Thinkpink n 3 2016

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PERIODICO

DI

LETTERATURA ARTE

CULTURA

SPETTACOLO

CONTAMINAZIONI

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CAVALLARO

LE INTERVISTE DI THINK AURORA FROLA RECENSIONI CINEMA JOY DONNE &LIBRI LAURA COSTANTINI BENESSERE QI GONG SPARLIAMO DI EVA CLASIS, ELISA GUIDELLI, ARTE TAMARA

DE LEMPICKA

CIBO E LETTERATURA TARQUIN HALL COSTUME QUELLO STRONZO DI ADAMO THINKPINK MAGAZINE - ANNO 3 - NUMERO 3 - FEBBRAIO 2016 - PERIODICO DI LETTERATURA

ALEXIA BIANCHINI


web http://thinklarivista.wix.com/think mail thinklarivista@gmail.com


E Editoriale

Vorrei ringraziare le amiche che mi hanno supportato con il loro tempo e la loro professionalità regalandomi articoli di grande pregio, senza di loro questa rivista non esisterebbe. In questo numero ho deciso di ampliare il numero di articoli diversificandoli in base agli imput che quotidianamente le mie numerose amiche mi comunicano. Come vedrete, in queste pagine c’è spazio solo per le donne raccontate da altre donne. Io non entro mai nel merito di un articolo anxi, cerco di spingere le autrici a esternare con forza la loro posizione. L’uomo non ci fa una bella figura. Non è mio compito difendere l’uomo spesso indifendibile, quello che voglio è solo dare voce alla Donna. . Sam Stoner

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SOMMARIO Febbraio 2016

6 Intervista: Aurora Frola di Sam Stoner

10 ThinkPink Arte: Gina Cavallaro di Sam Stoner

14 Benessere. Qi Gong di Giovanna Masone

17 Ti racconto: Tamara de Lempicka di Eva Del Bufalo

22 Eva Clesis di Sam Stoner

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24 Elisa Guidelli di Sam Stoner

26 Alexia Bianchini di Sam Stoner

28 Letterartura e cibo: Tarquin Hall di Angie Cafiero

28 Cinema. Joy di Bruna Alasia

34 Donne e Scrittura

di Sam Stoner

37 Rassegne in Rosa.

di Sam Stoner

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La Poesia di Gabriela Mistral di Eva Del Bufalo

40 Quello stronzo di Adamo di Monia Cannistraci

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Foto copertina: Gina Cavallaro

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AURORA FROLA La storia narrata porta alla luce personaggi devastati dai loro nuclei familiari, che vivono la loro esistenza come una condanna. di Sam Stoner

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i sono romanzi capaci di turbare, che scavano nell’anima, nel cuore, nei ricordi. Sono rari come è il romanzo “I ricordi non si lavano” di Aurora Frola. Un romanzo che ho consigliato a parenti ed amici e tutti, per quanto turbati, mi hanno chiesto di portare i complimenti ad Aurora perché ha permesso loro di scontrarsi con le proprie paure i propri timori, il proprio passato. Un passato non fatto di episodi ma di emozioni. Angelica, la protagonista, permette di guardarci da fuori, come riflessi in uno specchio e avere compassione e comprensione delle nostre paure, non rifiutarle o averne paura bensì riconoscerle e sapere che ci appartengono e che abbracciandole

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possiamo impedire loro di farci del male. Ho posto ad Aurora alcune domande sul romanzo “I ricordi non si lavano” . Quando e come è iniziato il percorso di scrittrice? La mia passione per la scrittura nasce nell’infanzia. Un amore viscerale per le parole. Stefano Giovinazzo, con Edizioni della Sera, ha permesso che questa passione si tramutasse in un percorso, scegliendo di pubblicare “I ricordi non si lavano” nel 2012. Quanto tempo hai impiegato a scrivere “I ricordi non si lavano”? Qualche anno. È stato un processo lungo. Ho voluto portare alla luce una


Aurora Siamo tutti Angelica.

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I ricordi non si lavano. Sinossi. Un segreto sepolto, che vuole riemergere. Una ragazza rotta, con un mostro dentro. La voglia di vivere che si agita dentro. Nascosta. Angelica ha venticinque anni quando tenta il suicidio. Fallisce. Perché in fondo lei non vuole morire. È una clinica psichiatrica a raccogliere i suoi pezzi. Un lungo viaggio all’interno di se stessa e dei suoi tormenti. Disturbi di personalità, autolesionismo e dipendenze. Angelica lotterà contro tutto questo per l’ultima volta, svelando il suo passato, attraverso flashback scabrosi e privi di filtro. Una battaglia contro i ricordi, un’analisi attenta sulle lacerazioni di una famiglia disfunzionale, che non l’ha cresciuta, ma distrutta. Sua madre, un’algida manipolatrice, schiava delle apparenze, cerca da sempre di trasformarla in una bambola soprammobile, mentre un orco travestito da zio, si insinua nella sua vita.

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Think | Quanto sono importanti i sogni, e quanto è importante recuperare quelli persi? I sogni sono il motore di tutte le nostre azioni. Chi li perde precipita nel buio e affonda nella proprie paure. Esiste una lotta importantissima dentro ognuno di noi ed è quella che protegge i nostri desideri.

storia vera e riuscire a svilupparla nella sua interezza e profondità non è stato facile. Ora, guardando indietro, ritengo di esserci riuscita, e credo ne sia valsa davvero la pena. Molti i temi affrontati nel romanzo. Iniziamo dalla famiglia, dovrebbe sorreggere ma può anche distruggere. La famiglia è tutto. Il romanzo sottolinea più volte quanto il luogo di origine influisca sullo sviluppo di un individuo. La storia narrata porta alla luce infatti personaggi devastati dai loro nuclei familiari, che vivono la loro esistenza come una condanna. Ho voluto far riflettere sull’argomento per trasmettere alle vittime che ogni lotta può davvero generare qualcosa di diverso.

Il disagio mentale di Angelica è lo specchio del disagio di ogni lettore. È stato lo specchio anche della scrittrice o sei riuscita a tenerti fuori da questo confronto? La storia di Angelica è stata troppo feroce. Non ho potuto, né voluto, restare fuori dal confronto. Mi piace mettermi alla prova, in discussione. Posso dire di aver lottato e sofferto raccontando la storia della protagonista.

Altro tema presente sono i traumi subiti. Angelica ne è vittima. La protagonista ha subito durante il suo percorso di crescita due tipologie diverse di traumi. Un abuso sessuale ripetuto, da parte di un parente, e quello inferto invece dai genitori, di tipo psicologico. Traumi entrambi importanti e incisivi, che hanno influenzato lo sviluppo emotivo di Angelica in maniera profonda, per non dire totalizzante. In questi casi la vita diventa una lotta per la sopravvivenza interiore.

La tua scrittura è violenta, non tanto nella forma quanto nei contenuti espressi senza mezzi termini per quanto il tuo stile sia profondamente poetico. È stato complesso coniugare questi due elementi? In realtà è stato piuttosto istintivo. Credo che lo stile poetico aiuti a metabolizzare meglio la durezza dei contenuti. Non amo filtrare la scrittura, preferisco renderla “commestibile”,

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Think affinché le emozioni reali arrivino al lettore, senza spaventarlo troppo. La storia di Angelica ha portato a indagare in te stessa? Si, molto. Durante la sua storia, ho attraversato me stessa. In realtà, non sono mai riuscita a stabilire confini troppo marcati tra me e Angelica. Credo che Angelica incarni semplicemente il dolore e la voglia di rivalsa, in tutte le sue forme. Cito la frase di un carissimo lettore che mi ha colpito molto:“Siamo tutti Angelica.” La soluzione o la speranza? Io credo che la soluzione sia dettata dalla speranza. L’effettiva risoluzione di un problema arriva prima nella mente e poi si concretizza. Se non c’è speranza, non c’è soluzione. Cosa vede Aurora nel suo futuro da scrittrice? Vedo la scrittura come un’arte. Pura e incontaminata. Da utilizzare in maniera appropriata. Scevra da richieste dettate dal mercato. Continuerò a scrivere perché ne ho bisogno. E porterò alla luce storie e realtà non troppo commerciali.

Qui sopra, Aurora Frola.

Nella pagina accanto, in basso, la scrittrice e giornalista Laura Costantini, Aurora Frola e l’editore Stefano Giovinazzo Visita il blog: http://frolaaurora.wix.com/iricordinonsilavano

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gina c.

CAVALLARO di Sam Stoner

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ina C. Cavallaro nasce a Milano nel 1961. Già dall’età scolare si avvicina all’arte impegnandosi nelle scuole d’obbligo in gruppi di laboratorio di disegno. Ha sempre ammirato ogni forma di comunicazione visiva. Raccontaci il tuo primo approccio alla fotografia. Negli anni Ottanta mi accosto alla fotografia; la mia passione nasce frequentando studi fotografici pubblicitari

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con i quali collaboro. La curiosità di apprendere mi avvicina a dei professionisti. Una passione rimasta latente per gli innumerevoli impegni di studio e professionali che non mi permettono di avere un approccio immediato con la fotocamera ma non smetto di seguire mostre e leggere recensioni. Nel 2011, dopo aver fatto visionare alcuni miei scatti vengo spronata da un amico che mi coinvolge in foto-raduni e in percorsi di studio sulla fotografia.


Think Qual è stato il tuo percorso di crescita e apprendimento dell’arte fotografica? Non mi definisco fotografa ma una “cattura immagini amatoriale” e da autodidatta seguo alla lettera ciò che mi viene insegnato, leggendo testi e applicando con i miei scatti ciò che ho appreso; nel 2012 partecipo alla mia prima collettiva a Lucca, seguono fino ad oggi altre esposizioni soprattutto in Toscana, Marche, Lazio Lombardia e in Francia. Affascinata dalla figura umana,nel 2014 muovo i miei primi passi verso la ritrattistica studiando i volti e le espressioni tra la folla, catturando qualche scatto fino alle pose con “modelle”. Cosa rappresenta per te la fotografia in termini emotivi? Cosa ti piace fotografare? Da buona osservatrice cerco sempre di estrapolare le sensazioni cercando di coinvolgere la modella nel racconto fotografico; convinta che la fotografia possa evidenziare gli stati d’animo negli sguardi e nelle espressioni del soggetto.

Ci sono dei fotografi di riferimento che ammiri? Ogni fotografia ha una storia da raccontare un segreto da nascondere, che identifica, seguendo tra i suoi autori preferiti, la poliedricità di Jeanloup Sieff, l’anticonformismo di Richard Avedon ,la complessità dell’anima umana di Francesc Català Roca, le visioni intime di Daido Moriyama, la sensualità concettuale di Robert Mapplethorpe , il fascino della Femme fatal di Erwin Blumenfeld , I ritratti di Otto Emil Hoppe, il sensuale mistero di Lillian Bassman, le sperimentazioni di Man Ray, il simbolismo di Jean Jacques André , il surrealismo di Rodney Smith, la cultura Narc di Horst fino all’opera della fotografa Isabel Muñoz che si caratterizza per la ricerca ed esplorazione del corpo umano: il corpo in relazione alla danza, il corpo come oggetto del desiderio e come espressione di sensualità. Che tipo di donna vuoi che si veda attraverso i tuoi scatti? Da questi grandi della fotografia cerco nei miei scatti di evidenziare le potenzialità della donna, non occorre che sia attraente, occorre che sappia esprimersi con il corpo e che sappia scindere la sensualità e la sessualità con grazia ed eleganza, elaborando e costruendo temi conduttori scaturiti dalla mia immaginazione, ponendomi come obbiettivo la possibilità che le mie immagini possano narrare. Progetti futuri? Ho molte idee che cerco di sviluppare nei ritagli di tempo, qualche progetto in fase di elaborazione, tra questi dare vita con le mie immagini a dei piccoli racconti da me scritti negli ultimi tre anni.

In alto e al lato, foto di Gina C. Cavallaro

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Foto di Gina C. Cavallaro

https://www.facebook.com/Gina-C-Cavallaro

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https://www.facebook.com/Gina-C-Cavallaro

Foto di Gina C. Cavallaro

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VOGLIA DI BENESSERE QI GONG

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Attraverso la chiave della consapevolezza il Qi Gong aiuta a evitare gli eccessi mantenendo il più possibile un’armonia, agendo sulla salute, sul benessere e addirittura sulla rigenerazione.

di Giovanna Masone

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l Qi Gong è una disciplina orientale il cui intento è quello di raggiungere un equilibrio psico-fisico acquisendo consapevolezza delle proprie energie, ottimizzarne l’utilizzo e imparare a incrementarle. Detto ciò è facile intuire quanto possa tornare utile sia alla donna che all’uomo. L’uomo e la donna sono sostanzialmente simili, ci sono però differenze strutturali e psicologiche, che influiscono sull’approccio, a volte sul’evoluzione, e di conseguenza sugli effetti del Qi Gong. L’uomo è composto da una percentuale di muscoli maggiore di quella della donna, la cosa conferisce alla seconda un’elasticità sia fisica che mentale superiore. Essendo il corpo l’espressione tangibile e visibile della nostra energia interiore, è facile comprendere quanto sia importante l’elasticità e l’apertura mentale per apprezzare e comprendere meglio e in anticipo i vantaggi di questa disciplina che agisce contemporaneamente sulla salute, sul benessere e addirittura sulla rigenerazione, quindi sul ringiovanimento. L’approccio è di tipo olistico perciò senz’altro più completo che in una qualsiasi attività fisica. Si alternano esercizi statici a esercizi dinamici, esercizi interni a quelli esterni, con particolare attenzione alla respirazione e alla postura. Uomo e donna si completano come nel

Giovanna Masone Insegnante di Qi Gong Associazione Long Ho - FreeWay Palestre Via Erori di Cefalonia - Spinaceto- Roma 06 9838 0897 https://www.facebook.com/FreeWay-1543439225886071/info/?tab=overview

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Think | simbolo del Tao dove le due principali manifestazioni energetiche Yin (femminile) e Yang (maschile) occupano esattamente lo stesso spazio mantenendo ognuno le proprie caratteristiche peculiari al culmine delle quali si trova sempre una piccola parte di segno e senso opposto. Mentre l’uomo è più fisico e terreno, nella donna l’aspetto emozionale e spirituale è sicuramente predominante. Attraverso la chiave della consapevolezza il Qi Gong aiuta entrambi a evitare gli eccessi mantenendo il più possibile un’armonia. In mancanza della quale si creano i presupposti per l’insinuarsi di quelle che in occidente vengono identificate come malattie e che in oriente considerano essenzialmente “squilibri”.

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“Se seguiamo i nostri veri istinti, desideri, pensieri, non conosceremo altro che gioia e salute.” Edward Bach


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La vita privata e pubblica delle grandi firme della letteratura del passato e del presente

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TI RACCONTO

Tamara de Lempicka

di Eva Del Bufalo

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amara de Lempicka è nata a Mosca nel 1898, solo recentemente documenti nascosti dalla pittrice pioniera dell’Art Decò, ne rivelano la sua origine Russa, origine derivata dal padre, Boris Gurwik-Gorski, ricco ebreo trasferitosi con la famiglia a Varsavia. Dalla madre di origine franco-polacca, erediterà il culto della nobiltà e il gusto squisito per la moda francese, sfoggiato dalla pittrice, icona di stile, nel periodo clou del suo massimo successo durante il Modernismo. Comincia a dipingere all’età di 12 anni, quando la mamma commissiona a un pittore il ritratto della sorella più piccola Adrienne, Tamara, dimostrando per tutto punto il suo carattere

“Dal giorno

in cui ha afferrato un

volante, Eva è diventata uguale ad Adamo. Quando una donna avrà tra le mani la forza di diciotto cavaill che guiderà con il mignolo, si farà beffe dell’uomo che, da secoli, le dice: Io sono il tuo padrone perché ho dei muscoli più forti dei tuoi e perché posso asservirti con la maternità.”

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Think intraprendente, realizzerà al posto del pittore professionista uno splendido ritratto della sorella, dando inizio a quella che sarebbe stata la sua sfavillante carriera. Dopo la tragedia della morte del padre, si prenderà cura della piccola Tamara, la nonna materna Clementine, allevandola nella convinzione di essere straordinaria. Simbolo indiscusso di un’epoca, Tamara de Lempicka, dal carattere ruggente e volenteroso, espone per la prima volta le sue opere nel 1922 al Salon d’Automne, formatasi a Parìs, presso l’Académie de la Grande Chaumiere e l’Académie Ranson, qui per la prima volta, metterà in mostra opere che rappresentano le caratteristiche distintive di tutta la produzione della vita dell’autrice. Geometrie e linee nette

rappresentano volti e fisici di donne ritratte in contesti maschili, come la guida di automobili di lusso, di aerei, donne moderne e alla moda, visi femminili con un forte tratto distintivo: uno sguardo deciso, tagliente, profondo e malinconico, e grande attenzione all’abbigliamento e agli accessori glamour e chic del tempo. Tamara riuscirà così a dare espressione a una spigliata personalità reazionaria e ribelle insieme e alla sua forte spinta per l’ autodeterminazione femminile e per la trasgressione della morale legata alla condizione della donna del ‘900, fu perciò, un primo importante esempio di emancipazione femminile. Le sue opere presentano minuziosa attenzione al dettaglio e al colore che accompagna e

Una donna anticonformmista, decisa, ribelle, eccentrica, importante esempio di emancipazione femminile.

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Think | dà senso e forza alle forme particolarmente geometriche e spigolose, i colori sono vividi e cangianti seppur prediligendo la scelta di pochi colori predominanti, i toni sono metallici e le figure e le forme sembrano stagliarsi e fondersi l’un l’altra in un’esaltazione dell’acciaio, tipico materiale futuristico del suo tempo. L’elezione di figure femminili preponderanti nelle sue opere, ha destato la voce della critica: si opinava nei salotti contemporanei che la Lempicka avesse tendenze omosessuali, dichiarando la stessa attraverso il proprio carattere, una forte capacità di tener testa all’uomo, di riuscire a sfidarlo in quella grande spinta futurista all’avanzamento del Super Uomo, padrone della macchina e di una prima forma di conquista del mondo attraverso l’innovazione, portando a compimento il mito del predominio globale sulla Terra. Derive femministe emergono dal carattere di questa donna decisa, elegante, fine, anticonformista, ribelle, eccentrica e capricciosa, emblema di una squisita modernità e dell’eredità della belle epoque, vissuta nei salotti chic delle capitali europee, nelle auto d’epoca che, a tutta velocità guidavano verso i casinò, le feste di lusso e gli sfarzosi fasti di una gioventù d’avanguardia.

Nella pagina precedente, Autoritratto, 1932. Olio

su tela, collezione privataW In alto, Adamo ed Eva, 1932. Olio su tela,

collezione privata. Qui a sinistra, Tamara de Lempicka.

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a cura della redazione

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EVA CLESIS

la scrittura senza pregiudizi di Sam Stoner

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a pubblicato “Finché notte non ci separi” (Lite Editions), “Parole sante” (Perdisa Pop), “E intanto Vasco Rossi non sbaglia un disco” (Newton Compton), “101 motivi per cui le donne ragionano con il cervello e gli uomini con il pisello” (Newton Compton), “Guardrai”l (Las Vegas) e “A cena con Lolita” (Pendagron). Ha partecipato a numerose antologie e collaborato con molte riviste letterarie. Continua a scrivere pur occupandosi di vari progetti editoriali. A cosa stai lavorando ora? Sto lavorando a due romanzi molto diversi tra loro: uno molto introspettivo, in cui una donna reduce da un grave incidente riceve una telefonata che non era destinata a lei, da un assassino; un altro, quasi di cronaca, dove racconto la storia di una coppia che è riuscita a truffare moltissime persone via internet. Cosa rappresenta per te la scrittura? Bella domanda. Una necessità, più che una velleità. Scrivo e mi ritrovo a scrivere sempre, indipendentemente dalle sorti di quel che scrivo. Mi diverte

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La scrittura per me è una necessità più che una velleità. Scrivo e mi ritrovo a scrivere sempre. Mi diverte creare trame, i personaggi si raccontano da soli.


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creare trame, i personaggi si raccontano da soli, spesso, come se venissero a trovarmi. Forse la scrittura è il mio amico immaginario, che non mi chiede nulla a patto esistere per me. Consigli a una giovane autrice. Glisso su quell’”autrice”, dato che non scrivo per essere scrittrice, ma scrivo per scrivere, e non scrivo per lettrici ma per lettori di ogni sesso; dunque potrei forse dare consigli a un

giovane autore, sia uomo che donna; e gli unici consigli che mi vengono in mente è di essere in dubbio delle proprie capacità, avere passione per la scrittura, essere curiosi di tutto quello che accade fuori di noi, senza giudicarlo preventivamente, ma mantenendosi umili nei sentimenti e prudenti nelle morali della favola, e soprattutto scrivere ponendosi come primo obiettivo la chiarezza di quello che vogliamo dire. Quali sono i tre romanzi che hanno segnato la tua vita o il tuo percorso di autrice? Sono più di tre e nessuno dei tre o di altri cento o mille, per cui ne scelgo tre per questioni accessorie e non pertinenti ai romanzi stessi. Uno di questi è “I Peccati di Peyton Place”, per una foto dell’autrice Grace Metalious in una veste casalinga, in quarta di copertina; foto che da allora mi accompagna ovunque, soprattutto quando mi imbatto in qualche pregiudizio. Poi non sarei io senza il Don Chisciotte della Mancia di Cervantes e un romanzo a caso di Graham Greene, perché mi identifico molto in lui.

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ELISA GUIDELLI

la storia, la mia ispirazione di Sam Stoner

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lisa Guidelli nata a Modena, è laureata in storia medievale e lavora come libraia. Con lo pseudonimo Eliselle ha pubblicato i romanzi Laureande sull’orlo di una crisi di nervi (Fabrizio Filios Editore 2005), Nel paese delle ragazze suicide (Coniglio Editore 2006), Ecstasy love (Eumeswil 2007), Fidanzato in affitto (Newton Compton 2008), Le avventure di una Kitty addicted (LeggerEditore 2010), il noir La fame (Miraviglia Editore 2011), la commedia agrodolce Amori a tempo determinato (Sperling & Kupfer 2013), in edizione digitale, il noir Fiabe dall’inferno (Meme Publishers 2014). Il suo ultimo romanzo è Il romanzo di Matilda (Meridiano Zero, 2015). Il suo sito web è www.eliselle.com. Come procede la promozione del tuo ultimo romanzo? Già hai iniziato a lavorare ad altro? La promozione prosegue bene, il romanzo è ancora richiesto e quindi c’è modo di portarlo in giro. Tra l’altro, ho date fino a luglio, prova che i libri “non scadono” mai. Lo dico da scrittrice ma anche da libraia. Ho iniziato a lavorare

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Per scrivere è necessario leggere, scrivere, leggere ancora. Ampliare le proprie vedute. Ascoltare. Tenere botta davanti alle porte chiuse.


Think Think a un romanzo sulle relazioni in stile “Amori a tempo determinato” e a fare ricerca per un nuovo romanzo storico. Cosa rappresenta per te la scrittura? Self-help da una parte, e un’esigenza dall’altra: è un canale che ho sempre utilizzato perché è immediato, e soprattutto non dipende da altri se non da me e dai miei stati d’animo. Insomma, quando me la sento e mi va, scrivo. Consigli a una giovane autrice. Leggere, scrivere, leggere ancora. Ampliare le proprie vedute. Ascoltare. Tenere botta davanti alle porte chiuse. Evitare gli editori a pagamento. E non svendersi mai per pubblicare. Quali sono i tre romanzi che hanno segnato la tua vita o il tuo percorso di autrice? La mia vita è stata segnata dai grandi cicli epici e dalla mitologia durante l’infanzia, dai tragediografi greci durante l’adolescenza e dai romanzi storici da sempre. Credo che ci sia dentro tutto, e siano una continua ispirazione per chi scrive.

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ALEXIA BIANCHINI

le storie nei miei sogni di Sam Stoner

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lasse 1973, autrice di romanzi e racconti di genere fantasy, horror e weird. Mamma sprint di tre splendidi pargoli ama leggere, scrivere e guardare i telefilm. Insegnante di scrittura creativa presso la biblioteca, Editor, Curatore di collana, è stata direttore del webmagazine Fantasy Planet, curatore editoriale per Ciesse e per Lite Edition. Fa parte della squadra che compone ST-Books, nuovo marchio editoriale della GDS nato dal sito di Scrittevolmente.com. ed è direttore editoriale della casa editrice La Mela Avvelenata. Collabora con True Fantasy con una rubrica dedicata ai telefilm. Come procede la tua ultima pubblicazione? A cosa stai lavorando ora? La mia ultima pubblicazione è “Cronache Infernali”, pubblicata con Dunwich Edizioni, un gotico Rosa dalle sfumature horror. In questo momento sto scrivendo a sei mani, un progetto paranormal che mi coinvolge particolarmente, ma nel frattempo proseguo anche la stesura di un romanzo sugli zombie. Poi, tra un testo e l’altro,

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La scrittura è il mondo in cui mi rifugio per dare libero sfogo alla mia fantasia. come al solito, lavoro ai racconti che alcuni editori mi chiedono di fare per le antologie. Cosa rappresenta per te la scrittura? Rappresenta il mio “Giardino Segreto”. È il mondo in cui mi rifugio per dare libero sfogo alla mia fantasia. Sono una sognatrice a occhi aperti, vedo storie ovunque. E la notte ho sempre avuto la fortuna di tessere novelle attraverso


Think Think sogni molto realistici. La scrittura è stata anche una cura, quando ho avuto una grave malattia, ed è sicuramente un modo bizzarro per comunicare quello che abbiamo dentro, attraverso i nostri personaggi. Però è altresì vero che la chiave di lettura non è mai la stessa. La percezione del lettore è mutevole, non sempre ciò che volevamo far emergere è davvero venuto a galla, e al contrario, magari Involontariamente abbiamo espresso dei concetti forti che hanno rapito chi legge le nostre storie. Consigli a una giovane autrice. Di consigli ne ho da vendere, ma di sicuro la prima cosa da imparare è l’umiltà. Lo scrittore che si crede già bravo non sarà in grado di ascoltare davvero i commenti e quindi non potrà evolvere. Ma veniamo ad alcuni consigli: Scrivere di ciò che si conosce, e fare ricerche approfondite (abbiamo internet, usiamolo!). Non dare per scontato nulla.Accompagnare il lettore. Rileggere più volte il romanzo, magari trovare un beta reader che non sia troppo amorevole, perché deve segnalare i problemi, non fare i complimenti. Lasciar decantare il testo per un mesetto per staccarsi

emotivamente dalla storia e vedere gli errori. Seguire le mode solo se il genere piace. Partecipare ai concorsi – non a pagamento – che ci sono in rete. Sono ottime palestre per allenarsi, provare generi diversi, e mettersi a confronto con altri scrittori. Fare modifiche al testo non è una violenza. A volte tagliare migliora la dinamicità del romanzo, così come andare a curare i dettagli durante la rilettura. Accettare sempre le critiche con il sorriso. Chiedere consigli. Ci sono su FB autori, o gruppi di autori, ben disposti a parlare di regole di scrittura. Leggere molto, e se possibile provare diversi generi. Curare la punteggiatura. Quali sono i tre romanzi che hanno segnato la tua vita o il tuo percorso di autrice? Il mie percorso di autrice: Esercizi di stile di Queneau, Il Viaggio dell’eroe di Campbell. Che hanno lasciato il segno: “Cosmolinea B1 e B2”, i racconti di Fredric Brown, “Narciso e Boccadoro” di Hesse, “1984” di Orwell, “Il pianeta dei reietti” della Le Guin.

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POLLO AL BURRO

DELLO SCRITTORE INGLESE TARQUIN HALL

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Letteratura e cibo. Nei romanzi ricette preziose spesso sconosciute e tramandate solo dalla tradizione orale, da madre in figlia. Ora riscoperte da ThinK.

di Angie Cafiero

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ono molti gli investigatori che nella letteratura gialla e noir, accompagnano alle loro storie gustosissimi piatti. Che siano protagonisti di racconti ambientati al di fuori dell’Italia o personaggi di nuova generazione, spesso questi posseggono una caratteristica che ad un’appassionata di gastronomia come me, non passano sfuggire: la passione per il cibo. Per citarne qualcuno di nostrano, Montalbano, nato dalla penna di Andrea Camilleri, per poi passare all’inglese Sherlock Holmes a Pepe Carvalho a Nero Wolfe, che sembrano trovare un connubio perfetto con la buona tavola, e cosi’ è proprio il modo di cucinare e le scelte dei piatti del protagonista della storia che diventano uno stile di indagine. Tutto questo per introdurre un investigatore che non conoscevo ma che ho trovato veramente simpatico e divertente: si tratta dell’indiano di Vish Puri nato dalla penna di Tarquin Hall, uno scrittore inglese di nuova generazione, classe 1969 Hall nasce a Londra da padre inglese e madre americana, ma gran

parte della sua vita gran parte la trascorre all’estero viaggiando molto tra Asia e Africa. Punjabi Vish Puri è dunque il protagonista dei suoi racconti ed è responsabile della Investigatori Privatissimi Ltd. Nel 2009 esce il suo primo romanzo giallo che vede protagonista, Vish Puri e il caso della domestica scomparsa che in Italia viene pubblicato dalla Mondadori e, nel 2010 esce secondo romanzo della serie, Vish Puri e il caso dell’uomo che morì ridendo. Attualmente divide il suo tempo tra Londra e Nuova Delhi. È sposato con la giornalista indiana e presentatrice alla BBC Anu Anand. Il caso della domestica scomparsa, è un esempio di come gli autori per caratterizzare il loro personaggio principale sfruttano l’elemento culinario. “Cicciotto” è il soprannome che viene affibiato proprio per questa sua grande passione per i cibi ricchi di grassi che il suo medico tassativamente gli proibisce, e proprio qui non a caso la trama poliziesca diventa l’occasione per scoprire qualche piatto della tradizione gastronomica indiana. Da Mondadori Libri

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Think | Vish Puri, fondatore e direttore della Investigatori privatissimi Ltd, ha un debole per la buona cucina. Cinquantun anni, fisico corpulento, pressione alta e a rischio di diabete, prova un colpevole senso di soddisfazione a sfidare gli ordini del suo medico. Ma Puri è anche un rinomato detective, con un fiuto innato per i guai. Suo territorio di caccia – la città che conosce come la palma della sua mano e che fa da teatro alle sue indagini – è la chiassosa e immensa New Delhi, dove i centri commerciali, il traffico assordante e i nuovi quartieri residenziali che sorgono ogni giorno dal nulla stanno

cambiando le antiche consuetudini della vita indiana. “Vish Puri e il caso della domestica scomparsa”, primo episodio della divertentissima serie dedicata a Vish Puri, è un giallo dal ritmo magistrale e avvolgente che ci trascina, attraverso l’occhio di un protagonista indimenticabile, in un mondo familiare dove dominano l’astuzia e i piccoli grandi intrighi. Ma è anche un vivido affresco della travolgente e caotica società indiana contemporanea, vergato con polso sicuro e un pungente senso dello humour.

La ricetta. Pollo al burro Ingredienti - 900 g di mandorle pelate e macinate con macinino a mano -– 1 pollo tagliato a pezzetti – Succo di 1 limone – Sale qb – 1 cucchiaino di peperoncino rosso in polvere (a seconda del vostro gusto ) – 2 foglie di alloro, 6 chiodi di garofano interi, 1 cucchiaino di cannella in polvere, 4 semi di cardamomo, 10 mandorle tostate – 1 tazza di yogurt fresco, 1 cucchiaino di garam masala, 2 cucchiaini di coriandolo in polvere, 1 cucchiaino di cumino in polvere, 1/4 di cucchiaino di curcuma in polvere – 4 cucchiai di olio da cucina, 1 grande o 2 cipolle rosse medie, tritate, 1 quadratino di zenzero, 2 spicchi di aglio – 4 o 5 pomodori a pezzetti – 1 tazza di brodo di pollo – 1 pezzetto di finocchio, 3 cucchiai di burro morbido, 4 cucchiai di panna – 1/2 tazza di foglie di coriandolo Esecuzione: In un recipiente strofinate i pezzi pollo con il succo di lime, sale e peperoncino in polvere. Tritate le vostre spezie ed unitele allo yogurt, con le mandorle precedentemente tritate, le spezie macinate, il garam masala, il coriandolo in polvere, il cumino in polvere, e polvere di curcuma a questo punto aggiungete tutto al pollo e lasciate marinare ancora per un’ora. Scaldate l’olio in una padella, aggiungete la cipolla, lo zenzero, l’aglio e dorateli, quindi aggiungete i pezzi di pollo marinati e cuocete fino a quando la carne non sarà diventata bianca rimestando spesso. Aggiungete i pomodori ed il resto della marinata e friggete qualche minuto, fino a cottura dei pomodori, a questo punto aggiungete il brodo di pollo e il pezzetto di finocchio. Cuocete fino a quando il pollo non si sarà intenerito ed il sugo si sarà addensato. A questo punto aggiungete la panna ed il burro, rimestate ancora e servite accompagnato da riso basmati cotto al vapore.

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JOY,

CHE NON È CENERENTOLA

Da casalinga a milionaria. Una donna fuori dell’ordinario, arrivata al successo con le proprie forze. 31


Think | di Bruna Alasia

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oy, l’ultimo film di David O. Russel, lontano dall’essere una biografia s’ispira liberamente a una donna che esiste nella realtà: si chiama Joy Mangano. Figlia di emigrati italiani, nata a New York nel 1956. Joy, da casalinga squattrinata e con un marito, cantante fallito, che anche dopo il divorzio le occupava il seminterrato di casa, è oggi un’imprenditrice con un patrimonio da 50 milioni di euro. Joy ha inventato negli anni novanta il “Miracle Mop”, un mocio miracoloso che si strizza da solo e può essere disinfettato in lavatrice. Su questo prodotto, nato dal suo personale bisogno di non tagliarsi o sporcarsi le mani svolgendo le faccende, aveva investito i risparmi a rischio di fallimento. Dopo un disastroso lancio pubblicitario a opera di professionisti, riuscita a presentarlo lei stessa in Tv (una rivoluzione nelle abitudini commerciali del piccolo schermo),

Joy Mangano è assurta a volto amatissimo delle televendite statunitensi. Insomma una donna fuori dell’ordinario, arrivata al successo con le proprie forze. La storia di Joy è tutt’altro che quella di una Cenerentola: per quanto povera, obbligata ai mestieri di casa e a pesanti responsabilità, Joy non ha mai trovato, e forse nemmeno cercato, un principe azzurro che le risolvesse i problemi. È stata una donna forte, sulla cui spalla un uomo avrebbe potuto appoggiarsi. La sua vita sentimentale, stando a quanto racconta liberamente O. Russel, è tratteggiata da un andamento impervio. Più che dal caso, il suo destino è forgiato dall’abilità, dal coraggio, dalla perseveranza: il contrario di quello che apre la strada a una ragazza che miri a un buon partito. Ciò fa di lei una figura moderna e suscita interrogativi. Come molte donne che si sono realizzate,

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Joy non ha un compagno, anche se l’ex marito è dipinto come complice e suo consigliere. Saggiamente e realisticamente O. Russel non racconta happy end amorosi perché la sua battaglia è una traversata in solitaria. Sorte non dissimile da quella di molte figure energiche. Situazione che si ripete sia con geniali casalinghe come Joy, sia con intellettuali. Gli uomini, si sa, vanno più d’accordo con cenerentole, geishe, anime sottomesse: la parità, l’autonomia in una femmina, suona destabilizzante. L’attrice che impersona Joy è la popolarissima Jennifer Lawrence, che si rivela brava,

in rotta verso nuovi mondi dopo “Hunger games”. Molti critici maschi hanno bollato come scadente “soap opera” questo film, che si rifà con stile e ironia al gusto kitsch dell’ambiente che racconta: quello della maggioranza femminile silenziosa, che si entusiasma per una televendita, che per evadere dal grigiore segue le telenovele. David O. Russel ha invece saputo, a mio fallibile giudizio, guardare con rispetto e partecipazione a gente semplice illuminandola, dandogli dignità. Questo fa di “Joy” la vera differenza, di David O. Russel un artista che apre a riflessioni.

Gli uomini, si sa, vanno più d’accordo con cenerentole, geishe, anime sottomesse.

Nella pagina accanto, da destra, Joy Mangano con Jennifer Lawrence che ha interpretato Joy nel film di David O. Russel. In alto, Joy Mangano.

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Due anni di lavoro, oltre sessanta interviste a scrittrici, blogger, traduttrici. In uscita in cartaceo per Historica Edizioni

Scrivere? Non è un mestiere per donneLOMAGNO di Sam Stoner

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uando nasce questo progetto? Viene da lontano. Nel 2010 la scrittrice Marilù Oliva mi coinvolse nella sua riflessione sulle difficoltà che le donne incontrano anche nel mondo editoriale. Insieme realizzammo una serie di interviste che uscirono sul blog La poesia e lo spirito l’otto marzo del 2011. Quello fu il seme. Continuai a pensarci e decisi di coinvolgere tutte le autrici che

conoscevo in un’inchiesta che desse l’idea di come le donne si percepiscono in relazione alla passione per la scrittura. Più di sessanta interviste che non potevano restare nel limbo della rete. Ne ho tratto un saggio che quest’anno, dopo una prima edizione digitale nel 2014, conquista il cartaceo. Grazie a Historica Edizioni e Francesco Giubilei.

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Think Qual è il fine? Capire. Fare il punto. Toccare con mano. In tutto ciò che riguarda le donne c’è sempre resistenza, obiezione, sottovalutazione. Sono stata accusata di aver posto domande a tesi, che costringevano le autrici a dire esattamente ciò che io volevo dicessero. Mi hanno sbattuto in faccia (e non sono stati solo uomini, sia chiaro) il sospetto che stessi chiedendo le quote rosa sugli scaffali e nei premi letterari. Non è così. Vale il talento nella scrittura. O almeno dovrebbe. Ma se il talento veste panni femminili, allora incontra ostacoli, incontra incredulità, incontra sensi di colpa. Perché le donne, prima di qualsiasi altra cosa, devono e sentono di dover accudire, pensare agli altri, mettersi in fondo alla scala delle priorità. Altrimenti sono egoiste, altrimenti sono sbagliate. Altrimenti deludono le aspettative di tutta una società che delega loro la maggior parte del peso. Ed è allora che scrivere diventa un mestiere precluso alle donne.

convinti di tutta una serie di pregiudizi incancreniti. E anche sensibilizzare le donne non è facilissimo. Quando è scoppiato il caso del direttore della libreria Feltrinelli di Bologna che, intervistato da Repubblica, dichiarò di non leggere autrici, sono state numerosissime le donne che lo hanno difeso. Perché ogni lettore, dicevano, è libero di scegliere cosa leggere. Certo, peccato che il signor Bonassi non sia un

Mi sembra di aver letto che si tratta di circa 60 autrici, un numero consistente, quando tempo hai impiegato, hai fatto tutto da sola? Ci sono voluti due anni e sì, ho fatto tutto da sola. Il tema mi appassionava molto ed ero incoraggiata dalle autrici che si proponevano per parlare, raccontarsi. Si sono aggiunte delle traduttrici, si sono aggiunte blogger, abbiamo scandagliato anche il fenomeno del mom-blogging. Si è creato un vero e proprio movimento, una voglia di esserci. Una lettura necessaria per gli uomini oppure credi sia una battaglia persa quella di persuadere gli uomini? In questo caso tra l’altro, uomini di cultura. Forse è più semplice sensibilizzare le donne? Non pretendo che sia una lettura necessaria. So per certo che i primi ad accostarsi a questo saggio sono stati e saranno uomini che mai si sognerebbero di snobbare un romanzo solo perché scritto da una donna. Gli altri, e sono la maggioranza, continueranno a veleggiare

qualsiasi lettore, ma un addetto ai lavori, un libraio, chiamato a conoscere la produzione letteraria di questo paese e non solo. E lui i libri scritti da donne non li conosce, perché non li vuole conoscere.

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Think | Il progetto prevede la pubblicazione in formato digitale ma non si ferma qui. Ho già notato un gruppo su Facebook e uno spazio su Pinterest. In formato ebook il saggio è stato pubblicato da Historica l’otto marzo del 2014. Adesso stiamo lanciando il formato cartaceo, rivisto e aggiornato visto che in due anni le cose cambiano. Alcune, almeno. La resistenza contro la scrittura femminile no, come appunto ha dimostrato l’ineffabile direttore della Feltrinelli di Bologna a dicembre dello scorso anno. Per l’occasione ho lanciato sui social l’hashtag #maioscrivo ispirato alle parole della poetessa francese Marceline Desbordes - Valmore che scrisse: “Le donne, lo so, non dovrebbero scrivere; ma io scrivo.” Erano i primi decenni dell’800 e le cose, da allora, sono cambiate poco. Cosi ho chiesto alle autrici intervistate e a tutte quelle che vorranno aderire una foto che rappresenti la loro scrittura da mettere online per ricordare al mondo che, nonostante tutto, le donne scrivono. L’uscita è prevista per l’8 marzo, una data importante e che negli ultimi decenni sembra aver perso la sua reale identità, almeno se si ragiona sui grandi numeri.

Il titolo dell’ebook è piuttosto critico. Una data simbolica, che dovrebbe essere riportata al suo valore di monito. Non è la festa della donna, per me. È il giorno in cui si devono tirare le fila e capire se si sono fatti passi avanti. Ecco, per quanto riguarda la scrittura, i passi avanti sono stati scarsi. E il titolo del saggio lo dichiara: scrivere non è un mestiere per donne. Si vuole che sia così, da parte di una società che sta involvendo. Spesso liquidiamo come farneticazioni le dichiarazioni che vediamo spuntare dalle pagine di giornali, soprattutto schierati a destra, per cui le donne dovrebbero rifluire verso i focolari. Per fare più figli, per lasciar liberi posti di lavoro per i maschi, per restituire all’uomo quel ruolo che due millenni di patriarcato lo hanno convinto di dover detenere. Con le donne a casa tutto tornerebbe a posto, perfino l’orrore dei quotidiani femminicidi si fermerebbe. Con questi pensieri siamo costrette a convivere proprio nel momento in cui pensavamo di aver ottenuto un ruolo nella società. È di questo che si deve parlare l’otto marzo. Di questo e di un lettore che prende in mano un romanzo western e poi lo posa inorridito, perché a scriverlo sono state due donne.

A pagina 34, la copertina del saggio Scrivere? Non è un mestiere per donne. A pagina 35, Laura Costantini. A fianco, lìimmagine per la copertina dell’ebook del saggio

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LO RACCONTO IN ROSA «Donna non si nasce, lo si diventa. Nessun destino biologico, psichico, economico definisce l’aspetto che riveste in seno alla società la femmina dell’uomo; è l’insieme della storia e della civiltà a elaborare quel prodotto intermedio tra il maschio e il castrato che chiamiamo donna.» (Simone de Beauvoir)

di Sam Stoner Dal 2014, presso la Biblioteca di Verbania, Cristiana Bonfanti, Sonja Berga e Antonia Santopietro organizzano la rassegna “Lo Racconto in Rosa”, ciclo di 4 Film dedicati al mondo femminile, a partire dal 10 Febbraio ogni mercoledì sera. Gli incontri prevedono la proiezione di un film in cui sono narrate storie di donne, al termine un commento proposto da un moderatore che ha l’obiettivo di coinvolgere il pubblico su alcune riflessioni che emergono dalla trama del film. “Le parole, piene e precise, di Simone de Beauvoir a introdurre una rassegna cinematografica dedicata al mondo femminile ci parlano della necessità sentita di fare un tributo alla Donna e all’unicità del suo essere. Lo scriviamo con la D a grandi lettere con l’intenzione di prendere uno spazio di attenzione forte in questi nuovi appuntamenti. Non è mai abbastanza. Un omaggio non è sufficiente ma è un’opportunità, di luogo e pensiero dove della donna si raccontano le inquietudini, le ribellioni, le

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fatiche, il disagio, la malattia ma anche orgogliosamente la forza, l’intelligenza, l’amore e il sorriso. Sono i sorrisi delle donne a tradurre la bellezza del mondo in quadri di immediato fascino, è forse per questo che scrittori, poeti e registri amano coglierne l’essenza nel tentativo di restituire loro, in dono, l’eternità dell’arte. La rassegna Lo Racconto in Rosa è, anche quest’anno, ispirata a queste riflessioni. Quattro appuntamenti a più gradazioni dell’animo femminile, scelti per stare insieme e portarci a casa emozioni condivise.” (Antonia Santopietro)


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LA POESIA DI

GABRIELA MISTRAL

Si batté tutta la vita come insegnante e come donna per rimuovere le barriere del sottosviluppo culturalein Cile. Premio Nobel nel 1945. di Eva Del Bufalo

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ucila Godoy Alcayaga deve il suo successo alla morte di un grande amore Romeo Ureta, morto suicida nel 1909, dalla disperazione seguita alla tragedia di questa perdita, compone i suoi “Sonetti alla morte” con i quali vince il premio letterario nazionale Juegos Florales e comincia da qui a scrivere sotto pseudonimo di Gabriela Mistral, combinazione dei nomi dei poeti Gabriele d’Annunzio e Frédéric Mistral. Di origine Cilena influenza tutta la storia della letteratura latinoamericana novecentesca, scrivendo per importanti periodici del Paese e diventando console del Cile nel 1932. Fu una pietra miliare per lo sviluppo culturale dei Paesi latino-americani insegnando in Messico e Cile e prendendo parte a progetti di alfabetizzazione e progresso culturale, contrastando il sottosviluppo nell’educazione e nell’istruzione latinoamericana. Insegnò inoltre a un altro grande della letteratura cilena,

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Pablo Neruda, spingendolo a intraprendere la carriera artistica e influenzando la sua produzione letteraria, entrambi infatti giungeranno al Nobel. Nel 1945 Gabriela fu insignita del Premio Nobel per la letteratura e fu la prima donna latino-americana a essere investita da questo riconoscimento. Nelle motivazioni del conferimento del Nobel leggiamo: “Gabriela Mistral, questa cilena che salutiamo con ammirata commozione nel piccolo novero delle donne che hanno vinto il nostro premio, si avvicina fraternamente nel nostro ricordo a un’italiana altrettanto inizialmente sconosciuta, Grazia Deledda. Molte cose le uniscono. L’oscuro lavoro in condizioni disagiate, le difficoltà rovesciate dalla loro tenacia creativa”. E Gabriela si batté tutta la vita come insegnante e come donna per rimuovere le barriere del sottosviluppo culturale, causa del divario tra la miseria del popolo giovane,


Think povero e sfruttato, e lo strato ricco sfruttatore, detentore dell’istruzione egemone e unico ad avere accesso libero alla cultura, la sua stessa storia di vita si erge ad esempio di una donna che come una formica costruisce la sua fortuna dal basso, con umiltà, dalla distruzione di quella cattedrale che rappresenta per lei l’amore, così solido e effimero, esemplificato in questo uomo semplice che lavorava nelle ferrovie, Romeo. Solo attraverso la poesia riuscirà a imprimere le emozioni tanto profonde, quanto dolenti e scottanti, sfumature di un amore sempre presente nelle sue opere e, prismatico e, per questo, completo. Il tema del dolore attanaglia la sua forma artistica ed espressiva con una forza senza pari nella letteratura contemporanea, il dolore troverà il suo spessore compositivo nei “Sonetti alla morte” dove la tematica della morte è presente e fa da sostrato al germogliare di un amore senza frontiere, metafisico ma anche carnale che si distende e espande sul Mondo, descrivendo scene rurali, attingendo alle radici e ai frutti della terra; una Terra, quella latinoamericana, ricca di folklore, magia, colore, vivacità, in cui si prova ancora a vincere con la vita e la passione, la morte. L’amore descritto nelle parole della maggior parte dei componimenti della Mistral è un amore tenero, delicato, spirituale, salvifico, profondo che accarezza ma rende anche carnali vittime di un triste destino,

come nel suo caso, tristezza e disperazione che straziano il cuore ma rendono ancor più grande il suo respiro. L’amore per la sua Terra, infatti, fa germogliare e coltivare la cultura da lei insegnata in quei deserti aridi del Mondo dei desesperados latinoamericani, dona una speranza, un’opportunità in quei quartieri bui e bassi, dove luce non c’è perché non c’è conoscenza né strumento. E allora la parola si fa strumento e mezzo, come nel superamento del dolore nell’esperienza di vita personale della donna, così nel veicolare cultura, educazione, dignità, ricchezza interiore e sentimento. Insegnare il sentimento, questa grande riesce a farlo, un sentimento struggente, sensuale, ricco e denso di tante emozioni mescolate a dovere, una ricetta magica che ci fa trovare il volo, scovandolo nelle radici di un amor mortale, carnale che elevandosi si rende eterno attraverso la parola e la passione. Una forza passionale e propulsiva nella danza dei sonetti accomuna la Mistral a Neruda, l’esperienza di cuori fertili che coltivano amicizia e amore del sé e dell’altro e si ergono a grandi maestri di vita e umanità. Amare come fonte di speranza, come sostrato del legame con l’altro, come consolazione quando l’altro se ne va, grande e unica ragione di vita. Eva Del Bufalo

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Quello stronzo di Adamo Fronte di Liberazione degli Adamo senza “Foglia”

di Monia Cannistraci

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gnuna di noi ha alle spalle e ancora impressa nella mente, almeno una storia disperata, una storia di quelle che quando riaffiora una lacrimuccia sgorga lentamente e segna il volto, una storia che ci ha fatto molto male e che paragoniamo magari alle successive, dicendo: “Menomale che è finita perché adesso ho un uomo fantastico”. A breve scopri però che quel nuovo uomo o ometto, così presente e così diverso dal suo predecessore, da fantastico diventa, in men che non si dica, anche lui una storia da dimenticare. Da qui i mille dubbi e i mille perché: “Come ho potuto?” oppure “Non me l’aspettavo, ma perché tutti a me? Sono io quella sbagliata?” Purtroppo sono le domande che si fanno alle amiche che in quelle tragiche situazioni hanno la sventura di doverti rassicurare e, mentre tu piangi, con due occhi peggio di quelli di Willy il coyote, ti senti la morte nel cuore, non ti lavi da giorni ed hai i capelli da cui cola olio extravergine di oliva, insomma, non hai nemmeno le sembianze di un essere umano, sono sempre pronte ad avere belle parole per te : “Sei una stupida, te l’avevo detto, hai visto che i miei dubbi erano sensati? Il mio è un angelo”. In collaborazione con il blog di Ketty Vasi

http://www.pausacaffeblog.it/wp/

Grandi amiche che sanno sempre dire la frase giusta al momento giusto, che non hanno mai avuto una storia del genere, non perché siano più furbe di noi, ma perché hanno avuto un solo ragazzo nella loro vita, magari conosciuto alle elementari e che non se lo filava nessuno!!! Master in “Caratteristiche del genere maschile” Per essere un’esperta di uomini o di psiche maschile, non occorre avere numerosissime esperienze in amore, il bagaglio culturale in

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materia ci viene concesso gentilmente dalle continue lamentele delle amiche o dalle loro spifferate riguardanti storie di altre amiche! Storie che fanno rabbrividire ma che ci legano tutte come un’ interminabile salsiccia. Tutte quante infatti siamo state protagoniste di esperienze simili e anche se il detto “mal comune mezzo gaudio” non ci consola per niente, almeno abbiamo la fortuna di parlare con chi ci capisce! La materia di studio è rappresentata quindi dagli uomini, uomini di qualsiasi genere e tipologia esistente, le cause dei nostri pianti, quelli che bussano nella nostra mente le sere in cui ci facciamo del male ascoltando musica strappalacrime, le ragioni delle nostre continue depressioni, quelli per cui spendiamo un botto in cosmetici per poi sentirci dire che siamo più belle senza trucco! Questi sono gli uomini, oggetto del nostro desiderio, fin quando non li conosciamo, poi

diventano oggetto di sfogo per tutto quello che ci va male (Donna, inutile dire “Non è vero”, dobbiamo essere sincere!). In un rapporto di coppia infatti è sempre la donna a lamentarsi, per qualunque cosa e l’uomo, che nei primi tempi è felice e cerca di darci il consiglio (ma solo quello che noi ci aspettiamo) a lungo andare, quando parliamo, diviene insofferente, si trasforma, vorrebbe un telecomando per mettere la modalità silenziosa alle nostre corde vocali e stroncare quella voce squillante e penetrante! Vedendola così sono meritevoli di comprensione, ma se per gli uomini diviene detestabile la nostra stridula voce, per noi è intollerabile il loro silenzio interiore.

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ThinkPink Magazine Anno 2 - n. 3 - FEBBRAIO 2016 Direttore Editoriale SAM STONER Si ringrazia BRUNA ALASIA ANGIE CAFIERO MONIA CANNISTRACI EVA DEL BUFALO GIOVANNA MASONE KETTY VASI In questo numero ALEXIA BIANCHINI GINA CAVALLARO EVA CLESIS LAURA COSTANTINI AURORA FROLA ELISA GUIDELLI TARQUIN HALL Fotografie GINA CAVALLARO, MONICA FERZI E DANIELA CONTINI Progetto grafico, impaginazione e pubblicità IDEE CREATIVE http://www.idee-creative.it thinklarivista@gmail.com www.facebook.com/thinkpinkmagazine http://thinklarivista.wix.com/think È vietata la riproduzione totale e parziale di tutti i testi, la grafica, le immagini e gli spazi pubblicitari realizzati da Idee Creative. Tutti i diritti sono riservati.

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