni archeologici del Veneto

Alessandro Nardese Sindaco di Noventa di Piave

Enrico Longo Cultour Active Srl

A quasi un anno dall’apertura è tempo di bilanci per il CEMA. Inaugurato il 13 aprile 2012 ha accolto in questi mesi lo stesso numero di visitatori totalizzato complessivamente dai cinque musei archeologici nazionali del Veneto, ovvero oltre 20.000 utenti. Un successo annunciato e quasi scontato, vista l’ampiezza del target a cui si rivolge: i clienti del più grande outlet del Veneto, il Noventa di Piave Designer Outlet , che generosamente lo accoglie e ne assicura la gestione.

Ricordo un originale quanto efficace slogan del FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano) di qualche anno fa, che recitava più o meno così: conservi ciò che ami, ami ciò che conservi, per dire che la conoscenza della propria storia e l’affetto per le proprie memorie sono alla base della catena di valori che porta a conservare quanto appartiene al nostro passato.

Difficile cominciare a parlare del CEMA come se fosse di nuovo la prima volta. Anche se il tempo è breve, quello appena trascorso già appare come un periodo lunghissimo da poterlo chiamare la storia del CEMA.

Il nostro entusiasmo per questa realizzazione – ancora così anticonvenzionale ma sempre più connessa con le realtà archeologiche fisiche – si accresce dei consensi che raccoglie. Non solo diretti, da parte degli utenti fisici che hanno visitato il CEMA in questi mesi, ma anche di quanti sono stati raggiunti indirettamente grazie a questo suo periodico informativo. Distribuito nei musei nazionali e in diverse altre sedi, il primo numero di CEMAgazine ha consentito alla Soprintendenza di far conoscere i propri musei anche a chi ne ha visitato solo uno o nessuno, in un gioco di rimandi tra reale e virtuale di cui si avvantaggia tutta la rete dei luoghi della cultura archeologica in Veneto. Ci è parso utile, perciò, portare alla ribalta con questo secondo numero non più e non solo i musei ma alcune delle più importanti aree archeologiche della regione. Si tratta del complesso di età romana e medievale di Noventa di Piave, estesamente indagato e documentato due anni fa ancora grazie al sostegno di BMG Noventa, delle impressionanti strutture di età romana e paleocristiana di Concordia Sagittaria e delle grandiose aree termali e residenziali di epoca romana di Montegrotto Terme, fatte oggetto di recenti e importanti interventi di valorizzazione. Queste tre località sono state scelte come nuove proposte, dato che i lavori di restauro e musealizzazione sono da poco tempo terminati o ancora in corso, ma esse rappresentano solo una frazione delle decine di aree archeologiche (sono oltre settanta) che punteggiano diffusamente il Veneto. Spesso inserite in un paesaggio storico-culturale e ambientale, che a dispetto degli evidenti danni del progresso economico – lo “sterminio dei campi invece dei campi di concentramento” per usare l’icastica espressione del poeta Andrea Zanzotto – rende ragione dell’essere questa nostra la regione più turistica d’Italia.

Come si può essere legati ad un oggetto, anche di poco valore, che è appartenuto a un parente la cui memoria è cara, così si dovrebbe fare per il nostro patrimonio storico-culturale, sapendogli attribuire valore, esattamente come si fa con i ricordi di famiglia. Ma se i beni culturali restano chiusi nei musei, lontani dai nostri occhi e dalla nostra vita, senza che nessuno faccia in modo di farceli conoscere, molto difficilmente potranno diventare “nostri”. Per questo è nato il CEMA - Centro Espositivo Multimediale dell’Archeologia, per dare una risposta alla crescente necessità di divulgare il nostro patrimonio archeologico e culturale, con la coscienza, però, che i metodi tradizionali, sinora usati per affrontare questa tematica, sono ormai insufficienti in un mondo in cui comunicazione, linguaggio e mezzi di espressione sono profondamente mutati. Al suo interno, con un allestimento innovativo e l’utilizzo di moderne tecnologie, oltre all’area archeologica di San Mauro sono promosse, rendendole visitabili “virtualmente”, anche le cinque strutture museali statali della nostra regione. Inoltre, una buona offerta di attività didattiche, anche presso l’area di scavo, consente di esaltare al massimo il fondamentale ruolo educativo che i siti archeologici possono svolgere per avvicinare anche il pubblico più giovane ai tesori culturali. Il Cema, una struttura nata dall’incontro e dalla collaborazione tra più soggetti, pubblici e privati, è a mio parere sicuramente un esempio positivo da seguire nell’ambito della promozione del nostro patrimonio storico-artistico.

In questi dieci mesi il CEMA ha fatto passi da gigante mettendosi in mostra e facendosi notare nel panorama nazionale, divenendo ora centro di sviluppo culturale, ora approccio innovativo all’esposizione museale, ora fusione del vecchio e del nuovo in spazi inconsueti. Così è stata una sorpresa ritrovarsi al primo Art & Tourism di Firenze fra i 13 prodotti di eccellenza, accolti nello stand del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, a fianco di giganti come l’Opificio delle Pietre Dure, gli Uffizi, l’Area Archeologia di Pompei ed Ercolano, la via Francigena e la casa di Pascoli. Quasi impensabile ritrovarsi al centro di convegni sulla museologia in Italia da Adria a Paestum, sino all’ultimo Salone Europeo dei Beni Culturali di Venezia. Che dire poi dell’ampio risalto e spazio che la televisione nazionale ci ha voluto riservare, ricordando fra tutti la bella ed inattesa promozione del programma Bell’Italia della Rai nello scorso maggio. Ora è già il momento di abbandonare l’idea di essere solo un esperimento, di comprendere che da una potenzialità in parte inespressa, il CEMA può attingere per diventare, come diverrà, motore culturale per il territorio. Non è più solo archeologia, non è più solo multimedialità, non è più solo innovazione. Le mostre, che ripartono con una nuova avventura nel segno dello scrittore di Addio alle armi e Per chi suona la campana, continuano ad esprimere quell’equilibrio di messaggi e di modalità, che da sempre ha guidato le nostre scelte nell’esporre tutto ciò che fa Cultura, la storia, la letteratura, il cinema, la tecnologia: provare per credere. Per questo motivo ho voluto dare ampio spazio in copertina proprio alla mostra del momento, quella che racconta la storia di Hemingway in riva al fiume Piave, di quel legame iniziato quasi un secolo fa e che segnò per sempre la vita dello scrittore, al quale Noventa di Piave e il CEMA rendono omaggio.

Del resto basta consultare il bel sito specializzato www.archeoveneto.it, realizzato per la Regione Veneto dall’Università di Padova in collaborazione con la Soprintendenza, per rendersi conto di quante e dove siano queste testimonianze dirette delle antiche civiltà preistoriche, venete e romane. E grazie alle informazioni descrittive e logistiche è facile e comodo visitarle, magari approfittando delle proposte di itinerari che lo stesso sito propone o ancor meglio integrandole con gli itinerari turistico-culturali di altra natura: escursionistici, cicloturistici e - perché no? – anche gastronomici che è facile trovare in rete (per esempio su www.veneto.to o www.magicoveneto.it). Idealmente CEMAgazine continuerà nei prossimi numeri questa comunicazione tematica con il pubblico del CEMA e dei musei veneti, proponendo di volta in volta nuovi approfondimenti come invito a partecipare a quanto di più innovativo e coinvolgente venga proposto nel campo dell’archeologia veneta. Per questo ancora una volta siamo grati a Noventa di Piave Designer Outlet e Cultour Active, per averci generosamente affiancato in questo tentativo di far uscire l’archeologia dai suoi tradizionali confini.

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CEMAGAZINE index numero 02 / febbraio 2013

Periodico quadrimestrale del CEMA Centro Espositivo Multimediale dell’Archeologia Noventa di Piave (VE) Distribuzione gratuita Iscritto al n. 191/2012 dell’8.05.2012 nel Registro della Stampa del Tribunale di Treviso

03 IL CEMA SI METTE

IN MOSTRA cema goes on show

Ideazione progetto grafico Mirame Sas via Pietro di Dante, 3 31100 Treviso T. 0422 54 86 72 info@mirame.it Redazione Via Tomaso da Modena, 11 31100 Treviso T. 0422 58 36 54 info@cultouractive.com

15 Noventa di Piave. Lo dice il nome stesso: è un centro espositivo. Il CEMA è infatti il Centro Espositivo Multimediale dell’Archeologia, perché, parafrasando, presenta la storia antica attraverso tecnologie multimediali. Non solo: nei suoi spazi ospita anche mostre temporanee ed è da qui che inizia il nostro viaggio all’interno del CEMA.

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DI Là DAL FIUME across the river

sulle tracce del santo rosario TRACKING DOWN THE HOLY ROSARY Un luogo sacro distrutto dai bombardamenti e una lapide salvata dalle macerie legano Noventa di Piave a una forma devozionale molto diffusa in Veneto. Un pezzo di storia che merita di essere raccontato e conosciuto.

tra realtà e virtualità NOVENTA DI PIAVE. IN-BETWEEN REALITY AND VIRTUALITY

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ATTIVITà DIDATTICHE PER TUTTE LE STAGIONI

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Concordia Sagittaria. La colonia di Augusto CONCORDIA SAGITTARIA. AUGUSTUS’ COLONY

Stampa Grafiche Vianello Srl Via Postioma, 85 31050 Ponzano Veneto (TV) Tiratura 10.000 copie Editrice Cultour Active Srl Via Tomaso da Modena, 11 31100 Treviso T. 0422 58 36 54 info@cultouractive.com

del veneto veneto archaeological areas Sono le testimonianze tangibili del nostro passato: le aree archeologiche del Veneto iniziano a raccontarsi e a raccontare.

Direttore Responsabile Norma Follina Hanno collaborato Vincenzo Tiné Alessandro Nardese Enrico Longo Chiara Magagnato Bruno Marcuzzo Pierpaola Mayer - Dimensione Cultura Andrea Falcomer - Dimensione Cultura Cristiana Bragato - Dimensione Cultura Alessandro Asta Vincenzo Gobbo Federica Rinaldi Marianna Bressan Francesca Ghedini Alberta Facchi Paolo Fogagnolo Annalisa Ascione Sara Fruner

24 12 le aree archeologiche Noventa di Piave

Di là dal fiume le linee nemiche. Di là dal fiume i ricordi che scorrono e riaffiorano. Di là dal fiume un’esposizione emozionale che ci porta nei luoghi descritti in “Di là dal fiume e tra gli alberi” e in “Addio alle armi”, tra il Piave e il Tagliamento, dove Hemingway è stato ferito e dove ha combattuto la sua guerra con la storia e con sé stesso.

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montegrotto Terme. Le terme degli antichi romani MONTEGROTTO TERME. THE ANCIENT ROMANS’ THERMAL BATHS

I percorsi didattici 2011-2012 di Cultour Active e noventa arte e storia, realizzati in collaborazione con Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto e Comune di Noventa di Piave, si sono conclusi con grande successo e a settembre 2012 si è avviata la seconda edizione. Ne abbiamo ripercorso le tappe fondamentali, per “tirare le somme”, ringraziare pubblicamente tutti i ragazzi e gli insegnanti che vi hanno partecipato e proseguire la stagione 2012-2013 con tante nuove attività e ancora maggiore entusiasmo.


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IL CEMA SI METTE IN MOSTRA

Lo dice il nome stesso: è un centro espositivo. Il CEMA è infatti il Centro Espositivo Multimediale dell’Archeologia, perché, parafrasando, presenta la storia antica attraverso tecnologie multimediali. Non solo: nei suoi spazi ospita anche mostre temporanee ed è da qui che inizia il nostro viaggio all’interno del CEMA.

CEMA GOES ON SHOW Il CEMA è un museo virtuale, il primo allestito in uno shopping center d’Italia. La sua identità esce dai canoni museali tradizionali, non solo per la location nella quale è inserito, ma soprattutto perché attraverso percorsi multimediali e interattivi permette di viaggiare nei luoghi della storia e dell’archeologia del Veneto e all’interno del Complesso Archeologico di San Mauro a Noventa di Piave (VE). La sua virtualità è però strettamente legata alla realtà: il CEMA attinge dalla storia vera e dal territorio sia nel suo percorso multimediale, sia nell’area espositiva che ospita mostre che valorizzano il patrimonio artistico, storico e culturale del Veneto. Qui l’archeologia diventa arte, la letteratura si amalgama alle immagini, i sistemi multimediali integrano gli allestimenti, le riproduzioni di ambienti e scenari proiettano il visitatore in atmosfere d’altri tempi e d’altri spazi. Al CEMA ogni esposizione è un’esperienza multisensoriale da ammirare, leggere, ascoltare e toccare.

IN VIAGGIO CON IL CEMA FORUM P.A. ROMA 16-19 MAGGIO 2012 Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali promuove il CEMA all’interno del proprio spazio espositivo e all’interno della pubblicazione “Il MiBAC al servizio dei cittadini”. ART & TOURISM FIRENZE 18-20 MAGGIO 2012 Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali presenta il CEMA tra le 13 eccellenze a livello nazionale per i progetti più innovativi legati al turismo. CONVEGNO ARCHEOMUSEI ADRIA 21-22 GIUGNO 2012 Il CEMA è tra i protagonisti del convegno organizzato dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto “Archeomusei: musei archeologici in Italia 2001-2011”.

Fin dagli esordi, il CEMA è stato integrato con uno spazio espositivo per arricchire ulteriormente il percorso multimediale e rendere tangibili e visibili storie di vita, di oggetti ritrovati, di luoghi perduti legati a Noventa di Piave e al Veneto. Con Intrecci il CEMA ha ripercorso l’arte e la cultura italiana della prima metà del Novecento attraverso la vita e le opere del poeta e scrittore Giacomo Noventa. Un viaggio nella sua poetica dialettale che ha saputo andare oltre i confini locali e si è aperta al contesto intellettuale italiano ed europeo dell’epoca. Il CEMA si è calato poi nella Noventa di Piave antica, rivelando nell’esposizione La dama della collana i misteri di una collana quattrocentesca e della ragazza cui apparteneva, ritrovate durante la campagna di scavi 2010-2011 presso il Complesso Archeologico di San Mauro. Una storia “al femminile” e senza tempo che continua ad affascinare studiosi, archeologi e visitatori.

Da Padova sono arrivate nell’area espositiva Le memorie ritrovate: il CEMA ha esposto per la prima volta al pubblico gli oggetti e le ceramiche recuperate nell’antico e perduto convento di Santa Chiara de Cella Nova, riportando in vita la quotidianità del monastero, svelandone segreti e ambiguità. Si ritorna ora sulle rive del Piave con Di là dal fiume – Hemingway, l’americano del Basso Piave, per seguire, in un allestimento che non mancherà di sorprendere, il percorso personale ed emozionale dello scrittore Ernest Hemingway, legato drammaticamente, e allo stesso tempo affettivamente, ai luoghi attraversati dal fiume sacro alla Patria. Il CEMA mostra - e dimostra - che antichità e contemporaneità possono essere vissute nel medesimo istante e che un viaggio nel tempo può essere intrapreso nel medesimo spazio.

CEMA is a virtual museum, the first one in Italy based into a shopping-center. Its identity goes beyond traditional museum standards, not only for the location it is in, but also, and especially, for the chance it offers – through its multimedia and interactive paths – to travel across historical places and through Veneto Region archaeology within St. Mauro Archaeological Complex in Noventa di Piave (Venice). Its virtual approach is nonetheless closely connected to reality: CEMA fishes from real history and from the territory both in its multimedia path and exhibition area, which hosts exhibitions highlighting the artistic, historic and cultural heritage of the Veneto. Here archaeology turns into art, literature merges with images, multimedia systems integrate installations, reconstructions of environments and scenarios fling the visitor into dimensions which evoke other times and places. Every exhibition at CEMA is a multisensory experience to be gazed at, listened to and touched.

LU.BE.C. LUCCA 18-20 OTTOBRE 2012 Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali presenta il CEMA nella sezione archeologia come unico esempio del Veneto. BORSA MEDITERRANEA DEL TURISMO ARCHEOLOGICO PAESTUM 15-18 NOVEMBRE 2012 Il CEMA si presenta con un proprio spazio espositivo ricreando la sua realtà virtuale ed è protagonista del convegno organizzato dal MiBAC “Il CEMA – Centro Espositivo Multimediale dell’Archeologia del Veneto. Un esperimento di museo virtuale nel Veneto Designer Outlet di Noventa di Piave”. SALONE DEI BENI CULTURALI VENEZIA 23-25 NOVEMBRE 2012 Il CEMA è tra i protagonisti del convegno organizzato dalla Regione Veneto – Direzione Turismo dedicato al progetto transfrontaliero “Adristorical Lands”.

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1 Intrecci 2-3 La dama della collana 4-5 Le memorie ritrovate 1 Interconnections 2-3 The lady with a necklace 4-5 Recollected memories

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Since its very beginnings CEMA has been provided with an exhibition area to further expand its multimedia path and to turn life-stories, excavated finds, lost places connected to Noventa di Piave and the Veneto touchable as well as visible. With Interconnections CEMA has run through the Italian art and culture of the first half of the Twentieth Century with the life and works of poet and writer Giacomo Noventa. A journey throughout his dialect-written poetics, which succeeded in transcending local boundaries and in opening up to the Italian and European intellectual context of the time. Then CEMA has dived into ancient Noventa di Piave: the exhibition The Lady with a Necklace disclosed the mysteries of a 15th Century necklace and the girl it belonged to – both of them were dug out during the excavation campaign performed in St. Mauro Archaeological Complex in 2010-2011. A “womanoriented” and timeless story which keeps intriguing scholars, archaeologists and visitors.

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The exhibition area has also welcomed the Recollected Memories from Padua: CEMA has displayed – for the first time to the public – objects and pottery pieces retrieved from the ancient and lost Santa Chiara de Cella Nova Convent, by bringing back the everyday life in the Convent and unveiling its secrets as well as ambiguities. And now we go back to the river Piave banks with Across the River – Hemingway, the American from the Lower Piave Valley: through a surely impressive setting-up we will trace down writer Earnest Hemingway’s private and emotional path which dramatically and sentimentally intertwined with the places crossed by the Sacred River of the Homeland. CEMA shows and showcases that ancient past and present can be experienced at the same time, and a journey through time enjoyed in the same place.

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It is in its very name – it is an exhibition center. CEMA is the Multimedia Archaeology Exhibition Center: to paraphrase, it displays ancient history through multimedia technologies. And more. His exhibition premises display temporary exhibitions – and it is exactly in there that our journey through CEMA begins.


la mostra del momento >

DI Là DAL FIUME Di là dal fiume le linee nemiche. Di là dal fiume i ricordi che scorrono e riaffiorano. Di là dal fiume un’esposizione emozionale che ci porta nei luoghi descritti in “Di là dal fiume e tra gli alberi” e in “Addio alle armi”, tra il Piave e il Tagliamento, dove Hemingway è stato ferito e dove ha combattuto la sua guerra con la storia e con sé stesso. “Sono un ragazzo del Basso Piave... sono un vecchio fanatico del Veneto ed è qui che lascerò il mio cuore”. Con queste parole nel 1948 in una lettera all’amico Bernard Berenson, Ernest Hemingway esprime il suo affetto per il Veneto; un legame iniziato trent’anni prima, nel 1918, quando arriva in queste terre come volontario della Croce Rossa Americana. All’epoca è un giovane pieno di vita, guidato dall’incoscienza e desideroso di conoscere in prima persona il campo di battaglia, nonostante la prima linea gli fosse vietata. Vuole a tutti i costi vedere la guerra da vicino quindi, con il pretesto di portare sigarette, cioccolato e caffè caldo ai militari italiani, riesce a raggiungere la linea del Piave, a Fossalta. Lì, sul fronte italiano, il “Buso Burato” – cardine della curva secca che il fiume compie a Fossalta – diviene teatro del suo ferimento: una granata lanciata dalla linea austro-ungarica che si trova di là dal fiume, a Noventa di Piave, lo colpisce facendogli provare il dolore e la paura di un soldato di fronte alla morte. Il tragico episodio segna per sempre la vita di Hemingway: l’atto coraggioso di portare in salvo un soldato ferito nonostante le oltre 200 schegge nelle gambe, gli permette di guadagnare la medaglia d’argento e la croce di guerra, ma, allo stesso tempo, 1

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La vita di HEMINGWAY 1899 Il 21 luglio, alle ore 8.00, nasce a Oak Park nell’Illinois. 1918 In aprile è sul fronte di guerra italiano come autista volontario di ambulanze della Croce Rossa Americana. A Fossalta di Piave viene gravemente ferito. 1919 Congedato e decorato, ritorna negli Stati Uniti. 1920-1921 Si reca a Parigi dove conosce Gertrude Stein, Ezra Pound, James Joyce e Picasso. Nel 1923 esce a Parigi il suo primo libro Three Stories and Ten Poems. 1926-1927 Nel 1926 esce Fiesta. Key West, in Florida, diventa fino al 1939 la sua residenza ideale, dove trascorre il suo tempo scrivendo e dedicandosi alla caccia e alla pesca. Nel 1927 esce Uomini senza donne. 1929 Esce Addio alle armi. 1937 Parte per la Spagna dopo lo scoppio della guerra, come inviato. 1940 Si stabilisce a Cuba, presso la località di Finca Vigìa, e pubblica Per chi suona la campana. 1944 Durante la Seconda Guerra Mondiale è in Europa al seguito dell’esercito americano. 1948 Ritorna in Veneto e in Friuli. Conosce Adriana Ivancich. 1950 Esce Di là dal fiume e tra gli alberi. 1952-1953 Nel 1952 esce Il vecchio e il mare. Nel 1953 riceve il premio Pulitzer e raggiunge Venezia per l’ultima volta. 1954-1958 Nel 1954 riceve il Nobel per la letteratura. Nel 1958 compie il suo ultimo viaggio in Europa. 1960-1961 Stabilitosi a Ketchum, nell’Idaho, il 2 luglio 1961 muore suicida.

HEMINGWAY’s life 1899 He was born on 21 July, at 8 am, in Oak Park, Illinois. 1918 In April he was on the Italian frontline as a volunteer ambulance-driver for the American Red Cross. He got seriously injured at Fossalta di Piave. 1919 Discharged and decorated, he went back to the United States. 1920-1921 He went to Paris where he met Gertrude Stein, Ezra Pound, James Joyce and Picasso. In 1923 his first book, Three Stories and Ten Poems, came out in Paris. 1926-1927 In 1926 Fiesta came out. Key West, Florida, became his ideal living place till 1939. There he would spend his time writing, hunting and fishing. In 1927 he published Men Without Women. 1929 Was the publication year of A Farewell to Arms. 1937 He left for Spain as a correspondent after the War had broken out. 1940 He settled down in Cuba, at Finca Vigìa, and published For Whom the Bell Tolls. 1944 During the Second World War he was in Europe with the American army. 1948 He came back to Veneto and Friuli. He met Adriana Ivancich. 1950 Across the River and Into the Trees came out. 1952-1953 In 1952 he published The Old Man and the Sea. In 1953 he won the Pulitzer Prize and came to Venice for the last time. 1954-1958 In 1954 he received the Nobel Prize in literature. In 1958 he came to Europe on his last journey. 1960-1961 Settled in Ketchum, Idaho, he committed suicide on July 2, 1961.

gli fa perdere il senso d’immortalità che contraddistingue la sua indole e la sua giovane età. Il ferimento chiude simbolicamente il periodo della giovinezza ed apre una nuova esistenza, che attraverso la maturità e l’esperienza in altre guerre personali, lo riporta alcuni anni dopo e più volte in Veneto e in Friuli. A Fossalta, sulle rive del Piave, Hemingway chiude un conto in sospeso con la vita e il destino; nelle valli della laguna di Caorle, ospite del Barone Raimondo Nanuk Franchetti, trova pace e serenità trascorrendo molto tempo in battute di caccia; a Venezia scrive i suoi romanzi all’Harry’s Bar e stringe amicizia con Cipriani; in Friuli frequenta i nobili friulani Kechler e si innamora della giovane contessa Adriana Ivancich. “Di là dal fiume” evoca nel titolo il romanzo di Hemingway Di là dal fiume e tra gli alberi, dove descrive le ultime giornate di vita di un colonnello americano nostalgicamente ritornato sui campi di battaglia del Veneto, che lo avevano visto protagonista durante il primo conflitto mondiale. E’ la storia di un ritorno al passato e a Fossalta, ma anche di un amore attuale tra l’anziano colonnello e la diciannovenne veneziana Renata, nella quale si riconosce Adriana Ivancich. In “Di là dal fiume” ritroviamo tutto ciò che, metaforicamente, pur trovandosi su una riva opposta, è vicino, tangibile e condiziona l’esistenza umana. L’esposizione, attraverso ricostruzioni immersive, suoni, immagini e parole riporta in vita il percorso personale ed emotivo raccontato nelle opere di Hemingway: la Grande Guerra, il ferimento, l’addio alle armi, il ritorno nelle terre tra il Piave e il Tagliamento, l’amore per Adriana. Conosciamo l’Hemingway ragazzo, coraggioso e impavido, lo vediamo tornare da adulto nei luoghi in cui sono cominciate tutte le sue guerre e lo seguiamo nuovamente sulla riva del fiume, dove sancisce con gli eventi del passato una “pace separata”. Infine, lo ritroviamo seduto e solo alla sua scrivania: non è più l’Hemingway giovane e combattente, ma un vecchio che racconta del suo mare.

LA GUERRA DI HEMINGWAY Scopri l’itinerario storico-culturale permanente “La guerra di Hemingway”: undici chilometri lungo l’argine del Piave e l’immediato entroterra, per ripercorrere i luoghi di Fossalta, dove lo scrittore visse il primo conflitto mondiale e venne ferito. per saperne di più

www.laguerradihemingway.it

Quell’inverno il colonnello era stato ferito tre volte, ma erano state tutte ferite da niente; piccole ferite nella carne senza fratture di ossa, e aveva acquistato fiducia nell’immortalità della propria persona perché sapeva che nei bombardamenti di artiglieria pesante che precedevano sempre gli attacchi avrebbe dovuto restare ucciso. Alla fine venne ferito a dovere e sul serio. Nessuna delle altre ferite gli aveva fatto l’effetto che gli fece la prima ferita grave. Dev’essere stato per la perdita dell’immortalità, pensò. Be’, in un certo senso è una perdita grossa. Quella zona aveva molta importanza per lui, più di quanto egli potesse o volesse dire a chiunque.

percorso espositivo EXHIBITION PATH A

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ingresso e area lettura Entrance and reading area il ferimento di hemingway Hemingway injured addio alle armi a Farewell to arms il ritorno in veneto e in friuli Going back to Veneto and Friuli Hemingway scrittore Hemingway, the writer


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Across the river Across the river, the enemy lines. Across the river, memories flowing by and surfacing. Across the river an emotional exhibition leading us through the places described in Across the River and Into the Trees and in A Farewell to Arms, between the river Piave and Tagliamento, where Hemingway got injured and fought his own war with history and his self. “I am a boy of the Lower Piave … I’m an old Veneto’s fanatic and I’ll will leave my heart here.” This is what Ernest Hemingway wrote in a letter to Bernard Berenson in 1948 expressing all his affection for Veneto; his love started thirty years earlier, in the spring of 1918, when he reached these places as a volunteer ambulance-driver for the American Red Cross. He was full of energy, driven by foolhardiness and eager to experience the battlefield at first-hand, although he was not authorized to access the front line. He craved to see war from close-up so much that, on the pretext of bringing cigarettes, chocolate and hot coffee to the Italian troops, he managed to get to the Piave line at Fossalta. There, on the Italian front, at the “Buso Burato” – cardo of the sharp bend in the river at Fossalta – he got injured: a grenade thrown from the AustrianHungarian front-line located across the river, in Noventa di Piave, hit him, and brought about the pain and fear of a soldier facing death. The dramatic episode would mark Hemingway’s life forever: after he bravely rescued a wounded soldier regardless of the 200 mortar shell splinters he had in his own legs, he was presented with a silver medal and the war merit cross. Yet the event killed that feeling of immortality which had characterized his nature and youth. The injury put a symbolic end to his youth and set off a new life which, through maturity and experiences in other private wars, would bring him back to Veneto and Friuli years later, and for several times. At Fossalta, on the river Piave, Hemingway settled his score with life and fate; hosted by Baron Raimondo Nanuk Franchetti in the valleys around Caorle lagoon,

he would find his own peace and poise by going hunting extensively. In Venice he would write his novels at the Harry’s Bar, and make friendship with Cipriani. In Friuli he met Friuli-born Kechler noble family, and fell in love with Countess Adriana Ivancich. “Across the River” hints at Hemingway’s novel titled Across the River and Into the Trees. In the book he describes the last living days of a nostalgic American colonel, who came back to Veneto battlefields where he had fought during the First World War. It is a tale about the going-back to past and Fossalta, but also about an ongoing love-story between the aged colonel and the 19-year-old Renata, whose character was inspired by Adriana Ivancich. In “Across the River” we find anything that, though located on an opposite side, is metaphorically at hand, tangible and affecting human existence. Through immersive reconstructions, sounds, images and words, the exhibition path brings back to life the private and emotional journey narrated in Hemingway’s works: the Great War, the injury, the farewell to arms, the going-back to the lands around the river Piave and Tagliamento, his love for Adriana. We get to know Hemingway as a boy – brave and fearless. We watch him come back as a grown-up to the places where all his personal wars have started out, and we follow him again on the riverbank, where he seals a sort of “separate peace” to the events of the past. Eventually, we find him alone, sitting at his desk – it is the young fighter Hemingway anymore: he is an old man, telling about his sea.

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1 L’ultima foto di Ernest Hemingway. 2 Fossalta di Piave, ponte sul Fiume, anni ‘50. 3 Hemingway a Torcello, 1948 (Foto Graziano Arici) 4 Hemingway ferito, Milano 1918.

1 Ernest Hemingway’s last picture. 2 Fossalta di Piave, bridge on the river, 1950s. 3 Hemingway on Torcello, 1948 (Picture by Graziano Arici). 4 Hemingway injured, Milan, 1918.

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ARcheologia

approfondimenti su

archeoveneto.it

>

le aree archeologiche del Veneto

info: sba-ven.urp@beniculturali.it

sono le testimonianze tangibili del nostro passato: le aree archeologiche del Veneto iniziano a raccontarsi e a raccontare. 1 2 3 4 5

FRIULI VENEZIA GIULIA

Belluno

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Adria - Museo Archeologico Nazionale Altino - Museo Nazionale e Aree Archeologiche Este - Museo Nazionale Atestino Fratta Polesine - Museo Archeologico Nazionale Portogruaro - Museo Nazionale Concordiese

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Area archeologica di Feltre (BL). L’area archeologica di Piazza Duomo. Area archeologica di Mel (BL). La necropoli protostorica. Aree archeologiche di Montegrotto Terme (PD). L’area archeologica delle domus di via Albrizzi ad Este (PD) . Area archeologica di San Basilio ad Ariano nel Polesine (RO). Aree archeologiche di Oderzo (TV). Le vestigia di Opitergium. Aree archeologiche di Concordia Sagittaria (VE). Le vestigia di Iulia Concordia. Le aree archeologiche annesse al Museo Archeologico Nazionale di Altino (VE). Complesso Archeologico di San Mauro a Noventa di Piave (VE). Aree archeologiche di Verona. Aree archeologiche di Vicenza. Le vestigia di Vicetia. Area archeologica di Sovizzo (VI). Il complesso megalitico di età preistorica.

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BELLUNO Area archeologica di Feltre Nell’area archeologica sono visibili parte di un quartiere urbano della città romana di Feltria, un grande edificio a corte altomedievale e le fondazioni di un battistero a pianta circolare della fine dell’XI-inizi del XII secolo d.C. // via Tiziano Vecellio 6, Feltre Dal 1/3 al 30/9, apertura sabato e domenica 10.0013.00 e 16.00-19.00. Dal 1/10 al 1/1, apertura sabato e domenica 10.00-13.00 e 15.30-18.30. Il resto dell’anno su prenotazione. Ingresso e visita guidata gratuiti.

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I Musei Archeologici Nazionali del Veneto sono aperti tutti i giorni dell’anno esclusi 1° maggio, 25 dicembre e 1° gennaio (per eventuali aperture straordinarie in queste date contattare direttamente i Musei).

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TRENTINO A LT O A DIGE

Informazioni Associazione “Il Fondaco per Feltre” tel. 0439 83879 (dal martedì al venerdì dalle 9.30 alle 10.30) fondacofeltre@yahoo.it Area archeologica di Mel L’area archeologica di Mel conserva i resti di una necropoli della cultura dei Veneti antichi. In questa zona sono state rinvenute circa 80 tombe e sette recinti funerari: di questi ultimi quattro, di forma circolare, sono visibili all’interno dell’area archeologica.

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via Tempietto 99 - S.P. per Belluno, Mel Visitabile tutto l’anno su prenotazione Informazioni Associazione “La Fenice” tel. 333 8535629 - 340 5557792 Feltre Archaeological Area The archaeological area displays a section of the urban district of the Roman town of Feltria, a large building featuring an Early-Medieval court-yard and foundations of a round-shaped baptistry dating back to the end of the 11th Century/beginnings of the 12th Century A.D. // Via Tiziano Vecellio 6, Feltre From March, 1, to September 30, open on Saturdays and Sundays, from 10:00 am to 1:00 pm and from 4:00 pm to 7:00 pm. From October 1 to January 1, open on Saturdays and Sundays, from 10:00 am to 1:00 pm and from 3:30 pm to 6:30 pm. By reservation over the remaining months. Free entry and free guided tour. Information “Il Fondaco per Feltre” Association phone +39 0439 83879 (from Tuesdays to Fridays, from 9:30 am to 10:30 am) fondacofeltre@yahoo.it


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Veneto archaeological areas

ROVIGO Area archeologica di San Basilio ad Ariano nel Polesine L’area, ancora non completamente allestita, conserva i resti di un complesso monumentale di epoca paleocristiana, in cui si individuano un fonte battesimale e un settore della necropoli che si collocava a retro dell’abside della vicina basilica. // via San Basilio 12, Ariano nel Polesine L’area non è ancora completamente allestita

Mel Archaeological Area Mel archaeological area houses the remains of a necropolis of Ancient Venetians’ culture. In this area about 80 graves have been excavated, as well as seven burial stone circles. // Via Tempietto 99 – Strada Provinciale (S.P.) to Belluno, Mel Open all year round by reservation. Information “La Fenice” Association phone +39 333 8535629, +39 340 5557792

San Basilio Archaeological Area, Ariano nel Polesine Not fully set-up yet, the area hosts the remains of a monumental complex dating back to the Early-Christian Era, which includes a baptismal font and part of a necropolis located at the back of the apse of the close-by basilica. // Via San Basilio 12, Ariano nel Polesine The area is not fully set-up yet.

PADOVA

• Mura, porta e strada romane presso le ex Carceri - Calle Pretoria 6 (ristorante “Gellius”) • Strada romana presso piazza Castello - piazza Castello 21. L’area è visibile dall’esterno ed è dotata di pannellistica Oderzo Archaeological Areas The various areas allow visitors to observe remains of public (forum, basilica, city wall) and domestic (domus of Via Mazzini and Via dei Mosaici) buildings of the Roman town from the Augustan period. // Information “Athena” Association, phone +39 0422 815939 and “Eno Bellis” Civic Museum, phone +39 0422 713333 • Forum and Roman houses of Via Mazzini – Piazza del Foro Roano 1. The area is partially visible from the outside. • Roman mosaics and wells of Via dei Mosaici – Via dei Mosaici 6-10. The area is visible from the outside. • Roman walls, door and road – Calle Pretoria 6 (“Gellius” Restaurant) • Roman road by Piazza Castello – Piazza Castello 21. The area is visible from the outside and is provided with information boards

VENEZIA

Aree archeologiche di Montegrotto Terme pagg. 17-19 area archeologica di Este Ubicata nel settore nord-ovest della città romana, l’area archeologica di via Albrizzi si compone di tre edifici abitativi disposti lungo un tratto di strada basolata con marciapiedi laterali. Due degli edifici abitativi sono stati interpretati come domus a cortile interno. // via Albrizzi 10-20, Este L’area è visibile dall’esterno ed è dotata di pannellistica Montegrotto Terme Archaeological Areas pp. 17-19 Este Archaeological Area Located in the North-western section of the Roman town, the archaeological area in Via Albrizzi features three residential buildings stretched along a paved road lined with side-walks. Two of the three residential buildings have been qualified as domus with inner court. // Via Albrizzi 10-20, Este The area is visible also from the outside and is provided with information boards.

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TREVISO Aree archeologiche di Oderzo Le aree archeologiche nel cuore della città consentono di conoscere sia i monumenti pubblici (foro, basilica, cinta urbana) che gli edifici privati (domus di via Mazzini e via dei Mosaici) dell’insediamento di età augustea. // Informazioni Associazione “Athena”, tel. 0422 815939 Museo Civico “Eno Bellis”, tel. 0422 713333 • Foro e case romane di via Mazzini - piazza del Foro Romano 1. L’area è visibile in parte dall’esterno • Mosaici e pozzi romani di via dei Mosaici - via dei Mosaici 6-10. L’area è visibile dall’esterno

Le aree archeologiche annesse al Museo Archeologico Nazionale di Altino Dal Museo Archeologico Nazionale di Altino parte un percorso archeologico che si snoda tra i resti del quartiere nord-orientale della città romana, con un consistente tratto di un decumano, lungo cui si affacciano resti di abitazioni del I e II secolo d.C., delle quali sono testimonianza numerosi pavimenti a mosaico. L’itinerario archeologico procede quindi fino a giungere, attraverso un suggestivo ambiente naturale, ai resti monumentali della porta urbica settentrionale. // via S. Eliodoro 37, Quarto d’Altino Il Museo, cui sono annesse le aree, è aperto tutti i giorni dalle ore 8.30 alle 19.30, chiusura a Natale, Capodanno, 1° maggio. Informazioni Tel/fax 0422 829008

Complesso Archeologico di San Mauro A noventa di piave pagg. 11-13 Aree archeologiche di Concordia Sagittaria pagg. 14-16

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1 Panoramica dell’area archeologica di Feltre (BL). 2 L’area archeologica di Mel (BL), particolare di un circolo funerario. 3 L’area archeologica delle domus di via Albrizzi ad Este (PD). 4 L’area archeologica di San Basilio ad Ariano nel Polesine (RO)

5 Area archeologica delle mura, porta e strada romane di Oderzo (TV). 6 Strada e case romane presso l’area a est del Museo Archeologico Nazionale di Altino, Quarto d’Altino (VE).

6 1 Bird’s-eye view of Feltre archaeological area (Belluno). 2 Mel archaeological area (Belluno), close-up of a funerary circle. 3 The archaeological area of the domus located in Via Albrizzi, Este (Padua). 4 The archaeological area of San Basilio at Ariano nel Polesine (Rovigo).

5 The archaeological area including Roman walls, door and road in Oderzo (Treviso). 6 Roman road and houses by the area located east of the National Archaeology Museum of Altino, Quarto d’Altino (Venice).

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tangible proofs of our past: Veneto archaeological areas start to tell a story, and their story. Altino Archaeological Areas

From the National Archaeology Museum of Altino an archaeological path branches off and unfolds through the North-eastern district of the Roman town with a remarkable leg of a decumanus. It is sided with ruins of houses dating back to the 1st and 2nd Century A.D., evidence of which are the numerous mosaic-decorated floors. The archaeological tour crosses an evoking natural environment and then reaches the monumental ruins of the Northern urban door. // Via S. Eliodoro 37, Quarto d’Altino The Museum, with the adjacent areas, is open seven days a week from 8:30 am to 7:30 pm, closed on Christmas Day, New Year’s Day, May 1st. phone/fax +39 0422 829008

underground – yet open to the public – or whose remains are visible in the urban fabric. // • Roman villa at Valdonega – Via Zoppi 15. Visit by reservation, for information phone +39 045 590935 • “Dei Leoni” Roman Door – Via Leoni, corner with Amanti. Visible from the outside

Vicenza Archaeological Area

St. Mauro Archaeological Area at Noventa di Piave pp. 11-13 8

Concordia Sagittaria Archaeological Areas pp. 14-16

VICENZA

VERONA Tra le città venete, Verona è quella più ricca di monumenti romani visitabili. Oltre a quelli universalmente noti come l’arena o il teatro romano, ve ne sono molti altri celati nel sottosuolo della città, ma aperti al pubblico, o i cui resti sono visibili nel tessuto urbano moderno. // • Villa romana di Valdonega - via Zoppi 15. Visitabile su prenotazione, per informazioni tel. 045 590935 • Porta romana “dei Leoni” - via Leoni, angolo con via Amanti. Visibile dall’esterno Among the towns of the Veneto region, Verona is the richest in accessible Roman monuments. Apart from the universally-renowned, such as the Arena and the Roman Theater, there are more hidden away in the town

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7 Villa romana di Valdonega, particolare dell’affresco, Verona. 8 Villa romana di Valdonega, Verona.

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9 Area archeologica della strada romana sottostante la cattedrale, Vicenza. 10 Il complesso funerario e cultuale preistorico di Sovizzo (VI).

Area archeologica di Sovizzo I resti conservati a Sovizzo, dove è visibile un corridoio sacro che conduce ad un’imponente sepoltura a tumulo, costituiscono un esempio di complesso funerario e cultuale risalente all’età del Rame (III millennio a.C.). // viale degli Alpini/via Alfieri, Sovizzo Visibile dall’esterno, con pannelli illustrativi

Aree archeologiche di Vicenza Eccezionalmente conservato, il criptoportico è un portico seminterrato che faceva parte di una ricca casa di epoca romana, mentre sotto la sacrestia del Duomo è visibile un tratto di strada romana lastricata. Resti del foro di età romana sono visibili negli interrati di Palazzo Trissino. // • Criptoportico romano di piazza Duomo - piazza Duomo 6. Apertura tutto l’anno e la seconda domenica del mese 10.00-12.00; negli altri orari aperto su prenotazione. Informazioni C.T.G. – Gruppo Animatori CulturaliAmbientali, tel. 0444 226626 • Area archeologica della strada romana sottostante la Cattedrale – piazza Duomo 8. Area in corso di allestimento • Foro romano presso Palazzo Trissino - corso Palladio 98/a (Palazzo Trissino). Accesso su prenotazione, tel. 0444 221283

Extraordinarily well-preserved, the criptoportico is a basement which was part of a rich house dating back to the Roman Age; and underneath the cathedral’s sacristy you can see a leg of paved Roman road. Remains of the Roman Age Forum are visible in the basements of Palazzo Trissino. // • Roman criptoportico of Duomo Square – Piazza Duomo 6. Open all year round and the second Sundays of the month, 10:00 am - 12:00 pm; extra opening hours by reservation. Information Gruppo Animatori CulturaliAmbientali (C.T.G.), phone +39 0444 226626 • Archaeological area of the Roman road underneath the Cathedral – Piazza Duomo 8. Area currently undergoing setting-up • Roman Forum by Palazzo Trissimo – Corso Palladio 98/a (Palazzo Trissino). Access available by reservation, phone +39 0444 221283 Sovizzo Archaeological Area (Vicenza) The remains preserved in Sovizzo, where a sacred passage-way leading to a massive grave mound is on show, stand as an example of a funerary and worship complex harking back to the Copper Age (3rd Millennium B.C.). // Viale degli Alpini/Via Alfieri, Sovizzo Visible from the outside, provided with information boards.

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7 Roman villa at Valdonega, detail of the fresco, Verona. 8 Roman villa at Valdonega, Verona.

9 Archaeological area of the Roman road underneath the cathedral, Vicenza. 10 The funerary and worship prehistoric complex of Sovizzo (Vicenza).

Foto di N. Orietti per www.archeoveneto.it. Proprietà della Regione del Veneto. Tutti i diritti sono riservati. Tutte le immagini delle aree archeologiche di questa pubblicazione sono riprodotte su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto. Qualsiasi ulteriore riproduzione è soggetta a specifica autorizzazione. Picture by N. Orietti for www.archeoveneto.it. Property of Regione del Veneto. All rights reserved. All the images of the archaeological areas displayed in this publication are authorized by the Ministry of Cultural Heritage and Activities – Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto. Any further reproduction shall be specifically authorized.


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Noventa di Piave

tra realtà e virtualità L’area archeologica di San Mauro comprende resti di edifici d’età romana (I secolo a.C.) e di chiese d’età medievale, rinascimentale e moderna. Presso il CEMA di Noventa di Piave è possibile rivivere lo scavo dell’area attraverso un tour virtuale e l’uso di schermi interattivi e ricostruzioni 3D.

1 Le tre absidi inscritte appartenenti alla chiesa “romanica” (foto di V. Gobbo). 2 Ricostruzione computerizzata della chiesa arcipretale di San Mauro (di M. Mazzon CS Azienda). 1 The three inscribed apses belonging to the “Romanesque” Church (picture by V. Gobbo). 2 Computer reconstruction of St. Mauro Archi-priest Church (by M. Mazzon-CS Azienda).

Dott. Alessandro Asta Responsabile Scientifico degli scavi di San Mauro Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto Ci può descrivere sinteticamente l’area archeologica di Noventa di Piave? L’area di San Mauro riveste particolare importanza per l’archeologia del Veneto orientale perché comprende resti di edifici d’età romana e di chiese d’età medievale, rinascimentale e moderna. Gli scavi hanno permesso di mettere in luce le fasi edilizie di età tardo-repubblicana (I secolo a.C.) e tardo-imperiale (IV secolo d.C.); per quanto riguarda gli impianti ecclesiastici si va invece dal VIII/IX secolo d.C. al XVII. Le indagini sono iniziate alla fine degli anni Settanta del secolo scorso, poco tempo dopo la scoperta avvenuta nel corso di lavori per la realizzazione di un edificio residenziale. Interrotti nel 1981, gli scavi sono poi ripresi nel 2010 grazie al sostegno di BMG Noventa e si sono conclusi alla fine del 2011. Attraverso la multimedialità lo scavo di San Mauro può essere esplorato e rivissuto al CEMA. Di cosa si tratta? Un’intera sezione del CEMA è dedicata a San Mauro: un’installazione tecnologicamente molto avanzata consente un tour virtuale all’interno dell’area, in cui il visitatore può immergersi a 360° nello scavo scegliendo più punti di osservazione. La storia del sito e le fasi costruttive delle chiese sono proposte sia con schermi interattivi, sia con le ricostruzioni tridimensionali del 3D box. Come è nata la collaborazione tra la Soprintendenza e BMG Noventa? Tra il 2009 e il 2010 la Soprintendenza è stata invitata a dirigere un nuovo progetto scientifico inerente l’area archeologica di San Mauro, attraverso il sostegno della società BMG Noventa. Un successivo protocollo d’intesa ha stabilito compiti, prerogative e campi d’azione.

Oggi quanto è importante la tecnologia per avvicinare il pubblico all’archeologia? Gli esperimenti multimediali portati avanti nel corso del progetto di Noventa di Piave hanno, a mio avviso, definitivamente aperto le porte ad un nuovo modo di comunicare il “dato archeologico”. L’archeologia è spesso confinata in un mondo separato che stenta ad incontrare il grande pubblico, se non in occasione di grandi eventi come mostre e conferenze. Ecco, dunque, che un nuovo approccio multimediale può essere, accanto ai sistemi tradizionali di diffusione delle informazioni, un accattivante mezzo di scoperta del passato. E per il lavoro degli archeologi? Il lavoro dell’archeologo si è notevolmente modificato in senso tecnologico, a partire dai sistemi di rilievo e documentazione grafica che, specialmente nei lavori con carattere d’urgenza, sono estremamente utili per ridurre i tempi e dunque i costi a carico della committenza. Inoltre, una documentazione grafica eseguita con moderne tecnologie permette già di poter ricostruire in 2D e 3D la stratigrafia sepolta, senza tener conto, poi, della possibilità di realizzare dei sistemi di documentazione di scavo avanzati (come i G.I.S.). Come si svolge il lavoro dell’archeologo e come si delimita l’area di scavo? Lo scavo archeologico è un processo distruttivo, motivo per cui l’obiettivo di ogni buon archeologo è quello di “portare a casa” un’attenta documentazione dell’intervento svolto, che si compone normalmente di una relazione di scavo, completa di apparati grafici e fotografici. L’archeologo è costretto a ripercorrere al contrario la storia, dagli strati più recenti a quelli più antichi, prestando attenzione sia ai manufatti e alle strutture sepolte, sia al sedimento nel quale sono conservate, che può dare preziose indicazioni sul paesaggio antico. Normalmente, dopo l’apertura con mezzi meccanici, si procede ad un paziente approfondimento

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attraverso l’uso di strumenti più piccoli (cazzuole, piccozze e - se necessario - strumenti minuti), registrando in un “diario di scavo” tutte le informazioni provenienti dal terreno. Il mestiere dell’archeologo, oggigiorno, è anche un lavoro d’équipe, per il quale collaborano, ad esempio, esperti in geologia, paleo-botanica, antropologia. I criteri di delimitazione dell’area, oltre che da motivi propriamente scientifici, nel caso di progetti esterni alla Soprintendenza dipendono soprattutto dal tipo di committenza, dallo stato dei luoghi, dalle risorse economiche, umane e di tempo a disposizione. Ultime, ma non meno importanti, sono le condizioni imposte per la sicurezza di tutti i lavoratori. Perché le campagne di scavo si ripetono a distanza di anni? Nel caso di Noventa di Piave, la lunga attesa è dovuta sicuramente, oltre che a motivi di ordine economico, ad un calo di attenzione nei confronti dell’area di San Mauro, dovuto sia alla scomparsa prematura di Michele Tombolani (che aveva diretto i primi scavi e curato le relative pubblicazioni), sia alla necessità sempre più stringente per la Soprintendenza di occuparsi delle emergenze legate ai lavori pubblici e privati in un territorio ricchissimo per l’archeologia come il Veneto orientale. Le prospettive future dell’area archeologica? È allo studio un progetto di valorizzazione dell’area ora aperta al pubblico. Non si possono, comunque, negare le difficoltà di completamento dell’operazione, sia dal punto di vista economico che da quello amministrativo. Visto il lento evolversi delle cose, sarà necessario coprire e proteggere le strutture in vista del prossimo inverno.

Dott. Vincenzo Gobbo Direttore degli scavi di San Mauro Ditta Malvestio Diego & C. snc A San Mauro, quali testimonianze sono emerse durante la seconda campagna di scavi? Quale è stata la scoperta che ha dato più soddisfazioni al gruppo di lavoro? La recente campagna ha permesso di scoprire numerose testimonianze relative alle diverse strutture architettoniche, civili e religiose, che si sono succedute in uno spazio ristretto come quello indagato: le due fasi insediative d’epoca romana, l’enigmatico edificio mosaicato tardoantico, le numerose chiese d’epoca medievale, le quasi duecento sepolture scavate costituiscono, nel loro insieme, un complesso archeologico di grande interesse scientifico. Per questo motivo, la “scoperta” più importante è stata proprio la risposta ai numerosi quesiti sorti dopo la prima campagna di scavo (2010) e il dare continuità alle ricerche iniziate (ma rimaste incompiute) dal dott. Tombolani.

Che effetto fa riportare alla luce sepolture come quella della “Dama della Collana”, che ora è esposta al CEMA? L’emozione che si prova quando, dopo un lavoro attento e minuzioso, il terreno restituisce reperti sepolti da migliaia di anni è difficile da spiegare. Se poi, come è accaduto per la scoperta della collana che cingeva il collo della “dama” di Noventa, il reperto è raro o particolarmente importante, la gioia che pervade tutti gli archeologi presenti alla scoperta è ancora più grande!

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NOVENTA DI PIAVE. IN-BETWEEN REALITY AND VIRTUALITY St. Mauro archaeological area includes the remains of buildings belonging to the Roman Age (1st Century B.C.), and of churches dating back to the Middle Ages, the Renaissance and the early Modern Period. At CEMA in Noventa di Piave you can experience the excavation works performed in the area through a virtual tour, interactive screens and 3D reconstructions.

// Informazioni per visite guidate via Lampol 3, Noventa di Piave Percorso visitabile tutti i giorni 24h su 24h Visite guidate su richiesta Modalità di prenotazione – c/o Segreteria CEMA – Associazione Culturale Noventa Arte e Storia 0421 307738 – Associazione Dimensione Cultura 349 4008835 info@noventartestoria.it / dimensionecultura@libero.it

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3 Pannello musivo con decoro ad ottagoni (V secolo d.C.) trovato nel Complesso Archeologico di San Mauro e ora esposto nella Sala Consiliare di Noventa di Piave 4 Le sepolture dell’area cimiteriale medievale (foto V. Gobbo). 5 La sottofondazione muraria di epoca romana e la sovrapposizione delle strutture pertinenti all’ultima chiesa (foto V. Gobbo).

3 Mosaic board with octagonshaped decoration (5th Century A.D.) excavated from St. Mauro Archaeological Complex and currently exhibited in Noventa di Piave Council Chamber. 4 The burials of the Medieval grave-yard area (picture by V. Gobbo). 5 The masonry sub-foundation dating back to the Roman Age and the overlapping of structures belonging to the last church (picture by V. Gobbo).

Dr Alessandro Asta Scientific Coordinator of St. Mauro Excavation Works Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto Could you briefly describe Noventa di Piave archaeological area? St. Mauro area takes on special relevance within the archaeological context of Eastern Veneto as it includes ruins of Roman Age buildings and of churches dating back to the Middle Ages, Renaissance and early Modern Period. The excavation works allowed us to bring to light the building phases of the Late Republican Period (1st Century B.C.) and the Late Imperial Period (4th Century A.D.). As far as the church buildings are concerned, they span from the 8th/9Th Century A.D. to the 17th Century. The surveys started out at the end of the 1970s, right after the site was discovered during the works carried out to build an apartment complex. Interrupted in 1981, the excavations were resumed in 2010 thanks to the BMG Noventa’s support, and completed at the end of 2011. Thanks to multimediality, St. Mauro excavation site can be explored and experienced at CEMA. What is it about? A whole section of CEMA focuses on St. Mauro: a highly technologically-advanced installation offers a virtual tour within the area, where the visitor has the chance to go for a 360-degree dive into the excavation site and to choose different view-points. The story of the site and the building phases of the churches are narrated both by the interactive screens and by the 3D box three-dimensional reconstructions. How did the collaboration between the Soprintendenza and BMG Noventa come about? Between 2009 and 2010 the Soprintendenza was invited to head a new scientific project concerning St. Mauro archaeological area with company BMG Noventa’s support. A following Memorandum of Understanding set out duties, prerogatives and action-fields.


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How important is technology nowadays to drive people towards archaeology? In my opinion the multimedia experiments performed during Noventa di Piave project have definitely opened the doors to a new way of communicating “archaeological data”. Archaeology is often secluded to a far-off world which finds it difficult to meet the great public – popular events like exhibitions and conferences excluded. So a new multimedia approach next to the traditional channels for information dissemination can be an intriguing means to discover the past.

while recording all the information released by the ground into an “excavation journal”. Nowadays the archaeologist is also a team-work, where experts in geology, palaeobotany and anthropology collaborate all together. Apart from specifically scientific reasons, the criteria for the delimitation of a site in projects where the Soprintendenza is not involved depend upon the type of client, the condition of a place, the financial and human resources engaged and the available time-frame. And last but not least, the safety conditions laid down for any worker.

And what about the archaeologists’ job? The archaeologist’s job has so far undergone a deep technological change, starting from the very detection systems and documentation graphics which are extremely useful to cut down times and costs to be charged to the client, especially if urgent jobs are concerned. In addition, a graphic documentation carried out with state-of-the-art technologies already offers a 2D and 3D reconstruction of the buried stratigraphy, not to mention the chance to produce advanced documents of excavation systems (such as G.I.S.).

Why are excavation campaigns repeated after some years? Financial reasons aside, the long wait in Noventa di Piave’s case was definitely due to a loss of interest in St. Mauro, both for Michele Tombolani’s death – he headed the first excavation works and the related publications – and for the Soprintendenza’s increasingly urgent need to deal with emergencies related to public and private works in a territory of sheer archaeological abundance such as the Eastern Veneto region.

How do archeologists carry out their job? And how do they delimit the excavation site? The archaeological excavation is a destructive process: this is the reason why every good archaeologist aims at “bringing home” an accurate documentation of the intervention performed, which usually includes an excavation report supplied with graphic and photographic records. The archaeologist is forced to run through history backwards, i.e. from the most recent to the most ancient layers, and to be very careful about hand-made items and buried structures, as well as the sediment they have been buried into – a possible source of valuable information about the ancient landscape. The usual step after a breach opened with mechanical means is a patient in-depth survey with smaller tools (trowels, piolets and, where necessary, tiny instruments),

What are the expectations on the archaeological area for the future? A project aimed at enhancing the area now open to the public is currently being discussed. We cannot however deny the hurdles experienced to complete the works, both from a financial and an administrative point of view. Considering how slowly things move forward, the items will have to be covered in view of the upcoming winter. Dr Vincenzo Gobbo St. Mauro Excavation Works Director Malvestio Diego & C. snc Company Which evidence has been brought back to light during the second excavation campaign carried out at St. Mauro? Which discovery was the most rewarding to the team?

The recent campaign allowed us to discover much evidence with regard to the different architectural structures – both secular and religious – which have come one after the other in the very short time-frame investigated; the two settlement phases dating back to the Roman Age, the enigmatic mosaic-decorated building dating back to Late Antiquity, the numerous Medieval churches, the almost two hundred excavated burial places, all this speaks for an overall archaeological complex of great scientific interest. For this reason, the most important “discovery” was the chance to answer to the number of questions raised after the first excavation campaign (2010) and to bring forth the surveys started out (but left incomplete) by Dr Tombolani. How do you feel when you bring back to light burial places such as “The Lady with a Necklace”’s, currently on show at CEMA? It is difficult to explain the emotion you feel when the ground gives back finds buried for thousands years, after an accurate and painstaking job has been performed. And if the find retrieved is rare or especially noteworthy, as in the case of the necklace worn by the “lady” from Noventa, the joy flooding all the archaeologists witnessing the discovery is even bigger! // St. Mauro Archaeological Area via Lampol 3, Noventa di Piave The area is visible 24 hours every day Advance reservation guided tours reservation ways: – at CEMA Secretary – Associazione Culturale Noventa Arte e Storia phone +39 0421 307738 – Associazione Dimensione Cultura phone +39 349 4008835 info@noventartestoria.it / dimensionecultura@libero.it

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archeologia

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concordia sagittaria

La colonia di Augusto

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Le aree archeologiche di Concordia Sagittaria permettono di conoscere l’antico centro nel suo lungo arco di vita. Il ponte, le terme e il teatro testimoniano lo splendore raggiunto dalla colonia nel corso del I secolo d.C., mentre nel complesso basilicale al di sotto di Piazza Duomo si conservano i primi edifici della cristianità ufficiale.

1 L’area archeologica delle Terme e delle mura romane (foto di C. Mella). 1 The archaeological area of the Thermal Baths and the Roman walls (picture by C. Mella).

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Dott.ssa Federica Rinaldi Direttore del Museo Nazionale Concordiese di Portogruaro Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto Cosa comprende il complesso delle aree archeologiche di Concordia Sagittaria? Il complesso delle aree archeologiche si sviluppa in un percorso continuo che si snoda nella città moderna in una vera e propria passeggiata archeologica attrezzata di pannellistica. Punto di partenza è Piazza Cardinal Costantini, al di sotto della quale sono visitabili: un tratto della Via Annia – l’antica strada romana che, nel tratto nord-orientale, collegava Padova ad Aquileia -, parte dei magazzini commerciali extraurbani dei primi secoli dell’Impero e il complesso paleocristiano della Basilica. La passeggiata prosegue fino a raggiungere un tratto delle mura romane e i resti di un edificio termale. Da qui provengono resti della decorazione pittorica con immagini di Nereidi e atleti, in parte esposti presso le sale del palazzo Municipale in via Roma. Il percorso prosegue poi fino alla porta urbica settentrionale, presentata in un pannello tematico. Valicata la porta si raggiungono due aree di scavo, corrispondenti, l’una, a una parte dell’abitato antico con i resti della Domus dei Signini, dal nome delle pavimentazioni musive in essa ancora visibili, l’altra allo spazio anticamente occupato dal Teatro romano, ora evocato da una siepe che definisce l’originario perimetro semicircolare dell’edificio. Da qui si raggiunge il Ponte romano, visibile lungo via S. Pietro e al di sopra del quale passava la Via Annia al suo ingresso in città. Infine si ritorna verso l’area della Basilica percorrendo il Decumano Massimo, la strada principale che tagliava in senso est-ovest la città, costeggiando il Foro, oggi non più visibile. A quale periodo storico risalgono le aree? Risalgono quasi tutte al periodo di massimo sviluppo e ricchezza della città, ovvero i primi tre secoli dell’Impero. L’unica eccezione è il complesso funerario e basilicale

paleocristiano, dopo Aquileia, uno dei meglio conservati in Italia settentrionale. Risale alla fine del IV secolo d.C. ed è rimasto in uso, con successivi ampliamenti, fino all’inoltrato VI secolo d.C. Comprende la Basilica Apostolorum (interamente mosaicata) e la trichora martyrum, una struttura triabsidata dedicata al culto dei martiri. Scoperto e scavato a più riprese a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso, oggi è visitabile grazie ad una sistemazione architettonica della piazza sovrastante che, pur riservando problematiche di ordine statico, che la Soprintendenza sta affrontando con monitoraggi sistematici, consente al turista di apprezzare il monumento in tutta la sua volumetria. Ne deduciamo quindi che Concordia è stata un centro importante anche dopo la romanità? Sì, certamente: l’istituzione di una sede episcopale nel 388-389 d.C. concluse un’opera di penetrazione della religione cristiana da parte di un gruppo che addirittura era riuscito a procurarsi, ancor prima della stessa chiesa di Aquileia, alcune reliquie apostoliche. Ma di questa lunga continuità di vita della città abbiamo testimonianza anche dalle “pietre” stesse che andarono a comporre il complesso cristiano, “pietre” romane recuperate dalla città già in forte regressione e tutta raccolta attorno al nuovo polo religioso. Esempi di reimpiego di materiale sono diffusi in tutta la città: caso esemplare è quello del Sepolcreto dei Militi, una necropoli tardo antica costruita sopra quella pagana, di cui si riutilizzarono le lapidi. Ma su questo specifico argomento è recentemente stato edito un volume redatto assieme alla collega Elena Pettenò. Quindi anche per Concordia, come per molte città antiche, sono proprio gli antichi cimiteri a svelarci molti segreti del passato. Dove si possono ammirare i reperti provenienti dal Sepolcreto dei Militi? I reperti del Sepolcreto, come quelli provenienti dagli scavi governativi della seconda metà dell’800, assieme ai materiali appartenenti alle famiglie più note dell’epoca (tra tutti, i


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2 L’esterno dell’area archeologica di Piazza Cardinal Costantini (foto di C. Mella). 3 L’area archeologica del Ponte romano (foto di C. Mella).

2 The archaeological area of Piazza Cardinal Costantini from the outside (picture by C. Mella) 3 The archaeological area of the Roman Bridge (picture by C. Mella).

CONCORDIA SAGITTARIA. AUGUSTUS’ COLONY Muschietti), che praticavano diffusamente la forma del collezionismo antico, furono raccolti ed esposti nel Museo Nazionale Concordiese, inaugurato a Portogruaro nel 1888. Dunque, un Museo Nazionale a Portogruaro, ma i resti antichi sono quelli di Concordia Sagittaria. Come si motiva questa scissione? Esatto, una scissione: alla fine del XIX secolo, grazie all’attività congiunta di Dario Bertolini e di Giuseppe Fiorelli, all’epoca a capo della Direzione Generale per gli Scavi e i Monumenti, venne individuata una struttura adatta per raccogliere il materiale a disposizione. Il Comune acquisì l’area di via Seminario, ed il Ministero finanziò la costruzione del Museo Concordiese, optando proprio per Portogruaro in quanto all’epoca già collegata alla ferrovia e come tale più facilmente raggiungibile. Attualmente la città di Concordia Sagittaria è ancora oggetto di indagini di scavo? Certamente sì, anche se è opportuno distinguere le indagini che dipendono dall’esercizio della tutela, da quelle legate a progetti di ricerca scientifica. Nel primo caso si tratta di scavi di emergenza legati ad attività edilizie che possono risolversi con l’assistenza archeologica e talvolta anche con approfondimenti mirati. Nel secondo caso si tratta di ricerche di più ampio respiro, tra le quali merita di essere ricordato il Progetto Via Annia: si tratta di un progetto, dedicato al recupero e alla valorizzazione di questa grande e importante strada romana, durante il cui svolgimento sono stati effettuati scavi archeologici lungo il tracciato e sono state allestite postazioni multimediali. Una città antica, quindi, ma proiettata sul futuro: quali sono gli strumenti di valorizzazione messi in atto? Il passato è un ponte verso il futuro e a Concordia la città moderna insiste su quella antica, risparmiandola e come tale già in questo senso valorizzandone il contenuto. Per salvaguardare questo patrimonio nel corso dell’ultimo

decennio sono state compiute molte azioni: in particolare, nel corso del mese di giungo del 2012 è stato sottoscritto un protocollo d’intesa per l’esercizio delle attività di valorizzazione delle aree archeologiche, che vede lavorare in sinergia le due Soprintendenze (quella Archeologica e quella per i Beni Architettonici), la Regione del Veneto, l’Università di Padova e di Architettura-IUAV di Venezia, il Comune e la Diocesi. A breve una più esauriente informazione sulla città antica e sul museo di Portogruaro sarà trasmessa dalla guida tematica che la Soprintendenza sta producendo; ed infine, come già fatto per il Museo, anche le aree archeologiche saranno dotate di applicativi per smartphone e tablet, nella forma del Qr-code. // Informazioni per visite guidate Associazione “Studio D Friuli” tel. 346 3257139 (Francesca Benvegnù) studiodfriuli@alice.it • Area archeologica di piazza Cardinal Costantini piazza Cardinal Costantini 1. Orario di visita 8.30-19.30 tutti i giorni, ingresso gratuito, tel/fax 0421 275677 • Area archeologica delle terme e delle mura di cinta via delle Terme 21. Visibile dall’esterno e dotata di pannellistica

The different archaeological areas of Concordia Sagittaria offer the chance to get to know the ageold town-center over its long existence. The bridge, the baths and the theater hold evidence of the splendor attained by the colony in the 1st Century A.D., whereas the basilical complex underneath Duomo Square still hosts the first buildings of official Christianity.

• Casa e pozzi romani di via dei Pozzi Romani e Parco dei Signini via dei Pozzi Romani 24-44. Area visibile dall’esterno • Ponte romano di via S. Pietro via S. Pietro 285. Area visibile dall’esterno

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Dr Federica Rinaldi ― Director of Concordia National Museum of Portogruaro ― Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto What does the archaeological areas complex of Concordia Sagittaria include? The archeological areas complex stretches along a winding path which unfolds through the modern town on a real archaeological walk supplied with info-boards. The startingpoint is Piazza Cardinal Costantini, the square underneath of which you can visit a leg of Via Annia ― the ancient Roman road whose North-western part connected Padua to Aquileia ― a section of the commercial extra-urban stores dating back to the early centuries of the Empire and the Basilica’s early Christian complex. The walk goes on and reaches a section of the Roman walls and the ruins of a building of baths. That area has given back remains of the painted decoration featuring images of Nereids and athletes that are partially exhibited in the halls of the Townhall Palace located in Via Roma. The path then goes on till the Western urban door, which is illustrated on a thematic board. After passing through the door you come to two excavation areas, the former corresponding to one side of the ancient built-up area with the remains of the Domus dei Signini ― named after the mosaic floors still visible there ― and the latter corresponding to the area occupied earlier on by the Roman Theater, which is recalled now by a hedge defining the original semi-circular perimeter of the building. From there you reach the Roman Bridge that you can see from Via S. Pietro, and over which Via Annia enters the town. Lastly, you go back to the basilica area by walking onto Decumanus Maximus, the east-west-oriented main road which used to cross the town and to pass along the Forum, no more visible nowadays.

Which historical period do the areas hark back to? Almost all areas date back to the period of utmost development and wealth experienced by the town, that is to say the first three centuries of the Empire. The only exception is the early Christian funerary and basilical complex, past Aquileia, one of the best preserved in Northern Italy. It dates back to the end of the 4th Century A.D. and had been in use ― after undergoing some late extension works ― through the 6th Century A.D. It includes the Basilica Apostolorum (fully decorated with mosaics) and the trichora martyrum, a three-apse structure for the veneration of martyrs. Discovered and excavated on different steps starting from the 1950s, it can be visited now thanks to the architectural rearrangement of the square up above

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which ― although presenting static problems that the Soprintendenza is facing through regular inspections allows the tourist to enjoy the monument in its full volumetric disposition. So from this we infer that Concordia had been an important center even after Romanity? Yes, for sure. The establishment of an Episcopal seat in 388-389 A.D. ended up the introduction of Christian religion by a group which was even able to take hold of some Apostolic relics, and even before the Church of Aquileia. But we also have further proof of the town long-lasting life by the very “stones” which would build the Christian complex ― Roman “stones” retrieved from the town which was already undergoing a serious regression and was gathering around a new religious core. The town is scattered with models of materials reuse: an excellent example is the Soldiers’ Burial Ground, a late-ancient necropolis built over the heathen one, whose tombstones had been reused. A volume featuring this very topic has been recently published in collaboration with my colleague Elena Pettenò. So also for Concordia, just like for many ancient towns, it is indeed the ancient burial places that reveal a number of secrets from the past. Where can we enjoy the finds from the Soldiers’ Burial Ground? The finds from the Soldiers’ Burial Ground, just like those coming from the governmental excavations carried out in the second half of the 19th Century, and the belongings coming from the most renowned families of the time (above all, the Muschiettis) ― who used to collect ancient objects ― were gathered and exhibited in Concordia National Museum, opened in Portogruaro in 1888. So a National Museum in Portogruaro… but the ancient ruins belong to Concordia Sagittaria. How come, this splitting? Exactly, it is a splitting: at the end of the 19th Century, Dario Bertolini and Giuseppe Fiorelli, who at the time headed the Department of Excavations and Monuments, worked together to identify a place which could collect the materials available. The Municipality acquired Via Seminario area, and the Ministry allocated financial support to build Concordia Museum by appointing Portogruaro as location, since at the time it was already railway-connected, and as such easier to reach. Is Concordia Sagittaria still experiencing excavation surveys at the moment? Of course it is, even if there is a difference between surveys carried out for protection purposes, and surveys connected to scientific research projects. The former are

emergency excavations related to building activities which can be worked out through archaeological assistance and even targeted investigations. The latter are wide-ranging research activities including the praiseworthy Via Annia Project: a project focusing on recovering and enhancing this large important Roman road. And while the archaeological excavations were being performed along the track, some multimedia stands were installed. So an ancient town, yet propelled into the future: which are the tools for enhancement that have been put in action? The past is a bridge towards the future, and the modern Concordia insists upon the ancient one: in a sense its preservation is a way of enhancing its contents. A number of actions have been carried out over the last decade to protect this heritage: specifically, in June 2012 a Memorandum of Understanding has been signed to perform enhancing activities in the archaeological areas, where the two Soprintendenza offices (Archaeology and Architecture) collaborate in synergy, together with Regione del Veneto, the University of Padua and the University of Architecture-IUAV of Venice, the Municipality and the Diocese. More detailed information on the ancient town and on the Museum in Portogruaro will be made available soon through the digital guide the Soprintendenza is currently preparing. And lastly, just like we did for the Museum, the archaeological areas will be also provided with Qr-code applications for smart-phones and tablets. // Information for guided tours Associazione “Studio D Friuli” phone 3463257139 (Francesca Benvegnù) studiodfriuli@alice.it • Archaeological area of Piazza Cardinal Costantini Piazza Cardinal Costantini 1. Open from 8:30 am to 7:30 pm, seven days a week, free entry, phone/fax +39 0421 275677 • Archaeological area of the thermal baths and the surrounding walls Via delle Terme 21. The area is visible from the outside and is provided with information boards. • Roman house and wells of Via Pozzi Romani and Parco dei Signini Via dei Pozzi Romani 24-44. The area is visible from the outside. • Roman bridge of Via S. Pietro Via S. Pietro 285. The area is visible from the outside.

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4 I resti della Domus dei Signini (foto di C. Mella). 5 Il pavimento a mosaico della Basilica Apostolorum di Piazza Cardinal Costantini (foto di C. Mella).

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4 The remains of the Domus dei Signini (picture by C. Mella). 5 The mosaic-decorated floor of the Basilica Apostolorum in Piazza Cardinal Costantini (picture by C. Mella).


archeologia >

Montegrotto terme

Le terme degli antichi romani 1 Disegno ricostruttivo del complesso termale sotto l’Hotel Terme Neroniane a Montegrotto Terme. Disegno di Fabio M. Fedele. 2 Il complesso termale sotto l’Hotel Terme Neroniane a Montegrotto Terme (foto di P. Pianta). 1 Reconstruction drawing of the thermal baths complex underneath Hotel Terme Neroniane in Montegrotto Terme. Drawing by Fabio M. Fedele. 2 The thermal baths complex underneath Hotel Terme Neroniane in Montegrotto Terme (picture by P. Pianta).

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I complessi termali visibili nelle aree archeologiche di Montegrotto Terme dimostrano che le acque termali del sito sono state sfruttate per le cure del corpo fin dall’epoca romana. Le ricostruzioni virtuali realizzate nell’ambito del progetto Aquae Patavinae permettono di muoversi nel paesaggio antico e navigare all’esterno e all’interno delle terme e delle ville romane.

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Dott.ssa Marianna Bressan Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto e referente per il Progetto Aquae Patavinae Quali aree archeologiche si possono visitare a Montegrotto Terme? A quale periodo storico risalgono i resti archeologici? Al momento sono visitabili due aree, una affacciata sul viale della Stazione e accessibile da via degli Scavi e una sotto l’Hotel Terme Neroniane. Entrambe conservano ampi resti di complessi termali di circa duemila anni fa, dell’epoca in cui i Romani avevano conquistato i territori veneti, adottando anche qui alcuni significativi aspetti del loro modo di vivere. L’acqua delle Terme Euganee era conosciuta e utilizzata da tempo per le sue proprietà salutifere, ma con l’età romana si moltiplicarono le strutture ricettive e di sfruttamento della risorsa naturale e soprattutto assunsero forme più monumentali. Cosa si può vedere in queste aree? In viale Stazione/via degli Scavi si possono apprezzare i resti di un vasto edificio termale, con tre grandi piscine e un articolato sistema di circolazione dell’acqua; si conservano inoltre un piccolo teatro, che doveva ospitare spettacoli ricreativi per chi frequentava le terme, e altri edifici legati ai bagni. Antiche terme si visitano anche sotto l’Hotel Terme Neroniane. Il rinvenimento di maggior impatto consiste in un’ampia sala absidata, impreziosita un tempo dal rivestimento di marmi colorati e che doveva servire come lussuoso ambiente di soggiorno durante le cure termali. Un affascinante gioco di luci permette ora, con il variare degli scenari luminosi, di concentrarsi selettivamente sulle diverse parti e funzioni

del complesso. Una terza area verrà aperta con la prossima primavera in via Neroniana: qui si potranno ammirare i resti di una lussuosa villa. Le sue dimensioni e la ricchezza rivelano una committenza di altissimo rango. Il principale quartiere residenziale della villa conserva ancora molte stanze, con mosaici e ricchi pavimenti in lastre marmoree: questo quartiere è oggi protetto da una copertura permanente che evoca i volumi originari dell’edificio romano. A quando risalgono le prime campagne di scavi? E le più recenti? Le antichità di Montegrotto erano conosciute fin dal Settecento per i rinvenimenti del nobile padovano Giovanni Dondi dell’Orologio. Durante il secolo scorso, la Soprintendenza intervenne in viale Stazione/via degli Scavi e riportò alla luce le terme, il teatro e gli altri edifici. Pochi anni fa, intervenne anche sotto l’Hotel Terme Neroniane, mentre i resti della villa di via Neroniana vennero alla luce in modo fortuito, durante lavori agricoli e dal 2001 l’area è in concessione all’Università di Padova. Da allora i giovani archeologi del corso di laurea e di specializzazione in archeologia vi conducono il loro apprendistato di scavo e studio dei materiali. Prof.ssa Francesca Ghedini Università degli Studi di Padova e coordinatore del Progetto Aquae Patavinae Le aree archeologiche di Montegrotto si inseriscono nel Progetto Aquae Patavinae: di cosa si tratta? Date le potenzialità archeologiche del territorio, sin dal 2001 l’Università, la Soprintendenza e il Comune di CEMAGAZINE 17


Montegrotto Terme diedero vita a un grande progetto di valorizzazione del comprensorio termale euganeo: il Progetto Aquae Patavinae, generosamente sostenuto in questi anni da Arcus S.p.A., dalla Regione del Veneto e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. Il progetto prevede innanzitutto lo studio e l’allestimento delle aree archeologiche per la fruizione, ma vuol mettere in primo piano anche tutte le altre ricchezze archeologiche del territorio non immediatamente visibili. E’ nato così il Punto Informativo presso la Stazione Ferroviaria di Terme Euganee, che accoglie e indirizza i turisti ad una vera passeggiata archeologica tra le aree attrezzate e un percorso di pannelli illustrativi distribuiti tra Abano e Montegrotto Terme. Lo stesso percorso è proposto nel sito web www.aquaepatavinae.it, che propone anche approfondimenti scientifici. L’ultima sfida sarà la realizzazione del primo Museo del Termalismo in Italia. In questo modo, ai numerosi turisti che frequentano le Terme Euganee si mette a disposizione un’offerta culturale di alta qualità. Uno dei punti di forza del progetto è la visita virtuale della Montegrotto antica. In cosa consiste e come si può fruirne? Proprio per comunicare al grande pubblico la ricchezza del patrimonio archeologico e i risultati degli studi che l’hanno indagato, si sentì l’esigenza di impiegare le moderne tecnologie per la ricostruzione virtuale delle antiche terme. Questo è stato possibile grazie alla collaborazione con il CNR - Istituto per le Tecnologie Applicate al Beni Culturali. Oggi, cliccando sulla sezione “visita virtuale” di www.aquaepatavinae.it, ognuno può muoversi nel paesaggio antico e navigare all’esterno e all’interno delle grandi terme e ville romane del territorio. E’ così possibile entrare nel piccolo teatro di viale Stazione/via degli Scavi, passeggiare nell’orchestra e da lì godere della prospettiva di cavea e scena; si possono ammirare le colonne svettanti della sala centrale della villa di via Neroniana e gli affreschi parietali, ricostruiti sulla base dei minuscoli frammenti rinvenuti durante gli scavi; si può passeggiare nel giardino della stessa villa e contemplare il piccolo edificio posto al centro dell’esedra meridionale. Il Progetto Aquae Patavinae ha potuto recentemente presentare al pubblico una proposta innovativa e sperimentale nella fruizione virtuale dell’archeologia. Di cosa si tratta? Grazie al CNR, alla Borsa del Turismo Archeologico di Paestum (Napoli) e in uno speciale evento a Montegrotto, è stato allestito uno stand temporaneo, nel quale l’utente ospite poteva muoversi in prima persona nel paesaggio e negli edifici antichi utilizzando il proprio corpo in un’interazione “ambientale”. Visto il grande successo e la nostra ferma convinzione che l’archeologia debba usare le nuove tecnologie per comunicare i contenuti storici e i risultati di anni di ricerca, si prevede di allestire proprio nel Museo del Termalismo in progetto un’installazione interattiva permanente. //

Per informazioni e orari di apertura Comune di Montegrotto Terme - Ufficio Settore Servizi alla persona tel. 049 8928831; Associazione Culturale Studio D tel. 345 4646227 e 347 9941448. info@studiodarcheologia.it • Area archeologica di viale Stazione/via degli Scavi - ingresso da via degli Scavi 12. L’area è visibile anche dall’esterno. Informazioni sugli orari di apertura al pubblico tel. 049 8928831 e 345 4646227 • Complesso termale sotto l’Hotel Terme Neroniane via Neroniana 21/23. Informazioni sugli orari di apertura al pubblico tel. 049 8928831 e 347 9941448

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MONTEGROTTO TERME. THE ANCIENT ROMANS’ THERMAL BATHS The baths complexes to be seen in the archaeological areas of Montegrotto Terme prove the site’s thermal waters have been exploited for bodycare purposes since the Roman Age. The virtual reconstructions carried out within the Aquae Patavinae project offer the chance to wander through ancient landscapes and browse in and out the baths and Roman villas.

Dr Marianna Bressan Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto and Project Manager of the Aquae Patavinae Project Which archaeological areas can be visited at Montegrotto Terme? Which historical period do the remains date back to? Two areas can be visited at the moment: one overlooks Viale della Stazione and is accessible from Via degli Scavi, and one lies underneath Hotel Terme Neroniane. Both areas feature massive baths ruins dating back to two thousand years ago, when the Romans had annexed lands in the Veneto and taken in some crucial aspects of their way of life. The waters of Terme Euganee were known and used long ago for their healthy properties; yet throughout the Roman Age places for accommodation and exploitation such a natural resource did proliferate and took on more imposing appearances. What can we see in these areas? In Viale Stazione/Via degli Scavi we have the chance to enjoy the remains of a large bath building with three big pools and a water circulation complex system; a small theater, which would supposedly host recreational shows for the baths-attendants, is also preserved there, together with other buildings connected to the baths. Other baths are also accessible underneath Hotel Terme Neroniane. A recovery of smashing impact is a large apsidal room covered with precious colored marbles, which would presumably act as a luxurious dwelling place over the thermal treatments. A charming play of lights


3 L’area archeologica di viale Stazione/via degli Scavi a Montegrotto Terme. 4 Disegno ricostruttivo delle strutture dell’area archeologica di viale Stazione/via degli Scavi a Montegrotto Terme. Disegno di Fabio M. Fedele. 5 Ipotesi ricostruttiva della villa romana di via Neroniana a Montegrotto Terme (di Inklink). 3 The archaeological area of Viale Stazione/Via degli Scavi in Montegrotto Terme. 4 Reconstruction drawing of the structures in the archaeological area of Viale Stazione/Via degli Scavi at Montegrotto Terme. Drawing by Fabio M. Fedele. 5 Reconstruction hypothesis of the Roman villa in Via Neroniana in Montegrotto Terme (by Inklink).

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enhanced by the changing illuminated scenarios, offers now the opportunity to select and focus on the different sections and functions of the complex. A third area will be opened next spring in Via Neroniana, where you will have the chance to enjoy the remains of a luxurious villa. Its dimensions and lavishness speak for an over-thetop client. The main residential section of the villa still features numerous rooms decorated with mosaics and rich marble-paved floors – this section is covered by a permanent protection which hints at the volumes of the original Roman building. When do the first excavation campaigns hark back to? And the most recent ones? Montegrotto antiques had been known since the 18th Century thanks to the finds discovered by nobleman Giovanni Dondi dell’Orologio from Padua. During the last century, the Soprintendenza took action in Viale Stazione/Via degli Scavi and brought back to light the baths, the theater and the other buildings. Few years ago an intervention was also carried out underneath Hotel Terme Neroniane, while the remains from the villa in Via Neroniana were retrieved by accident over farming works, and since 2001 the area has been granted to the University of Padua. Since then, the young archaeologists studying and specializing in archaeology carry out their archaeology apprenticeship and materials survey there. Prof Francesca Ghedini University of Padua and Coordinator of the Aquae Patavinae Project Montegrotto archaeological areas are included in the Aquae Patavinae Project. What is it about? Given the territory archaeological potentials, the University, the Soprintendenza and Montegrotto Municipality kicked off, in 2001, a major ongoing project

to enhance the Euganeo thermal district – the Aquae Patavinae Project. Generously granted over the years by Arcus S.p.A., Regione del Veneto and Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, the project firstly aims at studying the archaeological areas and at setting them up for use, but also at bringing to the foreground all those archaeological treasures which are hidden across the territory. This led to establishing the Info-Point in the Terme Euganee Railway Station which welcomes and directs tourists to a real archaeological walk throughout said areas on a path supplied with illustrating boards scattered in-between Abano and Montegrotto Terme. That same track is also available on the website, www.aquaepatavinae.it, along with some extra in-depth scientific surveys. The last challenge will be the establishment of the first Thermalism Museum in Italy. In this way the numerous tourists attending Euganeo Thermal Baths will be provided with a highquality cultural offer. The virtual visit to ancient Montegrotto is one of the project’s main assets. How is it, and how can we enjoy it? To inform the great public with the richness of the archaeological heritage, and the achievements brought about by the studies performed on site, there was a need for state-of-the-art technologies that would provide a virtual reconstruction of the ancient baths. This was possible through the collaboration with the CNR-Institute for Technologies Applied to Cultural Heritage. Today if you click on the “virtual visit” section on www.aquaepatavinae.it, you have the chance to wander through the ancient landscape, and browse in and out the major baths and Roman villas scattered across the territory. So you can enter the small theater of Viale Stazione/Via degli Scavi, stroll about the orchestra pit and enjoy the perspective from the cavea and the stage; you can admire the towering columns of the main hall in the villa located in Via Neroniana, as well as the wall frescoes, which have been reconstructed on the base

of the tiny fragments retrieved during the excavation works; you can meander through the garden of the villa and stare at the small building located in the middle of the southern exedra. Recently the Aquae Patavinae Project has launched an innovative and experimental initiative to the public on how to enjoy virtual archaeology. What is it about? Thanks to CNR, a temporary stand was set up at the Borsa Mediterannea del Turismo Archeologico in Paestum (Neaples) and on a special event at Montegrotto, where the user had the chance to explore the landscape and ancient buildings with their own body through an “environmental” interaction. As the initiative was very successful, and as we believe archaeology should rely upon new technologies to communicate historical contents and years-long research achievements, an interactive permanent installation is likely to be set up in the planned Thermalism Museum. // Information Montegrotto Terme Municipality – Customer Service Office, phone +39 049 8928831; Studio D Cultural Association, phone +39 345 4646227 and +39 347 9941448, info@studiodarcheologia.it • Archaeological area, Viale Stazione/Via degli Scavi – access from Via degli Scavi 12. The area is visible also from the outside. Information on opening hours, phone +39 049 8928831 and +39 345 4646227 • Thermal bath complexes underneath Hotel Terme Neroniane, Via Neroniana 21/23. For information on opening hours, phone +39 049 8928831 and +39 347 9941448

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noventa di piave

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1 Interno dell’attuale Oratorio del Rosario, lapide che ricorda la fondazione del Tempio nel 1217. 2 Arcipretale di San Mauro, immagine della Vergine un tempo venerata nell’antico Oratorio del Rosario (dipinto su tavola ricoperto da lamina d’argento sbalzato, di scuola belliniana , XV secolo). 3 San Domenico di Guzmam (Beato Angelico, particolare dell’affresco Cristo deriso, XV secolo, Convento di San Marco, Firenze). 1 Inside the current Oratory of the Rosary, tombstone commemorating the foundation of the Temple in 1217. 2 St. Mauro Archi-priest Church, image of the Virgin, formerly venerated in the ancient Oratory of the Rosary (painting on a panel covered by an embossed silver foil, Bellini style, 15th Century). 3 St. Dominic of Guzman (Fra Angelico, detail of the fresco “Christ Mocked”, 15th Century, Florence, St. Marco’s Convent).

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sulle tracce del santo rosario Un luogo sacro distrutto dai bombardamenti e una lapide salvata dalle macerie legano Noventa di Piave a una forma devozionale molto diffusa in Veneto. Un pezzo di storia che merita di essere raccontato e conosciuto.

A Noventa di Piave fu costruita la prima chiesa in Italia dedicata al culto mariano del Santo Rosario, una devozione molto radicata e sentita nel Veneto. Lo attesta una lapide che si trova ancora oggi a Noventa di Piave e che riporta l’iscrizione: “L’anno di N.S. 1217 S. Domenico Padre dei Predicatori passò per Noventa con Mons. Valcherio Patriarca di Aquileia e piantò questo Tempio con la devozione del Sacro Rosario, che fu la prima fondata in Italia”. La lapide fu collocata nel 1717, in occasione del cinquecentesimo anniversario dell’avvenimento, nell’Oratorio della B.V. del Rosario. Questo edificio sacro era attiguo all’antica pieve e per secoli ebbe funzione e dignità di santuario, fino a quando andò distrutto durante la Grande Guerra; al suo posto nel 1925 fu costruito l’attuale omonimo Oratorio, nel quale fu sistemata la lapide riemersa fortunosamente intatta dalle macerie. Ma c’è una curiosità: quanto riportato nell’iscrizione sembra non trovare riscontri storici. E’ documentata la presenza di San Domenico di Guzman in questa zona una sola volta, nel 1221, quando il Patriarca Valcherio era già morto da tre anni, nel 1218, e ciò escluderebbe una loro contemporanea presenza a Noventa di Piave. Questo però non implica una smentita dell’antichità dell’Oratorio, né del suo primato: la tradizione potrebbe, infatti, rappresentare la fusione fatta a posteriori di due avvenimenti quasi concomitanti e ritenuti, entrambi, di grande valore per la fondazione del Tempio. Di certo, il Patriarca Valcherio nel 1217 si recò a Venezia per una missione diplomatica e dovette passare necessariamente il Piave a Noventa, così come nulla smentisce che San Domenico abbia visitato il paese durante il suo soggiorno veneziano.

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L’antichità dell’Oratorio con l’introduzione del Rosario non verrebbe smentita neanche dalla tesi di certa storiografia moderna, che esclude che l’istituzione

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e la diffusione di tale culto si debbano proprio a San Domenico, in quanto la cosa non figurerebbe nei testi dei suoi primi biografi, né risulterebbe dalle testimonianze rese al processo di canonizzazione, nel 1233. Secondo tale tesi, il Rosario nasce di fatto dalla convergenza di antichi usi penitenziali e devozionali, la cui pratica risulta molto diffusa in particolare nei paesi di lingua tedesca, trovando poi nei Domenicani i suoi principali sostenitori e propagatori. Non sarebbe quindi casuale che Valcherio o Volchero in realtà si chiamasse Wofger von Erla e fosse un nobile bavarese, tedesco come del resto quasi tutti i Patriarchi di Aquileia di quel periodo. Importante è anche l’accertata presenza a Noventa di Piave, sin dal XIII secolo, dei Padri Domenicani del monastero di San Giovanni e Paolo di Venezia, con diverse proprietà nel territorio e in particolare nel colmello di Lampol, dove ancora alla fine del 1700 esisteva un loro oratorio pubblico. Da Noventa di Piave la devozione si irradiò radicandosi anche nei centri vicini. Qualche secolo dopo ricevette un ulteriore impulso, particolarmente sentito nei territori del dominio veneto, per l’attribuzione alla B.V. del Rosario della vittoria navale conseguita sui turchi mussulmani a Lepanto il 7 ottobre 1571. A ricordo dell’evento, Papa San Pio V fissò la festa di Nostra Signora della Vittoria il 7 ottobre e il Papa successivo, Gregorio XIII, la trasferì alla prima domenica dello stesso mese come festa della Madonna del Rosario.


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4 L’Oratorio del Rosario agli inizi del ‘900. 5 L’Oratorio dopo il primo mese di combattimenti sul Piave (7 dicembre 1917, foto del Comando Austriaco) 6 L’Oratorio oggi (foto di Photofashion, San Donà). 7 Il nuovo Oratorio appena ultimato, in una immagine che reca i timbri della visita pastorale del Vescovo Longhin del febbraio 1926. 4 The Oratory of the Rosary at the beginning of the 20th Century. 5 The Oratory after the first month of fighting on the river Piave (December 7, 1917, picture by the Austrian Commando). 6 The Oratory today (picture by Photofashion, San Donà). 7 The new Oratory as just completed, in an image bearing the stamps of the pastoral visit by Bishop Longhin in February 1926.

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TRACKING DOWN THE HOLY ROSARY A sacred place destroyed by bombs and a tombstone rescued from the rubble connect Noventa di Piave to a devotion prayer extremely widespread across the Veneto region. A piece of history that deserves to be told and known.

Noventa di Piave hosts the first church built and dedicated to the Holy Rosary, the cult of the Virgin Mary, a devotion prayer deeply rooted and heartfelt in the Veneto. Evidence of this is a tombstone still visible in Noventa di Piave whose inscription reads: “The year of Our Lord 1217 – St. Dominic, Father of the Order of Friars Preachers, passed by Noventa with Monsignor Valcherio, Patriarch of Aquileia, and established this Temple dedicated to the Holy Rosary, the first founded in Italy.” The tombstone was laid in 1717 in the Blessed Virgin of the Rosary’s Oratory, in occasion of the five hundredth anniversary of that event. This sacred building was adjacent to the ancient parish church and boasted status and served as sanctuary for centuries, till when it was destroyed during the Great War. In 1925 the current Oratory bearing the same name was built, and its indoors became the location for the the tombstone that eventfully rose from the rubble undamaged. But there is something curious: the content of the inscription is apparently supported by no historical evidence. St. Dominic of Guzman was proved to have been in this area only once, in 1218, and Patriarch Valcherio had been dead for three years by then; this would contradict their stay at Noventa di Piave at the same time. However this does question the Oratory’s antiquity or its record: tradition could actually point out the a posteriori combination of two fairly concurrent events both considered extremely significant to the establishment of the Temple. In 1217 Patriarch Valcherio went for sure to Venice on a diplomatic mission, and had necessarily to cross the river Piave at Noventa; and similarly nothing refutes St. Dominic’s possible visit to the town during his stay in Venice.

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supported by a branch of the modern historiography, according to which St. Dominic would not be involved in the establishment and dissemination of this cult, as nothing of the sort would be found in the volumes written by his early biographers, nor in the evidence produced during his canonization process in 1223. According to this thesis the Rosary actually results from the combination between ancient acts of contrition and of devotion – whose practice was very widespread especially in the German-speaking countries – and then found in the Dominican friars its main supporters and spreaders. So it would be no accident that Valcherio’s, or Volchero’s, real name was Wofger von Erla and that he was a Bavarian nobleman – a German, like almost every Patriarch of Aquileia of that time, after all. Worthy of note is the ascertained presence in Noventa di Piave of the Dominican Friars from the Venicelocated Monastery of St. John and St. Paul since the 12th Century, with several estates throughout the territory, especially on the Lampol hillock, where a public oratory of theirs was still there at the end of the 18th Century. Devotion spread from Noventa di Piave and rooted down in the villages close-by too. A few centuries later, it got further stimulus – in the lands of Venetian dominion especially – as the Blessed Virgin of the Rosary was attributed the naval victory achieved over the Muslim Turks at Lepanto on October 7, 1571. To commemorate the event, Pope St. Pius V scheduled Our Lady of the Victory Day on October 7, and the following Pope, Gregory XIII, moved the feast day to the first Sunday of that month as “Lady of the Rosary Day”.

With the introduction of the Rosary, the antiquity of the Oratory would neither be contradicted by the thesis CEMAGAZINE 21


per i bambini

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ATTIVITà DIDATTICHE PER TUTTE LE STAGIONI I percorsi didattici 2011-2012 di Cultour Active e noventa arte e storia, realizzati in collaborazione con Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto e Comune di Noventa di Piave, si sono conclusi con grande successo e a settembre 2012 si è avviata la seconda edizione. Ne abbiamo ripercorso le tappe fondamentali, per “tirare le somme”, ringraziare pubblicamente tutti i ragazzi e gli insegnanti che vi hanno partecipato e proseguire la stagione 2012-2013 con tante nuove attività e ancora maggiore entusiasmo.

Era l’estate 2011, il CEMA muoveva i primi passi e il Complesso Archeologico di San Mauro, oggetto di recenti scoperte, aveva molte storie da raccontare a grandi e piccini. Le calde e lunghe serate estive diventano il momento ideale per aprire le porte della Noventa antica e far conoscere i suoi “tesori”: mentre gli archeologi guidano nonni, zii e genitori all’interno dello scavo di San Mauro, i bambini, in un’apposita area attrezzata, scavano nella sabbia e nella storia, portano alla luce reperti creati appositamente per loro, ma uguali agli originali. Gli adulti visitano, i “piccoli archeologi” imparano la storia divertendosi e l’iniziativa piace. Arriva il momento in cui l’estate si fa più tiepida, le vacanze finiscono, si ritorna a scuola e prende forma l’idea di dare tutto l’anno la possibilità – e l’opportunità – di far vivere e rivivere la storia attraverso laboratori sperimentali in cui divertimento e apprendimento vanno di pari passo: sotto una buona stella settembrina nasce Imparare con l’archeologia 20112012, percorsi didattici pensati per studenti di tutte le età. I “piccoli archeologi” con secchio, paletta e pennello ritrovano ceramiche, lucerne, lastre decorative e statuette fittili appartenenti alla vita quotidiana del mondo antico, i “piccoli decoratori” incidono lamine di rame con la tecnica dello sbalzo come i Veneti Antichi e realizzano i mosaici imitando i Romani, i “piccoli artigiani” lavorano l’argilla come nell’età medievale. Si gioca, ma soprattutto si analizza e si comprendono abitudini, arti e mestieri di un tempo che fu, i bambini giocando, i ragazzi più grandi approfondendo e analizzando. Giunge l’inverno, le luminarie si accendono, i visitatori si coprono ma il Complesso Archeologico di San Mauro continua ad accogliere i suoi “piccoli archeologi” e al CEMA arriva Natale con l’archeologia per poter creare 22 CEMAGAZINE

originali biglietti d’auguri personalizzati con lamine in rame sbalzate che imitano i decori dei Veneti Antichi (animali, guerrieri e divinità), come la Dea Reitia, la preferita dai bambini perché identificata con... la befana! Nel frattempo al CEMA approda anche la mostra “Le memorie ritrovate”, una preziosa esposizione di ceramiche e oggetti del vivere quotidiano ritrovati nell’antico e perduto convento di Santa Chiara a Padova, e il 2012 si apre con un viaggio nella vita nei monasteri di clausura, nella lavorazione della ceramica in epoca rinascimentale, nell’attività di tessitura nei monasteri e nella vita di Santa Chiara attraverso la proposta didattica Ritroviamo... le memorie!. “Imparare con l’archeologia” non conosce mezze stagioni e con l’arrivo della primavera fioriscono le iniziative di Un sacco di cultura organizzate in occasione della Settimana della Cultura istituita dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali: percorsi multisensoriali nella storia locale – dalla Preistoria fino alle ville venete di epoca rinascimentale presenti lungo il corso del Piave – che coinvolgono e accompagnano i bambini alla scoperta del passato, metaforicamente rappresentato da un sacco contenente oggetti “parlanti”. I lavoretti realizzati durante i laboratori vengono esposti nella mostra Il Museo dei Bambini, allestita presso il Centro Polivalente di Noventa di Piave, grazie all’aiuto del Circolo Anziani e sotto la direzione “scientifica” del piccolo Giovanni Rossetto. Filo conduttore dell’esposizione è la favola “Giovannino combina guai alla scoperta di Noventa”, scritta da Annalisa Ascione, Responsabile del Servizio Didattico, seguendo in ordine cronologico le diverse tappe affrontate durante gli incontri. A grandi passi sopraggiunge nuovamente la stagione estiva, le scuole vanno in vacanza, il CEMA cresce a vista d’occhio e il Complesso Archeologico di San

Mauro continua a raccontare la sua avvincente storia attraverso ArcheoEstate, un contenitore didattico nel quale sono raccolte diverse iniziative destinate al mondo dei bambini: in Domenica con l’Archeologo i piccoli si cimentano con lo scavo simulato di una domus romana, in Archeologia sotto le stelle giocano agli archeologi al chiaro di luna , in ArcheoGiochiamo 2 sono uomini della preistoria alle prese con sassi da decorare, romani impegnati in giochi tipici dell’epoca, pellegrini medievali in viaggio verso Roma, Santiago e Gerusalemme, detective dell’antichità sulle tracce di un ladro e restauratori dei “cocci antichi” trovati nello scavo di San Mauro. E’ passato un anno, i laboratori didattici di Cultour Active e Noventa Arte e Storia hanno attraversato e abbracciato tutte le stagioni e un nuovo ciclo è in corso. Come dire... le stagioni passano, ma le attività didattiche restano e si arricchiscono.


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La nuova stagione di IMPARARE CON L’ARCHEOLOGIA Per l’anno scolastico 2012-2013 “Imparare con l’archeologia” propone nuove attività didattiche raggruppate in tre principali percorsi: storia, arte e fede. Laboratori, lezioni tematiche di approfondimento, laboratori specifici in occasione di mostre temporanee allestite al CEMA – Centro Espositivo Multimediale dell’Archeologia e un ciclo di incontri per insegnanti sono gli ingredienti principali della nuova stagione didattica.

STORIA

ARTE

FEDE

I laboratori percorrono la storia di Noventa di Piave e del territorio nelle diverse epoche storiche, dalla Preistoria all’età romana; analizzano le fonti scritte per riflettere sui cambiamenti del paesaggio antico in epoca medievale e sulla formazione del villaggio di Noventa con il porto, la chiesa e il castello; approfondiscono la metodologia archeologica attraverso attività di scavo e lezioni di approfondimento.

Dalla ceramica rinascimentale al mosaico romano, dalla poesia di Giacomo Noventa agli affreschi delle ville venete e alla pittura di Paolo Veronese: ogni laboratorio permette di conoscere e sperimentare varie tecniche artigianali, decorative ed espressive che hanno interessato la storia del territorio noventano.

I laboratori approfondiscono la figura di San Mauro, santo titolare della pieve noventana, la diffusione del Cristianesimo nel Veneto Orientale e il tema di pellegrinaggio in epoca medievale attraverso le vie fluviali.

liato dettag a m m a r ione Il prog di ades l sito lo u d o e il m are da o scaric storia.it n o s s o r te si p o ve n t a w w w.n ioni ormaz f in i r erio Active Per ult ttici Cultour Dida 0 Ser vizi 331 281224 m t. tive.co c a r u o lt u c a@ didattic

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GIOVA NNINO E LO

COMBINA GUAI

O C I G O L O E H C R SCAVO A

*Domus Nella lingua dei Romani (il latino) significa “casa”. *Reperto I reperti sono gli oggetti trovati dagli archeologi negli strati di terra.

storia e disegni di Annalisa Ascione©


piccoli archeologi Giovannino e Gabrielino hanno trovato nello scavo di Noventa di Piave un’anfora di epoca romana rotta. Aiutali a trovare il pezzo mancante per ricostruire la forma. 1 Tappo 2 Orlo

1

i kit della storia La storia si scopre, si impara... e si crea con le proprie mani. Al CEMA trovi i “kit della storia” per grandi e piccini: quattro cofanetti dedicati ognuno ad un periodo storico e ad un’attività artigianale che lo ha caratterizzato. All’interno di ogni kit il materiale, le curiosità storiche e le istruzioni per realizzare un mosaico, modellare un vasetto d’argilla, lavorare il rame e creare un gioiello. • I Veneti Antichi e lo sbalzo del rame • La lavorazione dell’argilla • Perle e perline a Venezia • I Romani e l’arte del mosaico

2 3

4

A

A

c

D

3 Collo 4 Ansa 5 Puntale

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Lo sapevi che

L’anfora era un recipiente molto diffuso in epoca romana usato per contenere e trasportare da una parte all’altra dell’Impero prodotti alimentari solidi e liquidi, come vino, olio, cereali, olive, frutta e salse di pesce. A seconda dell’area di produzione e del tipo di contenuto da trasportare le anfore assumevano una forma diversa. Dato il loro peso elevato si spostavano facendo perno sul fondo appuntito (il puntale) e si sollevavano inserendo due bastoni nelle anse. Per chiuderle si usavano dei tappi di legno, sughero o dei dischi di terracotta sigillati con pece.

Soluzione: è il pezzo n. B

Gabrielino ha trovato degli oggetti in diversi strati di terra. Sapresti dire a quale periodo appartengono? Inserisci il numero dello strato nella casella del reperto corrispondente.

Osserva i reperti trovati da Giovannino e Gabrielino, sapresti riconoscere quali oggetti si usano oggi al loro posto? Collegali con una freccia.

netta orecchie 1

2 età medievale 3 Età romana 4 età del ferro

A a

olla 2

1 Età rinascimentale

b

c

d

B C

lucerna 3 D

ciotola 4 grattugia E

mortaio 5 F

1

2

3 G

meridiano 7

4

Soluzione: A4, B1, C3, D2

acciarino 6

Soluzione: 1C, 2E, 3F, 4A, 5G, 6B, 7D


Cultour Active ti porta a scoprire la cultura con forme nuove ed originali Cultour Active cultura in movimento

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