Pesaro, 1860-1861. Fatti ed eventi dell'unità d'Italia

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Pesaro, 1860-1861 fatti ed eventi dell’Unità d’Italia

Il 17 Marzo 1861 veniva promulgata la Legge n. 4671 del Regno di Sardegna, che con la pubblicazione sulla “GazARTE E STO RI A NE LLE BAN CHE zetta Ufficiale” del giorno successivo “Invito a Palazzo” sotto l’Alto Patronato del Presidente proclamava ufficialmente la nascita della Repubblica del Regno d’Italia. L’intero corso del 2011 è stato scandito dalle celebrazioni per i centocinquant’anni dell’Italia unita, e anche Banca dell’Adriatico solennizza l’anniversario, con un’esposizione documentaria realizzata in collaborazione con l’Archivio di Stato di Pesaro e Urbino. In mostra una nutrita selezione di materiali, scelti per proporre uno spaccato della vita nei nostri territori nel biennio 1860-1861. Un evento speciale che Banca dell’Adriatico offre in occasione della decima edizione di “Invito a Palazzo”, l’iniziativa grazie alla quale ogni anno centinaia di palazzi di istituti di credito, solitamente chiusi al pubblico, accolgono i cittadini per mostrare un patrimonio artistico e culturale di grande valore, e alla quale Banca dell’Adriatico ha aderito sin dall’inizio, aprendo le sedi di Pesaro, Teramo, San Nicolò a Tordino, Chieti, L’Aquila. Simone Cantarini, Teofilo Patini, Giovan Francesco Guerrieri, Arnaldo Pomodoro: sono solo alcuni degli artisti presenti nella collezione d’arte di Banca dell’Adriatico, oggi nel Gruppo Intesa Sanpaolo, che comprende numerosi capolavori abruzzesi e marchigiani, esposti negli ampi spazi del Centro Direzionale di Pesaro. DIECI ANNI

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Accanto a loro non poteva mancare per festeggiare i centocinquant’anni dell’Italia unita un ospite speciale, il “Garibaldino” di Luigi Varoli (1925), quasi ad accogliere i visitatori e ad accompagnarli lungo una giornata siglata, attraverso un recital, dalle parole di uno dei libri che hanno ‘fatto l’Italia’, Cuore di Edmondo De Amicis. Dopo l’inaugurazione presso il Centro Direzionale di Banca dell’Adriatico l’esposizione dedicata ai centocinquant’anni dell’Unità d’Italia toccherà altre sedi, a confermare quell’attenzione al territorio e alle sue specificità che da sempre è cifra distintiva del nostro operato e che, specie in questo periodo di crisi, intendiamo testimoniare ancora una volta, rafforzando la nostra presenza a fianco di iniziative culturali, e a sostegno delle famiglie e degli imprenditori. Dario Pilla

Direttore Generale Banca dell’Adriatico

L’11 Settembre 1860 le truppe del generale Enrico Cialdini entravano a Pesaro ponendo fine al governo pontificio, durato, salvo brevi parentesi, oltre duecento anni. Una data importante, ricordata nell’intitolazione del Corso principale della città e da alcune lapidi incastonate all’ingresso e all’interno dell’attuale Porta Rimini, unico tra i bastioni dell’antica cerchia muraria a essere sopravvissuto al ‘900. Una data dalla quale l’esposizione Pesaro, 1860-1861. Fatti ed eventi dell’Unità d’Italia prende le mosse nel centocinquantesimo compleanno dell’Italia unita, provando a raccontare quei giorni attraverso documenti e immagini, soprattutto attraverso le parole dei protagonisti. Lampi di storia che focalizzano l’attenzione su quanto è accaduto nella nostra Provincia, per soffermare lo sguardo su figure e aspetti della vita quotidiana di un periodo spesso noto solo perché evocato da pallide reminiscenze scolastiche o distrattamente celebrato, appunto, nella toponomastica. Con l’augurio di una proficua lettura si presenta dunque il breve viaggio nella Pesaro di metà Ottocento: pur nella sua essenzialità si spera possa offrire spunti di approfondimento personale intorno a uno snodo della storia locale e nazionale che ha ancora molto da dire su ciò che è oggi l’Italia. Nel ringraziare tutti coloro i quali hanno contribuito alla realizzazione del progetto, si ricorda che l’esposizione sarà visitabile anche online all’indirizzo web http://www.issuu.com/miss_nettle.

Antonello de Berardinis Luigi Varoli, Garibaldino, 1925 (collezione Banca dell’Adriatico)

a cura di Antonello de Berardinis Cristina Ortolani fotografie Banca dell’Adriatico salvo diversa indicazione le immagini e i documenti riprodotti provengono dall’Archivio di Stato di Pesaro e Urbino si ringrazia l’Archivio storico diocesano di Pesaro

Archivio di Stato di Pesaro e Urbino

Cristina Ortolani


Pesaro, 11-12 Settembre 1860 “Fatto d’armi nella città di Pesaro”. I luoghi, i protagonisti

La sezione d’artiglieria mandata avanti al trotto colla cavalleria aveva appena incominciato il fuoco contro porta Rimini che già il 7° Bersaglieri, assaltate e scalate le mura di porta Cappuccini, entrava nella piazza provocando la fuga dei difensori rimasti a difesa della cinta. Padrone della città, Cialdini fece tosto occupare dalla brigata artiglieria di riserva l’altura chiamata ‘Monte di Loreto’ che domina il forte di Pesaro. ...Essendosi fatta notte buia, il generale, ad evitare il pericolo di recare coi nostri tiri danno alla città, dispose, dopo qualche colpo sparato, che l’attacco si ripigliasse all’alba dell’indomani. (...) Durante la notte, il 7° Bersaglieri aveva occupato un convento prospiciente il vecchio castello sforzesco a quattro torri gradatamente

T. Bicciagli, Pianta acquerellata della Fortezza e delle sue pertinenze, 1782. Sopra, dall’alto: Bombardamento della Fortezza a Pesaro nell’11 Settembre 1860 e Rocca Costanza, oggi carceri giudiziarie, cartoline dei primi anni del ‘900, ed. Federici - Pesaro (Archivio storico diocesano di Pesaro, fondo G. Gabucci)

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trasformato in forte bastionato del XVIII secolo ove si era rifugiato tutto il presidio di Pesaro unitamente al Delegato pontificio Bellà il quale aveva in quei giorni fatto tradurre colà in ostaggio anche taluni pesaresi ‘sospetti’. (...) Dopo meno di mezz’ora di vivo fuoco della nostra artiglieria, il forte inalberò bandiera bianca. Respinta dal generale ogni trattativa di capitolazione condizionata, il colonnello Zappi dovette sottoporsi alla resa a discrezione. In mezzo al gruppo degli ufficiali prigionieri spiccava per il suo abito da prelato con croce d’oro al petto e calze pavonazze la virile e bruna figura di monsignor Bellà. (Baldassarre A. Orero, Da Pesaro a Messina - Ricordi del 1860-’61, Torino 1905)

Tancredi Bell� (1818-1878) Eletto Delegato Apostolico, non tardò a manifestare una sconfinata avversione alle nuove idee, ed il proposito di combatterle con ogni mezzo. Di carattere inflessibile, che lo spingeva ad incessanti e raffinate persecuzioni, lo si sarebbe immaginato un truce sgherro nell’aspetto; invece la cortesia... ne faceva un piacente gentiluomo. Alto robusto, bello ed altero, lo si sarebbe, dalle movenze, creduto napolitano, militare anziché prelato. (...) Il suo nome finì col destare terrore. (Giuseppe Grossi, Fatti d’arme e vicende politiche nel Settembre 1860, Fossombrone 1898) Il Bellà era rimasto prigioniero insieme con la guarnigione; e mi mostrarono un campo cinto da siepe, tra il fortino e la città, nel quale il Cialdini aveva obbligato il prelato, in pena della sua spavalderia, a passare all’aria aperta in calzoni corti da prete una rigida nottata d’autunno. Mandato a Torino, presto fu libero. (Gaspare Finali, Le Marche - ricordanze, Ancona 1896; ristampa anastatica Pesaro 2010)

E����� C������� (1811-1892) Dopo i combattimenti di Rocca Costanza a Pesaro, il generale Cialdini sconfisse le truppe pontificie a Castelfidardo, meritandosi quindi il titolo di “Duca di Gaeta” per aver costretto alla resa la fortezza dove si era rifugiato Francesco II di Borbone, re delle Due Sicilie. Nel 1869 Vittorio Emanuele II lo nominò ambasciatore speciale in Spagna, dal 1873 al 1881 fu ambasciatore in Francia. Discusso protagonista della lotta contro il brigantaggio, a Enrico Cialdini il Comune di Pesaro intitolò nel 1936 l’antica via Porta Fano.

Nel mattino dell’11 Settembre improvvisamente si udirono allarmanti strepiti e ripetuti gridi di all’armi! aux armes! E vedevansi militi pontifici, sì indigeni che esteri, correre a precipizio verso le rispettive caserme, ed io pure che vi apparteneva... mi diressi verso il luogo ov’era accasermata la mia compagnia. (...) Nel mattino del 12, e per tempo, cominciò il cannone senza tregua a rovinarci il forte e smantellarne i bastioni, nostro riparo, che fummo costretti ben presto abbandonare. (...) Trattata la capitolazione... ci dissero che eravamo tutti prigionieri di guerra... Finalmente ci fecero sortire senz’armi (perché si trattava di una resa a discrezione) fra gli urli, fischi, sputacchi, sassate, ingiurie, apostrofi e simili della più schifosa plebaglia... e ci condussero in un campo, fuori Porta Fano, ove per ben sette ore ci tennero alla berlina, esposti ancora a una fitta e minuta pioggia. In conclusione, però, la nostra resistenza, per 22 ore, fu accanita e disperata e non eravamo che 1.200... con tre piccoli pezzi di artiglieria quasi inutili, mentre il corpo d’esercito del Cialdini composto di oltre 12.000 uomini, fornito di quaranta e più cannoni, e tutti di grosso calibro. (Nicola Mazzoli, Fatto d’armi nella città di Pesaro, Pesaro 1896)

Pesaro, viale Margherita (oggi viale della Liberazione), cartolina datata 13 Settembre 1904, ed. Nobili - Pesaro. In alto, nel testo: Pesaro, L’Antica Porta dei Cappuccini, cartolina dei primi del ‘900 (Archivio storico diocesano di Pesaro, fondo G. Gabucci)


Pesaro, 15 Settembre 1860-18 Gennaio 1861 “Il Regio Commissario Straordinario nelle Provincie delle Marche Lorenzo Valerio”

Proclama del Regio Commissario Generale Straordinario Lorenzo Valerio “Agli Italiani delle Marche”, Rimini 15 Settembre 1861. Il brano riprodotto a fianco è tratto da Le Marche dal 15 Settembre 1860 al 18 Gennajo 1861, relazione al Ministero dell’Interno del R. Commissario Generale Straordinario Lorenzo Valerio (Estratto dal “Politecnico” Vol. XI, Milano, 1861)

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Chiamato per telegramma a Torino ebbi colloquio con sua Maestà e colle LL. EE. i ministri Cavour e Farini l’11 Settembre... il 12 fu sottoscritto il decreto reale che mi nominava Commissario generale straordinario per le Provincie delle Marche.Tornai per poche ore alla mia ordinaria residenza di Como, e mossi il 14 per la nuova destinazione. Giunto a Rimini la sera del 15, raccolsi le poche notizie che la vicinanza al teatro della guerra mi offriva, composi e feci stampare il proclama che doveva annunciare alle popolazioni Marchigiane il mio arrivo tra loro e l’oggetto della mia missione. Pesaro era libera da alcuni giorni; monsignor Bellà aveva fatto come prigioniero di guerra cammino contrario al mio, e la guarnigione di quella piccola fortezza era stata contemporaneamente avviata a Genova. Nella Città sedeva già commissario provinciale il sig. marcheseTanari per incarico diretto del Ministero e sotto riserva di mia nomina formale. (...) Il 18 Gennaio consegnai l’amministrazione delle Marche ai quattro Intendenti Generali, ed ho la coscienza che il mio governo benché eccezionale, lungi dal render difficile la successiva opera loro, ha sgombrato il terreno dagli abusi e dagli inciampi. (...) Entrai in paese commosso dalla rivoluzione e dalla guerra, sfiduciato per troppi disinganni, non nuovo alle intemperanze di parte, ai profondi odj, alle vendette di sangue. Io non aveva né leggi, né tribunali, né carabinieri. Pure il popolo fu tranquillo e moderato, lieto della liberazione e paziente ad aspettare le riforme. Alle quali io posi mano con alacrità e le eseguii con dolcezza ma pure fermamente, nello stesso

tempo che lasciando piena libertà alle opinioni addussi il Popolo Marchigiano al plebiscito. In ogni parte del governo e dell’amministrazione proclamai francamente di volere che avesse forza la legge e rispetto il magistrato; ma volli pure che la gente conoscesse come io fossi uffiziale non altrimenti che di governo libero, sempre amatore di libertà. Alle mie parole ed a’ miei atti procacciavano fede di sincerità i precedenti di tutta la mia vita, senza dei quali né le parole sarebbero state autorevoli, né gli atti avrebbero avuto l’adesione compiuta e volonterosa che ottennero; il perché posso affermare che nessuna parola od atto del regio commissario potrà essere colta in contraddizione coll’opera e col linguaggio dell’antico giornalista, dell’antico deputato. Como 30 aprile 1861, Lorenzo Valerio Loren�o Valerio (Torino, 1810 - Messina, 1865) fu Commissario Straordinario per le Marche dal 15 Settembre 1860 al 18 Gennaio 1861. Industriale e uomo di cultura, creò e diresse il giornale “La Concordia” (1847), e fu tra i fondatori di diverse istituzioni sociali (l’asilo e il convitto per le operaie del setificio di Agliè) e culturali (la Società di Belle Arti di Torino). Le cronache ricordano che nella sua casa torinese, di fronte a un gruppo di intellettuali e patrioti nacque nell’Autunno 1847 la musica de Il canto degli Italiani, l’inno nazionale composto da Michele Novaro sui versi di Goffredo Mameli. A Pesaro Valerio istituì nel 1861 anche l’Osservatorio meteorologico che porta il suo nome, situato all’interno degli Orti Giuli. Pesaro, Osservatorio Valerio, cartolina datata Pesaro, 14 Luglio 1909 (Archivio storico diocesano di Pesaro, fondo G. Gabucci)


Pesaro, 4-5 Novembre 1860

“Italiani delle Marche”. Il plebiscito per l’annessione al Regno d’Italia

Decreto n. 97 del Regio Commissario Generale Straordinario Lorenzo Valerio sulla “partecipazione del popolo delle Province delle Marche al plebiscito indetto nei giorni 4 e 5 Novembre 1860”, 21 Ottobre 1860. A destra, nel testo: Sant’Angelo in Lizzola, Il Castello e la Torre (Palazzo Mamiani), anni Dieci del ‘900, fotografia Uguccioni; in alto: le schede per la votazione conservate da Giovanni Gabucci nel “Quaderno” dedicato al plebiscito (Archivio storico diocesano di Pesaro, fondo G. Gabucci)

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I� ���������� �� �� ������� C����� ����� P�������� S���’A����� �� L������, 4 N������� 1860 In nome di Sua Maestà Vittorio Emanuele II. Analogamente al rispettato Decreto di S. Eccellenza il Regio Commissario Straordinario in data 21 spirato Ottobre n. 97, osservate le prescrizioni tutte del citato Regio Decreto, fra le quali la pubblicazione della Lista Elettorale di cui è risultato un n. di 440 votanti, sotto la Presidenza della Commissione Municipale, assistita dal proprio Segretario è stata oggi 4 Novembre alle ore 9 antimeridiane aperta in apposita sala del Palazzo Comunale di Sant’Angelo la publica adunanza, e dato principio alla Votazione per l’annessione alla gloriosa Monarchia di Vittorio Emanuele II. Quindi il Sacerdote Don Francesco Canonico Felici ha data lettura al Proclama del Municipio ai suoi Concittadini in seguito di che hanno preso parte alla suddetta Votazione i seguenti Cittadini [segue elenco, non riportato per ragioni di spazio]. Pervenute le ore 5 pomeridiane, e per conseguenza l’ora prescritta per la chiusura dell’Adunanza è stata a pubblica vista suggellata l’urna contenente i Voti, e quindi la Commissione Municipale ha dichiarata sciolta l’Adunanza medesima per riaprirla nel domani alla stessa ora, giusta il disposto del succitato Regio decreto e così sia. Manca il risultato della votazione; sopra il numero di 442 votanti dai quali detratti i minorenni votarono

soltanto 163 persone (e non tutti certamente per il sì) e se ne astennero 279. La votazione si concluse il 5 Novembre. (Giovanni Gabucci, Il plebiscito del 1860 a Sant’Angelo in Lizzola, trascrizioni dai documenti conservati presso l’Archivio Comunale di Sant’Angelo in Lizzola, anni Venti-Trenta del ‘900; Archivio storicodiocesano di Pesaro, fondo G. Gabucci). Il Canonico Felici, uno degli otto sacerdoti della Diocesi di Pesaro sospesi a divinis per il loro voto a favore dell’annessione, era Maestro di Scuola e dopo la sospensione ebbe dal Municipio un sussidio di circa 60 lire. Come rileva Gabucci, Don Felici si ravvide: quando morì a soli 43 anni, stroncato dalla tisi, le sue esequie, descritte nel X Libro dei Defunti della Collegiata di San Michele Arcangelo (Sant’Angelo in Lizzola), furono celebrate in forma solenne.

4 - 5 Nove�bre 1860. Il �lebiscito nelle Marche e in U�bria Territorio

Data

Iscritti

Votanti

Favorevoli all’annessione all’Italia

Per un regno separato

Astenuti

Nulli

Marche

4 Novembre

212.000

134.977

133.765

1.212

77023

?

Umbria

4 Novembre

123.000

97.708

97.040

308

25.292

?


1861-2011

150 anni di Italia unita (ri)visti dall’osservatorio dell’Archivio di Stato di Pesaro

L’11 settembre 1860 le truppe del generale Cialdini entrano a Pesaro, sancendo così, manu militari, la fine del Governo Pontificio sulla città. Con i plebisciti del 4 e 5 novembre 1860 la situazione di fatto, creatasi a seguito dell’intervento armato, si trova ad avere anche una legittimazione popolare. Dopo i fatti d’armi del 1860, i plebisciti dell’Italia Centrale e l’annessione del Regno delle Due Sicilie, occorreva dare al nuovo Stato un titolo giuridico valido anche a livello internazionale. La scelta della formula legislativa che doveva creare il nuovo Stato determinò, però, discussioni e contrasti all’interno del Parlamento, fino all’adozione di una soluzione di compromesso. La formula adottata, ‘Vittorio Emanuele II, per grazia di Dio e volontà della nazione, re d’Italia’ compenetra le due esigenze del riconoscimento del voto parlamentare e dei meriti di Casa Savoia nel perseguimento dell’unificazione della penisola italiana. Il 17 marzo 1861, a Torino, la Gazzetta Ufficiale intitolata ‘del Regno d’Italia’ pubblica il Regio Decreto in base al quale Vittorio Emanuele II assume per sé e per i suoi successori il titolo di Re d’Italia. In tutte le principali città del Regno 101 colpi di cannone annunciano solennemente la proclamazione del Regno d’Italia. Regno d’Italia proclamato per induzione: proclamato il re d’Italia doveva esistere anche un Regno d’Italia, per quanto di un’Italia in fieri, visto che era-

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ta una guerra civile in una no ancora sottratti alla socondizione di vera e provranità sabauda il triveneto pria occupazione da parte (oggi si direbbe il Nord-est) delle armate piemontesi di e il Lazio. una porzione significativa Irrisolti contrasti, condel nuovo Stato. trapposizioni e polemiche Il collante della Nuova Italia emergono in tutto il dibatè stato rappresentato daltito che ha accompagnato la Prima Guerra Mondiale. l’iter parlamentare dei due La Città di Pesaro nel Ducato di Urbino dello Stato Ecclesiatico (da T. SalFatta l’Italia bisognava fare decreti legge che hanno mon, Lo stato presente di tutti i paesi del mondo, Venezia 1740-1766) gli italiani, diceva D’Azeproclamato giorno di festa il 17 marzo 2011. Anche gli eventi dispiegati per glio, e gli Italiani si sono formati come popolo, con l’occasione hanno assunto un paludamento retori- una precisa identità e senso di appartenenza, proco che, lungi dallo stemperare il clima e rasserenare prio durante i lunghi anni della guerra di trincea sul gli animi, si sono mostrati, a volte, instrumentum di confine orientale. È al termine della Grande Guerlotta politica. D’altronde lo spirito celebrativo è un ra che l’Italia raggiunge i suoi confini naturali e che vezzo connaturato con l’indole dello Stato Italiano. si unificano davvero, sotto un unico Governo, tutti Celebrazioni sono state compiute innanzitutto nel i territori dove vivono gli Italiani. 1911 per festeggiare i primi 50 anni di Stato Unita- Altro giro di celebrazioni nel 1961. Questa volta rio. E leggendo gli scritti prodotti per l’occasione si c’era da festeggiare un secolo intero di convivenavverte palpabile la soddisfazione di essere riusciti za, ma quel che veniva esaltato erano i valori dela durare tanto. All’indomani della proclamazione la nuova Italia Repubblicana che proprio in quel del Regno, infatti, in pochi scommettevano sulla torno di anni aveva completato la ricostruzione, sua durata. I legittimisti borbonici cospiravano dai cancellando i danni provocati dalla guerra, iniziaterritori rimasti nella disponibilità del Pontefice, il va a vivere i primi momenti del boom economico Papa stesso aveva inflitto la scomunica ai regnan- e proseguiva in una crescita che si sarebbe rivelati del nuovo Stato, che fin da allora doveva fron- ta inarrestabile per un buon decennio. teggiare un debito pubblico da paura. E poi c’era il L’intervallo spazio-temporale che separa il 2011 brigantaggio, nome dietro al quale si è consuma- dal 1861 consente oggi di esaminare quegli eventi

con maggior distacco e serenità. Senza misconoscere l’importanza che una compagine unitaria ha rappresentato per lo sviluppo economico, sociale e culturale dell’Italia, anche al di là delle intenzioni dei protagonisti degli eventi risorgimentali, c’è da considerare come il processo risorgimentale non si sviluppò in maniera lineare, quasi all’insegna di ‘magnifiche sorti e progressive’, ma ebbe varie anime e intendimenti ancor più disparati. Con i materiali qui radunati si è cercato di illustrare la portata, la ricaduta che l’unificazione nazionale ebbe per le popolazioni che vivevano nei territori già appartenenti alla provincia pontificia di Urbino e Pesaro, senza misconoscere che, come in tutte le fasi di cambiamento, non pochi sono stati quanti hanno rimpianto il precedente assetto istituzionale: il nuovo Regno ha inasprito la pressione fiscale, ha introdotto la coscrizione obbligatoria, sottraendo per oltre un lustro braccia giovani all’economia mezzadrile del territorio, ha reso tesi i rapporti con il clero, aprendo non pochi dissidi interiori in quei sudditi che volevano assicurarsi la salvezza eterna, ha imposto pratiche -come l’inumazione nei cimiteri anziché nelle chiese- che cozzavano con il comune sentire di quanti erano ancorati alle tradizioni e nulla sapevano (né volevano sapere) di pratiche igieniche… Antonello de Berardinis Archivio di Stato di Pesaro e Urbino


Pesaro, 15 Settembre 1860-18 Gennaio 1861 Dallo Stato Pontificio al Regno d’Italia. I nuovi confini della nostra Provincia

Decreto n. 582 del Regio Commissario Generale Straordinario Lorenzo Valerio riguardante i nuovi riparti territoriali delle Marche e dell’Umbria, 20 Dicembre 1860. A destra, dall’alto: J. Jansson, Ducato di Urbino, da Novi Atlantis, Anhang oder Neuer Welt-Beschreibung..., 1641-1642; i confini della Provincia di Pesaro e Urbino nel 2009 (da http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Provincia_Pesaro_e_Urbino-Locatie.svg; estratto il 17 Settembre 2011, ore 15.30); l’Italia nel 1848 e nel 1860

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Promulgai le leggi principali del Regno, organai di nuovo tutti i servigi pubblici e prima di tutti l’amministrazione della Giustizia e la Pubblica Sicurezza. Ridonati i diritti civili e politici agli acattolici ed agli ebrei, diedi le norme liberali delle patrie leggi alla convivenza israelitica. Sistemai le dogane e le privative dello stato, sorgente cospicua di mezzi; i servizi delle poste e dei telegrafi, veicoli potenti dell’amministrazione, degli altari privati, e degli affetti domestici; regolai l’insinuazione e il demanio, costituendone una direzione separata, della quale il censo che è nello stesso tempo fonte di reddito allo Stato, e custode di privati diritti. Tolsi la beneficenza all’ingerenza del clero; stabilii sopra solide basi l’amministrazione della sanità pubblica, e la pubblica istruzione; avviai opere di pubblico vantaggio e di molta spesa senza gravarne l’erario dello Stato; anzi lasciai le Marche in credito verso il Tesoro generale. (...) Mi congedai dai Marchigiani commosso e dolente, perocchè da loro ebbi premio alle mie fatiche, più largo che non isperassi. Oltre al testimonio della coscienza, alla benevolenza del Re, alle gentili parole di

Lei, signor Ministro, ebbi segni molti e solenni di stima non solo, ma di affetto cordiale da quelle popolazioni. Parecchie città mi onorarono colla loro cittadinanza, altre con feste e dediche ed ogni più squisita cortesia. Il che io espongo qui non per altro motivo se non per dedurre che a fare qualche beneficio alle Marche, ed anche solo a mostrarne l’intenzione, non si gitta seme in terra ingrata. Sono le Marche, signor Ministro, paese interessantissimo pei doni che la natura gli ha impartiti, e pei danni che vi ha fatti il mal governo, e sarà opera grave ma gloriosa il rimetterlo in istato da contribuire, come può e deve, al bene della Patria comune. (...) Co’ loro pregi e coi loro difetti sono i Marchigiani meritevoli delle più assidue ed amorose cure del Governo del Re. Per poco che si coltivi quella regione, essa diverrà in breve una delle più nobili parti del nuovo Regno, ed uno dei più attivi cooperatori della potenza e della gloria italiana, come già fin d’ ora procede come se fosse una delle antiche provincie. Lorenzo Valerio, 1860 (da Le Marche dal 15 Settembre 1860 al 18 Gennajo 1861, relazione al Ministero dell’Interno del R. Commissario Generale straordinario Lorenzo Valerio, estratto dal “Politecnico” Vol. XI, Milano, 1861)


Pesaro, 15 Settembre 1860-18 Gennaio 1861 Dallo Stato Pontificio al Regno d’Italia. Economia, società

Per l’erario pontificio il sale ha rappresentato una delle più antiche fonti di entrata: per acquisire nuove risorse bastava ricorrere ad un aumento del prezzo del sale. Erano attive salare a Cervia, Cesenatico, Comacchio, oltre che a Roma. I Comuni erano tenuti annualmente ad approvvigionarsi di un determinato quantitativo di sale in rapporto al numero degli abitanti (14 libbre e 9 once a persona). Nei territori dello Stato di Urbino la tassa sul macinato a favore della Reverenda Camera Apostolica fu introdotta dopo la devoluzione del 1632 e serviva a far fronte a spese straordinarie. Nel XVIII secolo la tassa ammontava a 2 giuli a rubbio di grano nello Stato di Urbino contro i 4 giuli previsti nel resto dei domini pontifici. Fu abolita all’indomani dell’arrivo dei piemontesi, probabilmente con l’intento di accattivarsi il favore della popolazione. Paradossalmente la stessa imposta venne reintrodotta dal ‘nuovo’ Stato Italiano nel 1868, per decisione di Quintino Sella che la riteneva indispensabile per risanare le finanze pubbliche: il pareggio del bilancio fu raggiunto nel 1876. La ‘tassa della fame’ venne definitivamente abolita nel 1884.

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Il valore della �oneta in Italia dal 1861 al 2010; �onte: ISTAT, serie storiche Anno

Coefficiente

Pre��i alla �rod��ione dei �rinci�ali �rodotti vend�ti da�li a�ricoltori, 1861-2009 (valori in e�ro correnti �er ��intale); �onte: ISTAT, serie storiche Anno

1861

8710,585 (1 lira = 4,5 euro)

1911

7222,123 (1 lira = 3,73 euro)

1961

23,333 (1 lira = 0,012 euro)

2010

1,000 (1 euro = 1.936,27 lire)

1,00 Lire del 1861 corrispondono a circa 8.577,36 Lire del 2009 1,00 Lire del 1861 corrispondono a circa 1,21 Lire del 1911 1,00 Lire del 1861 corrispondono a circa 373,31 Lire del 1961

Frumento Tenero

Granoturco

Avena

Patate Fagioli (secchi) Tabacco

Duro

1861

0,014

0,014

0,010

0,011

0,005

0,009

....

1911

0,014

0,015

0,009

0,011

0,008

0,018

0,049

1961

3,469

4,345

2,154

2,099

1,439

5,840

22,117

13,130 18,360 34,360

144,430

….

2009

15,380 19,920

Pre��i �edi al cons��o di alc�ni �rodotti del co��arto ali�entare, 1861-2010 (in e�ro correnti �er �n ��); �onte: ISTAT, serie storiche Anno

Pane

Pasta

Riso

Patate

Carne bovina

Carne suina

1861

0,00021

0,00031

0,00022

0,00006

0,00045

0,00057

1911

0,00021

0,00026

0,00025

0,00010

0,00092

0,00105

1961 2010

0,06972 2,69

0,10587 1,57

0,10226 2,43

0,02737 0,89

0,67398 15,28

0,57017 8,52

Sopra: decreti del Regio Commissario Generale Straordinario Lorenzo Valerio; da sinistra: n. 308 “sull’abolizione dell’imposta sul macinato”, 3 Novembre 1860; n, 8 sulle “variazioni di prezzo del sale”, 24 Settembre 1860; n. 30 “sulla regolamentazione delle monete nelle provincie delle Marche”, 4 Ottobre 1860. A sinistra, nel testo: avviso di apertura delle linee telegrafiche, 21 Ottobre 1860


Pesaro, 1861

Pesaro, Regno d’Italia. La città, i suoi abitanti Pesaro, 1864. A dimostrare il ben essere morale, politico, economico e civile della nostra Città sarebbe mestieri trattare scientificamente della Statistica sia relativamente alla consistenza della popolazione, sia per ciò che alle scienze, al commercio, all’industria, alle manifatture, alle arti ed ai mestieri si concerne. Ma poiché la sarebbe dessa opera di gran lena e di gran mole, e non consentanea all’indole di questo libro, la Statistica del Pesarese sarà per noi ridotta ad un registro di cifre le quali, desunte dall’ultimo censimento ufficiale, benché sterili ed ineloquenti, diranno quanto basta ad averne un’idea generale e nel tempo stesso precisa ed esatta. (Giuliano Vanzolini, Guida di Pesaro, 1864) I contemporanei di Vanzolini espressero in realtà alcune riserve sull’esattezza delle notizie contenute nella Guida di Pesaro, pubblicata in occasione dell’inaugurazione del monumento di Gioachino Rossini (21 Agosto 1864), oggi visibile nel giardino del Conservatorio. Pur se approssimativi, i dati riepilogati nel volume vanzoliniano offrono comunque un vivace spaccato (“un’idea generale”) della Pesaro di metà Ottocento, racchiusa dalle mura roveresche e popolata di ‘figurine’ i cui contorni appaiono ancora oggi familiari.

G. Hoefnagel, Pisaurum, vulgo Pezaro, da J. BlaeuTheatrum Civitatum et Admirandorum Italiae, Amsterdam 1663; a destra: Pesaro nel 1899. In rosso, i confini dell’antico quartiere di San Nicolò. Sopra, dall’alto: Pesaro, 1861. La prima pagina del Registro degli atti di nascita e battesimo della Cattedrale (I° Febbraio 1861) e della parrocchia di San Nicolò (2 Febbraio 1861); la prima pagina del Registro dei matrimoni della parrocchia di San Nicolò (6 febbraio 1861)

Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici delle Marche Archivio di Stato di Pesaro e Urbino

La popolazione della Città e del territorio si compendia nel quadro seguente: Abitanti nella Città: n. 10.740; al Porto: 1.807; nelle Ville di S. Maria dell'Imperiale o Fabbreccie, e di S. Pietro in Calibano, non che nei Casali di Roncaglia, S. Veneranda, Trebbiantico e Santa Marina: 833; in case sparse nel territorio: 6.525; in totale 19.905 (nel 1660 era di 7.320 dentro la città, e 14.354 nel contado). (...) Ogni famiglia poi è ascritta a determinata Parrocchia o Chiesa avente cura di anime. Queste Chiese Parrocchiali sono sei nell'interno: Cattedrale, S. Giacomo, S. Michele Arcangelo, S. Cassiano, S. Lucia, S. Niccolò; sei nell'esterno: Trebbiantico, S. Maria dell'Imperiale o Fabbreccie, B. V. di Loreto, S. Pietro in Calibano, Roncaglia. (...) Contemplata per Sesso la popolazione dividesi in Maschi, nell'interno 5.410, nell’esterno 4.845 in totale 10.255 ed in Femmine, nell'interno 5.330, nell'esterno 4.320, complessivo 9.650.

Sotto l'aspetto dello Stato civile, la popolazione si forma di: Celibi-maschi 6.238; femmine 5.158 = 11.396; Conjugati-maschi 3.526; femmine 3.520 = 7.046; Vedovi id. 476; vedove 987 = 1.463. Per Lingue parlate dividesi in: lingua Italiana maschi 10.254, femmine 9.645 = 19.899; lingua Francese maschi 1, femmine 3 = 4; lingua Inglese maschi --; femmine 2 = 2. (...) Per quanto attiene all’importantissimo rapporto della Istruzione le tavole statistiche offrono i seguenti risultati: Individui che sanno leggere soltanto: in Città: maschi 132, femmine 528; in Campagna maschi 55, femmine 73 (tot. 788); che sanno leggere e scrivere: in Città: maschi 2.680, femmine 1.620; in Campagna maschi 379, femmine 103 (tot. 4.782); Illetterati od Analfabeti: in Città: maschi 2.598, femmine 3.182; in Campagna: maschi 4.411, femmine 4.144 (tot. 14.335).

Dall’alto: Pesaro, panorama, cartolina datata 6 Luglio 1918, ed. Alterocca - Terni; Un saluto da Pesaro, Orti Giuli - Fiume Foglia - Porto, cartolina datata 3 Aprile 1902 (Archivio storico diocesano, fondo G. Gabucci); disegno delle possessioni della nobile casa Zanucchi nella zona del Porto di Pesaro (1860-1861?)


Pesaro, 1861

Pesaro, Regno d’Italia. Arti & mestieri Per quanto riguarda Commercio, Industrie, Manifatture, Arti e Mestieri, oltre I’Elenco delle condizioni e professioni cui si applicano individualmente gli abitanti di questa Città e territorio, che solo può porgerne vera e reale cognizione, faremo speciale menzione dei principali stabilimenti che vi esistono. Essi sono: varie Filande da seta che costituiscono 400 fornelli, de’ quali metà a vapore, e da cui si ha un prodotto in Seta di Kg. 6.000 ogn’anno. Quattro opificj di Conciapelli, dell’annua produzione media di Kg. 33.000. Due fabbriche di Piombo da caccia con una produzione di annui Kg. 92.000. Tre fabbriche di Maioliche e Terraglie della produzione annua complessiva di Lire 100.000. Una Fonderia in ghisa con meccanica per attrezzi rurali, e macchine a vapore della forza di due a cinque cavalli. L’an-

nua produzione di tale Stabilimento è di circa Lire 130.000. Otto opifìcj per la fabbricazione del Miele, ed altrettanti per quelli della Cera gialla. Dodici fabbriche a telaj di Cordelle, Fettuccie e Passamani, sì in seta che in bavella e in cotone. Una raffineria di Zolfo, dell’approssimativa annua produzione di Kg. 200.000. I prodotti degli opificj, fabbriche e stabilimenti sopra enumerati si valutano attualmente nell’annua somma complessiva di Lire 1.300.000, mentre la prossima istituzione nella Città di una succursale della Banca Nazionale, lo sviluppo ognora crescente delle relazioni commerciali, e la facilità dei mezzi offerti alle importazioni ed alle esportazioni saranno per accrescere in breve volger di tempo lo sviluppo e l’importanza di essi. (Giuliano Vanzolini, Guida di Pesaro, 1864)

1864. Elenco delle condi�ioni e �ro�essioni de�li abitanti la Citt� e il Territorio di Pesaro Maschi Agricoltori Proprietari Agenti Commerciali Appaltatori di lavori Armajuoli Arrotini Avvocati Barbieri Battilori Becchini Berrettai Bottai Bottegai Caffettieri Calafai Calderai Calzettaie Calzolai Camerieri Canapini Canestrai Cantanti Cantonieri Capitani mercantili Cappellai Carbonai Carrettieri Carradori Carrozzai Cenciai Chincaglieri Chirurghi Ciabattini

46 4 2 7 4 7 64 6 4 2 16 79 28 17 15 21 278 16 22 3 11 6 15 20 9 63 21 6 4 2 6 15

25 -----------

Clero Cattolico (Preti, Frati, Monache)

216

28

Cocchieri Conciatori di Lana Conciatori di bavella Consoli Esteri (Vice) Copisti Cordai Crivellini Cucitrici Cuochi Direttori d’Istituti Doratori Droghieri Ebanisti Fabbri ferrai Fabbricanti Candele Fabbricatori di Vetri Facchini Falegnami Farmacisti Fattori Fettucciai Filatrici

Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici delle Marche Archivio di Stato di Pesaro e Urbino

Femmine Totale

2 51 1

39

14

1

16 7 3 2 22 18 6 180 40 2 9 14 18 116 2 6 82 163 18 59 1

8

27 177

71 4 2 7 4 7 64 6 4 4 16 130 29 17 15 21 278 55 22 3 25 6 15 20 10 63 21 6 4 2 6 15 244 16 7 3 2 22 18 6 180 40 10 9 14 18 116 2 6 82 163 18 59 28 177

Fonditori di Metalli Fornaciai Fornai Fotografi Fruttaroli Galigai Geometri Garzoni Campestri Giardinieri Giornalieri Giovani di Negozio Guardie Campestri Guardie Forestali Illuminatori notturni Imbianchini Impiegati Comunali Impiegati Gov. Civili Impiegati Gov. Giudiziari Impiegati Gov. Militari Impiegati di Ferrovia

Maschi 3 21 42 1 3 33 11 105 20 934 33 2 1 11 3 32 132

Femmine Totale 3 21 42 1 40 43 33 11 105 20 364 1.298 33 2 1 11 3 32 132

25

25

55 23

55 23

Impiegati di istituti particolari

61

61

Infermieri Ingegneri Lavandaje Lavoranti Ferrovie Legatori di Libri Levatrici Liquoristi Locandieri Macellaj Majolicai Maniscalchi Manuali Marinai Materassai Medici Mendicanti Mercanti Mezzadri Modiste Mondezzai Molinai Muratori

6 8

11

19 141

17 8 108 1 9 10 14 19 36 11 46 85 204 8 13 360 3 3440 31 16 19 141

Negozianti

81

81

Notai Ombrellai Orefici Orologiai Ortolani Osti Panierai Pastai Pensionati Comunali Pensionati particolari

9 2 44 5 75 32 1 23 16 11

9 2 44 5 121 38 1 23 22 20

108 1 9 10 19 36 11 46 85 204 8 13 167 3 1806 31

10 4

193 1634 16

46 6

6 9

Maschi

Femmine

Totali

Pensionati Gov. Civili e Militari

57

35

92

Pescatori Pescivendoli Pettinai Pittori da Camere Pizzicagnoli Possidenti Poveri ricoverati Procuratori Professori e Maestri Prostitute

108 35 10 24 18 296 29 8 31

Ricamatrici Rigattieri Sarti e Sarte Scarpellini [sic] Scolari e Studenti Scultori Sediaie Segatori Selciai Sellai Sensali Senza Professione Servitori e Serve Setajuole Soldati Spedizionieri Stagnai Stallieri Stiratrici Suonatori d’Istrumenti Taglialegna Tappezzieri Tenenti postribolo Tessitrici Tintori Tipografi Tornitori in legno Venditori di Sale Verniciatori Vetrai Vetturali

4 73 9 288 2

33 20

108 35 10 24 18 518 135 8 64 20

21

21

222 106

292 149 9

4 8 9 23 2243 168

4822 448 284

620 1 18 16 15 10 6 2 1 13 8 7 12 9 3 34

144 2

3

4 365 9 437 2 9 4 8 9 23 7065 616 284 620 1 18 16 15 10 6 2 1 144 15 8 7 15 9 3 34

Nelle immagini, da sinistra:Pesaro Corso XI Settembre preso dalla via Mazza, cartolina datata 13 Marzo 1911, ed. Nobili Pesaro; Pesaro, Piazza Vittorio Emanuele, cartolina dei primi del ‘900, ed. Federici Pesaro (Archivio storico diocesano di Pesaro, fondo G. Gabucci)


Pesaro, 1861. Cronistoria Pesarese Da un manoscritto di M. P. Da un quaderno manoscritto (20 x 27) già di don Antonio Angelini ora dell’Oliveriana (1924). Sopra la copertina aveva le semplici lettere M.P. Sac. GiovGabucci. Il quaderno si trova ancora alla Biblioteca Oliveriana, tra le carte lasciate alla prestigiosa istituzione pesarese da don Antonio Angelini. Riportiamo alcuni passi della Cronistoria, così come Giovanni Gabucci li trascrisse dall’originale nel 1924. G������ 19. Il regio Commissario Luigi Marchese Tanari assunse le funzioni d’Intendente Generale della Provincia di Pesaro e Urbino. (...) F������� 14. Giorno dopo le Ceneri, fuevi Opera e Ballo in Teatro sino alla successiva Domenica in cui dopo lo spettacolo ebbe luogo una festa da Ballo con maschera per festeggiare la presa di Gaeta. (...) M���� 14. Giorno onomastico di Sua Maestà Vittorio Emanuele II e per la notizia della resa della Fortezza di Messina venne festeggiato con apparati e Bandiere Nazionali a tutte le finestre, Concerto Musicale in giro per la Città, preceduto da Popolani con Canti patriottici, siccome solito nelle passate ricorrenze, ed illuminazione generale nella sera. Il Battaglione della Guardia Nazionale nel mezzo giorno sortì per la prima volta a fare le evoluzioni a fuoco nella Piazza Grande, ed era composto dei soli Militi con Uniforme in n. 88 accompagnato da quasi tutti gli Uffiziali in n. di 29.

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M���� 18. Venne festeggiata la notizia della proclamazione del Regno d’Italia con Bandiere alle finestre, Concerto, Illuminazione, ed evoluzioni a fuoco della Guardia Nazionale nello stesso modo come la giornata precedente del 14 mese andante. (...) M���� 29. Sul mezzo giorno venne fatta perquisizione dalle Guardie di pubblica Sicurezza alle carte del Parroco di Sant’Arcangelo don Remigio abbate Piergiovanni da cui si rinvennero soltanto diversi libercoli stampati a favore del Pontefice. (...) M���� 31. Questa sera il cadavere del Prete don Filippo Mosca ex Cappuccino che votò nel Plebiscito a favore di Vittorio Emanuele II venne accompagnato alla chiesa degli Agostiniani da 12 giovani con torcie. (...) A����� 18. Alle ore 12 meridiane venne installato il Consiglio Municipale in seguito della nomina a Sindaco del sig. Domenico Guerrini, dopo la rinuncia emessa dal sig. Carlo Marchese Baldassini che venne nominato in antecedenza. (...) M����� 30. Processione del Corpus Domini senza intervento delle Autorità Municipali e Governative. Nel dopo pranzo venne dato nella Villa Caprile un beveraggio ai reduci giovani che volontari concorsero nel 1859 alla guerra d’Italia, e v’intervennero il Sindaco Domenico Guerrini, e gli Assessori Carlo Marchese Baldassini e Andrea Marzetti.

(...) G����� 2. Festa nazionale dello Statuto in cui venne somministrato il pane ai poveri, la distribuzione del Drapò al Battaglione della Guardia Nazionale... eseguita sulla Piazza Grande appositamente addobbata con un palco al muro di San Domenico destinato pel Regio Intendente, Sindaco, Consiglieri Comunali ed altre Autorità Civili e Giudiziarie che vi concorsero. Nel dopopranzo vi fu Regata al Porto, Banda con Globo Aerostatico che non poté essere innalzato pel molto vento, addobbi per la Città e finestre, ed illuminazione. La sera vi fu festa da Ballo in Teatro a beneficio degli Asili Infantili da erigersi. Alla regata in palco apposito sotto la Casa della Sanità assistettero il Sindaco, Commissario del Porto, tutta l’Ufficialità Militare, il Regio Intendente ed altri, e vi fu rinfresco in gelati e bibite. L’Intendente Generale dette pranzo di 40 coperti. (...) L����� 16. Alle dieci antimeridiane vi fu la solenne apertura del Tribunale d’Assiste posto nel Palazzo Machirelli sulla Piazza di San Giacomo. Alle ore 9 ½ pomeridiane per la Strada di Santa Maria delle Fabbreccie venne incontrato da una pattuglia il SordoMuto Pietro Rivalta pesarese, di professione calzolaio, mantenuto da tempo nel Collegio de’ Sordi-Muti in Roma a spese del nostro Municipo, il quale recavasi con una gerla sulle spalle nelle case coloniche a rattoppare le scarpe ed anche a scrivere per i Contadini. Fatto il “Chi va là?” per tre volte dalla pattuglia il Rivalta che naturalmente non poteva rispondere, accidentalmente deviò la strada maestra, collocandosi in un fosso, e la forza, vedendo fuggire un uomo di notte col volume sulle spalle, dopo aver-

gli fatto altra chiamata gli esplose una fucilata da cui rimase gelato. (...) A����� 10. Alle 8 pomeridiane partiva insalutato ospite il regio Intendente Sig. Marchese Tanari e sua famiglia per Bologna, cessato dalle sue funzioni. (...) S�������� 12. Anniversario della venuta dei Piemontesi e dell’espugnazione del Forte con Monsignor Bellà, Armata e consoci. Furono addobbate le strade e finestre. La Guardia Nazionale prese stanza dal Convento dei Monaci in quello di San Domenico. La sera vi fu illuminazione e pochi fuochi d’artificio sulla Piazza. (...) S�������� 24. Alle 11 antimeridiane giunsero i Reali Principi Umberto e Amedeo in privato con tre legni [carrozze, n.d.r.] di seguito. Andettero incontro una Carrozza del Municipio ed altre dell’Intendenza, ed il loro passaggio dalla Chiesa di Sant’Agostino alla Corte venne schierato dal Battaglione Volontari mobilizzato di guarnigione, e dal nostro Battaglione della Nazionale. Giunti al Palazzo si affacciarono sulla ringhiera e la truppa, fatto il défilé, si schierò fino al Duomo in mezzo alla quale i R. principi andettero a

Monsignor Clemente Fares (18091896), vescovo di Pesaro dal 1856 (fotografia Dario Uguccioni, Pesaro); la stazione di Pesaro ai primi del ‘900 (fotografia Adolfo Bertozzi, Pesaro). In alto, nel testo: G. Gabucci, Cronistoria..., copia del manoscritto conservato presso la Biblioteca Oliveriana di Pesaro (Archivio storico diocesano di Pesaro, fondo G. Gabucci)

visitare il Santissimo. Furono accompagnati dal Sindaco Sig. Guerrini, dal loro seguito, dall’Ufficialità militare ed Intendenza. In Chiesa furono ricevuti da due Canonici Ortolani e Ceccarelli funzionando in quel momento la Messa cantata il Vescovo per la festa di San Terenzio. Ritornati in Palazzo le Truppe si disciolsero e le L.M. partirono alla volta di Ancona ad un’ora pomeridiana. Le strade e finestre erano tutte addobbate. Nella tarda notte giunse il R. Intendente Generale nella nostra Provincia Sig. Bardesono. (...) O������, 20. Alle 6 pomeridiane poco prima che finisse la processione del Voto pel Cholera certo Berti di Romagna fornitore delle Truppe che da qualche tempo trovavasi qui percorrendo al solito lungo il Corso in biroccino con velocità ebbe a ribaltare avanti San Cassiano nell’incontro col Corriere che giungeva dalla Romagna. Rimessosi in legno ripassò il Corso in egual modo per cui avanti il Caffè del Commercio ebbe a sentire qualche voce di “piano”. Costui fermò il cavallo e sceso da legno cominciò a percuotere colla frusta a rovescio a diversi fra i quali alcuni si presero a lottare contro il medesimo ed egli attorniato die’ mano ad

un coltello menando a dritta e rovescio, Due restarono gravemente feriti. (...) N�������, 10. Alle 2 ½ pomeridiane giungeva per la via Ferrata alla Stazione da Rimini il Convoglio Reale con Sua Maestà Vittorio Emanuele preceduto da altro Convoglio col Corpo Diplomatico diretti verso Ancona, corsa per l’inaugurazione dell’apertura della via ferrata da Bologna ad Ancona. Alla Stazione v’erano le Autorità Municipali e Governative con la Guardia Nazionale schierata, e vi fu molta accoglienza di tutti. I detti vagoni si fermarono senza che alcuno scendesse dai medesimi. N�������, 11. Alle 10 ½ antimeridiane giungeva da Ancona per la Ferro-Via di ritorno Sua Maestà Vittorio Emanuele diretto per Torino. I Vagoni Reali presero acqua alla stazione senza che alcuno scendesse. Vi erano le Autorità e la Guardia Nazionale come al passaggio di jeri. Alle 3 pomeridiane giunse l’altro convoglio del Corpo Diplomatico da cui scese il Ministro del Commercio Peruzzi, che andette col Sindaco e Prefetto a visitare i lavori del nostro Porto, e quindi rientrato nel Vagone si diresse a Torino assieme agli altri.


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