The Mag 18

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la casa a pag. 16 è stata arredata da Meozzi

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PER OGNI SFIDA VINTA FOR EVERY CHALLENGE WON

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o dico subito: io non sono affatto 'portata' per lo sport. Adoro camminare, talvolta correre, ma le competizioni mi fanno venire un quantitativo d'ansia che non sto a rendicontare in questa sede. Basti pensare che quando ero bambina ai giochi della gioventù che si facevano a scuola partecipavo al lancio del peso e, quando sentivo che chiamavano il mio nome, mi nascondevo perché chiaramente non ero in grado di eseguire neanche la mezza rotazione del busto che serve per lanciare il peso. A mio discapito posso dire che, oltre la linea d'orizzonte, lancio pensieri e parole, ma senza punteggio necessario. Questa attitudine alla mancata attività sportiva ha tuttavia generato in me una sorta di profonda ammirazione nei confronti di chi vince le sfide e i campioni mi fanno venire i brividi buoni: di fronte alle premiazioni in tv con gli atleti sul podio, le medaglie al collo e gli inni nazionali, fosse anche quello dell'Azerbaijan, mi viene da piangere. Per tutti questi motivi vi dico che a questo numero ci tengo tantissimo. La copertina è dedicata a quattro 'ragazzi' che nell'estate appena trascorsa hanno vinto sfide importanti: Andrea Vescovi è oro in una disciplina complicatissima, il double trap; Annalisa Calagreti a 16 anni vince l'oro nel Judo; Fred Morini percorre 2 mila 500 chilometri pedalando sulla sua specialissima Bianchi dopo due gravi infortuni e specialissimo è Giampietro Zanchi, 19 anni reduce dalle Olimpiadi di Los Angeles in ginnastica artistica. Hanno vinto le loro sfide in terreni diversi anche Ed Menichella che ha girato gli stadi d'Italia nel tour di Jovanotti aprendo i suoi concerti; Irene Splendorini che si affaccia nel mondo delle fiction televisive. Goran Bregović invece è uno che vince ogni volta che sale sul palcoscenico e trascina il pubblico con la sua musica balcanica e cosmopolita... Tutti loro, insieme a tante altre storie e contributi, sono la bandiera del numero 18 di questo the Mag che ci traghetta dritti dritti verso la maggiore età! Perché è così: le vittorie degli altri diventano quelle di tutti coloro che credono in qualcosa!

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’ll say it now, I'm not a great one for sport. I love walking, sometimes running, but competitions make me anxious. Suffice it to say that when I was a child at the youth games my school was attending, I heard them call my name for the shot put and hid. I couldn’t even do the halftorso rotation necessary to launch it. I can, however, launch thoughts and words. This attitude to sporting failure has, nevertheless, created in me a kind of deep admiration for those who do win that gives me a thrill; watching award ceremonies on TV with the athletes on the podium, medals round their necks and national anthems (even Azerbaijan’s!), I feel like crying. For all these reasons I say that in this issue we care a lot. Our cover is dedicated to four young people who took on big challenges this summer; Andrea Vescovi who won gold in the complicated double trap shooting discipline; gold medallist in judo Annalisa Calagreti at only 16; Fred Morini who cycled 2500 kilometers after two serious injuries, and the very special 19 year old Giampietro Zanchi who returned from competing in gymnastics at the Los Angeles Olympics. Somewhat different challenges were faced by Ed Menichella who toured Italy’s stadiums opening for Jovanotti, whilst Irene Splendorini took on the world of television drama. Goran Bregović, on the other hand, is a winner every time he gets on stage with his cosmpolitan Balkan music. All of these, along with other stories and contributions, make up The Mag’s 18th issue. The victories of others become those for all who believe in something!


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LE NOSTRE VITTORIE

Our Home

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Stefano Giogli

CHIC IN THE HILLS

GOING SLOWLY Hanno collaborato a questo numero: Lorenza Mangioni, Mats Meyer, Massimo Zangarelli, Lucia Fiorucci, Ilo Mariottini, Luca Marconi, Luca Benni & Matteo Cesarini, Aldo Splendorini, Andrea Tafini, Luca Nocentini, Angela Merluzzi, Lucia Guerra, Martina Pazzi, Michele Mandrelli, Michele Marinelli e Natascia Trenti.

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Irene Splendorini

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«Se fossi nata Kim...»

Goran Bregovic

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«La mia Musica è un miracolo»

ED Menichella

SONO UN RAGAZZO FORTUNATO

Data pubblicazione: Ottobre 2015 - rivista bimestrale - N° 18 Grafica, fotografia e impaginazione: Moka comunicazione, via Gramsci, 1/b - Città di Castello (PG) P. IVA 02967110541 - mokacomunicazione.it Stampa: Litograf Editor S.r.l. - Via C. Marx, 10 06011 Città di Castello (PG) P. IVA 02053130544 Editore e Proprietario: Moka comunicazione Direttore Responsabile: Cristina Crisci Responsabile di Redazione: Marco Polchi Traduzioni: Helena Palazzoli / Christy Mills/ Julie Wilson Iscrizione al Tribunale di Perugia: n. 20/12 del 27/11/2012. Questo numero è stato chiuso in redazione il 5 Ottobre 2015 alle 18:00.

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Claudio Coccoluto

La grammatica del DJ

INFO E CONTAT TI pubblicità Simona 389 05 24 Giovanna 389 05 099 24 126 redazione marcopolchi@th info@the-mag.o e-mag.org www.the-mag.o rg rg

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Lucia Guerra

Lucia Guerra è da sempre innamorata dell’arte e della storia antica; fin da bambina disegna ogni giorno, fin quando sceglie la scuola del maestro Luca Pacioli: l'“Istituto d’arte” di Sansepolcro. Qui diventa l’attuale Raja Von Art: ritrattista, pittrice, fumettista, insomma una disegnatrice (o quasi) a tutti gli effetti. La sua passione per l’arte si sfoga sui soggetti più disparati, dallo stile giapponese al fantasy, al semplice ritratto. Oggi esegue lavori su commissione di qualsiasi tipo, addirittura pitture su strumenti musicali! I suoi disegni per La China e la Matita sono dedicati al musicista Goran Bregović (schizzo a penna) e a figure tratte dalla tradizione figurativa giapponese.

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CHIC TRA LE COLLINE di Lucia Fiorucci

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È una villetta nelle campagne tifernati quella dove Sonia e Gianluca vivono da pochi giorni, non appena rientrati dal viaggio di nozze. I lavori sono iniziati già molti anni fa, sotto la supervisione di Gianluca e grazie alle mani esperte di suo zio. Poi è arrivata Sonia, che, oltre ad un tocco molto femminile, è stata fondamentale per la scelta degli arredi e delle finiture. Se Gianluca è amante del nero, a Sonia piacciono i colori caldi e neutri.

Queste due tendenze sono armonizzate in tutta la casa, e così come loro due, coesistono e stanno benissimo insieme. Nel soggiorno Gianluca ha avuto la meglio, con la console di Cantori dalle linee sinuose e il mobile porta tv laccato nero. Sonia invece va fiera del comodissimo divano di pelle beige. Insieme hanno scelto il rivestimento parietale dietro al divano e dietro alla televisione: un quarzo bianchissimo, dai riflessi scintillanti.

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La cucina, invece, l’ha scelta Sonia con l’idea principale di avere un ambiente accogliente e funzionale. Così, mentre la texture del legno delle ante si sposa con le sfumature del mosaico Bisazza della parete, il piano di lavoro in quarzo è molto pratico. Tutti i pavimenti sono in parquet di rovere, che è quello di una volta: spesso e robusto. Color miele, il legno dà calore a tutti gli ambienti, già ampi e luminosi. Lo stesso legno del parquet è stato poi ripreso come cornice del parapetto in cristallo delle scale che portano alla cantina, e di sopra nel pianerottolo della zona notte.

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CHIC IN THE HILLS

by Lucia Fiorucci

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It’s a small villa in the Tiber Valley countryside, the one where Sonia and Gianluca have been living for a few days, right after their return from their honeymoon. The work had begun many years ago, under the supervision of Gianluca and thanks to the expert hands of his uncle. Then Sonia came in and besides giving a very feminine touch, she was fundamental in choosing furnishings and finishings. If Gianluca loves black, then Sonia likes warm colours and neutrals. These two tendencies are harmonized all throughout the house, and as these two do, they co-exist and are great together. In the living room Gianluca took the best, with the Cantori console, using a sinuous line and a black lacquered TV cabinet. Sonia instead is proud of the very

comfortable beige leather sofa. Together they have chosen a wall finishing behind the sofa and the television: a very white quartz, with scintillating shades. The kitchen, instead Sonia chose with the main idea of having a welcoming yet functional space. So while the texture of the wood cabinets combines with the Bisacca mosaic, the countertop in quartz is very practical. All of the floors are in oak, the kind of flooring of times past, thick and robust. The colour of honey, the wood gives warmth to all the rooms, already large and well-lit. The same wood as the floors was used as a frame for the railing in crystal for the stairs going down to the basement and going above to the landing by the bedrooms.

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L’OCCHIO DEL CURIOSO Sonia va matta per la luminosità e i brillantini. Sia i lampadari sia le applique sono con gocce di vetro che creano giochi di luce interessanti nella zona giorno e in camera da letto. La parete in quarzo nel soggiorno, a seconda della luce, crea sfumature brillanti e luminose. Non è difficile poi trovare qua e là dettagli luccicanti e femminili.

A NOTE TO THE CURIOUS Sonia goes crazy for light and sparkles. Both the lamps and the wall lights are done with drops of glass that play interesting light games in the day area and the night area. The quartz wall in the living room depending on the light creates brilliant and luminous shade variations. It isn’t difficult then to find here and there sparkling and feminine details.

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Vasco & Piero’s Pavilion Italian Restaurant CARTA DI IDENTITÀ DEI NOSTRI PIATTI: Il nostro cibo si basa sulla cucina Umbra tipica del centro Italia, usando solo due o tre ingredienti per ogni portata. La nostra filosofia è quella di mantenere i piatti semplici e freschi.

Our food is based on Umbrian cuisine from central Italy, using just two or three ingredients for each dish. Our philosophy is to keep the dishes simple & fresh.

VASCO & PIERO’S PAVILION RESTAURANT 15 POLAND STREET, LONDON W1F 8QE, UK TEL 0044 0207 437 8774 - PRIVATE ROOM

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rivenditore ufficiale


LE NOSTRE VITTORIE OUR VICTORIES

backstage

Articoli a cura di Cristina Crisci e Marco Polchi - foto Emanuele Vanni - servizio mokacomunicazione

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FRED MORINI «HO VINTO IL MIO TOUR DE FRANCE» 30


In bicicletta. In un caldo pomeriggio di fine estate Federico ''Fred'' Morini arriva in redazione in sella alla sua «Bianchi specialissima», accuratamente serigrafata con l'itinerario dell'ultimo viaggio. Agile, scattante, sale la scalinata come se stesse percorrendo un Gran Premio della Montagna in piedi sui pedali. Si vede e si sente che le due ruote ce le ha proprio nel sangue. Quelle due ruote che lo hanno portato in alto, a gareggiare con il team professionistico Bianchi-Gerolsteiner al fianco dei corridori più forti dei primi anni duemila. Poi ecco due bruttissimi infortuni, il primo dei quali ne ha compromesso la carriera: «Giovane, nel pieno delle forze e con un importante contratto firmato, la mia vita cambiò in un momento. Fu un dramma», racconta sinceramente Fred. Che però non si è mai lasciato andare, rimettendosi sempre in sella dopo lunghi periodi di degenza. E così ha fatto quest'estate, quando per beneficenza ha percorso 2.500 chilometri da Milano a Stoccolma dove è arrivato dopo aver attraversato Italia, Svizzera, Germania, Danimarca e Svezia «con grande gioia ma anche grande sofferenza». Ci racconta di questo, Fred, ma anche di tanto altro. Partiamo dalla tua ultima impresa «Ride across Europe for children»: perché lo hai fatto? «L'ho fatto per due motivi: il primo è quello di riprendermi una rivincita contro la malasorte che mi ha fatto toccare il fondo per un paio di volte; volevo affrontare un'esperienza forte, a cui già pensavo quando ero in clinica. Desideravo un punto di riferimento che mi desse la forza di fare fisioterapia, esercizi, riprendere padronanza di me stesso. Era come se dovessi affrontare una gara normale...». E il secondo? «È stato quello di voler fare qualcosa per gli altri, non solo per me. Dopo aver visto situazioni molto complicate in ospedale, come bambini in difficoltà e famiglie alle prese con cure anche molto costose, mi sono messo in testa di raccogliere dei fondi, a favore della Fondazione dell’Ospedale Pediatrico Meyer e della Fondazione per l’Infanzia Ronald McDonald Italia, che possano aiutare chi ne ha più bisogno».

Da Milano a Stoccolma, sensazioni all'arrivo? «Come quando ho ricevuto la prima maglia azzurra della nazionale: una grandissima soddisfazione, quasi indescrivibile. Da sportivo ho vissuto le ultime due ore che mi hanno accompagnato nel centro di Stoccolma come se stessi per vincere il Tour de France, con il telefono che squillava per chiamate e messaggi». Hai avuto due gravi infortuni, però hai sempre avuto la forza di rialzarti... «Lo sport in questo è una grande scuola di vita. Se lo fai con grande passione trasmette tanto, insegna splendidi valori, tra cui saper soffrire in silenzio e rialzare la testa quando sei nel momento più difficile della tua vita. Quello che ho avuto è stato devastante per certi versi ma comunque una grande esperienza di vita, devo ringraziare lo sport perché mi ha fatto accettare la sconfitta e ripartire per vittorie future, anche più belle». Sei stato ciclista professionista, chi è il corridore più forte che hai incontrato? «Ho vissuto in anni difficili per il ciclismo, in cui si parlava tanto di doping anche se facendo parte di una squadra seria, la tedesca Gerolsteiner, eravamo molto controllati; nonostante questo ho corso con i più forti, da Pantani a Cipollini ad Armstrong, Ullrich.. un campione che però mi ha sempre colpito è Laurent Jalabert, aveva grande eleganza sia in bici che come uomo». La tua impresa è stata documentata anche da Sky... «Sì, Sky ha raccontato il viaggio e ne ha fatto uno speciale andato in onda a fine settembre. È stato possibile perché hanno seguito il mio periodo di ricovero attraverso i social, si sono instaurate delle amicizie anche a livello giornalistico che passo dopo passo hanno permesso di creare questo docu-film. Sky voleva mandare un messaggio alle persone comuni, far vedere che tutti si può reagire pur vivendo dei momenti molto brutti». Continui a lavorare per la Bianchi, ma nel tuo futuro cosa bolle in pentola? «Con Bianchi ho un lavoro molto bello legato al marketing e alla comunicazione, poi sto pensando di costruire un altro evento a scopo benefico e proprio con Sky è nata la possibilità di lavorare a una trasmissione dai contenuti sportivi. Nella vita ho imparato che bisogna fare sempre nuove esperienze: non mi tiro in dietro, né ora né lo farò in futuro».

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FRED MORINI «I WON MY TOUR DE FRANCE»

One hot, late summer afternoon Federico ‘Fred’ Morini bikes in on his very special ‘Bianchi’, carefully screen-printed with the itinerary of his last trip. He’s nimble, agile, and climbing the stairs as if he were up on the pedals during a mountain Grand Prix.You can tell two wheels are in his blood; two wheels that raised him up to compete with the professional Bianchi-Gerolsteiner team alongside some of the strongest competitors in the early years of this decade.Then suddenly two dreadful accidents, the first of which would compromise his career: «I was a young man at the peak of my strength, and with a major contract signed. My life changed in an instant. It was a tragedy», said Fred earnestly. But he never gave up, getting back in the saddle after long periods of hospitalization.And which he did again this summer, cycling 2,500 kilometers from Milan to Stockholm via Italy, Switzerland, Germany, Denmark and Sweden for charity: «with great suffering but also great joy». Fred tells us about all this and more. Let’s start with your latest venture, ''Ride Across Europe for children''. What made you do this? «I did it for two reasons: the first was a kind of revenge for all the bad luck that had me at rock bottom a couple of times; I wanted to deal with a powerful experience, which I was already thinking about when I was in the clinic. I wanted a goal that would give me the strength to do the physical therapy, exercises, take command of myself. It was like preparing for a regular race». And the second? «It was the desire to do something for others, not just for me. After seeing difficult situations in hospital, such as children in need and families struggling with treatments that were also very expensive, I made up

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my mind to raise funds for the Meyer Children's Hospital Foundation and the Ronald McDonald Foundation for Children (Italy), who help those who need it most». From Milan to Stockholm; how did you feel when you got there? «Like when I got my first national team blue jersey: huge satisfaction, almost indescribable. As a sportsman I lived the last two hours of being in the centre of Stockholm like I was winning the Tour de France, with the phone ringing with calls and messages». You've had two serious injuries, but you’ve always had the strength to carry on... «Sport is a great school for life. If you do it with passion it conveys much and teaches great values, including knowing how to suffer in silence and lift your head up during the most difficult times of your life. What happened to me was devastating in some ways but still a great life experience. I have to thank sport because it made me accept defeat and get ready for even better victories in the future». You've been a professional cyclist. Who’s the strongest rider you’ve met? «I’ve lived during difficult years for cycling which talked a lot about doping, although being part of a serious team, the German Gerolsteiner, we were very controlled. Despite that I raced with the strongest, from Pantani to Cipollini, Armstrong and Ullrich... a champion who always impressed me is Laurent Jalabert, who was very elegant both as a rider and a man». Your venture was also documented by Sky... «Yes, Sky has made a special about the journey which airs in late September. It’s been possible because they followed my recovery period via social media, and established friendships at the journalistic level that step by step resulted in this documentary. Sky wanted to send a message to ordinary people, to show that everyone can react positively to bad times». You’re still working for Bianchi, but what plans have you got for the future? «I have a good job related to marketing and communication with Bianchi, and I'm considering creating another charity event. An opportunity has also come up to work with Sky in sports broadcasting. I’ve learned that we must always create new experiences. I don’t hold back, not now, nor will I in the future».


ANDREA VESCOVI FINO ALL'ULTIMO PIATTELLO

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Tenacia, talento, sacrificio e mira. Davvero una mira infallibile. Andrea Vescovi è semplicemente un insieme di tutto questo, una totalità di caratteristiche e pregi che lo hanno portato a diventare un campione di Double-Trap (tiro a volo con due piattelli per volta). Pur giovanissimo, ventuno anni ancora da compiere, Andrea ha già vinto molto: un Mondiale Junior nel 2014 e le Universiadi in Corea del Sud nel luglio di quest'anno. Un fenomeno nello sport, ma anche un ragazzo semplice, che vuole laurearsi «perché bisogna pensare anche al dopo», appassionato di moto «sopratutto da cross» ma sempre con quel sogno in testa: «Voglio le Olimpiadi». Da dove deriva la passione per il double-trap? «È un qualcosa di genetico che mi ha trasmesso mio padre, sparava anche lui, poi ha interrotto quando sono nato io: un po' un passaggio di consegne. Fin da piccolissimo guardavo i fucili che aveva tenuto in armeria, così piano piano mi sono avvicinato a questo sport, ho iniziato a praticarlo e il resto è venuto da solo...». Quindi, se ho capito bene, hai cominciato che eri un bambino.. «Sì, avevo dieci anni! Le prime gare sono arrivate a tredici. Fin da subito ho dovuto fare dei sacrifici, come rinunciare alle vacanze estive in pratica, ma non mi pesava perché l'unica cosa che volevo fare era sparare. Poi il tutto sì è trasformato in lavoro, mi ha contattato la Polizia e sono entrato a far parte delle Fiamme Oro dal terzo superiore».

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Il tuo viene spesso considerato uno sport minore... «Purtroppo in Italia si mangia solo con il calcio, preferiscono far vedere in tv la serie D brasiliana invece di una nostra gara, magari all'estero, magari una Coppa del Mondo. Dispiace e io faccio fatica ad accettarlo, anche perché portiamo a casa tantissimi riconoscimenti: ad esempio alle ultime universiadi su 40 medaglie, 12 ne abbiamo vinte noi!». Com'è la tua giornata? «C'è il lato tecnico in cui si spara, poi c'è quello atletico ovvero la preparazione fisica, fatta di palestra e aerobica. Inoltre ci alleniamo molto a livello mentale, ed è importante essere forti sotto questo aspetto perché le gare si decidono sempre all'ultimo piattello, quindi il livello ci concentrazione e calma deve rimanere altissimo». Studio e sport, come li concili? «Studio Scienze motorie a Urbino, ma per adesso è difficile incastrare il tutto tra gare, spostamenti e allenamenti, poi, facendo parte della Polizia, trascorro diverso tempo a Roma in caserma, quindi è complicato... studiare (sorride, ndr)!». Mi racconti l'emozione di una vittoria? «Ti dico... i Mondiali Junior dell'anno scorso a Granada. Quello che ho provato dopo aver colpito l'ultimo piattello, uno in più dell'americano campione in carica, è stata una sensazione irripetibile, fortissima, sentivo il fucile andare al ritmo del cuore, non mi sono nemmeno reso conto, ero in trance; non venivo da un momento sportivamente esaltante ma avevo preparato quella gara nei minimi dettagli. Mi sono detto: “Se mi convocano, vinco”. E così ho fatto!». Cosa sogni? «Come qualsiasi atleta, partecipare alle Olimpiadi. E magari andare sul podio. Essere chiamato per le prossime sarà difficile ma io sto cercando di fare il massimo. A Tokyo 2020 avrei 24 anni e sarebbe comunque presto per il nostro sport. Vorrei essere l'eccezione che conferma la regola!».


ANDREA VESCOVI UNTIL THE LAST DISK

Tenaciousness, talent, sacrifice and aim. Really an infallible aim. Andrea Vescovi is simply all of this together, a combination of characteristics and virtues that have made him become a champion of Double-Trap (skeet shooting with two plates at a time). Even though he is very young, not yet twenty one years old,Andrea has already won so much: A World Junior Championship in 2014 and the Universiadi in South Korea in July this year. A phenomenon in sport, but also a simple boy, who wants to get a degree «because you have to think about the future too», a fan of motorbikes, «especially motorcross» but always with that dream in mind «I want the Olympics». Where does your passion for skeet shooting come from? «It is something genetic that my dad passed on to me, he also shot, but then he stopped when I was born: it’s a rite of passage. Starting from a very young age I looked at the rifles that he had in his armory, and little by little I got more interested in this sport, I began to practice it and the rest came by itself..». So, if I have understood well, you began when you were a child.. «Yes, I was ten years old. The first competitions came when I was thirteen. From the beginning I had to make sacrifices like spend my summer holidays practicing, but it never was a burden to me because the one thing I wanted to do was shoot. Then

it all turned into a job, the Police contacted me and I became part of the Fiamme Oro (sport teams of the State police) when I was in my third year of high school». Yours is often considered a minor sport... «Unfortunately in Italy we eat and sleep only soccer, they prefer showing D leagues from Brazil instead of our competitions, maybe abroad or a World Cup. It’s disappointing and I have a hard time accepting it, because we bring a lot of recognition home with us: for example at the last univerisiadi with 40 medals, we won 12 of them! ». What does a typical day look like? «There is a technical part where I shoot, then there is the athletic part or the physical preparation, made up of gym and aerobics. Then we do a lot of mental training, and it is important to be strong in this area because the competitions are always decided on the last plate, so the level of concentration and calm has to be very strong ». Studies and sport, how do you make time for both? «I am studying Physical Education in Urbino, but for now it is hard to fit everything in, between competitions, going from one place to another and training, then being part of the Police, I spend a lot of time in Rome at the military base, so it is hard... to study (he smiles, editor’s note)». Can you tell me about the emotion of a win? «I’ll tell you about... the World Junior Championship from last year in Granada. How I felt after I hit the last plate, one more than the reigning American champion, was a once in a lifetime sensation, so strong, I felt the rifle going to the rhythm of my heart, I didn’t even realize, I was in a trance, I wasn’t coming from a exulting time in sport, but I had prepared for that competition to the minimum detail. I told myself: “If they call me, I will win.” And I did it! ». What do you dream about? «Like any athlete, to participate in the Olympics. And maybe go to the podium. To be called for the next ones is unlikely but I am trying to do my best. In Tokyo 2020 I would be 24 years old and it would be early anyway for our sport. I would like to be the exception that confirms the rule! ».

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ANNALISA CALAGRETI

QUANTA EMOZIONE SO EXCITED FOR QUESTA MEDAGLIA! THIS MEDAL! 36


«Sveglia alle 8; alle 9 circa andavo al palazzetto e facevo un po' di allenamento, poi mi andavo a sedere per vedere la gara degli altri, avanti così fino al pomeriggio alle 18 più o meno. Dopo di che si cenava e si stava in camera con le altre»: Annalisa Calagreti racconta la sua giornata tipo durante la gare in Georgia con la Nazionale che l'hanno vista dominare i Giochi Olimpici Europei 2015. «Il giorno della gara ho fatto prima il riscaldamento poi la sfida: ho cercato di stare molto concentrata e lo staff mi ha supportato tanto, sono stati molto gioviali e mi hanno riservato una grande accoglienza: c'era pure lo striscione!». A Tbilisi Annalisa Calagreti, 16 anni, ha conquistato l’ottava medaglia del judo azzurro agli EYOF (Festival Olimpico Europeo Under 18) ed è stata per lei la quinta d’oro. Si tratta di un risultato senza precedenti: gara perfetta quella della sedicenne di Città di Castello della Asd Centro Judo Ginnastica Tifernate, quattro match vinti per Ippon, senza un tentennamento, né difficoltà apparenti, battendo nella finale la campionessa d’Europa in carica. «È stata una grande emozione per me vincere questa gara - ha detto la Calagreti appena scesa dal podio - La medaglia la dedico a mia mamma, al maestro Augusto Mariotti e ad Alessandra, ai maestri della nazionale e a tutte le persone che mi sono state vicine facendo anche dei sacrifici per me». Laura Di Toma, coach azzurro che assieme a Nicola Moraci ha guidato la squadra a Tbilisi ha detto: «Il mio commento per questi strepitosi ragazzi italiani è il motto di questi EYOF: Step to the Future! Ma che l’auspicio non sia solo per loro…». Il grande risultato di Annalisa ai Giochi Olimpici Europei 2015 è stato festeggiato nella sua Città di Castello in concomitanza con la ripresa ufficiale dei corsi del Centro Judo: nei locali del club si è svolta una breve, ma intensa cerimonia di premiazione per la Medaglia d’Oro. Sono intervenuti oltre agli atleti e amici dell’associazione, il presidente del CONI Umbria Domenico Ignozza, il presidente della FIJLKAM Umbria Massimo Bistocchi, il presidente CSEN Umbria Fabrizio Paffarini, quello del Panathlon Valtiberina Giuseppe Rossi, il Comandante della Stazione Carabinieri Fabrizio Capalti e il delegato provinciale FIJLKAM di Terni Pietro Mellone. Il presidente del CONI in questa sede ha ufficializzato che Annalisa è stata scelta come «Testimonial dello Sport», nell’iniziativa che coinvolge le scuole dell'Umbria. A Sansepolcro (Arezzo) il Comune ha inoltre voluto come ospite d’onore la giovanissima atleta nel «Galà dello Sport». Brava Annalisa!

«Alarm at 8; at about 9 I would go to the sports palace and do a little training, then I would go and sit to watch the competitions of the others, it went on like this until 6 in the afternoon more or less. After there was dinner and we stayed in our room with the others»: Annalisa Calagreti tells about a typical day during the competitions in Georgia with the National team which saw her dominating at the European Olympic games of 2015. «The day of the competition I did my warm-ups first and then the contest: I tried to stay concentrated and the staff gave me a lot of support, they have been really sportive and they gave me a really great welcome: they had even made me a banner!». In Tbilisi Annalisa Calagreti, 16 years old, has won the 8th medal of the Italian judo team at the EYOF (European Youth Olimpic Festival) and it is her 5th personal gold medal. This has been an unprecedented result: a perfect competition by the 16-year-old girl from Città di Castello affiliated with the Centro Judo Ginnastica Tifernate, four matches won with Ippon, without hesitation, without any apparent difficulties, beating the current European champion in the final. «Winning this competition has been a great excitement for me – said Calagreti right after stepping down from the podium – I dedicate this medal to my mom, to coach Augusto Mariotti and to Alessandra, to the coaches of the national team and to all the people who have been close to me even sacrificing for me». Laura Di Toma, the coach of the national team who together with Nicola Moraci accompanied the team to Tbilisi said: «My comment about these sensational Italian athletes is the one of the EYOF: Step to the future! But I hope that this wish will not be for them alone…». Annalisa’s noteworthy result at the 2015 European Olympic Games has been celebrated in her town, Città di Castello, in conjunction with the official restart of judo classes of the Centro Judo: a short but intense award ceremony has been held in the building of the judo club for the gold medal girl athlete. Besides the other athletes and her friends, the president of CONI Umbria, Domenico Ignozza, the president of the JIJLKAM Umbria, Massimo Bistocchi, the president of CSEN Umbria, Fabrizio Paffarini, the president of Panathlon Valtiberina, Giuseppe Rossi, the captain of the local Carabinieri station, Fabrizio Capalti and the FIJILKAM delegate of the province of Terni, and Pietro Mellone, were also present at the ceremony. In this occasion the President of CONI has officially announced that Annalisa has been chosen as the “Sport Testimonial” in the initiative which will involve the schools of Umbria. The township of Sansepolcro (Arezzo) has invited this very young athlete to be the guest of honor during the “Gala dello sport”. Well done Annalisa!

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GIANPIETRO ZANCHI

«MA CHE MERAVIGLIA «WHAT A WONDERFUL LIFE!» LA VITA!»

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Gianpietro arriva per scattare la foto di copertina ed è felice. Di una felicità che diventa subito molto contagiosa e altrettanto piacevole da condividere. Nella sua borsa ci sono numerose medaglie che, appese al collo suonano di una musica che fa sorridere: sono trofei di gare e competizioni che ha vinto da quando, a 9 anni, ha iniziato con la ginnastica artistica. Adesso Gianpietro ha 19 anni, tra qualche mese andrà ai Campionati italiani e ad altre gare internazionali e quest'estate ha partecipato ai Giochi Mondiali Special Olympics di Los Angeles. Era nella Delegazione Italiana composta da 101 atleti, che hanno preso parte dal 25 luglio al 2 agosto alle Olimpiadi sfidandosi nelle varie categorie. Una convocazione, nella disciplina della ginnastica artistica, non arrivata per caso, ma frutto di un lavoro costante, un lungo percorso in cui lo sport ha avuto un ruolo importante nella sua crescita e nella formazione del suo carattere. «Ci sono andato da solo a Los Angeles, poi la mia famiglia mi ha raggiunto insieme ad altri per seguirmi nelle gare, ma io sono stato sempre con la squadra - racconta - è stata un'esperienza interessante e mi sono divertito e anche stancato. L'America mi ha sempre affascinato e ho provato molta soddisfazione a poterci andarci da atleta, in rappresentanza del mio paese. Mi sono allenato per affrontare le gare con la giusta concentrazione, è stato emozionante sentire gli applausi di tante persone che ti guardano». Giampietro vive con i genitori e i suoi due fratelli a Città di Castello, la sua storia l'ha raccontata quest'estate la mamma, che è di origine giapponese: «Quando è nato - racconta - i pediatri non hanno subito riconosciuto il suo problema. Hanno pensato che era un neonato con occhi a mandorla e con una grave ipotonia; ci sono voluti ben 14 lunghi giorni per scoprire la presenza di un cromosoma in più. Come tanti altri ragazzi con la Sindrome di Down, ha affrontato due interventi al cuore. Quando era piccolo era talmente debole che tantissime volte abbiamo dovuto sentire: 'Questo bambino non passerà la notte'. Ma che meraviglia la vita! Il nostro bambino debole è diventato un ragazzo forte, spiritoso e anche un po' vanitoso. Ha sempre creduto in quello che faceva e noi come genitori lo abbiamo stimolato e supportato in ogni genere di attività, sia scolastica che sportiva». Gianpietro studia, ha dato la maturità quest'anno «e con lo stesso impegno svolge settimanalmente gli allenamenti, si rifà il letto, aiuta nelle quotidiane faccende di casa. Pensa che impegnandosi tanto quando sarà grande, così dice lui, non sarà più Down, potrà abitare da solo, guidare l'automobile come suo fratello maggiore e magari tornare a Gardaland per andare sulle montagne russe dove una volta non l'hanno fatto salire. Lui è normalissimo: piange, ride, soffre e sogna come noi. Gli dico - prosegue la madre - che rimarrà sempre un ragazzo con Sindrome di Down, ma che ha un cromosoma in più e non in meno, quindi sarà sempre migliore, che è come gli uomini evoluti di X-Men».

Gianpietro arrives for the cover photo shoot and is happy... a contagious happiness that’s good to share. In his bag are numerous medals; trophies from competitions he’s won since he started gymnastics at age 9. Gianpietro is now 20 and in a few months he’s off to the Italian Championships and other international competitions, having already participated in the Special Olympics World Games in Los Angeles this summer. He was a member of the 101 athletes of the Italian delegation who took part from 25th July to 2nd August. The call to artistic gymnastics, was not a chance one but the result of steady work, a long process in which the sport has played an important role in his growth and the formation of his character. «I went on my own to LA, and then my family and others came to support me in the competitions, although I was always with the team» he says. «It was an interesting experience- tiring but enjoyable. America has always fascinated me and I got a lot of satisfaction going there as an athlete and representing my country. I concentrated hard on my training for the competitions and it was exciting to hear the applause of so many people watching you». Gianpetro lives with his parents and two brothers in Citta di Castello, and this summer his mother, (who is of Japanese origin), told us his story. «When he was born the pediatricians didn’t recognize his problem straight away. They thought he was a newborn with almond-shaped eyes and severe hypotonia; it took a long 14 days to discover he had an extra chromosome. Like so many other kids with Down’s syndrome, he’s faced two heart surgeries. When he was young he was so weak that many times we felt he wouldn’t last the night. But how wonderful life is! Our weak child has become a strong, witty and slightly vain boy! He always believed in what he did and as parents we encouraged and supported him in every kind of activity, whether at school or sports». Gianpietro studies and took his exams this year, «with the same commitment that he does his weekly workouts, makes his bed and helps with the daily chores. He thinks that when he grows up, so he says, he’ll no longer have Down’s, will live alone, drive a car like his big brother and maybe go back to Gardaland to go on the roller coaster that they didn’t let him go on before. He’s very normal; he cries, laughs, suffers and dreams the same as we do. I tell him», his mum says, «he’ll always be a boy with Down’s syndrome with an extra chromosome, but like that he’ll always be better; that’s how the X-Men evolved!».

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le opinioni degli esperti

SPORT & BAMBINI LA PAROLA AL FISIOTERAPISTA di Luca Nocentini

«Lo sport in età pediatrica è sicuramente utile, ma gli operatori del settore devono essere molto attenti a non cadere in qualche errore. I più frequenti sono quelli dell'esasperazione e dell'adultizzazione. Occorre rispettare le ossa, l 'apparato muscolo tendineo in accrescimento dei nostri figli evitando un numero di

muoversi e se è vero che "la funzione fa l'organo" ciò significa che il movimento aiuta a costruire il nostro sistema motorio. Ma non solo, migliora la funzionalità del sistema endocrino, immunitario, le capacità di rapportarsi col prossimo e chi più ne ha più ne metta. Vorrei in questa sede sottolineare però la valenza dello sport nel prevenire due problemi molto frequenti: obesità e disarmonie della crescita. Durante periodi di rapido accrescimento osseo e quindi della statura, può succedere che il sistema muscolare non riesca a svilupparsi di pari passo, con la comparsa di molteplici sintomi talvolta molto fastidiosi e tutti riconducibili ad una tensione delle catene toniche posturali (più spesso quella posteriore). Questa disarmonia della crescita può provocare dolore ai talloni, tendiniti achillee, pubalgia, dolori anteriori di ginocchio, mal di schiena, mal di testa, vertigini ed altro ancora. È altresì responsabile di deformità del rachide (dorso curvo rigido in primis), vizi nell'appoggio del piede e di conseguenza problemi alle ginocchia ed alle anche specialmente se in associazione con un marcato sovrappeso.

sedute di allenamento troppo alta e stando attenti ai carichi di lavoro elevati o precoci (soprattutto in sala pesi). Eviteremo patologie da sovraccarico con conseguenze sulle strutture tendinee (tendiniti, borsiti) e ossee (distacchi ossei, osgood schiatter, FAI ecc...). Domandiamoci inoltre quanto i nostri bambini praticano sport per un loro desiderio o solo per non deluderci. Ho conosciuto troppi campioni per volere dei genitori. E quanti di loro in cura dalla psicologo. Il caso di Andre Agassi raccontato nel libro "Open", è purtroppo un esempio non isolato. I bambini devono praticare sport quando vogliono e quando il loro stato di salute lo permette, non esistono partite necessarie da giustificare recuperi affrettati o interventi medici importanti (ad esempio infiltrazioni con antidolorifici). Il nostro corpo è fatto per

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Il piede piatto del bambino merita una menzione particolare. Un moderato piattismo è fisiologico in giovane età per cui (salvo rari casi) non si dovrebbe intervenire fino ai 10-12 anni. In ogni caso una buona attività fisica e soprattutto gli sport di "salto" favoriscono il recupero spontaneo. Una moderata attività sportiva è un valido aiuto alla prevenzione sia del sovrappeso che di tutti i disturbi appena citati. È dunque di vitale importanza che gli operatori del settore oltre a cercare di vincere campionati sappiano riconoscere i segni e sintomi principali di questi problemi della crescita, al fine di dedicare ove necessario una parte del tempo a disposizione per favorire un buon allungamento e tonificazione di tutte le strutture necessarie con esercizi posturali e di armonizzazione della muscolatura. Troppi bambini sono piccoli campioni che poi si perdono nel tempo».


SPORT & BAMBINI LA PAROLA AL PEDIATRA di Angela Merluzzi

«L'attività fisica e sportiva sono parte spontanea ed integrante della vita dei bambini e degli adolescenti, ed hanno implicazioni importanti di ordine fisico, educativo e psicologico, così come l'alimentazione per una corretta crescita psicofisica. La pratica sportiva oltre a consentire uno sfogo costruttivo della naturale aggressività degli adolescenti a livello scolastico, insegna infatti ai giovani anche l'importanza dei limiti, della disciplina e dei regolamenti. Li prepara alle regole della vita sociale e li educa a sviluppare le proprie prestazioni individuali nel contesto collettivo. Richiedendo l'acquisizione di un'adeguata padronanza del corpo e del movimento, attraverso l'impiego strategico delle risorse di forza, resistenza e destrezza che richiedono costanza, impegno, intelligenza e cooperazione per ottenere dei buoni risultati. Quando il bambino pratica sport, migliora la capacità relazionali, la coordinazione generale e motoria, orientamento nello spazio, capacità di equilibrio, percezione del proprio corpo, la crescita globale come aspetto fisico, psicologico e affettivo. Lo sport in età evolutiva è un'esperienza ricca di aspetti positivi, anche se con qualche rischio se praticato in forme di esasperazione e di adultizzazione precoce. Il

piacere del movimento del bambino e dell'adolescente hanno un forte impatto sullo sviluppo psicologico, auto efficacia, consapevolezza e la fiducia nelle capacità personali, l'equilibrio fra piacere della riuscita e accettazione delle limitazioni e delle regole. La possibilità di rafforzare l'immagine di sè e la fiducia nel proprio valore. Portare i bambini, i ragazzi, gli adolescenti a praticare sport e a sperimentare gli aspetti dell'attività e della mentalità sportiva può essere per loro l'occasione per sviluppare una vita sana, rapportarsi con se stessi, con gli altri, con la vita in modo positivo e fiducioso. Esperienza correttiva rispetto a preoccupazioni di insuccesso o di inferiorità e rispetto a molti rischi ambientali e comportamentali che investono oggi la vita di tanti ragazzi. Lo sport e l'attività fisica sono indispensabili al bambino nella prevenzione delle malattie. Una buona salute è garantita da uno stile di vita sano, piuttosto che da un'eredità genetica. L'attivita fisica da grandi benefici all'organismo come:

mantenere sani ed efficienti il tessuto osseo e le articolazioni • costruire delle buone masse muscolari • ridurre il grasso corporeo • mantenere un buon peso • migliorare la capacità di apprendimento I benefici effetti dello sport riguardano anche prevenzione di svariate patologie come: • obesità • ipertensione arteriosa • malattie cardiovascolari • ipercolesterolemia • diabete • stati ansiosi Educare i nostri figli a praticare ed eseguire correttamente attività motoria è fondamentale in tutte le età, particolarmente in quella pediatrica».

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FEstival delle nazioni 2015

omaggio all'austria AL FAMEDIO Tra gli eventi più acclamati (e in odor di replica) «Immagini e suoni della Grande Guerra », un inedito progetto multimediale prodotto dal Festival che è stato messo in scena al Famedio del Cimitero Monumentale di Città di Castello. Con Gabriella Zanchi, Leonora Baldelli, Corale Marietta Alboni, Marcello Marini, Maurizio Perugini, testi di Alvaro Tacchini, regia del suono Alberto Brizzi e Marco Capaccioni. Il ricordo del primo conflitto mondiale è stato uno dei fil rouge del Festival nei cento anni dall’entrata in guerra dell’Italia. AL FAMEDIO Among the most acclaimed events was Images and sounds of the Great War; an unprecedented multimedia project produced by the Festival which was staged at the memorial chapel of Citta di Castello’s MonumentAL Cemetery. Gabriella Zanchi, Leonora Baldelli, the Marietta Alboni choir, Marcello Marini, Maurizio Perugini, texts by Alvaro Tacchini, sound direction by Alberto Brizzi and Marco Capaccioni. The memory of the first global conflict was one of the leitmotifs of the festival, commemorating the centennial of Italy’s entry into the war.

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OUVERTURE Dopo l'antepri ma molto suggestiva nella Basilica di Nova Gorica dove la SFK Euro Symphony ha suonato un concerto dedicato ai caduti della Prima Guerra Mondiale, il Festival delle Nazioni si è aperto nella chiesa di San Domenico affollata come per le grandi occasioni. Sul palco la SFK Euro Symphony. Pubblico travolto dalle Nozze di Figaro di Mozart. Sullo sfondo il pannello realizzato appositamente dagli artisti di Artefare per questa edizione del Festival dedicato all'Austria.

Ouverture After a very impressive preview at the Basilica of Nova Gorica where SFK Euro Symphony played a concert dedicated to the fallen of World War I, the Festival DELLE NAZIONI formally opened at the crowded San Domenico church. On stage the Euro SFK Symphony. The public was overwhelmed by Mozart’s Marriage of Figaro. The background panel was especially made by the artists of Artefare for this festival dedicated to Austria.


SCIARRINO Agli Ex seccatoi del Tabacco la prima esecuzione assoluta del brano di Salvatore Sciarrino dedicato ad Alberto Burri nel centenario della nascita dell’artista tifernate. Nella Sala «Non ama il nero» l'opera «Trovare un equilibrio, è necessario?» commissionata dal Festival. Esecuzione del flautista Matteo Cesari e dal Quartetto Prometeo. SCIARRINO The Ex Seccatoi del Tabacco saw the first performance of Salvatore Sciarrino’s work dedicated to Alberto Burri on the centenary of his birth. The piece «Trovare un equilibrio», è necessario? commissioned by the festival was performed in the Non ama il nero room. Performance by flautist Matteo Cesari and the Prometeo Quartet.

ALESSIO BONI Sullo sfondo di una «Vienna tra decadenza ed espressionismo» si è svolto il concerto-spettacolo del Quintetto d'archi della Wiener Kammersymphonie, con la complicità dell’attore Alessio Boni che ha letto dal palco della chiesa di San Domenico alcune pagine selezionate da Massimo Lo Iacono da Die letzten Tage der Menschheit (Gli ultimi giorni dell'umanità), capolavoro di Karl Kraus sulla prima guerra mondiale. ALESSIO BONI Against the background of Vienna between decadence and expressionism, a concert performance of the String Quintet of the Vienna Chamber Symphony was held, in conjunction with actor Alessio Boni who read selected pages from Die letzten Tage der Menschheit (The Last Days of Mankind); a masterpiece by Karl Kraus on the First World War.

LA DANZA Virgilio Sieni a Città di Castello con una nuova coreografia dedicata ad Alberto Burri: «Quintetti sul nero. Ballo 1915 _ omaggio ad Alberto Burri (1915-1995)» eseguita in prima assoluta nella sala «Grandi Neri» degli Ex Seccatoi del Tabacco. Le musiche originali eseguite dal vivo da Roberto Cecchetto. Dance Virgilio Sieni in Citta di Castello with a new choreography dedicated to Alberto Burri. Quintetti sul nero. Ballo 1915 _ omaggio Alberto Burri (1915-1995) premiered in the Grandi Neri room at the Ex Seccatoi del Tobacco. The original music was performed live by Roberto Cecchetto.

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CONCERTO CHIUSURA Mozart in apertura, Mozart in chiusura. Il Don Giovanni è un concerto tutto dedicato al genio salisburghese, con l’Orchestra della Toscana diretta da Martin Sieghart. Petra Giacalone, bacchetta tifernate di nascita ma viennese d’adozione e allieva a Vienna dello stesso Sieghart, ha preso il posto del maestro sul podio per dirigere l' ouverture. CLOSING CONCERT Mozart at the opening, Mozart at the end. Don Giovanni is a concert entirely dedicated to the musical genius from Salzburg, with the Orchestra della Toscana conducted by Martin Sieghart. Conductor Petra Giacalone, tifernate-born but Viennese by adoption and a student of Sieghart’s, took the teacher’s place on the podium to direct the overture.

FESTIVAL AL CHIOSTRO Un fitto calendario di eventi collaterali ha accompagnato la maratona del festival: concerti, conferenze, spettacoli teatrali, reading e molto di più nello spazio del Chiostro di San Domenico, vera perla cittadina. FESTIVAL IN THE CLOISTER A full schedule of side events accompanied the marathon festival; concerts, lectures, theatre performances, readings and much more in San Domenico’s cloisters - one of the town’s gems.

NUMERI E OBIETTIVI «Il festival delle Nazioni chiude con un bilancio positivo nel 2015: 35% in più di biglietti venduti rispetto all'anno scorso»: sono i dati che il presidente Giuliano Giubilei ha comunicato a margine dell'edizione di questa estate. Prossimo paese ospite: «La Francia di fine 800/900 con cenni alla Belle Epoque e agli aspetti esotici legati alla fase coloniale», ha anticipato il direttore artistico Aldo Sisillo. NUMBERS AND OBJECTIVES “2015’s Festival of Nations ended with a positive balance - with 35% more tickets sold compared with last year” President Giuliano Giubilei announced this summer. Next host country; "France in the 1800s with hints of the Belle Epoque and exotic aspects related to the colonial phase", suggested artistic director Aldo Sisillo.

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GORAN BREGOVIC

«LA MIA MUSICA È UN MIRACOLO» di marco Polchi e cristina crisci

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Conosce l'Italia da quando, a 18 anni, arrivò a Napoli: «Mi parve di essere caduto in paradiso. Suonavo in un locale di striptease ed è stato facile innamorarmi del vostro paese perché è pieno di cose meravigliose». Adesso la sua musica è un mix di folk balcanico ed elettronica, ritmi sfrenati e temi sacri, accenni gipsy e suoni campionati; è diventato famoso per le colonne sonore dei film di Emir Kusturica, dal «Tempo dei Gitani» a «Arizona Dream» passando per «Underground», ma se gli chiedi del cinema glissa in maniera piuttosto decisa: «La vita è breve, ho una certa età e non sono un granché come compositore di colonne sonore per film. Quello che ho realizzato fa parte della mia biografia, ma ora ho voltato pagina e voglio fare concerti».

Goran Bregović è uno che vive sul palco e ogni giorno brama di salirci: «Per esempio se mi chiedi cosa voglio fare alle nove di sera, io ti dico che voglio suonare con la mia band sul palcoscenico, perché mi diverto, sono felice a suonare con loro. Suonare è una festa». Parla un italiano assolutamente disinvolto Bregović, che a fine agosto ha tenuto una tappa del suo tour «If you don’t go crazy, you’re not normal» a Città di Castello nell'ambito del Festival delle Nazioni. Ad ascoltarlo c'erano1.500 persone. L'appuntamento con Goran è alle 18,30 all'Hotel Tiferno e la sua puntualità spacca l'orologio: jeans, camicia nera con fiori molto aperti, capelli scompigliati, non si toglie mai gli occhiali da sole, ma è un tipo tranquillo e disponibile, pure simpatico. Così, mentre sorseggia a più riprese un caffè

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rivela sorridendo: «Sono arrivato da un'ora e ho già mangiato tutto quello che c'era da mangiare!». Maestro Bregović, per uno come lei che suona da quando era ragazzino, cosa rappresenta oggi la musica? «La mia musica? È una miscela di suoni e storie, nasce dalla frontiera balcanica, una terra misteriosa dove si incrociano tre culture: ortodossa, cattolica e musulmana. Non so, io sono un compositore contemporaneo e mi sorprendo ogni volta che faccio un concerto e tante persone vengono ad ascoltarmi. Per questo ritengo che la mia musica sia un miracolo». Nei suoi concerti non ci sono effetti speciali, ma tanti musicisti sul palco, molto colore, mentre lei è sempre vestito di bianco... «Qualcuno me lo consigliò e io accettai: in realtà lo faccio perché nessuno dimentichi la mia presenza!». L'orchestra che l'accompagna si chiama «Wedding & funeral band», perché? «Perché i musicisti suonano realmente a matrimoni e funerali. È la tradizione ortodossa: dopo il rito funebre si mangia, si beve e per un po' il dolore lascia spazio alla musica». Che musica ascolta Goran Bregović quando non suona? «Ma nulla. Assolutamente nulla. Io sono come un vecchio ginecologo: quando torno a casa non continuo a lavorare!». In questo periodo i Balcani, come l'Italia, sono al centro della questione immigrazione... «Sono poveri che passano tra i poveri, almeno per quanto riguarda Serbia e Macedonia. Ci sono colonne di migranti che si stanno muovendo dal Sud del mondo e nessuno sa come gestire questo problema, frutto di una politica irresponsabile. Sono molto triste per questo». Attualmente lei vive in Francia con la sua famiglia: quando torna a Sarejevo cosa prova? «Sarajevo è una piccola città, ma ha centrato una grande vittoria: mantenere salda la sua infrastruttura culturale. Nonostante quello che è accaduto se vai a Sarajevo i teatri sono pieni di gente, le strade ugualmente, le manifestazioni culturali sono ricche perché la gente ha capito che deve difendere ciò che di più prezioso ha. Ecco, invece secondo me continuano ad esserci troppe chiese e troppe moschee». Progetto futuri? «Sto lavorando ad un nuovo album: uscirà per la fine dell’anno e il titolo sarà 'Tre lettere da Sarajevo', sarà composto da sette canzoni. Metterò insieme la tradizione musicale cristiana, ebraica e musulmana. Per questo mi sento fortunato: la musica mi consente di fare cose belle che la politica non fa».


GORAN BREGOVIć «MY MUSIC IS A MIRACLE» by marco Polchi e cristina crisci Your first experience of Italy was when you arrived in Naples at 18..... «I thought I’d landed in paradise. I was playing in a striptease bar and it was easy to fall in love with your country because it’s full of wonderful things.»

Bregović’s recent music is a mix of Balkan folk and electronica, wild rhythms and sacred themes, hints of gipsy and sampled sounds, but he became famous for his soundtracks for Emir Kusturica’s films, including Tempo dei Gitani, Arizona Dream, and Underground. However when you ask him about cinema he glosses over it with a rather decisive..... «Life is short, I’m a certain age and I’m not much of a film score composer. What I did is part of my biography, but now I've moved on and I want to do concerts.» You’re one of those who live on stage and longs to get up there every day? «For example, if you were to ask me what I want to do at 9.00 p.m., I’d tell you that I want to play with my band on stage; because I have fun, I'm happy to play with them. Playing is a party.» Bregović speaks a laid back Italian. In late August his tour ‘If you don’t go crazy, you're not normal’, hit Città di Castello at the Festival delle Nazioni. 500,000 people were there to listen to him. Our appointment was at the Hotel Tiferno. Wearing jeans, boldly flowered black shirt with wild hair Goran never takes off his sunglasses, but he’s a nice, quiet and open bloke. While sipping a coffee he smiles and lets on: «I arrived an hour ago and I’ve eaten everything there was.» Maestro Bregović, for someone like you who’s played since you were young, what does music represent today? «My music? It’s a mixture of sounds and stories, born in the Balkan frontier, a mysterious land where three

cultures - Orthodox, Catholic and Muslim - intersect. I don’t know, I'm a contemporary composer and I’m always surprised whenever I do a concert and so many people come to listen to me. Because of this I think my music is a miracle.» There are no special effects at your concerts, but there are many musicians on stage, lots of colour, and you... always dressed in white... «Someone advised me and I agreed. Actually I do it so that no one ever forgets me!» How did your orchestra the ‘Wedding & funeral band’ get its name? «Because the musicians really do play at weddings and funerals. It’s the Orthodox tradition; after the funeral you eat, you drink and for a little while the pain gives way to music.» What music do you listen to when you’re not playing? «Nothing. Absolutely nothing. I'm like an old gynecologist: when I get home I stop work!» Currently the Balkans, like Italy, are the focus of the immigration issue ... «They are poor passing among the poor, at least with regards to Serbia and Macedonia. There are columns of migrants moving from the South, and nobody knows how to manage this problem; it’s the result of an irresponsible policy. I’m very sad about it.» You currently live in France with your family. How do you feel when you go back to to Sarejevo? «Sarajevo is a small town, but it’s scored a major victory in that it’s held tight to its cultural infrastructure. Despite what’s happened, if you go to Sarajevo the theatres are full, so too are the streets, and cultural events are rich because people have realized they must defend what’s most precious to them. However, I think there are still too many mosques and churches.» What do you have planned for the future? «I'm working on a new album of seven songs due out by the end of the year called 'Three Letters from Sarajevo'. I’ve put together Christian, Jewish and Muslim musical traditions. I feel lucky in that music allows me to do good things that politics does not.»

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la grammatica del DJ di Lorenza Mangioni

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Nelle notti d’estate può succedere di tutto. Può capitare che nel caldo ancora prepotente dei primi giorni di settembre Claudio Coccoluto, uno dei dj che ha fatto la storia della musica house, arrivi al Bar Mè di Trestina, il bar del paese, che accoglie la Sagra della Puntina, tre notti di suoni, dj e vinili. Partiamo proprio dai vinili, sua passione e strumento di lavoro, gli chiedo cosa ne pensi dell’utilizzo diffuso fra i giovani di software facilmente scaricabili e che permettono a chiunque di fingersi dj pur non avendo mai nemmeno visto un LP. «Così apriamo una voragine - risponde divertito -, facciamo un parallelo: se si trattasse di musicisti, chi volesse diventarlo sceglierebbe uno strumento, ma dovrebbe comunque studiare musica. Nel caso del dj lo strumento diventa scorciatoia per abbreviare la gavetta, perché la tecnologia permette di saltare uno dei passaggi fondamentali: l’acquisizione di una sensibilità e di una cultura musicale». Il mondo di C o c c o l ut o , quasi 30 anni di carriera alle spalle, conosciuto in tutto il mondo, ruota intorno all’idea che per fare di questa passione una vera professione si debba prima di tutto conoscere la musica, esserne curiosi, voler scoprire nuove frontiere e lasciarsi ispirare da tutto quello che c’è intorno. Partire dal vinile fa parte, secondo lui, di quella che chiama «la grammatica del DJ», qualcosa che non sia solo estetica o facciata, ma vera innovazione, vero spessore artistico. La passione appunto è l’altra spinta propulsiva, una passione che arriva dal desiderio essenziale di far star bene le persone con la musica. Negli anni ’90 la sua carriera ha avuto un'impennata enorme, domando cos’è cambiato nel ruolo del dj da allora: «Per me necessariamente è rimasto e deve rimanere uguale. Questa sera ad esempio sono qui in un bar, non in un club importante, per scommessa, per divertirmi con degli amici, per un’iniziativa che mette insieme creatività, partecipazione e estro. Ho

bisogno sempre del contatto con la gente e di comunicare attraverso i dischi quello che sento, adesso come 20 anni fa». E la gente sembra amarlo molto, sono in tantissimi qui, lo salutano, gli chiedono delle foto e lui senza fronzoli parla con tutti, con semplicità, in modo molto diretto. Mi piace quando racconta che questa è la sua dimensione preferita, «l’eclettismo dovrebbe essere un valore. Sento che c’è bisogno di posti informali, diversi dai luoghi imputati al clubbing e che ormai hanno diversi problemi, anche di accettabilità sociale; che possano essere un piccolo bar, un fienile, una spiaggia, mi piace liberarmi da ogni tipo di costrizione e

suonare solo per il gusto di farlo». È la libertà di scelta che Coccoluto vuole lasciare alle persone: la scelta di divertirsi senza interpretare un ruolo, ma con consapevolezza e informazione. Parlando dei fatti tristemente accaduti e del ragazzo, così vicino a noi, morto ad agosto al Cocoricò mi dice: «C’è un tipo di conformismo per cui sembra che in determinati ambienti si debba aderire ad uno schema predefinito e i più giovani, preda dell’emulazione, si lasciano influenzare, condizionare, senza avere difese effettive. Per questo dovrebbe essere vietato entrare in discoteca sotto ai 18 anni, cercando nel frattempo di informare ed educare i nostri ragazzi». Il rammarico è che in questa infinita polemica sia la musica a venire inquinata: «Questo mi fa davvero incazzare». Nel suo definirsi “artigiano” c’è la volontà di porre come unico centro di attenzione appunto la musica e la capacità delle persone di emozionarsi grazie a quello che lui può fare da una console. Forse stasera potrebbe essere la sera giusta per emozionarsi un po’ di più, per muoversi di più, per ascoltare un dj che ha sempre inseguito un sogno cercando di accorciare le distanze fra le persone, fra i generi musicali, fra la notte e il giorno. Qualcuno ci dice che ormai è tardi, dobbiamo salutarci, lui si allontana e dopo un attimo stiamo già tutti ballando.

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foto di Camillo Carobi special thanks to Michele Montanucci & Bar Mè

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Claudio Coccoluto

the ABC’s of a DJ by Lorenza Mangioni

During summer nights anything can happen. It can happen that in the extreme heat in the first days of September, Claudio Coccoluto, one of the DJs who has written history in house music, arrives at the Bar Mè in Trestina, the cafè of the village, the one that once held an old cinema and that today hosts the Sagra della Puntina (Music Festival), three nights of music, DJs and vinyl records. We start with the vinyl records, his passion and working tool, I ask him what he thinks about the common use among youth of easily downloadable software that allows anyone to act like a DJ though not ever having seen an actual LP. «Here we open a huge abyss- he answers amused-, we can make a parallel: if we were talking about musicians, whoever wanted to become one would choose an instrument, but he would have to study music. In the case of a DJ, the instrument becomes a shortcut to make it easier to get to the top, because technology allows you to skip one of the fundamental steps: the acquisition of a musical sensitivity and culture». The world of Coccoluto, almost 30 years of career behind him, known in all the world, is about the idea that in order to make this passion a real profession you have to first of all know music, be curious, want to discover new frontiers and let yourself be inspired by all that is around you. Starting from vinyls is part, according to him, of what you call «the ABCs of a DJ», something that is not just esthetics or show, but of true innovation, true artistic caliber. Passion, in fact is the other propelling push, a passion that comes from the essential desire to make people feel good with music. In the 90s his career had a huge increase, I ask him what has changed in the role of a Dj since then: «To me it has remained basically the same. This evening, for example, I am here in a café, not in an important club, for a bet, to have fun with some friends, for an initiative that combines creativity, participation and inspiration. I

have always needed to be in contact with people and to communicate through my discs what I feel, now same as I did 20 years ago». And the people seem to love him very much, there are many here, they say hi to him, they ask him to take a picture and he without any frills, talks with everyone, with simplicity, in a very direct way. I like when he says that this is his favourite aspect, «eclecticism should be valued. I feel that there is a need for informal places, different from places ascribed as clubbing and that now have different problems, even of social acceptance; that can be a small café, a barn, a beach, I like to free myself from every type of constriction and play for the joy of doing it». It is the freedom of choice that Coccoluto wants to leave with people: the choice of having fun without having to take on a role, but with awareness and information. Speaking of sad things that have happened and of the boy, so near to us, who died in August at Cocoricò he says: «There is a type of conformism for which it seems that in certain environments one has to join a predefined scheme and the younger ones, prey of imitation, let themselves be influenced, conditioned, without having effective defenses. For this reason it should be forbidden to

go to discos under the age of 18, in the meantime we should try to inform and educate our teens». The regretful part is that in this infinite controversy, it is music that becomes polluted: «This really pisses me off». In his calling himself an artisan there is a desire to put music at the centre of attention and the capacity of people to be moved thanks to what he can do with a console. Maybe tonight could be the right night to get excited a little more, to move more, to listen to a DJ who has continued to follow a dream, trying to shorten the distance between people, between genres of music, between night and day. A person who says, now it is late, we must say goodbye, well he goes away and after a minute we are all already dancing.

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di Massimo Zangarelli

MARIA LATELLA

“Per la donna è fondamentale un compagno che ne accetti il successo” “For women, a partner who accepts your success is vital” 56


Come autrice di "Tendenza Veronica" ha messo a nudo la (forte) personalità dell’ex signora Berlusconi contribuendo a farne l’icona vincente (l’unica?) capace di sconfiggere il ''drago"; alla guida del magazine femminile "A" aggirò la visione maschile delle news rifiutando di pubblicare ogni gossip sull’allora paparazzatissima Belen. Marla Latella è stata la conduttrice d’eccezione del meeting estivo "La ricchezza intangibile dell’olio", organizzato dall'Oleificio Ranieri e svoltosi con grande successo a Palazzo e parco Vitelli a S. Egidio. Signora Latella, il suo ultimo libro lo ha dedicato al “Potere delle donne”… «Il mondo è cambiato, basta pensare al ruolo mondiale di certe donne quali Angela Merkel e Christine Lagarde: il libro racconta queste trasformazioni, ma è anche un auspicio a continuare sulla via di questi progressi; è dedicato a mia figlia Alice e a tutte le ragazze nate dagli anni ’80 in poi, con consigli pratici che la mia generazione non ha avuto in particolare su come si fa ad avere successo da parte di chi lo ha avuto, da Laura Boldrini a Barbara Berlusconi, da Marianna Madia alla Lorenzin, fino a Paola Cortellesi».

As author of the biography‘Tendenza Veronica’, she uncovered the strong personality of the former Mrs. Berlusconi, helping to portray her as an invincible icon capable of defeating the "Dragon". She also headed the women's magazine ‘A’, bypassing the male vision of the news by refusing to publish any gossip on, the then, infamous Belen. Maria Latella was the exceptional presenter of the summer meeting "La ricchezza intangibile dell’olio", organised by olive oil producers Oleificio Ranieri and held with great success at the Vitelli a Sant'Egidio Palazzo and park .

Ms. Latella, your latest book is dedicated to the"Power of Women"... «The world has changed; just think of the global role of certain women such as Angela Merkel and Christine Lagarde. The book talks about these changes, but it’s also about expressing the hope of continuing on this path. It’s dedicated to my daughter Alice and all the girls born since the 80s, with practical advice that my generation didn’t have on how to succeed from those who did; such as Laura Boldrini, Barbara Berlusconi, Marianna Madia, Lorenzin and Paola Cortellesi.» Sarebbe certo un mondo migliore quello gestito dalle It would certainly be a better world if it were managed donne, no? by women, would it not? «Non ho mai visto dichiarare guerra da donne ancora prime vittime dei conflitti e dei genocidi che continuano ad «I've never seen women declaring war, yet they are the first essere perpetrate; e comunque in un’ottica di competizione victims of the conflict and genocide that continues to be ad armi pari con l’uomo il limite è l’invidia reciproca delle perpetrated; with regards to competing on equal terms with men the only limitation is women’s mutual envy, donne, senza la quale si vincerebbe sempre…». without which they would always win...». L’emancipazione femminile sta disorientando sempre più gli uomini… Women’s emancipation is increasingly disorienting «Oggi bisogna trovare nuovi equilibri con gli uomini men... oggettivamente in difficoltà… si dovrebbe partire da un «Today we must find a new balance with men... we should nuovo modo di educare i bimbi, maschi e femmine, in una start with a new way of educating children, both boys and visione familiare di sicurezza di ruoli che ovviamente non girls, with a vision of family security but obviously one sottomettano la donna ma nemmeno svirilizzino l’uomo; where the roles don’t suppress women nor emasculate men. per una giovane è essenziale in primo luogo la positività del A positive relationship with the mother is essential for rapporto con la madre (non esserle contro per la sola voglia children and then finding the right partner who’s able to di conflitto) e poi trovare il compagno giusto in grado di accept her work!» accettare il lavoro di lei!» Sky, with which you’ve made your name, has profoundSky, di cui lei è nome di punta, ha profondamente ly changed television journalism ... innovato il giornalismo televisivo… «Sky has certainly innovated Italian television, the role «Sky ha indubbiamente innovato la televisione italiana, il of TV itself and the way of doing journalism in a concise, ruolo stessa della tv, il modo di fare giornalismo in modo fresh way; but also other programmes such as drama, (startfresco, asciutto; ma pure gli altri programmi come le fiction ing with Gomorra), have contributed to a sea change.» (a partire da Gomorra) hanno contribuito a un cambiamento epocale». The interview as you conceptualise it, seems to be a L’intervista come la concepisce lei pare un genere gior- journalistic genre in its own right. «Because it’s not an end in itself - it always takes an inexnalistico a se stante. haustible curiosity and the ability to tease out the news.» «Perché non sia fine a se stessa ci vuole un’ inesauribile curiosità e la capacità di fare emergere sempre la notizia». Of all the people you’ve interviewed, who struck or surprised you most? Di tutti i personaggi intervistati chi l’ha colpita o l’ha «Cécilia Sarkozy. She’s often painted as cold and distant sorpresa particolarmente? but is actually a very intelligent, passionate and deep think«Cécilia Sarkozy, dipinta spesso come fredda e distante ing woman, able to channel and maximize her husband’s è invece donna molto intelligente, di acuto pensiero e di passione, capace di canalizzare e massimizzare l’ambizione ambition... and then Fernanda Contri, a Constitutional del marito… poi Fernanda Contri, giudice di Corte Costi- Court judge, is another exemplary woman». tuzionale, è un’altra donna davvero esemplare».

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100 OPERE ESPOSTE AL SOLOMON GUGGENHEIM 100 WORKS ON DISPLAY AT SOLOMON GUGGENHEIM

BURRI THE TRAUMA OF PAINTING 58


È

I

la più grande esposizione mai t is the biggest exposition that has ever organizzata su Burri in America. been organized on Burri in America. Dal 9 ottobre e fino al 6 gennaFrom the 9th of October to the 6th io a New York c'è l'omaggio che of January there is a homage that Gugil Guggenheim dedica all'artista tifernate genheim is dedicating to the Tiferno artist con più di 100 opere, nella mostra cura- with more than 100 of his works, in the ta da Emily Braun. exhibition under the care of Emily Braun.

«Alberto Burri: The Trauma of Painting» per celebrare la carriera del maestro nell'anno del Centenario focalizzando l’importanza dei suoi procedimenti creativi nell’arte del secondo dopoguerra. Il direttore del Guggenheim Richard Armstrong ha illustrato così l'evento: «Poniamo l’accento sugli aspetti meno studiati delle tecniche sperimentali utilizzate da Burri. La retrospettiva indaga dunque le tecniche e i materiali utilizzati da Burri, aspetti che lo rendono un anticipatore delle tendenze poveriste, post-minimaliste e New-Dada. L’obiettivo è indagare il ruolo di Burri, pioniere dell’informale materico, e l'originalità della sua produzione». La mostra è stata realizzata grazie al contributo dell'azienda «Lavazza», main partner dell’iniziativa: «Quest’anno Lavazza è onorata di celebrare il proprio 120esimo anniversario sostenendo questa grande mostra dedicata a uno dei precursori della modernità», ha spiegato Francesca Lavazza, direttore Corporate Image dell'azienda. Per l'occasione hanno raggiunto New York anche il sindaco di Città di Castello Luciano Bacchetta insieme al vicesindaco Michele Bettarelli: «La retrospettiva del Guggenheim suggella il rilievo storico che Burri esprime nell’arte contemporanea mondiale ed è un onore rappresentare la città dove è nato e che ora ospita i suoi musei». Nella primavera del 2016, a conclusione delle manifestazioni del Centenario, a Città di Castello arriverà parte della grande mostra in collaborazione con il Solomon R. Guggenheim Museum di New York. Tra gli appuntamenti imminenti in Umbria c'è anche una riflessione storico e artistica attorno al genio di Burri. È il convegno internazionale promosso dall'Università degli Studi di Perugia che si svolge il 20 e 21 novembre al complesso di San Pietro (Perugia) cui parteciperanno studiosi e critici che hanno svolto un’azione di rilettura dell’opera del maestro. Un nuovo racconto filmico sulle vicende di Burri artista e uomo, partendo da un episodio avvenuto nel 1943, durante la sua prigionia nel campo texano di Hereford, dove la sua professione di medico si interrompe con una decisa svolta verso la pittura.

«Alberto Burri: The Trauma of Painting» to celebrate the career of the maestro in the year of his centennial focusing on the importance of his creative methods in the art of the post-World War II. The director of the Guggenheim, Richard Armstrong has illustrated the event in this way: «We are placing the accent on the aspects of the experimental techniques used by Burri which are less studied. The retrospective examines the techniques and materials used by Burri, aspects that make him an anticipator of the poor tendencies, post-minimalist and New-Dada. The objective is to look into the role of Burri, pioneer of the informal material, and the originality of his production». The creativity in the art. The exhibition has been realized thanks to the contribution of the company Lavazza, then main partner of the initiative: «This year, Lavazza is honored to celebrate their 120th anniversary supporting this great exhibition dedicated to one of the forerunners of modernity», explained Francesca Lavazza, Corporate Image director of the company. For this occasion even the mayor Luciano Bacchetta went to New York together with the vice mayor Michele Bettarelli: «The retrospective of the Guggenheim seals the historical significance that Burri expresses in the contemporary world art and it is an honor to represent the city where he was born and where his museums are held». In the spring of 2016, at the conclusion of the events of the centenary, a part of the great exhibition will come to Città di Castello, in collaboration with the Solomon R. Guggenheim Museum of New York. Among the upcoming appointments in Umbria there is also a historical and artistic reflection about the genius of Burri. It is an international conference promoted by the University of Perugia that will take place the 20th and 21st of November at the San Pietro complex (Perugia) in which students and critics who have studied a new interpretation of the master will participate. A new film story about the happenings of Burri as an artist and a man, starting from an episode from 1943, during his imprisonment in a Texan camp at Hereford, where his profession as a doctor was interrupted with a decisive turn towards painting.

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La presentazione di GOING SLOWLY in Pinacoteca - CittĂ di Castello

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STEFANO GIOGLI - GOING SLOWLY A pochi giorni dalla pubblicazione ufficiale e dalla prima presentazione (il 26 settembre, in Pinacoteca Comunale a Città di Castello) del libro fotografico Going slowly, abbiamo incontrato il suo autore, il tifernate Stefano Giogli. Siamo stati una buona mezz'ora a parlare con lui, sempre stimolante, attivo e pronto a raccontarsi. Sono venuti fuori molti argomenti legati alla fotografia e al libro ovviamente (l'opera è stata selezionata pure per il Festival Internazionale di Roma), ma poi anche a tutto quello che gli gira intorno. Di Marco Polchi

Stefano, tanto per cominciare: com'è nata la passione per la fotografia? «È nata a vent'anni, nel 1985 quando partecipai per la prima volta a un corso di fotografia. Da lì dopo i primi mesi intensivi di scatti c'è stato uno stop anche se ho sempre continuato a fare delle cartoline per raccontare i miei viaggi in giro per il mondo, a partire dalla Grecia in Vespa». E poi? «Poi ho ripreso a scattare seriamente nel 2000, con un'altra visone, molto più ampia e approfondita della fotografia, andando a mostre di altri autori, festival e prendendo spunto da film come quelli di Antonioni. Tutto questo mi ha permesso di capire di più la fotografia, impostare un progetto e trovare la libertà di scattare all'interno di una storia ben definita». Dopo varie mostre, progetti ora è il momento di un libro... «Sì ma non lo vedo come la fine di qualcosa. Lo sento anzi come un punto di partenza. Sono contento quando riesco a vedere con occhi e prospettive nuove, più di quando mi viene detto che ho scattato una bella fotografia». Con il titolo Going Slowly cosa vuoi comunicare? «Vorrei trasmettere un'idea di lentezza, di andare piano, come io riesco a fare solo con la fotografia, con la quale perdo ogni riferimento temporale, riesco a riflettere, e cerco di capire quello che mi circonda. Lo spunto viene da un cartello stradale visto qui vicino a Città di Castello in cui c'è scritto appunto: “Andare piano”». Hai sempre fotografato soprattutto persone – ricordiamo le serie "L’unico ad essere diverso eri Tu" (esposta anche in Spagna) e "A tavola", ora sei passato al paesaggio. È un'evoluzione?

«Si tratta di una sorta di necessità interiore, di ricerca, di percorso che mi ha portato negli ultimi anni a essere affascinato da una fotografia che non avevo mai studiato e affrontato, quella appunto senza persone, che in apparenza non ha niente. In modo sbagliato ero legato a un paesaggio stereotipato, naturalmente bello, invece ho scoperto la ricchezza del paesaggio contemporaneo». A chi ti sei ispirato per questa nuova fase che poi hai trasportato nel libro? «A molti esempi legati all'America, da Robert Adams a Lewis Baltz, dove il paesaggio è spesso sconfinato e non sempre benevolo ma anche ai pittori del nostro '400, come Bellini e Piero della Francesca in cui ho scovato degli elementi, linee, figure nascoste che danno equilibrio all'immagine». A chi vuoi parlare con quest'opera? «Non è un libro facile da capire, il progetto alla base è abbastanza complesso, ma credo ci sia una poetica di fondo che possa colpire ed essere condivisa con molte persone. È indirizzato a tutti ma richiede di fermarsi un attimo a pensare, leggere i testi - per i quali ringrazio Giovanna Calvenzi importante critica fotografica nonché moglie del grande Gabriele Basilico scomparso l'anno scorso e Paola Rondini -, soffermarsi sui colori: going slowly, appunto». Hai in mente qualcosa per Città di Castello? «Sì, ed è una cosa legata sempre al paesaggio, fatto ad hoc, ma non posso dire niente di più!».

Stefano Giogli è nato nel 1965, vive e lavora a Città di Castello. Autodidatta, della fotografia ama il visibile e l’invisibile: «Il non mostrato – dice Stefano – è parte di una foto». Ha vinto, tra gli altri, i premi Portfolio “SI Fest 2010 Savignano Immagini”, PORTFOLIO ITALIA 2010 Gran Premio Epson e l'edizione VIII del Premio Bastianelli miglior libro fotografico opera prima. Ha esposto alla Galleria EFTI di Madrid, al MiCamera Milano, a Fotoleggendo Roma, in varie gallerie FNAC sparse per la Spagna, ad AUCTION4ACTION - asta a favore di Fotografi Senza Frontiere di Sotheby’s Milano, a LES RENCONTRS D’ARLES Ateliers SNCF, all'ACTA INTERNATIONAL LUMINUP Roma. Ha pubblicato, prima di "Going Slowly", Postcart Edizioni “L'unico eri Tu” e “Ad Occhi Chiusi” Ed. Actes Sud, Arles, 2012. Collabora con Daniela Trunfio al progetto PHOTO LTD. Ha collaborato con NIKON Italia, EPSON Italia, il magazine IODONNA, L’Europeo, FOCUS, il settimanale F, SETTE, Famiglia Cristina, L’UNITA' e FOTO CULT. È membro del gruppo REFLEXIONS-MASTERCLASS diretto da Giorgia Fiorio e Gabriel Bauret.

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STEFANO GIOGLI - GOING SLOWLY Just a few days away from the official publication and first presentation (the 26th of September at the Pinacoteca Comunale in Città di Castello) of the photo book Going slowly, we met its author, the Città di Castello-born Stefano Giogli. We talked with him for a half an hour, very stimulating, active and ready to tell about himself. During the conversation many topics came up which were tied to photography and the book obviously (this work was also chosen for the International Festival in Rome), but then about everything around him. By Marco Polchi

Stefano, for a start: how did your passion for photography begin? «It started when I was twenty, in 1985, when I participated in a photography course for the first time. From there, after the first intensive months of photos, there was a break, even though I kept on making postcards to tell about my trips around the world, starting from Greece on a Vespa ».

And then?

«Then I began doing photography more seriously in 2000, with another vision, much wider and deeper than photography, going to shows of other authors, festivals and taking ideas from films like those by Antonioni. All of this allowed me to have a better understanding of photography, plan out a project and find the freedom to take pictures inside of a specific story».

After various shows and projects, now is the time for a book… «Yes, but I don’t see it as the end of something. Rather I feel that it’s a starting point. I am happy when I am able to see with new eyes and new prospectives, more than when someone tells me that I took a beautiful photo».

Stefano Giogli was born in 1965, he lives and works in Città di Castello. Self-taught, in photography he loves the visible and the invisible: «The not shown – says Stefano – is part of a photo». He has won, among others, the award Portfolio “SI Fest 2010 Savignano Immagini”, "PORTFOLIO ITALIA 2010", "Gran Premio Epson" and the edition VIII of the "Bastianelli award" best photographic book first work. He displayed his works at the Galleria EFTI in Madrid, at the MiCamera Milan, at Fotoleggendo Roma in various galleries FNAC around Spain at AUCTION4ACTION - auction for Fotografi Senza Frontiere at Sotheby’s Milano, at LES RENCONTRS D’ARLES Ateliers SNFC, at the ACTA INTERNATIONAL LUMINUP Rome. He published, before "Going Slowly", Postcart Edizioni “L’unico eri Tu” and “Ad Occhi Chiusi” Ed. Actes Sud, Arles, 2012. He has collaborated with NIKON Italia, EPSON Italia, the magazine IODONNA, L’Europeo, FOCUS, the weekly F, SETTE, Famiglia Cristiana, L’UNITA’ and FOTO CULT. He is a member of the group REFLEXIONS MASTERCLASS directed by Giorgia Fiorio and Gabriel Bauret. as well) and A tavola (at the table), but now you have moved on to landscapes. Is this an evolution? It’s about a kind of interior need, to research, about a path I took that has made me fascinated in the last few years by a kind of photography that I had never studied or approached, the one without people, that in appearances has nothing. In error I was tied to a stereotypic landscape, naturally beautiful, when instead I discovered the richness of the contemporary landscape». Who has inspired you in this new phase that later you brought to the book? I was inspired by many examples tied to America, from Robert Adams to Lewis Baltz, where the landscape is often immense and not always approachable, but even from painters of the 400s, like Bellini and Piero della Francesca, from whom I took elements, lines, hidden figures which give balance to the image ».

With the title Going Slowly, what do you want to communicate? «I would like to relay an idea of slowness, going slowly, I manage to do this only with photography, with it I lose all conception of time, I am able to reflect and I try to understand what is around me. The idea for this came from a road sign near Citta di Castello on which it is written: “Go slowly”».

Who do you want to speak to with this work? «It is not an easy book to understand, the base of the project is pretty complex, but I believe that there is a general poetic note that can touch people and be shared with many. It is addressed to everyone but it is necessary to stop a minute and think, read the texts- for which I thank Giovanna Calvenzi, an important photographic critic, and also the wife of the great Gabriele Basilico who passed last year and Paola Rondini, lingering on the colours: going slowly, indeed».

You have always taken pictures of people especially – we remember the series L’unico ad essere diverso eri Tu (the only different one was you -shown in Spain

Have you got something in mind for Città di Castello? «Yes, and it is something tied to the landscape, as always, done ad hoc, but I can’t say anything else! ».

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di Cristina Crisci

IRENE SPLENDORINI «SE FOSSI NATA KIM...» foto: Aldo Splendorini - servizio: mokacomunicazione si ringrazia il comune di Caprese Michelangelo e lo staff del museo Michelangiolesco per la disponibilità.

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Due fiction in tv, altri progetti di cui non vuole parlare, è stata madrina di Tiferno Comics e dell'Echogreen Festival, vive tra Monte Santa Maria Tiberina e Roma. Irene Splendorini, appena diplomata al Centro sperimentale di cinematografia di Roma sta muovendo i suoi primi ciak. In questo autunno la vedremo in un paio di fiction per Rai Uno e The Mag l'ha voluta raccontare attraverso gli scatti di suo padre Aldo Splendorini.


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«Ogni collega che ho avuto, famoso, navigato o negato che fosse mi ha insegnato qualcosa. L’importante è osservare e reinventare» 88


In quale luogo della Valtiberina ti piacerebbe essere fo- Ti sei diplomata al centro sperimentale di cinematogratografata? fia a Roma: che esperienza è stata? «La gipsoteca di Caprese Michelangelo». «C’è chi reputa inutile frequentare una scuola e chi il contrario, per me è stato come vincere al lotto, se non avessi Lì abbiamo realizzato questo servizio e rivolto alcune do- fatto quella scuola e incontrato tutte le persone che ho comande a Irene. nosciuto durante quei tre meravigliosi anni, non sarei l’attrice e soprattutto la persona che sono». In autunno ti vedremo nella fiction di Rai Uno «Il Confine», annunciata come una delle fiction di pun- Tra gli attori coi quali hai avuto modo di lavorare chi ti ta del palinsesto Rai, di cosa parla? ha insegnato di più? «La fiction è un film in due puntate realizzato per la «Ogni collega che ho avuto, famoso, navigato o negato RAI ed è una storia che fosse mi ha insegnato d’amore moderna e qualcosa. L’importante attuale, e se la vedreè osservare e reinventate capirete il perché, re». che si scontra con le conseguenze tragiche Nel tuo futuro di atdella prima guerra trice vorresti.. mondiale». «Vincere un Oscar senza passare per i DaQual è il tuo ruolo? vid di Donatello». «Sono una crocerossina, amica e collega Progetti di lavoro? della protagonista, un «Io non sarei scarapo’ inesperta e pauromantica, ma ha imparasa». to ad esserlo…». Raccontaci un po' delle riprese: dove avete girato e come ti sei trovata con il resto del cast? «Abbiamo girato in Friuli-Venezia Giulia a Gorizia, Cormons, Trieste, Udine e Venzone. Difficile che mi trovi male con i colleghi, ma questo cast era composto principalmente da giovani attori emergenti, per cui è stato facile creare feeling. Non sono mancati grandi nomi del teatro e del cinema italiano come Massimo Popolizio e Stefano Dionisi, ma anche con loro il clima di squadra si è creato in men che non si dica». Non è tutto: il tuo volto comparirà anche in una puntata de «L'allieva» con Alessandra Mastronardi, realizzata da Endemol per Rai Fiction le cui riprese sono tuttora in corso. «Sì, le riprese dureranno fino ad ottobre per cui la vedremo nella stagione 2016. Ho avuto spazio in un solo episodio interpretando una tuffatrice alle prese con il doping e problemi familiari».

Il tuo film preferito? «Su questa domanda cambio sempre idea, il film preferito dipende dall’umore». Il tuo regista preferito? «Le trame ambigue di Lynch, i turbamenti di Lars von Trier, la sensibilità di Xavier Dolan». Quando sei felice quale film guardi? «Quando sono felice non guardo film, esco e mi diverto». E quando sei triste? «Melancholia di Lars von Trier». Se potessi riavvolgere il nastro del tempo quale attrice del passato vorresti essere? «Non andiamo troppo indietro con il tempo, bastano una ventina di anni e fatemi nascere Kim Basinger». Come hai trascorso l'estate? «Ho lavorato e ad agosto sono andata in vacanza a Parigi e a Venezia».

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IRENE SPLENDORINI

«If I were born Kim...» by Cristina Crisci

Two fiction TV programs, other projects she prefers not to discuss, she has been the sponsor of Tiferno Comics and the Echogreen Festival, she spends her time between Monte Santa Maria Tiberina and Rome. Irene Splendorini just finished her diploma at the Experimental Centre for Cinematography in Rome and is starting her first clapperboard. This autumn we will see her in a couple of fiction programs for Rai Uno and The Mag wanted to tell her story with photographs of her father, Aldo Splendorini. In which location in the Tiber River Valley would you like to be photographed? «The plaster cast gallery of Caprese Michelangelo». We took the pictures here and we asked Irene some questions. In the fall we will see you in the fiction on Rai Uno «Il Confine», it has been presented as one of the fictions of prime time TV, what is it about? «The fiction is a film in two episodes made for RAI and it is a modern, contemporary love story, and if you see it you will understand why, as it has to do with the tragic consequences of the first World War». What is your role? «I am a Red Cross worker, friend and colleague of the protagonist, a bit inexperienced and fearful». Tell us a little bit about the filming: where did you film it and how did you get on with the rest of the cast? «We filmed in Friuli-Venezia Giulia: Gorizia, Cormons, Trieste, Udine and Venzone. I don’t usually have any problems with my colleagues, but this cast was mostly made up of young emerging actors, and for this reason it was easy to establish a good feeling with them. There were great names from Italian theatre and cinema like Massimo Popolizio and Stefano Dionisi, but even with them a team atmosphere was created in no time at all».

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And that’s not all: your face will appear in an episode of «L'allieva» with Alessandra Mastronardi realized by Endemol for Rai Fiction which is still being filmed now. «Yes, it will be filmed until October so we will see it in the 2016 season. I was in just one episode playing a diver dealing with doping and family problems». You earned your diploma at the Experimental centre of Cinematography in Rome: what was your eperience like? «There are some who say it is useless to attend a school and those who are against it, for me it was like winning the lottery, if I hadn’t done that school and met all the people I met during those three marvellous years I would not be the actress and especially not the person that I am today».


«Every colleague that I have had, famous, veteran or useless has taught me something. What’s important is observing and re-inventing» Among the actors with whom you have worked together who taught you the most? «Every colleague that I have had, famous, veteran or useless has taught me something. What’s important is observing and re-inventing». In your future as an actress you would like to… «Win an Oscar without passing first for a David di Donatello Award». Work projects? «I normally wouldn’t be a person who believes in luck but I have learned to be…». Your favourite film? «I am always changing my mind about this, my favourite film depends on my mood».

Your favourite director? «The ambiguous plots of Lynch, the turmoil of Lars von Trier, the sensitivity of Xavier Dolan». When you are happy which films do you watch? «When I am happy I don’t watch films, I go out and have fun». And when you are sad? «Melancholia by Lars von Trier». If you could go back in time which actress would you want to be? «Not too far back in time, 20 years is enough to let me be born Kim Basinger». How did you spend your summer? «I worked and in August I went on holiday to Paris and Venice».

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SONO UN RAGAZZO

FORTUNATO di Andrea Tafini

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In pochi mesi è passato dai locali di provincia ai più grandi palcoscenici italiani. Edoardo Menichella in arte Ed, cantautore biturgense classe 1988, è la rivelazione musicale dell'anno, uscita fuori dal “basso”, grazie alla voce, alla melodia, fattasi strada al di fuori dei talent-show. Parte da lontano la storia di Ed, da anni di canzoni e concerti con la sua ex band, gli E45, e poi da solo con la sua chitarra acustica in giro per la Costa Azzurra e la Riviera adriatica. Questa storia, però, prende una piega inaspettata quando nel gennaio 2015 Ed sforna una cover di "Sabato" che piace così tanto a Jovanotti da complimentarsi con lui via Twitter e poi chiamarlo per suonare alla trasmissione Webnotte in onda su Repubblica.it. Fino ad arrivare a quest'estate e alla proposta di aprire gli spettacoli del tour "Lorenzo negli stadi 2015". Un'occasione che può cambiare tutto e che Ed ha colto al volo.


Ed Menichella Prima di tutto, Ed, cosa si prova a suonare davanti a migliaia di persone? «Eh, gira la testa. Come quando sei in cima a una montagna e ti guardi intorno, guardi il paesaggio, il cielo e ti senti piccolo, ma al tempo stesso quasi onnipotente. Sei al centro di qualcosa di enorme, di grandioso. Tutta quella gente è lì per emozionarsi, per provare quel brivido magico e tu sei lì, dall'altra parte, da solo, sai che se ci sei è perché tu puoi dargli quel brivido, farli emozionare tutti, anche solo per un istante. Sei piccolissimo e grandissimo allo stesso tempo. Non so come altro spiegare. Per il resto, suonare è sempre la stessa cosa, che siano 10 persone o 50.000. Chiunque suoni o canti sa di cosa sto parlando». La prima volta che sei salito sul palco per aprire il concerto di Jovanotti cos'hai pensato? «Che ci doveva essere stato un errore, e che in qualche modo se ne sarebbero accorti tutti di lì a qualche minuto. Poi appena ho suonato il primo accordo della mia canzone, "Generazione", con cui aprivo il concerto, ho visto il sole che iniziava a tramontare sopra tutta quella gente e ho capito che per la prima volta nella mia vita ero nel posto giusto, al momento giusto. Subito dopo il pensiero è andato alla chitarra perché ovviamente il sol mi sembrava un po' scordato!». Quando hai fatto la cover di "Sabato" il tuo obiettivo era arrivare a Lorenzo o tutto è avvenuto per caso? «Ho deciso di fare la cover di "Sabato" perché mi colpì in modo particolare la prima volta che la sentii alla radio. Poi ho pensato che sarebbe stato figo suonare una cover appena dopo l'uscita del brano. Come quando Hendrix fece la cover di "Sgt.Pepper's" solo tre giorni dopo l'uscita dell'originale. Allora ho deciso. Tutto per caso. La scelta di caricarla su Soundcloud e non su Youtube invece, è stata fatta proprio perché avevo notato che Lorenzo ripostava molti remix di "Sabato" sul suo canale. Ho pensato che se gli fosse piaciuta, magari avrebbe ricondiviso anche la mia versione. Ma era pura immaginazione, fino a che non è successo».

di cena. Tutti vanno velocissimi e sanno che se non faranno bene il loro lavoro qualcosa andrà storto. E niente deve andare storto. Sei in serie A. Non puoi permetterti di sbagliare. Ma tutto questo in un clima tra gli addetti ai lavori, i musicisti, lo staff, sempre molto positivo, scherzoso, leggero. Insomma senti il peso della responsabilità, ma l'atmosfera resta suggestiva».

« Tutti vanno velocissimi e sanno che se non faranno bene il loro lavoro qualcosa andrà storto. E niente deve andare storto. Sei in serie A. Non puoi permetterti di sbagliare. Ma tutto questo in un clima tra gli addetti ai lavori, i musicisti, lo staff, sempre molto positivo, scherzoso, leggero. » Quali sono i tuoi riferimenti musicali? «Bob Dylan, John Lennon, Lucio Battisti, i Beatles. Poi molti altri, ma loro sono i miei santi protettori».

Stai progettando qualcosa per il futuro? Un disco? «Sto scrivendo nuove canzoni. Ne ho già molte, ma devo scriverne il più possibile. Per il futuro ci sono molti progetti, sicuramente anche un album, ma non so bene come, quando, in quanto tempo, o per chi. So solo perché. Comunque meglio non progettare troppo, Che atmosfera si respira dentro un tour del magari poi arriva la vita e ti scombussola tutti i piani!». genere? «Magica. È come far parte di un circo itinerante. Consigliaci l'album o la canzone che non Abbiamo girato tutti gli stadi più grandi d'Italia, da possiamo perderci per l'autunno-inverno Milano a Messina. Ovviamente l'aria che si respira che verrà. dietro alle quinte è quella di un luogo di lavoro, come «Come disco direi "Long Way Down" di Tom Odell. nella cucina di un ristorante il fine settimana, all'ora Canzone... "Buzzcut Season" di Lorde».

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ED MENICHELLA: I’M A LUCKY GUY di Andrea Tafini

In just a few months, he has gone from the local scene to the biggest Italian stages. Edward Menichella a.k.a. Ed, a singer-songwriter native of Sansepolcro, born in 1988, has been the musical revelation of the year, coming up from the “bottom”, thanks to his voice, to the melody, making his way beyond talent shows. His history, starting way back, from years of songs and concerts with his ex-band, the E45, and then alone with his acoustic guitar around

the French Riviera and the Adriatic coast. This story, however, takes an unexpected turn when in January 2015, he did a cover of "Sabato" which Jovanotti liked so much that he complimented him on Twitter and then called him to play on the TV show Webnotte airing on Repubblica.it. Until this summer and the proposal to be the opening for the Lorenzo shows in the stadiums for his tour in 2015. A chance to change everything and Ed jumped at it immediately.

First of all, Ed, what was it like to play in front of thousands of people? «Uh, it makes your head spin. Like when you are on top of the mountain and you look around, you look at the landscape, the sky and you feel small, but at the same time almost omnipotent. You are at the centre of something huge, something great. All those people are there to get excited, to feel that magic thrill and you are there, on the other side, alone, you know that you are there because you can give them that thrill, make them all excited, even if just for an instant. You are so small and so big at the same time. I don’t know how else to describe it. For the rest, playing is the same thing, whether there are 10 people or 50,000. Everyone who plays or sings knows what I am talking about».

renzo had re-posted many of the remixes of "Sabato" on his channel. I thought that if he liked it, maybe he would have shared mine too. But it was pure imagination, until it happened».

The first time that you went up on stage to open a Jovanotti concert what were you thinking? «That there must have been a mistake, and that in some way they would have all realized it in a few minutes. Then as soon as I played the first chord of my song, "Generazione", the one I was opening the concert with, I saw the sun setting on all those people and I understood that for the first time in my life I was in the right place, at the right time. Right after that, my thought went to the guitar because obviously sol (G) seemed to be a little off-key! ». When you did the cover of "Sabato", was it your goal to get to Lorenzo or did it all happen by chance? «I decided to do a cover of "Sabato" because it hit me in a special way the first time I heard it on the radio. Then I thought that it would be cool to play a cover as soon as it came out. Like when Hendrix did a cover of "Sgt. Pepper’s" only three days after the original came out. So I decided. Entirely by chance. The choice to upload it on Soundcloud and not on Youtube instead, was exactly because I had seen that Lo-

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What kind of atmosphere do you breath in a tour like this? «Magic. It’s like being part of an itinerant circus. We have been in all the biggest stadiums of Italy, from Milan to Messina. Obviously the air that you breath behind the scenes is that of a workplace, like in restaurants at the weekend, at dinner time. Everyone moves superfast and they know that if they don’t do their work well, something will go wrong. And nothing must go wrong. You are in the A league. You can’t let yourself make a mistake. But all of this in a climate of employees, musicians, staff which is always very positive, joking, light. In short, you feel the weight of the responsibility but the atmosphere remains evocative». Who are your musical references? «Bob Dylan, John Lennon, Lucio Battisti, the Beatles. Then many more, but these are my saints». Are you planning something for the future? A disc? «I’m writing new songs. I already have many, but I need to write as many as possible. For the future there are many plans, certainly an album, but I don’t know exactly how, when, in how much time, or for whom. I only know why. Anyway it’s better not to plan too much, because then life happens and it messes up all your plans!». Advise us on the album or song that we should not miss coming out this autumn-winter. «As a record I would say Long Way Down by Tom Odell. Song… Buzzcut Season by Lorde».


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Cinema Metropolis /Umbertide

LAGUNA LATINA di Luca Benni e Matteo Cesarini

Si è chiusa da poco l'edizione numero 72 della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia. Quest'anno la giuria presieduta dal regista messicano Alfonso Cuarón - composta da Elizabeth Banks, Emmanuel Carrère, Nuri Bilge Ceylan, Hou Hsiao-hsien, Diane Kruger, Francesco Munzi, Pawel Pawlikowski e Lynne Ramsey - ha voluto premiare in particolar modo esponenti del cinema e della cultura latina, lasciando a bocca asciutta film che i rumors davano tra i favoriti; tra questi il documentario sui minatori cinesi "Behemoth" o "Francofonia" di Sokurov (già vincitore del Leone d'Oro con Faust nel 2011).

Alla fine il Leone d’Oro per il miglior film va all'intenso e perturbante "Desde allà from afar" del venezuelano Lorenzo Vigas, per una sceneggiatura scritta insieme a Guillermo Arriaga; mentre il Leone d’Argento per la migliore regia è stato vinto da Pablo Trapero per il bellissimo "El Clan" (frutto di una produzione Argentina/Spagna), inspirato a rapimenti realmente accaduti trent'anni fa dopo la fine di una delle più terribili dittature del dopoguerra, quella argentina appunto. Sempre in tema latino, la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile è andata a Valeria Golino nel film "Per amor vostro" di Giuseppe Gaudino, unico premio "italiano"; mentre Marco Bellocchio, con "Sangue del mio sangue", già uscito negli schermi italiani, e Luca Guadagnino, con il suo cast hollywoodiano di "A bigger splash", sono rimasti a bocca asciutta. "L'attesa" di Piero Messina (all'esordio ma già collaboratore di Sorrentino) si è aggiudicato il Leoncino d'Oro,

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proclamato da una giuria di giovani e giovanissimi. A nostro parere, comunque, il miglior film italiano visto a Venezia è risultato "Non essere cattivo" del compianto Claudio Caligari, presentato fuori concorso: film all’altezza dei suoi precedenti "Amore tossico" e "L’odore della notte", che dopo la morte del regista romano è stato portato avanti a livello di produzione da Valerio Mastrandrea: un film che scuote fino al midollo.

Emozioni sullo schermo anche per il premio Glory to the Filmmaker Award 2015 ricevuto da Brian De Palma, che è stato anche protagonista del documentario "De Palma" sulla sua vita da cineasta ad opera di Noah Baumbach e Jake Paltrow, proiettato fuori concorso.

Lorenzo Vigas premiato con il Leone d'Oro Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile a Valeria Golino


Cinema Metropolis /Umbertide by Luca Benni e Matteo Cesarini

LATIN LAGOON

The 72nd edition of International Show of Cinematographic Art in Venice has recently ended. This year the jury was presided by the Mexican director Alfonso Cuarón – composed of Elizabeth Banks, Emmanuel Carrère, Nuri Bilge Ceylan, Hou Hsiao-hsien, Diane Kruger, Francesco Munzi, Pawel Pawlikowski and Lynne Ramsey – they wanted to honour parts of the Latin cinema and culture in a special way, disappointing the rumours about the favourites; among these the documentary about the Chinese miners "Behemoth" or "Francofonia" by Sokurov (previous winner of the Leone d’Oro with Faust in 2011).

In the end, the Leone d’Oro for the best film went to the intense and disturbing "Desde allà from afar" by the Venezuelan Lorenzo Vigas, for a script written together with Guillermo Arriaga; while the Leone d’Argento for the best director was won by Pablo Trapero for the beautiful "El Clan "(outcome of an Argentinian/Spanish production), inspired by real kidnappings that happened thirty years ago after the end of one of the most terrible dictatorships of post war, from Argentina to Marinelli - NON ESSERE CATTIVO be exact.

In keeping with the Latin theme, the Coppa Volpi for the best female performance went to Valeria Golino in the film "Per amor vostro" by Giuseppe Gaudino, the only “Italian” prize; while Marco Bellocchio, with "Sangue del mio sangue", already in Italian screens, and Luca Guadagnino, with his Hollywood cast in "A bigger splash", were left empty-handed. "L'attesa" by Piero Messina (debuting but already collaborator with Sorrentino) was given the Leoncino d’Oro, proclaimed by a jury of the young and the very young. In our opinion, the best Italian film seen in Venice was "Non essere cattivo" by the pitied Claudio Caligari, presented not competing: film measuring up to its precedents "Amore tossico" and "L’odore della notte", which after the death of the Roman director, has been produced by Valerio Mastrandrea: a film that shakes you to your bones. Emotions on the screen as well for the prize Glory to the Filmmaker Award 2015 received by Brian De Palma, who was also the star of the documentary "De Palma" about his life in filmmaking a work of Noah Baumbach and Jake Paltrow, shown but not competing.

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MILLE SFUMATURE DI WHITE A THOUSAND SHADES OF WHITE Che Jack White fosse un tipo 'molto' particolare e dai mille interessi era ormai cosa nota. Chitarrista-cantante dei White Stripes, membro dei Raconteurs e The Dead Weather (supergruppi composti assieme ad altri amici di Kills, The Greenhornes e Queens Of The Stone Age), collabora con alcuni tra i più celebri musicisti contemporanei portando avanti la carriera solista, ama le incursioni cinematografiche con apparizioni e colonne sonore, nutre la sua ossessione per il numero 3, è un fanatico del baseball e non disdegna presenziare nelle più disparate risse nei locali. Ultima in ordine di tempo, ma non certo per importanza, quella che riporta in auge la "storia tesa" tra Jack White e i Black Keys. A metà settembre per puro caso, White e il batterista dei Keys, Patrick Carney, sono capitati nello stesso bar di New York, ed ecco che tra versioni discordanti le tensioni hanno preso fuoco. Non sono i termini di questo alterco ad interessare, quanto il fatto che a distanza di poco tempo dall'evento White svela il suo ultimo progetto, che è quanto di più lontano dalla sua figura ci si possa immaginare! Con la sua etichetta discografica, Third Man Records, Jack White (padre di due bimbi) pubblica il 6 novembre una compilation per bambini (unita a un libro illustrato di Jess Rotter) intitolata This Record Belongs To______ e contenente brani di Carole King, Jerry Garcia, Woody Guthrie, Nina Simone, Donovan e molti altri. La copertina del disco: un album da colorare. Tutto questo era decisamente troppo poco per il nostro White, che ha quindi deciso di creare per l'evento un giradischi portatile pensato apposta per i più piccoli, munito di presa usb e casse interne in modo che lo si possa utilizzare ovunque e contenuto in una valigetta metallica adatta a resistere anche agli ascoltatori più scalmanati. In vendita al ragionevole costo di 95 dollari (giradischi + LP). Tra queste miriade di "attività" a questo punto chissà cosa altro ci dovremmo aspettare da quel vulcano imprevedibile di Jack White?

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That Jack White is a very special bloke and has a thousand interests is well known. He’s the singer-guitarist of the White Stripes, member of Raconteurs and The Dead Weather (supergroups made up of friends from Kills, The Greenhornes and Queens Of The Stone Age), works with some of the most famous contemporary musicians as well as pursuing a solo career, loves his incursions into film with both appearances and music scores, feeds his obsession with the number 3, is a baseball fanatic and isn’t averse to getting involved in a pub brawl. Last but by no means least, is the event that brought the relationship between Jack White and the Black Keys to a head. By chance in mid-September, White and Black Keys’ drummer Patrick Carney ended up in the same bar in New York, where the tension between conflicting versions escalated. Nothing about this altercation is especially interesting, other than the fact that a short time after the event White revealed his latest project, which is about as different from his usual thing as you can possibly imagine! With his record label, Third Man Records, Jack White (father of two) is publishing a compilation for children on November 6th, (together with an illustrated book by Jess Rotter), entitled This Record Belongs To______ and containing songs by Carole King, Jerry Garcia, Woody Guthrie, Nina Simone, Donovan and many others. The cover of the album is a colouring book. As if this weren’t enough for White, he then decided to create a portable record player specifically designed for children, equipped with a USB socket and internal speakers so that it can be used anywhere, contained in a metal case suited to withstand even the rowdiest of audiences. And all for sale at the reasonable cost of $95, (turntable + LP). Among this myriad of activities, at this point who knows what else we can expect from the unpredictable Jack White!


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LA SETTIMANA DELLA MODA DI NEW YORK

Uno sguardo a tutto quello che di bello e brutto (e cattivo) è successo nella Grande Mela. Di Mats Mayer Pronti? L'evento del'anno è finalmente arrivato: la New York Fashion Week! Centinaia, se non migliaia, di redattori di moda, blogger, celebrità, modelle e altri appassionati affollano una delle città più vive del mondo per ammirare ciò che i nostri stilisti preferiti hanno in serbo per la prossima stagione. Ecco allora una serie di momenti da non dimenticare. Cambio di scenario: dopo la separazione dal suo sponsor più importante, Mercedes-Benz, che aveva disposto la fashion week a Bryant Park e il Lincoln Center, il CFDA (Council of Fashion Designers of America) ha scelto di tornare in due location tradizionali di New York: lo Skylight Moynihan, che si trova nella storico ufficio postale James A. Farley sulla West 33rd Street, e lo Skylight Clarkson Square, situato a West Soho. Entrambe le location avevano più di 96.000 m² di spazio dove, accanto a diversi angoli "off-site", quasi 70 designer hanno messo in mostra con grande orgoglio le loro ultime collezioni. Un epic fail?: gli spettatori sono rimasti senza fiato quando hanno visto una modella dopo l'altra sfilare, cadere, rialzarsi e continuare a camminare lungo la passerella come se non fosse successo nulla. Fortunatamente per il CFDA questa però non è stata solo una serie inspiegabilmente sfortunata di eventi, cosa che è diventata evidente quando alcuni ballerini hanno iniziato a ballare, in contemporanea alla sfilata. La ''trovata'', una coreografia accuratamente organizzata grazie a una collaborazione con il New York City Ballet, ha fornito lo scenario perfetto per mostrare alcuni progetti ispirati all'ar-

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chitettura di Frank Lloyd Wright. Il ricordo dell'11 settembre: con il World Trade Centre sullo sfondo e una "Ave Maria" scelta come musica della parte finale, Givenchy ha omaggiato in modo perfetto le vittime del 9/11. È stato sicuramente uno degli spettacoli più ''in'' della settimana: basta dire che hanno partecipato Kim Kardashian, Kanye West, Anna Wintour, Nicki Minaj, Julia Roberts, Michael Kors e molti altri! Lo show, con la sua straordinaria combinazione di statue umane, monaci buddisti e con una collezione mozzafiato (per non parlare delle maschere realizzate su misura) ha anche dimostrato che Riccardo Tisci non è un novellino quando si tratta di mettere in piedi una sfilata incredibile. Barbie è tornata: Jeremy Scott ha riportato il divertimento alla moda, con il suo stile prêt-à-porter inspirato ai cartoni animati e a colori vivaci ed ironici. La perfetta scelta delle modelle (tra cui le superstar Gigi e Bella Hadid) ha sostenuto alla grande il suo hair-style e il trucco in piena tendenza Barbie anni '60, rendendo questa collezione perfetta per chi voglia sentirsi una moderna pop star! Uno stravagante street-style: con tipe alla moda come Eva Chen, Chiara Ferragni, Leandra Medine e Anna Dello Russo (per citarne solo alcune!) che indossano i loro outfit più stilosi, le strade della NYFW erano l'occasione giusta per dare un'occhiata alle tendenze più ''hot'' che si possano vedere attualmente nella Grande Mela. Cosa va per la maggiore? Completi con stampe colorate diverse abbinate tra loro, riproposte in una nuova forma, culottes a vita alta e un chiaro ritorno agli anni '70.


NEW YORK FASHION WEEK

An insider’s view of the good, the bad, and the ugly. by Mats Mayer Are you ready? – It’s that exciting time of year again, NYFW has arrived! Hundreds, if not thousands, fashion editors, style bloggers, A-list celebrities, models and other fashion aficionados flock to one of the most booming cities in the world to marvel at what our favorite designers have in store for us for the upcoming season. Here are the most memorable moments of this NYFW Spring/Summer 2016. A Change of scenery: After parting with its biggest sponsor, Mercedes Benz, who stuck with fashion week through their days at Bryant Park and Lincoln Center, the CFDA choose to return to two of their prior locations in NYC: Skylight Moynihan, located in the historic James A. Farley Post Office on West 33rd Street, and Skylight Clarkson Square, located in West Soho. Both locations provided over 1034,000 square feet of venue where, alongside numerous “offsite” locations, close to 70 designers proudly showcased their newest collections. An epic fail?: Spectators gasped as they saw one model after the other trip, fall, get back up, and keep walking down the runway as though nothing had happened. Luckily for the CFDA, this wasn´t just a streak of unexplainable bad luck, something that became apparent when dancers simultaneously broke into dance. The clever stunt, a carefully rehearsed choreography that had been plotted as part of a collaboration with the New York City Ballet, provided the perfect platform to showcase designs inspired by the architecture of Frank

Lloyd Wright. An ode to the 9/11: With the World Trade Centre standing triumphantly as its backdrop, and “Ave Maria” as the choice of music for the closing act, Givenchy provided the perfect tribute to the victims of 9/11. It was definitely amongst the most star-studded shows (attendees included Kim Kardashian, Kanye West, Ana Wintour, Nicki Minaj, Julia Roberts, Michael Kors, among many, many others!), that, with its amazing combination of human statues, Buddhist monks, and breathtaking collection (including the much talked after custom-made masks), proved that Riccardo Tisci is no rookie when it comes to putting on an amazing runway show. Barbie is back!: Jeremy Scott brought the fun back to fashion, with his cartoon-infused and color-crazed ready-to wear fest. His supreme choice of models (including fashion superstars Gigi and Bella Hadid) rocked his ‘60´s Barbie-esque choice of hair and makeup to perfection, making this collection fit for nothing less than the modern want-to-be pop star. Street style extravaganza: with fashion fuses like Eva Chen, Chiara Ferragni, Leandra Medine, and Anna Dello Russo (to only name a few!) wearing their most stylish choice of outfits, the streets surrounding the NYFW venues were the perfect occasion to check out the hottest trends currently hitting the New York Streets. Favorites included colorful print-on-print ensembles, the newly reinvented overall, high-waisted culottes, and a clear return of the ‘70´s.

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Paolo Tofani MUSICA LIBERA

Paolo Tofani, ex componente degli Area, si è esibito insieme a Saveria Shucantava venerdì 25 Settembre nella suggestiva cornice dell'ex Chiesa di Sant’Apollinare a Città di Castello, per un evento organizzato dall’associazione culturale ARTEFARE in collaborazione con Area Open Project. Tofani, chitarrista in primis, ha passato le ultime quattro decadi a indagare le più disparate sonorità musicali: rock & roll, blues, pop, passando per il progressive rock e la sperimentazione elettronica, giungendo infine alla musica indiana. Tutti questi ambienti sonori convivono ancora all’interno dei suoi spettacoli mescolandosi nei modi più improvvisi. di Michele Mandrelli

Hai attraversato decadi di musica vivendo esperienze di generi molto diversi fra loro. Dai tuoi esordi ad oggi qual è l’elemento musicale che è cambiato maggiormente? «Sicuramente l’approccio alla musica. Da giovani si rimaneva in sala a suonare con passione ore e ore, poi dall’esperienza degli Area in avanti è subentrata la progettualità, il costruire la musica attorno ad un concetto o un’idea. Negli ultimi anni, la progettualità stessa è stata affiancata dalla spontaneità e dall’improvvisazione e in certi casi completamente superata. Al momento la mia musica è libera da qualsiasi schema e totalmente improvvisata». Pensi che la musica sia ancora un mezzo per veicolare dei contenuti sociali come ai tempi degli Area?

«Noi volevamo cambiare tutto perché eravamo convinti che fosse tutto da cambiare; alla fine però ci accorgemmo che questa trasformazione non era possibile o per lo meno di aver sbagliato strada. La musica, degli anni '70 come quella odierna, ha la possibilità di toccare l’anima delle persone e di farle sentire diverse, il problema è che il suono di oggi è globalizzato, è solo un circuito senza fine dove gli obbiettivi finali sono fama e successo».

Com’è stato lavorare con Demetrio Stratos? «Demetrio era una persona con un meraviglioso lato umano, un forte desiderio di esplorarsi e di fuggire dall’ordinario. Lavorare con lui è stato bellissimo, era molto determinato e convinto che tutto fosse realizzabile; gli Area per lui rappresentarono un nido, una famiglia dentro la quale sviluppare il grande artista che in seguito sarebbe diventato». La tecnologia e la ricerca sonora hanno sempre avuto un ruolo importante all’interno dei tuoi live, ci puoi parlare degli strumenti che utilizzi? «Il centro dei mie live set è il mio computer controllato tramite alcuni I-pad. Questa parte elettronica è accompagnata dalla trikanta veena, un insieme di tre strumenti indiani progettato e realizzato direttamente da me». C’è un motivo particolare per cui sei a Città di Castello? Se sì potresti raccontarcelo? «Qui vivono due miei grandi amici, Gianpaolo Tommasetti e Saveria Shucantava. Il primo è parte dell’associazione ARTEFARE fautrice dell’evento e soprattutto uno dei miei pochi amici sinceri; Saveria invece sta lavorando con me ad alcuni progetti riguardanti teatro e musica, la commistione dei quali sarà il prossimo passo del mio percorso artistico ed umano».

Guarda la video intervista

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Luigi Martini FINALISTA ALL' INTERNATIONAL VISIONARY AWARD

È salito sul palco del Royal Albert Hall di Londra per il gran finale dell'International Visionary Award, il premio più importante al mondo riservato ai talenti parrucchieri. Lui è Luigi Martini, titolare dei saloni «Gocce», con sede a Sansepolcro ed Arezzo nonché direttore artistico dell'azienda di cosmetici per capelli «Sens. us» di Sansepolcro. Martini è stato tra i 36 finalisti selezionati in tutto il mondo (insieme a lui altri 5 italiani) nella categoria «Cut and color». Il parrucchiere di Sansepolcro ha concorso al premio con la campagna pubblicitaria «The Wonderland Collection» realizzata per la «Sens.us» insieme alla fotografa Nima Benati, «una campagna molto importante per me - dice - che segna il mio debutto come direttore artistico del master team di Sens.us ed è un omaggio alle donne di oggi che osano ed esprimono la loro individualità in modo creativo. È stata un’emozione incredibile ricevere la mail che annunciava la mia elezione tra i finalisti del Visionary Award. Voglio aggiungere che è un orgoglio grandissimo per me essere uno dei parrucchieri che rappresenterà l’Italia. Per questo che è già un successo, ringrazio di cuore Sens.ùs che mi offre la possibilità di realizzare le collezioni moda insieme al Team Creativo Sens.ùs e allo staff tecnico fatto di persone fantastiche che lavorano costantemente con me».

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Belen a Spoleto!

Tappa spoletina tra i flash di fotografi e curiosi per Belen Rodriguez, che il 17 settembre è sbarcata nella città del Festival dei Due Mondi per girare una puntata della serie numero 10 di Don Matteo. A Spoleto Belen ha gradito particolarmente il cibo umbro,mangiando stracciata al tartufo, salumi e formaggi locali, dispensando sorrisi e portando in giro la sua planetaria e cliccatissima bellezza!

Così sui social!

Che onore!!!!!! Grazie grazie grazie!!!!!! #TerenceHill #NinoFrassica #lafiction #donmatteo #primapuntata

Grazie al ristorante Apollinare per la meravigliosa cena e l'atmosfera accog liente!!!! #Spoleto #donMatteo

a C'era una volta una bambina che giocav la a fare l'attrice, la modella, la cantante, smesballerina...... Per fortuna non ho mai so. #corazoncontento #farciochevuoifare #crederci #nonsmetteredigiocare

pagnia..... Al lavoro in stupenda com altro argentiSignori e signore un ill no come me @andresg #donmatteo

Me & Terence Hill #donMatteo #primociak #terencehill #cheonore

L'arrivo in città ph: Nicoletta Di Cicco Pucci Comune di Spoleto

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INTO THE NETFILX 114

di

Marco Polchi


Segnate questa data: 22 ottobre 2015. Il giorno è di quelli importanti, da ricordare, per chi come noi è appassionato di serie tv e anche tecnologia. Che leggiate questo articolo prima o dopo, il 22 ottobre arriva in Italia Netflix, la TV online più diffusa del mondo, con 60 milioni di abbonati in 52 paesi, che permette di visualizzare milioni di show televisivi, serie TV originali, documentari e film dal proprio PC, smartphone e tablet. Ne avevamo già accennato nella puntata precedente di questa rubrica, quella di agosto/settembre, ma insomma, ora che ci siamo, sembra giusto approfondire la questione. Innanzi tutto Netflix, ideata da Reed Hastings (54 anni, originario di Boston, già ufficiale dei marines, studente di matematica e informatica), ha prodotto in tre anni 320 ore di contenuti originali, tra cui tre film e 18 serie televisive ottenendo 45 nomination agli Emmy Awards con 16 vittorie (in gran parte per “House of Cards”), 13 al Golden Globe con due conquiste (incluso l’attore Billy Bob Thornton per “Fargo” prodotto dai fratelli Coen) e due all’Oscar, senza trofei. Il catalogo italiano sarà diversificato, da “Grace and Frankie” con Jane Fonda a “Bloodline”, da “Chef’s table” a “Daredevil” a “Marco Polo”, con Lorenzo Richelmy nel ruolo principale e Pierfrancesco Favino. Poi ecco “Narcos”, una serie tv originale che racconta la storia del traffico di droga del cartello di Pablo Escobar. Inoltre sembra che il colosso americano sia in trattativa con la Cattleya (la casa di "Romanzo Criminale" e "Gomorra", per intenderci) per produrre una serie su Mafia Capitale. Infatti, con l’avvento in Italia, Netflix pare intenzionata a sviluppare prodotti originali per il nostro Paese. Cosa molto importante, Netflix non ha pause pubblicitarie e gli abbonamenti mensili sono abbastanza convenienti e si basano sulla qualità della risoluzione e sul numero dei dispositivi collegati: 7,99 euro al mese con contenuti in SD e un solo dispositivo; 8,99 euro al mese con contenuti in Full HD e fino a due dispositivi; 11,99 euro al mese con contenuti fino a 4K e quattro dispositivi. Dunque, tra l'arrivo della piattaforma streaming, l'inizio di nuove serie tv (tra cui Into the Badlands, Minority Report e Master of none) e la riconferma di altre (Fargo, the Knick) l'autunno sarà tutto da vivere.

Save this date: 22th October 2015. This day is one of the important ones, to remember, for those of us who are passionate about TV series and technology. Whether you read this article before or after, on the 22th of October, Netflix is coming to Italy, the most widespread online TV in the world, with 60 million subscribers in 52 countries, which allows you to see millions of television shows, original TV series, documentaries and films from your own PC, smartphone or tablet. We’ve already hinted at it in the last number of this feature, the August/ September issue, but now that we are here, it seems fitting to elaborate this matter. First and foremost, Netflix, created by Reed Hastings (54 years old, from Boston, Marines official, Maths and IT student), has produced 32 hours of original contents in three years, among which there are three films and 18 television series that have had 45 nominations at the Emmy Awards with 16 wins (for the most part in “House of Cards”), 13 at the Golden Globes with two successes (including the actor Billy Bob Thornton for “Fargo” produced by the Coen brothers) and two at the Oscars, but no trophies. The Italian catalogue will be different, from “Grace and Frankie” with Jane Fonda to “Bloodline”, from “Chef’s table” to “Daredevil” to “Marco Polo”, with Lorenzo Richelmy in the leading role and Pierfrancesco Favino. Then there is “Narcos”, an original TV series which tells the story of drug trafficking from the case of Pablo Escobar. Besides this, it would seem that the US giant is in negotiation with Cattleya (the house of "Romanzo Criminale" and "Gomorra", to be clear) to produce a series on the Mafia Capital. In fact, with its arrival in Italy, Netflix seems to want to develop original products for our country. Something very important, Netflix doesn’t have commercial breaks and the monthly subscription is quite affordable and is based upon the quality of the resolution and the number of devices connected: 7,99 euros a month with contents in SD and one device; 8,99 euros a month with contents in Full HD and up to two devices; 11,99 euros a month with contents up to 4K and four devices. So, between the arrival of platform streaming, the beginning of new TV series (among which Into the Badlands, Minority Report and Master of None) and the reconfirmation of others (Fargo, the Knick) this autumn will be an experience to live.

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Gardening Giardinaggio

Ilo Mariottini gardenmariottini@virgilio.it IL GIARDINO... IN APPARTAMENTO!

L'autunno è ormai arrivato, con giornate piovose, a volte soleggiate. Nel giardino gran parte delle piante annuali hanno finito le fioriture o sono ormai agli sgoccioli, stanno perdendo le foglie, assumendo colorazioni tipiche del periodo che preannuncia la stagione più rigida. In questo momento dell'anno, in ogni caso, c'è bisogno di un intenso il lavoro in giardino, per preparare il terreno e le piante al riposo dei mesi freddi, anche se si tratta di uno spazio verde nel nostro appartamento. All'interno delle mura domestiche andranno annaffiate sporadicamente, solo in caso di terreno molto asciutto, e si dovrà evitare di impiegare il concime. Il principale nemico delle nostre piante sarà in questo periodo il riscaldamento, che asciuga l'aria: ricordiamoci di vaporizzare le foglie, utilizzando acqua demineralizzata. Se possediamo un impianto di riscaldamento a pavimento dovremo tenere a mente di posizionare i vasi sempre in un piano rialzato, per evitare che il calore causi danni agli apparati radicali delle nostre amiche verdi. È già ora poi di forzare i bulbi per la fioritura in casa, poniamoli in luogo asciutto e caldo, in modo che ricomincino a produrre le foglie. Novembre è per eccellenza il mese dei ciclamini: gran parte di queste piante hanno bisogno di temperature fresche ma miti; l'ideale sarebbe tenerli all'esterno durante il giorno e in casa di notte; annaffiarli regolarmente, lasciando asciugare il terreno tra una fase e l'altra. Ma passiamo ad alcuni accorgimenti per il terrazzo e il balcone. In questo mese in cui il freddo comincia a farsi sentire, è necessario predisporre barriere efficaci a difesa delle piante.

Per questo è bene utilizzare cannicciati o teli di plastica, sempre che non si vogliano creare piccole strutture in ferro o in legno, o acquistare mini serre in plastica facilmente reperibili.

Per concludere, qualche consiglio per la semina nell'orto e nel giardino. Intanto, la luna Calante (o luna Vecchia) buona per seminare è dal 27 Ottobre al 13 Novembre. Nell'orto si possono seminare Piselli, Cime di rapa e Fave oppure piantare e trapiantare Bulbilli di cipolla, Cipolle precoci, Aglio, Carciofi e Asparagi. Mentre nel giardino si potranno interrare, ad esempio, Papaveri e Fiordalisi o sistemare bulbi di Tulipano, Narciso, Ranuncolo e Giacinto. E ora, scatenatevi!

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CAKE DESIGN

Via Gabriotti, 14 zona lido Tevere Umbertide (PG) torteccetera@hotmail.com Tel. 333 18 97 065 /Torteccetera

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Ricerca, tradizione, passione… ZIBÙ nasce dal progetto di restituire ad Umbertide uno spazio storico. ZIBÙ era dove si ballava, ZIBÙ era dove si parlava di sport, dove ci si riuniva per discutere di politica, dove i ragazzi andavano a giocare. Sicuramente sarà difficile oggi far rivivere quelle sensazioni, quegli entusiasmi, ma ci proveremo… e con sincerità, calore, professionalità e una buona tavola cercheremo almeno di strapparvi un sorriso.

Research, tradition, passion... ZIBÙ began as a project to restore a historic place in Umbertide. ZIBÙ was where people used to dance, to talk about sports, to join together to discuss politics, ZIBÙ was where kids used to play. It’s not easy today to feel again those feelings, those enthusiasms, but ZIBÙ will try... and through warmth and good food at least it try to snatch you a smile.

Via L. Grilli, 63 - Umbertide - PG - Tel. 075 941 20 08 - www.ristorantezibu.it ristorantezibu@outlook.com - cell. +39 345 13 03 019

pages/Ristorarte-Zibù

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AGNE PACCHETTO CAST tte le domeniche. dal 4 ottobre per tulaz ntadina ore 9:30 co ione co stagne: ca lta co rac :30 ore 10 VUOI E CH ELLE GR ATIS TUTTE QU dizionale tipico ore 13:00 pranzo trado lci di castagne di t ffe ore 16:00 bu 9 01 92 923 info. 075 850 20 20 – 32

“Le Burgne” è un meraviglioso casale di fine ’800 situato sulle colline umbre. Al piano terra un grande salone ricavato dalle vecchie stalle la cucina, la reception, il bar, ed i due bagni di servizio. Il primo piano ospita cinque spaziose camere matrimoniali ed un angolo lettura a disposizione degli ospiti. Su richiesta si organizzano “Fattorie didattiche” per vivere a stretto contatto con gli animali da cortile, imparare a fare il gelato, raccogliere le castagne e cercare i tartufi.

“Le Burgne” is a marvellous farmhouse from the 800’s positioned on the Umbra hillside in an enviable position on the border between Umbria and Tuscany. On the ground floor there is also a kitchen, the reception, a bar and two bathrooms. On the first floor there are five spacious double rooms and a reading corner. On request we organize “Educational farms” to live in close contact with farm animals, learn how to make ice cream, collect chestnuts and truffles.

Vocabolo Le Burgne 12, Loc. Celle - 06012 – Città di Castello (PG) - ITALY Info: 075 850 20 20 – 329 01 92 923 - info@agriturismoleburgne.it - www.agriturismoleburgne.it

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MEZZE MANICHE CON GAMBERI DI FIUME, POMODORINI E BASILICO SU VELLUTATA DI ZUCCA GIALLA MEZZE MANICHE WITH RIVER SHRIMP, CHERRY TOMATOES AND BASIL OVER PUMPKIN PUREE di Michele Marinelli e Natascia Trenti del Ristorante "Le Logge".

By Michele Marinelli and Natascia Trenti from Le Logge Restaurant

Ingredienti per 4 Persone: 400g di Mezze maniche

Ingredients for 4 People: 400 g of Mezze maniche

Per la base in padella: 200g di Code Sgusciate di Gambero di Fiume 20 Pomodorini 20 Foglie di Basilico 1 Spicchio d’aglio pulito, tagliato in due 1 Cucchiaino di Olio EVO

For the sauce in the pan: 200 g Deveined River Shrimp 20 Cherry Tomatoes 20 Basil leaves 1 cleaned garlic clove, cut in half 1 teaspoon of EVOO

Vellutata di Zucca Gialla: 300g di Zucca gialla pulita 1 Patata piccola 1 Scalogno, Olio EVO

Pumpkin Puree: 300 g cleaned pumpkin pulp 1 small potato 1 scallion, EVOO

Procedimento: Per la vellutata di zucca gialla si inizi col pulire e tagliare la scalogno e farlo poi soffriggere in olio EVO. In seguito aggiungere la piccola patata tagliata in quattro, la zucca gialla, acqua in base alla consistenza della zucca e sale quanto basta. Portare a cottura a fuoco moderato e ottenere la salsa passando poi tutto al mixer. All’evenienza utilizzare un colino se rimane qualche grumo. Per la base invece si deve mettere l’olio nella padella e l’aglio, facendoli soffriggere; aggiungere il basilico e le code di gamberi, far andare per un minuto, aggiungere i pomodorini tagliati in quattro e spegnere. Lessare poi le mezze maniche in acqua salata e saltarle con la base in padella. Per proporre al meglio questa prelibatezza è consigliato mettere in un piatto da portata la vellutata di zucca gialla e servire sopra le mezze maniche.

Procedure: For the pumpkin puree begin by cleaning and chopping the scallion, lightly sauté in EVOO. Then add the small potato cut in four, the pumpkin, water as needed for the consistency of the pumpkin and salt to taste. Cook over moderate flame and then puree it in the mixer. If necessary use a strainer if any lumps remain. For the sauce, put oil in the pan with the garlic, and sauté them; add the basil and the shrimp, cook for a minute and add the cherry tomatoes cut in four and then turn off the flame. Boil the mezze maniche in salted water and then cook the pasta together with the sauce over a flame. For a better presentation we advise you to put the pumpkin puree on a platter and serve it over the mezze maniche.

Buon appetito!

Enjoy your meal!

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MOLINI POPOLARI RIUNITI soc. coop. agr. Piazza SolidarietĂ , 1 - 06074 ELLERA - CORCIANO (PG) stabilimento 5 Spighe: Umbertide, 06019 zona ind. Madonna del Moro Tel. 075 941 12 58 fax 075 941 34 80

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I DOLCI DI CASA TUA

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UN SOLDATO, UN GALLO, UNA CITTÀ IMMAGINARIA: L'IRONIA DI TAREK KOMIN NEI GIORNI DELL'UMANESIMO. di Martina Pazzi «Piero? Il gallo sacro dei Giorni dell’Umanesimo si chiama proprio così!». Venerato come un dio e ritenuto sacro perché benedetto dal prete di Grama, città immaginaria e labirintica, il gallo-mascotte de Emilio Seminci e i Giorni dell’Umanesimo, ultimo libro di Tarek Komin edito da Watson Edizioni, porta il nome del Della Francesca e si cuce addosso, sotto le piume, certi rimandi biografici. Seguirlo mentre scorrazza nell’aia di Youtube, nello short-trailer promozionale dedicato al romanzo della giovane promessa della narrativa, antropologo e scrittore emergente di 31 anni nato a Sansepolcro da padre siriano e madre italiana, orienta all’interpretazione della partitura polifonica dell’opera. Porta di accesso al libro, la copertina sembra essere un ammiccamento al lettore: un gallo e un uomo in armatura ritratto in ginocchio, una posa sconveniente per un guerriero, una spada e uno scudo disposti dietro di lui. Una font, quella del titolo, che pare ispirarsi allo scudo e alla spada del soldato, in uno scambio tra testo e immagine che l’atmosfera dei nove giorni di un Umanesimo più che mai attuale ricrea e di cui restituisce un insieme di tradizioni folkloristiche. È allora che la surreale Grama – non è un caso se il romanzo si apre con una citazione tratta dal Castello di Kafka: «Lei non è del Castello, lei non è del paese, lei non è nulla. Eppure anche lei è qualcosa, sventuratamente, è un forestiero» –, meta scelta da Emilio per sottoscrivere un contratto d’affari con Sandro Ticchi e mantenere il proprio posto di lavoro nella ditta del signor Appi, diventa un tripudio di accozzaglie di spade e di fruscii di velluti, in occasione della rievocazione del palio cittadino, in cui le relazioni sociali e gli intrighi irretiscono i personaggi, fino a convincerli che nelle vicissitudini della vita l’apparenza si mescola alla realtà a tal punto da non trovare il bandolo della matassa. Sedotto nelle 520 pagine della sua prova letteraria da certe descrizioni di Nabokov, Calvino, Svevo, dal relativismo dei racconti del suo "Il dedalo del sottosuolo", da suggestioni alla Simeon, Faulkner e, perché no, alla Nanni Moretti, Tarek mescola i piani dell’espressione artistica, in un rocambolesco accostamento contenutistico e stilistico dai vari livelli di lettura. «È divertente cucinare una frase», commenta l’autore, che definisce non a caso Myriam, uno dei personaggi usciti dalla sua penna un «ragazzo appetitoso».

FRANCESCO COZZOLINO LANCIA IL SINGOLO «NON È COSI'» Medico di professione, musicista per passione: è Francesco Cozzolino che ha presentato il suo nuovo singolo «Non è Così», prodotto dalla «Drycastle Records» e presentato negli spazi dell’associazione culturale ARTè a Città di Castello. Cozzolino è l’autore del brano insieme a Mirko Montanari che con lui ha scritto la musica mentre gli arrangiamenti sono di Maurizio Bozzi, nonché produttore. Il brano si accompagna ad un video di animazione ideato e realizzato dal disegnatore Gaetano Bigi, specializzato in motion graphics. «In questa canzone - ha detto Cozzolino - parlo di un musicista che si trova all’estero e immagina una storia d’amore... ma più in generale vorrei spiegare le difficoltà dei tanti musicisti, delle difficoltà che incontrano, dei sogni e delle aspirazioni». Il brano può essere visualizzato sul canale ufficiale Youtube di Cozzolino.

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RENZO SCOPA, SUCCESSO DELLA MOSTRA A TELA UMBRA Gli spazi di Tela Umbra hanno ospitato oltre quaranta opere appartenenti all’ultima stagione creativa di Renzo Scopa (Urbino 1933 – Città di Castello 1997), che copre l’ultimo decennio di vita dell’artista. In mostra opere inedite e per la prima volta esposte al pubblico in un'occasione unica per ammirare il “mondo” dipinto da Scopa con fantasia poetica, ricercatezza visiva e giocosità immaginifica. «Le opere realizzate dall’artista nell’ultimo decennio, contengono un ritorno a temi figurativi e simbolici archetipici – osserva Maria Luciana Buseghin - tra natura e cultura: alberi, fiori, animali (soprattutto cavalli), donne e uomini».

ARIANNA CHIELI INVIATA SPECIALE Cos'hanno avuto in comune la Milano Fashion Week e Twitter? Beh, la tifernate, ormai meneghina d'adozione Arianna Chieli! La blogger è stata infatti la Twitter Fashion Reporter ufficiale della settimana della moda milanese. Arianna, attraverso Twitter e Periscope, ha aggiornato quotidianamente gli utenti Twitter in Italia e nel mondo su quello che è avvenuto alle sfilate, nei backstage, nei party più esclusivi e lungo le strade del quadrilatero della moda. Twitter: @ariannachieli. Periscope: @ariannachieli.

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CITTA’ DI CASTELLO A EXPO! Il capoluogo tifernate protagonista a Milano con l’iniziativa “Città di Castello, il Rinascimento nell’Umbria medievale”, organizzato dall’Amministrazione comunale sabato 26 settembre negli spazi Cascina Triulza della Regione Umbria. Il tutto all'interno della cornice di Expo 2015. L’evento si è aperto con la sfilata storica, guidata da Eva Santucci, cantante tifernate nei panni della Sora Laura, e da Francesco Izzo, presidente della Compagnia dei Balestrieri, per l’occasione Alessandro Vitelli. A guidare il corteo il banditore Mario Menichetti, che ha condotto i figuranti da Cascina Triulza fino allo Spazio Ferrero, aperto sul decumano, quando nell’ultima rappresentazione, Massimo Zangarelli, speaker ufficiale, ha presentato tutti i temi dell’evento, i rappresentanti istituzionali e i produttori. A loro era stata affidata l’immagine del territorio attraverso i suoi prodotti: l’azienda "Lombrico felice", l’"Oleificio Ranieri", "Maridiana Alpaca", "Vini Donini", "Soc. Agricola F.lli Bianchini s.s.", "Prosciuttificio Valtiberino s.r.l.", "Macelleria dell'Allevatore di Lucaccioni Cesare", "Az. Agraria Chiodi," "Tartufi Bianconi snc", "Az. Agr. Petra", "Il Castellano Bo.Ca.", mettendo a disposizione il necessario per allestire la degustazione con il contributo di "Cross" e "Le Fonti "e Fortuni per il trasporti degli oltre cento tifernati. Accanto alla sfilata, sono state proposte le danze rinascimentali dell’associazione di Danza classica e moderna Diamante Renzini di Alessandra Carmignani, scandite dai Tamburini, e i duelli degli Armati, molto seguite e applaudite. Ad un Expo dedicato al tema del cibo non poteva mancare l’associazione Tartufai dell’Alta Valle del Tevere con il presidente Antonio Bicchi e Lorenzo Tanzi. A entrambe il compito di parlare della trifola e di annunciare l’imminente Mostra del tartufo di Città di Castello, in programma dal 30 ottobre al 1 novembre. La trasferta a Milano per Città di Castello si è chiusa sulle note dei Gto, che nella sfera di Cascina Triulza hanno eseguito in un concerto live i brani più conosciuti del loro repertorio, aperti da Eva Santucci, autrice ed interprete dell’Inno ufficiale dell’Umbria, “Spendido”, che è stato eseguito per la prima volta ad Expo.

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FUMETTO, SI CELEBRA TEX D'AUTORE Oltre 500 tavole originali dedicate a Tex, 50 artisti, un mese di mostra al Quadrilatero di palazzo Bufalini, un omaggio al centenario di Burri, ed un tributo a Fusco, il disegnatore storico di Tex recentemente scomparso. Madrina della manifestazione: l'attrice emergente Irene Splendorini. A Città di Castello nella sale del Quadrilatero di Palazzo Bufalini fino al 18 ottobre rivive in tutto il splendore l'epopea di Tex «il primo ad essere stato un uomo senza confini geografici, un americano vestito da indiano… il primo ad insegnarci che siamo tutti fratelli». Ad illustrare questa manifestazione è stato il suo direttore artistico Vincenzo Mollica: «Quest’anno mettiamo in mostra oltre 500 tavole originali con una scenografia davvero particolare alta oltre 3 metri ad ambientazione Far West e un Tex a grandezza naturale in formato 3D realizzato da un’azienda tifernate».

ANCHE IL TABACCO IN VETRINA A MILANO

Cinquanta pagine di storia, cultura e tradizioni legate alla produzione del tabacco e al territorio in cui questo è stato coltivato per secoli e viene coltivato tutt’oggi: l’Alta Valle del Tevere. Si possono sintetizzare così i contenuti de ‘La via del tabacco in Umbria’, una pubblicazione edita dall’Unione italiana tabacchicoltori (Unitab), con il supporto di JTI (Japan tobacco international), presentata nello scenario de ‘La vigna di Leonardo’, a Milano, nell’ambito di Expo 2015. Un progetto editoriale, con testi di Rita Boini e Massimo Canalicchio, in cui vengono illustrati itinerari storico-culturali, naturalistici ed enogastronomici che si sviluppano tra Umbertide, Montone, Pietralunga, Città di Castello, Monte Santa Maria Tiberina, San Giustino e Citerna. All’evento milanese, moderato da Giuliano Giubilei, erano presenti, insieme ad altri rappresentanti delle istituzioni, anche le attrici Serena Autieri e Valentina Lodovini, Emanuele Filiberto di Savoia, il meteorologo Andrea Giuliacci, il presidente del Parma calcio Nevio Scala e l’ex giocatore dell’Ac Perugia calcio Emiliano Testini.

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