Omeka. una nuova sede per MoRE museum. Alberto Salarelli, Anna Zinelli Il primo aprile del 2012 è nato MoRE, un museo digitale che raccoglie, conserva ed espone on-line progetti non realizzati di artisti del XX e XXI secolo, pensato e progettato esclusivamente all’interno del web. Il sito era interamente sviluppato su Wordpress, piattaforma di personal publishing che permetteva una prima restituzione delle collezioni del museo, del dibattito e della complessa interazione tra i materiali, anche attraverso l’integrazione con DSpace, repository istituzionale che l’Università di Parma ha messo a disposizione del progetto grazie a CAPAS - Centro per le Attività e le Professioni delle Arti e dello Spettacolo, di cui MoRE fa parte. Dopo due anni di attività, con la crescita della collezione e dei contributi critici e dopo importanti momenti di confronto teorico come la giornata di studi Per un museo del non realizzato – realizzata in collaborazione con il Museo del Novecento di Milano – MoRE si trasferisce in questa nuova sede, una piattaforma che nasce dall’esigenza di integrare il lavoro storico e curatoriale di raccolta, archiviazione e presentazione a nuove modalità di esposizione dei materiali digitali, con l’obiettivo di diffondere gli esiti della ricerca secondo strategie efficaci e improntate su formati condivisi. La nuova versione di MoRE si basa su Omeka, un software gratuito e open source creato specificamente per gestire collezioni di documenti digitali accessibili tramite Web. L’utilizzo dello standard internazionale di metadati Dublin Core rende Omeka una piattaforma particolarmente efficace in una logica di interoperabilità all’interno del contesto di interscambio aperto degli archivi digitali, con particolare riferimento ai beni culturali. Per questo motivo Omeka è oggi adottato da alcune grandi biblioteche e archivi - fra i quali val la pena menzionare la New York Public Library, la Newberry Library, la Columbia University Library – come strumento per valorizzare le proprie collezioni digitali. Omeka è nato nel 2008 presso il Roy Rosenzweig Center for History and New Media (George Mason University), con il sostegno della Andrew Mellon Foundation. Attualmente il software viene mantenuto aggiornato grazie alla collaborazione spontanea di una comunità mondiale di utilizzatori che, oltre a fornire un supporto agli utenti, migliorano costantemente le prestazioni del programma, correggendo errori nel codice e aggiungendo plugins per specifiche funzionalità. A partire dalle potenzialità specifiche della piattaforma Omeka è stato possibile associare ad ogni oggetto digitale (digital item), corrispondente a un progetto artistico mai realizzato, un set di metadati volti alla sua descrizione, identificazione, conservazione e alle modalità di accesso alla risorsa e delle tag corrispondenti ai motivi di mancata realizzazione. Ogni opera è geolocalizzata, al fine di mostrare in una mappa i luoghi fisici in cui gli oggetti esistenti solo nella forma virtuale si sarebbero trovato se fossero stati realizzati. Inoltre la particolare funzione exhibition – che