Il facchino della diocesi. Giovanni Gabucci (1888-1948)

Page 1

UNIONE DEI COMUNI PIAN DEL BRUSCOLO

UNIONE DEI COMUNI PIAN DEL BRUSCOLO

Cristina Ortolani

IL FACCHINO DELLA DIOCESI

Cristina Ortolani

Schietto e arguto, dotato di un ingegno brillante e di una favella che non risparmiava i suoi strali nemmeno al Vescovo, don Giovanni Gabucci (1888-1948) ha percorso Pesaro e le sue colline documentandone storia e storie con verve inconfondibile e intuito sicuro. La figura di don Giovanni rivive qui attraverso diari, taccuini, disegni e tutto il multiforme materiale del suo archivio, lasciato in eredità alla Diocesi di Pesaro.

IL FACCHINO DELLA DIOCESI - GIOVANNI GABUCCI (1888-1948)

GIOVANNI GABUCCI (1888 - 1948)

I

QUADERNI DELLA MEMOTECA





CRISTINA ORTOLANI

IL FACCHINO DELLA DIOCESI Giovanni Gabucci (1888 - 1948)

Unione dei Comuni “Pian del Bruscolo” I QUADERNI DELLA MEMOTECA - NUMERO I Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro



Con il significativo titolo Il Facchino della Diocesi presentiamo il primo volume dei “Quaderni della Memoteca”, una collana nata per approfondire storie e spunti emersi dalle attività svolte dal progetto Memoteca Pian del Bruscolo. Il primo volume è dedicato a Giovanni Gabucci, il sacerdote nato a Sant’Angelo in Lizzola che nei suoi sessant’anni di vita ha percorso tutto il territorio dell’Unione dei Comuni Pian del Bruscolo: da Monteciccardo a Montelabbate, Tavullia e la sua frazione Belvedere Fogliense, spingendosi fino ai confini della diocesi con il Farneto, qualche volta oltrepassandoli, toccando anche la confinante diocesi di Urbino con Colbordolo, Talacchio e Montefabbri, Gabucci ha documentato le radici comuni del nostro territorio. Un personaggio noto ancora oggi agli anziani dei nostri paesi, ma del quale non sono mai state studiate a fondo la personalità né l’opera, posti invece in primo piano in questo lavoro. Accanto al Gabucci sacerdote, sempre pronto a sostenere i più umili, desideriamo sottolineare proprio la sua incessante attività di storico, che lo portò a raccogliere insostituibili testimonianze sulla vita del nostro passato. Grazie a don Giovanni disponiamo almeno delle copie di molti documenti distrutti dalla guerra; le fotografie che sono giunte sino a noi, ma soprattutto il suo inestimabile patrimonio di schizzi e disegni, ci consentono di rivedere il volto di un tempo di queste nostre colline e ascoltare la voce di molte persone, le cui testimonianze Gabucci trascriveva in tutte le sue trasferte. Un’attività, ci sia consentito dire, affine a quella svolta dalla Memoteca Pian del Bruscolo che, con mezzi più moderni, da oltre cinque anni opera per far sì che il patrimonio della memoria sia valorizzato e diffuso. Nel dare alle stampe il primo dei “Quaderni della Memoteca” ringraziamo ancora una volta Cristina Ortolani, autrice del volume e curatrice del progetto; il nostro sincero ringraziamento va poi all’Archivio storico diocesano, che ha autorizzato la pubblicazione dei documenti del lascito di don Giovanni Gabucci ma, soprattutto, alla Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro, che sostiene la Memoteca Pian del Bruscolo sin dalla nascita. FEDERICO GOFFI Assessore alla Cultura e alla Promozione del Territorio Unione dei Comuni Pian del Bruscolo

CLAUDIO FORMICA Presidente Unione dei Comuni Pian del Bruscolo

I



La Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro è lieta di contribuire alla realizzazione di questo Quaderno della Memoteca curato con affettuosa competenza da Cristina Ortolani e con il quale l’Unione dei Comuni “Pian del Bruscolo” prosegue la serie delle proprie significative ed interessanti pubblicazioni, secondo un lodevole programma volto a valorizzare il patrimonio della memoria. Nelle pagine che seguono si parla di don Giovanni Gabucci, un prete il cui ricordo - a più di sessant’anni dalla morte - resta vivissimo: un sacerdote sempre vicino al suo popolo, che non fu mai parroco ma prestò la propria opera in diverse chiese e parrocchie, grande e ricercato predicatore, e per di più paleografo, archivista, ricercatore, aperto alle novità - il cinematografo, per esempio - come alla frequentazione delle biblioteche e alla conservazione della memoria. Tutto annotava, don Giovanni Gabucci, nei suoi appunti: dalle trascrizioni di antiche pergamene alla fatale caduta del campanaro da un albero. Il nostro debito verso la sua persona, che questo bel libro cerca di colmare, è anche qui: don Giovanni Gabucci fu una di quelle persone che studiano, indagano, fanno ricerche per intima curiosità e sete di sapere, poi organizzano il ricordo onde la memoria non si disperda. Su scala diversa, don Gabucci fu una sorta di Annibale Abbati Olivieri di campagna: scarpe grosse nel fango e nella neve ma cervello finissimo, volentieri incline ad aiutare altri studiosi, estensore di cronache che si leggono con vivissima partecipazione, collettore di documenti e di memorie. E oggi che le sue carte sono conservate presso l’Archivio storico diocesano di Pesaro, gli studiosi contemporanei vi scoprono reperti altrimenti perduti, indicazioni importanti, spunti per nuove indagini. Anche per questo la collana dei Quaderni della Memoteca si apre sotto i migliori auspici e Cristina Ortolani merita viva gratitudine. GIANFRANCO SABBATINI

presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro

III



Nel 1984, quando il vescovo di Pesaro monsignor Gaetano Michetti mi affidò il compito di riordinare e rendere di nuovo accessibile al pubblico il prezioso patrimonio conservato presso gli archivi della nostra Diocesi, il mio pensiero andò subito a Giovanni Gabucci. Nell’Archivio storico diocesano, istituito per volere del Vescovo, confluiva infatti anche il materiale proveniente dall’Archivio del Capitolo della Cattedrale, del quale don Giovanni aveva provveduto a stilare un primo inventario nel lontano 1934. Subito pensai anche di dedicare a Gabucci una sala dell’archivio, per ricordare il lavoro insostituibile di questo sacerdote, il cui ruolo negli studi di storia locale è stato forse, sinora, non sufficientemente riconosciuto. A Gabucci e alle sue Briciole di storia della chiesa pesarese apparse sul “Bollettino Diocesano” degli anni 1919-1924 decidemmo di ispirarci, nel solco della tradizione evangelica, anche quando si trattò di dare alle stampe il primo numero di “Frammenti”, la rivista del nostro archivio, pubblicato nel 1994. Con generosità don Giovanni volle donare alla Biblioteca del Seminario la propria ricchissima raccolta di volumi, alcuni dei quali anche rari e preziosi, e il suo consistente archivio privato, fatto di una moltitudine di materiali tra cui taccuini di appunti, disegni, fotografie, cartoline. Un lascito che ha sempre destato la curiosità degli studiosi (e non): accanto a chi cercava (e trovava) notizie inedite e aneddoti resi così bene dalla penna di don Giovanni, non sono purtroppo mancati negli anni coloro i quali hanno avvicinato le carte di Gabucci senza esitare, purtroppo, a compiere sottrazioni e a disperdere materiali. Siamo lieti che il nuovo ed esaustivo contributo di Cristina Ortolani vada ad aggiungersi a quanto già pubblicato su Gabucci da Katia Del Baldo (su “Frammenti”, n. 5 del 2000) e da Dante Simoncelli (nell’edizione da lui curata delle poesie di don Ciro Scarlatti, fraterno amico di don Giovanni). Ringraziamo l’Unione dei Comuni Pian del Bruscolo e la Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro che hanno consentito la realizzazione di questo volume, al quale auguriamo la massima diffusione. DON IGINO CORSINI

Direttore dell’Archivio Storico Diocesano di Pesaro

V



Il buon Dio si cela nel dettaglio Aby Warburg*

Il dottore di carte muffite e indecifrabili1, l’appassionato raccoglitore di memorie storiche2, dotato di un ingegno versatile in tutto che si conviene all’arti belle, e perspicace ad avvertire nel dubbio il probabile e dall’errore il vero3, il prete degli scherzi, assai colto ma un po’ burlone4. Il Paleografo e Archivista capace di battere le chiare a neve meglio di chiunque altro per le torte della sua Brigida. L’impiegato comunale sperduto nella neve, e la voce della maestra che come nella nebbia di Amarcord lo rimette sulla strada di casa5. Ci vorrebbe la penna di Guareschi per descrivere don Giovanni6. Già, Guareschi. Non che Giovanni Gabucci (1888-1948) sia un don Camillo, tutt’altro, ma certo con il pretone della Bassa, che quando non era impegnato a scontrarsi con i ‘rossi’ lucidava gli angioletti col sidol, il sacerdote santangiolese ha molto in comune. La battuta pronta, intanto: ancora oggi, a oltre sessant’anni dalla morte, la prima cosa che tutti ricordano di don Giovanni sono i commenti arguti e talora sarcastici, la vis polemica e le risposte pungenti che non risparmiava nemmeno al vescovo (era un uomo libero, dicono ancora di lui). Poi, probabilmente, una certa irruenza, espressa sia nelle lettere sia negli accuratissimi diari, e l’inclinazione, tutto sommato, verso le cose semplici: non avrebbe disdegnato, don Gvan, di sedersi a tavola con don Camillo, Peppone & soci, davanti al camino o sotto il pergolato della vite, per un piatto di pane e formaggio. Di sicuro amava chiudere la giornata insieme coi suoi amicI Duilio e Alessandro al caffè del Borgo, con una moretta7. Non ebbe (non volle, dice lui) mai la parrocchia, però, don Giovanni: acconsentì piuttosto a pensarsi, sempre in via provvisoria, vice parroco, economo spirituale, assistente. Per umiltà secondo alcuni, più verosimilmente, dopo la lettura dei suoi diari, per potersi spostare liberamente nel territorio della Diocesi (virtualmente anche fuori, come dimostra la mappa geografica dei suoi scambi epistolari, che tocca tra l’altro Roma, Milano, Buenos Aires), seguendo l’irresistibile richiamo della curiosità, e anche per offrirsi a una vocazione in larga parte coincidente con la diffusione della cultura. Richiestissimo come predicatore, don Gabucci sembra considerare sullo stesso piano i ritiri spirituali e le conferenze a proiezioni: il metodo è lo stesso, nell’un caso per indurre l’uditorio ad approfondire nuovi spunti di fede, nell’altro, per leggere il creato attraverso l’illustrazione delle VII


nostre migliori bellezze8, a Montelevecchie come a Pesaro o nella natia Sant’Angelo in Lizzola. Una libertà mentale che, pur disciplinata dai solidi strumenti del Dottore in archivistica e paleografia (il titolo al quale teneva di più, quello che lo ricorda sulla lapide nel piccolo cimitero sulla collina di Monte Calvello di Sant’Angelo in Lizzola), lo porterà a preferire la dimensione del frammento a quella dello studio sistematico. Frequentando le sue carte, conservate presso l’Archivio storico diocesano di Pesaro, l’impressione che si ricava è infatti quella di una mente vorace, di uno studioso che, pur consapevole delle proprie doti, non appare interessato a lasciare di sé il ricordo di uno storico, almeno non secondo i canoni tradizionali. Attentissimo, quasi ossessivo nel tenere traccia dei propri interessi, Gabucci non si cura di interpretare, né di comporre in un’opera unitaria la mole di materiali accumulati in oltre quarant’anni di ostinate ricerche: non si è trovato tra i manoscritti un abbozzo, nemmeno un menabò destinato a tradursi in volume; non moltissime le opere a stampa, perlopiù opuscoli tratti da articoli apparsi su riviste culturali a diffusione locale. Numerose e consistenti invece le collaborazioni con altri studiosi, con suo grande disappunto spesso non riconosciute: a Gabucci si devono per esempio alcune delle schede sui castelli pesaresi contenute ne La Provincia di Pesaro e Urbino di Oreste Tarquinio Locchi, pubblicato a Roma nel 1934, mentre ad Antonio Zecchini, autore di un lavoro su Antonio e Romolo Liverani, Gabucci fornì dettagliate informazioni circa la presenza degli scenografi faentini nel Pesarese. Fu in contatto, tra gli altri, con lo scrittore di Tavullia emigrato a Milano Igino Balducci, con l’allora direttore dei Musei civici di Pesaro Giancarlo Polidori, con lo storico dell’arte Francesco Filippini, con monsignor Polvara, fondatore della Scuola superiore d’Arte Cristiana “Beato Angelico” e direttore della rivista “Arte Cristiana”, con l’onorevole Filippo Meda. La Memoteca Pian del Bruscolo deve molto a Giovanni Gabucci, e questo Quaderno, il primo di una collana che speriamo longeva, vuole onorare questo debito. È infatti frequentando le carte di don Giovanni che prese forma nel 2005 l’idea di un contenitore di storie dei nostri luoghi, per accogliere tutte quelle testimonianze minute alle quali, almeno fino a non molti anni fa, non si dedicava troppa attenzione. Microstorie dalle dimensioni molto affini alle miriadi di foglietti raccolti da don Giovanni. Fotografie, disegni, appunti, frammenti di realtà chiamati a comporre un domestico atlante della memoria (non ce ne vorrà Aby Warburg con il suo Mnemosyne); carte che, interrogate, a loro volta interpellano l’interlocutore, in un dialogo costante, fitto di rimandi e dai risvolti sempre sorprendenti. Agli occhi dell’oggi, quasi un ipertesto.

VIII


Grazie ancora una volta a tutti coloro i quali, con un ricordo, una fotografia, una lettera, contribuiscono ogni giorno a creare il tessuto della Memoteca: in questo caso a chi mi ha aiutato a ritrovare le multiformi tracce di don Gabucci nella nostra Diocesi, in primo luogo ai parroci, che tra i mille impegni pastorali hanno trovato il tempo di consultare con me i loro archivi. Grazie agli amministratori dell’Unione dei Comuni Pian del Bruscolo: a chi ha avviato il lavoro nella precendete legislatura, all’assessore Federico Goffi che ha accompagnato il lavoro con la solita pazienza, e ai sindaci dei Comuni aderenti all’Unione, che continuano a concedermi la loro fiducia. Grazie davvero al generoso sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro e al suo Presidente Gianfranco Sabbatini, che con attenzione partecipe segue sin dall’inizio il percorso della Memoteca. Da ultimo, un ringraziamento particolare all’Archivio storico diocesano di Pesaro e al suo direttore, don Igino Corsini, che tra i primi si ricordò di don Giovanni intitolandogli una sala dell’archivio nel 1984: senza la sua disponibilità, i suoi ricordi e il suo impegno difficilmente questo volume avrebbe visto la luce. CRISTINA ORTOLANI

* Altri sostengono che vi si nasconda invece il diavolo. Der liebe Gott steckt im Detail: la frase, ripresa da molti con diverse variazioni, è di Aby Warburg (1866-1929). Questa premessa riproduce con alcune varianti l’articolo Il facchino della diocesi, pubblicato su “Promemoria”, numero zero, Maggio 2010.

FONTI E TRACCE 1

Giovanni Gabucci, citato da Cristoforo Mambrini in Per Giovanni Gabucci, Urbania 1949, p. 3. Giovanni Gabucci, lettera ad Antonio Zecchini, 31 Gennaio 1941 3 Mambrini, cit., .p. 1. 4 Personaggi d’altri tempi, versi del prof. Enrico Garattoni, schizzi del prof. Mario Franci (dattiloscritto, Sant’Angelo in Lizzola, s.d.; raccolta Elisa Antonini, Sant’Angelo in Lizzola). 5 Testimonianza di Graziella Salucci Stiassi (Bologna), raccolta tra la Primavera 2010 e l’Inverno 2011. 6 Testimonianza di Giancarlo Cacciaguerra Perticari (Sant’Angelo in Lizzola), raccolta nella Primavera 2007. 7 Giovanni Gabucci, Diari, 21 Novembre 1924. 8 Montelevecchie (Belvedere Fogliense), Possesso parrocchiale e inaugurazione del Ricreatorio, da “L’Idea”, 15 Dicembre 1922. 2

IX



a chi mi ha insegnato un metodo



IL FACCHINO DELLA DIOCESI GIOVANNI GABUCCI (1888-1948) NON SI POSSONO RESUSCITARE LE VITE FINITE NELL’ARCHIVIO. MA QUESTA NON È UNA BUONA RAGIONE PER FARLE MORIRE UN’ALTRA VOLTA. Arlette Farge, 1991


AVVERTENZE PER LA LETTURA In linea generale, sono stati adottati per la TRASCRIZIONE DEI MANOSCRITTI criteri che ne facilitassero la lettura e la comprensione, nel tentativo di far emergere la vivacità stilistica della penna di don Giovanni Gabucci. Per non appesantire la pagina non sono stati indicati i numeri di foglio; brevi annotazioni sulla forma di ciascun diario - o insieme di diari - sono state poste in nota o all’inizio di ogni capitolo. Le ABBREVIAZIONI sono state sciolte, ed è stata uniformata la GRAFIA dei termini (soprattutto per i nomi dei paesi, dei quali si utilizza il nome attuale, p. es. Montelabbate invece di Monte l’Abate); sono stati invece mantenuti alcuni arcaismi che caratterizzano lo stile primonovecentesco di Gabucci (stassera, jeri, ajuto, à al posto di ha ecc.). I titoli (di libri, riviste ecc.) sono indicati da Gabucci con un diverso carattere e sono stati dunque riportati in corsivo anche all’interno del testo dei diari. Delle rare PARTI CANCELLATE si è dato conto in nota solo ove contribuiscano ad apportare elementi di arricchimento al testo definitivo; le sottolineature sono di mano dello stesso Gabucci. Le trascrizioni di diari, lettere e materiali di Gabucci sono impaginate con un MARGINE più ampio, seguendo un uso dello stesso don Giovanni, al quale sono da attribuirsi anche i titoletti posti a fianco a facilitare la lettura. Infine, si è ritenuto opportuno, nel rispetto delle persone e delle loro vite, rinunciare ad alcuni brani dei Diari di Gabucci (pochi, in verità, in totale forse poco più di una pagina): gli omissis sono segnalati tra […]. FONTI E TRACCE Come evidenziato nella parte introduttiva, la maggior parte dei documenti citati e riprodotti provengono dal FONDO GABUCCI (Archivio storico diocesano di Pesaro), il cui inventario preliminare è disponibile presso lo stesso Archivio oppure agli indirizzi web www.memotecapiandelbruscolo.pu.it e www. http://issuu.com/miss_nettle/docs. Per non appesantirne ulteriormente il già corposo apparato, le note riportano il titolo del fascicolo, preceduto dall’indicazione del numero attribuito a serie/sottoserie, secondo la tabella sottostante. Anticipiamo qui che i materiali sono stati organizzati, nei limiti del possibile, rispettando i criteri adottati da don Giovanni e da chi ci ha preceduto nell’opera di sistemazione (i nomi delle persone che hanno ordinato almeno sommariamente porzioni di materiale sono dati di volta in volta in nota); le DATE apposte da Gabucci si riferiscono di solito all’inizio del lavoro (Taccuino, Diario ecc., p. es. Sant’Angelo, Parroci, 1926). Specifichiamo sin d’ora che il termine fascicolo si riferisce nelle note sia a fascicoli verosimilmente composti dallo stesso Gabucci sia a quelli creati nel corso del lavoro di riordino del Fondo. Dove manca l’indicazione dell’autore ci si riferisce a lavori di don Giovanni Gabucci. IMMAGINI Per le immagini si riporta il titolo originale (o la didascalia apposta da Gabucci) in corsivo; di alcune delle fotografie sono state recuperate solo riproduzioni fotomeccaniche realizzate in tempi recenti (sostanzialmente fotografie di stampe, e non stampe da negativi): queste, facilmente identificabili anche dalla qualità meno definita, sono state segnalate di volta in volta come riproduzioni. I disegni di Romolo Liverani sono tratti da L’Isauro e la Foglia: Pesaro e i suoi castelli nei disegni di Romolo Liverani, Pesaro 1986. Il corsivo identifica titoli di libri, spettacoli, termini poco usati o in altre lingue, sia nel testo sia nelle note; i titoli di periodici e riviste culturali sono riportati tra “ ”. In corsivo si riportano anche le citazioni, da pubblicazioni, manoscritti, documenti. Per le citazioni tratte da siti internet sono stati riportati il titolo e l’autore del brano ove presenti, l’url completo della pagina in corsivo, seguito da giorno e ora di consultazione; se la nota si riferisce a un vocabolario, database o enciclopedia si riporta l’indirizzo seguito dalla voce ricercata. SEGNI E SIGLE UTILIZZATI [ ] note e integrazioni sicure del curatore [?] dubbi […] omissis < > lacuna < ? > non leggibile \ / parole scritte sopra o sotto il rigo \ \ a margine

XIV


AcSA Archivio storico comunale Sant’Angelo in Lizzola AdP Archivio storico diocesano di Pesaro ApSA Archivio parrocchia San Michele Arcangelo, Sant’Angelo in Lizzola CB Cronologia di Pesaro, versione online, curata da CHIARA BOIANI, della Cronologia realizzata da ANDREA BIANCHINI per il volume La Provincia di Pesaro e Urbino. Caratteri, trasformazioni e identità, Venezia 2003; http:// www.bobbato.it/index.php?id=7954 (citazioni estrapolate tra il Dicembre 2010 e il Gennaio 2011). CH http://www.catholic-hierarchy.org, database al quale rimandiamo per le notizie su cardinali e vescovi, riferendoci di volta in volta alle singole voci (citazioni estrapolate tra il Dicembre 2010 e il Gennaio 2011). CT Cronotassi dei vescovi di Pesaro, da http://www.arcidiocesipesaro.it/index.php/arcidiocesi/cronotassi/66cronotassi.html15 (citazioni estrapolate tra il Dicembre 2010 e il Gennaio 2011). DS Don Ciro Scarlatti (Sferza), Poesie, a cura di DANTE SIMONCELLI, Pesaro 1997. EdS Enciclopedia dello Spettacolo, Roma 1975 FG Fondo Gabucci (Archivio storico diocesano, Pesaro) TOB La Bibbia da studio, Torino 2001 Ove non segnalata, la fonte delle essenziali note biografiche sui sacerdoti è la raccolta Ricordini funebri (AdP). fasc. ib. ms.

fascicolo ibidem manoscritto

FONDO GABUCCI - SERIE 01 - BIOGRAFIA 1.1 - Diari 1.2 - Corrispondenza 1.3 - Miscellanea (documenti vari e fotografie) 1.4 - Biblioteca 02 - PESARO SACRA 2.1 - Vescovi di Pesaro 2.2 - Archivio del Capitolo della Cattedrale 2.3 - Seminario 2.4 - Santi di Pesaro 2.5 - Miscellanea 03 - PESARO CIVILE 04 - PAESI E CASTELLI DEL PESARESE 4.1 - Castelli assorbiti da Pesaro nel 1929 4.2 - Frazioni e località dell’attuale Comune di Pesaro 4.3 - Pesaro e dintorni 05 - SANT’ANGELO IN LIZZOLA 06 - UOMINI ILLUSTRI 6.1 - Schede 6.2 - Quaderni e raccolte di articoli 07 - VARIETAS 7.1 - Varietas - Cose sacre 7.2 - Conferenze a proiezioni 7.3 - Santi e Pontefici 7.4 - Musica 7.5 - Ricettari 7.6 - Miscellanea 08 - IMMAGINI 8.1 - Cartoline e fotografie (album) 8.2 - Disegni 8.3 - Stampe 8.4 - Miscellanea 09 - RITAGLI

XV


* **

Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Ricordi d’infanzia (1955), in Racconti, Milano 1995, pp. 25-26; Cristina Campo, Gli imperdonabili, Roma 1997, p. 97.


IL FACCHINO E I SUOI BAULI Non esistono memorie, per quanto scritte da personaggi insignificanti, che non racchiudano valori sociali e pittoreschi di prim’ordine. Giuseppe Tomasi di Lampedusa, 1955*

Sant’Angelo in Lizzola, Inverno 1948. Un andirivieni confuso tra via Morselli e piazza IV Novembre, davanti a palazzo Mamiani ancora menomato dalla guerra. La porta è spalancata. Casse, scatole, sporte, qualcuno si affaccia e raccoglie una carta che sta per cadere a terra, un altro chiede della vecchia e prima di uscire si sofferma sul volume impolverato all’ingresso. Si va avanti così per qualche giorno, finché nella casa restano solo brandelli di fogli, polvere e le spoglie del bric-à-brac che era stato la vita dei due anziani fratelli: il prete e la perpetua, lo studioso e la sua musa bizzarra, don Gvan e l’Angelina. Il secondo quadro ci mostra il distinto giovinetto Giovanni Gabucci immerso nel suo zelo di chierico di belle speranze. Chino su codici e Sacre Scritture, attento alle pieghe della tonaca nell’accompagnare i seminaristi in trasferta estiva, già intento a vergare i suoi Punti e virgole a lettere ariose e svolazzi. (Attenzione a quei punti e virgole, don Giovanni, attenzione). Quest’immagine comincerà quasi subito a sciogliersi nelle intemperie della strada che da Sant’Angelo porta all’abbadia di San Tommaso in Foglia. Il terzo quadro è il più scuro, leggerlo costa fatica nelle sue linee discordanti. Qui il pastello dei santini trapassa nella melanconia saturnina, la mano del tempo appanna la chiarità dell’Angelico e ingessa i boccoli dei cherubini di Melozzo. Il candore delle nevi invernali non vince sul denso plumbeo della quotidiana frequentazione con le agonie. Ciò che appare sorprende forse anche lo stesso archivista e paleografo: uscire da se stessi è un esercizio che nei suoi ambienti volge all’estasi, e don Giovanni non è certo un contemplativo. Il commiato. È deciso. Penna, inchiostro e canello saranno gli strumenti: lì trova pace, le ombre si allontanano e a casa nostra si sta di nuovo bene. Il priore, il podestà, il conte e la contessa, Duilio, l’Angelina: le figurine trovano il loro posto, la guerra non lascia tempo per molto altro, il racconto può cominciare. Quello di tenere un diario o di scrivere a una certa età le proprie memorie dovrebbe essere un dovere “imposto dallo stato”: il materiale che si sarebbe accumulato dopo tre o quattro generazioni avrebbe un valore inestimabile: molti problemi psicologici e storici che assillano l’umanità sarebbero risolti. Non esistono memorie, per quanto scritte da personaggi insignificanti, che non racchiudano valori sociali e pittoreschi di prim’ordine. 1


Vale anche per le memorie di don Giovanni la considerazione dell’autore del Gattopardo. Più del solito però occorre tener salda la prospettiva di un metodo, nell’avvicinare questa multiforme messe di carte che rischia di inghiottire ogni lettura col suo vortice di sovrapposizioni. Saccheggiati gli scritti (anche a costo di errori seriali), depauperata la collezione (umile sì, ma pur sempre frutto di fatiche e risparmi), più volte traslocate, infine, valigie e scatole (da Sant’Angelo alle soffitte pesaresi del Seminario di via Avogadro all’approdo nei locali dell’Archivio diocesano, dove per mano di don Igino Corsini hanno trovato negli anni Ottanta una prima sistemazione): le vicissitudini logistiche dell’eredità di Giovanni Gabucci sono abbastanza note e non occorre insistere sull’argomento. Restano comunque migliaia di fogli, dei quali si è cercato in prima battuta di ricostituire un ordine plausibile, rispettoso se non a calco dell’originale, a complemento di quanto già svolto dalle numerose mani che ci hanno preceduto. Inevitabilmente giunto a un risultato provvisorio, fonte di cupe quanto prevedibili frustrazioni, il tentativo di rileggere l’archivio Gabucci (gli amici archivisti perdoneranno l’uso personale dei termini raccolta/archivio) secondo una logica unitaria ci sembrava comunque un gesto di restituzione necessario. Intanto per il rispetto di una vita trascorsa a mettere da parte e documentare; e poi perché la stessa eredità gabucciana pareva reclamarlo: pur dislocati su più piani di uno stesso edificio, riclassificati spesso in base a criteri diversi da quello d’origine, fascicoli, faldoni, cartelle lasciavano emergere una potente coerenza, una articolata ma precisa intenzione di raccolta capace di sopravvivere ai traslochi, alle incoscienti sottrazioni, al furtivo appropriarsi dei pezzi ritenuti di maggior valore. Insomma, un invito irresistibile a seguire le briciole disseminate sulla nostra strada per ritrovare, sotto la superficie irruvidita dagli interventi dello spranghino, il lucente decoro di una ceramica dai colori intatti. (E forse la sorpresa maggiore è proprio quella di un Gabucci a colori, cromaticamente assai vivace, quasi voluttuoso, lui che solitamente è dipinto al massimo in color seppia). Le carte di Gabucci restano opache, però, alle domande sulla vita del loro ordinatore, scandita tra il ricordino della Cresima/Comunione, quello dell’ordinazione sacerdotale e l’ultimo, frettoloso ricordo stampato nel trigesimo della morte. Che, tra parentesi, sbaglia anche la data di nascita. Poi un paio di bollette della luce, qualche documento di quotidiana amministrazione, la tessera di massaia rurale della sorella. Anche altrove, non sono molte le tracce che don Giovanni ha lasciato di sé: se si escludono i libretti compuntamente fregiati che ogni tanto emergono dagli archivi delle parrocchie in cui si recava a predicare, e poche comparse nelle delibere del Comune di Sant’Angelo in Lizzola, presso il quale fu impiegato negli ultimi anni di vita, restano solo i Libri dei Battesimi e dei Morti, te-

2


stimoni impassibili dello scorrere delle generazioni insieme con gli Stati delle Anime (e sempre viene da chiedersi: chissà come stavano davvero, queste Anime?). Forse è in questo deliberato scostarsi, quasi un mettersi da parte rispetto alla storia da testimoniare che va cercata la ribadita umiltà di don Giovanni Gabucci. Umiltà corroborata, salvo alcuni momenti bui, da una fiducia salda nelle proprie attitudini, e che trova il suo corrispettivo oggettivo nella tonaca lisa, alla quale persino dalle fotografie viene voglia di dare una bella spazzolata, e nel francescanesimo della sua stanza (subito però si affaccia l’ombra di un San Francesco dannunziano, nell’ossessione dell’accumulo, e nella frustata liberty dell’ornato di certi schizzi. Un Liberty di periferia, s’intende). Ecco perché, a lungo meditata, la scelta di adottare il punto di vista dello stesso Gabucci ha avuto infine la meglio su altri approcci narrativi. A conti fatti, don Giovanni non è forse il miglior testimone di se stesso, non il più accattivante, perlomeno al nostro palato ormai assuefatto al politically correct. Emerge dai Diari, dai Taccuini, dalle lettere una figura più complessa rispetto al prete assai colto ma un po’ burlone tramandatoci da una poesiola santangiolese. Il tempo è un gran maestro, certo, e il gioviale vice-parroco ha finito con l’appannare certe asprezze dell’uomo, accennate da chi l’ha conosciuto ma sempre filtrate dalla caligine dolce dei ricordi d’infanzia. Indubbiamente l’età matura ha limato certe impuntature del suo carattere, e il Gabucci del dopoguerra, l’unico che può essere oggi raccontato a viva voce, sembra per certi versi aver trovato un equilibrio a fronte del giovane sacerdote teso a migliorare, progredire, riottoso verso i superiori, tagliente nei mai lesinati giudizi quanto fragile e sensibile all’altrui opinione. A Sant’Angelo pochi sapevano dei suoi studi, quasi avesse accettato all’ultimo la patina, quella sì guareschiana, del prete di campagna, del factotum cultural-spirituale arguto e bonario. In città, invece, verrebbe da dire, tutti sanno dei suoi studi e pochi conoscono lui: Gabucci? Ah sì, era un ricercatore, colto (i più intendono erudito, però); oppure, tra gli storici di professione sì, ma tutte informazioni di seconda mano. Vero, anche di terza e quarta. Ma non è nell’esattezza delle informazioni che va cercato il proprio dell’archivio Gabucci, non nel tempo del web 2.0 e dell’aggiornamento continuo. Sì, molte delle notizie messe insieme da don Giovanni restano preziose, soprattutto quelle che attingono al patrimonio della voce dei vecchi, dove i vecchi in questione nacquero quando l’Italia non era ancora unita; altrettanto utili sono le tracce da lui pazientemente aggregate, che davvero aveva il dono di scovare nei posti più impensati. E sì, l’anima del bricoleur della storia prende il sopravvento e ammucchia cartacce, ma tra quelle cartacce si sono ritrovati i Taccuini di Gianandrea Lazzarini. È dunque qui che va cercato il cuore del lascito di Gabucci, negli spazi tra questi frammenti, nel bianco di fronte al quale fermarsi per poi scavare ancora.

3


Puntiglioso ma apparentemente disordinato, discontinuo nell’applicazione come spesso accade agli intuituivi, all’occorrenza caparbio sul dettaglio sino a dimenticare la sintesi, Gabucci sembra metterci in guardia contro ogni trama troppo facilmente riconosciuta, ogni conclusione troppo soddisfacente nella ricerca di indizi, connessioni, conferme. Un’ultima annotazione. Non un regesto del Fondo Gabucci si voleva dare alle stampe (per questo rimandiamo ad altre sedi), quanto piuttosto restituire spazio a una personalità sfaccettata e tutto sommato decisamente contemporanea, celata sotto i trafori della carta velina e il pelouche del cappello da prete - copricapo che peraltro don Giovanni possedette forse solo in età avanzata. Non sappiamo e non vogliamo decidere qui se la narrazione autobiografica sia garanzia, o almeno paradigma, di autenticità. Nei giorni dell’impudicizia mediatica occorre poi meditare lungamente l’idea che i diari si scrivano avendo in mente un preciso lettore. Certo è che, dopo quasi dieci anni di frequentazioni, prima sporadiche poi assidue, e due anni di lavoro costante sulle sue carte, dopo aver chiesto, raccolto, immaginato e anche consapevolmente tralasciato pareri, documenti, materiali, è ora il momento di lasciare la parola allo stesso don Giovanni, cercando di porgere con lievi mani** anche le sue osservazioni più puntute, di vedere il mondo attraverso i suoi occhi.

Sant’Angelo in Lizzola, via Morselli: sulla sinistra, in primo piano, la casa che appartenne alla famiglia Gabucci. In alto: la Collegiata di San Michele Arcangelo e la casa parrocchiale, costruita nel 1932 (fotografie Cristina Ortolani, Gennaio 2011); in bianco e nero, la casa parrocchiale appena costruita (FG 5, Disegni e fotografie).

4



Sant’Angelo in Lizzola, anni Quaranta del ‘900. Il parroco, don Pio Spadoni, insieme con don Giovanni Gabucci (a destra, con il libro in mano) e i ragazzi della parrocchia di San Michele Arcangelo (ApSA).

6


PROLOGO

SANT’ANGELO IN LIZZOLA, 7 SETTEMBRE 1948*. Il molto reverendo don Giovanni Gabucci, fu Andrea e fu Mancini Fortunata, nato a Sant’Angelo in Lizzola il 9 II 1888, è morto, nell’età di anni 60, munito di tutti i conforti religiosi e di una speciale benedizione di mons. vescovo diocesano, ieri l’altro, 5 c.m., alle ore 3.10 ant. dell’ora legale, di tumore maligno al fegato. Era stato sempre qui nella sua Sant’Angelo, dedito allo studio e all’apostolato; aiutava il parroco - instancabilmente - soprattutto la Domenica, nel lavoro delle Confessioni. Uomo di vasta scienza - dottore in Paleografia e archivistica - cultore profondo e geniale della storia e delle tradizioni del proprio Paese, ministro di Dio esemplare e generoso, alieno agli onori, solo dedito al lavoro e all’apostolato, lascia nell’animo di quanti lo conobbero ed avvicinarono profondo cordoglio. Noto su larga scala per diversi suoi studi e lavori pubblicati di storia locale e biografie di Santi di Pesaro e diocesi, volle sempre rimanere nel nascondimento, anche quando i Superiori ecclesiastici lo avevano nominato canonico della cattedrale; rifiutò quel posto onorifico per vivere nel servizio più umile della Chiesa. Amava definirsi “facchino di Santa Romana Chiesa”. Famoso per la sua schietta sincerità e per la sua arguzia sferzante. Lo zio paterno don Francesco, primicerio della Cattedrale di Pesaro lo aveva avviato allo studio e poi la sorella Angelina fu sempre al suo fianco con cure materne. Ieri sera la salma fu trasportata nella chiesa parrocchiale e all’Ave Maria fu recitato in suo suffragio l’intero Rosario. Questa mattina furono celebrate in questa Chiesa n. 22 Sante Messe; officiò la Santa Messa solenne in terzo mons. Francesco Stramigioli - parroco di San Cassiano e delegato vescovile. Prima delle esequie disse brevi parole di elogio don Secondo canonico Mosca, primicerio del Duomo, quindi la salma benedetta, con molto seguito di sacerdoti, seminaristi, Confraternite, Pie Unioni, rappresentanze del Municipio e popolo fu accompagnata al locale cimitero per essere tumulata nella tomba di famiglia. Sul piazzale del Monte disse ancora parole di elogio mons. Stramigioli. Nelle circostanze furono raccolte molte offerte - in luogo di fiori - per i poveri e per la sorella Angela rimasta sola e povera e per l’Asilo. La sua ricca Biblioteca dalla sorella Angelina venne regalata al Seminario di Pesaro conforme al desiderio più volte manifestato dall’indimenticabile fratello. Abitava la casa di sua proprietà in via Morselli n. 1 di fronte alla casa parrocchiale. Sac. Pio Spadoni, parroco

* Dal Libro dei Morti 1904-1957 della parrocchia di San Michele Arcangelo, Sant’Angelo in Lizzola, 7 Settembre 1948, n. 5 pp. 298 - 299.

7



ATTO PRIMO. A CASA NOSTRA (1888-1948) CASA MIA, CASA MIA BENCHÉ PICCOLA TU SIA TU MI SEMBRI UNA

BADIA


L’ultima pagina del Diario 1948 di Giovanni Gabucci, con il programma delle Lezioni di coltura popolare previste nel Febbraio di quell’anno al cinema “G. Branca” di Sant’Angelo in Lizzola. A pagina 13: A casa nostra - lettura al cinema “Branca”, 13 Marzo 1948 (ApSA).

10


A CASA NOSTRA. SANT’ANGELO IN LIZZOLA, 13 MARZO 1948

1

Nell’ultimo inverno don Giovanni, insieme con gli amici di sempre, concerta a Sant’Angelo in Lizzola una serie di lezioni di coltura popolare, il cui programma chiude i Diari del 1948. VENERDÌ 6 FEBBRAIO: A zig-zag per Pesaro; VENERDÌ 13 FEBBRAIO: In giro nel pesarese; VENERDÌ 5 MARZO: A casa nostra. Dal 1912 le conferenze a proiezioni sono la sua specialità: nell’officina del facchinopaleografo-archivista rappresentano il corpus più organico, tengono il luogo del libro che non c’è, e nello scorrere delle diapositive si può forse scorgere, come in un’eclettica Biblia pauperum, la consistenza dell’ipertesto cui si accennava in apertura. Immagini e parole sono linguaggi complementari, inscindibili nell’opera di Gabucci dove, per formazione ma ancor prima per innata attitudine, il Beato Angelico o indifferentemente il più languido degli illustratori preraffaelliti affiancano citazioni dalla Vulgata, mescolandosi a spigolature sugli arredi sacri delle chiese delle nostre campagne. I disegni sui Taccuini, nei Diari, sui sipari; le centinaia di cartoline e le fotografie, negli album e inframmezzate ai testi; gli oltre duecento fascicoli realizzati dall’abile bricoleur (ci restano persino le lettere ritagliate da manifesti, giornali e volantini con le quali ne componeva i titoli), l’interesse per il cinematografo: tutti spunti attraverso i quali è facile leggere una predisposizione alla commistione di codici dagli esiti piuttosto originali e attuali. Se i gusti di don Giovanni appaiono decisamente conservatori, in fatto di arte figurativa improntati a Raffaello ma non senza scivolate verso uno stile oleografico, diremmo da santino, si ha l’impressione che la Wunderkammer Gabucci, in barba alle lacune e ai saccheggi, possieda una vita propria, prendendo strade imprevedibili e forse non del tutto gradite al suo creatore, un po’ come le scope e i secchi dell’Apprendista stregone di Disney. Ipercritico verso gli altri oltre che verso se stesso, Gabucci non si perita di esprimere pareri, sulle films proiettate a Sant’Angelo, sulle opere date a teatro, su predicatori caduti nell’oblio e artisti già noti, trattati allo stesso modo dalla sua penna acuminata. Libro banale e… sconclusionato, appunta nel 1932 su una copia della seconda edizione di Tutta Frusaglia, ed è del 1935 una lettera a monsignor Giuseppe Polvara, fondatore della scuola superiore d’Arte Cristiana “Beato Angelico” e direttore della rivista “Arte Cristiana”, nella quale don Giovanni critica aspramente il grottesco e irriverente novecentismo, nebuloso e scadente delle scolture del Monzù [sic, ma evidentemente Manzù], che disgraziatamente ornano la Cappella dell’Università Cattolica1. 11


Sono però proprio le copertine dei fascicoli raccolti nell’imponente collezione di Ritagli a smentire questo incallito conservatore, a trasmettere l’immediata verve di un Gabucci arguto, d’ingegno brillante, il cui animo di caricaturista fa capolino sotto la tonaca rinverdita coi fondi del caffè2. Collages dei quali va evidenziata anche la consistenza materica, capace di proiettarci d’istante nel mondo di don Giovanni e dell’Angelina, dove pontefici e santi, generali, zar, Mussolini, Badoglio, Murri - Eresie - Modernismo, Lenin, Togliatti e De Gasperi convivono felicemente con i grandi testimoni della carità e della società come don Sturzo, don Orione, padre Semeria, con i romanzi delle coppie reali o con l’estenuata arte drammatica di Eleonora Duse. Presso l’archivio storico della parrocchia di San Michele Arcangelo di Sant’Angelo in Lizzola si conservano gli appunti per la conferenza A casa nostra3. La malandata cartellina reca la data del 13 Marzo 1948 e contiene 48 dei 49 fogli di cui si componeva il testo originale. Lo schema è quello consolidato da oltre trent’anni di prediche e discorsi pubblici, basato su tre momenti, quasi a riprendere i precetti fondamentali dell’arte retorica: a un esordio, di solito intercambiabile a seconda del pubblico al quale si indirizza l’oratore, seguono l’esposizione / argomentazione e l’epilogo, anche questo variabile a seconda delle occasioni. Come sempre, Gabucci lascia a sinistra un ampio margine (qui tracciato a matita rossa) per la sequenza delle immagini e per i commenti. Nel Fondo Gabucci dell’archivio storico diocesano si trova un fascicolo datato 13 Febbraio 1948, intitolato In giro… nel Pesarese. La lettura, ci informa don Giovanni dalla copertina, comprendeva 42 cartelle e 37 proiezioni e si svolse nel cinema parrocchiale di Sant’Angelo in Lizzola. Con A zig-zag per Pesaro, tenuta per la prima volta nel 1912, e Raphael (1921) si riassume qui, ai nostri occhi, l’intero repertorio di conferenze a proiezioni di Giovanni Gabucci. Da casa nostra, dunque, partiamo in questo dopoguerra con le sue ferite non ancora sanate per conoscere a ritroso i luoghi del nostro racconto. Le immagini che accompagnano i testi sono in larga parte le stesse volute da Gabucci, da lui scelte nella propria collezione, spesso fatte realizzare appositamente dai suoi amici fotografi dilettanti e occasionali editori: il veterinario Cesare Lardoni, l’industriale-farmacista-inventore Giuseppe Andreatini, il commerciante di genio Timo-Vasinto Garattoni. Una sequenza di laboriosa e incerta ricostruzione, tuttora incompleta ma della quale va sottolineato il peso: in riproduzioni più o meno fedeli, infatti, molte di quelle immagini fanno tuttora bella mostra di sé sulle pareti delle case santangiolesi. Scomparsi il teatro e la chiesa della Scuola, coronato di merli palazzo Mamiani, modificata per sempre la prospettiva del Corso: niente da fare. Per molti la vera Sant’Angelo rimane quella fotografata da don Giovanni. 12


AVVERTENZA. I titoletti a fianco del testo sono di mano dello stesso Gabucci e corrispondono nel manoscritto originale alle indicazioni delle immagini da proiettare. Nella trascrizione qui riprodotta i soggetti delle immagini che non è stato possibile recuperare sono inseriti nel testo, contrassegnati dal colore grigio e indicati tra [ ].

Amici! Forse qualcuno di voi ricorderà ancora quella poesiola che imparammo sui panchi della scuola elementare: casa mia, casa mia benché piccola tu sia tu mi sembri una Badia. Ebbene, con questo lontano ricordo, dopo avere nelle passate letture gironzolato per Pesaro e per i suoi castelli, ho pensato stassera di fare un giretto a casa nostra, facendo come quel padre di famiglia ricordato dal vangelo, che tira fuori dal suo scrigno ogni cosa buona, nuova o vecchia che sia - qui profert de thesauro suo nova et vetera4. E per incominciare con …robba vecchia ricorderò un episodio personale che potrebbe a prima vista sembrare - ma non è - un atto di superbia; perché ogni buon cittadino ha il diritto ed il dovere di difendere la sua terra contro coloro che la vogliono deprimere. Bisogna riportarsi a venti anni fa quando si ventilava il progetto della fusione di Sant’Angelo con Ginestreto e Monteciccardo, progetto appoggiato in un primo tempo anche dalle autorità ma poi combattuto perché Pesaro voleva assorbire tutti i comuni del Mandamento eccetto Mombaroccio e Tomba; ed il prefetto Pugliese aveva lanciato la stupenda idea di formare un nuovo centro commerciale montano a Montegaudio a danno di Sant’Angelo5. Nell’estate del 1928 il colonnello Taddei mi manda a chiamare a Monteciccardo, e col fare brusco di un comandante forte e... prepotente mi dice: - Reverendo, quali ragioni portate voi per dire che Sant’Angelo debba avere la preminenza sugli altri paesi? - Ma diverse, di storia, di antichità, di importanza pel suo commercio, per la posizione centrale. - Oh! In quanto a storia quasi tutti i paesi sono uguali - interruppe il segretario Mambrini6. - No, caro Segretario - riprendo io - perché se il castello di Lizzola è ricordato fin dal 1047 nella donazione fatta ai frati della Badia dal papa 13


Clemente II, certo sarà più antico di quei castelli, compreso Monteciccardo, che compariscono la prima volta in un elenco del 1283 come soggetti alla Comunità di Pesaro7. - Va bene: ma queste cose - dice il colonnello - sono troppo antiche: ci vuole qualcosa di più recente. È vero - riprendo io - allora Napoleone (che non era un minchione) quando stabilì nel 1810 il nuovo Dipartimento del Metauro, lasciando a Sant’Angelo il titolo di Comune, univa ad esso come appodiati, cioè dipendenti, le comunità di Monteciccardo, Ginestreto e Montecchio. - Sì, sì: ma anche questo ha poca importanza: è cosa... passata e lei sa (ancora non usava il Voi)8 che acqua passata non macina più!... Bisogna venire ai tempi nostri. Ebbene - rispondo piuttosto bruscamente ed in dialetto. - Se volete un pezzo di pane o un ceppo d’insalata, lo dovete venire a comprare a Sant’Angelo!... Ma dall’episodio passiamo alla storia che tratteggerò brevemente per non annoiarvi. Secondo il Marcolini il nostro castello sarebbe sorto nella metà del sesto secolo quando gli abitanti della città, per sfuggire alle continue guerre sul litorale, si ritirarono sulle colline circostanti, formando dei centri abitati. Certo è che il castello di Lizzola è ricordato, come accennai, nel 1047, quando il pontefice Clemente II moribondo nella vicina badia di San Tommaso, donò a quei monaci una grande estensione di terreno. Si ritiene comunemente che il suo nome provenga dalla famiglia Lizzola, che lo fondò o lo ebbe in dominio innalzando la superba torre tuttora esistente, mentre alcuni lo vogliono far derivare dalla qualità del suo territorio abbondante di acque. Il castello di Lizzola ebbe sempre una certa importanza perché fin dal 1266 era già fornito del suo borgo, come si rileva da un documento riportato dal Diplovatazio nel suo Chronicon Pisauri9. Fino adesso ho parlato solo di Lizzola, perché il nostro paese è stato formato con la fusione di due castelli, cioè quello di Monte Sant’Angelo e quello di Lizzola, ambedue ricordati in un elenco di castelli già soggetti a Pesaro nel 1282. Ecco come avvenne il fatto. I signori di Lizzola si erano ribellati a Pesaro, ed i castellani avevano preso le armi in difesa dei loro padroni. Gli antichi Statuti della città stabilivano che quei castelli che si ribellavano dovevano esser rasi al suolo; ma vi era una soluzione più benigna, la quale permetteva di confiscare tutto e vendere a beneficio del pubblico erario. Il castello di Monte Sant’Angelo si trovava in principio del Brasco10 su di una collinetta ove fino a poco fa sorgeva la casa del colono Solforati; ed in un vicino poggetto vi sorgeva la chiesa parrocchiale di Sant’Andrea che venne atterrata nel 1743. Gli uomini di Monte Sant’Angelo vedendo che il loro castello andava lentamente ruinando per essere posto su terreno acquitrinoso (tantoché anche al presente è ricco di acqua, ed ha il vocabolo di Fonte Lepri), domandarono alla Comunità di Pesaro di acquistare il confiscato castello di Lizzola che avrebbe dovuto andare distrutto, e formare una sola comunità col nome 14


che tuttora porta di Sant’Angelo in Lizzola. La fusione avvenne il 17 Marzo 1280 come si ha dal documento riportato dal Diplovatazio e il sindaco di Monte Sant’Angelo sborsò a messer Guido, sindaco di Pesaro, la somma allora non indifferente di 500 lire Ravennate od Anconitane [sic]. Nei documenti posteriori non si ha più ricordo di Monte Sant’Angelo ed anche le parrocchie vennero fuse perché c’è sempre un solo rettore delle chiese di Sant’Andrea e Sant’Angelo di Lizzola. Il Calindri dice che il castello di Lizzola fu distrutto nelle lotte fra Guelfi e Ghibellini, e l’asserzione viene confermata dal fatto che il giuramento prestato alla Santa Sede il 1° di Ottobre 1351, viene ricevuto dal vescovo Biagio Geminelli in Villa S. Angeli de Liçola. Presto però il paese tornò a recingersi di mura ed a fortificarsi, perché nel 1404 l’Olivieri ricorda un testamento Artum, cioè fatto in Castro S. Angeli, e nel 1445 Sant’Angelo in Lizzola è compreso tra i castelli che il 20 Marzo giurarono fedeltà ad Alessandro Sforza. Seguì quindi le vicende di Pesaro, da cui dipendeva, finché nel 1584 fu eretto a Contea dal duca Francesco Maria II Della Rovere, e dato in feudo a Giulio Cesare Mamiani, suo gentiluomo, che doveva ogni anno regalare al duca un mazzo di fichi secchi, sapete perché? ...perché in quel tempo il nostro territorio produceva, come nota il Vanzolini11, fichi di tanta bontà da meritarsi l’elogio del Bembo, del Castiglione e del Tasso. L’ultimo conte di Sant’Angelo fu Terenzio Mamiani, che rivedremo più tardi, al quale furono soppressi gli assegni come feudatario essendosi compromesso nei moti politici del 1831. Il 4 e 5 Novembre 1860 fu fatta anche a Sant’Angelo la votazione per l’annessione al Regno d’Italia, ma fu un plebiscito al solito non troppo sincero, perché su 451 votanti si raccolsero solo 172 voti, e forse non tutti per il sì!12 Passiamo ora a vedere qualcosa di ciò che è rimasto dopo l’ultimo disastro della guerra, fermandoci anche su ciò che il tempo e la guerra hanno distrutto13.

PANORAMA MARIOTTI

[Stemma] Incominciamo dallo stemma che ha avuto origine dalla unione dei due castelli di Lizzola e Monte Sant’Angelo. Raffigura l’Angelo tutelare che riunisce sotto la sua egida, per un’unica difesa, le due spade, simbolo dei due castelli, quelle spade che forse nel passato s’incrociavano per la lotta. Lo stemma è sormontato dalla corona di conte per ricordare il dominio che ne ebbero i Mamiani dal 1584 fino agli ultimi tempi. La fisionomia del paese è stata quasi sempre uguale dal 1600 in poi, perché dominato dall’alta torre dei Lizzola e dal superbo palazzo dei Mamiani. Un panorama di circa 60 anni fa, ecco come ci presenta il castello recinto dalle sue alte mura, ed il borgo che si allunga verso sud. Questo è un lavoro di un sapore un po’ primitivo perché il suo autore, Nazzareno Mariotti, fu un autodidatta, che non frequentò mai nessuna scuola d’Arte o di Disegno; ma però [sic] non è diverso da come lo vediamo presso a poco oggi, aggiuntavi solo la nuova casa parrocchiale costruita nel 1932. [Panorama colorato] Il paese però fin dal 1921 aveva allargata la sua cerchia con la costruzione della via di circonvallazione dedicata al sommo poeta 15


di nostra gente Dante Alighieri. In conseguenza di ciò sorsero i nuovi fabbricati con il salone cinema ed il palazzo scolastico. Di qui si scorge abbastanza bene la parte posteriore del palazzo baronale e della torre: ma per vederli nel loro prospetto, senza bisogno di entrare in paese, saliamo la scalinata recentemente costruita a ridosso della torre e ci troviamo nella Piazza 4 Novembre14. La torre fu costruita nel XII secolo dai Lizzola, e certamente in origine era merlata15. Il palazzo è più recente perché è lavoro dei Mamiani. Costoro abitarono in un primo tempo un modesto palazzetto - dove sta l’amico Pipana16 - e ce n’è il ricordo nello stemma della famiglia murato in fondo al corridoio d’ingresso. Nel 1588, fatte atterrare alcune casupole ed i ruderi del vecchio maniero dei Lizzola, ma lasciando intatta la massiccia torre quadrata, vi costruirono il superbo palazzo che tuttora sussiste, ma che subì qualche cambiamento sotto il VI conte Giulio Cesare III, forse su disegno del nostro Branca. Il palazzo dei Mamiani passò al Demanio che lo vendette ai Bartoli; e dal 1936 è sede del Municipio. Di antico sono rimasti i capitelli di volta dell’atrio, lo stemma in pietra sulla porta d’ingresso del salone, e le pitture della grande sala (finita di rovinare negli ultimi restauri) con i ritratti dei Mamiani dipinti a chiaroscuro dall’urbinate Carlo Paolucci nel 178817. Nel gabinetto del Sindaco vi è una delicata Madonnina in tela del santangiolese Antonio Baldini, buona copia del Sassoferrato18. Ma se vogliamo respirare un po’ d’aria buona saliamo la piccola scala a chiocciola che ci ricorda quella dei torricini di Urbino e ci conduce in cima alla torre dalla quale ammiriamo uno splendido panorama, con la sottostante via centrale del Castello che una volta era chiamata via Vedetta, ed ora è dedicata al poeta Ercole Luigi Morselli. Dall’alto di questa torre monsignor [Cesare] Becci, teologo della Collegiata, studiava il cielo col suo telescopio e componeva un prezioso dizionario astronomico, tuttora inedito. Di fronte alla torre spunta il campanile della Collegiata, che fu eretta come qui la vediamo, nel 1705. È rimasta troppo bassa, sproporzionata perché, come si legge nel Libro della Fabbrica della Chiesa - per istigazione di perversi e prepotenti non fu permesso proseguire onde convenne abbassare le finestre e coprire. E il prepotente fu il conte Mamiani il 16

VIALE DANTE

DEL

PIAZZA CASTELLO

VIA MORSELLI

COLLEGIATA COM’ERA


Da sinistra, partendo dalla pagina precedente: Sant’Angelo in Lizzola, cartolina, anni Venti del ‘900 (edizioni Garattoni Timo, stampa Stab. Delle Nogare e Armetti, Milano; la cartolina riproduce probabilmente il panorama di fine ‘800 al quale si riferisce Gabucci in A casa nostra; FG 5, Fotografie e disegni); la piazzetta del castello (piazza Mamiani), Agosto 1930 (fotografia Lardoni; id.); palazzo Mamiani visto da viale Dante Alighieri (edizioni Garattoni Timo, stampa Stab. Delle Nogare e Armetti, Milano; FG 8.1); dall’antica torre di Vedetta (cartolina; fotografia Lardoni, edizioni Garattoni Timo; id.); Romolo Liverani, piazza Mamiani con la Collegiata1851; via Vedetta (oggi Morselli) in una foto realizzata per la serie di cartoline edita da Timo Garattoni nel 1922 (FG 5). Sotto: Pietro Ciccoli, San Michele (riproduzione, raccolta Associazione “G. Branca”, Sant’Angelo in Lizzola).

COLLEGIATA COM’È

SAN MICHELE

FILANDAJE

quale non permise che la chiesa superasse in altezza il suo palazzo, e che il campanile sorpassasse la torre. Nel 1913 il priore Zazzeri fece innalzare il timpano sulla facciata19, e dalla munificenza del papa Pio XI fu costruita nel 1932 la terza navata sull’area della vecchia e cadente casa parrocchiale, che venne sostituita da una nuova canonica eretta dallo stesso Pontefice. Ma anche i cittadini vollero concorrere ad abbellire la loro chiesa facendo decorare il finto finestrone con un’artistica maiolica raffigurante il protettore san Michele Arcangelo, come l’à dipinto il genio di Raffaello in un quadretto ora al Louvre di Parigi. Peccato che l’incapacità del majolicaro Ciccoli20 di Pesaro abbia fatto rovinare il lavoro per l’infiltrazione dell’acqua e del gelo tra le mattonelle. L’interno in stile rinascimento non ha nulla di speciale all’infuori di alcune copie di quadri fra cui dell’Annunziata di Guido Reni, [Annunziata/ Adorazione dei Magi] del Correggio, ed una Cena della scuola del Barocci. Notevole però il coro in noce, un artistico genuflessorio e gli armadi della sagrestia lavorati da Venanzio Guidomei di Ginestreto che aveva i suoi beni anche a Sant’Angelo21. Usciti di chiesa e proseguendo sino in fondo alla via, venti anni fa saremmo stati fermati dal canto delle filandaje, che lavoravano con passione i bozzoli acquistati sul locale mercato serico allora molto fiorente. La filanda era gestita da tre proprietari di ideali diversi che il popolo aveva ribattezzati col nome di 17


Inferno, Purgatorio e Paradiso22. Ora al posto della filanda è stato aperto nel 1942 l’asilo infantile con annessa scuola di lavoro e doposcuola sotto la direzione delle benemerite Maestre Pie dell’Addolorata; ed il locale accoglie provvisoriamente anche le scuole elementari, in attesa che venga definitivamente sistemato il nuovo edificio scolastico dedicato a Branca, posto fra la piazza Perticari ed il viale Dante Alighieri. Tornando sui nostri passi rivediamo più spiccatamente il campanile che si staglia nell’azzurro del cielo e proseguendo fino ai piedi della torre scendiamo giù per la via Mamiani, a metà della quale incontriamo l’arco della porta che si chiudeva di notte e non lasciava passare alcuno, anche dopo che era stato levato il ponte levatoio e colmato il fossato. Ma prima di passare sotto la porta, incontriamo a destra la via Giacomo Boccalaro, che ci ricorda come Sant’Angelo nel 4 e ‘500 fosse un buon centro di majolicari. Uno studioso di ceramiche, il compianto padre Albarelli mi scriveva nel Dicembre 193423: [M° Jacopo (Boccalaro) di Sant’Angelo, residente nel 1477 Giugno a Venezia dove aveva bottega in strada “Merceria” presso il portico dei barettieri, al quale don Gabriele di ser Donato da Sant’Angelo in Lizzola rubò ben dodici vasi che aveva in vendita]. Che Sant’Angelo fosse anticamente un buon centro di produzione maiolicara lo abbiamo anche dal fatto che il nostro territorio, come quello di Mombaroccio ha della creta adatta per fare vasi, e di più nello sterro fatto nel 1932 per la costruzione della nuova casa parrocchiale, sul limite delle vecchie mura fu rinvenuta una fornace rotonda usata per la cottura delle majoliche, e molti cocci delle medesime si trovarono nello scavare i fondamenti per la terza navata della chiesa. Ma basta di questi: perciò oltrepassiamo la porta. La quale reca sulla sua fronte tre memorie notevoli del nostro castello. Su in alto, sotto il finestrone, lo stemma dei Mamiani con la lapide in onore del Conte Vincenzo che fu veramente benemerito del paese, con ottenere dal papa l’erezione della Collegiata, privilegi per la magistratura e per le milizie e per avere abbellito con restauri la porta e gli altri fabbricati. A destra la lapide che

PORTA

DALL’INTERNO

DEL

PORTA CASTELLO

Filanda Giunta, 1927 (riproduzione, raccolta Associazione “G. Branca”, Sant’Angelo in Lizzola). Nella pagina seguente, da sinistra: uno sguardo fuori del Castello, Agosto 1930 (fotografia Lardoni; FG 5, Fotografie e disegni); l’arco d’ingresso al castello nella riproduzione di una delle cartoline edite da Garattoni (raccolta Associazione “G. Branca”, Sant’Angelo in Lizzola) e Via Giovanni Branca (cartolina, ediz. Garattoni; FG 8.1).

18


VIA BRANCA

CHIESA DELLA SCUOLA

GESÙ CROCEFISSO TUMULAZIONE CADUTI

DEI

CAMPOFIERA

ricorda il grande concittadino Giovanni Branca; a sinistra quella che fu murata dal municipio nel 1851 quando fu aperto il teatro “Perticari” costruito dalla munificenza del conte Gordiano. Sulla piazzetta, di fronte alla porta scende la strada che conduce fuori del paese, detta via Branca perché conduce alla casa ove si crede abbia avuto i natali il celebre architetto. Verso sud si stende il borgo, all’imbocco del quale, semplice e severa la chiesa della Scuola, della quale la guerra ha lasciato intatta solo la facciata. La sua prima costruzione risale al 1499, come ricorda la bolla di erezione rilasciata dal capitolo Lateranense di Roma. Subì un restauro nel 1625 di cui ci rimane memoria in una piccola lapide murata a fianco dello stipite della porta principale. Nel 1858 fu ridotta allo stato attuale con la spesa di circa 900 scudi in ringraziamento a Gesù Crocifisso per essere stato il paese preservato dal colera nel 1855. E fu tutto un lavoro di cittadini, perché ne fece il disegno il perito architetto Pietro Bartoli, il lavoro fu assunto dal capomastro Biagio Tucchi che passò l’invernata a rotare pazientemente i mattoni per il nuovo rivestimento della facciata. Nel 1928 la Chiesa fu dedicata ai nostri fratelli caduti nella guerra 1915-‘18, e nel Novembre 1930 vi venivano tumulate ai piedi del Crocefisso le salme del caporal maggiore Guido Dionigi e del soldato Zaffini Amato24. E ricordate anche voi le funzioni semplici e devote nella bella chiesina, i devoti pellegrinaggi con l’immagine taumaturga di Gesù Crocifisso che nelle occasioni più solenni veniva trasferito in Collegiata. Ora l’immagine del Crocefisso è stata frantumata dalla guerra nell’infausta notte del 26 Agosto 1944, le salme dei Caduti riposano in Collegiata nella tomba dei Mamiani. Speriamo che passata la bufera, al sorgere di auspicati tempi migliori, la Chiesa possa essere ricostruita ed accogliere ancora sotto le sue volte la folla dei buoni santangiolesi e la memoria dei nostri fratelli caduti per il compimento di un sacro dovere. Traversiamo la piazza e imbocchiamo la via che ci porta al foro boario che nei giorni di fiera ci presenta questo spettacolo animato, e se qualcuno in tali circostanze non ha volontà né modo di tornarsene a casa per mezzogiorno, ecco l’oste che con la sua famiglia sta lavorando attivamente [Famiglia dell’oste] nell’attiguo giardino Marcolini per preparare ottime tagliatelle casalinghe e buone pietanze accompagnate dal 19


pane fresco ed odoroso e dal vino generoso scintillante nei bicchieri. E se volete una prova che quel che dico è verità, fate qualche altro passo nel giardino, e lì troverete vicino alla tettoia, il signor Andrea che col suo fare bonario di cor contento offrirà anche a voi un bicchier di vino dalla sua ampia cantina25. Ma nel giardino c’è un brusio insolito, giriamo lo sguardo e vediamo il corpo bandistico forte di una trentina di bravi suonatori che sotto la guida ferrea e sapiente del M° Bassi sta pronto per un servizio sulla piazza Branca. Ora il concerto è sciolto per diverse cagioni. Era sorto cent’anni fa, precisamente nel 1847 ed ecco lo scopo nobile della sua istituzione: Ad utile ed istruzione della gioventù locale, a lustro del Paese ed a decoro delle funzioni ecclesiastiche, il Municipio di Sant’Angelo ha decretato l’istituzione di un Maestro di Cappella con lo stipendio di scudi cento somministrato dal Municipio, Parroco, Capitolo e Luoghi pii. E fra i Maestri che si susseguirono ricorderò Zenone Appiotti, Valdimiro Gennari, Antonio Pavoni [M° Bassi] ed in ultimo il M° Alessandro Bassi che sente ancora viva la nostalgia di Sant’Angelo26. Traversato il giardino quasi di fronte al cancello di uscita c’incontriamo nella squadra dei calzolai, che sotto la guida del buon Giovanni Tucchi lavorano attivamente attorno al loro deschetto e fanno scarpe robuste ed eleganti. Ma poiché ora le scarpe si comprano bell’e fatte in fabbrica, Giovanni ha lasciato il deschetto ed è passato a impartire ordini nell’unico caffè del paese che non fa più le morette da un soldo; ma ci prepara profumati caffè con la macchina espresso; ed i fratelli Lazzari hanno deposto le forme ed il trincetto per dedicarsi alla fabbrica delle acque gazzose e delle dolci aranciate. Salutati i calzolai proseguendo sulla via Borgo ove questa si allarga a formare la piazza Perticari, una volta si ergeva l’elegante teatro “Perticari”, che potrebbe da solo dar materia ad una lunga lettura. Sapete com’è sorto? per uno scherzo. Il letterato Vincenzo Monti che aveva dato in sposa al conte Giulio Perticari la sua figlia Costanza, aveva voluto varare la sua tragedia l’Aristodemo nel nostro paese fra l’accolta di amici e letterati che frequentavano la villa dei Perticari, cenacolo di artisti, fra i quali non mancava neppur Rossini. L’Aristodemo fu quindi rappresen-

20

A. MARCOLINI

CONCERTO

CALZOLAI

TEATRO PERTICARI


Dall’alto: la Banda di Sant’Angelo, 1° Maggio 1923 (raccolta Famiglia Carlo Salucci, Sant’Angelo in Lizzola); 5 Settembre 1921, mostra zootecnica e i calzolai di Sant’Angelo al lavoro (riproduzioni, raccolta don Orlando Bartolucci, Montecchio - Sant’Angelo in Lizzola). Nella pagina precedente, da sinistra: la tumulazione delle salme dei Caduti Guido Dionigi e Amato Zaffini (raccolta Associazione “G. Branca”, Sant’Angelo in Lizzola); una riproduzione della cartolina Sant’Angelo in Lizzola, chiesa della Scuola e Corso (FG 8.1); l’interno della chiesa della Scuola con il Crocifisso (fotografia; FG 5, Disegni e fotografie).

tato nel mulino dei Perticari, adattato per la circostanza: ed allora lo spirito caustico del Conte Francesco Cassi lanciò l’epigramma: Oh bel vedere Aristodemo in solio,/ Aristodemo, in un molin da olio. [Gordiano Perticari] Il conte Gordiano Perticari, fratello di Giulio, si sentì offeso per questa satira e ne fece una vendetta nobile atterrando il molino, e costruendo sulla sua area il teatro bello ampio ed elegante, chiamando a decorarlo il celebre scenografo di Faenza Romolo Liverani [Liverani] e suo fratello Antonio specialista nel lavoro di grotteschi che abbellirono la volta ed il parapetto della galleria. Mi spiace non potervi presentare l’interno della sala e lo splendido sipario del Dori rappresentante le ninfe dei nostri paesi che guidate da quella di Sant’Angelo recano corone d’alloro al poeta pesarese Lucio Accio. Fra i teloni del Liverani ricordiamo il salotto in istile barocco, la sala regia e la piazza in stile classico adatti per le tragedie del Monti e dell’Alfieri, la cucina rustica, il giardino fiorito [Salotto] illuminato dalla luna, l’oscuro e pauroso sotterraneo, [Sotterraneo] nonché il secondo telone, chiamato comodino27, ove il Liverani ritrasse il teatro col restante di via Borgo ed in cima la villa Perticari baciata dal sole che sorge28. Il teatro fu inaugurato nell’autunno del 1851 con le tragedie dell’Alfieri e le commedie del Goldoni. Da quel tempo fino a noi il teatro è stato il centro della vita civile ed artistica del paese, perché ivi oltre alle recite si ebbero conferenze, riunioni, premiazioni scolastiche ed anche opere teatrali. E sono rimaste celebri nel Giugno 1924 le due rappresentazioni della Traviata, [La Traviata] quando il celebre tenore Umberto Macnez scelse il nostro teatro per il debutto della sua figlia Beatrice nella parte appassionata di Violetta29. Veramente i Perticari sono oriundi di Savignano; ma passati in possesso dei beni della famiglia Lapi (una delle più importanti di Sant’Angelo nei sec.

21


Sant’Angelo in Lizzola, 1913. Gruppo di Santangiolesi alla Villa Marcolini. Da sinistra a destra, seduti: il segretario comunale Ferdinando de La Ville Sur Illon, il maestro Celestino Pizzagalli; in piedi: Andrea Marcolini, il maestro Duilio Tacconi, Gino Guidi, il farmacista Giuseppe Andreatini, l’ex maresciallo Emilio Giacomazzi, Antonio Pucci, Sandro Andreatini (fotografia Cesare Lardoni, FG 5, Disegni e fotografie). L’indicazione delle persone ritratte è riportata dallo stesso Gabucci sul retro della fotografia. Nella pagina seguente: Sant’Egidio, interno. La foto è databile ai primi anni del ‘900.

22


SANT’EGIDIO, PRESBITERIO

IL CORSO

FONTE

INAUGURAZIONE SERVIZIO AUTOMOBILISTICO

XVI e XVII) fecero di Sant’Angelo la loro dimora favorita. [Don Agostino Lapi] Nel 1632 don Agostino Lapi aveva eretto la chiesa di Sant’Egidio sull’ingresso del paese di Sant’ Angelo, a pochi passi dalla sua villa posta sul territorio di Monteciccardo, col titolo di chiesa abaziale, tanto che a suo tempo ne fu investito del benefizio il conte Giulio Perticari che sembrava dovesse prendere la carriera ecclesiastica. [Sant’Egidio esterno] La chiesa di Sant’Egidio, per fortuna salvata in parte dai bombardamenti ci si presenta con aspetto severo ed elegante, ora specialmente che è stata allargata la via di accesso al paese30. Il corpo della chiesa di forma ottagonale molto rovinato dalle cannonate - aveva dieci grandi quadri della scuola del pesarese Venanzi, buone copie di quadri d’autore fra cui l’Angelo Custode del Guercino [Angelo Custode del Guercino] il cui originale si trovava nella chiesa di Sant’Agostino a Fano, ed il san Michele Arcangelo che il Reni dipinse per la chiesa dei Cappuccini in Roma. Ma quello che attira maggiormente la nostra attenzione è il presbiterio dove fra i quadri del Venanzi, domina il superbo e splendente altare in stile barocco, intagliato in legno e tutto dorato a oro di zecchino. Altare che custodisce due tesori e cioè un artistico ed espressivo crocifisso scolpito in cedro del Libano quasi di grandezza naturale, lavoro del veneziano Francesco Pianta il giovane, ed il quadro in tela su in alto del nostro Cantarini, raffigurante il transito di san Giuseppe, ov’è mirabile, oltre il delicato impasto di colori anche lo scorcio ardito che ci ricorda il Cristo Morto del Mantegna31, [Cantarini Bozzetto] che si rileva anche meglio dalla fotografia del bozzetto che i Perticari conservano fra le altre tele artistiche rimaste nella loro Pinacoteca la quale una volta custodiva anche l’originale della Bersabea del Guercino, la cui copia fedele fu villanamente squarciata dalla spada dei liberatori. Uscendo dalla chiesa per rientrare in paese, vediamo lì sulla porta della sua bottega l’orologiaio Iacomacci che ha trasmesso la sua arte paziente e utile al nepote l’amico Cafiero Giampaoli. Di fronte al teatro s’allarga la piazza Perticari che aveva al suo centro la fontana lanciante alto il suo zampillo nel cielo come la vedemmo il 15 settembre 1912, quando fu inaugurato il nuovo acquedotto. Un lato della piazza era formato dal palazzo Marcolini, già del cardinale De Praetis di Urbino, vescovo di Jesi; che si dilettava passare quassù i mesi di villeggiatura, e che appunto il 24 Ottobre 1794 battezzava solennemente in Collegiata il conte Giuseppe Mamiani, fratello di Terenzio32. Seguitando lungo la via Borgo ritorniamo nella piazza Branca affollata di gente che festeggia la inaugurazione 23


del servizio automobilistico incominciato con la ditta Donnini il 18 Giugno 1916, passata poi al Pallucchini e quindi alla ditta Bucci di Senigallia. Partito l’automobile vediamo ancora gente sulla piazza che sbocca sul viale Vincenzo Monti, PIAZZA BRANCA in fondo al quale c’era una volta la locanda di Biagio Tucchi, ed ora è la comoda villa del carissimo dottor Filippini sulla quale il proprietario (se non fosse lo spettro delle tasse) potrebbe scriverci come Ruggeri a Pesaro: Qui faccio buon sangue io!33. Il viale Monti è fiancheggiato dalle alte mura MURA che recingono il castello a ponente, che aveA PONENTE va un torrioncino di difesa che ruinò verso il 1916. Di lì prendevano le mosse nei pomeriggi di primavera i giocatori della Boccia alla lunga GIOCATORI che, insieme al loro arbitro Vasinto GarattoDI BOCCETTE ni hanno voluto posare per ricordare le gare giocate e vinte nel 1932 sulle squadre di Ginestreto, Lucrezia, Montegiano, Santa Maria dell’Arzilla, Cairo di Mombaroccio e Monteguiduccio. Sul “Popolo di Roma” del 22 V 1932 si legge che la squadra azzurra di Sant’Angelo su 121 partite giocate, ne vinse 45 in campo proprio e 37 in campo avversario, con un totale di 84 partite vinte su 37 perdute, e di queste vittorie ebA sinistra, dall’alto: uno scenario di Romolo Liverani per il teatro “G. Perticari” e tre immagini de La cena delle beffe di Sem Benelli nell’allestimento del 1913, realizzato dai filodrammatici santangiolesi al teatro “Perticari” con gli scenari del Liverani (l’immagine dello scenario è una riproduzione, e proviene dalla raccolta Associazione “G. Branca”, Sant’Angelo in Lizzola; le prime due immagini de La cena delle beffe provengono dalla raccolta Giovanni Marcucci, Montelabbate, la terza dal Fondo Gabucci; FG 5). A destra, dall’alto: piazza e teatro “G. Perticari” (riproduzione di una cartolina, raccolta Associazione “G. Branca”); a colori: il teatro e la villa Perticari nel disegno di Liverani per il sipario e, infine, la villa nella riproduzione di una delle cartoline edite da Garattoni. In alto, al centro, l’interno del teatro “Perticari” (raccolta Archivio comunale Sant’Angelo in Lizzola).

24


Dall’alto: piazza Perticari in una cartolina datata 1916 (riproduzione, raccolta Associazione “G. Branca”, Sant’Angelo in Lizzola); l’inaugurazione della fontana della piazza, 1912 (raccolta Famiglia Carlo Salucci, Sant’Angelo in Lizzola); il Corso (oggi via Roma, un tempo via Borgo), in una fotografia dei primi del ‘900 (foto Dario Uguccioni, Pesaro, FG 5, Disegni e fotografie).

bero non poco merito Nando d’la Carlota e il bel Pipana. Anche noi partiamo di qui per far due passi in campagna e vedere se c’è qualche altro ricordo. [Molino Garattoni] Trent’anni fa, quasi subito dopo lo svolto della strada incontravamo l’ampio Molino Garattoni con il soprastante cinematografo Giovanni Branca inaugurato per la fiera di Sant’Egidio del 1911, ove ci si passava la serata con soli due bajocchi d’ingresso. Nel 1911 cominciò a funzionare il molino a quattro palmenti per cereali e l’anno seguente iniziò la sua attività anche quello a olio34. Proseguendo sulla strada maestra, di fronte alla villa del Barone, una volta proprietà dei Canonici di Sant’Angelo, c’è una vecchia casupola [L’Ospedaletto] detta l’ospedaletto, perché quivi trovavano ospitalità i pellegrini che si temevano venire da luoghi infetti, perché per gli altri pellegrini v’era l’ospedale in cima al borgo, di fronte alla chiesa di Sant’Egidio, dipendente - come questo - dalla confraternita della Natività. [Casa di G. Branca] Subito dopo è un gruppetto di tre case fra le quali è quella ove si crede nascesse Giovanni Branca che vedremo meglio nel tornare a casa.

25


Più avanti dove c’è l’incrocio delle strade che conducono al piano di Montelabbate c’è il vecchio Trebbio che è caratteristicamente, ma fedelmente riprodotto in questo ex-voto [ex voto] del 1819. Il brano di casa che si vede nell’angolo è quella ora abitata dal signor Garattoni ma che una volta era dei conti Muccioli di Sant’Angelo, passata poi ai Fantaguzzi di Cesena ed in ultimo ai Sallua, oriundi del Piemonte, ma venuti a noi da Ancona35. Il quadro è la riproduzione di un ex voto fatto dipingere dal conte Tommaso Fantaguzzi che per intercessione della Vergine era uscito illeso da un calcio del cavallo. Questa tavoletta si trovava nella chiesa del Trebbio posta, come vedete, sull’angolo di biforcazione delle due strade, chiesa che aveva sull’altare un affresco ritenuto del Pandolfi, e che nel 1924 fu trasformata in un molino da olio. Sulla collina soprastante la chiesa è un’altra chiesa chiamata comunemente la Madonna del Monte che è circondata dal Cimitero ove anche noi andremo a riposare l’ultimo sonno. La chiesa fu eretta nel 1611 da don Bernardino Giovannetti e fu sempre meta di devoti pellegrinaggi per venerarvi l’imagine soave della Madonna dipinta in affresco dal pesarese Pandolfi che avrebbe in quel tempo dipinto anche il quadro del Rosario già nella chiesa della Scuola. Nel 1837 la chiesa subì un restauro generale e poiché l’affresco era grandemente deteriorato, l’immagine fu ricoperta di una dalmatica di seta, decorata con perle, oro e ricami, lasciando visibili solamente il volto della Madonna e del Bambino. Il I giocatori di boccette, 1932 (fotografia; raccolta Costanza Garattoni, Sant’ Angelo in Lizzola). A sinistra, dall’alto: l’inaugurazione del servizio automobilistico, 1916 e la piazza Branca (le riproduzioni provengono dalla raccolta Associazione “G. Branca”, Sant’Angelo in Lizzola); le mura verso ponente, fotografia (FG 5, Disegni e fotografie).

26

MADONNA MONTE

DEL

MADONNA AFFRESCO


CASA DI BRANCA (DISEGNO) ATTO DI NASCITA

BRANCA

FRONTESPIZIO LE MACHINE

3 Gennaio 1917 un incendio distrusse non solo l’altare e tutto l’ornato in legno ma rovinò in parte anche la Chiesa che per l’incuria del Municipio ebbe ben presto scoperto tutto il tetto e crollata l’orchestra: però si scoprì completamente l’affresco, che venne sapientemente restaurato nel 1940 dal professor Renato Paolucci di Rimini, dopo che la chiesa era stata riaperta al culto fin dal 15 Agosto 1921. In questa chiesa è pure custodito il quadro in tela raffigurante la Vergine ed i santi Isidoro e Vincenzo Ferreri, protettori delle campagne: quadro che fu trasferito dalla chiesa della Serra quando questa, nel 1918, fu adibita per la scuola elementare di quel rione36. Usciti dalla chiesa e innalzato un pensiero ai nostri morti, dall’ampio piazzale rivediamo il paese dalla parte di ponente e mentre ci avviamo lentamente al ritorno, diamo uno sguardo ad alcuni di quei grandi che o furono di Sant’Angelo, o ebbero qualche relazione col nostro paese. Naturalmente il primo è Giovanni Branca - ne abbiamo parlato tante volte - del quale vediamo qui l’umile casetta nativa, schizzata dall’agile penna dell’amico Mario Franci37, casetta che proprio l’anno scorso fu venduta dall’ultimo erede del Branca, noncurante della gloria del suo avo. Branca è una gloria tutta santangiolese che i Cannobiesi ci volevano rapire: ma che fu rivendicata a base di documenti da chi vi parla, e riconosciuta ufficialmente dal senatore Belluzzo che commemorò il Branca al teatro “Duse” di Pesaro il 30 Agosto 1934 nella celebrazione dei grandi marchigiani38. Giovanni Branca nacque a Sant’Angelo il 22 aprile 1571. Suo padre Nicola, maestro muratore, mandò il figliuolo a Roma a studiar l’architettura e le matematiche ove conseguì con lode la laurea di ingegnere ed architetto, e più tardi ottenne anche la cittadinanza romana. Nel 1613 egli vinse il concorso di architetto della basilica di Loreto dove esplicò la sua attività in diversi lavori fra cui la costruzione della torre e della Porta Marina [Basilica Basilica di Loreto Porta Marina] e morì vecchio a 74 anni, e la sua salma riposa a Loreto, di fronte all’altare dell’Annunziata nel tumulo della confraternita del Santissimo Sacramento, alla quale egli pure apparteneva. Ha scritto un Manuale di architettura dedicato al nostro conte Giulio Cesare Mamiani, opera che in 160 anni ebbe l’onore di sette edizioni. Ma la sua maggior gloria la ebbe dall’altro libro Le Machine, pubblicato nel 1629, dove dà il disegno e la spiegazione di 77 macchine azionate da motori differenti. Di queste macchine certamente la più importante che egli esperimentò e Milano e che nel 1933 fu riprodotta 27


Sant’Angelo in Lizzola - Panorama visto da ponente, cartolina datata 9 Agosto 1927 (edizioni Garattoni; raccolta Gabriella Giampaoli, Pesaro; FG 8.1). Nella pagina precedente: Chiesa di Monte Calvello (Sant’Angelo). Altare e affresco della Madonna e Sant’Isidoro e san Vincenzo Ferreri del Pandolfi (già nella chiesa della Serra) (fotografie G. Andreatini, Agosto 1926; FG 5, Disegni e fotografie).

nella grande esposizione di Chicago presentata con la fig. XXV, come dice egli stesso mossa da un motore meraviglioso, che può servire anche ad altri usi. In una parola egli utilizzò la forza del vapore acqueo come forza motrice, quella forza che ha dato come canta il Carducci un Bello e orribile/ Mostro si sferra/ Corre gli oceani,/ corre la terra...39 Questa invenzione - come notava giustamente il Belluzzo nella sua conferenza - che ha dato la fama e la notorietà al Branca, tre secoli più tardi con forme più complesse e con tutti i perfezionamenti suggeriti dalla meccanica moderna ha generato la turbina a vapore, che ha operato nel campo dei motori a vapore, e delle loro molteplici applicazioni, la più grande rivoluzione che la storia della tecnica ricordi. Potrei, dopo Branca, parlarvi del notajo Giacomo Pisaurio vissuto nel sec. XV, eccellente nelle lettere, maestro di eloquenza a Firenze, a Pisa e in altre città della Toscana buon scrittore e buon poeta, dei vescovi pesaresi Giovanni e Cesare Benedetti discendenti da M° Biaggio Boccalaro, Gabriele Foschi, arcivescovo di Durazzo e sagrista papale, Pierfrancesco Muccioli, vescovo titolare di Messene che ebbe dal papa e da Carlo Alberto incarichi speciali per la Sardegna40. [T. Mamiani] Ma non posso trascurare l’ultimo conte di Sant’Angelo, Terenzio Mamiani della Rovere, l’insigne letterato e statista, il quale amava tanto la sua terricciuola di Sant’Angelo da scrivere dall’esilio al fratello Giuseppe il 23 Dicembre 1841, queste parole Rispondete presto, ch’io vi ripeto per la millesima ed una volta niuna cosa farmi tanto piacere quanto il conversar con voi per lettera, e il ricever nuove di cotesti paesi, che mi sono cari oltre quello che si possa credere. Vi farà ridere forse a dirvi che uno dei desideri che ho riposti nell’animo è di rivedere, indovinate? Sant’Angelo e gli 28

MACCHINA BRANCA

DEL


alti pioppi che fronteggiano nella discesa che va alla fonte41. [G. Perticari] Ho già accennato ai Perticari e non posso dimenticare il letterato Giulio che vedete qui ancor bambino giocar con le carte per formare il suo nome. Anch’egli amò Sant’Angelo benché non vi fosse nato, e quassù nella sua villa accoglieva in tornate accademiche e in recite ed in liete conversazioni i migliori ingegni dell’epoca, e fra questi l’immortale [G. Rossini] Gioachino Rossini che ai Perticari mandava i due suoi ritratti da giovane e da vecchio scrivendovi sotto scherzosamente Figaro su! Figaro giù! E fu appunto scrivendo al Conte Gordiano nel < > che gli dà notizia dell’amore che aveva per Pesaro lasciando la città erede del suo patrimonio per fondarvi una scuola di Musica che - speriamo - possa presto salire al vanto di Università internazionale. Ecco la lettera: ma non vi spaventate perché ve ne leggo solo qualche brano: Adorabile amico... Non fu l’azzardo che mi dette i natali a Pesaro, ma bensì Iddio che volle darmi comune la patria a Giulio Perticari, affinché uniti (come il facemmo) rappresentassimo in questa valle di miserie piena la dolcezza del cuore, la purezza dei sentimenti, l’amor vero e caldo della Patria! Nulla mi fu dato del mio vivente poter oprare a vantaggio dei miei concittadini. Verrà giorno però (che il Cielo tenga per alcun poco lontano) nel quale per la forza di un testamento da me vergato parecchi anni or sono, potranno i miei dilettissimi Pesaresi rilevare quale e quanto sia l’affetto che ho loro portato. Siate indulgente per la dicitura di questa mia scritta in fretta. Ho la consolazione di dirvi che nessuno vi è più affezionato di Rossini. Dalla poesia del Perticari e dalla musica di Rossini passiamo alle scienze per ricordare un altro santangiolese, il professor Luigi Guidi, nato quasTre cartoline dedicate a Giovanni Branca, edite da Giovanni Gabucci (stampa Scuola tipografica “don Guanella”, Roma). In alto: la casa di Giovanni Branca in un disegno di Mario Franci riprodotto sulla quarta di copertina di Sant’Angelo in Lizzola, ode di Cristoforo Mambrini (Urbania, 1938; FG 5).

29


sù nel 1824 e morto a Pesaro nel 1883. Fu insigne maestro di scienze naturali, solerte direttore e preside dell’Istituto tecnico [Istituto Agrario “A. Cecchi” di Villa Caprile]. In gioventù studiò pure lettere e filosofia a Urbino ed a Firenze. Amatissimo dai giovani si faceva amare e rispettare. Fu il fondatore dell’Osservatorio meteorologico per lo studio dei fenomeni atmosferici posto in fondo agli Orti Giuli. Occupò cariche pubbliche nel Comune e nella Provincia e scomparve fra il compianto universale. E con lui mi piace ricordare il suo simpatico nepote Gino Guidi, buon attore che per molti anni fu [Gino Guidi] animatore delle nostre filodrammatiche, e che tutti ancora ricordano. Non tutti però ricordano il grande poeta Ercole Luigi Morselli nato a Pesaro nel 1881 e morto a Roma nel 1921. Forte e gentile poeta, vigoroso scrittore di opere teatrali, anima ardente, semplice, buona e credente. I suoi lavori sono frutto di studio profondo di vasta coltura e di vivace fantasia. Lo possiamo considerare santangiolese perché la sua mamma era di qui, e tornava spesso quassù a ritemprare il suo fisico minato dal male. Anzi il Glauco, che fu il suo capolavoro, fu composto nella maggior parte quassù e letto a quel gruppo di amici intimi che lo portarono per tre volte con onore e con amore sulle scene del teatro “Perticari”. [Morselli gruppo] Ed eccolo il poeta sorridente nel giardino della villa Perticari, nel pomeriggio del 20 Settembre 1915 per festeggiare il battesimo della figlia dell’avvocato Cinti alla quale cerimonia egli fece da padrino. E l’avvocato Cinti gli fu grato di questo dono perché lo commemorò eloquentemente nel nostro teatro la sera del 22 Gennaio 1922, prima della rappresentazione del Glauco, e chi vi parla ebbe l’onore di rappresentare l’autorità e gli amici di Sant’Angelo a Roma il 26 maggio 1927, quando la salma del poeta, riesumata dal campo comune fu deposta in un severo ed artistico Mausoleo al Campo Verano42. [Circolo] E per molti anni Sant’Angelo gustò nel teatro le produzioni di drammi, tragedie e commedie eseguite dalla filodrammatica “Morselli”, che aveva anche il suo circolo, del quale facevano parte in una sana e santa concordia uomini di idee diverse e di varie ideologie: ma tutti concordi nel volere la tranquillità e la pace, l’onore e la gloria del paese… .

Pesaro, Osservatorio “Valerio”, cartolina inviata al cavalier Enrico Monti, Rimini dalla figlia Giulia, datata 14 Luglio 1900 (FG 8.1).

30

OSSERVATORIO VALERIO


NOTE

1 Cfr. FG 1.2, Polvara. In FG 1.4 si conservano le tessere di Gabucci della Società Amici dell’Arte Cristiana degli anni 1924, 1929, 1933 1934. 2 Secondo alcuni santangiolesi Angelina Gabucci era solita eliminare le macchie dalla tonaca del fratello servendosi di una miscela di caffè e aceto. 3 A casa nostra, lettura al cinema Branca di Sant’Angelo in Lizzola, 13 Marzo 1948, ms. (ApSA). 4 Evangelo secondo MATTEO 13, 52. Ed egli disse loro: Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche: si tratta del versetto conclusivo del cosiddetto ‘discorso parabolico’ (Mt 13, 44-52). 5 Samuele Pugliese fu prefetto di Pesaro dal 1926 al 1929 (cfr. Albo dei Prefetti della Provincia di Pesaro e Urbino dal 1860, da http://www.prefettura.it/pesarourbino/index.php?f=Spages&nodo=48812&id _sito=1214; 3 Gennaio 2011, 14). Nell’ambito della razionalizzazione della rete comunale italiana stabilita dal governo fascista nel 1928 - 1929 cinque Comuni furono aggregati a Pesaro: Ginestreto, Pozzo, Candelara, Novilara, Fiorenzuola (CB, 9 Dicembre 2010, 11.15). 6 Cristoforo Mambrini, originario di Urbania, segretario comunale a Monteciccardo ai primi del ‘900 (le prime delibere firmate sono del 1899, cfr. Archivio storico comunale di Monteciccardo, Deliberazioni), animatore instancabile della vita culturale di Monteciccardo e Sant’Angelo. 7 La Badia è l’abbadia di San Tommaso in Foglia, dove nel 1047 morì papa Clemente II, e dalla quale dipendevano nel Medioevo gran parte dei castelli poi passati sotto la giurisdizione di Pesaro. Gabucci attinge le notizie soprattutto da A. DEGLI ABBATI OLIVIERI, Memorie della Badia di San Tommaso in Foglia, nel contado di Pesaro, Pesaro 1778 e da C. MARCOLINI, Notizie storiche della Provincia di Pesaro e Urbino, Pesaro 1868. 8 Il tentativo di imporre il voi da parte del regime fascista è del 1938 (L. SERIANNI, in “La Crusca per voi”, n. 20, Aprile 2000; da: http://www.accademiadellacrusca.it/faq/faq_risp.php?id=5497&ctg_id=93; 28 Dicembre 2010, 9.45). 9 Il Chronicon Pisauri, manoscritto compilato intorno ai primi anni del XVI secolo, conservato presso la Biblioteca Oliveriana, rappresenta una delle fonti primarie a cui hanno attinto gli studiosi che si sono occupati della storia di Pesaro. È opera autografa di Tommaso Diplovatazio, giurista greco di grande fama, all’epoca gonfaloniere della città. 10 Il colle del Brasco, situato nei pressi di Sant’Angelo in direzione di Montelabbate. 11 G. VANZOLINI, Guida di Pesaro, Pesaro 1883. 12 Gabucci raccolse diverse notizie al riguardo: il fascicolo La votazione del 1860 è in FG 5. 13 L’indicazione delle immagini da proiettare è posta da Gabucci a margine, in corsivo. 14 Fino al 1931 piazza Mamiani. Nel 1931, in seguito alle disposizioni fasciste, diverse tra le vie del paese muteranno denominazione: via Borgo diventerà via Roma; via Vedetta/ via Ercole Luigi Morselli; via delle Mura/ via M° Giacomo Boccalaro; resteranno invariate piazza Giulio Perticari, piazza Giovanni Branca, via Mamiani, via Branca, viale Vincenzo Monti e viale Dante Alighieri (AcSA, Deliberazioni podestarili, 1 Ottobre 1931). L’archivio storico comunale di Sant’Angelo in Lizzola è attualmente in corso di sistemazione: non indichiamo dunque la collocazione dei documenti, limitandoci a darne gli estremi utili a rintracciarli a inventario completato. 15 È forse questa notizia che ha portato gli amministratori, nel dopoguerra, a sormontare l’austera mole di palazzo Mamiani con una merlatura dalle proporzioni che appaiono oggi decisamente incongrue. 16 Pipana era il soprannome di un ramo della Famiglia Mariotti. 17 Carlo Paolucci (1736-1803), pittore, allievo di Gianandrea Lazzarini, autore tra l’altro dei santi monocromi nelle finte nicchie della chiesa dell’Annunziata di Pesaro e, secondo Grazia Calegari, anche delle pitture di un grande ambiente di palazzo San Floro, di fronte alla stessa chiesa, dove aveva sede la Pia Casa Raffaelli per i Chierici poveri, fondata nel 1885 da don Giuseppe Raffaelli (La chiesa dell’Annunziata, a cura di A. BRANCATI, Pesaro 2000, pag. 10). 18 Il dipinto è tuttora conservato nell’attuale ufficio del sindaco. 19 Il lavoro fu realizzato dal padre di Gabucci, il muratore Andrea. La Collegiata fu costruita tra il 1689 e il 1710, anche se le prime notizie di una chiesa nel castello di Lizzola risalgono alle Rationes

31


decimarum del 1290-‘92. Nel 1718 la chiesa fu eretta in Collegiata (titolo che comporta la presenza di un Collegio o Capitolo di canonici, istituito con lo scopo di rendere più solenne il culto divino) da papa Clemente XI. 20 Nonostante le responsabilità attribuite da Gabucci al majolicaro Ciccoli, alcuni frammenti del pannello in ceramica sono oggi conservati nell’ex teatrino della Parrocchia di San Michele Arcangelo. Pesarese, formatosi presso la fabbrica di maioliche Molaroni, Pietro Ciccoli (1891-1952) apre nel 1920 con alcuni soci la Ciccoli Ceramiche; è ricordato oggi soprattutto per le buone copie di opere rinascimentali, alcune delle quali vengono esposte alla V Triennale di Milano del 1933 e alla VII Mostra Nazionale dell’Artigianato di Firenze del 1937 (http://www.archivioceramica.com, Ciccoli Pietro; 28 Dicembre 2010, 10.45). A ben guardare, in realtà, il lavoro di Ciccoli sembra ispirarsi, oltre che al quadretto citato da Gabucci, anche al più grande dipinto raffigurante San Michele che calpesta Satana, realizzato da Raffaello nel 1518 e ugualmente conservato al Louvre. 21 Autore tra l’altro del Coro ligneo e degli arredi della sagrestia del Beato Sante, del coro di San Francesco di Camerino (cfr. FG 5, Miscellanea, Venanzio Guidomei). 22 Nel 1903 il Comune di Sant’Angelo decide di istituire un proprio mercato serico, e già dal 1883 i registri della Camera di Commercio di Pesaro segnalano nel Comune due stabilimenti bacologici, quello di Luigi Marcolini e quello di Giovan Battista Sallua. Leonella Giovannini e Anna Donati ricordano che il mercato dei bozzoli si svolgeva nel piazzale a fianco della Collegiata di San Michele Arcangelo: le contadine arrivavano con la cesta sulla testa, i bozzoli coperti con dei panni bianchi; passavano i compratori e sceglievano (testimonianze raccolte nell’estate 2008). Uno studio più approfondito su Sant’Angelo in Lizzola è in preparazione; in attesa della pubblicazione si rimanda alle notizie contenute in C. ORTOLANI, Pesaro, la moda e la memoria 1900 -1945, Pesaro 2009. 23 Nel fascicolo manca la cartella n. 18; il contenuto del brano si ricava comunque da alcune righe riportate in Sant’Angelo in Lizzola, notizie (1911), tratto da Spogli d’archivio di G. M. Albarelli, che Gabucci cita da Saviotti, Scandali e rapine di un ribaldo prete del sec. XV, in “Le Marche”, n. 11 del 1913 (FG 5). Alla cartella n. 19 della conferenza così Gabucci conclude il paragrafo iniziato alla pagina precedente: dal luccichio delle sue maioliche appena cavate dall’ardente fornace. 24 Alla chiesa della Scuola Gabucci dedica un intero fascicolo, al quale rimandiamo per tutti i dettagli (FG 5, Chiesa della Scuola). 25 La natura generosa e gioviale di Andrea Marcolini ci è stata confermata dal nipote Angelo (conversazione del 18 Settembre 2010). 26 Alessandro Bassi, amico di Gabucci e direttore nel 1921 anche della Banda di Tavullia (Archivio Comune di Tavullia, Deliberazioni, Gennaio 1921). 27 Il velario posto dietro il sipario di velluto, generalmente calato a ghigliottina sul palcoscenico. 28 Gabucci condusse ricerche piuttosto dettagliate sui Liverani a Sant’Angelo in Lizzola, anche per conto di A. ZECCHINI, autore di Romolo Liverani: pittore scenografo, Faenza 1940. Così annota Gabucci nelle prime pagine della propria copia dell’opuscolo: L’autore trascrisse quasi ad litteram le notizie dategli da me sull’attività del Liverani a Pesaro, San Costanzo, Urbania e Sant’Angelo in Lizzola, con lettera del 5 Marzo 1941 (FG 5, Liverani). 29 Cfr. più avanti, p. 120. 30 Secondo documenti conservati dal conte Giancarlo Perticari Cacciaguerra, grazie al cui impegno Sant’Egidio è tornata al suo primitivo splendore, la chiesa fu in realtà costruita nel 1684. Nonostante i danni provocati dai bombardamenti, Sant’Egidio presenta a tutt’oggi pressoché intatto l’impianto decorativo, con le tele del ginestretese Giovanni Venanzi (1627-1705, allievo di Guido Reni e Simone Cantarini e a lungo attivo alla corte parmense dei Farnese) e l’altare rivestito di oro zecchino. Accanto alla chiesa era attivo l’Ospedale per li Poveri Pellegrini, ultimato nel 1687. Per Sant’Egidio rimandiamo allo studio di G. CALEGARI Sensualità e classicismo bolognese nella pittura di Giovanni Venanzi (“IncontriBanca” - periodico della Banca Popolare dell’Adriatico, Ottobre 1996). 31 Sul Transito di San Giuseppe Gabucci commette un errore, ripetuto in seguito da altri studiosi: ancora Grazia Calegari sottolinea infatti che Cantarini era morto nel 1648 (A proposito dei cent’anni di G. Lazzarini - Ipotesi smentita dalla storia, “Il Nuovo Amico”, 22 Novembre 2009). 32 Giovan Battista

32


tis-Bussi (1720-1800), cardinale e vescovo di Iesi nei tempi turbinosi della Rivoluzione francese. A Sant’Angelo aveva la sua casa di campagna a metà Borgo (attuale palazzo Marcolini) (FG 6.1, De Praetis-Bussi). 33 Romolo Filippini, nato in Ancona, nel 1953 morì ottantunenne a Sant’Angelo, dove a lungo era stato medico condotto. Fratello dello storico dell’arte Francesco, spesso presente a Sant’Angelo e dintorni come risulta da alcune lettere e Taccuini di Gabucci. 34 Gabucci aggiunge ma poi cancella: disgraziatamente venne atterrato nel 1917. 35 Almeno dal 1916 Gabucci raccolse notizie sulla famiglia Muccioli, confluite nel saggio Il pesarese Giovan Francesco Muccioli vescovo di Messene, pubblicato nel 1940 sul volume XV di “Studia Picena” (per la corrispondenza tra Riccardo Muccioli e Gabucci, cfr. FG 5, Muccioli). Sulla famiglia Sallua: Giovan Battista Sallua (1824-1906), sindaco di Sant’Angelo dal 1908 al 1920 (secondo quanto riporta L. TOMASSINI in Sant’Angelo in Lizzola - la storia, i personaggi, Roma 1996, p. 87); monsignor Vincenzo Sallua (1815-1896), domenicano, arcivescovo di Calcedonia e commissario generale del Tribunale dell’Inquisizione (FG 6.1, Sallua). 36 Giovanni Giacomo Pandolfi (1567-post 1636); il quadro è attualmente esposto presso il Museo Diocesano di Pesaro. 37 Mario Franci (1912-1999), caricaturista e disegnatore di origini santangiolesi, collaborò tra l’altro al “Guerin sportivo” e ad altre riviste, firmandosi Fran. Cfr. FG 1.2, Famiglia Franci. 38 Cfr. Giovanni Branca (FG 6.1 e 6.2, Branca). A Branca Gabucci si dedicò assiduamente nel corso degli anni; frutto delle ricerche fu tra l’altro l’articolo La patria di Giovanni Branca, pubblicato su “Studia Picena” (“Studia Picena”, volume VI, Fano 1930). 39 G. CARDUCCI (1835-1907), Inno a Satana. Composto nel 1863, fu pubblicato varie volte a partire dal 1865 fino all’edizione definitiva del 1881 (http://dizionari.zanichelli.it, Giosuè Carducci, Inno a Satana; 28 Dicembre 2010, 11.55). 40 Per ulteriori notizie su questi personaggi, cfr. FG 5, 6.1 e 6.2. 41 Gabucci ricorda una lapide trovata in casa Romani per la via Branca (detta la vàgina), recante l’iscrizione PIOPPI ET ULMI NOLI | FRANGERE AGMEN | ETIAM CUM CAPITE AD | STELLAS CONTINGANT | 1822. Tale lapide poteva trovarsi murata sulle mura castellane, di fronte alla strada della fonte vecchia, o sulla stessa fonte… (FG 5, Sant’Angelo in Lizzola, notizie; cit., pp. 70-71). Gabucci cita la lettera del Mamiani da Gaspari, Vita di Mamiani, Ancona 1888 42 Ercole Luigi Morselli (1882-1921), nato a Pesaro da madre santangiolese (Anna Celli), è ricordato oggi soprattutto per il grande successo del Glauco, rappresentato per la prima volta al teatro Argentina di Roma nel Maggio 1919 dalla compagnia di Virgilio Talli (C. TERRON, Ercole Luigi Morselli, in Eds, vol. VII). La Commemorazione di Arrigo Cinti, trascritta da Gabucci nel Quaderno Ercole Luigi Morselli (FG 6.2), riporta la notizia di una permanenza di Morselli a Sant’Angelo nel 1915; nello stesso quaderno Gabucci trascrive l’atto di Battesimo di Gaia Cinti (nata il 23 Agosto 1915 ma battezzata il 20 Settembre), figlia dell’avvocato Arrigo e di Pia Gorini Ninj dei Ninj di Ancona, precariamente dimoranti in questa parrocchia, alla quale Morselli fece da padrino insieme con Maria Ninchi di Arnaldo in Guidi, anch’essi precariamente dimoranti in questa parrocchia. La foto di gruppo alla quale si riferisce Gabucci, non reperita tra i documenti del Fondo, fu probabilmente scattata in quest’occasione. Il quaderno citato contiene anche ritagli di giornale riguardanti la traslazione della salma di Morselli.

33


Il castello e la torre, fot. Uguccioni: l’immagine risale ai primi del ‘900, probabilmente appartiene a una serie di scatti realizzati nel 1916 o ‘17 (FG 5.1, Disegni e fotografie); in primo piano, un dettaglio dell’atto di Battesimo di Giovanni Gabucci dai registri della parrocchia di San Michele Arcangelo di Sant’Angelo in Lizzola. Nella pagina seguente: campanile della chiesa di Sant’Egidio, Sant’Angelo in Lizzola, dal muratore Gabucci Andrea (FG 5, Disegni e fotografie).


SANT’ANGELO IN LIZZOLA, 9 FEBBRAIO 1888

2

Adì 11 Febbraro 1888. Sabbato. Giovanni Carlo Giuseppe figlio di Andrea del fu Giovanni Gabucci e di Fortunata del fu Andrea Mancini, coniugi di questa Cura nato jeri l’altro alle ore 6 ant. Oggi fu da me sottoscritto battezzato. Comare fu l’Ostetrica Teresa Angelini vedova Spadoni di questa Cura. In fede, Giuseppe Priore Della Chiara1. Chissà come avrà accolto il fratellino Giovanni la piccola Angela, unica sopravvissuta tra i sei figli della coppia Gabucci nati tra il 1876 e il 1885, tutti scomparsi in tenerissima età. Angela Cecilia Elena, per tutti Angelina, nel 1888 ha poco più di undici anni2: immaginiamo questa bimba dall’aspetto forse già un poco bizzarro china sulla culla del neonato, a vegliarlo davanti al focolare come nell’arcano di una fiaba. Per tutta la vita gli farà da madre; di più, da amica, quasi da coscienza, oltre che da sorella, segretaria e perpetua (e poi la sorella Angelina fu sempre al suo fianco con cure materne). Da sempre la famiglia Gabucci - Pramprèn - risiede nel castello di Sant’Angelo in Lizzola3. Andrea Gabucci, quarantaduenne, è uno dei muratori più bravi del paese (nel 1913, ormai anziano, realizzerà per il priore Zazzeri il timpano della Collegiata); la mamma, Fortunata Mancini4, è originaria di Montelabbate, e quando nasce Giovanni, il suo settimo figlio, ha trentacinque anni. Colpisce, oggi, scovare tra le migliaia di fogli del Fondo Gabucci una nota dove don Giovanni trascrive da studioso alcune parti del Libro dei defunti della priorale di San Michele Arcangelo: 11 VII 1882 - Giuseppe Gabucci morto di mesi 3; 2 VIII 1882 - Giovanni Gabucci morto di anni 2 e mesi 5; 29 I 1886 - Giovanni Gabucci morto di anni 1 e ½. Ad appena giorni 30 morirà il 12 Dicembre 1889 anche Domenico, che portava il nome del fratello del nonno, anch’egli sacerdote5. Poche righe, che lasciano però intuire quale carico di attesa e di affetti si sia riversato sul piccolo Giovanni III, e quale apprensione abbia causato nella famiglia una non meglio precisata malattia del bimbo, dal babbo affidato alla Beata Vergine dalla quale piccino ebbi la sanità6. 35


La casa dei Gabucci si trova lungo via Vedetta, proprio di fronte alla collegiata di San Michele Arcangelo, al numero 8: quattordici stanze suddivise su due piani7, confinanti con il palazzo comunale che solo nel 1936 si trasferirà a pochi passi di distanza, nel più rappresentativo palazzo Mamiani8. Dopo la morte della madre Angela, avvenuta nel 1884, Andrea, insieme con i fratelli Giuseppe e don Francesco affitta parte dell’immobile prima al campanaro Domenico Rossi da Ripe di Montelabbate, detto Brocén, poi all’industriante Antonio Castellani (Tognon)9. Dieci anni dopo, nel 1894, Andrea perde la moglie Fortunata, che muore a soli quarantun anni. Ammalata di volvolo, fu confessata, munita di Olio santo e Benedizione apostolica ed assistita dal cappellano don Riccardo Giannoni; morì il 3 Marzo 1894 circa le 3 pomeridiane. Funerale la mattina del 5 coll’intervento della confraternita di San Francesco10. Il paese nel quale Angelina e Giovanni crescono, inseparabili, non doveva essere dissimile da quello ricordato dalle lezioni di coltura popolare del 1948. Se da tempo i Mamiani frequentavano solo raramente il loro antico feudo, assai più presenti erano invece i Perticari, come testimoniano i ripetuti accenni nei diari di don Giovanni. Piuttosto attivo il teatro, che a poco più di trent’anni dall’inaugurazione continua a ospitare concerti, conferenze e trattenimenti di vario genere11; sempre operosi borgo e castello, brulicanti di artigiani e botteghe. Lo Stato d’anime del 1887 conta fra i 366 abitanti del paese12 sette muratori (tre nel borgo, quattro nel castello), quattro fabbri ferraj (tre/uno) e altrettanti calzolai (tre/uno), tre falegnami e tre fornaj, tutti nel castello, tre sarti (due nel borgo, uno nel castello) e due sartrici (castello), due sensali (castello), un barbiere (borgo), un calderajo (borgo), un orologiaio, un macellajo e un birocciajo tutti nel castello, cui si aggiungono un’ostessa e un caffettiere (nel borgo) e due postini (castello). Completano il quadro alcuni industrianti, pochi braccianti con le mogli registrate come massaje (ma la maggior parte dei braccianti abitava naturalmente nelle campagne); sette possidenti (quattro nel borgo e tre nel castello); sei sacerdoti (i canonici monsignor Cesare Becci e don Giovanbattista Giovanelli, don Gaetano Bartoli, don Andrea Paccassoni, il priore don Giuseppe Della Chiara e il cappellano don Riccardo Giannoni), il medico Giuseppe Rinieri da Bologna, il segretario comunale Ottavio Gerunzi di Terracina, la levatrice Teresa Angelini vedova Spadoni, i maestri Valdemiro Gennari e Celestino Pizzagalli, tutti residenti nel castello e, infine, gli agrimensori Ettore Guidi (borgo) e Luigi Marcolini (castello). Nel 1890 si aggiungerà anche il tintore Napoleone Giovagnoli13. Secondo la Statistica Scelsi solo

36


Il ricordino di Cresima e Comunione di Giovanni Gabucci, 1899 (FG 1.3); sotto: Collegiata di San Michele Arcangelo, Sant’Angelo in Lizzola, Avviso sacro, 1906 (FG 5, Collegiata di San Michele Arcangelo). Nella pagina precedente: don Riccardo Giannoni (riproduzione, raccolta Orlando Bartolucci, Montecchio - Sant’Angelo in Lizzola).

207 maschi e 147 femmine sanno leggere, contro 746 maschi e 728 femmine analfabeti. Allora come oggi il mercato settimanale si tiene il Lunedì (meno quelli di Agosto e Settembre, specifica ancora Scelsi), e il 1° Settembre si svolge l’unica fiera fissa, quella di Sant’Egidio (fiere mobili sono segnalate tutti i Lunedì di Settembre): generi principali che vi figurano - bestiame e generi diversi. Se le fiere sono indicate di importanza mediocre, i mercati risultano invece avere molta importanza14. In effetti, circa sessant’anni dopo lo stesso Gabucci, in un Promemoria per la stazione dei Carabinieri, ribadirà l’importanza del commercio per la realtà di Sant’Angelo in Lizzola: la popolazione è nella generalità agricola, ma nei paesi domina l’artigianato, diviso in piccole industrie commerciali che ha quasi il suo centro naturale in Sant’Angelo in Lizzola, abbastanza rilevante per i suoi mercati settimanali e per la maggiore e migliore quantità di negozi15. Il 16 Settembre 1890 Giovanni Gabucci riceve il sacramento della Cresima nella sua parrocchia; il 18 Giugno di nove anni dopo riceverà la Prima Comunione nella cattedrale di Pesaro16. Il Signore affidò il piccolo Giovanni, perché divenisse suo sacerdote, allo zio don Francesco, primicerio della Cattedrale di Pesaro17: dopo il prozio Domenico e lo zio Francesco, per lungo tempo cappellano delle Carceri di Pesaro, canonico e dal 1892 primicerio (parroco) della Cattedrale, anche Giovanni Gabucci si avvia alla vita consacrata, entrando giovanetto nel seminario diocesano pesarese.

37


ANGELINA (15 DICEMBRE 1877 - 6 LUGLIO 1959) A Sant’Angelo, poi, c’era una fervida vita religiosa, motivo anche questo di incontri gioiosi, di feste, cerimonie. Il sacerdote non era un semplice parroco, ma aveva il titolo di priore. Aveva anche un assistente, don Giovanni, avanti con gli anni, una persona buona, gentile e di larghe vedute, che veniva spesso in farmacia a fare due chiacchiere col nonno. Viveva con una sorella, l’Angiolina, in una piccola casa su al castello, stretta in una fila di altre case, davanti alla chiesa. L’Angiolina era una donnina curva con una gran crocchia di capelli scuri che le pesava sulla testa e che la faceva sembrare ancora più piccola. La sua casa era la casa più strana che avessi mai visto, fatta a spirale, con una scaletta a chiocciola carica di libri. In cima alla scala a chiocciola c’era la stanza misteriosa e magica dove lei riponeva i vestiti degli angeli, che i bambini indossavano nelle processioni. Appena si entrava lì, si rimaneva a bocca aperta: abiti di garza trasparente dai colori accesi erano attaccati a corde che andavano da una parete all’altra. Rossi, azzurri, gialli, rosa, d’oro e d’argento, grandi e piccoli, erano appoggiati alle scale: sembrava la stanza dove gli angeli, stanchi dei loro voli, venivano a cambiare l’abito o a posare le ali (Laura Marcucci, 2000)18. Scarsissimi i documenti riguardanti Angelina Gabucci, per sapere qualcosa di lei occorre affidarsi ai ricordi, più vivi per l’ultima parte della sua vita, quando ormai anziana, dopo la morte del fratello, visse in casa di Attilio Battarra, cognato del priore di Sant’Angelo don Pio Spadoni19. Oltre alla crocchia avvolta in un fazzolettone che sembra non abbandonasse nemmeno per dormire (non si è mai pettinata da quando è nata, dicono ancora in paese, ammantandola di un’aura fatata che non le dispiacerà), di lei tutti ricordano la disponibilità ad accorrere ovunque per iniezioni e altre incombenze da infermiera; soprattutto, però, la memoria va alla sua straordinaria abilità di cuoca, rinomata per le paste margherite leggere come un soffio, che preparava anche su commissione, per feste e matrimoni, aiutata dal fratello. Pare infatti che don Giovanni fosse imbattibile nel montare le chiare a neve, operazione fondamentale per la perfetta riuscita del dolce, e a lui spettava anche il compito di portare a cuocere le torte al forno del paese, poco distante dall’abitazione di via Vedetta20. Nella sua casa, all’unanimità descritta come una sorta di antro pieno di gatti e bric-à-brac, trovava posto anche una selezione di pregiati articoli da cucito e ricamo, che Angelina utilizzava per i suoi lavori e rivendeva a sarte e ricamatrici, in paese e nei dintorni, dove c’è ancora chi ricorda i suoi fili, le sue passamanerie e i suoi accessori di gran gusto e qualità, rari, allora come oggi, nelle nostre zone. Un’atmosfera, quella della casa di Sant’Angelo, rispecchiata nei caleidoscopici frammenti assemblati da don Giovanni, creatore di sipari e bandierine, preciso rilegatore di quaderni e autore di collage nonché di eleganti schemi per ricamo destinati certo alla sua Brigida21, che sbucano tra i disegni di pergamene e catafalchi. 38


Dall’alto: Buon riposo (per due federe), dettaglio di un disegno di Giovanni Gabucci (FG 8.2); Pesaro, via Doria - via Badò, cartolina spedita da Angelina Gabucci al fratello il 14 Novembre 1903 (FG 8.1); ricevuta della ditta A. Gattinoni di Milano e appunti (di Angelina e don Giovanni) riguardanti la tovaglia per l’altare della chiesa di Monte Calvello, 1921 (FG 5, Monte Calvello).

39


La chiesa di San Michele Arcangelo è appoggiata alle mura e negli anni del dopoguerra tutto era polveroso e l’edificio esalava odore di cose vecchie. Dalle fessure piovevano ovunque raggi di luce che colpivano tele e immagini allentate nel tempo, rendendo quasi irriconoscibili i lineamenti dei santi. Lassù viveva don Giovanni Gabucci quando lo incontrai negli ultimi anni della sua vita. A fargli da perpetua aveva la sorella nubile che era la vera padrona di casa, conosceva tutto e tutti anche meglio di don Giovanni. Sempre preso dai suoi impegni pastorali, non seguiva poi tanto le piccole cose. Angelina, poi, era un cumulo di vecchie abitudini ed era così attaccata al fratello sacerdote che era entrata nelle sue intimità, era scivolata dentro le sue ansie, le sue piccole manie di raccoglitore di ogni cosa: dai francobolli ai giornali, dai souvenirs a tutto quello che poteva offrire spunti per una memoria o per dei ricordi. Fu con lei che riuscii a visitare l’appartamento (si fa per dire) di don Gabucci arredato alla francescana. In camera c’era un letto in ferro battuto così alto che costringeva, forse, la sera a delle vere e proprie scalate. Appesi alla spalliera più rosari, ramoscelli di olivo benedetti la Domenica delle Palme. Sul comodino un po’ di tutto e, in grande venerazione, i ritratti funebri dei parenti e dei sacerdoti scomparsi. In giro, dovunque, libri, vecchie scansie, sedie di paglia, la piana di marmo del comò come tanti scaffali per tutti quei libri che ancora attendono di essere ordinati e che rimangono la vera fonte per ricostruire le memorie del tempo e riportare alla luce gli avvenimenti della storia locale. Da questi stessi libri, che il testamento ha consegnato al seminario vescovile di Pesaro... E fu così fino al 5 Settembre 1948. La sera precedente, quando l’insolita sirena della Croce Rossa lacerava le strettoie dei vicoli del castello di Sant’Angelo e il letto in ferro poteva riavere per qualche ora (sarebbe morto la stessa notte del 5 settembre) don Giovanni allo stremo delle forze, la costernazione dei santangiolesi, che facevano ressa attorno all’ambulanza, era invitata dall’allora parroco e confratello don Pio Spadoni alla vicinissima chiesa parrocchiale per la Preghiera del trapasso. Della sua morte tutti si occuparono. Persino il gruppo redazionale “Enciclopedia mariana” di Roma faceva giungere la partecipazione di solidarietà al vescovo monsignor Porta... Il funerale fu un’apoteosi (Adelio Battarra e Pacifico Cristofanelli, 1986).

40


NOTE

1 XII Libro dei Battesimi 1878-1904 (ApSA). Gabucci fu battezzato da Giuseppe Della Chiara (18341908), priore della Collegiata dal 1° Settembre 1877 al 1° Marzo 1903 (Sant’Angelo in Lizzola, Parroci). 2 Dal Libro dei Battesimi 1833-1877 della Collegiata Angelina risulta nata alle 6 antimeridiane e battezzata sabato 15 Dicembre 1877 (padrini Mauro Franci e la di lui figlia Carlotta di questa Cura); sulla lapide della tomba al cimitero di Monte Calvello è però riportata la data 17 Dicembre 1877. 3 Tra le ricerche genealogiche di Giovanni Gabucci non potevano mancare quelle relative alla propria famiglia di origine. I Gabucci/ Gabuccini risultano residenti a Sant’Angelo in Lizzola dalla fine del XVI secolo: il 9 Marzo 1567 il Libro dei Battesimi della parrocchia registra Dona Bartolomea di messer Gabuccino da Ripe di Sinigaglia comare (madrina) di un battesimo (FG 5, Collegiata), e già nel 1560 un certo Gentile di Bartolomeo di Gabuccio risulta proprietario di una casa all’interno della cinta muraria del castello di Sant’Angelo (G. ALLEGRETTI - S. MANENTI, I catasti storici di Pesaro, I.2, Catasto roveresco - Tabulati, Pesaro 2004, p. 242). Il soprannome si ricava invece dallo Stato d’Anime 19081912 della parrocchia di San Michele Arcangelo in Sant’Angelo in Lizzola. 4 Fortunata, di Andrea Mancini e Rosa Carloni, nata nel 1853 (XI Libro dei Defunti della Priorale, 1878-1903, ApSA). Andrea Edoardo Rafaele [sic] Gabucci, il padre di don Giovanni, nacque a Sant’Angelo il 26 Febbraio 1846 da Giovanni e Angela Urbinati, entrambi santangiolesi (Libro dei Battesimi 1833-1877, ApSA); morirà, sempre a Sant’Angelo, nel 1915. 5 Ib. I dati sono però citati dalla trascrizione di Giovanni Gabucci (cfr. nota 3). In ordine di nascita, secondo i documenti dell’anagrafe comunale, i figli di Andrea Gabucci e Fortunata Mancini, sposatisi il 15 Ottobre 1876, furono: Angela (1876-1876); Angela (1877-1959); Giovanni (1880-1882); Giuseppe (18821882); Giovanni (1884-1886); Elvira (1885-1888); Giovanni (1888-1948); Domenico (1889-1889); Lino (1891-1891). Ricordiamo infine che le due Angela portavano il nome della nonna paterna. Ringrazio qui Giovanni Ugoccioni e i Servizi Demografici del Comune di Sant’Angelo in Lizzola per le ricerche. 6 Cfr. più avanti p. 85. Perdere sette figli su nove rappresentava comunque un’eccezione, anche in quell’Italia da poco unita nella quale il tasso di mortalità infantile si aggirava intorno al 25% dei nati dopo un anno e del 44% prima dei 5 anni (ciò incideva pesantemente sull’età media, che non superava i 33 anni) (http://cronologia.leonardo.it/storia/a1880.htm; 29 Dicembre 2010, ore 12). Per quanto riguarda la nostra provincia, i dati sono più o meno in linea con quelli nazionali, come si evince da E. SORI e L. GORGOLINI, Evoluzione demografica, sviluppo economico e mutamento sociale, in La provincia di Pesaro e Urbino nel Novecento. Caratteri, trasformazioni, identità, a cura di A. VARNI (Venezia 2003; tomo I, pp. 35-36). 7 Catasto gregoriano, Sant’Angelo in Lizzola, Registro fabbricati, vol. I, p. 79 (Archivio di Stato di Pesaro). Una cartolina degli anni Venti del ‘900, edita a Sant’Angelo in Lizzola da Timo Garattoni riporta la fugace denominazione di via Mazzini. 8 Nel 1922 Gabucci affitterà al Comune una stanza da destinare a gabinetto del sindaco. 9 Francesco, Giuseppe e Andrea Gabucci risultano nel 1876 proprietari dell’intera casa e usufruttuari di tre quarti di essa mentre Urbinati Angela fu Michele, vedova Gabucci è usufruttuaria dell’altro quarto. Il 10 Dicembre 1884, con la morte di Angela Urbinati avviene il consolidamento dell’usufrutto alla proprietà dei tre fratelli (Catasto gregoriano, Sant’Angelo in Lizzola, Registro fabbricati, cit.). I dati sugli abitanti di via Vedetta sono invece tratti dagli Stati d’anime 1887 e 1908-1912 (cit.). 10 XI Libro dei Defunti…, cit.. Don Riccardo Giannoni (1855-1918), cappellano di Sant’Angelo in Lizzola dal 1882 al 1918, era figlio del falegname Giulio e di Rosa Niccolini, abitanti nel castello; Gabucci e il suo grande amico don Ciro Scarlatti (Sferza) lo ricordano come felice improvvisatore di brindisi, detto don Mellifluo per il suo eloquio sdolcinato (DS, p. 286). Colgo l’occasione per segnalare che molte delle delle notizie sui sacerdoti della diocesi di Pesaro ai tempi di Gabucci sono tratte dal volume di Simoncelli, che ringrazio anche per le preziose indicazioni sui documenti riguardanti Farneto e don Ciro Scarlatti. Le notizie su don Giannoni provengono da Gabucci, Sant’Angelo in Lizzola, Parroci, cit.. Infine, il volvolo è la torsione sul proprio asse di un segmento di stomaco o di intestino, dovuta a malformazioni congenite o acquisite. Il quadro clinico è quello dell’occlusione intestinale, con forti dolori addominali e complicazioni che portano alla disidratazione progressiva sino allo shock; la risoluzione del volvolo è affidata all’intervento chirurgico, che dev’essere il più tempestivo possibile: se non si interviene prontamente, può verificarsi perforazione del

41


segmento coinvolto, con peritonite (http://www.staibene.it, Volvolo; 9 Dicembre 2010, 17.10). La Statistica Scelsi, pubblicata nel 1881, riferisce che il teatro di proprietà della famiglia Perticari da più anni è chiuso al pubblico trattenimento per cui [è] di poca o nessuna importanza; la sua condizione è d’assai deteriorata. Deteriorato o no, almeno da alcune cronache a stampa e dai Diari dello stesso Gabucci, per il paese il teatro “Perticari” continuerà a essere un punto di riferimento fino a tutti gli anni Venti del ‘900 (G. SCELSI, Statistica della Provincia di Pesaro e Urbino, Pesaro 1881; ristampa anastatica, Pesaro 1997; le notizie sono tratte da quest’ultima edizione. 12 In totale gli individui registrati dallo Stato d’anime 1887 (cit.) sono 1.201 (366 nel paese, 733 nelle campagne, 82 nella Rena, frazione di Montecchio); per il 1871 la Statistica Scelsi conta a Sant’Angelo 941 individui (363 nella borgata, 578 nella campagna), per un totale di 1.828 abitanti nell’intero territorio comunale. L’apparente incongruità dei dati è dovuta al fatto che la Statistica include anche gli 848 residenti nella frazione di Montecchio, appartenenti alla parrocchia di Santa Maria Assunta e non conteggiati quindi negli Stati d’anime della parrocchia di Sant’Angelo. 13 Quanto a mestieri e artigiani, occorre ricordare che i dati e le definizioni, pur complessivamente attendibili nel delineare la situazione sociale del paese, vanno considerati con qualche approssimazione: non sempre l’attività indicata dai documenti ufficiali coincide infatti con la pratica quotidiana; possidente, per esempio, non implica necessariamente una condizione economica particolarmente agiata. 14 Statistica Scelsi, cit. 15 Promemoria del 29 Luglio 1932, dattiloscritto e manoscritto; il manoscritto è intitolato Stazione RR.CC. di Sant’Angelo in Lizzola (FG 5, Miscellanea). 16 Le notizie, ricavate dal ricordino della Prima Comunione di Giovanni Gabucci (FG 1.3), sono confermate da K. DEL BALDO, Appunti sull’eredità di Giovanni Gabucci, in “Frammenti” - Archivio storico diocesano di Pesaro, n. 5, Pesaro 2000; p. 243. 17 Ricordino funebre di don Giovanni Gabucci (FG 1.3). Il ricordino funebre, datato 12 Ottobre 1948 (trigesimo della morte), forse interpretando frettolosamente l’estratto dell’atto di Battesimo, riporta la data di nascita sbagliata (2 invece di 9 Febbraio). 18 Laura Marcucci (1932-1998), nipote del farmacista Giuseppe Andreatini e sorella di Agla e Giovanni, che ringrazio sin d’ora per le testimonianze su Sant’Angelo e su don Giovanni, ripercorre in questo volume gli anni dell’infanzia santangiolese (L. MARCUCCI, Il cuore in viaggio, Roma 2000). 19 Morta a Sant’Angelo il 6 7 1959 alle ore 1. Questa donna era la sorella del fu don Giovanni Gabucci ed era a carico della famiglia Battarra Attilio (Stato di famiglia di Gabucci Angela, via Morselli n. 1, Stato delle anime 1956; ApSA). Attilio Battarra aveva sposato Maria, la sorella di don Pio Spadoni; la famiglia Battarra (Attilio, Maria e i figli Agnese e Adelio, oggi parroco di Cristo Risorto in Pesaro) visse a Sant’Angelo fino alla morte di Angelina, quando si trasferì a Pesaro. A don Giovanni, che conobbe da bambino, don Adelio Battarra dedicò nel 1986, insieme con Pacifico Cristofanelli, tre interessanti articoli pubblicati sul “Nuovo Amico”, dei quali più avanti trascriviamo alcune parti (A. BATTARRA - P. CRISTOFANELLI, Don Giovanni Gabucci, 1888 - 1948, verso il centenario della nascita “Il Nuovo Amico”, 25 Maggio, 8 e 22 Giugno 1986). Segnaliamo qui, infine, che don Adelio è stato tra coloro che hanno contribuito a una prima sistemazione del Fondo Gabucci, cominciando a mettere ordine tra le carte del sacerdote. 20 Conversazioni con Graziella Salucci Stiassi, Primavera 2010 - Inverno 2011. 21 Così don Giovanni aveva soprannominato Angelina, secondo diverse testimonianze e anche a quanto risulta da alcune lettere. In una cartolina datata Fossombrone, 25 Giugno 1938, don Remo Ortensi scrive a don Giovanni: ringrazia suor Brigida dell’ottimo dolce (FG1.2, Ortensi - Brocanelli; per don Remo cfr. anche più avanti, cap. 2.6). 11

42



Ricordo dell’ordinazione sacerdotale di Giovanni Gabucci (FG 1.3). Nella pagina seguente: Sacerdote Giovanni Gabucci, curriculum autografo, 1928 (FG 1.3). Nella pagina precedente: il Monte Calvello - fot. Uguccioni, fotografia, 1916 o 1917 (FG 5, Disegni e fotografie).

44


SANT’ANGELO IN LIZZOLA, 28 GIUGNO 1912

3

Sacerdote Giovanni Gabucci Vice-parroco di Sant’Angelo in Lizzola /Diocesi di Pesaro - Pisauren. Nato a Sant’Angelo in Lizzola il 9 Febbraio 1888. Compì i corsi regolari di Ginnasio e Filosofia nel seminario diocesano di Pesaro. Corso quadriennale di Teologia nel seminario regionale di Fano (1908-1912). Ordinato sacerdote in Pesaro dal proprio vescovo monsignor Paolo Tei il 26 Luglio 1912. Confessore e predicatore in Diocesi. Economo spirituale a Montelabbate dal 1916 al 1920, a Montelevecchie nel 1922. Nominato nel 1924 Socio corrispondente della Deputazione di storia patria per le Marche. Collaboratore, con articoli storici, in giornali e periodici (Idea, Bollettino Diocesano, Bollettino della Cattedrale, Giovane Marca, Studia Picena, ecc.). Ammesso alla Scuola vaticana di Paleografia e Archivistica nel 1926. Roma, 3 Maggio 1928, Sac. Giovanni Gabucci1

Compì i corsi regolari di Ginnasio e Filosofia nel Seminario diocesano di Pesaro. Nel 1899 Ioannes Gabucci figura con onore tra gli alunni della classe quarta della scuola elementare del seminario vescovile di Pesaro, la cui sede si trovava allora in palazzo Lazzarini, di fronte alla Cattedrale2. Qui condivide parte del percorso di studi col più anziano Ciro Scarlatti3, il futuro Sferza; tra gli insegnanti ci sono monsignor Romolo Molaroni, proposto del capitolo della Cattedrale, rettore del Seminario e successivamente vescovo di Macerata e Tolentino4. C’è anche don Luca Piergiovanni5, professore di Teologia prima a Pesaro poi a Fano, e figura di spicco della chiesa locale: fondatore, insieme con don Francesco Stramigioli6 e Amos Boccaccini7 del settimanale “L’Idea cattolica-sociale”, Piergiovanni fu pro-vicario del vescovo di Pesaro, diventando nel 1917 vescovo di Civitavecchia e Corneto (oggi Tarquinia). Vescovo della nostra Diocesi è, fino al 1904, monsignor Carlo Bonajuti8. 45


Sono gli anni della Rerum novarum, e anche a Pesaro si scorgono segnali del risveglio di una sensibilità sociale della Chiesa, che si volge verso le esigenze dei più umili nel mondo del lavoro. Lo sfondo sul quale si muove il giovane Gabucci è animato dagli accesi contrasti ideologici tra socialisti e cattolici, in un dibattito che si riverbera sulle pagine dei periodici locali ed è fortemente sentito anche nelle campagne, dove si costituiscono in questi anni Leghe contadini, Società di Mutuo Soccorso e Casse Rurali9. Scorrendo Diari e lettere si ha l’impressione di un Gabucci non troppo coinvolto dagli accadimenti sociali e dalla politica (che probabilmente seguiva sulla stampa, in particolare sull’Idea di cui possedeva l’intera collezione); impressione smentita però dalla voluminosa raccolta di ritagli stampa, dove tra arte, musica, scoltura, cronaca, i personaggi politici occupano grande spazio10. Da subito immaginiamo il distinto giovanetto Giovanni Gabucci seduto ai tavoli della biblioteca del Seminario, assorto su quei volumi che anni dopo prenderà a catalogare, e che resteranno sino alla fine nei suoi pensieri. Né antica né moderna, scriverà, la biblioteca del seminario si è formata pian piano con i libri di alcuni vescovi, canonici, sacerdoti che li lasciarono perché servissero di consultazione e di studio non solo ai chierici ma anche al clero della diocesi11. (La sua ricca biblioteca dalla sorella Angelina venne regalata al seminario di Pesaro conforme al desiderio più volte manifestato dall’indimenticabile fratello). Forse disperso, più probabilmente mai compiuto, non disponiamo di un catalogo della biblioteca di Gabucci: l’Elenco dei libri posseduti, datato 1932, si ferma alla prima pagina12. Certo è che la massiccia quantità di libri, albi, riviste nella vita di don Giovanni risulta opprimente, a volte pedante: non passa settimana senza che i Diari tengano conto di qualche volume che arriva o parte, di tomi da rilegare, opuscoli da distribuire, frutto di calcolati risparmi o accolti in dono con euforia infantile, in un traffico industrioso del quale si fatica a seguire gli esiti. Come ogni vero catalogatore, Gabucci modifica senza sosta i criteri di ordinamento delle proprie raccolte, continuamente aggiusta il tiro, alla ricerca della soluzione migliore. È difficile anche rintracciare nell’OPAC - SBN (Online Public Acces Catalogue, il catalogo online del Sistema Bibliotecario Nazionale, nel 46


DON FRANCESCO GABUCCI (1840-1901) 24 NOVEMBRE 1901, DOMENICA. Don Francesco Gabucci del fu Giovanni e della fu Angela Urbinati, nato a Sant’Angelo in Lizzola il 9 Aprile 1840, per ventisette anni vicario curato e per nove curato di questa parrocchia cattedrale, esaminatore pro sinodale, membro della commissione per la fabbrica della cattedrale, dopo una lunga malattia sopportata con edificante e cristiana rassegnazione, munito di tutti i conforti religiosi e Benedizione apostolica assistito da me sottoscritto suo vicario, spirò placidamente nel bacio del Signore li 22 detto alle ore 16. Egli studiò le Belle lettere e Fisica e Matematica nelle scuole di questa città, dove si distinse fra gli altri suoi compagni per il suo svegliato ingegno specialmente nella Fisica e Matematica, di cui poi fu sempre esaminatore nel venerabile seminario. Nominato canonico della Cattedrale nel 1878 don Francesco Gabucci ne divenne primicerio nel 1892, alla morte di don Giuseppe Corsini; per vent’anni fu anche cappellano delle Carceri. Nell’atto di morte l’allora vicario curato Vitale Zazzeri ribadisce le sue doti di magnanimità, illibatezza, severità di costumi, corroborate da grande umiltà e dalla noncuranza verso gli onori terreni. Come avverrà per il nipote don Giovanni, anche di don Francesco si sottolinea la fama di esperto direttore d’anime… Fu instancabile nell’operare il bene… fu l’uomo che visse più per altri che per se medesimo. Al funerale, svoltosi nella chiesa di San Francesco, cattedrale provvisoria, presero parte seminaristi ed esponenti del clero pesarese, i giovani del circolo “San Terenzio”, una rappresentanza della Società cattolica di mutuo soccorso, della quale il defunto fu tra i fondatori, oltre a un infinito numero di cittadini ammiratori delle sue virtù; il trasporto, non ostante la pessima stagione, riuscì imponente (Dal Libro dei Defunti Cattedrale di Pesaro 1874-1907, trascrizione di don Giovanni Gabucci). Famiglia Gabucci, disegno per un sepolcro di famiglia (FG 8.2). Nella pagina precedente: dall’Album Personaggi, ricordo per la consacrazione a Vescovo di Tarquinia di monsignor Luca Piergiovanni (1918) e, in secondo piano, Ricordo del giubileo sacerdotale di fr. Agostino Gemelli O.F.M. e monsignor Francesco Olgiati (1908-1933) (cartolina, stampa Rizzoli, Milano 1933; FG 8.1). Nella pagina seguente: cartolina inviata da Giovanni Gabucci alla sorella Angelina, datata Gradara 18 Agosto 1908 (FG 8.1).

47


quale sono inseriti i titoli posseduti dalla biblioteca diocesana) la precisa consistenza del lascito Gabucci, del resto, come si è detto, a più riprese depauperato. Eppure, se per noi oggi è un cruccio non riuscire a ricostruire il catalogo dei libri di don Giovanni (e puntellare con essi le ipotesi sull’evolversi del suo pensiero), sarà stato di conforto, per il creatore e unico titolare della Biblioteca circolante di Sant’Angelo in Lizzola, pensare i suoi amati volumi disseminati a fare da lievito in quella del seminario pesarese, a poca distanza dalla sala che porta il suo nome13. E comunque, il suo itinerario di storico curioso di punti e virgole è chiaro abbastanza anche senza prove materiali. (A proposito di prove e indizi, da subito dichiariamo un impasse: se è facilmente decifrato l’acronimo JMJ, corrispondente a Jesus, Maria, Joseph, non siamo riusciti a rintracciare nessun appunto autografo utile a spiegare il significato di Rasa, che con JMJ compare su quasi tutti i manoscritti di don Giovanni almeno dal 1908, anno della prima trascrizione conservata nel Fondo. Molte le ipotesi avanzate anche da chi si è precedentemente occupato di Gabucci, compresa quella che vi ritrova le iniziali di Sant’Angelo e della sorella Angelina, ma nessuna appare convincente. Più consona, se non altro all’idea di un’opera-palinsesto in continuo divenire, è un’indicazione del Tommaseo-Bellini: Rasa si dice di scritture cancellate, ritocche, alterate. “Rase”, appunto)14. Corso Quadriennale di Teologia nel Seminario Regionale di Fano. Istituito nell’Aprile del 1909, il Seminario di Fano fu inaugurato solennemente il 23 Novembre dello stesso anno, alla presenza dell’appena eletto rettore padre Ettore Castelli degli Oblati di San Carlo di Rho15. A Fano Gabucci ha modo di conoscere alcune personalità dell’epoca tra le quali padre Agostino Gemelli, futuro fondatore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, invitato nel 1912 a tenere una conferenza presso il Seminario16. Evento più di tutti memorabile, in quegli anni, sarà però la visita dei chierici della Marca Superiore al pontefice Pio X: all’incontro, avvenuto il 3 Febbraio 1910, Giovedì grasso, Gabucci dedica nel 1938 un divertito ricordo pubblicato su “Studia Picena”, lodato con grande soddisfazione dell’autore anche dal cardinal Carlo Salotti.

48


ROMA, 3 FEBBRAIO 191017. Nel 1910, agli inizi del seminario regionale che allora si chiamava L’Interdiocesano, il nuovo rettore padre Ettore Castelli, ora vescovo titolare di Messene, volle portare a Roma i suoi seminaristi, perché ai piedi di Pio X sentissero maggiormente accendersi in cuore l’amore e la devozione al successore di San Pietro. Guidava il pellegrinaggio monsignor Luigi Ferri, vescovo di Montalto in quel tempo direttore spirituale del Seminario. L’udienza pontificia fu sul mezzodì del 3 Febbraio. Con una santa ansietà attendevano il Papa nella sala del trono; mentre egli si tratteneva con i nostri superiori nella sua biblioteca privata, Un trillo di campanello elettrico: si apre la porta; ed ecco avanzarsi il pontefice, che in quel mattino sembrava disfatto, perché poco prima aveva avuto l’annuncio della pubblicazione di due nuove riviste moderniste. Ma di fronte a quel gruppo di chierici rispettosi e sorridenti, anche egli sorrise. Ci passò innanzi come una dolce visione, e nel darvi a baciare la mano scherzava ricordando che quando egli era seminarista a Padova, i chierici leggevano Sempre Peggio la sigla S. P. del Seminarium; ed ammoniva il nostro economo lì presente, canonico Vichi, a non metter noi nella condizione di fare altrettanto, leggendo Sempre Fame la sigla S.F. del Seminarium Fanestre; anzi soggiungeva che in quel giorno, essendo il Giovedì grasso, facesse friggerla per noi una padella, invece di sette come sarebbe stata consuetudine. Quando il papa fu seduto in trono, il venerando arcivescovo di Ancona, monsignor Giambattista Ricci lesse un forbido indirizzo; e prendendo lo spunto dalla festa della Purificazione celebrata il giorno innanzi, esordì: Santità! Permetta che un vecchio presenti ad un altro vecchio le giovani speranze delle chiese marcheggiane. Finita la lettura, Pio X commosso prese il foglio di mano dell’arcivescovo, ed improvvisò un discorso così bello e commovente che i diversi chierici incaricati a prendere gli appunti (fra i quali il sottoscritto) rimasero con la matita in mano senza poter scrivere nulla. Il discorso che apparve sui giornali, non ha nulla a che fare con quello paterno ed affettuoso di Pio X perché fu compilato dal canonico Ferri la sera, dopo l’udienza. Finito il discorso, che diremmo ufficiale, il Santo Padre prese a parlare famigliarmente coi superiori che erano a destra del trono; ma non volendo escludere dalla conversazione monsignor Ricci che si trovava a sinistra, gli chiese: È vero, eccellenza?... Ma l’arcivescovo, essendo duro d’orecchi, non avendo compreso il tema della conversazione, rispose: No, no, Santità…. Allora Pio X, rivolto a tutti noi, ma indicando monsignor Ricci, nel suo armonioso dialetto veneto esclamò: Ho! L’ha deto che sémo véci; ma lù, l’è anca sordo!... e fu il primo a ridere giocondamente dell’innocente qui pro quo. [...] Da tempo costretto a letto da uno stato di deperimento, monsignor Vincenzo Franceschini [vescovo di Fano], dopo la benedizione pronunciata dal Pontefice, che sorrise, soggiungendo per due volte Sì, sì, si alzerà… scese per lo scalone dell’Episcopio, giù nel giardino. […] Quando tornammo da Roma monsignor Franceschini era ad aspettarci alla stazione… 49


Sull’ultima facciata di una delle due copie del dattiloscritto don Giovanni trascrive non senza un fremito d’orgoglio il commento del cardinal Salotti: Fra le centinaia di lettere e relazioni su Pio X° la sua fu la più gradita e interessante. La ringrazio vivamente, tutti quelli ai quali l’ò letta o riferita sono rimasti commossi…18. Una delle poche fotografie che lo ritraggono ci mostra un Gabucci dal viso di adolescente, insieme con altri seminaristi, alle prese con un rudimentale radiotelegrafo19. Sempre attratto dalle novità scientifiche, è proprio in questi anni che il chierico santangiolese si avvicina, grazie a Luigi Asioli, canonico della cattedrale di Fano, alla neonata tecnica delle proiezioni20 che fino all’ultimo lo appassionerà. Da pochi anni ha incominciato a svolgersi un metodo nuovo di istruzione e diletto, che, sostituendo il cinematografo, troppo costoso, va affermandosi sempre più nei circoli di coltura, nei ricreatori ed in altri posti, dando luogo alle conferenze a proiezioni fisse. E queste conferenze vanno sempre ripetendosi anzi ora sono divenute comuni non solo per passare qualche lunga serata d’inverno, ma anche per rendere più facili e attraenti le lezioni scolastiche. Del Marzo 1912 è la prima delle fortunate conferenze a proiezioni di don Giovanni, intitolata A zig zag per Pesaro, offerta all’amatissimo rettore Castelli. La prima lettura avvenne nella sala del Bigliardo del seminario teologico interdiocesano di Fano, durante il convegno degli ex alunni, alla presenza del vescovo Franceschini che alle tre precise prendeva posto nella sala. Illustrata da molte proiezioni la bella lettura ci procurò un’ora di godimento intellettuale. Il conferenziere fu festeggiatissimo perché con parola elegante ed appropriata - cosa non facile trattandosi di arte - seppe farci gustare alcune delle molte bellezze che adornano Pesaro e i suoi dintorni21.

50


Un giorno, e mi sembra nelle vacanze pasquali dell’anno scorso (1911), l’amatissimo signor rettore lanciò tra noi l’idea di una serie di conferenze illustrative sulle varie diocesi della Marca superiore, affinché anche la conoscenza delle bellezze, dei pregi di ciascuna città servisse a unirci sempre meglio, e ci instradasse in un lavoro di propaganda che, nelle presenti circostanze, è utile anzi efficace per la causa nostra. Se ben vi ricordate l’idea fu accolta con gioja, perché, diciamolo fra noi, ciascuno ci tiene a far rilevare ciò che di buono, di bello e di grande è racchiuso nella sua patria, quindi si parlò tosto della possibilità di assecondare il desiderio del nostro caro padre. Ancor io mi posi all’opera per raccogliere qualche notizia su Pesaro; ma il mio lavoro non si sarebbe potuto compire, se una mano amica non mi avesse ajutato: e questa mano amica io l’ebbi nel reverendissimo canonico Asioli che con una bontà e una pazienza illimitata oltre al riprodurre fotograficamente le incisioni necessarie per le proiezioni mi diede anche il concetto della conferenza insegnandomi pure come poterla fare nel miglior modo possibile alla mia incapacità. A lui quindi sento il dovere di un sentito e caldo ringraziamento per la sua opera utile e preziosa22.

Gabucci risulta già in contatto con case editrici e stampatori, presso i quali comincia ad acquistare le cartoline che negli anni andranno a comporre la collezione ancor oggi in parte visibile negli album originali, fittamente annotati e suddivisi per temi23. Come nel caso dei libri, anche per le cartoline possiamo contare solo su un catalogo parziale: tra ritratti, paesaggi, fiori, usi e costumi, commemorative, umoristiche ecc., nel 1924 Gabucci conta 5.310 pezzi. Il numero è approssimativo; ogni pacco da 100 cartoline è erto [sic] cm 3 ½-4 cm24. Scorrendo i destinatari e i mittenti delle cartoline è facile pensare che la raccolta sia stata composta grazie all’aiuto di amici, parenti, conoscenti. Quanto alle fotografie, oltre a qualche decina di stampe, molte delle quali poi edite in veste di cartoline, restano purtroppo solo tre lastre con l’etichetta di Alinari, Firenze. Scarsi, come già detto, i ritratti dello stesso Gabucci.

La copertina degli appunti per la ‘conferenza a proiezioni’ A zig-zag per Pesaro, 1912 (FG 7.2). Nella pagina precedente: don Giovanni in una fotografia scattata probabilmente durante gli anni trascorsi al Seminario di Fano (riproduzione, raccolta Orlando Bartolucci, Montecchio - Sant’Angelo in Lizzola).

51


Vi auguro un buon San Carlo, e vi raccomando sinceramente di studiare ed applicarvi con moderazione. Sapere ad sobrietatem (Romolo Molaroni, 9 Novembre 1911)25. Sapere ad sobrietatem. Intenerisce la lettera indirizzata dal chierico Gabucci, futuro dottore in archivistica e paleografia al vescovo monsignor Tei prima degli esami finali, nel 1912: Rev.mo Monsignore, al 1° Luglio incominceranno gli esami, perciò devo stare sull’attenti, per non vedermi innanzi un bel fiasco; ma spero di no non tanto per parte mia, quanto per le preghiere di chi mi vuol bene26. Il 26 Luglio 1911 riceve il Suddiaconato27, ed esattamente un anno dopo Giovanni Gabucci è ordinato Sacerdote in Pesaro dal proprio Vescovo monsignor Paolo Tei. VENERDÌ 26 LUGLIO 1912. Fui consacrato in questo giorno sacerdote nella chiesa cattedrale di Pesaro da S.E. reverendissima monsignor Paolo Tei Vescovo diocesano, assistito dai reverendissimi signori canonici arcidiacono monsignor Luigi Ciavarini e don Domenico Andreatini28. Ebbi a sacerdote assistente il molto reverendo Vitale canonico Zazzeri priore di Sant’Angelo. Ho applicato la Messa della Consacrazione per tutti i miei parenti ed amici vivi e defunti. SABATO 27 LUGLIO mi sono astenuto dal celebrare per dire domani Domenica la prima Messa solenne - fatto la santa Comunione. DOMENICA 28 LUGLIO. Ho celebrato solennemente la mia PRIMA MESSA NOVEL-

LA nella collegiata di San Michele Arcangelo in Sant’Angelo in Lizzola, mio paese

natale. Applicai la santa Messa per me pregando Gesù che mi faccia un san-

52


to sacerdote, secundum cor suum. Assistevano il padrino monsignor Romolo Molaroni, proposto della cattedrale di Pesaro, diacono il molto reverendo don Cesare Bruscolini rettore di Montelabbate (Pesaro) e suddiacono il rettore don Giuseppe Bellagamba mansionario della cattedrale di Fossombrone. Fu fatta la Messa del Ravanello a una voce dalla Scola cantorum di Ginestreto diretta da don Nazzareno Angelini. Intervenne anche don Luigi Gianotti che cantò due a soli, uno al mattino, l’altro alla sera dopo i Vespri solenni e la benedizione29.

Come nelle films che più d’una volta si trovò ad accompagnare coll’armonium al cinema “Branca”, don Giovanni annota la colonna sonora della propria vita. Non si può non rilevare la frequenza delle indicazioni musicali nei suoi scritti: Ravanello, Bottazzi, Haller, Bree, Mattioli, primo fra tutti Lorenzo Perosi, vale a dire molti degli animatori del movimento Ceciliano (da santa Cecilia, patrona della musica), che tra XIX e XX secolo promosse l’adozione nelle liturgie di uno stile musicale vicino al canto gregoriano e alla polifonia rinascimentale, più sobrio rispetto ai modelli consueti. Appassionato d’opera, dalla Sulamita di Zanella alla Traviata di Verdi, Gabucci non disdegna neppure le operette, attratto forse dalla loro levità. Le esibizioni delle bande, di Sant’Angelo, Ginestreto e Montelabbate lo vedono spettatore attento, e a lui si rivolgono i sacerdoti dei dintorni per consigli su armonium e altri strumenti. Otre che in Collegiata, spesso accompagnava con la musica anche le funzioni in altre parrocchie, come ricordano per esempio le cronache di don Vittorio Baldelli, parroco di Monte Santa Maria negli anni precedenti alla seconda guerra mondiale30. Nel 1908 la famiglia Gabucci è composta da Gabucci Andrea, muratore; Gabucci Angela, inserviente; Gabucci Giovanni, chierico31. Parroco di Sant’Angelo e priore della Collegiata è dal 1903 don Vitale Zazzeri, succeduto a Giuseppe Della Chiara. Don Vitale abita nella casa parrocchiale insieme con il padre Raimondo, scrittore, originario di Cesena e la madre, la nobildonna Luigia Milani, registrata dallo Stato d’anime come massaja32.

Invito a un’Adunanza regionale dell’Associazione Santa Cecilia, 1911 (FG 7.4). Nella pagina precedente: Giornale delle Messe celebrate, 1912-1919 (FG 1.3). Nella pagina seguente: don Vitale Zazzeri, priore della Collegiata di San Michele di Sant’Angelo in Lizzola (fotografia Remies, Pesaro, anni Venti del ‘900; FG 5, Collegiata, Parroci, Zazzeri).

53


DON VITALE ZAZZERI (1869-1931) Ordinato sacerdote a Fano dal vescovo monsignor Ruggeri, celebrò la Prima Messa nella santa casa di Loreto il 20 Dicembre 1891. Per tre anni rimase a San Cassiano di Pesaro come cappellano, diventando nel 1895 vicario curato della Cattedrale con il primicerio don Francesco Gabucci. Alla sua morte fu nominato canonico onorario della collegiata di Sant’Angelo in Lizzola (1902), della quale divenne priore-parroco nel 1903. In ricordo del XXV anniversario del suo possesso parrocchiale fece ripulire e decorare la chiesa dal cavalier Giuseppe Paolucci di Urbino, e dopo un corso di esercizi predicato dal canonico don Amedeo Mancini di Città di Castello e dal domenicano padre Reginaldo Gasperini dei Predicatori, ne fu fatta la solenne riapertura il 9 settembre 1928, celebrando la festa del Santissimo Crocifisso della Scuola. Poco dopo trovandosi piuttosto indebolita la sua forte fibra, fu invitato a prendere il posto di canonico della cattedrale di Pesaro; ma egli non volle lasciare questo paesello che considerava come sua seconda patria. Colpito da paralisi progressiva il 22 Novembre 1929, poté però celebrare fino al 18 Settembre 1930. Declinando lentamente, spirò la sera del 15 corrente alle ore 9,30, assistito dal padre Giovanni da Pesaro Cappuccino. Le annotazioni di Gabucci, datate 18 Marzo 1931, contengono anche un dettagliato resoconto del funerale di Zazzeri, celebrato con sfarzo e gran concorso di popolo (e autorità), in linea con la figura a tratti un po’ enfatica del priore; ancora alcune note apposte da Gabucci al brindisi composto dal suo grande amico don Ciro Scarlatti (Sferza) per il venticinquesimo anniversario del ministero parrocchiale di don Vitale completano il ritratto del priore. Durante la funzione vi fu scelta musica di Perosi con accompagnamento d’archi. Direttore il M° Vincenzo Cinque. Organista il M° Piero Maggioli. Il banchetto di oltre 70 coperti fu tenuto nel salone dell’antico Palazzo Mamiani, allora della sig.ra Elisa Marcolini; dal Luglio 1935 sede comunale. [...] Al priore Zazzeri cominciavano a mancare i denti34. A confronto della casa dei Gabucci, attorcigliata alla scala e stipata di libri, gatti e paccottiglia, gli arredi di proprietà della famiglia Zazzeri inventariati nel 1932, poco dopo la morte di don Vitale, ci appaiono non privi di un certo tono signorile: cucina: cassone per farina; camera da pranzo: credenza - alzata, cantonale verniciato, sei tazze da caffè e latte, zuccheriera porcellana, quattro gabarè [sic] e piattino metallo per pane; camera della Gigia [Luigia Zazzeri]: letto con rete da una piazza e mezzo, comò impellicciato noce [nel secondo cassetto gli arredi sacri della Chiesa di Sant’Isidoro]; camera della Maria degli orfani Antonini: un cassone di abete con biancheria, macchina da cucire ed altri oggetti, un brocchetto, due paioli; archivio: scrittoio in legno duro con tre cassetti a piccola alzata35. 54


NOTE

Il breve curriculum è stato redatto forse prima degli esami conclusivi degli studi di Archivistica e Paleografia (cfr. più avanti, cap. 2.5). 2 Istituito nel XVII secolo, il seminario vescovile di Pesaro fu dal 1788 ospitato a palazzo Lazzarini; dopo alterne vicende sarà trasferito negli anni Sessanta del ‘900 nella sede di via Avogadro. Dal 2000, anno del giubileo, l’edificio è destinato a casa d’accoglienza (villa Borromeo). Per Gabucci allievo del Seminario, cfr. Solemnis premiorum distributio, seminario vescovile di Pesaro, 1899 (AdP, Seminario vescovile di Pesaro, cartella 8). 3 Per don Ciro Scarlatti, parroco del Farneto e autore di poesie e satire, delle quali Gabucci curò una prima sistemazione, rimandiamo a p. 108 ; segnaliamo qui lo scherzo Il Congedo, preparato per concludere festosamente il Carnevale del 1900 all’interno del seminario (DS, p. 477). 4 Monsignor Romolo Molaroni (1858-1919). Parroco di Novilara dal 1884 al 1898, rettore del Seminario e insegnante di Storia ecclesiastica e poi di Fisica, Pio X lo nominò cameriere segreto e Benedetto XV nel 1916 vescovo di Macerata e Tolentino. (DS, p. 292). Proposto o preposto è il capo del Capitolo; Primicerio è invece il parroco della Cattedrale. 5 Monsignor Luca Piergiovanni (1876-1925), anch’egli per un periodo rettore del seminario pesarese, era fratello minore di don Attilio (1872-1929), a lungo abate-parroco di Candelara di Pesaro (DS, pp. 85, 295, 301). Nei Diari Gabucci ricorda tra gli insegnanti anche padre Bernardino da Monte Colombo, Cappuccino, professore di Filosofia. 6 Mons. Francesco Stramigioli (1876-1970) dal 1930 Vicario generale della diocesi di Pesaro, nel 1935 si dimise a causa dei troppi impegni; le malelingue insinuarono però che fosse stato rimosso per invidia dei confratelli. Stramigioli fu un personaggio eminente della diocesi di Pesaro: insignito del titolo civile di Cavaliere della Corona d’Italia e di quello ecclesiastico di Prelato domestico e protonotario apostolico, tra i fondatori dell’ “Idea”, dal 1906 fu canonico della Cattedrale e insegnante presso il seminario vescovile fino al 1930 (DS, p. 359). Lettere e Diari di Gabucci contengono frequenti accenni, non sempre benevoli, a Stramigioli: troppo diversi, forse, il “facchino” e l’alto prelato, al quale toccò comunque il triste incarico di celebrare il funerale dell’amico-rivale. 7 Amos Boccaccini (1884-1924), morì in un incidente stradale, insieme con la moglie Maria Gennari di anni 38, alla figlia quattordicenne Maria Costanza e alla moglie dell’ing. Pellini suo amico, essendo la sua auto precipitata nel fiume Sile. Si salvarono il Pellini e l’autista (DS, p. 494; in Gabucci, cfr. FG 3, In morte di Amos Boccaccini). 8 Monsignor Carlo Bonajuti (1828-1904), vescovo del Montefeltro dal 1890 e nel 1896 trasferito alla sede di Pesaro. Nel 1888, anno di nascita di Gabucci, vescovo di Pesaro era invece monsignor Clemente Fares (1809-1896), che resse la Diocesi tra il 1856 e il 1896. A monsignor Bonajuti succederà Paolo Marco Tei (1846-1916), francescano cappuccino, Vescovo dal 1904 al 1916. Come si vedrà tra poco, il vescovo che più influì sulla vita di Gabucci sarà però monsignor Bonaventura Porta, che resse la Diocesi dal 1917 al 1952 (DS, p. 292; CT; 22 Dicembre 2010, 14.50 e CH, Bonajuti, Fares, Porta, Tei; 21 Dicembre 2010, 14). 9 La Rerum novarum fu promulgata da Leone XIII il 15 Maggio 1891. Dal 1892 era attivo a Pesaro il circolo della Società della gioventù dell’azione cattolica San Terenzio, dal quale nei primi del Novecento prende vita una prima riflessione sociale e politica ad opera dei cattolici e del quale nascono presto sezioni in diversi paesi della Diocesi (Farneto, Gradara, Candelara, San Pietro in Calibano). Le notizie sulla chiesa pesarese nel ‘900 sono tratte da. E. PREZIOSI, Per un profilo religioso della chiesa pesarese nel ‘900, in VARNI (a cura di), cit., tomo II, pp. 887-1003. 10 La notizia sulla collezione dell’“Idea” è contenuta in una lettera di don Carlo Pasquini a Gabucci, datata Pesaro, 8 Novembre 1933 (FG, 1.2, Pasquini). Dei Ritagli si darà conto più ampiamente in seguito. 11 Biblioteca del Seminario - Pesaro (1930). Il Fondo Gabucci comprende una serie di inventari manoscritti della Biblioteca del seminario vescovile pesarese: il più antico è del 1732; seguono due cataloghi del 1778 e del 1785, cui si aggiungono gli elenchi dei libri donati da diversi sacerdoti (FG, 2.3, Seminario). All’inizio del ‘900, nella biblioteca erano collocati più di cinquemila volumi divisi in varie materie. Forte la presenza di temi religiosi ed ecclesiastici affianco però ad altri soggetti quali la letteratura, le scienze naturali ed umane. Gravi furono le perdite che il materiale subì soprattutto a causa della seconda 1

55


guerra mondiale. Altre vicissitudini quali trasferimenti e depositi depauperarono ulteriormente il patrimonio fino a renderlo non più consultabile. Sarà grazie alla sensibilità di monsignor Gaetano Michetti (vescovo di Pesaro dal 1975 al 1998) e all’opera di don Igino Corsini che l’istituzione dell’archivio e della biblioteca diocesana si avvieranno alla metà degli anni Ottanta del ‘900 ad una nuova collocazione fisica e culturale, aprendosi quale centro di cultura per tutti i cittadini della diocesi (La Biblioteca del Seminario, da http://www. polosbnurb.it/index.php?id=16001; 4 Gennaio 2011, 15; il catalogo della Biblioteca è oggi disponibile anche online attraverso il sito del sistema bibliotecario unificato di Pesaro e Urbino: http://opac. uniurb.it/SebinaOpac/Opac?sysb=). 12 FG, 1.3, Biblioteca. Lo stesso fascicolo comprende anche un non meglio identificato elenco dei libri e periodici da vendere. 13 Secondo don Raffaele Mazzoli, attuale direttore del settimanale diocesano “Il Nuovo Amico”, la biblioteca di Gabucci era composta da oltre diecimila volumi (testimonianza raccolta a Pesaro, nell’Aprile 2010); i libri di Gabucci si trovano oggi soprattutto nelle sezioni Biblioteca del seminario e Editoria locale dell’archivio - biblioteca della diocesi di Pesaro, come conferma il direttore Gabriele Falciasecca, che ringrazio per le numerose segnalazioni. 14 Nel Fondo Gabucci si conservano diversi quaderni intitolati Punti e virgole. Anche in questo caso la ‘collana’ risulta però piuttosto discontinua: sia perché i quaderni si interrompono in gran parte prima della fine, sia perché spesso Gabucci riprende e approfondisce gli argomenti passando alle Briciole. Ciò che è costante, tuttavia, è la dimensione evangelica del frammento, cara oggi anche a don Igino Corsini, fondatore dell’omonima rivista di studi e direttore dell’Archivio storico diocesano di Pesaro. Per la segnalazione dal Dizionario della lingua italiana di Niccolò Tommaseo e Bernardo Bellini (pubblicato tra il 1861 e il 1879) ringrazio Filippo Pinto, che per un attimo si è lasciato ‘contagiare’ dalla ‘caccia al tesoro’. 15 Le notizie sul seminario di Fano sono tratte da Pontificio seminario marchigiano Pio XI in Fano, opuscolo edito in occasione dell’inaugurazione del nuovo seminario nell’area dell’ex convento dei Cappuccini, sulla via Flaminia (Fano 1924) e da Gli anni ’10-’20 (http://www.seminario.marche.it/Anni%20’10. htm; 30 Dicembre 2010, 13,30). Padre Ettore Castelli (1881-1945) fu dal 1935 vescovo di Messene e dal 1943 vescovo ausiliario di Milano (CH, Castelli; 30 Dicembre 2010, 14.40). Dal 1993 il pontificio seminario regionale “Pio XI” ha sede in Ancona; non abbiamo trovato notizia, nelle fonti consultate, sull’esistenza di corsi del seminario di Fano nel 1908, data indicata da Gabucci. 16 L’Università Cattolica del Sacro Cuore fu fondata nel 1920 (http://www3.unicatt.it/pls/unicatt/consultazione.mostra_pagina?id_pagina=16; 30 Dicembre 2010, 15.10). Gabucci a lungo svolse l’incarico di delegato parrocchiale per la raccolta delle quote dell’Associazione Amici dell’Università Cattolica, come si ricava dai Diari (6 Gennaio 1948, p. es.) e dalle ricevute dei pagamenti conservate in FG, 1.2, Amici dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. 17 Il testo è citato dal dattiloscritto firmato Sac. Giovanni Gabucci, ex alunno del Seminario regionale (FG 7.3, Santi e Pontefici); l’articolo fu pubblicato su “Studia Picena”, pubblicazione del Pontificio seminario marchigiano “Pio XI”, vol. 19, 1938. 18 Carlo Salotti a Gabucci, cartolina datata Montefiascone (Viterbo), 15 Settembre 1939 (FG, 1.2, S, Miscellanea). Carlo Salotti (1870-1947), creato cardinale nel 1935, fu prefetto della Congregazione dei Riti (CH, Salotti; 9 Dicembre, 16.20). 19 La fotografia è stata pubblicata in O. BARTOLUCCI, I preti di Pesaro, un secolo di storia 1900-2002, Fano 2002; don Orlando Bartolucci data l’immagine al 16 Agosto 1910, inserendo nel volume da lui curato altre immagini recanti annotazioni di mano di Gabucci (una foto di don Puntellini a p. 35 e una di don Riccardo Giannoni in apertura). Ringrazio qui don Orlando, che nel 2005 mi fornì copia dell’immagine sopra citata insieme con quelle delle fotografie riprodotte più avanti. 20 Nato a Coriano (RN), Luigi Asioli fu canonico della cattedrale di Fano, città nella quale morirà nel 1956. Letterato, poeta, autore di trattati di diritto canonico, oltre che di numerosi studi dedicati a monumenti fanesi, fu tra i più attivi promotori del movimento di rinascita cattolica in Romagna (P. CIARLANTINI, Vie e piazze di Fano, da http://www.primociarlantini.it/Opere; 30 Dicembre 2010, 15.35). Da un avviso datato 17 Aprile 1911 il canonico Asioli risulta segretario della “Società marchigiana per l’istruzione morale e religiosa con proiezioni” di Sant’Antonio, Fano (FG 1.3). In occasione dell’inaugurazione del nuovo seminario fanese, nel 1924, don Asioli terrà una conferenza a proiezioni accompagnata da ben 150 quadri luminosi (Pontificio seminario marchigiano…, cit., p. 38). Per quanto

56


riguarda le proiezioni, come è noto, la data di nascita ufficiale del cinema si fissa convenzionalmente al 28 Dicembre 1895, quando i fratelli Louis e Auguste Lumière proiettarono per la prima volta, di fronte al pubblico pagante del Gran Café del Boulevard des Capucines di Parigi, immagini in movimento grazie al cinématographe, apparecchio di loro invenzione; a Pesaro a prima sala cinematografica (“Ideal”) nacque per iniziativa di Aroldo Della Chiara, e fu inaugurata nell’Ottobre 1906 (CB; 30 Dicembre 2010, 17.15). 21 Il testo di Gabucci è tratto dalla prima edizione di A zig zag per Pesaro, ms., 1912 (FG 7.2, A zig-zag per Pesaro); il ritaglio de “L’Interdiocesano”, bollettino del Seminario, 30 Marzo 1912, da cui è tratta la recensione della conferenza, è incollato sulla seconda di copertina del manoscritto. 22 A zig zag, cit. 23 Cfr., per esempio, l’offerta per alcune serie di cartoline artistiche inviata a Gabucci dalla ditta Giovanni Ferracuti di Firenze il 12 Marzo 1911, comprendente riproduzioni di dipinti del Beato Angelico e Della Robbia, oltre a Fotografie colorate a mano conforme agli originali, formato normale edizione inalterabile da lire 1 a lire 5 secondo soggetti (la lettera di Ferraguti è il retro della nota Liturgia, Gennaio 1922, conservata in FG 7.1). 24 FG, 1.3. 25 FG, 1.2, Romolo Molaroni. San Carlo Borromeo, festeggiato il 4 Novembre, è patrono dei seminaristi. 26 FG 1.2, Paolo Tei. 27 Don Giovanni Gabucci - Suddiaconato nella Capella dell’Episcopio il 26 VII 1911, foglio di appunti (FG 1.3). Il Suddiaconato era un grado inferiore degli ordini maggiori, soppresso con il Concilio Vaticano II, con cui iniziava l’obbligo al celibato e alla lettura del breviario (A. GABRIELLI, Dizionario della Lingua Italiana, tratto da http://dizionari.hoepli.it/Dizionario_Italiano, Suddiaconato; 30 Dicembre 2010, 17.20). 28 Don Domenico Andreatini (1867-1933) (DS, p. 313). 29 Giornale delle Messe celebrate (FG, 1.3). Il Giornale inizia con la messa del 26 Luglio 1912 e si conclude il 19 Aprile 1919, Sabato santo: registra 2.743 messe, l’ultima delle quali celebrata al castello di Montelabbate Giovedì santo 17 Aprile. Don Cesare Bruscolini (1881-1957), fu parroco di Montelabbate dal 1905 al 1915, passando poi a Santa Maria di Loreto fino al 1955 (DS, p. 286); gli succedette a Montelabbate don Nazzareno Angelini (1882-1940), parroco dal 1920 al 1940 (Id., p. 335). Oreste Ravanello (1871-1939), infine, fu organista e compositore veneziano (http://it.wikipedia. org/wiki/Oreste_Ravanello; 9 Dicembre 2010, 9.55). 30 A integrazione dei Diari di Gabucci e delle testimonianze orali, Dante Simoncelli ci segnala la Cronaca di don Vittorio Baldelli (1911-1964), rettore di Sant’Agata di Monte Santa Maria dal 1934 al 1964. Lorenzo Perosi (1872-1956) è tra gli autori più presenti negli spartiti di don Giovanni, mentre nei Diari è riportata con grande frequenza l’attività delle Scholae cantorum di Sant’Angelo e Ginestreto, a confermare anche nelle nostre zone l’attività del movimento Ceciliano per favorire la partecipazione dell’assemblea alla liturgia. 31 Parrocchia di San Michele Arcangelo, Stato d’anime 1908-1912, cit. Fino al 6 Novembre 1908, giorno della morte, anche il priore Giuseppe Della Chiara risulta residente nella casa parrocchiale. 32 Raimondo Zazzeri del fu Giovanni e fu Rita Zamboni, uomo di lettere (ha diverse opere fra cui la Storia di Cesena e Codici della Biblioteca malatestiana di Cesena, Storia di Napoleone) nacque a Cesena il 21 Marzo 1839, morì a Sant’Angelo il 16 Marzo 1916. Funerale il 18. Sepolto a Monte Calvello nella tomba di famiglia. N.D. Luigia Milani Zazzeri del fu Vitale e fu Amalia Mengaroni, nata a Pesaro il 5 Marzo 1843. Dopo lunga malattia spirò il 26 Marzo 1924. Funerale solenne il 28 con musica. Al trasporto parteciparono oltre le associazioni religiose, confraternite ecc. anche quelle civili e molto popolo. Vedere l’Elogio funebre letto da don Giovanni Gabucci nel funere di trigesima (Sant’Angelo in Lizzola, Parroci, cit.). Una copia della Storia di Cesena di Raimondo Zazzeri è conservata tra i libri di don Gabucci. 34 Le note di Gabucci sono tratte dall’Atto di morte del priore Zazzeri, che Gabucci trascrive nel Taccuino Sant’Angelo in Lizzola - Parroci (cit.) e da Don Ciro Scarlatti (Sferza) Poesie raccolte da don Giovanni Gabucci, ms (FG 4.3, Farneto); nell’edizione a stampa delle poesie di don Ciro Dante Simoncelli aggiunge: si dice che il priore avesse il difetto di bere un po’ troppo, tanto che gli capitava talvolta di ubriacarsi (DS, cit., p. 321). 35 Inventario dei mobili ecc. posti nella Casa Priorale di S. Angelo in Lizzola lasciati in deposito, 1932 (FG 5, Collegiata di San Michele Arcangelo).

57


Sant’Angelo in Lizzola, le mura a Ponente - Aprile 1916, fotografia Uguccioni (FG 5, Disegni e fotografie). Nella pagina seguente: Pesaro, presso la Genica, 1913. Riportiamo i nomi dei sacerdoti così come indicati da Gabucci: Allegrezza, Ferri, Gaudenzi, Giamperoli, Giardini, Salucci, Balducci, Marinelli Mario, Garattoni,Betti Luigi, Ceccolini, Molari, Giometti (FG 1.3). A pagina 61: la copertina di Quel che capita, diario 1914-1916 (FG 1.3). A pagina 66: l’atto di morte di Andrea Gabucci, padre di don Giovanni, dal Libro dei Defunti della Collegiata di Sant’Angelo in Lizzola. A pagina 67: Santissimo Crocifisso di Montelabbate, cartolina inviata a Gabucci da Angelo Bendoli, datata Pesaro, 24 Dicembre 1915 (FG 8.1). A pagina 69: Madonna col Bambino venerata dai Santi Lucia, Antonio Abate e Filippo Neri, schizzo di Gabucci dalla tela di Giovan Francesco Guerrieri, dipinta per la chiesa di San Martino al castello di Montelabbate (FG 4.3, Montelabbate, Disegni).


SANT’ANGELO IN LIZZOLA. QUEL CHE CAPITA, 1914 - 1915

4

Confessore e Predicatore in Diocesi. Dal 1916 al 1921 Gabucci sarà Economo spirituale della parrocchia dei santi Quirico e Giulitta di Montelabbate. Prete novello, per farsi le ossa è mandato a celebrare alla Badia di San Tommaso (6 km da Sant’Angelo)1; a questo periodo risale anche la prima delle molte prediche conservate, che è del 25 Novembre 1913, prima Domenica d’Avvento. Nella struttura del discorso già si riconoscono le linee di un modello ricorrente, perfezionato poi negli anni a venire; sulla copertina o su uno dei fogli interni don Giovanni segna date, luoghi e occasioni della predica, ed eventuali modifiche apportate, consentendoci di ricostruire quasi passo passo il suo itinerario almeno fino al 1941. Non sono infrequenti annotazioni e commenti sulla riuscita dei discorsi, quasi a valutare dall’esterno la propria abilità scenica: ho durato un’ora ed è riuscito bene. Deo Gratias (Il Paradiso; Montefabbri, 3 Aprile 1932), oppure Che fiacca! (Ave Maria - Il saluto, il nome; Roma, 23 Maggio 1929)2. Nel Dicembre 1913 per la prima volta un superiore, monsignor Molaroni, esorta il giovane sacerdote a concorrere per l’assegnazione di una parrocchia. Sempre Gabucci declinerà l’invito, talora anche con malagrazia: non volle mai la parrocchia e, per quel che ci è dato constatare, non amò alcun genere di incarico ufficiale, resistendo negli anni anche alle nomine a economo, cappellano, viceparroco, canonico. Per contro, oltre al ministero della predicazione, svolto con entusiasmo senza negarsi alla fatica di percorrere a piedi (in calesse, in moto, in giardiniera, in automobile) chilometri e chilometri di strada, accoglierà di buon grado l’incombenza di Assistente ecclesiale per le associazioni femminili delle sue zone (1937), e il compito di confessore, lasciando nei fedeli l’impressione di un pastore di larghe vedute, una persona molto comprensiva - e poi non la faceva lunga, capace insomma di compassione verso le fragilità umane3. 59


Il biglietto di monsignor Molaroni annuncia oltre all’annosa faccenda della parrocchia alcuni motivi ricorrenti nella vita di don Giovanni: i presepi, piccola rappresentazione di arte popolare che puntuale scandisce gli anni; le questioni teologiche, sulle quali davvero il nostro concentrerà i propri sforzi di divulgatore oltre, naturalmente, alle vicende di storia locale, con la vita della beata Serafina Sforza, alla quale nel 1919 dedicherà la prima delle sue Briciole di storia della chiesa pesarese pubblicate sul “Bollettino Diocesano”4. Carissimo don Giovanni Gabucci, vi ringrazio assai per i buoni augurii che vi compiaceste fare per me e più delle preziose preghiere che mi avete promesso. Accetto e gradisco tutto il vostro buon cuore, e in ricambio vi auguro ogni bene da Dio. Godetti al sentire che avete messo insieme un presepio pei bambini: quella è una tacita istruzione ed un vero mezzo di grazia attuale per i piccoli e per gli adulti. La vostra osservazione sull’enunciato del nono comandamento potrebbe essere giusta, ma non è sperare che sia accettata a Roma ora che hanno riformato il testo, e che hanno mutato anche la dicitura del sesto. Quanto alle preci e benedizioni di cui proponete la stampa, vi ringrazio e cercherò di farle inserire nel manuale. Raccomando la biografia della Beata nostra, la quale si potrebbe pubblicare prima nella “Azione Francescana” e poi più economicamente produrla in fascicoletti. Così penso di fare anche pel beato G. B. Lucarelli da Montelevecchie di cui vado rintracciando la storia che è non poco interessante. Il vostro studio della lapide Camilia lo farò vedere alla commissione dei Monumenti, avendone già parlato. Vi saluto e vi desidero santo e felice nel nuovo anno 1914. Addio. N.B. Fra pochi giorni sarà indetto il concorso per la parrocchia di Santo Stefano di Gradara - spero di vedervi tra i concorrenti5. Dal 1914 Gabucci comincia, per quanto in maniera discontinua (e sempre non esiterà ad ammetterlo, distratto dai tanti impegni, i grandi impicci che mi piovono addosso), a tenere un diario. A chi ha la pazienza di seguirli fino in fondo, i Diari di Gabucci restituiscono il ritratto di una vita piena, sullo sfondo di un contesto sagacemente tratteggiato: c’è il giornale di un’anima con tutte le sue contraddizioni; ci sono le faccende minute della vita dei sacerdoti d’inizio secolo, del mondo piccolo delle canoniche e dei paesi delle nostre colline, col maestro, la banda, il maresciallo; la ‘grande occasione’ di Roma. Soprattutto, però, come accade quasi sempre nelle narrazioni autobiografiche dei tempi passati e come oggi non cessa di sorprendere, c’è lo scorrere del tempo, ci sono le feste che scandiscono l’anno e le stagioni con le loro diverse cure. Se per le conferenze a proiezioni la nostra gratitudine va al rettore Castelli, l’impulso a scrivere quel che capita arriva da don Gaetano Bartoli, canonico della collegiata di Sant’Angelo, lo stesso che per testamento disporrà un sussidio da elargire per mantenere agli studi superiori un chierico possibilmente di Sant’Angelo6.

60


QUEL CHE CAPITA, 1914-1916

Non è idea mia. Da alcuni mesi il canonico don Gaetano Bartoli mi aveva suggerito l’idea di notare giorno per giorno ciò che avveniva intorno a me e… intorno al mondo. Benché in ritardo e senza alcuna pretensione incomincio quest’oggi In Nomine Domini a scrivere… Quel che capita… Sant’Angelo, 9 Ottobre 19147 Sac. Giovanni Gabucci

1914 OTTOBRE

VENERDÌ 9. Viaggio a Pesaro per l’esame annuale imposto per quattro anni ai sacerdoti novelli. L’esame è in episcopio con due commissioni: 1a) monsignor Vescovo Paolo Tei e monsignor Penitenziere Roberto canonico Bracci8; 2a) monsignor Vicario Piergiovanni ed il canonico don Gaetano Bartoli. Rimasto ultimo mi presento alla 1a Commissione rispondendo come i compagni sui trattati De deo uno (Dogmatica), De Sacramentis et De Matrimonio (Morale), con esito soddisfacente. Dopo l’esame il canonico [Enrico] Sarti9 e il Vicario mi pregano di restare a Pesaro per alcuni giorni. Obbedisco. SABATO 10. Alle ore 1,40 arriva da Villalbese (Como) il reverendo don Severino Cattaneo mandato dall’arcivescovo di Milano monsignor Ferrari a richiesta del nostro monsignor Vescovo, per assumere l’ufficio di rettore del Seminario. Incaricato dal canonico Sarti lo vado a ricevere alla stazione col chierico Aurelio Ferri10 che si trova in Seminario per dare al ginnasio pubblico gli esami di licenza in 2a sezione. Fa subito ottima impressione \v. “Idea” del 17 corr.\. DOMENICA 11. Dopo celebrato in Cattedrale, parto per Gradara per ajutare il canto per la festa dell’Addolorata nell’arcipretale di Santa Sofia retta da don Raffaele Ceccarelli. Alla stazione, prima di partire il canonico Sarti mi annuncia, per avvisare a Casteldimezzo che causa il cattivo tempo monsignor Vescovo ha dovuto retrocedere a Cattabrighe, rimettendo al giorno dopo la Cresima a Fiorenzuola e la Sacra visita a Casteldimezzo. A Gradara Messa di Ravanello a una voce (ad Honorem S. Alberti) sotto la direzione di monsignor Vicario. Agape signorile ma fraterna dall’arciprete 61


Ceccarelli: alla sera Litanie a tre voci di Moriconi, Tantum ergo a due di Ravanello e Canzone dell’Addolorata. LUNEDÌ 12. Esami di riparazione ai seminaristi ancora in villa nell’ex convento Cappuccini di Gradara11. Esaminatori monsignor vicario Piergiovanni, canonico teologo Enrico Vichi12 e professor Egisto Giovanetti. Dall’aspetto degli esaminati si suppone un risultato poco soddisfacente. Alla sera riparte il professor Giovanetti venuto al mattino, ed il canonico [Enrico] Vichi. Fervono i preparativi per addobbare il refettorio con manifesti e festoni colorati per l’arrivo del nuovo Rettore. MARTEDÌ 13. Verso le ore 11,30 arriva in legno il nuovo Rettore col canonico Sarti. Accoglienze festose. Poco dopo le 12 agape fraterna e presentazione dei ragazzi fatta da monsignor Piergiovanni, prendendo occasione dal manifesto Al Novello Rettore - Obbedienza e amore. Risponde il rettore ringraziando tutti e pregando per avere amore secondo il detto di Sant’Agostino: Ama et fac quod vis. Nel pomeriggio è condotto da monsignor Vicario, a visitare il paese e la rocca, specie la Vergine dei Della Robbia che ho riveduto con gioja. Alla sera parto per Pesaro col canonico Sarti passando per Monteluro basso (fermata dal rettore don Gaetano Betti13) per le Babbucce, Torraccia, Santa Maria, Pesaro. GIOVEDÌ 15. Da Ronzani Domenico, vetturale di Sant’Angelo, ho appreso che il posto da portalettere invece di Achille Giannoni l’ha avuto Duilio Capanna che non è neppure di Sant’Angelo. Che giustizia?!?!!!... VENERDÌ 16. Tornano a Pesaro i seminaristi dalla Villa di Gradara. SABATO 17. Auguri a monsignor Vicario per l’onomastico (San Luca). DOMENICA 18. È la festa della Beata Vergine delle Grazie. Fu preceduta da novena predicata da un padre Agostiniano che secondo giudizi retti e spassionati scelse e trattò male i temi delle prediche. La processione che doveva effettuarsi fino al mare, causa il cattivo tempo non si poté effettuare. LUNEDÌ 19. In Seminario monsignor Vcario fa celebrare la festa del suo onomastico in refettorio. Parlano Ferri per i seminaristi. Il nuovo rettore riconfermando i propositi dei giovani. Don Giovanni Gabucci per i sacerdoti educati da monsignor Piergiovanni. A tutti e specie ai seminaristi risponde monsignor Vicario pregandoli sotto il nuovo rettore a farsi modellare come la creta per divenire santi sacerdoti. Termina monsignor Vescovo con un brillantissimo discorso. A titolo di curiosità riporto le parole lette in lode di monsignor Piergiovanni con un accenno al nuovo rettore (prima volta che ho parlato nei pranzi) [Gabucci trascrive il breve discorso pronunciato, che riportiamo integralmente]. 62


Permetta, monsignor Vicario, che io, ultimo dei leviti da lei formati al sacerdozio, a nome dei miei compagni di ministero, in questo giorno di letizia, le rivolga un ringraziamento ed un augurio; il ringraziamento per il passato, l’augurio per l’avvenire. Lei, novello Luca, posto alla nostra direzione, da un Paolo che dell’apostolo delle genti ha la virtù e la sapienza. Lei, come l’evangelista medico ha curato le anime nostre e le nostre intelligenze, incamminandole alla via retta che conduce al Cielo. Grazie monsignore per quanto ha fatto per noi. A questo grazie che esce spontaneo dal cuore, aggiungiamo l’augurio pur esso caldo e cordiale, che cioè sia sempre con noi nella lotta consigliandoci nel dubbio, riprendendoci nell’errore con quel suo modo che fortiter et graviter ci impone sul retto sentiero. Ci ha recato dispiacere il sentire che lei, monsignore, occupato da molteplici cure lasciava la direzione del seminario: ma anche in questa circostanza ha voluto raddolcire il nostro dolore. Per lei l’amatissimo monsignor vescovo ha pregato l’eminentissimo cardinal Ferrari che mandasse un nuovo rettore ai suoi chierici, e don Severino Cattaneo, venuto dai piani lombardi, ci preparerà nuovi e forti atleti che scendendo con noi sui campi della lotta, prepareranno la vittoria finale nel nome di Cristo. È incominciato a San Nicolò il Settenario in onore della Beata Vergine di Lourdes predicato da don Giuseppe Sirotti parroco di Sant’Angelo di Gatteo (Cesena), che predicò nel Dicembre 1912 le Sacre missioni a Sant’Angelo con don Maldini pure di Cesena. MARTEDÌ 20. Incominciano in Seminario gli esercizi per i chierici predicati dal nuovo rettore Cattaneo. GIOVEDÌ 22. Nel pomeriggio col rettore Cattaneo e con l’abate D’Angeli14 andati al mare a vedere una mina (tedesca?) galleggiante a circa un chilometro dalla spiaggia fra lo stabilimento [balneare] ed il porto. È come un bottino verniciato in rosso. VENERDÌ 23. Il rettore Cattaneo mi dona il suo libretto intitolato Il mistero delle sette parole. SABATO 24. Ritorno a Sant’Angelo DOMENICA 25. Festa del Rosario a Montelabbate. MARTEDÌ 27. Il reverendissimo canonico Bartoli dopo celebrata la santa Messa in Collegiata ad ora contro il solito, piuttosto tarda, è preso da un deliquio, ma presto rinviene, e portato a casa va a letto: ma anche la stagione piovigginosa è contraria al suo ristabilimento. Monsignor Vernarecci, il celebre storico di Fossombrone mi scrive gentilmente per notificarmi, dietro richiesta a mio nome di monsignor Molaroni, che mi cede il suo libro di memorie su Fossombrone per sole £. 3,5015. Domando a Milano la rappresentanza della S. Lega per il deposito degli articoli religiosi. 63


SABATO 31. Preso da forte dolore di gola e febbre al ritorno da Montelabbate vado a letto, il dottore mi ordina empiastro e il giorno dopo cartina per sudare. Per la gola sostituisce ottimamente l’impiastro di seme lino, una fetta di pane ben abbrustolito e bagnato nell’aceto forte e fatto un impacco alla parte gonfia. 1° NOVEMBRE, DOMENICA. Incomincia fra i fischi e gl’insulti dei ragazzi e il disprezzo dei grandi, il servizio di portalettere Duilio Capanna, in sostituzione dell’interino Giannoni Achille che prestava servizio dall’11 Aprile riscuotendo l’approvazione di tutti […]. Per maggior comodità la posta di casa viene ritirata direttamente all’Ufficio postale, come fanno molti paesani. MERCOLEDÌ 4. Giunge il II volume delle Memorie di Fossombrone inviatemi da monsignor Vernarecci. Sentendomi un poco migliorato, stamane ho celebrato alla Collegiata, riprendendo pian piano le mie occupazioni. VENERDÌ 6. Il canonico Sarti mi scrive che vada a Pesaro per trovarmi Domenica a Gradara non ostante che sono ammalato. SABATO 7. Vado a Pesaro, ma causa la mia indisposizione va a Gradara monsignor Camerini, io vado per lui ai Servi; rimango poi a Pesaro per altri lavori (Canto esercizi, chiusura dell’Ottavario alla Madonna dei Cappuccini ecc). DOMENICA 816. Assisto all’inaugurazione della bandiera del circolo Toniolo. Il canonico Stramigioli manca: ma non ostante abbia procurato la partenza di padre Bonaventura, pure è fatto assistente ecclesiastico il rettore Cattaneo, e il canonico è rimasto come i pifferi di montagna… GIOVEDÌ 12. Gita col canonico Sarti e il rettore Cattaneo a Santa Marina. Al ritorno acqua e vento da Sarti fino in Seminario. SABATO 14. Ritorno a Sant’Angelo. Nella Giardiniera17 faccio la conoscenza col dottor Paci di Fossombrone. DOMENICA 15. Dopo la Messa a Montelabbate nella farmacia ora presa dai fratelli Andreatini18. C’è Sandro che mi accoglie gentilmente, mi fa vedere il locale e mi offre il the che gusto assai. GIOVEDÌ 19. Dopo 15 giorni di convalescenza, il canonico Bartoli è ripreso da febbre che però è leggera. Qualche granellino di neve che non attecchisce. VENERDÌ 20. Nella nottata si è steso ovunque un bianco lenzuolo; ha continuato a fioccare tutto il giorno. Muore all’ospedale di Pesaro il molto reverendo padre Bernardino da Monte Colombo, Cappuccino: fu mio professore di Filosofia in Seminario. Requiem. 64

NOVEMBRE


DICEMBRE

SABATO 12. Il canonico Sarti mi scrive che devo andare a Pesaro per cose che mi riguardano. LUNEDÌ 14. Vado a Pesaro; ajuto per la festa della Concezione (il 15). Monsignor vicario avrebbe intenzione mandarmi economo spirituale a Trebbiantico; il rettore Cattaneo e Sarti vorrebbero che fossi loro ajuto in Seminario; ma questo l’apprendo indirettamente. MARTEDÌ 15. Festa della Concezione in Seminario. Visita al canonico Bartoli che mi regala la Storia Pittorica (sei volumi)19. GIOVEDÌ 17. Il rettore Cattaneo, dovendo andare a fare il giorno di ritiro ai seminaristi dell’Interdiocesano di Fano, mi prega di sostituirlo per la giornata: presenzio quindi gli atti comuni dei chierici, li conduco alla Messa ai Cappuccini, in suffragio del padre Bernardino da Monte Colombo e li accompagno la sera a passeggio. Intervengo alla Messa funebre di Trigesima pel compianto padre Bernardino. Il tumulo fu preso quello di San Giovanni (meno la base) raffigurante una cappella con sovrapposta la Fede (v. schizzo [disegnato nel margine destro della pagina]). Legge l’elogio don Michele Giorgi di Apiro specialista per gli elogi funebri ai padri Cappuccini: ma di padre Bernardino disse troppo poco20. Alla sera monsignor vicario Piergiovanni nella camera di Sarti mi dice esser intenzione sua e di monsignor vescovo mandarmi per Economo spirituale a Trebbiantico, perché il parroco don G. Giannini, rinunciatario, lascia la parrocchia il 1° del 1915. Oppongo le mie difficoltà causa l’inesperienza, nessuna pratica del ministero parrocchiale; mi risponde che col fare s’impara e che il Parroco viciniore abate Barbieri21 certamente m’istruirà su quanto ho bisogno; ma un’altra difficoltà è la malattia del babbo, e questa è tale da fargli cessare ogni ulteriore comando. SABATO 19. Mi reco a porgere gli auguri a monsignor Vescovo: mi parla di Trebbiantico: subito dopo monsignor Vicario, al quale ero andato per augurargli Sante Feste, ritornando sull’affare di Trebbiantico mi fa comprendere che se non fosse stata la malattia del Babbo, mi avrebbe mandato lassù. Alla sera torno a casa. 21 - 24. Preparativi per il presepio alla Collegiata. 25 SANTO NATALE. Funzione alla Notte con ufficiatura e Messa solenne. Il Babbo che da Luglio-Agosto aveva mostrato sintomi di male di cuore per non volersi curare si è andato sempre aggravando, fino a non alzarsi più dal letto, oggi è l’ultima volta che si è alzato per pranzo, ma appena pranzato torna a letto. SABATO 26. Si inaugura per le vie l’illuminazione a luce elettrica, con esito soddisfacente22. 65


4 FEBBRAIO. Muore il Babbo al mattino alle ore 8,30, mentre io stavo celebrando…

LUNEDÌ 24. Sono svegliato verso le 3 dai cannoni delle corazzate tedesche venute a bombardare la costa Adriatica. Incomincia la guerra coll’Austria dopo l’ultimatum presentato ieri 23 che spirava stanotte a mezzanotte. Vado tosto a Pesaro per sbrogliare il Seminario che sarà adibito ad ospedale militare23.

1915 FEBBRAIO

MAGGIO

MAGGIO - GIUGNO. Vertenza con [Giovanni] Albertone, di cui vedi memoria a parte24. VENERDÌ 22. Volevo riprendere da qualche tempo l’annotazione di quel che capita, ma varie ragioni mi hanno impedito. Un caso, previsto ma non per questo meno grave, mi riduce a farlo. Il rettore Bruscolini, rinunciatario della parrocchia di Montelabbate da Domenica scorsa (17) mi aveva detto che monsignor Vescovo mi voleva porre per economo durante la sede vacante della stessa Parrocchia. È da notarsi che il concorso alla medesima fu convocato tre volte: la prima volta non si ebbe perché non si presentarono tutti gli obbligati (io avevo chiesto ed ottenuto la dispensa causa la malattia del Babbo). La seconda volta fu fatto il concorso; ma io fui esentato con la stessa lettera d’invito causa la morte del Babbo25. Il concorso era per la parrocchia di Trebbiantico. A Trebbiantico dovevo andare io: in fine dopo molto tergiversare vien mandato don Giuseppe Guiducci, già nominato parroco di lì, ma egli dopo due o tre settimane di prova si ritira, ed ha la parrocchia fungendo prima da economo, don Antonio Cecchini26. A Montelabbate era scelto don Pietro Marcelli27, ma siccome è una sfinge, e non si sa se va o no, vogliono che io faccia da Cireneo durante la vacanza della Parrocchia. Questa sera ricevo da monsignor Vicario l’invito ufficiale ad accettare l’Economato. Ho buone ragioni per non poter accettare: domattina vado a Pesaro per parlarne in proposito28. SABATO 23. Viaggio inutile a Pesaro perché monsignor Vescovo e monsignor Vicario sono a Fano per la apertura dell’anno scolastico del seminario 66

OTTOBRE


interdiocesano. Ho incaricato il canonico Sarti a parlare per me. GIOVEDÌ 28. Per telefono. Il canonico Sarti non ha potuto ottener nulla, perché monsignor Vicario disse che tanto una volta devo provare. Il canonico Sarti disse però che parlava anche con monsignor Vescovo. Ho avvisato il canonico che stante il tempo ristretto non posso finire il catafalco, anche perché il falegname non mi ha portato tutti i pezzi: si vede che gli dispiace. Solforati mi scrive dal fronte chiedendo le cartoline di Sant’Angelo. Lo accontento inviandogliene nove in busta raccomandata. NOVEMBRE

GIOVEDÌ 4. È stato oggi a Pesaro il reverendo priore Zazzeri ed ha parlato con monsignor Vescovo dell’affare di Montelabbate: Sul principio monsignore sembrava che non volesse ascoltare ragioni di sorta, ma poi quando il Priore le presentava, egli cercava ribatterle; sull’ultimo, specie la scuola e i lavori di mia sorella che si avrebbero dovuto sospendere, intralciando così anche per l’avvenire la questione finanziaria, ed il fatto di dover portar giù tutto e comprar molto, non avendo io nessun reddito, sembra che lo abbia convinto a lasciarmi quassù, senza però dare una precisa risposta. Quando gli fu detto che in caso affermativo, avevo bisogno di un ajuto finanziario, e quando gli fu proposto di mettermi parroco stabile, monsignore non disse nulla. Si disse che vogliono mandare Terenzio Cecchini29, ma che ancora non è il momento propizio: ma poi non si sa altro. VENERDÌ 5. Stanotte è passato il terremoto fra le 2,30 e le 3 ma da pochi è stato avvertito. Oggi in una scorsa ai libri del Capitolo, ho trovato il sinodo pesarese di monsignor Sassatelli 1580, un discorso per l’inaugurazione di un altare nella chiesa di San Francesco De Paola in Pesaro alla Beata Vergine Costantinopolitana (1654), ed un altro del 1683 stampato a Pesaro dal Gatti che è intitolato Le cetere di Parnaso… (cioè componimenti poetici) in lode del M. R. P. Bonaventura Brasi… che predicò la Quaresima a Fossombrone nel 1683 (stampato perciò dai fossombronati [sic]). Scrivendo a Vernarecci, gli domanderò se lo desidera. La signora Luigia Zazzeri ed il Priore mi hanno dato da osservare alcuni pochi fogli manoscritti dei molti che il signor Raimondo aveva preparati per una storia di Sant’Angelo, e che poi egli stesso disperse. Chi sa se c’è nulla di buono. LUNEDÌ 8. Ho scritto a monsignor Vernarecci a Fossombrone inviandogli gli schizzi del quadro di Montelabbate e degli affreschi della chiesa con le relative descrizioni più la riproduzione del libretto Le cetere di Parnaso che ho già accennato. Il canonico Sarti ha telefonato perché vada domattina 67


a Pesaro per trasporto della robba dal Seminario a San Floro per i seminaristi. Alla sera gli telefono di non poter andare che Mercoledì mattina (devo preparare lo scudo e l’asta per la bandiera del Comune). MERCOLEDÌ 10. Viaggio a Pesaro per restarvi fino a Sabato 14. VENERDÌ 13. Arriva il carico dei seminaristi da Gradara. Dietro sono quattro facchini che vogliono scaricare il carro, benché vi siano gli uomini incaricati a ciò dal canonico Sarti. Io dico loro le ragioni colle buone, non serve: vado da monsignor Piergiovanni, egli mi dà ragione, ma non viene lui là. Telefono da Sarti per chiamare il fattore Carlo: non è in casa: non sapendo che fare vo in questura a domandare del cognato di Sarti; egli non compare: riferisco il fatto al delegato che manda sul posto due questurini fra cui il noto Nicola Cuposantino [?]. I facchini non cadono alle mie buone parole: i questurini, però, arrivati poco dopo, li fanno cedere per forza. Nello scarico la guardia daziaria scopre esserci della merce non dichiarata e soggetta a dazio (riso, fagioli, patate, fichi secchi, conserva e sardelle = dazio £. 3,60) fa ricaricare tutto e portare alla barriera di porta Rimini. Vado ancor io. Non avendo laggiù abbastanza per pagare la contravvenzione lascio la roba in deposito e torno a casa. Col treno delle 6,30 arrivano il rettore e i seminaristi. SABATO 14. Vado con Sarti dal direttore del Dazio per chiarire l’equivoco, dovuto alla poca sveltezza del carrettiere. Non può far nulla perché il prezzo delle contravvenzioni va a favore delle guardie. S’impara però che hanno imposto otto dazi per contravvenzione, mentre legalmente non potevano più di due. Nella settimana che segue va il servo Giuseppe Macchini a ritirare la robba, dopo che il ricevitore ha ridotto a quattro i dazi della contravvenzione. Alla sera tornato a casa trovo la lettera gentilissima di monsignor Vernarecci che mi ringrazia delle notizie e del libro che gli profferisco in dono. Ha scritto pure Solforati dicendo di trovarsi oggi nell’ospedale per reumatismo. LUNEDÌ 16. Spedisco il libro a monsignor Vernarecci, rispondo a Solforati. Parlo col veterinario [Cesare] Lardoni per fare le fotografie degli affreschi della Chiusa [di Ginestreto]30. MARTEDÌ 17. Torno a Pesaro per finire di sistemare San Floro e per fare le ricerche per monsignor Vernarecci. MERCOLEDÌ 18. Questa notte ha nevicato, s’è vista la neve anche a Pesaro; ma a Sant’ Angelo è restata parecchi giorni. Non mi è possibile trovare all’Oliveriana l’illustrazione delle pitture di Ginestreto del professor Montanari; copio la descrizione degli affreschi della Chiusa che ne fa il canonico Ortolani nella sua Storia della Chiesa Pesarese31. Scovo qualche piccola notizia anche in Curia, ove, avendo tempo, ci sarebbe molto da prendere. 68


Monsignor Piergiovanni mi riparla di Montelabbate, io gli espongo le ragioni già presentate anche a monsignor vescovo dal Priore Zazzeri. SABATO 20. Torno a casa. Domani giubileo del rettore Barbieri al Farneto coll’intervento di monsignor vescovo. Per facilitarne l’andata a don Riccardo [Giannoni], egli va per me a celebrare al Mercato [Borgo Mercato, Montelabbate], sostituendo nelle funzioni anche il Priore che, come vicario, è pure andato al Farneto. I (sette) preti della vicaria di Sant’Angelo hanno offerto al festeggiato cinquecento ricordini di varii tipi, con una spesa di £. 3 per ciascheduno. LUNEDÌ 22. Arriva l’Interdiocesano coi ritratti degli ex-alunni ed alcuni partiti per la guerra. MERCOLEDÌ 24. Il dottor Lardoni va alla Chiusa a far le fotografie degli affreschi che riescono discretamente: non potevano venir meglio per lo stato pessimo in cui sono ridotti gli affreschi. GIOVEDÌ 29. Il pievano di Montegaudio, m’invita a predicare da lui la Quaresima: non posso accettare perché la predica è al mattino, e non ho tempo necessario per tornare da Montelabbate. Ho scritto al vice-rettore dell’Interdiocesano con una mia cartolina vaglia da £. 1,50: ho pagato l’abbonamento alla Squilla di Lourdes per il 1916 (ho mandato 25 centesimi in più per gli arretrati mancanti). Il Veterinario ha portato le fotografie degli affreschi della Chiusa: gli ho dato 6 lire per le spese. Lettera al canonico Matteucci a Fano per sapere se c’è il libretto di Montanari alla Federiciana. Idem a Mingucci per invitarlo pel discorso della fine dell’anno, e per domandargli il favore di prendere per me in Biblioteca l’Amiani - Storia di Fano. DICEMBRE

DICEMBRE 1915. Monsignor Vescovo combina l’economato di Montelabbate al priore Zazzeri, lui titolare, io e don Riccardo ajutanti di campo.

1916 GENNAJO

13 GENNAIO. Il rettore Bruscolini lascia Montelabbate e va a Santa Maria di Loreto fuori le mura (Pesaro). Causa il fervore militare molti aspirano al titolo, senza fatica, di Montelabbate […].

MARZO

24 MARZO. Visita militare a Pesaro. Mi mandano in Ancona. 25 MARZO. In Ancona dopo celebrazione alla Santissima Annunziata in via Podesti, entro all’ospedale militare per la visita che un tenente Rapagnetto fa sgarbatamente. 26 MARZO. Dichiarato abile. Monsignor Piergiovanni e monsignor Vescovo per salvarmi dal servizio militare fanno la bolla di Economo a mio nome. 69


NOTE

Cfr. più avanti, cap. 2.5. FG 7.1. 3 I pareri su Gabucci sono rispettivamente di Laura Marcucci e Graziella Salucci Stiassi. 4 Festa per la beatificazione di Serafina Sforza nel 1754, “Bollettino Diocesano”, Settembre 1919. La pubblicazione del “Bollettino Diocesano” fu iniziata da monsignor Bonaventura Porta: il primo numero del periodico è del 19 maggio 1918. 5 Romolo Molaroni a Giovanni Gabucci, biglietto datato Pesaro, 28 Dicembre 1913 (FG 1.2 cit.). Nel Fondo Gabucci sono conservati anche alcuni manoscritti e opuscoli a stampa di monsignor Molaroni (cfr. FG 4.1, Novilara). Della lapide Camilia si occupò l’Olivieri nel volume Marmora pisaurentia (Pesaro 1737), del quale Gabucci possedeva una copia, ora catalogata tra i volumi di editoria locale nella biblioteca diocesana. 6 Cfr. nota 1. 7 FG, 1.1. Gennaio 1916 è aggiunto a matita, probabilmente da don Igino Corsini. Il quaderno si interrompe al 26 Marzo 1916, e mancano le annotazioni riguardanti il mese di Febbraio. 8 Monsignor Roberto Bracci (1855-1939), dal 1883 abate di Santa Lucia (Pesaro), nel 1894 divenne canonico della Cattedrale e penitenziere. Rivestì anche l’incarico di insegnante di Lettere prima e di Dogmatica e Morale poi in seminario. Ebbe da Pio X il titolo di Cameriere segreto (DS, p. 310). 9 Monsignor Enrico Sarti (1875-1945), proposto del Capitolo della Cattedrale. 10 Monsignor Aurelio Ferri (1895-1981), ordinato sacerdote nel 1921, ricoprì diversi incarichi in Diocesi: fu tra l’altro direttore dell’Unione missionaria del clero e delle Opere missionarie. 11 Il convento francescano di Gradara, noto come il Conventino fu fondato dai Cappuccini nel 1564. Soppresso da Napoleone nel 1789, fu riconsacrato da monsignor Fares nel 1859. Trasformato in residenza estiva per i seminaristi ai primi del ‘900, dal 1925 divenne di proprietà privata; oggi ospita un’elegante struttura ricettiva (http://www.conventinogradara.it/storia.html; 8 Gennaio 2011, 15.25). 12 Monsignor Enrico Vichi (1884-1925), arcidiacono della Cattedrale. 13 Don Gaetano Betti (1873-1921), parroco di San Giovanni Battista di Monteluro, sarà ucciso nella sua canonica nella notte tra il 18 e il 19 Luglio 1921. Su don Gaetano Betti si veda I. CORSINI, Don Gaetano Betti (1873-1921) in “Frammenti”, n. 1, 2000. 14 Don Luigi D’Angeli (1885-1967), ordinato sacerdote nel 1910 fu abate-parroco di Santa Lucia in Pesaro dal 1914 al 1964. La sua corrispondenza con Gabucci comprende numerose lettere (cfr. Biografia, Corrispondenza, D’Angeli - Brunelli). 15 Monsignor Augusto Vernarecci (1847-1919), fu il più eminente storico forsempronese. Bibliotecario della Biblioteca “Passionei” della sua città natale, socio corrispondente dell’Istituto archeologico germanico di Berlino, nel 1886 ricevette la nomina di Ispettore onorario delle Belle arti (come anche Gabucci); lasciò una settantina di scritti, per la maggior parte di carattere storico. Donò la sua cospicua raccolta alla città natale: dal lascito, unito ad altri beni, nacque nel 1901 il Museo cittadino a lui intitolato, diretto dal 1941, come la Biblioteca cittadina, dal nipote don Giovanni Vernarecci (19011981) (cfr. U. AGNATI, Per la storia romana della provincia di Pesaro e Urbino, Roma 1999, p. 330.) 16 Domenica 8: aggiunta a fondo pagina. 17 Carrozza a cavalli a quattro ruote, scoperta e con sedili laterali, che fu particolarmente in voga all’inizio del sec. XX; prende il nome dalla carrozza di campagna utilizzata da giardinieri e ortolani per portare i loro prodotti (http://www.treccani.it, Giardiniera; 9 Dicembre 2010, 10.45). 18 Giuseppe e Sandro (Alessandro) Andreatini furono tra i più cari amici di don Giovanni: cfr. più avanti, p. 184 e 203. 19 L. LANZI, Storia pittorica dell’Italia dal risorgimento delle belle arti fin presso al fine del XVII secolo. L’opera ebbe diverse edizioni, la prima è del 1809; non sappiamo quale di queste possedesse Gabucci. 20 L’Elogio è conservato in Avvisi funebri, album 17/3 (AdP). Ringrazio qui Urbano Cola per l’assistenza prestatami nella consultazione degli avvisi e ricordini funebri. 21 Don Antonio Barbieri (1839-1917), parroco di Farneto dal 1868 alla morte (DS, p. 288). 1 2

70


Sull’ultima pagina del Blocco storico santangiolese (FG 5) Gabucci indica come data di inaugurazione dell’impianto elettrico di Sant’Angelo in Lizzola il 31 Dicembre 1914; la data è confermata anche dagli articoli apparsi sulla stampa locale: la sera dell’ultimo giorno dell’anno venne festeggiata l’inaugurazione della luce elettrica. Il concerto cittadino ha gentilmente prestato l’opera sua svolgendo un buon programma sulla piazza del paese sfarzosamente illuminata per l’occasione. Indi numerosi cittadini si riunirono a fraterno banchetto. La sala era illuminata a cura della Ditta in modo splendido. L’intervento dell’intera cittadinanza fu una solenne affermazione di stima e di affetto verso la Ditta Andreatini e Lardoni per la sua coraggiosa iniziativa dell’impianto elettrico (“L’Idea”, 16 gennaio 1915). 23 Dal 24 Maggio 1915 il litorale adriatico è dichiarato zona di guerra. Il Prefetto emana severe disposizioni tra cui il divieto di riunioni pubbliche e assembramenti, introduzione della censura di guerra e dell’oscuramento. Il 18 Giugno la città di Pesaro viene investita da un bombardamento navale austriaco indirizzato alle strutture del porto (CB; 9 Dicembre 2010, ore 11.15). 24 La vertenza riguardava alcuni debiti dell’ “Idea”, della quale Albertone fu direttore dal 1913 al 1923, verso la tipografia “Buona stampa”. Alla richiesta di spiegazioni avanzata da Gabucci nell’adunanza del 17 Maggio 1915, Albertone scattò dandomi dell’imbecille, dicendomi tirapiedi di altri e promettendomi calci, e dicendo che io gli davo del ladro; io risposi di no, ma che chiedevo solamente spiegazioni perché ‘L’Idea’ non aveva pagata la Tipografia che è l’unica spesa del giornale, domanda che come socio della Tipografia potevo far benissimo, e che d’altronde non costituisce alcun reato, perché era una semplice critica amministrativa ‘senza intaccare menomamente l’onorabilità privata dei singoli amministratori’. L’intervento del presidente dell’adunanza dichiarò chiuso l’incidente, scrive Gabucci, ma evidentemente la vicenda dovette avere degli strascichi, perché il foglio di appunti prosegue Da ciò che ho esposto mi sembra che l’Albertone non abbia motivo di querelarmi per diffamazione, non avendo io mai pensato di accusarlo, come disse egli stesso a Mingucci, di essersi appropriato (gli appunti si interrompono qui; FG 1.2, Buona Stampa). Monsignor Giuseppe Mingucci (1889-1961) fu Canonico penitenziere della Cattedrale di Pesaro. 25 Cfr. lettera di monsignor Piergiovanni a Gabucci, datata Pesaro 14 Febbraio 1915 (FG 1.2, Luca Piergiovanni). 26 Don Giuseppe Guiducci (1887-1952), parroco di Fiorenzuola dal 1922; don Antonio Cecchini (1885-1948), abate parroco di Candelara dal 1934. 27 Don Pietro Marcelli (1888-1973), ordinato sacerdote nel 1912, parroco di Fanano e poi arciprete di Santa Sofia di Gradara (DS, p. 286). 28 Luca Piergiovanni a Gabucci, lettera datata Pesaro, 21 Ottobre 1915. Già il 14 Febbraio, poco dopo la morte di Andrea Gabucci, monsignor Piergiovanni aveva scritto a don Giovanni in merito al concorso per le parrocchie di Trebbiantico e Montelabbate, precisando però in un post-scriptum che, viste le circostanze eccezionali in cui Ella si trova, non intende per questa volta di obbligarla a concorrere. L’esorta però a farlo. Luca Piergiovanni (FG, 1.2, Piergiovanni). 29 Monsignor Terenzio Cecchini (1884-1958), abate-parroco di Novilara dal 1920 al 1958. 30 Non abbiamo trovato tra le carte di Gabucci, purtroppo, le fotografie degli affreschi della Chiusa, ai quali don Giovanni dedicherà nel febbraio 1920 Gli affreschi di Santa Maria di Limata, una delle sue Briciole di storia della chiesa pesarese pubblicate sul “Bollettino diocesano”. 31 S. ORTOLANI, Della chiesa pesarese incominciando dalla sua origine fino al 1869 - Memorie storico-critiche compilate sui manoscritti di Teofilo Betti, ms Oliveriano 1663 di cui Gabucci trascrisse alcune parti (FG 2.5). 22

71



ATTO SECONDO. L’UOMO CHE CAMMINA (1916-1948) LA STORIA COMINCIA RASO TERRA, CON DEI PASSI... LE SUCCESSIONI DI PASSI SONO UNA FORMA DI ORGANIZZAZIONE DELLO SPAZIO, COSTITUISCONO LA TRAMA DEI LUOGHI. ...MA QUESTE CURVE MARCATE O SOTTILI, RINVIANO SOLTANTO, COME PAROLE, ALL’ASSENZA DI CIÒ CHE È PASSATO. OGNI RACCONTO È UN RACCONTO DI VIAGGIO. Michel de Certeau, 1990


In alto e sullo sfondo: Montelabate (Pesaro) - Panorama (cartolina, fotografia Mauro Arceci Urbino, stampa Stab. Delle Nogare e Armetti, Milano; FG 8.1); la fotografia riprodotta nella cartolina è stata scattata dopo l’inaugurazione del nuovo campanile della chiesa dei Santi Quirico e Giulitta, avvenuta nel 1929. Nel riquadro, a destra: Monte l’Abbate (Pesaro) - Panorama visto da nord (edit.Mauro Arceci, Colbordolo; id.); la cartolina è databile agli anni Dieci-Venti del ‘900. A pagina 76, in alto: Ottobre 1929, dr Filippini. Schizzo per un probabile restauro della chiesa di Montelabbate; in basso: Nuovo campanile di Montelabbate, inaugurato nel 1929 (FG 4.3, Montelabbate, Disegni e FG 8.1). A pagina 77, da sinistra: Castrum Montis Abbatis; Castello Mlabate - a memoria, 16 Settembre 1923; Parrocchia di S. Quirico - Montelabbate (FG 4.3, Montelabbate, Disegni; s.d.); il primo e l’ultimo schizzo sono tracciati sullo stesso foglio. A pagina 78: Saluti da Montelabate (Pesaro) cartolina datata 6 Novembre 1917 (edizioni Alterocca, Terni; FG 8.1).


MONTELABBATE, 1916 - 1920. IL TEMPO DELLA GUERRA E DELLA SPAGNOLA

1

Economo spirituale a Montelabbate dal 1916 al 1920. Il tempo della guerra e della spagnola, scriverà Gabucci nel 1931. Manca forse l’agio di appuntare quel che capita, e così per ricostruire le sue mosse dobbiamo affidarci ad alcune lettere e telegrafiche annotazioni, probabilmente scritte in tempi successivi allo svolgersi dei fatti, riguardanti il periodo 29 Marzo 1916 - 11 Aprile 1918. Le trascriviamo senza modifiche, in tutta la loro urgenza. 916 29 III Muore Ms Franceschini 4 V a Fano con Angela per la Trigesima di Ms Fran[ceschini] Riprendo per l’occas[ione] posto di cantore Mangio in Seminario 29 9 A MGaudio da Ms Piergiov[anni] appr[endo] nomina Ms Molaroni Vescovo 917 28 12 Ingresso Ms Porta 20 I Ms Molari a Monteciccardo Quaresima a M. S. Maria 1 Nov Discorso a Monteciccardo 14 Ottobre Discorso e I Com. a Mlabate 918 2 febbr. Consacr. di M. Piergiovanni a Vesc[ovo] Quaresima a MLab. E Monteciccardo 11 4 Muore D. Riccardo [Giannoni].

Più precise sono invece, per questi anni, le indicazioni riguardanti le messe celebrate e l’attività di predicatore: impossibile darne notizia dettagliata, basta anche un’occhiata alle fitte pagine del già citato Giornale delle Messe celebrate, per vedere la figuretta di don Giovanni mentre percorre le colline tra Montelabbate (Borgo e Castello), Farneto, Montegaudio e Monte Santa Maria, Monteciccardo, Montecchio e Montelabbate, con alcune puntate a Gradara, Pesaro, Candelara1. 75


Altre testimonianze sulla presenza di Gabucci a Montelabbate provengono dai documenti conservati presso la parrocchia dei santi Quirico e Giulitta, in particolare dalla Cronistoria del rettore don Nazzareno Angelini2. Anche dopo la fine del suo incarico come Economo, Montelabbate resterà uno dei luoghi più frequentati da Gabucci. Come vedremo, nel 1921 presterà la sua opera in occasione del trasferimento della parrocchia dal Castello al Borgo Mercato; di nuovo assiduamente presente dopo il duro esilio di Montelevecchie (1922), nel Settembre 1923 terrà anche a Montelabbate una delle sue conferenze a proiezioni per la festa del Santissimo Crocifisso, in paese la più importante. Da una fotografia (putroppo poco leggibile) presa nel giardino del rettore, e datata dallo stesso Gabucci 1929, possiamo ipotizzare la sua presenza a Montelabbate anche nella grande festa per l’inaugurazione del campanile, costruito dalla ditta Badioli di Pesaro. L’11 Settembre 1929 monsignor Porta consacrò le cinque nuove campane… oltre alle autorità, alla santa Messa presenziò anche il conte Albani di Pesaro. […] La sera del 14 si andò al Camposanto per l’acquisto del Giubileo; al ritorno, davanti al palazzo scolastico, mentre le campane dell’alto campanile facevano sentire per la prima volta la loro voce squillante, si fece la consacrazione del paese e della parrocchia al Sacro Cuore di Gesù. Nel giorno della festa monsignor Porta celebrò la Messa della Comunione generale, alla quale parteciparono centocinquantacinque persone3. Nel Luglio 1940 Gabucci figurerà tra gli autori dell’opuscolo pubblicato nel trigesimo della morte di don Angelini4. Nei due foglietti di appunti 1916-1918 don Giovanni non menziona l’evento che domina l’estate del 1916, sul quale però torna in un dattiloscritto successivo. Il 15 Agosto un forte terremoto sconvolge la zona tra Pesaro e Rimini, danneggiando numerosi edifici e causando diversi feriti: si tratta del più grave sisma verificatosi nella nostra provincia dal 1672. Le cronache registrano cinquantatre scosse, tutte pari o leggermente inferiori al settimo grado Mercalli, culmine di un fenomeno iniziato nei mesi precedenti; in breve tempo circa ventimila persone trovano riparo nelle tende montate nei giardini della Stazione, in piazzale Carducci e in poche case dichiarate ancora agibili5. Odoardo Giansanti - Pasqualon ci ha lasciato una gustosa descrizione degli effetti del terremoto sulla canonica del 76


priore Zazzeri, in una poesia che proponiamo attraverso la copia di Gabucci (ricordiamo che Gabucci collaborerà nel 1933 all’edizione dell’opera omnia del poeta pesarese), datata Sant’Angelo, 3-4 Ottobre 1916. […] Fu el Cleric ch’en se moss/ sentend pur cle beli scoss./ Era armast sol in tla ches,/ benchè enn c’era da azzardes,/ el Prior e la Maria,/ Don Giovan e compagnia,/ Don Ricard sol sa la gata,/ Sor Giuseppe sa na ciavata / perché quand la sora Nena/ ha sentit che in tla cucena/ giò cascheva i calcinacc / e l’sofit faceva i stracc / j’a chiaped ‘na cagarela/ ch’à spurchit tutta la schela… Dop ariva Bendulon,/ sagresten del Pignaton/ e d’la cura d’Montlabet/ pr’avisè mal vic-curet/ ch’è git giò tra i calcinacc/ Chiesa, chèsa e caminacc… Tutt la gent a battaglion/ j’è fugit da Garatton./ T’el mulén, t’el su teatre/ l’a comdet ma quest ma st’atre/ j’è stat malé un bel pzulén; mo veden ch’el birichén/ en’arniva a dè fastidi,/ ringraziand ma Sant’Emidi,/ tutti a chèsa j’è artornet/ e acsé i s’è confortet…6. Sora maestra, sora maestra! È passet Crivlén, commentava don Giovanni, rivolgendosi alla maestra Emma (Anita) Ballarini, poco dopo il terremoto del 19307. Anche nei nostri paesi ai morti di guerra si aggiungono nel 1918 le vittime dell’epidemia che decimò la popolazione. Da poco nominato vescovo di Civitavecchia e Corneto (Tarquinia), monsignor Luca Piergiovanni scrive all’amico Gabucci: anche qui l’influenza è assai diffusa ed è nel suo pieno sviluppo. La mortalità per ora è nei limiti del ragionevole: ieri il numero avrebbe raggiunto il massimo di 8 morti, ma per l’avvenire? Io per ora sto benissimo… Qui a Corneto finora mi sono sentito sempre meglio in salute, non so se per l’aria più fina, o per il tempo di minor caldo, o per il pane veramente di grano e buonissimo, o per la quiete notturna che permette di dormire saporitamente, o per tutte queste cose insieme. Fin qui mi trovo anche abbastanza contento. Per indole sono in fondo popolazioni buone, ma han bisogno di essere coltivate con coltura intensiva; e questa è resa difficile da un complesso di circostanze ambientali, aggravate dalle condizioni di guerra, e adesso dalla spagnuola venuta a guastare sul più bello la mia predicazione8. 77


Tra il 1919 e il 1920 Gabucci pubblica sul “Bollettino Diocesano” quattro Briciole di storia della chiesa pesarese: oltre a quelle già citate sulla Cena degli apostoli di Gian Francesco Guerrieri e sugli Affreschi di Santa Maria di Limata si occupa anche del Colera a Sant’Angelo in Lizzola nel 1855 e del Pittore Ciro Pavisa9. Gabucci loda lo stile del giovane pittore, insegnante all’accademia di Belle Arti di Pietrasanta, il quale ha già al suo attivo diverse pitture oltre a quelle della chiesa di Santa Susanna di Mombaroccio, suo paese natale, e della chiesa di Sant’Antonio di Pesaro (distrutta nella II guerra mondiale). Non vi spaventate però col credere che, trattandosi di un giovane, io vi presenti un artista moderno che con quattro pennellate futuriste va d’accordo con l’arte religiosa come il diavolo con l’acqua santa. No. Gabucci prosegue citando Biagio Biagetti, che su “Arte cristiana” del Dicembre 1919 vede in Pavisa il sicuro continuatore della tradizione italiana, la quale accoppia la bontà della tecnica alla idealità del pensiero. Dal canto suo, Pavisa scrive a don Giovanni ringraziandolo per l’interessamento, e si ripromette di incontrare il sacerdote al suo ritorno a Mombaroccio10.

78


NOTE 1 Le notizie sulle prediche, panegirici, fervorini ecc., si ricavano da diversi materiali conservati nel Fondo Gabucci, primo fra tutti il quaderno Praedica verbum, datato in copertina 1920 ma nel quale sono registrate in realtà le prediche a partire dal 1917 (FG 7.1). 2 Don Nazzareno Angelini, Cronistoria della parrocchia rettorale di Montelabate dall’anno 1920 all’anno… (Archivio storico parrocchia Santi Quirico e Giulitta, Montelabbate). In una nota don Gabucci, firmandosi Sac. Giovanni Gabucci, economo spirituale, sintetizza così gli avvenimenti che precedettero l’assegnazione della parrocchia a don Angelini: il 19 gennaio 1916 alla partenza del rettore Bruscolini per la parrocchia di Santa Maria di Loreto di Pesaro, era già stato nominato parroco di questa rettorale don Pietro Marcelli, ed economo il sottoscritto, coadiuvato dai reverendissimi don Vitale Zazzeri e don Riccardo Giannoni cappellano di detto luogo. Ma l’Economia dovette protrarsi a lungo, anzitutto perché il Marcelli fu chiamato in servizio militare, poi perché il medesimo al suo ritorno rinunziò alla parrocchia il 10 Marzo 1919… Eletto il nuovo parroco don Nazzareno Angelini con bolla vescovile del 28 Dicembre 1919, venne immesso al possesso di questa parrocchia il 4 Gennaio 1920… (la nota è trascritta da una copia fotostatica del Registro dei matrimoni della parrocchia, inserita tra i documenti del Fondo Gabucci dall’allora parroco don Giuseppe Scarpetti, datata 19 Agosto 1992) (FG 4.3, Montelabbate). 3 Angelini, Cronistoria…, cit., Domenica 15 Settembre 1929. Alla festa del Crocifisso Gabucci prese parte anche nel 1927, quando vengono inaugurati i due altari laterali della chiesa parrocchiale: nel Marzo dello stesso anno, durante la permanenza a Roma, si era interessato per far avere alla parrocchia una nuova pisside. 4 In memoria di don Nazzareno Angelini, rettore-parroco di Montelabbate, Pesaro 1940 (FG 4.3, Montelabbate). 5 M. BATTISTELLI, Cronache dal passato: il terremoto del 1916, in “Lo specchio”, Marzo 2002 (da http:// www.lospecchiodellacitta.it; 2 Gennaio 2011, 15.30). Secondo altre fonti nelle zone colpite dal terremoto vi furono almeno quattro morti e numerose decine di feriti (L. ZAN, Studio integrato parte medioterminale della piana alluvionale del fiume Metauro; da http://www.fondazionecarifano.it/studio_metauro/ terremoto_alto_adriatico.html; 5 Gennaio 2010, 14.15). 6 Nella trascrizione di Gabucci la poesia è intitolata Il terremoto a Sant’Angelo. I materiali di Gabucci su Pasqualon sono stati raccolti preliminarmente da M. Cambrini (Don Gabucci - note su Pasqualon). Tra essi è conservato anche il dattiloscritto citato poc’anzi: il 1916 si può definire l’anno del terremoto. Ne incominciarono le scosse il 12 Marzo, Si fecero più forti il 17 Maggio e, infine, si ripeterono in maggior numero e in più violenta intensità il 15 e 16 Agosto, da terminare l’esodo dalla città. Negli ultimi due giorni furono registrate 83 scosse di vario grado: cifra spaventevole, che in passato non fu mai verificata in alcun luogo. Non vi furono vittime, poiché la prima forte scossa avvenne alle ore 9,30 del giorno 15, mentre la popolazione si trovava per la maggior parte fuori di casa. Il terremoto, con epicentro in mare, quasi di fronte a Rimini, ebbe una vasta estensione, comprendendo tutta la zona litoranea, da Rimini a Fano; onde furono ingenti i danni materiali anche nei ridenti paesi sparsi sulle colline circostanti (dattiloscritto, s.d., FG 3, Pasqualon) Ricordiamo infine che la protezione di Sant’Emidio, patrono della città di Ascoli, è invocata contro i terremoti. 7 La testimonianza è di Graziella Salucci Stiassi, figlia della maestra Emma Ballarini Salucci. 8 Luca Piergiovanni a Giovanni Gabucci, lettera datata Civitavecchia, 26 Ottobre 1918 (FG, 1.2, Piergiovanni, cit.). Tra il Dicembre 1917 e il Gennaio 1918 Gabucci aveva lavorato, su richiesta di Piergiovanni, allo stemma vescovile dell’amico, proseguendo il lavoro iniziato dal padre del Vescovo (Cfr. lo schizzo disegnato sulla lettera di Piergiovanni a Gabucci del 5 Dicembre 1917 e le lettere del Gennaio 1918). 9 “Bollettino Diocesano”, Agosto 1920 (Il pittore Ciro Pavisa) e Dicembre 1920 (Il colera a Sant’Angelo in Lizzola nel 1855). 10 Gabucci dedica a Pavisa anche un quaderno della serie Uomini illustri, nel quale è inserita la lettera di Pavisa, datata Pietrasanta, 27 Giugno 1920.

79


Miracolosa immagine di Maria Santissima che si venera nella chiesa del Monte in Sant’Angelo di Pesaro (FG 5, Monte Calvello). A pagina 82, In alto: Ginestreto, panorama dei primi del ‘900. La fotografia reca sul retro il timbro Pirro Astolfi - segretario comunale, Ginestreto; in basso: Ginestreto, fontana della villa Montani (FG 8.1). A pagina 85: Catafalco di Monteciccardo disegnato e dipinto da Annibale Pascucci di Sant’Angelo (s.d., FG 4.3, Monteciccardo). A pagina 88: Schizzo per telone a Mombaroccio, 28 Gennaio 1922 (FG 4.3, Mombaroccio). A pagina 89: Sant’Angelo in Lizzola, Cesare Lardoni e Duilio Tacconi sulle scene del teatro “Perticari”, anni Venti del ‘900 (FG 5, Teatro Perticari). A pagina 91: Sant’Angelo dal Monte di Santa Lucia (2 Agosto 1919). Lo schizzo è incollato su una pagina del Taccuino Montelevecchie, Schizzi dal vero, 1922 (FG 4.3).

80


QUEL CHE SUCCEDE, 1921 - 1922

2

Ho incominciato questa specie di cronistoria parecchi anni fa: poi l’ho tralasciata, non so neppur io perché1; perché sono varie le ragioni e fra queste i grandi impicci che mi piovono addosso, ma senza andar per le lunghe è bene venire all’ergo, e quindi in Nomine Domini dico come dicevano i predicatori d’una volta: Incomincio: AGOSTO 1921

LUNEDÌ 15. Riapertura della chiesa del Monte incendiatasi la notte dei primi giorni del 19182. L’Amministrazione d’allora poteva riparare il danno con sole 4mila lire, ma preferì fare ruinare tutto il tetto e in parte i muri e così far pagare ora a Pantalone circa 30mila lire. Per rifare l’orchestra sfondata dall’ultimo trave caduto per incuria del […] sindaco […] ci ha donato i mattoni il signor Angelo Marcolini. Per fare oggi la festa furono raccolte offerte in paese e in campagna e alcuni… generosi per non dar nulla presero la scusa di volere tutti i festeggiamenti esterni al Monte davanti al Cimitero, mentre la maggioranza li volle al Trebbio. Al mattino Comunione generale con oltre centocinquanta comunioni con fervorino del padre Antonino da Cingoli Cappuccino. A mezzodì Messa solenne in musica con Debutto della nuova Scola cantorum [sic] di Sant’Angelo: cantori Giannoni Achille, Solforati Luigi e Nazzareno, chierico Giumetti Anselmo3, Marcolini Marco e anch’io che battevo il tempo; suonavano il M° Alessandro Bassi l’armonium e Garattoni Enrico il flauto. Nel pomeriggio discorso del suddetto padre Antonino. Litanie di Perosi e Tantum Ergo d’Haller. Suonava don Nazzareno Angelini perché il M° restò coi bandisti al Trebbio mentre dovevano trovarsi al Monte dopo la benedizione per suonare due marcie [sic]. Servizio del concerto e rinfreschi al Trebbio. Alla sera accensione di fuochi artificiali di Dionigi Luigi di Meleto, preceduti da bombe… della ditta Baldassarri e macchinisti. MARTEDÌ 16. Messe ed esequie al Cimitero per i nostri morti di Sant’ Angelo in Lizzola. VENERDÌ 19. Trigesima a Pozzo Alto di don Gaetano Betti assassinato a Monteluro, sua residenza, vedi L’”Idea” e “Bollettino [Diocesano]” d’allora. Per la Messa solenne cantai con don Secondo Paoletti, suonava il rettore Angelini.

81


LUNEDÌ 5. Ieri sera fu aggredito al principio delle coste Giuseppe Marioni di Ginestreto che, giunto a casa si confessò e morì stamane all’ospedale di Pesaro4. [DOMENICA] 11. La Scola Cantorum a Monteciccardo per la festa della Beata Vergine della Misericordia. MERCOLEDÌ 14. A Montelabbate Ufficio pel 1° anniversario del chierico Bendoli Angelo. Ho raccolti a parte i cenni necrologici e i discorsi fatti nel funerale l’anno scorso5. GIOVEDÌ 15. Partenza per Pesaro per addobbare la palestra “Giosuè Carducci” per la conferenza dantesca dell’avvocato Pozzi di Bologna chiamato dal comitato Francescano dantesco dei Cappuccini. Ho preparato quattro grandi stemmi ([mt] 1,50 x 3,00) di Pesaro - Firenze - San Francesco - Dante a forma di gonfalone e otto striscioni con versi (1,50 x 3,00) con fregi dell’epoca e altri tre manifesti più semplici. Oltre 100 mq di carta da palloncini. SABATO 17. Conferenza dell’avvocato Pozzi Arrigo dell’ “Avvenire d’Italia” con centocinquanta proiezioni, fu gustato ed applaudito. Solo il circolo San Terenzio fu così gentile di non dare le sedie neppure a pagamento. Bravo Ceccarini6!... 10 con lode. DOMENICA 18. Essendo a Pesaro causa la conferenza di ieri sera vado a Roncaglia con monsignor Vescovo per ajutare per la Comunione, Cresima ecc. All’ultima ora rimango solo a cantare la Messa del Bree7 col M° Antonioli di Pesaro. Alla sera processione, Benedizione e ritorno a Pesaro in automobile… Ritorno a casa il 19. DOMENICA 25. Commemorazione dantesca a Sant’Angelo. Il Priore prendendo occasione da ciò solennizza il 50° della proclamazione di San Giuseppe a patrono della Chiesa secondo il desiderio del Papa (v. “Bollettino”8). Al mattino Comunione - a mezzodì Messa in musica e Tantum Ergo alla sera. Feste dantesche solo nel pomeriggio. Nel paese imbandierato e impavesato - arrivo delle autorità - corteo e inaugurazione del nuovo viale Dante Alighieri. Conferenza al teatro “Perticari” dell’avvocato Diambrini, sindaco di Fano - che fu felice ed applaudito - alla sera lotteria (don Ciro Sgarzini9 ha vinto un pacco di zigari [sic]). Illuminazione elettrica perché i palloncini non furono accesi. Servizio del concerto ed alla fine, fuochi artificiali di Paci di Montegaudio che, secondo una indovinata frase del M° Poderi di Ginestreto, erano bellini, ma non si vedevano per causa del fumo. Il male però che il Paci, perché non invitato per la festa 82

SETTEMBRE


del Monte, non riuscì neppure, come desiderava, a buttar giù con le sue bombe la casa mia e quella di Giannoni, di modo che non ottenne alcun effetto, ma solo… molto fumo. Dopo i fuochi, i Pesaresi recitarono al Perticari Tristi amori di Giacosa. LUNEDÌ 26. Gita al Monte con Giuseppe Giommi e il perito Gennari per periziare il lavoro fatto dai muratori all’orchestra che, secondo la loro lista, per metter su 240 mattoni impiegarono 105 ore e 3 quintali di gesso - e scusate se è poco. MARTEDÌ 27. Ritorno a Pesaro per ajutare ad addobbare la chiesa dei Cappuccini per le solenni feste centenarie Francescano-dantesche (programma nei giornali e relazioni) ritorno la sera del 1° Ottobre. OTTOBRE

DOMENICA 2. Festa del Rosario in Collegiata. Musica della Scola Cantorum. LUNEDÌ 3. Vado con don Barbanti a San Donato sotto Ginestreto per togliere il quadro centrale e due laterali e le vetrate a vetri tondi che egli manderà a Pesaro per ordine del vescovo che fa atterrare la Chiesa da tempo abbandonata e minacciante ruina. Incomincia oggi la demolizione. MERCOLEDÌ 5. Don Giuseppe Filippini di Sassuolo è venuto oggi a Sant’Angelo a trovare i suoi amici Cermaria e Giannoni che li conobbe e li ajutò quando erano militari a Sassuolo (Modena). Venne con lui Giardini di Candelara. Verso mezzogiorno è caduto il campanaro Domenico Rossi (Brocén) da un fico rompendosi la clavicola destra e alcune costole che gli forarono il polmone. DOMENICA 9. Festa del Grano a Ginestreto: corteo, conferenza, premiazione e banchetto al mattino. Alla sera Concerto di Sant’Angelo, lotteria e fuochi di Rasin, cioè di Paci di Montegaudio che lanciò il pallone quando tutti erano tornati a casa, visto dalle… stelle10. GIOVEDÌ 13. Vado a Monte Santa Maria ad apparare per la festa del Sacro Cuore di Gesù che [si] celebrerà il 16. VENERDÌ 14. A Montelabbate ad ajutare padre Angelo [?] a metter la luce nella chiesa del Mercato. Alla sera viene Sarti e riconosce giusta la mia osservazione sulla mancanza di quattro colonne ai lati degli altari, che io avevo fatto notare al decoratore De Cecco di Pesaro. DOMENICA 16. Prima Comunione alla Valle di Ginestreto. Vado a fare i fervorini. Alla sera per l’ora d’Adorazione breve discorso Ad Jesum per Mariam. LUNEDÌ 17. Brocén che dalla caduta del 5 aveva sempre migliorato dando speranza di guarigione, s’aggrava improvvisamente, per versamento di liquido e infiammazione della pleura e muore alle 3 ½ pomeridiane. 83


MERCOLEDÌ 19. Il priore Zazzeri di qui e don Giuseppe Costantini di Monteciccardo11 partono per Venezia ove si terrà il congresso del Partito Popolare Italiano12. Anche la signora Gigia va a Cesena dall’Assunta Severi. Buon viaggio e felice ritorno a tutti!... SABATO 22. Al Mercato di Montelabbate per la prova della Messa di Perosi. De Cecco è tornato su ed ha dovuto fare le quattro colonne mancanti (come glielo avevo detto io). DOMENICA 23. Festa al Mercato di Montelabbate per la riapertura della chiesa e trasferimento della parrocchia dal Castello al Mercato. Dovevo andare anch’io al mattino a dirigere la Messa, ma all’ultima ora Crescentini è venuto a dire che Tebaldi13 non poteva venire perché non c’era [sic] onde io sono restato a casa senza anticipare la Messa delle 11. Dopo pranzo sono andato giù per la processione. Il vescovo era ripartito al mattino appena fatta la Cresima, perché doveva trovarsi a mezzodì a Pesaro. Per la processione che incominciò verso le 4, io presi il Santissimo Crocefisso dalla sua nicchia al Castello e lo portai fino entro la nuova nicchia al Mercato. Prima di arrivare al cimitero si riversò un torrente d’acqua che durò fin quasi al Mercato, allora la processione parve disordinarsi; ma in vicinanza del Mercato si ricompose, i bandisti attaccarono un’altra marcia e Gesù entrò trionfalmente nel mercato fra due ali di popolo, e sulla porta del tempio fu benedetto il popolo e il paese col suo Crocefisso. Entrati in Chiesa io riposi il simulacro nella sua nuova nicchia e il canonico Stramigioli fece un discorso di circostanza e dopo impartì la Benedizione eucaristica. Mentre i devoti proseguivano ad affollarsi per le benedizioni alle quali io attesi per più di un’ora, il Concerto svolse in piazza il suo programma poi si estrasse la lotteria, ma di cui vendettero pochi numeri perché incominciarono tardi la vendita, e quindi Dionigi di Meleto accese i suoi bellissimi fuochi artificiali dopo dei quali tutti tornarono a casa alla nanna… e Buona notte! (Vedi anche la mia corrispondenza sull’ “Idea” coi cenni storici). MARTEDÌ 25. Domenica notte morì per un attacco d’asma D. G. [Peschera] che sta da Matarass. Questa mattina poiché seguitava ancora la desiderata pioggia incominciata dapertutto domenica notte, il suo cadavere fu portato direttamente al Monte, e al ritorno si cantò la Messa in Collegiata. MERCOLEDÌ 26. È tornato don Giuseppe Costantini entusiasta, dal congresso del P.P.I. GIOVEDÌ 27. È tornato il M° Bassi: anche lui era andato a Venezia. SABATO 29. È tornato anche il Priore e la signora Gigia. DOMENICA 30. Son venuti da Pesaro a Monteciccardo un gruppo di giovani del circolo San Terenzio per una giornata di propaganda. Hanno partecipato al convegno quelli di Farneto, Monte Santa Maria, Montegaudio, Sant’84


Angelo e Ginestreto, nonché quelli del posto. Si tennero le adunanze nella chiesa della Scuola. Al banchetto di 116 coperti parlarono applauditissimi il segretario di Monteciccardo Mambrini, Nardelli presidente del circolo San Terenzio e don Augusto Ceccarini anima del convegno (troppi urli). LUNEDÌ 31. Prende il servizio il campanaro Solforati Luigi. NOVEMBRE

1° NOVEMBRE, MARTEDÌ. Solito pellegrinaggio al cimitero dopo la Benedizione. Il Priore fa il discorso e si termina con le assoluzioni e il Miserere. MERCOLEDÌ 2. Prima esecuzione della Messa funebre del Bottigliero14 in Collegiata. È venuta a recitare al “Perticari” una compagnia siciliana, hanno incominciato iersera e, sembra, con produzioni morali; bravi se seguiteranno! VENERDÌ 4. Glorificazione in tutta Italia del Soldato Ignoto. In Collegiata Messa funebre in musica alle 6 ½, perché non intervennero le autorità, altrimenti si sarebbe fatta alle 10 ½ con maggior pompa. Sul tumulo sormontato dalla Fede fu posto un soldato con il tricolore e la sciabola sguainata. A Monteciccardo alle 10 ½ Messa solenne con musica (di Sant’Angelo). Corteo da municipio alla chiesa e viceversa. Dalle 10 ½ alle 11 in tutti i paesi si suona a gloria. A Monteciccardo ho ridipinta tutta la facciata del catafalco. LUNEDÌ 7.. È venuto per una passeggiata il Concerto di Fano. Arrivano verso le 10, sono incontrati dai nostri bandisti che suonano una marcia. I Fanesi fanno due marce una dalla Croce al Borgo e un’altra nel Borgo (molto affiatamento e ottimo complesso - 41 suonatori). Vermouth da Marcolini. Pranzo da Tucchi (Chièverón). Nel pomeriggio avrebbero svolto un bel programma se non inceppavano quei lazzaroni della compagnia siciliana che avevano annunciato la recita anche nel pomeriggio. Suonano all’ave maria quattro marce poi secondo pranzo da Tucchi e ritorno a Fano. MARTEDÌ 8. Parte la compagnia siciliana senza aver fatto troppi affari anche per le produzioni, tolta la prima, di bozzetti ad un atto o due e il resto tutte sciocchezze e… peggio. VENERDÌ 11. Questa mattina ad un’ora dopo mezzanotte è morto coi Sacramenti Giovanni Foschi, cieco da diversi anni, il quale nel 1887 fece edificare la celletta tutt’ora esistente avanti la casa ove nacque Giovanni Branca. L’immagine della Beata Vergine dalla quale piccino ebbi la sanità, come mi raccontava il Babbo, è la medesima, rimpicciolita, esistente nella 85


cella posta lì vicino al luogo detto il pozzalone, che è il giro della cella stessa (in cui si seppellivano i Bambini morti senza Battesimo), vandalicamente atterrata poco prima del 1887 da Luciano Del Monte che abitava ove ora sta Paolini, colono di Spongia. L’attuale cella porta la lapide Questa cella/ in onore/ di Maria SS. della Misericordia/ fu eretta/ da Giovanni Foschi di S.Angelo/ nell’anno 1887 e fu costruita dal capomastro Tucchi Biagio di qui. MERCOLEDÌ 16. La Scola Cantorum va a Monteciccardo per la deposizione di Betti T. DOMENICA 20. I bandisti fanno la festa di Santa Cecilia. Nel pomeriggio vanno a Monteciccardo per una passeggiata, al ritorno perché i bandisti suonavano Bandiera rossa il caporale [?] va alla trattoria Tucchi per intimare la contravvenzione, e quando escono dalla cena li fa tornare a casa con la violenza. A Pesaro festa in Cattedrale alle <…> in riparazione del furto sacrilego. LUNEDÌ 21. È venuto un tenente dei Carabinieri per un’inchiesta. MARTEDÌ 22. Ventesimo anniversario della morte dello zio canonico. Celebro la santa Messa in suo suffragio. A Pesaro, i frati mi pagano per il lavoro del centenario Dantesco. Consegno a monsignor vescovo l’articolo storico su Montelabbate pel Bolettino [sic]15, e la lapide da porre in chiesa. Parlo col rettore professor Mariotti per quadro di San Quirico. Verso l’offerta pel Seminario e pago l’abbonamento all’ “Idea” anche per Giannoni e Solforati pel 1921. MERCOLEDÌ 23. È venuto anche da me il brigadiere dei Carabinieri per sapere qualcosa sul fatto di Domenica. Io ho risposto che non sapevo niente, perché, secondo il solito io non ero uscito di casa nella serata. DOMENICA 27. Festa di Santa Cecilia in Collegiata. Prima esecuzione del Credo del Bree che si vede poco bello e forse… non si ripeterà più. VENERDÌ 2. Muore Sebastiano Vagnini munito di tutti i Sacramenti. Scrivo una lettera al Papa per bussare a denari per la chiesa di Montelabbate. Viene spedita il giorno 8. È tra gli scritti. MARTEDÌ 6. Muore la cognata del canonico Masini - Caterina Sperindei. VENERDÌ 9. È morto il 7 il padre del canonico Sarti. Domani Messa per lui. GIOVEDÌ 10. Don Giovanni Betti16 di Ginestreto è partito per Loreto per la festa del 10 unita a quella del Vescovo e possesso dello zio don Pietro Tamburini. L’ho incaricato di riportarmi l’atto di morte del nostro Giovanni Branca, architetto della Basilica. In Collegiata Litanie e Tantum Ergo in musica. 86

DICEMBRE


LUNEDÌ 12. Stamattina sono partito per Monte Santa Maria alle 6 ¼ col tempo sereno; alle 6 ¾ ha incominciato a nevicare ed ha durato fin verso le 10 facendone quasi una scarpa. Nel pomeriggio la temperatura mite ha cangiato la neve in acqua, e quella che c’era s’è squagliata. MARTEDÌ 13. Solita fiera a Ginestreto. Don Giovanni Betti ha riportato da Loreto l’atto di morte di Giovanni Branca estratto dal I Libro dei Defunti della parrocchia della Santa Casa ov’è notato: Die 24 Januarii 1645 - Ioannes Brancha Architectus S.te Almae Domus, aetatis suae annorum 74 circiter objit cum omnibus N. E. Sacramentis et sepult us fuit in tumulo Sanctissimi Sacramenti. Disgraziatamente il tumulus SS. Sacramenti è il sepolcreto comune di fronte all’altare della Santissima Annunziata, quindi non ha tomba a parte ed il suo cadavere andò mescolato con gli altri. Betti mi riportò anche il libro illustrato di monsignor Milanese sulle pitture di Seitz nella cappella tedesca. Costò £. 517. GIOVEDÌ 15. Spedisco al “Pro Familia” l’abbonamento mio, del Priore e di Achille pel 1922 con assegno bancario di £. 60, unitamente al brano dei Promessi sposi: l’Addio di Lucia per il concorso letterario indetto dalla stessa rivista. N.B. Essendo rimasto indietro nel notare la mia Cronistoria, ed essendomi capitato poi tra capo e collo l’esilio di Montelevecchie che ha durato cinque mesi e che mi ha fruttato la riMessa della salute, la spesa di 2.000 lire e in ringraziamento da monsignor Vescovo una sua lettera ove dice che in me vi è mancanza di obbedienza e mancanza di fede! (è troppo grossa!!...) quindi la cronistoria dell’anno 1922 sarà per sommi capi, eccettuati i primi mesi che notavo qualcosa nel calendario. In questo anno preparo, al solito, il presepio con l’ajuto dei contadini Tartaja (Paolini) e Richén (Cermaria). Per la Messa di Mezzanotte vengono Casoni e Tebaldi che fanno da assistenti ed io guido la Schola cantorum sull’orchestra. Dopo Natale muore la Rosa de Rondlén (Ronzani) e con la benedizione di Dio finisce anche il 1921, e così si va avanti con un anno di più sulla groppa18. 1922 GENNAJO

1° GENNAIO, DOMENICA. L’anno è svegliato prima dalle campane, poi dal concerto19. MARTEDÌ 3. Mia sorella Angelina va a Ferrara ad accompagnare la Giannina Giunta che si va a fare suora di carità. Ritorna a casa la sera del 5. MERCOLEDÌ 11. Alle 1 antimeridiane muore con la mia assistenza il padre del segretario Ernesto de La Ville (v. partecipazione)20. DOMENICA 15. Solenne nevicata. LUNEDÌ 16. Partono per Roma i fogli del Censimento. Anselmo Giumetti torna da Fano per andare soldato.

87


VENERDÌ 20. Festa del protettore a Monteciccardo. In chiesa musica della Schola di Sant’Angelo. A tavola è festeggiata la nomina a cavaliere del segretario comunale Cristoforo Mambrini. Invitato a parlare non ho potuto esimermi. DOMENICA 22.. Muore quasi improvvisamente Sua Santità Benedetto XV. A Sant’Angelo, nel teatro “Perticari” l’avvocato Cinti commemora il poeta Ercole Luigi Morselli (v. la Commemorazione trascritta per gentile concessione dell’autore), e dopo vien recitato il Glauco con una sfarzosa messa in scena, ma non riesce troppo bene per l’impreparazione degli attori. Anselmo Giumetti è stabilito in Fanteria al reggimento di Lecce. MARTEDÌ 24. […] GIOVEDÌ 26. Il Comune prende in affitto la mia camera per farvi il gabinetto del sindaco. Ho combinato per £. 100 annue - col diritto di metter coperte e lumi alla finestra in occasione di feste. SABATO 28. Donati21 di Mombaroccio mi domanda di andare a dipingere il sipario al teatrino delle Maestre Pie. Io gli mando un bozzetto. LUNEDÌ 30. Vado a Mombaroccio per dipingere il teatrino. Nel sipario dietro una balconata con tende aperte riproduco il nuovo fabbricato costruito per la munificenza di Benedetto XV - per laboratorio delle figlie del popolo - invece del panorama del paese. La sera del 1° Febbraio sbozzo le quinte pel bosco - faccio l’epigrafe pel funerale del Papa (2 febbraio) e la mattina della Purificazione ritorno a casa. LUNEDÌ 6. Si dice, per telefono che è fatto il Papa. Vien confermata la notizia, è il cardinal Ratti arcivescovo di Milano che benedice il popolo dalla loggia esterna di San Pietro. Viva Pio XI!... MARTEDÌ 7. Altra solenne nevicata che mi impedisce di andare a Montelabbate pel funerale del Papa. LUNEDÌ 13. Muore, quasi improvvisamente, la Maria d’Brocén. MERCOLEDÌ 15. Dopo il funerale della Maria d’Brocén (Cangini) vado a Montelabbate a improvvisare un catafalco (che poi diventa stabile) per il funerale di Benedetto XV. GIOVEDÌ 16. A Montelabbate (al Mercato) funerale del Papa. Sono incaricato a cantare la Messa, prima delle esequie leggo la commemorazione del defunto Pontefice (si trova fra gli scritti). MERCOLEDÌ 22. Funerale pel Papa a Sant’Angelo. Sul catafalco si pone la 88

FEBBRAJO


colonna di Montegaudio sormontata dalla tiara e le chiavi. Musica della Cappella. Il Priore legge la prolissa commemorazione stampata sul “Monitore”22. SABATO 25. Si è ammalata mia sorella. MARTEDÌ 28. I filodrammatici di Sant’Angelo sono invitati a Mombaroccio. Rappresentano l’Onorevole Campodarsego che è causa di un’aspra polemica sui giornali (“Avvenire”, “Idea” e “Progresso”)23. MARZO

1° MARZO - LE CENERI. Predicatori a Sant’Angelo e Monteciccardo don Cesare Mancini24 di Candelara; a Ginestreto il professor [don Terenzio] Simoncelli; a Monte Santa Maria il priore Zazzeri; a Montelabbate e Farneto don Giuseppe Mingucci. VENERDÌ 3.. Funere del Papa a Monteciccardo molto liscio e senza musica. DOMENICA 5. Fanno il Carnevalone!!! VENERDÌ 7. Pel funerale di Giuseppina Piergiovanni25 vado a Candelara a celebrare e a presentare condoglianze a monsignor Luca vescovo di Civitavecchia e all’abate don Attilio. Canta la [Messa] solenne il canonico Stramigioli e fa l’elogio funebre. Ajuto a cantare nella Messa del Bottigliero e dopo il trasporto torno a casa. DOMENICA 12. Monsignor vescovo manda una cartolina espresso al Priore perché mi mandi a Montelevecchie ad assistere il parroco Ercole Venerucci moribondo per meningite influenzale in via provvisoria. LUNEDÌ 13. Parto con Ballarini per Montelevecchie, lassù imparo che il parroco è morto alle 2 dopo mezzanotte, coll’assistenza dei missionarii. N.B. Tutta la Via Crucis di Montelevecchie, se ho tempo la raccoglierò a parte, specialmente ciò che è corrispondenza, per costringermi a prender la Parrocchia. MARTEDÌ 14. Deposizione del rettore Venerucci e principio degli impicci perché non venne neppure il Vicario di Tomba a prender la consegna del cosiddetto archivio, restando i libri e le carte in mano degli eredi e del […] segretario di Colbordolo, che bruciò tutte le carte che non importavano agli eredi del rettore.

89


NOTE 1 Quel che succede…: fascicolo rilegato con carta gommata, che copre il periodo 15 Agosto 1921 - 4 Gennaio 1924. Il fascicolo è composto da 24 pagine, alcune delle quali non numerate; le pagine da 22 a 24 sono bianche. Il fascicolo è intestato Rasa JMJ Sac. Giovanni Gabucci (FG, 1.1, Diari). 2 Altrove però Gabucci fa risalire l’incendio al 1° gennaio 1917: Una candela lasciata incustodita da Erminia Lazzari e Camilli Cesare fa incendiare l’altare, l’ornato e la prima campata della chiesa di Monte Calvello (FG 5, Blocco storico santangiolese, cit.). Per le vicende della chiesa della Madonna del Monte di Sant’Angelo in Lizzola cfr. anche il fascicolo relativo (FG 5, Monte Calvello). 3 Anselmo Giumetti di Sant’Angelo in Lizzola, ammesso al seminario di Pesaro nel 1915, morì nel 1922 (In memoria del chierico Giumetti Anselmo, Sant’Angelo in Lizzola 1922, manoscritto, ApSA). 4 Il racconto dell’omicidio di Giuseppe Marioni, avvenuto sembra per moventi politici, riecheggia nel finale la cavallina storna di Giovanni Pascoli: l’ha riportato a casa il cavallo, dicono ancora oggi a Ginestreto. 5 Angelo Bendoli (1899-1920), cfr. Bendoli Angelo (FG 4.3, Montelabbate). L’Ufficio è la preghiera quotidiana dei sacerdoti, articolata nelle Ore canoniche (sostanzialmente, dopo la riforma liturgica del Concilio Vaticano II, Lodi, Vespro e Compieta); un tempo si indicava comunemente col termine Ufficio anche la cosiddetta Messa privata, in uso prima del Concilio Vaticano II: officiata da un sacerdote con uno o due chierichetti invece di un diacono o suddiacono, la Messa privata o Messa bassa veniva celebrata da più sacerdoti contemporaneamente, ciascuno a un altare della chiesa, secondo una tradizione antica, nata per consentire la celebrazione di più messe quotidiane. Più avanti Gabucci parlerà spesso anche di Messa solenne (Messa cantata, con almeno un diacono ad assistere il celebrante) e di Messa pontificale (celebrata da un vescovo o da un cardinale): tutte distinzioni assai note in passato, oggi più difficili da comprendere. 6 Don Augusto Ceccarini (1899-1928), fondatore tra l’altro del circolo San Terenzio dell’Azione Cattolica, nominato nel 1924 parroco della Cattedrale (DS, p. 311 e segg.). 7 Johannes Bernardus Van Bree (1801-1857), compositore, violinista e direttore d’orchestra olandese, autore di numerose composizioni di musica sacra (http://en.wikipedia.org/wiki/Johannes_Bernardus_van_Bree; 2 Gennaio 2011, 16.55). 8 Manca la data. 9 Don Ciro Sgarzini (1875-1965). 10 Il programma della Festa del Grano 1921 di Ginestreto è in FG 4.1, Ginestreto). La famiglia Paci (soprannome: Rasìn) è tra le più antiche di Montegaudio: Giovanni Paci (1827-1904) fu uno dei maggiori proprietari terrieri della zona; sindaco di Monteciccardo dal 1873 al 1900, fu anche presidente della Società di Mutuo Soccorso di Monteciccardo. Giulio (1859-1930), figlio di Giovanni, fu tra l’altro pirotecnico di ingegno, l’unico della nostra provincia, come ricorda Oreste Tarquinio Locchi nel 1934 (cfr. C. ORTOLANI, Monteciccardo - cronache, storie, ricordi, Fano 2009). 11 Don Giuseppe Costantini (1884-1964), cappellano ed economo spirituale a Monteciccardo, suo paese natale, fu anche cappellano a Montecchio e Ginestreto e aiutante del parroco a Candelara, Montecchio e Monteciccardo. Come don Giovanni, anch’egli non ebbe (non volle?) mai la parrocchia. 12 Nel 1921 si svolse a Venezia il III congresso del Partito Popolare Italiano, fondato nel 1919 da don Luigi Sturzo. 13 Don Giuseppe Tebaldi (1878-1927), rettore e parroco di Monteciccardo dal 1909 (DS, p. 286). 14 Eduardo Bottigliero (1864-1937), sacerdote, compositore e organista napoletano (http://it.wikipedia. org/wiki/Eduardo_Bottigliero; 16 Settembre 2010, 9,35). 15 Non è chiaro a quale articolo alluda Gabucci: La cena degli apostoli di Montelabbate era già stato pubblicato sul “Bollettino diocesano” dell’Ottobre 1919, mentre il pezzo sugli affreschi di Santa Maria di Limata era apparso nel Febbraio 1920. Segnaliamo comunque che in FG 4.3, Montelabbate, è conservato un ms intitolato Trasferimento della parrocchia dal castello al Mercato di Montelabate, datato 23 Ottobre 1921. 16 Don Giovanni Betti, Cappellano di San Pietro in Rosis di Ginestreto. 17 G. MILANESE, La cappella del coro nella Basilica di Loreto dipinta dal commendator Ludovico Seitz, Bologna 1893. La cappella tedesca della Basilica di Loreto, così detta perché decorata con le offerte dei cattolici di lingua tedesca, fu affrescata da Ludovico Seitz tra il 1892 e il 1902. Gli affreschi furono però 90


inaugurati nel 1908 (http://www.santuarioloreto.it; 2 gennaio 2011, 17.10). 18 Le note su Gennaio - Marzo 1922 sono datate 31.XII.922. Don Aroldo Casoni (1868-937), canonico della Collegiata di Sant’Angelo in Lizzola dal 1916, parroco di Monteciccardo dal 1928 fino alla morte (DS, p. 542). 19 I musicanti erano soliti svegliare l’anno (e i compaesani) suonando davanti alle case (testimonianza di Nerina Gattoni Galanti e Armando Galanti, Ginestreto, raccolta nella primavera 2010). 20 Il conte Ernesto de la Ville Sur Illon (1818-1922), napoletano di origine, riposa nel cimitero di Monte Calvello; fu padre di Ferdinando (1880-1939), segretario comunale di Sant’Angelo ai primi del ‘900, con la cui famiglia Gabucci rimase sempre in contatto (FG, 1.2, Famiglia de la Ville Sur Illon). 21 Don Olindo Donati (1885-1954), arciprete di Mombaroccio dal 1913, canonico della Cattedrale dal 1952. 22 “Il monitore ecclesiastico”, periodico pubblicato a Roma, fondato nel 1873 dal cardinale Casimiro Gennari (http://it.wikipedia.org/wiki/Casimiro_Gennari; 18 Gennaio 2011, 13.55). 23 L’onorevole Campodarsego è la commedia più nota di Libero Pilotto (1854-1900), ricordato oggi forse più come padre dell’attore Camillo che come drammaturgo. La polemica tra i santangiolesi e i mombaroccesi, innescata da un articolo a firma di questi ultimi nel quale si sottolineavano le sozzonerie contenute nel testo, arrivò, come accade spesso, a toccare fatti personali dei filodrammatici coinvolti (FG 5, Teatro Perticari). 24 Don Cesare Mancini (1891-1936). Nel 1932 Mancini sarà Economo spirituale a Sant’Angelo in Lizzola, e si renderà protagonista di uno spiacevole episodio (cfr. più avanti, p. 182). 25 Sorella di don Attilio e del vescovo monsignor Luca.

91


Memorie di Montelevecchie, 1922 - 1926 (FG 4.3, Montelevecchie). Nella pagina seguente, la copertina del Taccuino Schizzi dal vero - Montelevecchie 1922, dal quale sono tratti i disegni riportati alle pagine 94-99 (Id.).

92


13 MARZO - 13 AGOSTO 1922. IL ROMANZO DI MONTELEVECCHIE

3

Cinque mesi. Cinque mesi che nell’anima del trentaquattrenne sacerdote pesano almeno quanto cinque anni. Un duro esilio, che scatena le proteste di don Giovanni e lo porta al deperimento, fino all’estrema risoluzione di partire insalutato ospite. Eppure, cinque mesi nei quali Gabucci produce forse i suoi disegni più interessanti, lasciandoci nelle Memorie di Montelevecchie una delle poche sue testimonianze organiche. Chissà, forse è proprio la finitezza del castello appollaiato sulle colline tra Marche e Romagna, dimensione certo angusta per chi del camminare ha fatto la propria storia, a favorire il concentrarsi dell’attenzione entro confini precisi; o forse è la quantità di notizie dalle quali viene assorbita, a dispetto dei malumori, la mente onnivora di Gabucci, che si lascia conquistare dalla storia e dalle leggende addormentate all’ombra della rocca malatestiana. Anche a Montelevecchie, presto divenuto Belvedere Fogliense, Gabucci tornerà spesso negli anni, mantenendo contatti con molti paesani: Mario Macchini, ufficiale postale figlio di Vittoria Branca di Sant’Angelo, resterà tra i suoi amici più cari, e così Ausilio Bernardi, fotografo poi trasferitosi a Pesaro, autore di molti degli scatti che illustrano questo capitolo1. L’esilio di Montelevecchie - Belvedere Fogliense2 e i contrasti con il vescovo monsignor Porta sono forse tra le vicende più note della vita di Giovanni Gabucci, e a noi spetta solo ricordare che negli anni Trenta a più riprese don Giovanni definirà paterni i richiami del suo Vescovo3. Dal canto suo, monsignor Porta mostra una pazienza infinita, degna della fama di sant’uomo che lo accompagna, nell’ascoltare le rimostranze di questo suo figlio, devotissimo e obbedientissimo sì ma anche decisamente insofferente. Tra lettere e Taccuini, ecco gli episodi salienti del voluminoso romanzo annunciato da Gabucci, un po’ sfrondato per ragioni di spazio ma brioso e animato come poche altre pagine scritte da don Gvan. Un’ultima raccomandazione: nella lettura delle immagini occorrerà d’ora in avanti prestare particolare attenzione ai supporti sul quale sono tracciati appunti e disegni: un vero palinsesto, dalle singolari stratificazioni. 93


D.GIO.GABUCCI - DELEGATO DA MONS VESCOVO. 1922 MARZO-AGOSTO. Non volle mai la bolla di economo, perché non volle neppure la parrocchia. Il 1° concorso (26 Marzo) andò deserto perché ad arte si erano sparse voci che la parrocchia [di Montelevecchie] sarebbe stata pel Gabucci, che da monsignor Porta era stato inviato lassù in via provvisoria. Al 2° concorso si era iscritto don Angelo Libardi, ma all’ultim’ora si ritirò perché vi era altro concorrente, don Saudelli della diocesi di Fano, ma fu impedito a venire dal suo Ill.mo ed Ecc.mo vescovo […], fratello degli avvelenatori di don Filippini4, che sarebbe stato obbligato mandare un suo suddito a Montelevecchie come in riparazione al delitto dei fratelli, e per non sembrare solidale con essi. Sui primi di Maggio accettò la parrocchia il canonico don Aroldo Casoni, ma dopo aver tergiversato per un mese […] rinunziò alla parrocchia. Il 28 Giugno accettò la parrocchia don Giuseppe Giorgi5 nativo di Gradara, ma da 18 anni cappellano a Novilara. Però sui primi di Luglio, dietro invito di monsignor vescovo, venne a veder la parrocchia don Luigi Gianotti, pesarese, parroco a Sant’Apollinare in Girifalco (Urbino). Il 15 Luglio a Fano nel convegno degli ex alunni don Giuseppe Guiducci sembrava accampare diritto alla Parrocchia di Montelevecchie, e intanto don Giovanni proseguiva a far da cireneo: ma giunto da oltre 4 mesi sul Calvario il 17 Luglio credette necessario scrivere una forte lettera a monsignor vescovo, perché prendesse una decisione ferma; e la decisione finalmente fu presa coll’inviare il 5 Agosto don Giuseppe Giorgi che provvisoriamente prese il posto da economo parroco; don Giovanni dopo cinque mesi di duro esilio, non ostante fosse mandato il 12 Marzo da monsignor Porta in via provvisoria lasciò Montelevecchie il 13 agosto 1922, riportandone in ricompensa il deperimento della salute, una spesa di 2000 lire e, quello che più importa, il sincero ringraziamento di monsignor vescovo che gli scrisse essere in lui mancanza di obbedienza... mancanza di fede... Deo Gratias!... e scusate se è poco. I documenti dei 5 mesi d’esilio sono bastanti per un voluminoso romanzo6. ADÌ 14 MARZO MILLENOVECENTOVENTIDUE. Venerucci don Ercole, rettoreparroco di Montelevecchie dal 4 Gennaio 1920. Si trovava da qualche giorno leggermente infermo per influenza. Ciò non gl’impedì di iniziare la Sacra missione il 5 corrente e di benedire solennemente la sera del giorno 8 la nuova statua della Beata Vergine di Lourdes e di celebrare anche al mattino seguente. Nel pomeriggio sentendosi forte dolore di capo si pose in letto ed il Venerdì, 10 Marzo, per dare il buon esempio

94

MEMORIE DI MONTELEVECCHIE


ai Parrocchiani Parrocchiani, come disse egli stesso, si confessò dal missionario don Luigi Zattini Parroco di Poggio (Forlì). La mattina del Sabato, al concorso dei parrocchiani venuti alla Missione, ricevette l’Eucaristia per le mani dell’altro missionario don Geremia Saporetti, arciprete di Coccolia (Forlì). Si sperava che il male cessasse; ma sopravvenuta la meningite cerebrospinale in breve perdette la conoscenza; e dopo aver ricevuta l’Estrema unzione e la Benedizione apostolica assistito dallo stesso don Saporetti, spirò jeri mattina alle ore 2. […] Questa mattina dopo la Messa della Comunione in suo suffragio, alla quale si accostarono molte persone, furono celebrate diverse messe lette, e quindi, dopo il canto dell’intero Ufficio funebre, fu celebrata la solenne di Requiem dal reverendo rettore di Montecchio don Carlo Gregori7, in mancanza del vicario di Tomba don Adolfo arciprete Molari8. Prima delle esequie il missionario Zattini disse approprio le parole, e terminate le esequie si fece il trasporto della salma al cimitero con l’intervento dei sacerdoti, confraternite, scuole, associazioni cattoliche e molto popolo. In fede ecc. sac. Giovanni Gabucci, delegato da Mons. Vescovo9. DON

GIOVANNI E MONSIGNOR

PORTA

MONTELEVECCHIE, 13 MARZO 1922. Eccellenza Reverendissima, sono giunto quassù stamattina, perché ieri sera, quando mi fu consegnata la Sua cartolina era tardi, e non mi fu possibile trovare una vettura. Al mio arrivo appresi la triste notizia della morte del carissimo rettore avvenuta alle ore 2. Domattina si faranno i funerali, e ne ho avvertito in proposito l’arciprete Molari, Vicario Foraneo di Tomba. Io resto quassù per quello che potrà occorrere, in attesa della nomina dell’Economo spirituale. A tale ufficio non potrebbe fare don G. Battista Franca che è poco lontano, oppure pregare qualcuno viciniore, o di Montegridolfo o di Meleto che aiutarono il Venerucci anche nello scorso inverno. In attesa di ordine, Le bacio il S. Anello e mi professo dell’Ecc. V. Rev.ma dev.mo ed obb.mo figlio, sac. Giovanni Gabucci10. MONTELEVECCHIE, 26 MARZO 1922. Eccellenza Reverendissima, sarò breve perché da qualche giorno ho una buona dose di febbre e stamattina non ho neppure potuto spiegare il Vangelo e temevo di non poter terminare neppure la Messa. Speravo venire a Pesaro a giorni, ma poiché ciò mi sarà impossibile Le rimetto l’avviso di concorso ed anche la bolla di economo, poiché il parroco sarà fatto certamente prima ch’io possa venir giù, ed il medesimo può pure essere economo e così regolarsi meglio. La di Lei cartolina mi ha grandemente rattristato, poiché la febbre non è fisima, io sono partito da casa mezzo ammalato e gli strapazzi e la mala vita di que95


sti giorni è stato come il cacio sui maccheroni. Non credo poi che l’Ecc.za V. vorrà rendere responsabile di eventuali conseguenze chi non ha mai accettato cariche in proposito, e neppure vorrà obbligare ad ammazzarsi un povero disgraziato che cerca di lavorare più che può nel suo ministero. Chiedendo venia Le bacio il S. Anello e Le chiedo la S. Benedizione. Dev. mo figlio, sac. Giovanni Gabucci. MONTELEVECCHIE, 7 APRILE 1922 (Cartolina postale). Eccellenza, ho ricevuto la Sua. Avevo stabilito di restare quassù fino al Mercoldì dopo Pasqua 19 corr., perché credevo esser difficile trovare fino a quel giorno un sostituto, ma se l’E. V. crede (come mi fa intendere con la Sua) che io parta prima, io sono pronto ad andarmene anche subito. Rispettosi ossequi. Dev.mo sac. Giov. Gabucci. MONTELEVECCHIE, 10 MAGGIO 1922. Eccellenza Rev.ma, il sig. Bartolucci di qui mi ha comunicato il nome del nuovo eletto, e mi ha pure pregato a nome dell’Ecc. V. di rimanere ancora quassù in sostituzione del can. Casoni, Ora perdoni Ecc.za se ardisco dirLe che nello stato attuale di cose io non mi rivolgo più a Lei, ma al nuovo eletto perché solleciti la sua venuta. Ho già scritto in proposito che io se debbo restare quassù, visto e considerato che mi occorrerebbe trovare anche da dormire, mi ci vogliono £. 15 al giorno, senza rinunziare per questo al piccolo assegno che il governo darà dalla morte del parroco alla nomina del nuovo economo-parroco. Comprenderà poi bene Ecc.za che io non posso accettare la bolla di economo, perché in tal caso il Casoni non si prenderebbe alcuna premura di venire ed io se sono tale anche civilmente sono responsabile del servizio della Chiesa. Di più non è una esagerazione chiedere 15 Lire perché se ne spendono, ed il nuovo parroco ha modo di pagarli, ed anche di rifarsi con la rendita che ha. Di più è più facile al canonico trovare chi lo sostituisca giù in città, e venire su subito che trovare uno che gli tenga il posto caldo quassù. La prego mettere anche Lei la sua parola buona al nuovo eletto perché ogni giorno che passa sono a carico del medesimo 15 lirette… Perdoni il disturbo, e mi benedica mentre con vivo affetto Le bacio il S. Anello. Dev.mo obb.mo sac. Giov. Gabucci. MONTELEVECCHIE, 3 GIUGNO 1922 - SABATO SANTO DI PENTECOSTE. Ecc.za Rev. ma, il signor Bartolucci di qui che fu oggi da Lei ebbe l’incarico dall’E. V. di parlare col canonico Casoni e poi con me perché rimanessi. Il Bartolucci non poté vedere il rinunciatario Casoni, ma fece a me l’ambasciata dell’Ecc. Vostra. Io che fino ad ora mi sono trattenuto provvisoriamen-

96


te quassù per obbedire a Lei, per non venir meno al dovere che ho Le posso dire che resterò quassù fino a che l’Ecc. za Vostra non avrà trovato il parroco (il che spero presto), il quale, più ragionevole del Casoni, vorrà accettare anche la bolla da economo e toglierà Lei e me da ogni altro pensiero. Don Franca mi disse che l’E. V. aveva ordinato la bolla di economo per lui: in caso fosse vero, e che la bolla sia stata già firmata, io non voglio usurpare i diritti d’alcuno, e quindi sono pronto ad andarmene subito; senza però rinunciare a ciò che mi spetta dal Governo per l’ante placet. Ma se l’Ecc.za Vostra non ha fatto tale bolla, io, unicamente per non fare un torto a Lei, resterò come dissi prima fino a che il nuovo parroco sarà nominato anche Economo e verrà a sostituirmi. Domani c’è il pellegrinaggio di Montelevecchie a Montegridolfo, io pregherò e farò pregare perché il Signore conceda un santo parroco a questa povera parrocchia. Spero presto venire a Pesaro, intanto, senza un ordine Suo non mi muovo; ma se l’Ecc.za V. ha nominato il Franca, La prego ad informarmi perché io gli possa dare la consegna. Perdoni se l’annoio con la speranza che trovi presto un santo parroco, Le bacio il S. Anello e Le chiedo l’Apostolica benedizione. Dell’Ecc.za Rev.ma obb.mo e dev.mo figlio sac. Giovanni Gabucci. P.S. Perdoni Ecc.za: ma se non avesse alcun altro, non potrebbe prendere informazioni e chiamare don Angelo Libardo, quello che aveva anche intenzione di concorrere? Ossequi. MONTELEVECCHIE, 6 GIUGNO 1922. Ecc.za Rev.ma, questa mattina mi si è presentata una signora di Mercatale la quale mi ha detto di trovarsi impossessata dagli spiriti, e mi ha scongiurato ad esorcizzarla. Io sapendo bene che tali benedizioni sono riservatissime ai Vescovi, non ho creduto poterla accontentare; prego quindi l’Ecc.za Vostra Rev.ma a indicarmi come devo contenermi in proposito, poiché la stessa signora dice che tornerebbe quaggiù qualora Lei desse il permesso di esorcizzarla. Io però dubito che Messer Belzebù abbia volontà di ubbidire, ed inoltre non Le posso accertare se tale Signora sia veramente impossessata da Lui, perché non la conosco. In attesa di un suo gradito riscontro Le bacio il S. Anello e La prego a benedirmi. Dev.mo ed umile figlio sac. Giov.Gabucci. P.S. Il Parroco è stato fatto?... MONTELEVECCHIE, 13 GIUGNO 1922. Ecc.za Rev.ma, sono tre mesi oggi che io provvisoriamente sono quassù; ma il peggio si è che già comincio a risentirmi delle fatiche superiori alle mie forze. Da qualche giorno non mi sento troppo bene e passo la giornata quasi sempre sul letto; per

97


fortuna non ci sono ammalati da visitare altrimenti non saprei come fare. Inoltre è urgentissimo che il parroco venga subito per molte ragioni fra le quali c’è l’affare dell’Esattore che a giorni viene a sequestrare i beni della Confraternita perché non sono state pagate le tasse (circa 250 lire), poi c’è l’affare della Prima comunione, sono più di sessanta ragazzi che aspettano di poterla fare bene.. Io non mi metto a fare la dottrina perché da solo non ci riesco e se chiamo l’ajuto non ho modo di compensarlo come si deve e la popolazione sa cosa dice? La religione la buttano giù loro. Riguardo al Casoni, parce sepulto,, io scommetterei che la lettera minatoria è stata fabbricata in sua casa per avere una scusa per rinunciare. Se vedo che il mio malessere cresce quassù dove non ho più nulla e nessuno che mi possa curare, sono costretto di partire insalutato ospite e lasciare la parrocchia senza sacerdote. Possibile poi che a Pesaro non ci sia qualche altro che venga almeno provvisoriamente come ci sono io da tre mesi rimettendoci di coscienza, di salute e di tasca? Perdoni il disturbo, e in attesa di una notizia sollecita e buona Le bacio il S.Anello e La prego a benedirmi. Dev.mo ed obb. figlio D GiovGabucci. MONTELEVECCHIE, 21 GIUGNO 192211. Ecc.za Rev.ma, Le rimetto l’unito avviso perché provveda in proposito, come pure La prego indicarmi a chi devo consegnare la chiave di casa, perché avendo da qualche giorno un terribile male di capo che non accenna a calmare sarò costretto a lasciare la chiesa e canonica nel dominio dei topi che, d’accordo con qualche secolare diventato cattolico per la circostanza, cercano di rovinare tutto a loro uso e consumo. In attesa di una gentile risposta, richiesta anche una settimana fa, Le bacio il S. Anello. Dev.mo ed obb. Figlio. MONTELEVECCHIE, 29 GIUGNO 1922. Ecc.za Rev.ma, sono oltremodo lieto che finalmente l’E.V. ha potuto trovare il Parroco per quassù. Deo Gratias. Io scrivo subito a Giorgi in proposito. Riguardo al prendere il suo posto a Novilara, non m’oppongo: ma neppure dico d’accettare così su due piedi, perché prima voglio vedere come stanno le cose. L’arciprete di Mondaino mi ha scritto gentilmente una cartolina telegrafico-imperativa, ed ha promesso al sagrestano di ajutarmi, ma di fatto in quattro mesi che sono qui, non è mai venuto a Montelevecchie. La mia decisione è quella presa fin dal primo giorno e che ebbe la conferma dall’esperienza, che cioè la parrocchia per me non è adatta né moralmente né finanziariamente e neppure fisicamente. Io mi sento molto male da qualche tempo e sono costretto a passare quasi sempre la giornata a letto, e devo anche andare a letto senza cena perché non mi va. Veda quindi che anche il mio fisico non è robusto come scioccamente credono gli altri, e

98


quindi anch’io ho bisogno un po’ di rifarmi, altrimenti più si va avanti e peggio è. Spero quindi che Giorgi venga presto a sostituirmi, mentre con tutto il rispetto Le bacio il S. Anello. Dev.mo ed obb. figlio sac. GiovGabucci. MONTELEVECCHIE, 18 LUGLIO 1922. Ecc.ma Rev.ma, finalmente ho aperto gli occhi e mi sono convinto che anche l’E.V. si è messo d’accordo cogli altri per prendermi in giro, perché dopo di avermi scritto fin dal 28 scorso Giugno che Giorgi sarebbe venuto a Montelevecchie, e dopo di avermi egli stesso scritto di essere a disposizione dei superiori, i superiori non si prendono alcuna cura né di mandarlo, né di fargli la bolla da economo e da parroco, quella stessa bolla che con tanta fretta avevano spedito a me che non la volevo né potevo prendere, ma che non fu fatta dopo oltre 15 giorni a chi aveva già accettato. Dico non fu fatta, e sono certo di non sbagliare perché anche Martedì scorso si parlò a Fano di ciò, e si disse che neppur Giorgi viene più. Io intanto quassù devo spendere imprecisamente [tra quelli che ho speso, e quelli che devo pagare per la dozzena sono più di 1.000 (mille) lire]12 e continuamente con la certezza poi di essere trattato a Montelabbate dove io ho sostenbuto per 4 anni fatiche e spese e gli altri si sono… ingrassati senza che i Superiori abbiano sentito il dovere di metterli a posto e di compiere un atto di giustizia. Sono venuto due volte a Pesaro e mi si promise… sempre. Ho speso per la posta e qualche volta mi si rispose con promesse… adesso poi non si sa più nulla da nessuna parte né da Giorgi, né da Cecchini né… da altri. Ebbene, io credevo di aver già fatto qui più di quello che dovevo, e quindi, senza rinunciare al diritto di esser rifatto di tutte le spese, e per non essere più di seccatura all’Ecc.za Vostra, nella prossima settimana io lascerò la parrocchia per chi deve prenderla. Intanto quassù è un lamento generale e continuo perché bisogna cominciare la dottrina della comunione, bisogna sistemare le confraternite che dall’esattore sono state minacciate di sequestro (se non è già fatto), bisogna essere anche un po’ umani per quel Stivale che da oltre quattro mesi spende non meno di 12 lire al giorno per tenere il pasto caldo ai… più birbi. Perdoni questo risentimento necessario, vi ponga riparo e mi benedica. Dev.mo ed obb. figlio sac. GiovGabucci. P.S. Le faccio noto che il 7 Agosto c’è la festa del Titolare13 che si celebra con qualche solennità e per la quale io non posso pensare nulla onde ho stabilito giustamente di partirmene la prossima settimana.

99


Nominato parroco alla fine di Giugno 1922, don Icaro Giuseppe Giorgi prese ufficialmente possesso della parrocchia solo l’8 Dicembre, festa dell’Immacolata. Anche in questa giornata, certo davvero ricordativa per il paese intero, don Giovanni non potè esimersi dal portare il proprio contributo, dipingendo il sipario del ricreatorio parrocchiale (Ioannis pictor, si firma per l’occasione), e tenendo una delle sue ormai rinomate conferenze a proiezioni. Il giorno dell’Immacolata fu pel paese ricordativo, perché prese solennemente il possesso della Parrocchia il nuovo rettore don Giuseppe Giorgi. Al mattino vi fu la Comunione generale e la Messa in Musica. Nel pomeriggio dopo la funzione del possesso, conferito al Giorgi dal reverendissimo abate di Candelara don Attilio Piergiovanni, delegato da mons. Vescovo vi fu nella sala parrocchiale una conferenza a proiezioni illustrante Pesaro e i suoi dintorni, conferenza tenuta dal reverendo don Giovanni Gabucci il quale ci fece passare un’ora di vero piacere illustrandoci le nostre migliori bellezze. Poscia ebbe luogo l’inaugurazione del ricreatorio dell’Immacolata con annesso teatrino costruito a cura del nuovo rettore ed abbellito con decorazioni dello stesso Gabucci il quale nel sipario ha bene riprodotta la torre di Montelevecchie secondo un disegno del 1867, già del cavalier Carlo Cinelli. Il nuovo Rettore che incomincia il suo ministero con un’opera santamente educatrice riscosse meritatamente il plauso dell’intera popolazione e degli amici14. Nell’estate 1925 don Giovanni torna a Montelevecchie, anzi, a Belvedere Fogliense, in occasione della visita di monsignor Porta, giunto a Rio Salso (frazione del Comune di Tavullia, ai piedi di Belvedere) per l’inaugurazione della nuova chiesa di Sant’Agnese. La presenza del Vescovo consente in quel 22 Luglio dell’anno santo 1925 di effettuare una nuova ricognizione della salma del beato Ugolino Malatesta delle Camminate, evento al quale Gabucci prende parte, e che registra con dovizia di dettagli - e di cimeli. Il Taccuino dedicato al beato Ugolino, uno dei più interessanti dell’intero Fondo Gabucci, contiene infatti, oltre alla trascrizione del Verbale di ricognizione e a numerosi schizzi, anche alcuni frammenti di tela di cotone bianca e di ceralacca, forse le fetuccie che fasciavano la cassa15.

100


MONSIGNOR BONAVENTURA PORTA Originario del borgo rodigino di Massa superiore, monsignor Bonaventura Porta (1886-1953) resse la diocesi di Pesaro dal Dicembre del 1917 al 1952, incarnando nei difficili anni delle due guerre l’apostolato della carità cristiana. Nato da famiglia povera, dove massiccia fu la presenza di vocazioni (altri due maschi sacerdoti, Secondo e Aser oltre a Bonaventura, e due femmine suore di clausura, Suor Eletta e Suor Ernesta), sin dagli anni giovanili Porta si distinse per la sua umiltà, oltre che per la sua intelligenza. Colto, dotato di capacità artistiche (decorerà tra l’altro la cappella dell’episcopio pesarese), monsignor Porta fu nominato nel 1913 vicario generale e rettore del seminario diocesano di Città di Castello. Appena consacrato vescovo di Pesaro imprime al proprio mandato il segno della povertà evangelica: dona ai bisognosi la legna riservata al palazzo vescovile, del quale sceglie di occupare solo due stanze, impartisce lezioni gratuite di filosofia. Durante le visite pastorali impone alle parrocchie pasti frugali: un piatto di minestra e una tazza di acqua calda. Ormai anziano, Porta chiese l’esonero dalla carica di vescovo; nell’accogliere il suo successore Luigi Carlo Borromeo dirà di esser lieto di considerarsi d’ora in poi il nonno dei suoi fedeli. Da molti venerato al pari di un santo (c’è chi chiede la sua beatificazione), Porta trascorse gli ultimi anni in totale povertà e preghiera: ai pesaresi è ancor oggi familiare la sua figura curva, sotto il gran mantello nero estremamente liso, in giro per la città, rasente ai muri delle case, come per non disturbare16. In alto: un ritratto di monsignor Bonaventura Porta dalla cartolina ricordo realizzata in occasione del cinquantesimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale (FG 2.1); in basso, il frontespizio e una pagina di A. Bortolotto, Ius Canonicum, 1888, decorato dallo stesso Vescovo (AdP, Bonaventura Porta). Nella pagina precedente, in alto: Rocca di Montelevecchie, da un disegno del prof. Gironi. Originale presso di me e dell’abate D’Angeli di Pesaro.Telone del teatrino parrocchiale eseguito da me nel 1922. Sac. Giovanni Gabucci (fotografia Ausilio Bernardi, Pesaro, Giugno 1930; FG 4.3, Montelevecchie, Teatrino); in basso: Montelevecchie - Belvedere, cartolina inviata da don Giovanni alla sorella Angelina, datata 12 Maggio 1925 (FG 8.1).

101


19 LUGLIO 1925. Nel Nome Santo di Dio - Così sia. Parrocchia di San Donato di Montelevecchie (Belvedere Fogliense). Sua Ecc.za Rev.ma monsignor Bonaventura Porta, il giorno 19 Luglio 1925 (Domenica), trovandosi qui per la benedizione della nuova chiesa di Sant’Agnese posta in Rio Salso; dietro istanza di don Giuseppe Giorgi, rettore di questa parrocchia, permetteva che venisse demolito un muro in folio dalla parte del corridoio comunicante tra la casa parrocchiale e la sagrestia, ove si sapeva esistere una cassa di legno con un corpo ritenuto del Beato Ugolino Malatesta delle Camminate di cui v’è cenno nel Codice 320 della Biblioteca Oliveriana (Fabbri - Delle chiese pesaresi e nella Storia della chiesa pesarese del canonico Ortolani), oltre la descrizione che si trova nell’archivio parrocchiale in occasione della Sacra Visita fatta il 3 Settembre 1845 da monsignor Canali Vescovo di Pesaro. Aperto il muro, monsignor Vescovo Porta constatò l’esistenza della cassa di legno, fasciata con fettucce bianche e sopra un bastone di olmo. […] I sigilli però erano stati già manomessi nel 1867, in occasione della ricostruzione della chiesa, quando nel 1867 i muratori tolta la cassa dal muro la aprirono ed il rettore d’allora la fece riporre nello stesso luogo senza alcuna ricognizione. […] Il Mercoledì seguente. Giorno 22 dello stesso mese di Luglio, alle ore 10 antimeridiane, alla presenza del reverendissimo can. Enrico Sarti, delegato da mons. Vescovo, del sig. Mario Macchini consigliere del Comune di Tomba, dei testimoni reverendissimi don Ciro Maggioli, canonico della cattedrale di Pesaro e don Luigi D’Angeli abate parroco di San Michele Arcangelo e Giuseppe di Pesaro, il signor Marchetti Orilio coadiuvato dal rettore don Giuseppe Giorgi e dal sottoscritto don Giovanni Gabucci completarono l’apertura del muro per poter estrarre la cassa. Così fatto i sacerdoti Giorgi e Gabucci estrassero la cassa e la trasportarono senza alcuna lesione nel mezzo della Chiesa già piena di popolo, e tosto, alla presenza di tutti fu aperta la cassa. […] Fra le ossa si trovano brandelli di seta rossiccia... la parte inferiore è ricoperta in parte di un drappo tessuto a due colori (bianco e caffè) con disegni vari, in pessimo stato.

Gabucci si occuperà ancora del Beato Ugolino negli anni Quaranta: del 1942 è la costituzione di un Comitato per le onoranze Ugolino Malatesta delle Camminate, presieduto da Mario Macchini, a nome del quale don Giovanni scrive al duce per presentargli la figura del beato, una briciola di storia locale che si collega alla forte gente della vostra Romagna e all’antico Castello delle Camminate, luogo a voi tanto caro per i vostri necessari riposi17. Tra il 1943 e il 1944, infine, alcune lettere indirizzate a mons. Porta e a don Giorgi parlano di una nuova urna in cui sistemare i resti mortali del Beato Ugolino18.

102


L’interno del Taccuino Montelevecchie - il Beato Ugolino Malatesta delle Camminate, 1930 (FG 4.3, Montelevecchie). A pagina 105: La Batoca e Pian Pian (le due immagini si riferiscono ai primi anni del ‘900; riproduzioni, raccolta don Orlando Bartolucci, Montecchio - Sant’Angelo in Lizzola).

103


NOTE

1 A proposito di fotografie, non risulta che Gabucci possedesse una macchina fotografica, ma vale la pena ricordare che Vera Generali (1921-2009), da sempre residente a Belvedere, ci raccontava nell’estate del 2005 di averlo visto affacciato da una delle finestre dalla casa del notajo Olmeda intento a immortalare la chiesa di San Donato. Nazzareno Olmeda (1879-1932), notaio di Montelevecchie con studio a Sant’Angelo in Lizzola e all’epoca preside della Provincia, ricorre spesso nelle Memorie di Gabucci: in attesa di futuri sviluppi di un lavoro su Belvedere Fogliense/Montelevecchie segnaliamo qui che tra Gabucci e Olmeda vi fu una polemica riguardante la riproduzione della rocca di Montelevecchie dipinta da Gabucci nel sipario del ricreatorio parrocchiale (cfr. FG 4.3, Montelevecchie). Riguardo ai disegni di Gabucci cogliamo qui l’occasione per segnalare che le copie di molti di essi sono state raccolte in dispense da Carlo Stramigioli Ciacchi (Archivio Stramigioli, AdP). 2 Montelevecchie, frazione di Tomba (oggi Tavullia) mutò il nome in Belvedere Fogliense con Regio Decreto n. 609 del 17 aprile 1922 (Archivio storico Comune di Tavullia, Deliberazioni). La decisione fu sollecitata dagli stessi abitanti del paese che oggi rimpiangono forse la scelta dei loro bisnonni. Nome di Montelevecchie. Dicesi provenga dal fatto che la rocca di proprietà dei Malatesta di Rimini fosse la villeggiatura preferita di due vecchie dell’istessa famiglia; di qui il nome di Monte delle Vecchie, e più brevemente: Montelevecchie (notajo Nazzareno Olmeda) (FG 4.3, Memorie di Montelevecchie). A tutt’oggi non vi sono notizie certe sull’etimologia del nome Montelevecchie, è certo che il toponimo è attestato dal 1228. 3 Gabucci a monsignor Porta, lettera del 19 Maggio 1933 e a don Pietro Gaudenzi, lettera del 25 febbraio 1938 (FG 1.2, Monsignor Porta). 4 Don Angelo Filippini (1868-1918), rettore della parrocchia di San Donato dal 1903. Morì improvvisamente a Montefiore il 20 Maggio 1918, non senza sospetto d’avvelenamento per parte dei fratelli […]. La salma del rettore Filippini fu riportata a Montelevecchie il < > Giugno 1928 e fu tumulata in uno dei nuovi tombini dopo esser stata benedetta solennemente da mons. Vescovo Porta il 14 X 28, in Sacra Visita (Memorie di Montelevecchie, cit., pp. 72 - 79). 5 Don Icaro Giuseppe Giorgi (1879-1903) fu ordinato sacerdote il 29 settembre 1903, insieme con don Ciro Scarlatti (DS, p. 465) e restò parroco di Belvedere fino al 1955. Fu nominato Parroco di Montelevecchie il 27 Giugno 1922; ma poiché urgeva mandarlo subito sul posto la bolla fu ritardata fino al 24 Luglio in modo che egli non poté venire prima del 5 Agosto. Il 7 celebrò la festa di San Donato, ed i parroci viciniori (eccetto Montegridolfo) diedero questo grande ajuto: Colucci di Meleto col non intervenire e Pedretti di Mondaino con lo scendere sul suo asino solo all’ora di pranzo (Prosit!...) (FG 4.3, Montelevecchie, Parroci). 6 Id., pp. 84 e segg. Molto tempo sarà necessario per lenire la ferita dei cinque mesi di Montelevecchie se, ancora nel 1926, Gabucci lasciava in uno dei Libro dei Battesimi della parrocchia di San Donato un Promemoria nel quale sintetizzava l’iter dell’assegnazione della parrocchia, rimarcando l’invio da parte del vescovo di una forte e non meritata lettera di rimprovero. N.B. Il foglio dei Battesimi (libro F pag. 201-202) ov’era inserita la suddetta nota Pro Memoria fu fatto strappare il 13 settembre 1925 da mons. Vescovo Porta dal convisitatore canonico Sarti don Enrico in omaggio alla verità!... ed il rettore Giorgi incollandovi un nuovo foglio vi dovette trascrivere il battesimo di Morotti Dina da me già fatto e registrato nella stessa pag. 201 prima della Memoria già notata. Grazie. Sac. Giov. Gabucci, M.levecchie 6 Luglio 1926 (FG 4.3, Memorie di Montelevecchie, cit., Promemoria inserito dopo la p. 86). 7 Don Carlo Gregori (1863-1932) zio di don Ciro Scarlatti (DS, p. 291), fu per oltre quarant’anni parroco di Montecchio (frazione di Sant’Angelo in Lizzola). 8 Don Adolfo Molari (1869-1943), arciprete della parrocchia di San Michele di Tomba. 9 FG 4.3, Memorie di Montelevecchie, cit. pp. 80-83. La voce popolare non manca di sottolineare che don Ercole muore dopo aver manifestato l’intenzione di sostituire la statua della Madonna della Misericordia con un’effigie della Madonna di Lourdes, perché l’immagine era considerata indegna di stare in chiesa per le sue fattezze. Non la poté sostituire perché morì. Commento della gente: lui voleva togliere la Madonna e la Madonna ha tolto lui (Belvedere Fogliense, Cronicon, citato da don ORLANDO BARTOLUCCI in Montecchio, un paese, un popolo, una storia, 1999). 10 Cfr. nota 3. 11 Prima del testo della lettera Gabucci aggiunge: arrivato ieri sera ma spedito dal 12.

104


12

La parentesi quadra è dello stesso Gabucci. San Donato (morto in Arezzo nel 362), patrono di Arezzo, città nella cui Cattedrale è conservato il suo corpo. 14 “L’Idea”, 15 Dicembre 1922. Al teatrino di Montelevecchie Gabucci dedica un fascicoletto, riportandone anche le misure (FG 4.3, Montelevecchie, Teatrino). Ioannis pictor si firma scherzosamente Gabucci in una lettera indirizzata a don Icaro Giuseppe Giorgi, datata 1° Febbraio 1923 (FG 1.2, G - Miscellanea) 15 Il Taccuino è datato in copertina Sant’Angelo in Lizzola 1930 (FG 4.3, Montelevecchie) 16 Le notizie su monsignor Porta sono tratte da http://www.comune.castelmassa.ro.it/index.php?sid= 467f862d2de65c9d33cc3885e7b60155&id_sezione=439 (19 Gennaio 2011, 10) e M.T. Badioli - P. Manzetti, Profilo di un vescovo: Bonaventura Porta, in “Lo specchio”, Luglio-Agosto 2000. 17 Gabucci, minuta di una lettera a Benito Mussolini, s.d. (Ibidem). Il 24 settembre 1942 Mario Macchini risponde a Gabucci: abbiamo avuto la certezza che il Duce ha ricevuto il memoriale riguardante il Beato Ugolino delle Caminate [sic]. Il giorno 5 corrente, il suo segretario particolare ha inviato a questo Presidente del Comitato per le onoranze al Beato Ugolino Malatesta delle Caminate la seguente lettera: “Il Duce ha gradito l’atto di omaggio”. Per avere il segretario particolare scritto così bisogna che il Duce abbia letto tutto il carteggio. Adesso non è il momento di sperare a nulla, ma in tempi più calmi, che ci auguriamo prossimi, se ciò lo interesserà, potrebbe darsi di ricevere la sorpresa di una sua visita. Che ne pensate? Saluti da tutti i paesani e speciali dal Prete e da noi e famiglia. 18 Gabucci a don Icaro Giorgi, 1943 e a monsignor Porta, 10 Maggio 1944 (G - Miscellanea, cit. e Monsignor Porta, cit.). 13

105


Sopra: Gruppo eseguito al Farneto l’11 Novembre. Eccezionalmente don Giovanni non annota altro riguardo a questa bella fotografia probabilmente databile ai primissimi anni del ‘900. In primo piano: Punti e virgole, 1921 (FG 4.3, Farneto). A pagina 108, in alto: un ritratto di don Ciro Scarlatti dal ricordino funebre (AdP); in basso: il frontespizio della raccolta di poesie di don Ciro annotata da Gabucci (FG 4.3, Farneto, Don Ciro Scarlatti). A pagina 110: Farneto dal quadro di Sant’Antonio da Padova, 19 Settembre 1923 (FG 4.3, Farneto). A pagina 111: Campanone, Montegaudio, 9 Settembre 1923 (FG 4.3, Montegaudio).

106


DALLA VOCE DEI VECCHI, 1923 - 1925

4

29 OTTOBRE 1922. Benito Mussolini, dopo la marcia su Roma, riceve dal re l’incarico di formare il nuovo governo. Nemmeno un mese prima, il I° ottobre, a Pesaro le diciannove sezioni del Partito Nazionale Fascista si erano riunite per la prima volta a congresso1. Il sempre più infuocato clima politico non muta le abitudini di don Giovanni, in moto senza sosta tra le sue colline. Nel tempo si precisano però alcune direttrici, alcune traiettorie più rilevanti: punto di partenza è sempre casa nostra, Sant’Angelo in Lizzola, dove don Giovanni è dapprima cappellano poi vice parroco2. Si intensificano per esempio negli scritti le tracce della frequentazione con Emilia Monti Mazzucato, che raduna i sacerdoti dei dintorni per le celebrazioni nella cappella annessa alla sua villa al confine tra Ginestreto, Sant’Angelo e Monteciccardo, ed è datato 1924 il libro nel quale don Giovanni comincia a raccogliere e ad annotare le poesie di don Ciro Scarlatti alias Sferza, suo amico e parroco per circa trent’anni del Farneto, il borgo sulle colline dirimpetto al Monte Calvello. Tra le postille di Gabucci leggiamo: nel [1923-24?] il canonico don Vitale Zazzeri, Priore della Collegiata di Sant’Angelo in Lizzola, propose a monsignor vescovo di fare canonici don Carlo Gregori, rettore di Montecchio, don Giuseppe Marcelli, pievano di Montegaudio, don Adamo Nobili, rettore di Monte Santa Maria, don Giovanni Gabucci, cappellano di Sant’Angelo in Lizzola; ma nessuno accettò, escluso il Gregori. Allora il Priore offrì il canonicato a don Nazzareno Angelini, rettore di Montelabbate, a don Giovanni Betti cappellano di Ginestreto e a don Giuseppe Costantini di Monteciccardo, ma anch’essi rifiutarono. Il Gregori ebbe l’investitura da monsignor Vescovo Porta, venuto a Sant’Angelo in sacra visita, il 20 settembre 19253. Tredici anni dopo Gabucci rifiuterà anche la nomina di canonico della Cattedrale di Pesaro. Il ricercatore Gabucci intanto ascolta dalla voce dei vecchi, e dall’archivio parrocchiale di Farneto trae materiale per il suo primo articolo pubblicato su “Studia Picena”, la rivista del Seminario di Fano (Le curiosità di un Libro di Battesimi4). A Pesaro continua il lavoro nella Biblioteca del Seminario, cui si aggiungerà dal 1934 il riordino dell’Archivio capitolare: frutto di questa immersione nei documenti diocesani sono le quattro Briciole dedicate ad argomenti pesaresi5. Del 1924 è, infine, anche la nomina a Socio corrispondente della Deputazione di Storia Patria per le Marche6. Sul finire dell’Estate del 1925 Gabucci si ammala gravemente di tifo: si ristabilirà nel novembre dello stesso anno. 107


DON CIRO SCARLATTI (1880-1960) Potrei chiamarmi anarchico,/ se una severa critica/ non desse a questo termine/ un senso di politica; […] ma in senso etimologico/ - come si usava un dì -/ io fui per mezzo secolo/ un su per giù così. […] Non aspirai a cariche/ amai esser negletto,/ amavo star con gli umili,/ lottai contro il prefetto. […] Per essere più libero/ e non aver più guai/ fuggii al confin di diocesi,/ ed ivi mi fermai (1930). […] El su nom sarìa don Ciro,/ mo i compagn i l’dic: don Giro (1943). […] Non sono di quegli esseri/ che aspirano agli onori/ quelli che questi cercano/ stan presso i superiori)/. Più che gli onori e gli oneri/ amai la libertà/ lontano dai mefitici/ intrighi di città (1953)7. La figura di don Ciro Scarlatti è per certi versi speculare a quella di Gabucci: entrambi amano la libertà più di ogni altra cosa: don Ciro la cerca nella natura, nel suo capanno di caccia (santuario, dirà allegramente, senza irriverenza), Gabucci tra le pagine ingiallite e le vite degli uomini illustri; entrambi possono contare su una mente assai lucida e su una favella altrettanto pronta, forse troppo. Entrambi, chissà se davvero per scelta, si tengono un po’ ai margini dell’ambiente curiale. Parroco di San Martino del Farneto dal 1917 al 1942, don Ciro diede grande impulso alla vita sociale della sua comunità, potenziando l’attività delle associazioni cattoliche fondate dal precedente parroco don Antonio Barbieri, e promuovendo l’istituzione di analoghe realtà in altri paesi dei dintorni, tra i quali la Mutua bestiame a Montelabbate e la Cassa Rurale di Montegaudio. A don Ciro si deve nel 1934 la costruzione del nuovo campanile di Farneto, che ancora oggi svetta allegramente sul paese. Anche di don Ciro si ricorda il grande successo come predicatore, e anche don Ciro, come don Giovanni, si avviò al sacerdozio seguendo le orme di uno zio, don Carlo Gregori. Nel 1942 lascerà San Martino del Farneto, spinto dai dissapori con alcuni parrocchiani (decisione della quale poi si pentirà), diventando parroco di Serra di Genga8. Il librone con le sue pagine ricopiate nella grafia che don Giovanni riserva alle occasioni speciali, rifinite con disegni di bell’ornato e chiosate minuziosamente, testimonia l’amicizia che legò i due, insieme ai disegni e ai Taccuini dedicati al Farneto da Gabucci fino al 1946. 108


1923

13 SETTEMBRE 1923, GIOVEDÌ9. Non avendo mai scritto le vicende passate dalla partenza di Montelevecchie (13 Marzo 1922) al mio ritorno a Sant’ Angelo (14 Agosto 1922) sono stato trascurato nel non notare anche gli avvenimenti susseguenti che segnerò se potrò. Riprendo quest’oggi il mio diario causa un avvenimento importante nella cronaca religiosa della nostra Diocesi, cioè la posa della prima pietra per la chiesa della Chiusa.

MONTELABBATE, TRIDUO EUCARISTICO - CHIUSA, IA PIETRA

A Montelabbate per cantare la Messa funebre per gli associati alla Pia Unione del Sacro Cuore - di lì con Bonetti, capomastro, nel piano di Ginestreto, a piedi le coste10 ove monsignor Vescovo viene a porre la prima pietra per la nuova parrocchia di San Fabiano trasferita dalla Valle di Ginestreto a Santa Maria Limata con decreto vescovile del < > e reale del < >, monsignor Bonaventura Porta assistito dai canonici Sarti e Scaramucci fa la funzione pontificale (con mitra e piviale) e nella pietra arenaria del Furlo (kg 50) viene rinchiuso un tubo di latta con una pergamena dettata da monsignor Bracci e firmata da monsignor Vescovo, dal sindaco di Ginestreto signor Mario Mancini, dal rettore don Ercole Barbanti e dagli ingegneri Pantanelli. L’epigrafe diceva <...>. Sulla lastrina di marmo che chiudeva l’incavo della pietra era incisa la data 13 Settembre 1923. Parteciparono alla funzione oltre i due canonici e il rettore Barbanti anche il canonico Betti don Guglielmo arciprete di Ginestreto11, col cappellano don Giovanni Betti; e il Priore di Sant’Angelo Zazzeri don Vitale e il suo cappellano don Giovanni Gabucci. Assistettero pure oltre al sindaco Mancini l’assessore Ranocchi Giuseppe, il segretario Cima [?], i capimastri e un centinaio di persone. Se la funzione fosse stata pubblicata ci sarebbe stata moltissima gente, che mancò anche trattandosi di un giorno feriale. Dopo la funzione monsignor Vescovo disse brevi e semplici parole al popolo. Fu servito quindi un rinfresco nella casa del falegname Gilberto Betti.

TRASPORTO VERGILI

Nel pomeriggio a Sant’Angelo trasporto diretto del muratore Vincenzo Vergili morto jeri sera alle 5 ½ con Penitenza, Olio santo, Benedizione apostolica e assistenza.

DOMENICA 16. Chiusura del Triduo eucaristico e solenne festa del SanFESTA MONTELABBATE tissimo Crocifisso. Impedito per le funzioni di andare al mattino andai nel pomeriggio per la processione col Santissimo Crocifisso che portai sempre io. La processione fra due fitte ali di popolo rispettoso si portò fino alle fornaci. Nel ritorno sulla porta della chiesa padre Nazzareno da Piobbico, predicatore del Triduo fece un breve ma sentito discorso, poi il celebrante priore Zazzeri benedì il paese coll’immagine taumaturga. In chiesa Benedizione eucaristica. Musica don Antonio Ugolini e la Scola di Montelabbate. Quindi servizio in piazza del Concerto, globo aerostatico e fuochi che però riuscirono meglio a Monte Gaudio (campanone) la Domenica precedente, festa della Madonna della Neve12. Dopo i fuochi conferenza a proiezioni su Pesaro e dintorni. Data la mancanza di lastre dovetti rimediare con due schizzi per Montelabbate, fatti in fretta questa 109


mattina. Non vi era, specie in principio, molta gente ma però vi erano i più illustri13 di Montelabbate e Sant’Angelo. Tornai a casa coll’automobile di Pallucchini che aveva portato giù alcuni santangiolesi. Nel ritorno eravamo ventitre; si stava quindi abbastanza caldi. LUNEDÌ 17. Nel pomeriggio vado al Farneto per sostituire il rettore Scarlatti già partito per alcuni giorni per San Lorenzo in Cerquetobono da don Luigi Mariotti14. Nei giorni successivi faccio le ricerche nell’archivio, in chiesa (copio il Farneto nel 1665 dal quadro di Sant’ Antonio15) e dalla voce dei vecchi.

AL FARNETO

GIOVEDÌ 20. Ritorna don Ciro accompagnato da don Luigi Mariotti che mi regala la cartolina con la riproduzione dell’affresco del Santissimo Crocefisso scoperto nel 1888 e m’invita ad andare a decorare, quando l’avrà ripulita, una nicchietta gotica nella sua chiesa. VENERDÌ 21. Nel pomeriggio ritorno a Sant’Angelo. Nella chiesa della Scuola triduo al Crocefisso per la Marietta Del Vedovo ammalata […].

RITORNO

SABATO 22. A Montelabbate vado a prendere la lampada per le proiezioni. E ci guadagno un bel raffreddore. Festa a Ginestreto per la nuova campana. DOMENICA 23. Festa di San Letanzio a Ginestreto. Va il Priore. Mi tocca binare e fare il discorso alla santa Messa. Ritorna rifusa la campana della Messa, lavoro dei De Poli di Vittorio Veneto, benedetto ai Cappuccini la settimana scorsa, 18 Martedì, da monsignor vescovo Porta insieme alle campane di San Giorgio ordinate da don Giovan Battista Franca a Brighenti di Bologna. A Pesaro processione di San Terenzio questa sera. Sorte di nuovo “L’Idea” che aveva sospeso le sue pubblicazioni per le imposizioni dei novi domitiatores. MERCOLEDÌ 26. Vien su Ceccarini a fare gli esercizi ai bambini della Prima Comunione di Montegaudio che sarà il giorno di San Michele. SABATO 29. Festa di San Michele a Montegaudio con la Prima Comunione fatta dal Ceccarini. Bel pensiero il fervorino di ringraziamento col far recitar loro il Pater Noster che è la preghiera di Gesù e che contiene tutto ciò che si deve sperare di ottenere da Dio. Dopo la benedizione, Ceccarini fa le proiezioni. DOMENICA 30. Inaugurazione bandiera società operaia femminile. Dopo la Messa delle 11. Benedizione solenne della bandiera (madrina contessina Costanza Perticari) e splendido discorso del priore Zazzeri. Ter110

INAUGURAZIONE BANDIERA


mina la funzione con la Benedizione eucaristica. Al pomeriggio (v. manifesto) ricevimento della Società - corteo - inaugurazione al teatro - concerto - lotteria - conferenza nella sala comunale su Pesaro e dintorni. Piacque assai - però non era stata preparata a tempo la macchina e lo schermo, onde le proiezioni uscivano fuori dalla tela. La società femminile cattolica di Montelabbate non venne per picca della presidente che non volle venire perché c’era l’altra società femminile di Montelabbate - la neutra - Gigino Scagnetti ha fatto la fotografia. OTTOBRE

MARTEDÌ 2. Viene Spinaci Eutizio di Mombaroccio a metter su la nuova campana16. Scagnetti fa la fotografia. MERCOLEDÌ 3. Dall’Arzilla mi fermo a Ginestreto a fare il trono [?] pel vescovo per la seconda Domenica. DOMENICA 7. FESTA DEL ROSARIO17. Essendo priore dell’Unione regalo due vasi per fiori. Idem la priora Giunta Giovanna. Al mattino alla prima Messa devo fare il discorso. A mezzogiorno Messa in musica. Pranzo dal priore pei cantori. Alla sera musica al solito. LUNEDÌ 8. A Pesaro per gli esercizi spirituali. G. Ansuini non è venuto, forse si è dimenticato, incomincia molto bene monsignor vescovo. MARTEDÌ 9. Per turabuca di una mezza giornata viene un gesuita di Firenze che deve fare gli esercizi al seminario teologico di Fano. Ha imparato abbastanza bene gli Esercizi di Sant’Ignazio perché li ripete quasi a macchina. Alla quarta predica abbiamo il professor Rascioni di Tolentino docente di Dogmatica al seminario regionale di Fano. Trovo la vita di Santa Veneranda stampata a cura del cappellano della confraternita omonima nel 1709. La copio schematicamente. GIOVEDÌ 1118. È arrivato ieri sera il nuovo rettore del seminario di Pesaro dott. [Stefano Viani]19 compatriota di monsignor vescovo. Copio l’epigrafe fatta da monsignor Bracci per la pergamena posta nella prima pietra del nuovo istituto Venerini20. VENERDÌ 12. Messa per i sacerdoti defunti; alla sera ora di Adorazione. SABATO 13. Chiusura degli Esercizi ottimamente predicati dal professor Rascioni. Ricordo le parole di Gesù: sine me nihil potestis facere. Proposi111


to: meditazione, visita, esame. Alle 9 ½ adunanza. Il professor Rascioni parla sul catechismo agli adulti; monsignor vescovo annuncia l’apertura della seconda visita pastorale pel 1924, fa diverse comunicazioni. Dopo di lui un missionario mandato dalla Congregazione di Propaganda Fide parla per le missioni affinché tutti ajutino con la preghiera, propaganda, offerte. Di ritorno a casa, alla sera provo con don Ugolini e il tenore Panteri21 per andare a cantare a Ginestreto. DOMENICA 14. Celebro la prima Messa. Essendovi gli sposi, tema del discorso la santità del matrimonio provata con le nozze di Cana. A mezzogiorno Messa del Mattioli22 a Ginestreto con assistenza pontificale. Al mattino monsignor Vescovo ha ordinato sacerdote don Giuseppe Garattoni a Tomba23, e ha conferito due ultimi ordini minori a Giardini di Pozzo24. Al pomeriggio Giove Pluvio ha impedito processione, concerto e fuochi che verranno rimessi a Domenica. Don Pietro Tamburini promette mandarmi da Loreto il libro sulle ultime feste e la descrizione della cappella tedesca per il dottor Lardoni. MARTEDÌ 16. Spedisco 40 lire al professor Serra per avere la “Rassegna Marchigiana”25. DOMENICA 21. Prima Messa perché a mezzogiorno devo sonare essendo il M° Bassi a Ginestreto. Alla sera a Ginestreto processione, Benedizione e fuochi. Cantiamo Tantum ergo di Haller e Laudate del Perosi. Il pallone dà fuoco a un pagliaio. I fuochi sono splendidi. È moribonda la Teresa de Crulén. LUNEDÌ 22. Alle 5 antimeridiane muore la Teresa Cangini vedova Giovanelli con tutti i sacramenti e assistenza. Ricevo la prima annata della “Rassegna Marchigiana” e una cartolina del professor Serra. Rispondo ringraziando. Ordinazione alla Licet di Torino della vita di suor Teresa del Bambin Gesù e due copie Meditazione Hamon26 (£. 65). MARTEDÌ 23. Funerale della Teresa Cangini DOMENICA 28. Il Concerto di Sant’Angelo è andato a fare Santa Cecilia a Mombaroccio. Accoglienze signorili… al ritorno hanno sonato nel borgo avanti il Caffè. MERCOLEDÌ 31. La signora Nina Marcolini è andata ad abitare nel borgo, sopra il macello della Celesta, nelle camere ove scriveva il dott. cav. uff. notajo Olmeda. Quassù nella casa di Salucci è andato il cantoniere consorziale che stava a Montegaudio. Ho comprato dalla signora Nina un buró da servire per scrittoio, pagandolo 60 lire; ma l’ho portato subito da Luigi Del Monte per farlo accomodare e quando sono andato a pagarlo ne voleva 80: ne ho dati solo 65, benché le 5 lire in più non le meritava. Ha preso una paralisi facciale il 29 al rettor Tebaldi. 112


GIOVEDÌ 1° NOVEMBRE, I SANTI. Alla sera vado a Montegaudio a fare il discorso dei Morti, che non ho potuto studiare essendo tutta la giornata occupato. Ritorno a casa dopo cena. NOVEMBRE

VENERDÌ 2. La Licet di Torino ha mandato il IV vol. dell’Hamon, mentre m’occorreva il III. Lo rispedisco raccomandato facendo notare l’errore. DOMENICA 4, ANNIVERSARIO DELLA VITTORIA. Si sonano ovunque a festa dalle 10 alle 10 ½ le campane. A Montelabbate Messa in Piazza (v. Corrispondenza dell’Ora [?], in parte lavoro di G.G.). Ha preso una paralisi leggera a Pasqualon; egli dopo guarito ha fatto la poesia Il Poeta salvato dalla morte, che declamò il 25 Novembre27. GIOVEDÌ 22. Anniversario dello zio canonico. Vado a Pesaro per adunanza della Società di Mutuo Soccorso. Temendo secondo l’ordine del giorno il passaggio dalla nostra Società a quella di Fano, ho raccolto le proteste di tutti i colleghi di quassù, facendoli firmare. Per fortuna le richieste esagerate di don […] han fatto andare a monte la cosa. Invece viene stabilito l’aumento di una lira pel primo mese di malattia. Nella votazione vengono eletti Zazzeri e Molari consiglieri; Ferri, Marini e Gabucci sindaci revisori. Vado con don Antonio Angelini e Ferri a visitare il museo Mosca per prendere la memoria del letto di Pio VII. Don Antonio Angelini mi dà alcune stampe doppie e diversi manoscritti riferenti Perticari. VENERDÌ 23. Gigén de [?] mi riporta lo scrittoio accomodato. SABATO 24. Ieri è morto all’improvviso per la strada don Crescentino Giovannini. DOMENICA 25. Festa di Santa Cecilia senza musica!... I bandisti in occasione della partenza di Achille Giannoni per la Francia fanno una cena, e suonano in piazza alcune marcie. Gigén de Luca (Mosca) è ferito a Ginestreto dalla rivoltella che aveva in tasca. LUNEDÌ 26. Duilio Capanna mi regala la Pasqualoneide - Il Poeta salvato dalla morte, che Pasqualon declamò ieri a Pesaro per la prima volta. GIOVEDÌ 29. Si dice che don Giovannini ha lasciato 30mila lire per i funerali (stare 8 giorni sopra terra nella chiesa del Cimitero, funere e settena a £. 20, altri giorni sempre ufficio generale a £. 15 - 20mila a un fratello d’America, il resto alla Congregazione di Carità - oltre 250mila lire) e £. 1.000 al Seminario, ma pagate le tasse riusciranno appena £. 500. Esecutore testamentario il canonico Casoni. Scrivo a Casoni per sapere se vi sono vestiti da vendere di don Giovannini. Al direttore della Tipografia Vaticana per avere il Regolamento degli archivi, all’abate D’Angeli in riguardo alla nuova edizione del Noldin28.

113


VENERDÌ 30.. D’Angeli risponde che è arrivato il Noldin. Sono giunti i n. di saggio delle riviste edite dalla “Vita e Pensiero”. Spedisco cartolina vaglia per la Santa Lucia. Capito alla sera al Circolo filodrammatico ove stipulano l’affitto del Teatro con Cacciaguerra. Io devo stendere l’atto, che poi mi è dato in consegna da custodire. Giannoni Achille è partito per la Francia giovedì 29 corrente. Buona fortuna! SABATO I DICEMBRE. Si sono sposati la Eva Giusti con Giulio Giulini e Carlo Foschi con la Mariotti Elisa. La contessina mi regala i due volumi di opere (in pelle) di Giulio Perticari edizione di Bologna29. Giorni fa avvenne uno scambio d’insulti fra Garattoni Geronte e Giuseppe Andreatini. Quest’ultimo aveva incaricato il dottor Filippini per la pace: ma il Garattoni rispose il giorno seguente con una lettera forte e con una sfida alla pistola nel piazzale del Cimitero. Andreatini mandò il signor Rossi e Torre di Pesaro come padrini, ma Geronte comprese di essere andato troppo oltre e per fortuna il dottor Lardoni e Filippini si trovarono oggi in Pesaro con i Padrini di Andreatini e tutto fu accomodato con una dichiarazione che forse sarà pubblicata. Meglio così che si è evitato un duello che poteva portare conseguenze mortali. Da Sarti venuto a Ginestreto ho appreso esser vero nella sostanza il fatto di un contadino di Cattabrighe (Roncaglia) che è invaso come la casa dagli spiriti dopo di aver oltraggiato un’immagine del Crocifisso. LUNEDÌ 3. Al teatro “Perticari” prima recita della compagnia Amorosi - Pasquini con Sangue spagnolo che poi è Jean Josè fatto dai nostri nel 1920. Incassarono circa 175 lire (su oltre 150 che ne ànno di spese). MERCOLEDÌ 5. Angelini porta su il Noldin avuto per me da D’Angeli (£. 105). GIOVEDÌ 6. È morta a Ginestreto l’Elvira di Braglia. La compagnia Amorosi ha annunciato la seconda recita con Il diritto di uccidere di Novelli30, ma ha dovuto rimandare il poco pubblico che vi era perché erano in numero troppo esiguo! DOMENICA 9. Pranzo della Compagnia. Alla sera sulla fine del teatro Pierino Ortolani viene chiamato e aggredito con un colpo di rivoltella dai fratelli […]: vengono arrestati e portati a Pesaro il mattino seguente insieme al figlio del [?] che a Ginestreto aveva rubato dai Braglia. Buona villeggiatura! LUNEDÌ 10. Suono delle campane alle 3 antimeridiane. Messa alle 6 e alle 9 in ragione del Lunedì. Cacciaguerra non dà più il teatro alla compagnia Pasquini perché non ha avuto i quattrini. MARTEDÌ 11. Spedizione quota 1924 Corrierino O.N.O.S. - Rivista didattica FACI. 114

DICEMBRE


GIOVEDÌ 13. Sono tornati i fratelli […] rilasciati liberi per intercessione del Fascio. La compagnia Pasquini fa la Tosca da Giampaoli a sistema più che ridotto! DOMENICA 16. La Compagnia torna a recitare al Perticari, pagando metà della quota fissata. Sembra abbiano intenzione di non partire più. Fanno la Morte civile31. LUNEDÌ 17. A Pesaro. Articolo Pio VII pel “Bollettino”. Pago Noldin a D’Angeli. Porto Tummiolo a Sarti. Doppioni a don Antonio Angelini. Pagamento Bollettino 1922 e 1923. MARTEDÌ 18. Ultima recita della compagnia Pasquini e domani partenza pel Saltara. Buon viaggio. Incomincio a fare il presepio in chiesa al solito degli altri anni. \A Ginestreto hanno rimesso per Giovedì 20 la fiera del 10 perché pioveva, ed hanno avuto in cambio la neve.\ SABATO 22. Conferenza in teatro del professor Luciani32 sulla coltura razionale del grano e illustrazione della films cinematografica Pane nostro quotidiano. Causa tempo cattivo pochi coloni e molti ragazzi. 25 - NATALE. All’ufficiatura della notte venne solo Casoni perché Tebaldi non si è completamente ristabilito dalla paralisi reumatica facciale. Io celebro prima Messa in Collegiata e due al Monte augurando a tutti Buon Natale nel Signore. A mezzogiorno Messa in musica. Nel pomeriggio dopo la Benedizione i sermoni anche il 26 e il 27. LUNEDÌ 26. Chiusura dell’anno, funzione alla sera - Tantum ergo in musica e… buona notte. 1924 GENNAJO

1° GENNAIO, MARTEDÌ. I filodrammatici che avevano stabilito di recitare jeri sera Don Malacarne di Interdonato dovettero sospendere perché l’Anarchia Giampaoli ha rifiutato la sua parte. Silvestri (segretario) prima di partire (Domenica 23) aveva scritto a Cacciaguerra che la compagnia Amorosi era stata cacciata dalla Filodrammatica (e lo fu invece dalla fame). […]. I nostri stabiliscono di prodursi il 6 con Alleluia di Marco Praga33. MERCOLEDÌ 2. Invio abbonamento “Rassegna Marchigiana” 1923-1924. Enrico Garattoni riparte domattina per la milizia, senza aver potuto fare l’ingrandimento di Pasqualon per una serata dialettale “pro concerto” nel Teatro. Mi scrive Achille dicendomi che là non è tutto oro quel che luce! C’era da immaginarselo. GIOVEDÌ 3. Si è sposata nella chiesuola di Monti l’Angelina Masini con Paolo Costantini di Montegaudio. E venuto a sposarli lo zio don Pietro canonico Masini. 115


VENERDÌ 4. Funzione del Primo venerdì del mese dalla Monti. 26 MARZO 192434. Alle ore 5 pomeridiane morì la signora Luigia Zazzeri e quasi subito dopo fu telefonato all’arciprete Donati di Mombaroccio per i funerali del venerdì 28, e perché ne avvisasse Gaia e i frati del Beato Sante. L’arciprete adempì troppo tardi l’incarico ricevuto, e la sera del 29 dietro cartolina dei frati indirizzata al Priore (vedi più oltre), inviai allo stesso Donati la seguente cartolina “Carissimo arciprete, Ti ringrazio anche a nome del Priore del tuo intervento ai funerali della Signora Luigia e della troppa fretta nell’avvertire i Frati del Beato Sante. Tu mi dirai Ci vuol pazienza! Ed io ti rispondo Hai ragione. La metterò con quella dell’armonium. Saluti cordialissimi. Giovedì è la settima con invito per tutti. Sant’Angelo in Lizzola 29 3 294”35. L’Arciprete credette rispondere gentilmente con la seguente lettera diretta al Priore, mandata a mano per mezzo di Crescentini Giovanni. “M.R. Signor Priore, dopo l’annuncio per telefono della morte della Sua buona e amata madre, ho ricevuta la partecipazione di morte della medesima. Le inviai le mie sentite condoglianze telefonicamente per mezzo del Signor Bassi ed ora glieLe rinnovo sentite e cordiali per mezzo di questa mia. Questa sera ho ricevuto una gentilissima cartolina da don Gabucci in cui anche a nome Suo mi ringrazia ironicamente del mio intervento ai funerali della Sua povera mamma e della fretta con cui ho trasmesso ai R.R. padri del Beato Sante l’invito di venire al funerale. Io non credo che Gabucci abbia scritto la detta cartolina anche a nome Suo. Ella non ha bisogno di segretari per la Sua corrispondenza e se anche avesse creduto di farmi un rilievo qualunque per la mia assenza ai funerali di Sua madre lo avrebbe certamente fatto in altra forma e non con una cartolina tanto più perché non sapeva per quali motivi io non sono venuto a Sant’Angelo per tale circostanza. Prego di farmi sapere se Gabucci ha scritto o no a suo nome. Intanto mi conferma in supposizione negativa anche il fatto che quando morì il Suo povero papà, io non venni e non ostante non ebbi nessuna cartolina del genere. Per mia discolpa faccio osservare che io non posso mai andare ad uffici perché qui vi è consuetudine di non lasciare mai il paese senza Messa. Noti che non vado mai né alla Villa, né a Montegiano36. Quanto all’avviso ai Frati ecco come andò la cosa. Sapeva prima di tutto che avevano ufficio in convento, poi che difficilmente vanno ad uffici in luoghi lontani causa la scuola, immaginavo che Ella avrebbe poco contato su loro e quindi non mi sono fatto un imprescindibile dovere di avvisarli. Ad ogni modo avevo disposto di aspettare il R. Padre che ogni sera viene in casa mia ad aspettare la posta ma il giovedì sera non venne; lo ricercai; ma era partito. Dopo ciò non ebbi occasione di mandare al Beato Sante per detto avviso. Credo con ciò di meritare scusa. Del resto l’avviso dato a Gaia, che si è incaricato amorevolmente fare noto a Lei nelle condoglianze inviate l’incidente dell’avviso ai frati, è testimonio della mia buona volontà. Non so poi come c’entra Gabucci che prima parla a nome suo, e poi di V. Signoria”. Non so cosa c’entra l’armonium. Di lui me ne rido; lo conosco da un pezzo. Il suo contegno a mio riguardo sta in rapporto indiretto con 116

MARZO


LA FAMIGLIA MONTI Giovanni Gabucci fu in stretti rapporti con Emilia Monti Mazzucato, figlia di Enrico Monti, in estate residente con la famiglia nella bella villa situata sulla strada che da Sant’Angelo porta a Ginestreto, ma compresa all’interno dei confini comunali di Monteciccardo, all’angolo con l’attuale via dei Briganti. Molto religiosa, la signora Monti Mazzucato era solita aprire la chiesina privata in alcune occasioni, tra le quali il primo Venerdì del mese, durante le quali i sacerdoti dei dintorni si riunivano per officiare diverse funzioni. Oltre ad alcune cartoline, indirizzate a Enrico Monti da figlie e nipoti, nel Fondo Gabucci si conservano suoi disegni e manoscritti, donati a don Giovanni dalla signora Emilia. Artista e intellettuale dai mille interessi, Monti prese parte insieme con Terenzio Mamiani all’esperienza della Repubblica romana; ancora oggi ricordato come un uomo anticonformista, dalle grandi passioni e di grande fascino, Enrico Monti fu anche pittore oltre che attento collezionista: la pinacoteca di Villa Monti custodiva numerose copie di capolavori, accanto a due Canaletto. Monti fu anche tra i primi sindaci di Monteciccardo dopo l’Unità d’Italia37. Risparmiata dai bombardamenti, villa Monti fu donata nel 1939 ai Missionari comboniani di Villa Baratoff di Pesaro dalla signora Emilia, che ne mantenne però l’usufrutto. La villa divenne negli anni di guerra rifugio della famiglia, sfollata dalla città ma costretta ad una nuova partenza dall’arrivo delle truppe tedesche, che stabilirono a villa Monti la sede del loro comando. In alto: Calice usato in Imola dal Sommo Pont. Pio VII - Monteciccardo, Villa Monti (Brigante); sul retro: ora della Sig.ra Emilia Monti ved. Mazzucato. Sul retro della cartolina si legge anche una parte del timbro postale: 1926 (FG 4.3, Monteciccardo), a sinistra: Lavoro di E. Monti, s.d. (Ib.). A pagina 114: Achille, Giulio e Rosa Giannoni di Sant’Angelo con la Picchia, moglie di Achille (la foto non è datata ma risale probabilmente alla prima metà degli anni Venti del ‘900). Alle pagine 120-121: locandina e volantini per La Traviata, 1924 (FG 5, Teatro Perticari). Alle pagine 131 e 134 alcune pagine del Diario XII, 1925, con incollati ritagli di giornali e il volantino promozionale del film Nascita - vita e morte di Cristo (FG 1.1).

117


l’educazione, diretto con la tigna e forse il rancore. Io non sono rimasto offeso menomamente. Lo saluti pure cordialissimamente e gli dica che per penitenza reciterà per me un Pater a quel santo che vuol lui fosse anche Sant’Andrea Avellino38. RinnovandoLe le mie sentite condoglianze e porgendoLe ossequi sono dev.mo Olindo Arciprete Donati, Mombaroccio, 30 Marzo 1924”. Quando il Priore il 2 Aprile 1924 mi fece vedere la lettera io credei giusto fare le mie scuse con la seguente scritta su foglio protocollo grande: “Ill.mo e Rev.mo Sig. Arciprete, Le chiedo anzitutto il permesso di scriverLe su foglio protocollo visto e considerato che la cartolina per Lei è troppo umile; e poiché ha tanta bontà Le chiedo pure potermi scolpare della di Lei mancanza. Anzitutto mi preme farLe notare che credendosi offeso dalla mia cartolina, avrebbe dovuto degnarsi scrivere a me senza disturbare il Sig. Priore con un atto notarile, al quale mi è necessario rispondere con la stessa brevità e con lo stesso ordine. Io l’ho ringraziato anche a nome del Priore del di Lei intervento ai funerali, perché lei per telefono aveva risposto a Bassi che avrebbe procurato di venire. Ma il ringraziamento maggiore, sempre a nome del Priore, l’ho fatto giustamente per il ritardo dell’avviso comunicato ai frati, e di cui Lei non si è potuto discolpare neppure con il suo atto notarile. Lei suppone malignamente che io Le abbia scritto all’insaputa del Priore; ma credo poter farLe notare che se qualche volta manco (chi di voi è senza peccato…) è forse per troppa sincerità; e non mi sarei mai azzardato di scrivere anche a nome del Priore, se il Priore stesso non ne fosse stato consapevole. È vero che il Sig. Priore non ha bisogno di segretari; ma credo che in certe circostanze dobbiamo ajutarci a vicenda, e non fare come qualche prete di nostra conoscenza che dopo di aver avuto in prestito un oggetto (p. es. un armonium) si è degnato rimandarlo inservibile scrivendo per cartolina (to’! to’!... l’usa anche lei quando Le fa comodo) che quando l’aveva avuto era in uno stato peggiore! Se non Le reco noia le racconterò come avvenne il mio delitto di scriverLe una cartolina. Quando la sera del 29 giunse la posta io mi trovavo dal Priore, al quale pervenne pure una cartolina (che canaglia quelle cartoline… sono sempre fra i piedi) che trascrivo ad litteram: “Beato Sante 29 3 24. M. R. Sig. Priore, Le presento a nome della Comunità religiosa le più vive condoglianze, dispiacente di non aver potuto mandare per il funerale perché avvisato tardi, lo stesso venerdì! Con ossequi e pregando per Lei e la sua defunta mi rassegno dev.mo P. Giuseppe Ferroni guardiano”. Al leggerla il Priore esclamò Mi dispiace perché mi sono venute a mancare diverse messe per il suffragio di quell’anima - e siccome si notava che al Rev.mo Arciprete Donati si era telefonato appunto il Mercoledì sera perché avesse tempo tutto Giovedì di far giungere l’invito ai frati, io chiesi al Priore il permesso di far avere al prelodato Arciprete un ringraziamento della troppa fretta; ringraziamento che il Priore lesse prima di mandare alla Posta, facendovi anzi aggiungere l’invito per Giovedì per l’Ufficio di settima. D’altronde il tenore ironico della cartolina non poteva esser rilevato che dalla S.V. la quale sola sapeva se la fretta era stata troppa o troppo poca. Vede quindi come il Priore era a giorno della cosa, ed è per questo che mi permette118


vo di rispondere al suo …gentilissimo letterone. Riguardo al non aver ricevuto Lei alcun rimprovero quando morì il Babbo del Sig. Priore, dipese dal fatto che si credette aver Lei avvisato i Frati in tempo; ma poiché la sua excusatio non petita fa capire il contrario, allora grazie anche per quella volta. In risposta alla di Lei autodifesa per il mancato invito ai frati, non conta che essi avessero l’Ufficio in convento, perché il morto fa sospendere ogni ufficio; e non conta che essi non vadano ordinariamente agli uffici fuori per causa della scuola poiché si danno eccezioni alla regola, come nel caso nostro perché i frati sarebbero venuti se l’avessero saputo in tempo, come ha scritto il padre Guardiano, ed appunto per questo fu telefonato il Mercoledì sera, mentre Lei aveva disposto di ricevere il Padre il Giovedì sera con la luce… senza poterlo trovare perché si era fatto troppo buio. Come c’entri io l’ho già detto, ma mi sembra di non aver scritto prima a nome mio e poi del Sig. Priore perché dopo l’inciso - anche a nome del Sig. Priore - ho proseguito con la stessa sintassi fino in fondo. L’armonium c’entra per unire la pazienza del benefizio avuto allora con quella del favore di adesso. Io poi veramente non so come c’entri la tigna, sottolineata, che V.S. Ill.ma dimostra avere in maggiore abbondanza del sottoscritto rispondendo a due righe, direi quasi giocose, con 6 facciate risentite, e terminando con l’insinuazione maligna di impormi per penitenza di dire un Pater a Sant’Andrea Avellino, come le augurassi la morte: mentre coi fatti le ho provato sempre il contrario (prestito dell’armonium, cartello pel funerale del papa, informazioni su F. M. ecc.). Io non so se Lei abbia fra le sue prerogative quella di augurare agli altri la gocciola mortale e… similia; ma io questo augurio non l’ho mai neppure lontanamente pensato per nessuno e molto meno potrei pensarlo per Lei, data la stima che Le porto. In caso poi credessi aver Lei, qualche rancore verso di me, memore del detto Evangelico: nolo mortem peccatoris, sed ut magis convertatur et rinati supplicherò fervidamente il Santo Patriarca Matusalemme che gl’impetri da Javè una vita longeva come la sua. La dispenso poi per l’avvenire dalla fatica di impormi penitenze, perché mi sembra che Lei non sia più mio Prefetto; e se anche ora fosse Segretario Politico di qualche Direttorio, Le notifico che io non sono tesserato a nessun Fascio39. Con preghiera di correggere a mio riguardo la sua errata opinione e di perdonarmi se l’ho annoiato con la mia necessaria autodifesa mi rassegno Di Lei mio Pro.ne Colendissimo dal castello di Sant’Angelo il giorno 3° del 4° mese del 24° anno del XX secolo, Umilissimo e Devotissimo Sac. Giovanni Gabucci.” 19 SETTEMBRE40. Ho incontrato il reverendissimo arciprete Donati nell’arrivare col priore Zazzeri e rettore Nobili all’imbocco dello stradone avanti la chiesa della Villa, Benché chiamato ripetutamente non si è fermato e non ha risposto al mio saluto. Alla Villa c’era la trigesima di Cecchini Luigi, il padre di don Antonio, Rettore di Trebbiantico. La busta coll’indirizzo a caratteri cubitali fu affrancata con francobolli da cent. 1 e 2 che formarono come una cornice41 119


GIUGNO 1924, UMBERTO MACNEZ AL TEATRO “PERTICARI” Nel 1924 il tenore pesarese Umberto Macnez sceglie Sant’ Angelo per il debutto della figlia Beatrice nel ruolo di Violetta ne La traviata. Direttore il M° Umberto Mugnai, scenari del Liverani; per l’occasione si organizzano corse speciali del servizio automobilistico Pesaro-Sant’Angelo e Mombaroccio-Sant’Angelo: insomma, un avvenimento da ricordare. E dove registrarne la cronaca, se non sul retro di una locandina dello spettacolo?42 LUNEDÌ 9 GIUGNO 1924.. Arrivano gli artisti alle 9 ½ -10 antimeridiane accolti dalla banda cittadina e dalla popolazione. Riunitisi in teatro di lì in corteo con a capo il Concerto salgono al Castello per il rinfresco (paste, liquori, cioccolato) sontuosamente servito nell’ampia sala del palazzo Mamiani (ora Marcolini) pagato dal Municipio. Prova generale dell’opera alle 9 ½ pomeridiane. MARTEDÌ 10 GIUGNO. 9.30 pomeridiane. Prima rappresentazione della Traviata riuscita egregiamente coll’intervento di molti pesaresi (però i bassifondi cittadini si mostrarono molto mascalzoni) tra i quali il principe Aldrighetto Albani. Molte chiamate alla fine degli atti, applausi lunghi insistenti durante la produzione. Alla fine del III atto offerta del dono (abat-jour di seta da salotto, costato £ 300) alla soprano, pioggia di \1.500/ cartellini con versi in lode del Tenore - Soprano - Baritono - Direttore - Artisti scritti dal cavalier Mambrini segretario di Monteciccardo. Alla fine del IV atto offerta di cesto di fiori dalle signore di Sant’Angelo. Ovazioni… Macnez commosso abbraccia la figlia e ringrazia affettuosamente il pubblico. Si contarono più di 25 automobili privati. MERCOLEDÌ 11 GIUGNO. 9.45. Seconda rappresentazione dell’opera. Applausi e fiori come jeri. Concorso quasi superiore di persone da fuori con automobili pubblici e privati. Dopo la recita riparte la maggior parte degli artisti. GIOVEDÌ 12 GIUGNO. Macnez con la famiglia e pochi altri avevano stabilito di partir nel pomeriggio alle 2. Cacciaguerra, non si sa come, verso le 8.30 antimeridiane va a chiamare tutti gli artisti perché partano. Macnez s’inquieta ed ha parole forti contro tutti. Chiarito l’equivoco alla sera banchetto alla trattoria Tucchi con discorso di Garattoni Geronte. VENERDÌ 13 GIUGNO. Gli artisti partono coll’automobile pubblica. Macnez e famiglia vengono accompagnati a Pesaro da Andreatini, che li aveva pure portati a Sant’Angelo colla sua automobile. N.B. Intervengono all’opera Zazzeri, Gabucci, Marcelli, Angelini, Tebaldi, Scarlatti, Costantini, Giovanni Betti. L’arciprete [don Guglielmo Betti] dopo preso il biglietto prese diverse scuse per non venire.

120


NOVEMBRE

1° NOVEMBRE. Essendo domani Domenica la commemorazione dei Morti è Lunedì 3. Il priore Zazzeri va a fare il discorso a Montegaudio. Incomincia il mese dei morti. DOMENICA 2. Alle 2 ½ le società operaje locali vanno col Concerto al cimitero. Dicendo il Rosario si va al cimitero col popolo. Dopo la funzione alle 4 ½ circa al Cimitero discorso del Priore, Assoluzioni, Benedizione col Santissimo Sacramento. LUNEDÌ 3. COMMEMORAZIONE DEI MORTI. Alle 5 ½ incomincia la funzione dell’Ottavario dopo la quale io vado al Monte a celebrare due messe. Leonello Bellucci rompe due dei quattro lampioni del segretario Sur Illon, speriamo che si possa rimediare. Alle 9 ½ ufficiatura e Messa cantata funebre in Collegiata. Compro i gambali dal M° Tacconi per £. 15. Alle 5 circa pomeridiane nell’Apsella Terenzio Ovani viene ucciso dal toro di monta, muore sul colpo, trasporto nel pomeriggio del giorno 5. MARTEDÌ 4. VI Anniversario della Vittoria. Il paese è imbandierato. Dalle 10 alle 10 ½ il suono a festa della campana. Alla sera concerto in piazza con sei marce (forse ultimo servizio del M° Bassi?). Banchetto di 22 ex combattenti. Al mattino muore quasi improvvisamente la Matilde vedova Bruscoli di 83 anni. Alla sera cade da una quercia rompendosi l’osso del collo un contadino di Monteciccardo venuto il giorno prima nella possessione che lavorava Ciuffén sopra la strada del Conventino. Dalla signora Emilia Monti trovo alcune lettere importanti (Cassi, Baldassini, Gavardini, Grossi) e altre carte. La direzione del periodico “San Francesco di Assisi” scrive che non manda il numero unico se non si prende tutta l’annata £. 25. Abrenuntio. MERCOLEDÌ 5. Anniversario del signor Giuseppe Paccassoni. L’Aldegonda [Zaffini] scrive che Achille è disoccupato, e che anche la Francia è come l’Italia. Preparo la minuta per il ricorso dell’Angelina contro la tassa esercizio e rivendita. Caffiero [Giampaoli] mette il saliscendi nella camera dell’Angelina. Porto al cavalier Mambrini di Monteciccardo alcuni cenni su Sant’Angelo per una sua composizione poetica43. GIOVEDÌ 6. Funerale della Matilde Bruscoli. Andiamo al trasporto io e il Priore; don G. Betti di Ginestreto canta la Messa alle 9. Spedisco £ 25 al Comitato Pro Pasqualon - Pesaro. Stamattina è morto quel contadino di Monteciccardo caduto dalla quercia il 4 corrente. Si chiamava Marchionni Marino, aveva 23 anni. Ha scritto Guiducci rettore di Fiorenzuola per sapere di chi possa essere un quadro di Sant’Andrea. La S. Lega manda il catalogo proiezioni. VENERDÌ 7. A Monteciccardo funerale del Marchionni, che nel pomeriggio viene trasportato a Colbordolo. A Ginestreto viene Sarti. Per la questio121


ne del Duomo, il proposto e gli altri quattro spediscono un memoriale a Roma il 30 Ottobre dimostrando: 1° la illegalità del concorso; 2° la mancanza della terna di presentazione al Capitolo; 3° la nullità della votazione fatta dopo la partenza del prevosto che aveva dichiarata sciolta l’adunanza. Monsignor Vescovo si è posto in un mutismo assoluto su questo affare44. Sembra che don Giommi [?] rettore di Gradara venga mandato al Boncio. La Maria Zaffini ha mandato all’Angelina il libretto postale. Achille scrivendo al Priore ha messo un biglietto anche per me. Dice che è disoccupato, e che seguitando così dovrà ritornare. Hoepli ha mandato il catalogo dei libri antichi. Le Macchine di Giovanni Branca è posto all’asta per 300 lire. SABATO 8. Ieri sera è caduto da una quercia Gilion del Farneto, contadino di Marcolini, Rispondo a Guiducci che il suo quadro può essere una riproduzione del Barocci - vedi Becci Catalogo di pitture pag. 37 e segg45. DOMENICA 9. Ieri sera è venuta su la signora Maria Michetti per combinare la dozzena col Priore suo fratello cugino. Nel pomeriggio passaggio dei ciclisti segnati per la corsa da scuola di Pian del Casino Bottega - Sant’Angelo in Lizzola - Ginestreto - S. Pietro - Pesaro - S. Maria - Cattolica - Tomba Montecchio a Pian del Casino (detto più comunemente Casino dell’Albani) km 5,5. Nel percorso tre traguardi con premi: 1° Sant’Angelo £ 30 e 20 - 2° Cattolica £. 20 e 10 - 3° Montecchio £. 10 e 5, alla fine della corsa altri cinque premi £. 80 - 60 - 40 - 30 - 20. Arrivarono alla meta solo cinque. I 19 inscritti nel piano dell’Apsella erano ridotti a 15, quassù ne arrivarono solo 9. Il 1° premio l’ebbe il n. 10, il 2° il n. 13 che poi si ritirò. LUNEDÌ 10. Ultimo giorno dell’Ottavario. Tempo pessimo, è da mezzanotte che piove ed ancora (tardi [?]). Il segretario comunale di qui signor Silvestro Silvestri mi dà copia dell’epigrafe posta a Mombaroccio nella prima pietra del Monumento ai caduti e la traduzione italiana stampata su fogli volanti. Ha raccontato però che la lotteria è stata una truffa perché i premi migliori li hanno esclusi dal sorteggio nel giorno della festa 26 Ottobre. Ponendoli invece nel giorno seguente, in modo che restarono tutti ai signori tr… del Comitato. Molte altre centinaja di premi furono posti studiatamente insignificanti come una cartolina, o un quaderno o una penna o quel che è peggio moltissimi cartellini bianchi senza numero. MARTEDÌ 11. Ho scritto alla società “Vita e Pensiero” pel numero su San Francesco che ancora non hanno mandato già richiesto ai primi d’Ottobre. Lunga lettera al segretario de La Ville altra ad Achille. L’Angelina ha scritto all’Aldegonda. È tornata la contessa Perticari e mi ha mandato subito a rilegare un libro per Ettore entro la giornata. Che fretta!... Il dottor Filippini è partito per Bologna. L’ho pregato a riportarmi il fascicolo Cronache d’arte con gli articoli su Gradara e su due quadri della Pinacoteca di Pesaro. \Non c’è festa al Farneto causa i restauri alla Chiesa\. 122


MERCOLEDÌ 12. È andato a Pesaro il Priore. Nulla di nuovo, e il Vescovo è muto riguardo il Duomo coi contrari a Ceccarini, si vede che il canonico Stramigioli gli ha fatto la lista. È arrivato il n° di “Vita e Pensiero” sulle stimmate di San Francesco. Correggo le targhe stradali per Sant’Angelo del Touring Club Italiano. GIOVEDÌ 13. Arriva ad Andreatini il volume della Guida d’Italia con i cenni su Sant’Angelo. Però sono stati necessariamente ridotti46. VENERDÌ 14. Arriva la Guida del Touring. Presento in Comune il reclamo di mia sorella per la tassa esercizi. Questa mattina alle ore 1,30 circa ha preso una paralisi a Guglielmo G., per fortuna sembra cosa leggera. Questa sera triduo a San Giuseppe. Arriva una cartolina di Crescentini. SABATO 1547. È tornato il dottor Filippini da Bologna. Andreatini riprende la carica di assessore. Va dal prefetto Solmi48 a Pesaro con [Antonio] Pucci49, sindaco di qui e Mario Mancini, sindaco di Ginestreto, e ottengono di fare il consorzio pel maestro di musica per £ 5.500 annue (£. 3.000 Sant’Angelo e 2.500 Ginestreto) secondo regolamenti che stabiliranno di comune accordo. DOMENICA 16. È la Terza del Mese. Comunione dei Paggetti e ora di Adorazione, Baldassarri fa il pranzo della macchina. LUNEDÌ 17. Il rettore Tebaldi ha incontrato a Pesaro Mingucci e Ceccarini che gli hanno fatto una solenne scappellata. Tebaldi disse a Ceccarini, risalutandolo: Rallegramenti; Ceccarini rispose: forse inutili!... Da Mascagni50 hanno incominciato a ballare. Non si rispetta più neanche il mese dei morti! MARTEDÌ 18. Stamattina ha fatto la sua prima comparsa la neve, e sembra abbia intenzione di fare per davvero. Sono le 11 di notte e ancora nevica, fortuna che un po’ s’è sciolta. MERCOLEDÌ 19. Seguita a nevicare. È morta alle 8 ½ antimeridiane la Ma. suor Alba Tonelli per soffocazione causata da angina. Si era ammalata lunedì mattina, ma niente faceva prevedere la catastrofe. Aveva incominciato quest’anno a Ginestreto il secondo anno di insegnamento pubblico alla I e IV elementare. Aveva 26 anni. Fanno il caminetto nella camera che ho affittato al Comune; io ho permesso purché mi rimettano tutto a posto e aumentino il fitto annuale da £. 100 a £. 150. Crescentini ha scritto altra cartolina. GIOVEDÌ 20. Uffizio in Collegiata per Nazzareno Zaffini. VENERDÌ 21. Funerale di deposizione a Ginestreto della Ma Pia Suor Alba 123


Tonelli, morta per difterite non conosciuta né curata dall’esimio dottor […] di Ginestreto non ostante fosse stato avvisato da suor Angelina, e la Superiora gli avesse chiesto di far chiamare altro professore. I funerali riuscirono una vera manifestazione di affetto e stima alla defunta. Cantò la Messa il canonico Sarti (confessore delle Maestre Pie, che mandò lo Strato51 dal Nome di Dio da Pesaro). Assistenti io e don Giovanni Costantini di Monteciccardo. Prima dell’esequie lesse l’elogio funebre l’arciprete Betti […]. Prima del trasporto, sul piazzale della chiesa, parlò commossa e affettuosa suor Caterina Giovannini delineando la vita di suor Alba e riportando brani del suo diario. Il corteo riuscì imponente per l’intervento delle confraternite, scuole, tutto il clero dei dintorni, Municipio, associazioni operaie di mutuo soccorso maschile e femminile, Lega contadini e una infinità di popolo. Presta lodevole servizio il concerto locale. Reggevano i cordoni il signor ispettore scolastico D’Ezi, venuto appositamente da Pesaro col canonico Sarti, la Maestra Gualdesi Giacomazzi di Sant’Angelo, la maestra dell’Arzilla Ballerini Salucci e < >. Il M° Tacconi di Sant’Angelo era avanti con la scolaresca, il M° Poderi era forzatamente assente chiamato come testimonio a Pesaro [...]. Nella chiesa del cimitero, perché fuori era fango e neve parlò l’ispettore D’Ezi commovendo tutti fino alle lacrime e con sublimi pensieri cristiani. Seguì Mosca Amedeo di Ginestreto che lesse, a nome del M° Poderi, un ultimo saluto ove si notò giustamente due o tre volte che la suora era morta tragicamente alludendo alla somaraggine e superbia del dottore che l’avrebbe potuta e dovuta salvare. Aveva indossato la stola il canonico Sarti. Si spera che i discorsi vengano stampati. Io ho potuto avere quello che il M° Tacconi aveva preparato ma che non lesse perché per il corpo insegnante parlò l’Ispettore. Alla sera consiglio comunale a Sant’Angelo col ritorno di Andreatini e amici che avevano presentato le dimissioni, non accettate. Lincoln Del Vedovo protestò per l’incompatibilità dell’Andreatini, farmacista, ufficiale postale e azionista dell’azienda elettrica. Fatto stendere a verbale la protesta partì dalla sala, senza che per ciò si sospendesse la seduta che proseguì calma fino alla fine. Il sindaco Pucci mi ha detto che è stato riconosciuto giusto il reclamo di mia sorella riguardo la tassa di esercizi e rivendita. I muratori hanno finito il camino nella mia camera per la stufa del municipio. Io ho permesso purché al restituirmi la camera, la rimettano allo stato primiero e mi aumentino il fitto dal 1° Gennaio 1925. Da qualche giorno il segretario, il M° Bassi, Duilio Capanna ed io, abbiamo ripreso orario serale dalle 8 alle 11 con relativa moretta da pagarsi una sera a testa. SABATO 22. Ufficio a Montegaudio. DOMENICA 23. Festa di Santa Cecilia con la solita Messa cantata. Essendo stato jeri l’anniversario della morte dello zio don Francesco (22 XI 1901) quest’oggi ho celebrato la Messa in suo suffragio. Dopo la Benedizione, Benedictio deprecatoria dalla signora Amelia Marcolini52. 124


LUNEDÌ 24. Vado a Pesaro per lavorare nella biblioteca del Seminario. Nell’automobile montano al Trebbio, provenienti da Mombaroccio ove erano stati a dare una serata, alcuni illusionisti, spiritisti, trappolisti ecc., che avevano domandato di venire anche a Sant’Angelo. Tornarono via scontenti da Mombaroccio: ma si ebbero secondo il loro merito perché in tutto il percorso si nostrarono abbastanza sguaiati e mascalzoni. […] Nel pomeriggio monsignor vescovo e il canonico Sarti vanno a Candelara a trovare monsignor Piergiovanni (vescovo di Civitavecchia) venuto a casa per ristabilirsi. [...] È da notarsi che, al solito di tutti gli ammalati egli è più sollevato alla presenza degli amici o conoscenti. Si dice che Bronzuoli abbia avuto le busse per motivi delicati di… porcellana. MARTEDÌ 25. Incomincia a San Giacomo la predica di Padre Pio Cinti dei Domenicani. MERCOLEDÌ 26. Dalla signora Filomena Magi ritiro i libri del fratello primicerio don Andrea (morto il 14 IX) 53 per la biblioteca del Seminario. Mia sorella mi manda a Pesaro due lettere, una del comitato “Pro Pasqualon”, l’altra di don Luigi Gianotti che vuole lavori pel presepio. Da Maggioli ho copia del ricorso del prevosto a Roma pel parroco della Cattedrale. Padre Cinti dei Domenicani, ieri sera, come predica di introduzione a San Giacomo dimostra come tutta la natura nei suoi principi e nella sua esistenza ammetta l’esistenza di un problema religioso (astronomia, geologia, vulcani, animali, uomo, tutto). Questa sera ha parlato di Gesù Cristo guidato da San Paolo esordendo col motto posto dalla repubblica Fiorentina sulla campana di palazzo Vecchio: Jesus Christus Rex regum et Dominus Dominantium. Dimostra coi profeti che (al contrario dei più grandi personaggi dei quali non fu mai parlato prima che si rivelassero con qualche azione speciale) di Cristo fu tutto preannunziato discendenza, luogo, tempo della nascita, passione, morte, gloria… Seguita provando che Cristo ha trionfato nei secoli su tutto e tutti rievocando i luoghi della sua predica alla Minerva (tempio pagano) a Sant’Apollinare di Ravenna (già degli Ariani), al duomo di Palermo (già moschea dei Turchi) e San Domenico di Napoli (già chiusa dopo il 60 dalla Massoneria, e ora riaperta). Conclude dicendo che il cristiano deve uniformare tutta la sua vita alla bandiera di Cristo, e rigettare tutto ciò che non combina con Cristo (pensieri, azioni, libri, partiti, amicizie, tutto) perché la bandiera di Cristo ha dominato su tutte le altre (dello Tsar, Hoenzhollern, Asburgo, Soviet, Francia, Inghilterra ecc.) e dominerà sempre. GIOVEDÌ 27. Padre Cinti a San Giacomo incomincia a dimostrare di essere (secondo le circostanze) come gli altri predicatori, che trattandosi di luoghi umili, tira giù alla meglio. Stassera ha parlato dell’Eucarestia con un ragionamento non troppo filato e pel popolo piuttosto incomprensibile. Ho visto la signora Marietta Michetti che verrà a Sant’Angelo nella prima decade di Dicembre per stabilirsi col Priore suo fratello cugino. Bel pensiero! Neces125


sario anche pel buon andamento della casa che altrimenti restava in balia di terzi. Viene a Pesaro Andreatini con Nino Lombrassa54, il quale mi chiede se vorrò ajutarlo per la sua tesi di laurea su Perticari, Monti ecc., con accenno a Sant’Angelo. Volentieri. Li porto a visitare la biblioteca e la pinacoteca del Seminario. In pinacoteca ho riposto la statua della Madonna del Rosario di Montelabbate (che volevano pagare 7mila lire) lasciata stupidamente incustodita nella sala grande. Ho comprato alla Buona Stampa il registro per la Biblioteca dei libri che si danno in lettura. Costa £. 8. […] Parlo con monsignor vescovo del Bollettino che è tutt’altro che diocesano, non portando la cronaca ecclesiastica del luogo. Egli si difende gettando la colpa sulla curia che non aveva preparato i dati necessari; ma del duomo ne verbum quidem, comprendo che egli sa che io sono giustamente dell’opposizione. VENERDÌ 28. Mia sorella mi manda il terzo volume delle Pasqualoneidi da portare al Comitato. Passo l’elenco a Bruscolini perché veda se ne ha altre, me ne trova quattro; ma tre sono seconde edizioni, Faccio firmare a monsignor Vescovo nel registro dei libri avuti in lettura dalla biblioteca del Seminario, fra cui l’Opera omnia di Sant’Agostino che era del canonico Foschi prima Priore di Sant’Angelo, poi teologo della Cattedrale […]. SABATO 29. All’Oliveriana vado per la ricevuta dei libri di don Angelini che però non è stata fatta ancora. Il professor Viterbo dice che mancano cinque lettere del 1400: ma io gliele trovo subito fra i manoscritti. Dalla signora Amalia Molaroni ho il gruppo dei sacerdoti fatto molti anni fa, al quale suo fratello aveva segnato quasi tutti i nomi. Poiché devo partire a mezzogiorno (perché è venuto a prendermi Andreatini col suo automobile) consegno a D’Angeli il terzo volume della Pasqualoneide perché lo porti al comitato. Andreatini (essendo oggi il suo compleanno), dopo di avermi portato a casa col suo automobile vuole che partecipi alla sua festa a pranzo e a cena - troppo lusso!... Porto a casa mia altri tre libri di don Angelini, per pagare in parte un altro suo debito che aveva con la compagnia di Sant’Omobono, e cioè il Campanile di Venezia, gli Statuti di Gradara e il Processo del cardinale di Ravenna. Ferri don Aurelio nell’andare a Monte Santa Maria per la festa del Sacro Cuore passa da me a prendere il Mese di Maggio del Carmagnola sulle Litanie Lauretane55. DOMENICA 30. Il Concerto locale festeggia Santa Cecilia con il servizio in piazza e quindi con la cena da Francesco Tucchi. Scrivo a Gianotti essere impossibile fargli il presepio. Si apprende dai giornali la morte di Giacomo Puccini in una clinica di Bruxelles (vedi Giornali). 1° DICEMBRE 1924, LUNEDÌ. Don Angelini di Montelabbate mi domanda se è bene fare il Bollettino parrocchiale servendosi di “Vita Cristiana” di Torino. Gli rispondo che è benissimo e mi presto subito a stendergli la cronaca di Novembre e Dicembre pel numero di Dicembre, e do l’offerta di £. 25 per l’organo (v. Bollettino). Passa a Sant’Angelo e mi viene a trovare 126

DICEMBRE


il maresciallo Achille Ripani di servizio a Norcia, e mi lascia la quota per l’Università pel 1925. Alla sera una squadra di santangiolesi e il M° Bassi vanno a Pesaro alla produzione del commendator Musco capo di una Compagnia siciliana. Al ritorno non tutti sono entusiasti, e dicono che la produzione rasentava la pochade56. MARTEDÌ 2. Uffizio da Tebaldi, che m’incarica studiare il modo di fare un quadro di Santa Eurosia; gli suggerisco di rivolgersi al pittore Ferdinando Mariotti di Pesaro, lodato anche nella ultima esposizione57. Prima di scriverci devo guardare la vita di santa Eurosia per comunicargli i dati e domandarne il prezzo. Il Priore va a Pesaro e compra il materiale per due lumiere elettriche [...]. MERCOLEDÌ 3. La maestra Ballerini - Salucci mi dà £ 50 quota sua e di Bellucci Generoso pel terzo volume delle Pasqualoneidi. È morta Uguccioni Rosina di circa 8 anni che sta dove stava Andruccioli (Romagnòl) partito quest’anno. Domattina i funerali. Se prosegue a piovere come jeri e oggi è un viaggio quasi disastroso. Speriamo che stanotte il terreno si asciughi, e quindi buonanotte perché è tardi. Domani c’è il morto anche a Ginestreto. GIOVEDÌ 4. Funerali di Rosina Uguccioni, strada più che pessima. Convenne passare col morto per i campi fuori della strada. VENERDÌ 5. Don Ciro Maggioli mi scrive riguardo un errore nel pagamento retta di Morganti. Mi acclude copia d’una poesia satirica ricevuta da lui riguardo al parroco del Duomo. Ha qualche verso che zoppica ma è salata! SABATO 6. Uffizio a Monte Santa Maria e soluzione casi58 di Novembre e Dicembre. Il dottor Bonini mi scrive invitandomi all’adunanza del 14 corrente per l’istituzione di un gruppo di studiosi in dipendenza della Deputazione di storia patria. È tornato su Bassi perché domani c’è il pranzo delle Compagnie. DOMENICA 7. Pranzo delle Compagnie. Lamento dei fratelli perché minestra poca, braciole sottili, salsicce piccole, castagne crude e… scusate se è poco. LUNEDÌ 8. FESTA DELLA CONCEZIONE. In Comune c’è stata la scuola. MARTEDÌ 9. Porto la Comunione a Casoli Clemente. Uffizio per Giuseppe Panzieri a Monteciccardo (detto Trulla) quello ucciso il giorno di Pasqua da Mainardi59. […] Un certo Pascucci di Civitanova ha inviato ai parroci ove vi sono degli interessati copia dell’ultimatum presentato alla Santa Sede e alla Congregazione di Propaganda Fide pel ricupero della famosa Eredità Pascucci. L’ho letto dal rettore Tebaldi, ma mi sembra manchi 127


l’ubi consistam, purché non sia nel memoriale che dice aver già trasmesso da gran tempo al Vaticano. Domanderò, se potrò averlo, al rettore di Montelabbate don Angelini. MERCOLEDÌ 10. FESTA DELLA MADONNA DI LORETo. Ufficio di Settima per Uguccioni Rosa. È venuta per stabilirsi a Sant’Angelo la signora Marietta Michetti, sorella cugina del priore Zazzeri. [?] qualcuno ha fatto come peggio!... Mi ha portato una lettera di don Viani, rettore del Seminario che mi invita gentilmente per la festa dell’Immacolata lunedì 15 corrente. Se posso andare a Pesaro domenica vi resto anche per la festa. Ho ordinato a Peppino Giovagnoli una gloria d’angeli pel presepio. Bassi è tornato a Pesaro forse per andare venerdì alla fiera di San Giovanni in Marignano60. GIOVEDÌ 11. Comunione alla Mancini Giovanna. Ufficio per famiglia Forlani (El gross). In chiesa è posta la carrucola vicino all’arco per il presepio e padiglioni. Rispondo al dottor Bonini mandando la mia adesione per l’adunanza di Domenica 14 alla quale prevedo non potrò intervenire. VENERDÌ 12. Avendo stabilito di fare il presepio all’altar maggiore do l’incarico a Peppino Giovagnoli di fare la gloria degli angeli prendendola dall’Annunziata del Guido Reni (come c’è all’altare del Sacramento in Collegiata). Io dovrò pensare di dipingere i lati a boscaglia e ruderi. Attilio Giumetti ha fatto sul soffitto la linea per le lumiere elettriche da mettere in chiesa (quest’anno ne metto due). Arriva al Comune che manderanno la salma di Zaffini Amato. SABATO 13. Festa e fiera di Santa Lucia a Ginestreto. Vado a celebrare poi ritorno a casa perché ho molto da fare. Gianotti mi scrive che acconsente di rimandare tutto a tempi migliori per fare il presepio. Domani mi porterà a Pesaro Checchino Marcolini, così potrò andare all’adunanza e fermarmi anche lunedì per la festa in Seminario. DOMENICA 14. Appena finita la Messa è incominciato a piovere, quindi sono dovuto restare a casa. Pazienza… sarà per un’altra volta. L’Angelina scrive all’Aldegonda che il Municipio farà trattenere la salma a Pesaro (quando arriverà) fin dopo le Feste. LUNEDÌ 15. C’è il morto a Montegaudio. Ho saputo dal pievano che oggi è il concorso per Fanano bandito (come al solito) senza far sapere niente a nessuno. Di bene in meglio. MARTEDÌ 16. Ieri Tebaldi è andato a Pesaro per causa del benefizio di Crescentini avendogli monsignor vescovo scritto che era bene lasciarlo alla famiglia durante l’assenza dell’investito. E pensare che a quelli che lavorano, il Vescovo ringrazia con lettera di rimprovero. Si dice circoli a Pesaro stampata una satira contro Ceccarini, non so se è quella manda128


tami da Maggioli. Si dice pure che Roma intenda ratificare la votazione nulla della nomina del primicerio!... È proprio vero che il Governo è d’accordo coi birbi… MERCOLEDÌ 1761. Nell’andare e tornare da Montelabbate vado a trovare C. M. (Bergamasch) colpito da paralisi domenica sera 14 corrente. È molto grave. Ha perduto la favella pur conservando l’intelligenza. Il rettore Angelini mi dà il memoriale - ultimatum dell’Eredità Pascucci. Acquisto le cartoline di Montelabbate. Con Giumetti armo le due lumiere a luce elettrica. Scrivo a monsignor Orlandi della FACI62. per sapere se si deve pagare la ricchezza mobile sulle messe. Il Municipio ha ritirato oggi il mutuo dei restauri della Chiesa del Monte. E adesso vado a letto perché è tardi (11,30). Buon riposo! GIOVEDÌ 18. Il Priore va a Pesaro […]. VENERDÌ 19. Trigesima a Ginestreto di suor Alba Tonelli. Viene a funzionare il canonico Sarti, al quale consegno otto numeri dell’“Idea” ove sono segnati tutti i concorsi (anche quelli di Roncaglia e Montelevecchie) e l’indicazione di due numeri dal “Bollettino”. Scaramucci è andato a Roma, ma ha imparato che i seniores, anche se c’era qualche irregolarità avrebbero data la sanazione in radice agli atti vescovili (causa la mancanza di energia nel memoriale del prevosto). MARTEDÌ 23 - sera. [...] MERCOLEDÌ 24. In Collegiata anniversario signor Giovanni Marcolini. Don Sante avverte che Roma ha convalidata la nomina di Ceccarini ed infatti nell’ “Avvenire” del 25 c’è il grande annunzio mandato dal corrispondente (Canonico Cavalier Vescovo in partibus trombonatis Stramigioli), degno rappresentante del venduto giornale. È finito il presepio all’altar maggiore. Do a Giovagnoli per la gloria £ 25. Saldo conti col falegname Del Monte. Buone Feste al Barbiere e Portalettere. Tebaldi mi porta da Pesaro i Santi del Popolo di Mazza. Non interviene alla Messa di mezzanotte, trovandosi indisposto. È venuto il canonico Casoni, Si canta la Messa con musica del Bree e Mattioli. GIOVEDÌ 25, SANTO NATALE. Avendo celebrato due messe al mattino il canonico Casoni e il Priore, io vado a celebrarle tutte tre al Monte. A mezzogiorno musica come alla notte. Alla sera dopo compieta e Benedizione, sermoni dei fanciulli innanzi al presepio che agli intelligenti ha piaciuto più che negli anni scorsi.\ Da Vernazza scrive Gerunzi per notizia\ SABATO 27, SAN GIOVANNI EVANGELISTA. Festa in Famiglia. È morto M. C. (Bergamasch) di Montelabbate colpito da paralisi il 14 corrente. Scrive Achille una lettera sconfortante. 129


DOMENICA 28. Dopo la Messa vado a Monte Santa Maria per la chiusura delle Missioni date dal canonico Giommi di Pesaro. Gli consegno 50 lire da portare a Mingucci per i Vangeli. A Montelabbate funerale di Mariotti col concerto locale. I nostri (duce Bassi) non vollero andare nemmeno per 325 lire: ne volevano 450 e invece ne ànno prese 000… LUNEDÌ 29. Spedizione cartoline vaglia: 1a alla FACI (Giornale, Palestra63, Bollettino, Guida), £ 53. 2 a alla Festa £ 66 (“Feste”, “Corrierino”, “Alba”), 3 a alla “Rassegna Marchigiana” £ 40, 4 a al comitato Pro Pasqualon (£ 73 per quote Mia, Ballarini, priore Zazzeri, Bellucci Generoso) e 5 a Salvardi (Lunari ecc) £ 5064. MARTEDÌ 30. Rispondo agli auguri di Carloni e Nobili a Fano. MERCOLEDÌ 31. Funzione di chiusura dell’anno. Accompagno il Te deum, Tantum ergo e Laudate di Perosi non essendovi Bassi. Saluto l’anno nuovo dalla mia cameretta. MARTEDÌ 165. Ieri ho pagato il dottore (£. 150) per la cura fatta durante la mia grave malattia di tifo (30 Agosto - 15 Novembre c.a.) e mi ha fatto il certificato per la Società di Mutuo Soccorso fra il Clero. Pigni risponde alla mia proposta d’assicurazione che verrà a Sant’Angelo. MERCOLEDÌ 2. Chiusura del mese di Novembre in Collegiata con ufficio di messe e funzione alla sera. L’arciprete di Ginestreto è venuto a far firmare la forte protesta del Clero per il tentato allontanamento del rettore del Seminario dottor don Stefano Viani. I Sacerdoti mi hanno pagato la quota per l’Università. Soluzione dei casi di Novembre. Don Ciro Scarlatti rimane da me a pranzo e mi dà notizia di una sua nuova poesia - Brindisi pel popolo di don Giuseppe Guiducci a Fiorenzuola66 a cui non ho potuto intervenire causa tempo pessimo. Appena l’avrò la inserirò nella raccolta delle sue poesie. Scrivo al canonico Mingucci in risposta alla sua del 19 Novembre. Gli propongo per delegato del Farneto per l’università Giumbini Primo. Gli do notizia delle due lettere di Firenze e Roma per San Pio - in tutto otto pagine. GIOVEDÌ 3. Riparte per Pesaro la signora Maria Michetti vedova Raffaelli cugina del Priore. Chi sa quando ritornerà? Il Priore va a Pesaro e mi porta giù il certificato per la Società di Mutuo Soccorso e la lettera per Mingucci. Scrivo all’Università Cattolica perché qualche volta il giornale non viene. Il signor Giuseppe Andreatini mi dona il numero unico L’Italia con Vittorio Emanuele - 11 XI 1925 edito dai Postelegrafonici. VENERDÌ 4. Stanotte à nevicato e ne ha fatto una buona scarpa. Anche oggi ha gettato giù qualcosa. Siamo senza luce.

130

1925 DICEMBRE


SABATO 5. Ho scritto a Bruscolini pel presepio. S’è ammalato Lazzari del Brasco, e siccome il Priore voleva mandar me, essendomi lamentato con la padrona Maria, alla sera al ritorno prima della funzione, solenne Predica con Contraddittorio in sacrestia. Disse, tra l’altro che egli piuttosto che domandar le robe a me, le domanderebbe al capitolo… che l’apparatura sarebbe la sua per metà avendola contrattata lui… e tutta per la maledetta ambizione dei canonicati… La “Palestra” mi ha mandato le due appendici al Messale. DOMENICA 6. Perdura pungente il freddo. Il Priore fa il buono perché ha bisogno di me per potere andare Domenica 13 a Ginestreto a festeggiare Santa Lucia. La FACI mi manda il dividendo dell’azione £ 1,25 - 60 = 0,65, mi serviva come segno di ricevuta abbonamento 1926 al Bollettino. LUNEDÌ 7. Perdura il freddo. Trentunesimo compleanno del dottor Lardoni. Il dottor Filippini, dietro il fatto del Priore sulla ritenuta del mensile durante la malattia ecc. ecc. mi consiglia far nuovi patti. Domenico Carloni mi manda da Fano una lettera e il numero unico per Monte Giove. MARTEDÌ 8, FESTA DELLA CONCEZIONE. Pranzo della Compagnia. Durante il pranzo il Priore mi domanda di fare il presepio. Gli faccio comprendere indirettamente che sono stato stancato dal contegno degli anni precedenti e che avendo in corso spese per la malattia, ho dovuto vendere i botticini ed entrare in contratto per le statue del presepio. Il Priore abborda più tardi a quattr’occhi Gaetano Solforati che gli dà torto, anche pel mensile che mi ha sottratto durante la malattia. Si difende dicendo che non li ha dovuti spendere per mettere su le bestie da Renzi (Guarén). MERCOLEDÌ 9. Bruscolini risponde negativamente alla proposta d’acquisto delle statue del presepio. Ho ajutato a preparare in chiesa la prima Casa di Loreto. GIOVEDÌ 10, FESTA DELLA BEATA VERGINE DI LORETO. Il Priore va al Monte. Io dico la Messa della funzione alle 8. Alla sera Rosario e Benedizione. VENERDÌ 11. Messa a Sant’Egidio per i defunti di Gilièn. Citazione del M° Bassi al concerto di Ginestreto per suo avere £. 200. DOMENICA 13. Festa di Santa Lucia a Ginestreto. Il Priore va a cantar la Messa, ma ritorna per la Benedizione. LUNEDÌ 14. Fiera a Ginestreto. Angelini nell’andarvi mi porta il catalogo 131


delle macchine per proiezioni. Il M° Bassi ha saputo a Ginestreto che il Concerto lo pagherà (se sarà vero). Fa un freddo indiavolato. Rispondo alla contessa Perticari, a Domenico Carloni. Invio abbonamento “Rassegna Marchigiana” e le quote 1925 e 1926 al Touring Club per Tebaldi e Crescentini di Monteciccardo. La Gerunzi Nanda del Farneto è venuta a prendere i sermoni67. MARTEDÌ 15. […] MERCOLEDÌ 16. È tornata la signora Bianchini e seguita a nevicare fin verso mezzogiorno. Andreatini domanda di vedere il contratto d’affitto del Teatro. Siccome stassera c’è adunanza per fare un capannone ad uso teatro ecc. ho detto che darò una copia del contratto per l’adunanza. […] Adunanza al Circolo, stabiliscono convocare tutti i capi famiglia per Sabato sera nella sala comunale. Mi portano su il Messale68 legato da Nobili. £ 2 a Palucchini. GIOVEDÌ 2. Ufficio in Collegiata per la Balduini. Viene anche Nobili Richén, vuole incominciare il presepio, io gli dico che basta lunedì. SABATO 19. Ritiro il mandato d’affitto della camera data al Comune (£. 150). Alla sera comizio pel Teatro (pago £. 120 al dottor Lardoni per la legatura del Messale). Nardi legge le decisioni del Circolo che fa conoscere la necessità d’un locale per divertimenti, conferenze, recite ecc. […]. Andreatini presenta le modalità del progetto. Incomincia la discussione tra i presenti (una trentina). Partecipano alla discussione Giampaoli Vincenzo, Vasinto Garattoni, il dottor Filippini e altri. Sanchini espone di nuovo il progetto che costerà un 30mila lire, e ribatte le obiezioni. Tra i presenti (fra le azioni da £ 500 e quelle da 250) si prenotano tre, 11mila circa. Si stabilisce una commissione (Vasinto Garattoni, Marco Marcolini e M° Alessandro Bassi) che vada a raccogliere le adesioni e ne riferisca all’adunanza plenaria di Martedì prossimo. Mingucci scrive di nuovo per San Pio. Al recapito della Banca agricola vado a fare l’assegno per l’Università per 15 amici. Tutti ànno rinnovato. Per Solforati ho messo io perché lo devo pagare per la cola combinata a £ 8 il metro, comprese le cicogne. DOMENICA 20. Terza del mese. Aria calda e vento. I tre della commissione del Teatro non fanno il giro, mancando Vasinto Garattoni. LUNEDÌ 21. Incomincia il lavoro del presepio all’altar maggiore come l’anno scorso benché qualcuno… non è troppo contento del posto. In breve è fatto il piano. Spedisco all’Università in raccomandata l’assegno da £ 150 con le quote degli Amici. MARTEDÌ 22. Si fa poco al presepio perché gli altri apparano la chiesa. Solforati va a Pesaro. Mi porta su il calendario 1926. 132


MERCOLEDÌ 23. Non si può finire il lavoro del presepio perché nel pomeriggio bisogna metter su le lumiere. Viene Taddeo Pigni, agente della Metropol, per rinnovare la Polizza Assicurazione (Casa £. 30mila - Mobilio £ 10mila - Libri 5mila = 45.000). GIOVEDÌ 24. Finalmente su può finire il presepio perché Richén può attendere con me. Buone feste al barbiere Del Vedovo (£ 5 + mensile). Le filandaie ritornano a Saltara per le feste, torneranno dopo il 10 Gennaio. Anniversario signor Giovanni Marcolini (25 XII 1918); manca Nobili onde non si fa la soluzione dei casi di Dicembre stabilita per oggi. Il pievano mi incarica di spedirgli l’abbonamento 1926 all’“Avvenire”. Io prendo l’occasione per avere a prezzo ridotto l’Annuario Cattolico Italiano di Egilberto Martire69. Mi risponde in riguardo alla Rocca delle Camminate il notajo Mastri di Gatteo. Touring manda scontrino 1926. VENERDÌ 25, SANTO NATALE. All’ufficiatura di notte non venne nessun prete né canonico di fuori - né Tebaldi né Casoni, né Costantini. Per la Messa cantata si fa il Kyrie e Gloria di Tassi, Credo del Bree (tutto nuovo) - il resto il solito. Di nuovo pure la Pastorale all’Offertorio e all’Elevazione suonata da Desdemone Del Vedovo col clarino. Io dico tutte le messe dalle 7. A mezzogiorno musica come alla notte. In borgo vengono affissi manifesti e fotografie per la première del cinematografo con la Vita di Cristo70, Rappresentazioni alle 3,30 e alle 8. Prezzi £ 1 e 2 tutti a sedere. A mezzogiorno vengono arrestati e poi portati a Pesaro V. P. e il figlio di B. che stanno per la vàgina sotto l’imputazione di aver rubato delle fascine da Maffei (Branca) e di esser il P. corresponsabile perché queste fascine furono trovate nel terreno annesso alla sua casa. Alla sera seconda produzione del Christus. Si è pigiati come le sardelle. La films è molto oscura e, quel che è peggio, ridotta malamente. In genere è piaciuta. Per la circostanza il M° Bassi siede all’armonium. SABATO 26, SANTO STEFANO. Pranzo dal Priore ai cantori pel servizio delle Feste, Primo dell’Anno, Epifania ecc. ecc. Alle 3 ½ si proietta di nuovo il Christus. Vengono anche le suore, con le educande di Ginestreto, ma prima intervengono alla Benedizione e le loro bambine recitano i sermoni. Al cinematografo per le ultime 3 parti sostituisco all’armonium il M° Bassi. Alla sera la films Così parlò Confucio71 - romanzo. Io resto a casa per mettere le fetuccie [sic] al Messale del Razzolini che voglio inaugurare domani. DOMENICA 27, SAN GIOVANNI. Durante la rappresentazione (alla sera alle 2 circa) un maresciallo e due militi di Finanza si presentano a far contravvenzione per mancati permessi mentre gli organizzatori dicono essere in regola per accordi intervenuti col segretario di Ginestreto De Cesari - rappresentante della Società degli Autori. Alla Messa cantata adopero per la prima volta il Messale del Razzolini. Alla sera arriva un Passionista per le Missioni a Monte Santa Maria. 133


LUNEDÌ 28, INNOCENTI. C’è da confessare fin verso le 10. Il canonico Casoni mi domanda un po’ d’apparatura per la festa del Bambino di Praga72. Sono liberati dalla prigione V. P. e il figlio di B., arrestati il giorno di Natale per il furto legno. Al Cinematografo alle 13 il Christus, alle 9 Così parlò Confucio. Spedisco l’abbonamento all’ “Avvenire” pel Pievano, aggiungendo £ 6 per avere l’Annuario di Egilberto Martire. MARTEDÌ 29. Ordinazione dei lunari e imagini [sic] Sant’Antonio Abate da Salvardi (vaglia di £. 60). Arriva il secondo missionario per Monte Santa Maria. Giunge una cartolina di Gaudenzi scritta il 20 per domandarmi il presepio. Gli rispondo subito. Arrivano i ricordini del 25° della Messa del canonico Sarti - gli auguri di Madama Cacciaguerra e la ricevuta dell’abbonamento alla “Rassegna Marchigiana”. Scrivo alla Vaticana pel ritardo dei Rituali. Stamattina sono ritornate le filandaie. MERCOLEDÌ 30. Il Priore è andato a Monte Santa Maria per sentire i missionari perché vengano qui quest’altr’anno… nel Dicembre. Niente di straordinario e non troppa gente. GIOVEDÌ 31.. Ultimo giorno dell’anno. C’è molto da confessare, forse causa la festa della Regalità di Cristo istituita da Sua Santità Pio XI73. Messa cantata. Alla fine consacrazione al Sacro Cuore e Te Deum.. Domando al Priore aumento di 200 lire annue. […] La signora Lucia […]è ammalata dal giorno di Natale per bronco-polmonite, il figlio è agli arresti a Napoli, chi dice per abusivo porto d’arme, chi dice per esser fuggito con una fanciulla di 17 anni, la sua sesta o settima moglie […]. Dove andrà? […]. Il Vescovo manda su stassera con qualche ritardo il “Bollettino Diocesano”. Questa sera i soci del Circolo si uniscono a banchetto per salutare la fine e principio d’anno. Menu: Cappelletti, lesso con contorno. Arrosto con crostini. Formaggio, frutta, zuppa inglese. Vino, Caffè e a mezzanotte Asti spumante. Spesa £ 20, e con questo buona fine e buon principio. Io vado al trattenimento al Teatro Bianchi, Buon riposo - Deo Gratias.

134


NOTE 1

Cfr. CB; 27 Dicembre 2010, 12. Secondo i suoi stessi appunti, Gabucci fu cappellano della Collegiata di Sant’Angelo dalla morte di don Riccardo Giannoni, avvenuta nel 1918. Cfr. più avanti, cap. 2.6. 3 Gabucci non riporta la data che abbiamo posto tra [ ], e che riprendiamo da DS, p. 307. 4 Le curiosità di un Libro di battesimi, in “Studia Picena”, pubblicazioni del Pontificio Seminario Marchigiano Pio XI, Volume I, Fano 1925. 5 “Bollettino Diocesano” Aprile - Maggio 1923 (Un cimelio eucaristico: la pisside eburnea), Settembre 1923 (Il sacro corpo di San Terenzio), Ottobre 1923 (Su un mosaico allegorico della chiesa Cattedrale di Pesaro), Gennaio - Febbraio 1924 (Pio VII a Pesaro). 6 Su “Atti e memorie della Deputazione di storia patria per le Marche” Gabucci pubblicherà un articolo riguardante I pittori fanesi Morganti a Pesaro (Serie V, vol. IV, 1941). 7 Sono brani da tre componimenti poetici di don Ciro Scarlatti (cfr. DS, pp. 55-58). Nel pubblicare le poesie di don Ciro, Simoncelli raccolse il testimone di Gabucci, al quale il volume dedica una sezione della parte introduttiva. Il prefetto era in seminario il responsabile di una classe. 8 Don Antonio Barbieri resse la parrocchia dal 1868, e dal 1908 don Ciro fu suo cappellano. In gioventù, a Candelara, suo paese d’origine, don Ciro aveva fondato la Cassa Rurale e un sindacato agricolo. Dal 1942 parroco di Farneto sarà don Ugo Mazza (DS, pp. 61-67). La parrocchia di Farneto è oggi aggregata a quella dell’Apsella, compresa anch’essa nel territorio comunale di Montelabbate. 9 Per qualche pagina Gabucci lascia a sinistra del testo un ampio margine dove indica gli argomenti trattati di volta in volta. 10 La strada che da Ginestreto conduce verso Pesaro, alla località Chiusa di Ginestreto. 11 Don Guglielmo Betti (1870-1946), arciprete di Ginestreto che resse la parrocchia di San Pietro in Rosis con energica personalità dal 1894 fino al 1945. Suo nipote Marino Renzi fu parroco di San Pietro in Calibano (FG 4.1, Ginestreto, San Pietro in Rosis, Parroci). 12 Alla Madonna della Neve era dedicata una chiesa appartenente all’omonima Confraternita all’interno dell’antico castello di Montegaudio, ora ricordata da una celletta. 13 Cancellato: i migliori. 14 Don Luigi Mariotti (1879-1959) era detto mezz’orecchia (ne aveva perduta una in un incidente di moto), parroco di San Lorenzo in Cerquetobono (Urbino) dal 1920 al 1955 (DS, p. 333). 15 La Madonna col Bambino e i Santi Antonio da Padova e Carlo Borromeo (1665) di Alfonso Patanazzi (16361720), autore anche del San Michele conservato presso la chiesa di San Lorenzo a Tavullia. Se vuoi vedere il diavolo all’inferno, va’ al Farneto d’inverno: con poche varianti, questo detto popolare sopravvive a dare un’idea di quanto dovesse apparire irraggiungibile Farneto nei tempi passati. Ricordiamo che il Farneto diede i natali alla beata Michelina Metelli (1300-1356), protettrice insieme con San Terenzio della diocesi di Pesaro. 16 Eutizio Spinaci di Mombaroccio, padre di Ida, moglie di Ciro Pavisa, fu a lungo rappresentante della Fonderia De Poli per le nostre zone (la notizia si ricava dai documenti conservati presso l’Archivio comunale di Tavullia: cfr., tra gli altri, Deliberazioni). 17 Dalla relazione per la visita pastorale del cardinal Gennaro De Simone (1776-1778), si ricava l’esistenza a Sant’Angelo di quattro Confraternite: quelle della Natività e del Santo Rosario nella chiesa della Scuola, e le confraternite del Santissimo Sacramento e delle Stimmate di San Francesco, in Collegiata (La visita pastorale del cardinale Gennaro Antonio De Simone alla diocesi di Pesaro, a cura di G. ALLEGRETTI, Urbania 2007, pp. 202-203). 18 La pagina risulta poco leggibile perché macchiata dall’inchiostro della pagina precedente. 19 Gabucci lascia al posto del nome uno spazio bianco; don Stefano Viani, come monsignor Porta originario di Castelmassa di Rovigo era laureato in lettere all’Università di Padova, e fu chiamato dal vescovo a ricoprire l’incarico di rettore del Seminario. 20 Presenti a Pesaro dal 1753, le Maestre Pie Venerini ebbero sede fino al 1925 in via dei Calzolai (attuale Via Branca); il nuovo istituto di via XI Febbraio sarà inaugurato nel 1925 (http://www.arcidiocesipesaro.it/index.php/comunita-religiose/53-elenco-comunita-femminili/234-maestre-pie-venerini.html; 9 Gennaio 2011, 11). 21 Il tenore Panteri (1894-1988) cantava nelle Messe in Cattedrale (Domenica ore 11 e funebri) (Archivio 2

135


Maria Teresa Badioli, Quaderni, n. 1, p. 3, ms). 22 Guglielmo Mattioli (1857-1924). Compositore emiliano, autore di numerose composizioni di musica sacra, fu tra l’altro docente, nel 1897, al Liceo musicale “G. Rossini” di Pesaro (http://www.edizionicarrara. it, Mattioli Guglielmo; 7 gennaio 2011, 12). 23 Don Giuseppe Garattoni (1896-1964), parroco di San Lorenzo di Tomba (oggi Tavullia) dal 1929, fu anche, per un breve periodo immediatamente dopo la guerra, primo sindaco del paese, nominato dagli inglesi. Nel 1926 promosse la costruzione del nuovo Santuario di San Pio (chiesa di San Lorenzo), distrutta dai bombardamenti del 1944, prodigandosi poi con fervore rinnovato anche per la ricostruzione dell’attuale edificio inaugurato nel 1947 (cfr. Commemorazione del centenario della nascita di don Giuseppe Garattoni, Montecchio, s.d. ma 1996). 24 Don Giuseppe Giardini (1899-1948). 25 Nel Fondo Gabucci si conservano diverse annate della rivista diretta da Luigi Serra dal 1922 al 1934, direttore della Galleria Nazionale delle Marche dopo Lionello Venturi e Soprintendente all’Arte Medievale e Moderna di Ancona. 26 Gabucci si riferisce probabilmente a un’opera dell’abate André-Jean Marie Hamon (1795-1874), curato di Saint Sulpice a Parigi. Licet sta per Lega italiana cattolica editrice Torino. 27 Che… Novembre: aggiunto successivamente. Cfr. più avanti, 26 Novembre. 28 Hieronymus Noldin (1838-1922), gesuita, professore di teologia all’università di Innsbruck, i cui testi ebbero grande importanza per la formazione dei sacerdoti del primo Novecento. 29 Tra i libri di Gabucci si conserva ancora il vol. I delle Opere di G. PERTICARI (Bologna 1859). 30 Augusto Novelli (1867-1927), commediografo fiorentino noto soprattutto per L’acqua cheta (1908) e per Gallina vecchia (1911), cavallo di battaglia di Sarah Ferrati e successivamente di Ave Ninchi (EdS, E. MAURRI, Augusto Novelli, vol VII). 31 La Morte civile (1861) di Paolo Giacometti (1816-1882), costituiva un vero e proprio banco di prova per i primi attori del teatro di inizio secolo, da Ermete Zacconi a Ermete Novelli (EdS, A. CERVELLATI, Paolo Giacometti, vol. V). 32 Il professor Luciani, agronomo, fu dirigente dell’ispettorato provinciale dell’Agricoltura di Pesaro (Archivio Maria Teresa Badioli, Quaderni, cit., n. 3, p. 53). 33 Il Malacarne (1885), commedia di Stefano Interdonato (1845-1896), autore siciliano di ispirazione verista (http://www.treccani.it, Stefano Interdonato; 20 Gennaio 2011, 10.05); Marco Praga (1862-1929), Alleluia, dramma in tre atti, rappresentato per la prima volta nel 1892 (http://delteatro.it, Marco Praga; 20 Gennaio 2011, 10). 34 Da qui in poi Gabucci scrive su piccoli quadernetti senza copertina, probabilmente rilegati da lui stesso (formato chiuso: cm. 10,5 x 15,5). Spesso i quaderni sono scritti solo in parte, alcuni sono numerati in testa alla prima pagina - copertina. 35 Nella trascrizione delle lettere tra Gabucci e Donati sono state mantenute le maiuscole, da entrambi usate senza parsimonia, per non togliere nulla alla vis polemica dello scambio epistolare. 36 Villagrande e Montegiano, frazioni del Comune di Mombaroccio. 37 Ringrazio per le notizie, fornitemi nel 2009, Giancarlo Crescentini Anderlini e Giovanni Zaccarelli, eredi dei Monti. I manoscritti di Enrico Monti sono raccolti in 4.3, Monteciccardo. 38 Sant’ Andrea Avellino è invocato dai fedeli contro la morte improvvisa (http://www.santiebeati.it/dettaglio/35250; 20 Dicembre 2010, 12.12). 39 Gabucci si iscriverà tuttavia alla Gioventù Italiana del Littorio nel 1938 (cfr. più avanti, p. 206). 40 Il diario riprende da questa data; manca tuttavia l’intero mese di Ottobre. 41 Qui si ferma il primo dei libretti datato 1924. Il resto del quaderno è in bianco. 42 FG 5, Teatro Perticari. 43 C. MAMBRINI, Sant’Angelo in Lizzola, ode, Urbania 1938. Anche il manoscritto di Mambrini porta la stessa data (FG 5). 44 Gabucci si riferisce alla controversa nomina a parroco della Cattedrale di don Augusto Ceccarini (cfr. Contro una satira a don Augusto Ceccarini, 1925, in DS, pp. 311-313). 45 Antonio Becci, Catalogo delle pitture che si conservano nelle chiese di Pesaro, Gavelli, Pesaro 1783. Alle

136


pagine in questione si trovano notizie sulla Vocazione di Sant’Andrea (1583) di Federico Barocci dipinto per l’Oratorio della Confraternita di Sant’Andrea. 46 Nell’archivio della parrocchia di San Michele Arcangelo di Sant’Angelo in Lizzola è conservato il manoscritto dei Cenni cui allude Gabucci. 47 La nota su Sabato 15 è aggiunta in fondo alla pagina. 48 Carlo Solmi fu Prefetto di Pesaro tra il 1924 e il 1926 (Albo dei Prefetti…, cit.; 7 gennaio 2011, 16.55). 49 Antonio Pucci fu sindaco di Sant’Angelo dal 1923 al 1926 (TOMASSINI, cit., p, 88). 50 Mascagni era il soprannome di uno dei fratelli Garattoni. 51 Il termine indicava il tappeto della chiesa (Treccani, Vocabolario on line, http://www.treccani.it, Strato; 7 Gennaio 2011, 17). 52 Benedizione contro topi, cavallette, bruchi e altri animali nocivi per la quale occorreva una speciale autorizzazione del vescovo. 53 Don Andrea Magi (1888-1924). 54 Nino Lombrassa, figlio di Amina Ruggeri e Cesare Lombrassa. 55 Don Albino Carmagnola, salesiano, autore ai primi del ‘900 di numerose opere di carattere religioso. 56 Angelo Musco (1872-1937), attore catanese, fu tra l’altro un interprete privilegiato di alcuni drammi di Luigi Pirandello, come Lumie di Sicilia, Il berretto a sonagli, Pensaci, Giacomino!, La patente e Liolà (http:// delteatro.it, Angelo Musco; 21 Gennaio 2011, 9.35). 57 Fernando Mariotti (1891-1969), pittore pesarese; nel Settembre 1925 Mariotti sposerà Francesca Spinaci, sorella di Ida, moglie di Ciro Pavisa. L’Esposizione alla quale si riferisce Gabucci è la Mostra Regionale d’Arte Pura e Decorativa, organizzata a Pesaro da Luigi Serra nel 1924. 58 La Soluzione dei Casi era la discussione dei casi di coscienza o di morale più spinosi che ciascun curato aveva rilevato nella propria curazia. 59 Secondo quanto riportato dall’ “Ora fascista” del 20 Luglio 1925, il Mainardi, che aveva colpito accidentalmente il Panzieri, sparando dopo essere stato assalito da una sessantina di dementi, fu assolto. 60 Fiera di Santa Lucia (13 Dicembre). 61 Qui comincia un nuovo quaderno, con sole tre facciate annotate. 62 Federazione delle Associazioni del Clero in Italia, fondata a Pisa da don Nazzareno Orlandi insieme con altri sacerdoti nel 1917 (http://www.faci.net; 7 gennaio 2011, 17.55). 63 “La palestra del clero”, rivista mensile di cultura e pratica ecclesiastica, pubblicata dal 1921. 64 La Calcografia Natale Salvardi di Bologna, nata nel 1802, è una delle più antiche ditte specializzate in fornitura di articoli religiosi (http://www.salvardi.com/salvardi/home; 7 gennaio 2011, 19.10). 65 La numerazione dei quadernetti riprende dal 12; il mese non è riportato ma nella prima pagina si fa riferimento alla chiusura del mese di Novembre. 66 A don Giuseppe Guiducci, rettore di Fiorenzuola di Focara nel giorno del suo possesso parrocchiale (DS, p. 305). 67 Al Farneto è associata anche la figura della Nanda, al secolo Fernanda Gerunzi (1890-1989), cartomante e fattucchiera (ma il malocchio non lo faceva, lo guastava solo, dicono i numerosi testimoni che la ricordano), la cui fama di guaritrice di uomini e bestie arrivava fino a Pesaro. 68 Più avanti Gabucci parla di un messale del Razzolini: dovrebbe trattarsi del Messale illustrato dal pittore e miniatore Attilio Razzolini, pubblicato nel 1912 a Firenze. 69 Egilberto Martire (1887-1952), giornalista e scrittore, fu eletto al Parlamento nel 1919 per il P.P.I. e rimase in carica fino al 1943. 70 Vita di Cristo (Christus), film muto diretto da Giulio Antamoro; tra gli interpreti Leda Gys (Maria) e Amleto Novelli (Pilato). Il film fu uno dei primi colossal del cinema italiano (http://www.cinematografo.it, Cristo; 26 novembre, 14.54). 71 Così parlò Confucio (Outside the law, 1920), regia di Tod Browning, con Lon Chaney; nel 1930 il regista ne farà un remake intitolato Uomini nella notte (P. PIEMONTESE, Remake: il cinema e la via dell’eterno ritorno, Roma 2000). 72 La festa del Santo Bambino di Praga, legata all’infanzia di Gesù, nasce dalla devozione verso la statua del Bambino conservata nel convento carmelitano della capitale ceca, risalente al sec. XVIII. 73 La festa di Cristo Re fu istituita da Pio XI nel 1925 e si celebra nell’ultima Domenica dell’anno liturgico.

137


138


ROMA, 1926 - 1929. GIOVANNI GABUCCI, ARCHIVISTA E PALEOGRAFO

5

Ammesso alla Scuola Vaticana di Paleografia e Archivistica nel 1926. ROMA, 18 GIUGNO 1928. Ecc.za Rev.ma, sento il dovere ed il piacere di annunciare alla E.V. che oggi ho dato l’esame orale alla presenza di Sua Eminenza il cardinal Gasquet, ne ebbi rallegramenti dallo stesso Eminentissimo per il buon esito degli esami di Paleografia, Diplomatica (non Diplomazia), di Archivistica, ove ottenni 9/10. Nel ringraziare il Signore dell’esito ottenuto, è obbligo mio esternare la mia riconoscenza di figlio anche all’Ecc. Vostra che fu con me così buona per il conseguimento di questo diploma che, voglio sperare, potrà portare col mio studio qualche aiuto alla nostra cara Pesaro. Per accontentare i buoni Padri che mi hanno ospitato durante i miei studi, mi fermerò ancora qualche giorno a Roma per dipingervi il teatrino per il Circolo del S. Cuore. In attesa di poterlo di persona riverire e presentarLe i miei sentiti ossequi, Le bacio il S. Anello e chiedendoLe la S. Benedizione mi professo dell’Ecc.za V. Rev.ma dev.mo figlio, Sac. Giovanni Gabucci1.

Diplomatica, non diplomazia. Nemmeno il contatto con le più alte gerarchie ecclesiastiche e con l’ambiente del Vaticano, di più ampio respiro rispetto alle canoniche di campagna e alla curia pesarese, varrà infatti a limare l’inclinazione alla polemica (o alla riparazione dei soprusi, sì, don Giovanni, lo so) che abbiamo imparato a conoscere. Da Roma, dove tra l’Autunno del 1926 e la Primavera del 1928 frequenta la Scuola Vaticana di Archivistica e Paleografia, Gabucci tornerà con un bagaglio di strumenti tecnici che effettivamente imprimeranno un tono di maggiore sistematicità ai suoi scritti; da Roma si renderà utile agli amici di casa, dandosi da fare per una pisside, un reliquiario, una pubblicazione rara. Affiora qua e là qualche tocco di nostalgia (c’è la festa a Monte Santa Maria… ma io sono lontano), e i pensieri sono sempre rivolti alla nostra cara Pesaro (nel 1928 trascrive per esempio l’elenco delle chiese di Pesaro tra il 1290 e il 1303 dai Registri delle Decime papali dell’Archivio Vaticano), ma predomina l’entusiasmo di fronte alle meraviglie della città eterna: Che ricchezza!... Bisogna tornarci, scrive a proposito delle Gallerie Vaticane, e sembra quasi di seguirlo passo passo nella 139


corsa attraverso l’antica spina di Borgo (via della Conciliazione verrà aperta solo nel 1937), in una giornata a perdifiato insieme agli amici santangiolesi in trasferta. Grazie ai buoni uffici di monsignor Porta2, a Roma don Giovanni trova ospitalità presso i padri Guanelliani di San Giuseppe al Quartiere Trionfale: qui conosce alcuni dei sacerdoti che con don Luigi Guanella diedero vita nel 1908 alla Congregazione dei Servi della Carità, tra loro anche il parroco don Luigi Previtali e don Riccardo Negri, coi quali resterà in contatto anche in seguito. Con la consueta disponibilità don Giovanni contraccambia i suoi ospiti lavorando alla biblioteca dell’Opera Alessandro Manzoni3, dipingendo sipari e bandierine per le feste; di tanto in tanto porta dal paese salsiccia e dolci preparati dalla sorella, che allietano i pasti comuni. I diari si interrompono dalla fine di Aprile 1927 al 1930; sappiamo tuttavia che il 26 Maggio 1927 Gabucci rappresenta, come scrive egli stesso, Sant’Angelo in Lizzola nella solenne cerimonia di inaugurazione della tomba di Ercole Luigi Morselli al Verano4, e a Roma sarà di nuovo tra Maggio e Giugno del 1929, quando predicherà a San Giuseppe durante l’intero mese di Maggio. Addirittura don Previtali ‘prenota’ Gabucci con quasi un anno di anticipo, scrivendo a monsignor Porta il 7 Agosto 1928: Eccellenza Reverendissima, don Giovanni Gabucci, che ha sempre tenuto allegra la brigata e che ci fu di non poco aiuto ritorna a Pesaro diplomato. Noi pensiamo di aver fatto un favore a Vostra Eccellenza avendolo alloggiato qui; ora da Vostra Eccellenza imploriamo un favore per noi: vorremmo Don Gabucci per la predicazione del Mese di Maggio nel venturo anno. Possiamo contare? Sarà grande favore. Ci lusinghiamo nell’affermativa…5. Nel Giugno del 1929 assisterà il cardinal Pompili nella posa della prima pietra della chiesa di Santa Maria della Provvidenza, come ci informa un consunto ritaglio de “Il Messaggero” con tanto di foto, dove don Giovanni si riconosce in verità solo dalla freccia da lui stesso apposta6. Nel 1928 Gabucci si diploma dunque a pieni voti, sostenendo un esame articolato in tre giornate (14, 15 e 18 Giugno) comprendente esame scritto di un codice beneventano del 2° periodo con pagine caroline, trascrizione di una supplica del tempo di Pio II (Piccolomini) e, infine, esame orale (circa un’ora), al cospetto della commissione presieduta dal cardinal Aidano Gasquet7. Tra i suoi compagni di studi, molti dei quali stranieri, ricordiamo padre Anselmo Lentini, monaco cassinese il cui nome è legato soprattutto a una celebre edizione della Regola di San Benedetto. Il 22 Giugno i neodiplomati sono ricevuti in udienza da Pio XI8. Il 1928 vede Gabucci impegnato anche nella realizzazione della cappella dei Caduti nella chiesa della Scuola a Sant’Angelo: con solerzia e rapidità, dopo la costituzione nel mese di Luglio del comitato “Pro lapide ai Caduti” (presidente Duilio Tacconi), in Agosto si dà inizio alla raccolta dei fondi necessari per restaurare e trasformare in cappella votiva la chiesa del Borgo. La cappella dei Caduti, dove saranno tumulati i ventinove caduti in guerra santangiolesi sarà inaugurata di lì a poco, in occasione del X annuale della Vittoria, il 10 Novembre 19289. 140


SCUOLA VATICANA DI ARCHIVISTICA E PALEOGRAFIA. I CORSI 1926-1928 La Scuola Vaticana di Archivistica e Paleografia, con sede nei locali dell’Archivio Vaticano, fu istituita da Leone XIII nel 1884. Tra i docenti dei corsi frequentati da Gabucci ricordiamo almeno Bruno Katterbach, che dal 1913 al 1931, salvo la parentesi bellica durante la quale la scuola rimase forzatamente inoperosa, tenne la cattedra di Paleografia e Diplomatica. Dal Programma dei corsi 1916-1928: All’insegnamento dell’Archivistica sarà dato un carattere sommamente pratico. Il corso delle lezioni di Paleografia comprende circa 70 lezioni di carattere teorico-pratico. Le lezioni sono illustrate coi ricchi tesori della Biblioteca Apostolica Vaticana. Il corso di Diplomatica comprende circa 70 lezioni. Ogni lezione è preceduta da un esercizio di lettura (Specimina paleographica Regestorum Romanorum Pontificum: Registri delle suppliche papali ed altri registri). Cosicché, riassumendo, i corsi ora annessi all’Archivio Vaticano sono i seguenti: 1) Corso di Paleografia latina: Lunedì, Mercoledì e Venerdì, dalle ore 10.45-11.45. Prof. P. Katterbach, O.F.M., 2) Corso di Diplomatica: Lunedì, Mercoledì e Venerdì, dalle ore 10.45-11.45. Prof. P. Katterbach, O.F.M.; 3) Corso di Archivistica: a) Lezioni di archivistica pratica: Giovedì nelle ore pomeridiane: prof. P. Katterbach, O.F.M.; b) Lezioni sulle S. Congregazioni, Tribunali ed Uffici della Curia Romana: Giovedì nelle ore pomeridiane: prof. P. Seredi, O.S.B.10 I corsi di Paleografia e Diplomatica si compiono alternativamente in due anni. Quello di Archivistica in ciascun anno […]. Card. Aidano Gasquet, archivista di S. R. C. SAN GIUSEPPE AL QUARTIERE TRIONFALE Roma, 1909. Il sacerdote valtellinese don Luigi Guanella (18421915) avvia la costruzione della basilica di San Giuseppe nel popoloso Quartiere Trionfale, poco distante dalle mura Vaticane. La chiesa sarà aperta al culto nel 1912. Poco dopo sorgeranno nei pressi anche una casa di cura e un centro pastorale: l’assistenza ai poveri e ai sofferenti è tra i fondamenti dell’esperienza della Congregazione dei Servi della Carità di don Guanella, nata nel 1908. Dal 1914 presso la Basilica di San Giuseppe fu istituita la Pia Unione del Transito di San Giuseppe, nata per pregare e offrire opere buone a favore degli agonizzanti: l’aggregazione voluta da don Guanella ebbe grande seguito negli anni sanguinosi della prima guerra mondiale. 141


VENERDÌ 1°. Riprendo a scrivere questi appunti. Mi fermerò a mezza strada come le altre volte, oppure sarò capace di proseguirlo? Speriamo! E incominciamo In Nomine Domini Essendoci a mezzogiorno la Messa in musica (come la notte e il giorno di Natale) dico io la 1a Messa, mentre il Priore augura a tutti il Buon Anno, ed annuncia la comunione generale per Domenica 3 corrente festa del Santissimo Nome di Gesù, in riparazione della bestemmia. C’è stato il confessore sino alle 10 circa. Nel pomeriggio il Concerto suona alcune marcie in piazza non avendo suonato stamattina a buon’ora come negli anni scorsi, perché alcuni bandisti che avevano partecipato al pranzo del circolo, erano andati a letto troppo presto - alle 3 dopo mezzanotte. Essendo il 1° Venerdì del mese, invece di Compieta vien recitata prima della Benedizione la Coroncina del Sacro Cuore, poi il Veni creator. Si è chiusa la funzione coi sermoni. Al cinematografo rappresentazione diurna e serale della Fanciulla boema. Non ci sono andato perché mi doleva la gola. Verso le 7 ½ di sera è passata una scossa di terremoto leggera, ma lunghetta. SABATO 2. Uffizio in Collegiata per Giorgi (Pavlinel). Don Giuseppe Costantini partirà a giorni come Economo di Roncaglia. Tebaldi (forse a causa del ballo) ha pubblicato che per ordine del Vescovo (sic!) non darà più la Benedizione alla sera fino a Pasqua, di modo che molti jeri sera sono venuti a Sant’Angelo. La contessa Perticari in una [cartolina] illustrata si è pensata di non aver risposto ammalata. Il farmacista mi ha donato un elegante calendarietto. Ancora non è arrivato a Monteciccardo il nuovo medico, che dovrebbe essere il figlio del dottore di Monteffiorito e, credo, parente del priore Zazzeri. Spedisco l’abbonamento al “Pro Familia” anche per Solforati Luigi, pel quale ho anticipato la somma di £ 25,50 in conto della cola già cambiata e per la quale ho già sborsato altre £ 10 quota Università Cattolica. Spedisco pure £ 10 alla Tipografia Artigianelli di Trento per la Manna Pastorale del padre Borgonovo, oblato di Rho11. È arrivata la pellicola per domani a sera Il deviatore. Domani a Ginestreto si sposa Teodoro Ranocchi (Ciòlo) con la Iolanda figlia di Mosca Domenico (l’Imperatrice Guglielmo). Grande rinfresco!!... e pariglia con cavalli bianchi. 3 GENNAIO - DOMENICA. Festa della Pia Lega contro la Bestemmia - Comunione generale. Il Priore dopo la prima Messa va alla Chiusa per la festa di Sant’Antonio. Io devo sospendere di confessare per andare a Monteciccardo a dir Messa pel rettore Tebaldi ammalato. Lo trovo in letto; egli mi dice che stamattina quando si è alzato è caduto in deliquio, rimanendo parecchio tempo a terra. Ho imparato stassera che l’ultimo giorno dell’anno dopo una scuffia generale in casa sua, la Tranquilla si svegliò credendo aver sentito dei ladri e ancora presa dal vino, si alzò, 142

1926 GENNAJO


chiamò il rettore, e per voler tirare con lo schioppo, il rettore fu preso con la mano fra il cane del fucile, gli si produsse una ferita che gli fece perdere un boccale (sarà?...) di sangue. Dietro l’indebolimento si può spiegare bene anche il deliquio. Dopo aver detta la santa Messa e data la Benedizione, sono tornato a Sant’Angelo per celebrare alle 11. Data la mancanza dei cantori (Solforati Luigi è andato alla segna del Bestiame) si dice la Messa bassa. Alla sera Ora di Adorazione in riparazione alle bestemmie. Il Priore ritorna in tempo per dare la Benedizione. Dopo gli parlo di Monteciccardo ed egli stabilisce di andare domani a Ginestreto per avvisare l’arciprete Betti ed impedire la partenza di Costantini. Nei giornali di stassera c’è relazione del terremoto del 1° corr. con epicentro a Venezia, Stassera si proietta Il Deviatore in 6 parti. Lotta fra l’amore e il dovere, vince il dovere. Un incidente. Il Priore voleva pagare 50 cent. Per Giunta Orfeo (Petén), come le altre sere: il bigliettaio Nardi Amato disse che tutti dovevano pagare almeno un franco, e che erano ragazzi solo quelli che non avevano passato i 7 anni. Il Priore, anche perché aveva dato 2 panche, volle indietro ciò che aveva pagato e se ne partì inquieto. Incontratosi con me e Tacconi disse che sarebbe tornato se l’avessero mandato a chiamare; ne fu incombenzato il M° Bassi, ma per questa sera non venne. LUNEDÌ 4. A Ginestreto il Priore non poté vedere l’Arciprete che era partito per Pesaro. Don Costantini dice che lui non fa nulla per rimanere perché è uno dei soliti mali provenienti dalla cattiva nottata. Tebaldi manda Mingaron - Bertini - a ritirare i lunari non ancora venuti, e a invitarmi per domani a benedir le stalle. Mi rifiuto, perché non so neppure se riuscirò a fare il giro di Sant’Angelo. Verso le 5 pomeridiane è arrivato l’annuncio della morte della Regina Margherita ammalata da qualche tempo. Il Prefetto ha fatto sospendere ogni divertimento (balli, cinema…). MARTEDÌ 5. Il priore è andato a Pesaro. Vado a Montegaudio per l’Uffizio. […] Nel pomeriggio completo il Presepio coi camelli [sic] e i Re Magi. È tornata la contessa Perticari. Il Priore porta da Pesaro i Calendari della Buona Stampa. Niente posta, eccetto il giornale. 6 GENNAIO - EPIFANIA. Non si può fare la Messa in musica, perché non può venire Gaetano Solforati avendo il suo piccolo a letto. […] Al cinema Branca la Fioraia del mercato. Termine delle Missioni a Monte Santa Maria, ed erezione della nuova Croce, con generale soddisfazione. GIOVEDÌ 7. Uffizio Lazzari in Collegiata. Si guasta il presepio. Con la Posta arriva la Manna pastorale del padre Borgonovo. Don Giuseppe Costantini è partito oggi per Roncaglia come economo spirituale. […] VENERDÌ 8. Ufficio a Montelabbate. Vi resto per le prove del Teatrino 143


(Non più sordi in locanda12, I diavoletti e altri canti). Rallegramenti al Capit. o [Capitano?], riuscito dopo molte lotte, Segretario Comunale. SABATO 9. Il rettore Angelini mi porta con la motocicletta alla Chiusa per l’Uffizio. Si celebra nella sala e in una camera attigua. Chi sa quando si potrà celebrare nella chiesa di cui ora ci sono solo le fondamenta? Incontro Mosca, della Martera, Marinelli e Gianotti di passaggio per tornare alla sua parrocchia di Sant’Apollinare in Girifalco (Urbino). Alla Chiusa vorrebbe andare d. A. U. [?]… ma speriamo che il Vescovo si opponga altrimenti error pejor priore13. Ritorno a casa mia col rettore Angelini che mi accompagna fino a Ginestreto. Alla sera vengo chiamato dalla Teresa Virgili che confesso e do la Benedizione Apostolica. Non essendo arrivati nemmeno stassera i Lunari di Sant’Antonio (ordinati dal 2 scorso) scrivo una cartolina espresso per cambiare l’ordinazione - se si farà in tempo!... DOMENICA 10. Porto il Viatico alla Virgili, Dopo la santa Messa il Priore va a Monteciccardo e il M° Bassi a Montegaudio per la festa di Sant’Antonio. Al Trebbio pranzo d’addio a Enrico Garattoni. Inviti e alla sera ballo fino alle 3 antimeridiane. LUNEDÌ 11. A Monteciccardo alle 8 ½ Messa cantata in suffragio della Regina Margherita. Vado all’Uffizio a Ginestreto. A Montelabbate è morto Cadgnòl [?]. A Roma funerali al Pantheon della Regina Madre. Neanche stassera ci sono le immagini di Sant’Antonio ed ho dovuto rimandarne senza anche quelli di Montelabbate. A Montegaudio si sono scambiati i boccali sulla testa. Un ferito*. \* Luigén – la ligéra – il figlio della Papessa del Farneto = Feritore il fattore […]\. Cena d’addio a Enrico Garattoni che parte per Sulmona avendo ottenuto il posto di direttore di quella Cattedra ambulante d’Agricoltura. MARTEDÌ 12. È tornata la neve con vento. Si rimanda la benedizione delle stalle. L’automobile non è venuto dai monti. È venuto su quello di Mombaroccio; ma per la molta gente è partito anche quello di Sant’Angelo. Tra i viaggiatori c’è anche Garattoni Enrico che va a Sulmona. Continua a nevicare specie nel pomeriggio. Salvardi risponde di aver modificato l’ordinazione, ed alla Posta è giunto il Bollettino del [?]. MERCOLEDÌ 13. Stanotte neve… oggi neve… stassera neve… L’automobile è partita da Pesaro alle 3 e s’è dovuta fermare al Trebbio di Candelara, e portare la posta… a piedi ma che alle 6 ½ non er ancora arrivata. Sono arrivati alle 8. L’Università Cattolica ha mandato le tessere per gli amici, manca per l’arciprete Betti. GIOVEDÌ 14. Stamattina la neve supera il ginocchio. Sembra abbia intenzione mutarsi in galaverna (sarebbe un forte pericolo per i tetti deboli). Dal144


le 9 antimeridiane il tempo benché imbronciato sembra volersi mettere al buono. Respingo il “Corrierino”. Scrivo all’Università per la tessera mancante. Domando il normografo. Nemmeno stassera verrà su l’automobile perché si sono fuse le bronzine jersera nel tornare a Pesaro dal Trebbio. VENERDÌ 15 15. Pioviggina e tira forte vento. Anche la neve incomincia a sciogliersi. Anche stassera l’automobile fa vacanza. La neve à diminuito quasi della metà causa il garbino. SABATO 16. A Ginestreto la deposizione di Girolamo nobili morto da Mercoledì. Giornata splendida, ma un poco fredda: la neve si scioglie meno di jeri. Oggi finisce il lavoro nella filanda, e domani pranzo d’addio. M’incaricano di stendere un brindisi che leggerà l’Annunziatina Tonelli. Arrivano i Rituali, le Imagini di Sant’Antonio ed una cartolina da Sulmona di Enrico Garattoni. DOMENICA 17. Il Priore va a Pesaro per la festa di Sant’Antonio abate nella chiesa omonima. È un freddo che pela, e non bufa dal freddo. Stassera al cinema la films biblica: Joseph. Splendida!... migliore del Christus in 5 parti. Causa tempo cattivo poca gente. Si è rinnovato l’incidente delle panche e del mezzo biglietto per Petén. Alla filanda dopo il pranzo c’è il ballo e domattina partenza per Saltara. LUNEDÌ 18. Giornata bella ma fredda. Il Priore ha fato ritirare dal cinema le sue panche. Meglio così! Almeno sarà terminata l’occasione di nuovi incidenti. Tebaldi nel tornare da Pesaro m’invita per Mercoledì e prega avvisare anche il Priore e quelli di Montegaudio, Monte Santa Maria e Farneto. MARTEDÌ 19. Uffizio a Montegaudio. Imparo da Tebaldi che oggi c’è il concorso per Roncaglia e Santa Marina, al solito senza avviso non ostante il preavviso pubblicato nel “Bollettino” il 31 Dicembre e che alcuni ebbero dopo il 6 gennaio. L’esattore […] è fuggito in Svizzera dopo fatto un crak di circa 8 milioni. Si dice ne siano rimasti impigliati molti signori, ad alcuni dei quali il […] corrispose un tasso esagerato fino al 25%. Don Pascucci di Coldelce sempre peggio. MERCOLEDÌ 20. San Sebastiano a Monteciccardo, Festa solenne a pranzo, meschina in chiesa anche per la mancanza dell’Organo. Nobili m’invita pel 5 febbraio (Sant’Agata) a fare il fervorino per la Comunione e il Panegirico alla sera.- Alfredo Fabbri (Verdi) è ammalato da lunedì e delira senza febbre. Ieri e stassera fui a trovarlo. Stanotte ha fatto una terribile gelata che ha prodotto innumerevoli cadute. GIOVEDÌ 21. Bel tempo ma freddo, Benedizione delle stalle al piano. Di lì 145


alla sera a Montelabbate per le prove del teatrino fino alle 11 di notte. Quando si esce dalle prove à già incominciato a piovere. Adolfo Marcelli porta su l’olio da Pesaro. VENERDÌ 22. Stanotte a un’ora Angelini ha dovuto andare da un ammalato più giù della Chiusa, è tornato verso le 8, mentre ancora nevica (ne ha fatta quasi una scarpa). Più tardi la neve si cangia in acqua. Non potendo proseguire la benedizione resto a Montelabbate per altre prove. Nel pomeriggio torna il bel tempo, ritorno a casa e vado a ritirare l’olio da Urbano Bellucci ove l’aveva depositato jeri Adolfo Marcelli. Per le strade, che pantano!... SABATO 23. Bel tempo, ma freddo con forte gelata. Ieri sera alle 9 morì per emorragia di parto […]. Fu chiamato il Rettore Angelini che gli [sic] diede Assoluzione e Olio Santo sub conditione. Nel pomeriggio benedizione delle stalle in paese. DOMENICA 24. Causa il funerale è di nuovo rimessa la festa di Sant’Antonio. Il Priore va a prendere il morto dopo la santa Messa. Io faccio il 2° trasporto dopo aver celebrato la Messa di Requiem. Al Farneto per la festa di Sant’Antonio è andato un frate da Pesaro. Scarlatti è in letto con bronchite. A Montelabbate è andato Ugolini. \È venuto il dottor Giacomini, nuovo medico interino di Monteciccardo\. L’olio fatto venire da Laigueglia è buono; l’ho sentito nell’insalata. […]. LUNEDÌ 25. Benché sia San Paolo dei segni14, oggi il tempo è stato sempre ottimo, benché sia freddo. Stamattina io e il Priore siamo stati a Montelabbate pel morto, che invero era alla Chiusa; quindi abbiamo celebrato, dopo il titorno in Collegiata. Ieri è morto il parroco di Coldelce don Antonio Pascucci da Petriano, di anni 48 circa da molto tempo ammalato. Lo riportano in patria dopo i funerali che si faranno Mercoledì. Ho comprato il vino da Garattoni £. 1,50 al litro – kg 106 - £. 159. MARTEDÌ 26. Stamattina alle 2 fu trovata morta nel suo letto Michelina Bartoli (la Miclota) abitante nel Brasco. Benedizione delle stalle al Brasco e Serra. L’Università manda il duplicato della lettera dell’arciprete. È tornata da Pesaro l’Altavilla Giumetta che era andata a imparare il ricamo dalle suore del Corpus Domini, senza però attenderci di proposito. Ho pagato al Pievano l’olio: kg 18 a £. 10,90 = £. 196,90 + trasporto 5.05 totale £. 201,25. Damigiane a gratis [sic]. MERCOLEDÌ 27. Deposizione della Bartoli. A Ginestreto è morta la sorella della Guerrina Spadoni […]. Il Priore è stato chiamato dalla Ugolini Rosa (Ciaragnón).

146


GIOVEDÌ 28. III anniversario di Giuseppe Crescentini. Alle 8 di stamattina è morta la Ciaragnona. Aveva 73 anni. VENERDÌ 29 Deposizione della Ugolini. Strade impraticabili per il fango. Don G. Betti mi riporta che Nobili vuole assolutamente il panegirico di Sant’Agata. L’Angelina non si sente troppo bene. SABATO 30. Mia sorella è restata a letto per un forte dolor di capo. Sarà principio d’influenza? Resto a casa perché non c’è alcuno che attenda all’ammalata quindi va il Priore a benedire le stalle dopo l’uffizio a Monteciccardo. DOMENICA 31. Stamattina mia sorella si è alzata e si sente meglio. Deo gratias. Festa di Sant’Antonio abate in Collegiata. Due parole alla I Messa. Alle 11 Messa in musica. Pranzo. Da Mariotti (Bergamasch) di Montelabbate sposalizio di Beniamino con una di Novilara e della Rosina con Bertin che sta nella Cupa. Al cine il Topolino di Bordo. Battesimo della figlia di Nicolini Giuseppe e di Rossani Gemma. FEBBRAJO

LUNEDI 1° FEBBRAJO. A Montelabbate per il morto Barbaresi. Però fanno il funerale a Montecchio e poi monsignor cappellano Marinelli lo porta al cimitero di Montelabbate. Io resto fino al pomeriggio per le prove del teatrino. Al ritorno la Zenaide mi vende 2 kg di salsiccia da mantenere. MARTEDÌ 2, CANDELORA. Funzioni come alla festa alle 10 ½, il Priore fa la benedizone delle Candele, e poi celebra la Messa. Al cinema ripetono il Topolino. Mia sorella non si sente ancora troppo bene. A Pesaro La fanciulla del west di Puccini lascia un po’ a desiderare per l’esecuzione. MERCOLEDÌ 3. A Ginestreto deposizione di Nobili Maria che stava in San Donato. GIOVEDÌ 4. Ufficio in Collegiata per la Filippini. Il Priore va a Colbordolo pel Predicatore: don Pirazzini15 accetta; in cambio il Priore andrà da lui a fare la Quaresima. VENERDÌ 5. Festa patronale a Monte Santa Maria. Al mattino devo fare il fervorino per la Comunione ed alla sera il Panegirico di Sant’Agata. SABATO 6. Ho presentato in Municipio la domanda per la doccia. Il segretario ha pensato ottimamente di fare il mercato serico coperto nei giardini che servirà anche per salone, teatro ecc. Scrivo al “Corrierino” per rinunziarlo; all’ “Italia Salesiana” per le cartoline di Mastrojanni su don Bosco ecc. DOMENICA 7. Festa di San Biagio in Collegiata. Il M° Bassi ha una passata 147


di influenza. Al cinematografo La città degli uomini silenziosi16 in 4 parti e la Comica in 2 parti. LUNEDÌ 8. Celebro in Collegiata perché devo andare a prendere il morto - il figlio di G. L. di appena un anno. È morto a Monteciccardo un certo L. B., giovane di 18 anni obbligato dai parenti ad andare al Ballo Lunedì scorso. Tornato a casa sudato si ammalò e morì, per fortuna coi Sacramenti. MARTEDÌ 9 FEBBRAIO - 9 FEBBRAIO 1888. Data di nascita [don Giovanni ricorda il proprio compleanno]. MERCOLEDÌ 10. Andreatini mi dà a leggere il libretto dell’opera Francesco d’Assisi del M° Carloni17. Mi sembra San Francesco troppo umano specie nell’episodio del 4° atto quando, morente, da allontanare tutti per restare solo con Chiara. Poi mi sembra manchi l’unità di stile ove si nota troppa differenza fra il Cantico di frate Sole e il più arcaico parlare ordinario di Francesco e degli altri molto più moderno. Il Priore è andato a Pesaro a predicare a Sant’Antonio. Arriva il “Bollettino” con la Pastorale e l’avviso per l’adunanza di sanato 14 pel Seminario; invito fatto in ritardo per aver meno intervenuti. GIOVEDÌ 11, GIOVEDÌ GRASSO. A Pesaro Première del San Francesco del M° Carloni. Monsignor vescovo coi preti, frati ecc. sono andati jeri sera alla prova generale. Il tenore è abbastanza debole, i cori poco preparati e Francesco è troppo espansivo con Chiara, mentre alla prova generale è stato in un giusto riserbo. Sono andati parecchi di Sant’Angelo fra i quali Andreatini con la famiglia, Marcolini, Solforati Luigi, Lazzari Nazzareno, Donati Gino ecc. Il Priore è restato a Pesaro ed è andato all’opera col M° Bassi, il canonico Casoni e gli abati Baldelli e D’Angeli. VENERDÌ 12. A Montelabbate due morti (la Ghiléna e la Montréna), a Ginestreto è morta la Barbóna. Io resto a Montelabbate per le prove del Teatrino. Santicchia, colono Perticari, prende col permesso del dottor Lardoni due tavoloni per la greppia. SABATO 13. A Pesaro adunanza pel Seminario con invito ai soli beneficiati. Pochi intervenuti causa ritardo avviso e tempo pessimo. Sembra sia rimandata. A Sant’Angelo vengono quelli delle tasse. Io prima mi rifiuto pagare per la mancanza della firma del sorvegliante messo dal Prefetto, poi pago perché lo stesso sorvegliante telegrafa di riconoscere sufficiente la firma del collettore avvocato Angelini. Il tempo continua da vari giorni (anzi dai primi del mese) a mantenersi pessimo con nebbia, pioggia e relativo fango. Torna da Pesaro il M° Bassi che conferma le voci non proprio ottime sulle esecuzioni del San Francesco. Telefona da Tomba il rettore Benvenuti sulle ricerche di San Pio. Dice intanto di estendere ciò che si fa. 148


DOMENICA 14. Verso le 11 mi chiamano in borgo per combinare un carro con gli episodi di Sansone e i Filistei (mascella d’asino - lotta col leone - taglio delle trecce - berlina - crollo del Tempio) per andare a Montelabbate. Si farà un altr’anno da noi perché è impossibile per mancanza di mezzo di trasporto e ristrettezza di tempo. L’Attilio Crescentini mi ha portato la greca nuova18. Tornano da Pesaro Lardoni e Mambrini entusiasti pel San Francesco di Carloni. Il monco di San Ferdinando delle Puglie che dava i numeri del lotto, si dice che sia fuggito perché non ne è uscito nessuno di quelli dati da lui. È stato vincitore il Governo che si dice abbia incassati nella scorsa settimana 80 milioni col lotto. Serviranno a pagare i debiti con l’Inghilterra19. LUNEDÌ 15. La Salesiana risponde riguardo le cartoline di Domenico Savio. L’arciprete di Ginestreto mi narra l’esito dell’adunanza di sabato. Io e Solforati prendiamo le misure pel nuovo telo al cataletto. MARTEDÌ 16. Tempo splendido. Costantini è tornato Domenica sera e si tratterrà fino a mercoledì, mentre lo sostituisce Giamperoli. Il sub economo Boidi, forse per ordine dei [...], ha trattenuto le rinuncie di Giamperoli (Roncaglia) e Gambini (Santa Marina), Dicesi che il vescovo abbia imposto Roncaglia a Marinelli (con 1.000 lire per la mobiglia) e Santa Marina a Giardini. Il paese è quasi deserto per la partenza dei paesani al Carnevale di Fano e di Montelabbate. 17 FEBBRAIO - MERCOLEDÌ DELLE CENERI. L’Angelina va a Fano anche per comprare il mussolo e il cotone ecc. per addobbare il nuovo telo funebre pel cataletto. Per la prima predica sul Fine dell’Uomo non c’era troppa gente e anche il Predicatore è stato un po’… fiacco. DOMENICA: GRANO

MARINUCCI

GITA IN URBANIA

DOMENICA 2520. Il podestà ha fatto affiggere un manifesto per l’approvvigionamento grano ai poveri. I proprietari sono invitati a darne il 10% del loro prodotto; i poveri devono farne domanda non oltre il 15 agosto. Condizioni: non meno di mezzo quintale, pagamento a contanti, dichiarare l’epoca del ritiro, somma £. 25 in meno del prezzo corrente (listino Albani). Il Priore è stato chiamato stanotte alle 3.30 e stamattina verso le 10 da Marinucci: gli ha dato l’Olio Santo. Invitato telegraficamente da Giuseppe Andreatini vado con lui e il M° Bassi in Urbania per la Benedizione degli Auto21. C’è pure Nori che porta l’Adria, signora Anita, la figlia del dott. Lardoni. Prima fermata (di pochi minuti) in Urbino, poi scesa a Fermignano, di lì in Urbania. Arriviamo al giungere del clero con la statua, e reliquia in piazza per la Benedizione, Tacconi ci vede e monta subito 149


sull’automobile. Incominciata la sfilata, quando l’automobile è fermo innanzi al palco, monsignor Vescovo lo benedice con la Sacra Spalla di San Cristoforo. Girando la città ritorna al posto di partenza a fianco delle scuole e monumento ai Caduti (semplice, ma serio ed elegante). Siccome Nori giunge in ritardo la benedizione della sua auto avviene poi innanzi alla Cattedrale, fatta da un Canonico. Incontro il M° Don Giuseppe Fini Porfiri di Fano, poi il primicerio Bocconcelli col quale mi trattengo fino alla partenza (alle 7,30 circa). Grande animazione nella cittadina. Vi saranno state più di 100 automobili e camion non comprese le motociclette e sidecar. Si ridiscende a Fermignano, visita del paese con il ponte e la vecchia torre. Spuntino con pane e prosciutto e vino, fatta conoscenza col cappellano don Primo. Alle 9,30 partenza per Urbino, ove si credeva ci fosse il Concerto. Caffè nel bar sotto il loggiato di Piazza a lato del Collegio. Visita della città al lume della luna e dei fanali. Partenza alle ore 10,45. Arrivo a Sant’Angelo alle 11 e ¾, mentre giungeva l’automobile con i Musicanti di Montelabbate che avevano fatto una gita di oltre 100 km. È venuto stassera padre Giovanni, il nepote di Marinucci che riparte domattina. LUNEDÌ 26. SANT’ANNA. Messa all’Arzilla22 dai Betti. Il Priore va a Pesaro. Mons. ? [sic] Carletti ha sciolto la Società delle Zitelle di San Cassiano. Il canonico Casoni fu incaricato per un’inchiesta. […] Alle 10 ½ sono venuti a chiamarmi da Marinucci perché facessi la nottata per loro. Siccome non c’era pericolo sono tornato via. MARTEDÌ 27. Uffizio a Montegaudio […]. MERCOLEDÌ 28. Il Priore torna a Pesaro pel passaporto. Il vescovo concede dispensa dagli esercizi perché quassù non c’è nessuno. In cambio andrà il rettore Nobili. La vertenza della Società delle Zitelle di San Cassiano è finita bene. La Società sciogliendosi divide fra le aggregate il capitale che, data la esiguità della quota non è bastante a dare le doti. Oggi 3 viaggi da Marinucci, alle 5 antimeridiane, alle 10 ½ e alle 7 pomeridiane. È morto alle 8 ¾. Aveva 74 anni. Angelini à dato a Donati della Buona Stampa la stilografica avuta da Andreatini, per accomodare. GIOVEDÌ 29. Ufficio in Collegiata. Mascagni ha presentato in Comune la nota della calce, cemento ecc, per la sistemazione della piazza “G. Perticari”, più di 2mila lire, di modo che per quel piccolo lavoro senza com150


prendere l’arena e la ghiaia sul posto, ci sarebbe una spesa di circa 6mila lire!... scusate se è poco?... E poi dicono che nessuno dà il lavoro!... Siate più accorti… Vien su padre Giovanni da Pesaro pel funerale dello zio G. Marinucci. Cena e dorme da me. VENERDÌ 30. Deposizione di Gaetano Marinucci. Grande sfarzo di ghirlande… trovate in prestito. Messa in terzo cantata da Padre Giovanni, Concerto pel trasporto. È venuto per una passeggiata il chierico Carloni di Montelabbate che resta a pranzo da me. Padre Giovanni è invitato dalla Marinucci Maria, moglie della guardia Egisto Garattoni. Il Priore mi dà una lettera di Benvenuti per andare a Tomba, e permette che vada lunedì, per qualche giorno. Padre Giovanni torna a Pesaro con [Rongacci?] che trasporta tutti i parenti di Marinucci. Passa a Sant’Angelo Brocanelli23 di Montefelcino che mi vorrebbe da lui; stabilisco di andarci questo Ottobre: lui mi verrà a prendere. SABATO 31. Ufficio a Montelabbate per Monaldi (Cialetta). Nel ritorno passo al Castello per prendere il Vocabolario latino già di Bendoli e altri libri. Nel pomeriggio sono stati portati a Pesaro dai Carabinieri il figlio di Natalon e la figlia d’la Riminena del Farneto, presi, diceva il popolo, perché amoreggiavano: ma la verità è che avevano rubato semplicemente 4 balle di sementina pronta per portarsi a pilare. Ambedue sono oriundi di Ginestreto… quindi è naturale…[…]. 1926 LUGLIO

DOMENICA 1° LUGLIO. Il Priore è andato a Ginestreto pel Perdono. Io devo binare. Alla 1a Messa unisco il fatto della liberazione di San Pietro mentre la Comunità pregava, come ai nostri tempi per la persecuzione del Messico24 invitando tutti a pregare e ad intervenire stassera all’Ora di Adorazione. Giorgi mi scrive per andare sabato da lui. Rispondo negativamente dovendo andare alla Tomba per alcuni giorni. LUNEDÌ 2. Parto per Tomba. Non essendoci Mingucci faccio la lista dei parroci di San Lorenzo. Alla sera arriva Mingucci. MARTEDÌ 3. C’è l’ufficio a San Michele pel padre di Ferri. Dopo l’Ufficio copio la tabella dei Parroci fatta nel 1895 dall’arciprete Gnassi. Dopo ritorno con Mingucci a San Lorenzo per vedere quali grazie ottenute per intercessione di San Pio, possano pubblicarsi, poi si studiano le modalità della pubblicazione (un doppio foglietto di 8 pagine della dimensione del libretto in carattere più fino e sterlineato25). MERCOLEDÌ 4. Stendo in forma narrativa le 12 grazie da stamparsi scelte jeri. Dato il tempo pessimo specie nel pomeriggio Mingucci non viene per la revisione.

151


GIOVEDÌ 5. Non potendo partire stendo le preghiere per la novena a San Pio. Nel pomeriggio con Mingucci ne compilo altre 3 pel triduo da stampare in foglio a 4 pagine con la novena e cenni… A Sant’Angelo matrimonio della Gemma Nardi con Marino Giorgi di Montegaudio che vanno a stare a Pesaro da Sallua. VENERDÌ 6. Vado col Rettore a Monteluro basso ove c’è il morto. Ritornato copio per me altre grazie e nel pomeriggio ritorno a casa. I ragazzi della Comunione studiano sempre meno. Ceccarini mi ha mandato 3 copie del “Bollettino” d’Agosto coll’articolo Il patrocinio di San Terenzio. Dicesi che Giobbe Sanchini sposi l’Anarchia Giampaoli. SABATO 7. Soluzione dei casi a Montegaudio. […]. DOMENICA 8. Tempo pessimo, invernale con grande freddo. Visita a Montegaudio, Monte Santa Maria e all’Arzilla del podestà Angelo Bracci, col pranzo a Montegaudio. Caffè dal pievano. LUNEDÌ 9. Ha piovuto tutto stanotte. […] Anniversario dalla signora Monti del figlio Melchiorre Mazzucato (7 VIII 1915). Causa tempo cattivo il pievano non viene, Nobili viene tardi. Tebaldi manca perché la madre sta male. Resto con don Giovanni Betti a pranzo dalla signora Monti. Stassera va a far la funzione don Giovanni Betti perché io ho la dottrina. Il Priore ha riportato le bandiere prestate per l’arrivo del Podestà. MARTEDÌ 10. Stanotte poco prima delle 2 è tornato Sanchini da Roma. La gita della Verna l’ànno rimandata a domani. Scrivo al professor Bartoccetti26 a Fano per i 2 termini sprocani e libra. Ho avuto dalla signora Emilia alcune notizie sulla chiesa del Briganti. Stanotte sono andati i ladri nella chiesa del Castello di Montelabbate rubando un quadro (quello del Guerrieri?) e i piatti della Confraternita. \Non è vero\. MERCOLEDÌ 11. […] Stamattina verso le 10 ½ è caduto un pezzo di soffitto nella casa della Tangia Giunta, ove sta l’Annetta Giampaoli, nella 1a camera terrena. Il Pievano mi ha mandato due belle cartoline da Firenze. VENERDÌ 13. Stamattina verso le 5,15 partirono da Sant’Angelo i figli di Giobbe Sanchini, Emo e la Irma col nonno materno che dopo tenutili qualche tempo in Piemonte, li porterà in America. SABATO 14. Ieri sera sono tornati a casa i gitanti della Verna: Betti, Giovannini ecc. Gita splendida e avventurosa. L’automobile una carcassa, nel ritorno 12 fermate obbligatorie finché all’ultima tra Riccione e Cattolica dovettero fare a piedi oltre 5 km per prendere il treno a Cattolica per 152


pernottare a Pesaro giovedì 12 (alla Stella una camera con 2 letti per 4 persone: Betti, Benvenuti, Angelini e un ragazzo). Don Sante si era fermato a Rimini. Bartoccetti mi risponde indicandomi che sprocanj è il mezzano o sensale e pregandomi a mandare il lavoro per “Studia Picena”. Durante la cena m’incomincia uno stordimento con ronzio e sordità. Che sarà?... DOMENICA 15, ASSUNZIONE. La sordità mi disturba per confessare. Festa al Monte. Alle 9 Messa cantata, alla sera Benedizione. Colocci per lo sterro di 4 m3 (tombe Solforati e Marinucci) vuole £ 120, per lo spurgo di 2 cadaveri (Tariffa £ 10 l’uno) vuole £ 30. Bisogna farlo presidente della Cooperativa Muratori di Sant’Angelo. LUNEDÌ 16. Fiera e Uffizio a Montelabbate. Ritorno subito a casa per finire l’articolo per “Studia Picena”. MARTEDÌ 17. […]. MERCOLEDÌ 18. Il professor Scevola Mariotti mi dà (a Monteciccardo)27 un libretto - programma reclame della Sulamita data prima a Piacenza, e nei giorni scorsi a Pesaro. Spedisco a Fano al professor Bartoccetti l’articolo Curiosità d’un libro di Battesimi per “Studia Picena”. GIOVEDÌ 19. Faccio l’articolo pel Bollettino di Ceccarini La festa di San Terenzio nel 1500. Domattina il Priore lo porterà a Pesaro. VENERDÌ 26. Il Priore parte per andare col pellegrinaggio in Terra Santa. Domani partirà da Pesaro. Domenica a Roma funzione d’apertura e visita al Papa. Io vado a Montecchio per la festa di San Bernardo28. Un branco di amici - professor Cattolica, padre Andrea, Paoletti, Ugolini, Guiducci, Gambini, Giorgi ecc. […] C’è anche il violinista soprano Luciano di Pesaro che a Settembre verrà a far la musica dalla Mazzucato. […] Torno a casa coll’auto pubblico. Saluti da Montecchio, cartolina, 1925 circa (FG 8.1). Nella pagina precedente: San Lorenzo di Tomba, 1° luglio 1926. A pagina 138, sullo sfondo: don Guanella, copertina del fascicolo della serie Ritagli (FG 9); in primo piano: da “Il Messaggero”, 8 Giugno 1929. A pagina 139: un dettaglio del Quaderno Ricerche fatte all’Archivio Vaticano - Elenco delle chiese di Pesaro 1290-1303, 1928 (FG 2.5). A pagina 141, in alto: un’aula della Scuola Archivistica Vaticana nel 1912 (da http://asv.vatican.va/it/scuol/storia_it.htm); in basso: la facciata di San Giuseppe al Quartiere Trionfale di Roma da “Voce amica”, 1929 (FG 9, Guanella). A pagina 145: Brindisi, copertina (FG 7.6). A pagina 146: Sant’Antonio da Padova, copertina (FG 7.1). A pagina 149: Chiesa dell’Arzilla, 14 Maggio 1924 (FG 4.1, Ginestreto). A pagina 150: San Cristoforo - Benedizione dell auto, Urbania 25 Luglio 1926 (cartolina, foto Arceci; FG 8.1). A pagina 151: portafoglio con bottone oro 18 K regalatomi da Sandro Andreatini, 22 Gennaio 1947 (FG 1.3).

153


IL PRIORE ZAZZERI IN TERRA SANTA Unico pesarese della comitiva (altri due i marchigiani: la marchesa Isabella Ciccolini da Macerata e Luigi Pellegrini di Ancona), il priore Zazzeri annota nel proprio diario di viaggio le tappe salienti del VII Pellegrinaggio nazionale italiano in Terra Santa, presieduto dal cardinale Camillo Laurenti29 e svoltosi tra l’Agosto e il Settembre del 1926. La grafia appuntita del priore chiosa il programma ufficiale, ben dettagliato dal libretto consegnato a ciascun pellegrino: tra le tappe il Monte Carmelo, Nazareth, Cana, Cafarnao, il Lago di Tiberiade, il Monte Tabor e, naturalmente, Betlemme e Gerusalemme, dove i viaggiatori sostano per circa una decina di giorni. Partiti il 24 Agosto da Napoli, vi faranno ritorno il 22 Settembre, a bordo del piroscafo Sardegna della S.I.T.M.A.R30., non prima di essersi fermati per una veloce visita a Giaffa, con suoi bazarri, e ad Alessandria d’Egitto. Apprendiamo dalla tessera di riconoscimento datata 22 Giugno 1922 che Zazzeri viaggiava in seconda classe (menu: thè o caffellatte, burro, due uova e marmellata per la piccola colazione; minestra, due piatti del giorno, due qualità di formaggio, tre di frutta, caffè e vino per la colazione, servita alle 12; thè o caffellatte, burro, marmellata per la merenda servita alle 16 e, infine, minestra, pesce, un piatto del giorno, dolce, frutta, caffè e vino per il pranzo delle 19); dal Libro Giornale delle spese di Casa ricaviamo invece una lista di spese minute affrontate prima e durante il viaggio che fotografano quest’esperienza, all’epoca alla portata di pochi (l’importo di £ 3.050 segnato nel mese di Luglio corrisponde probabilmente alla quota di partecipazione al viaggio. Tra le spese registrate figura anche l’assegno annuale a Gabucci, pari a un importo di £ 1.000)31 . Luglio 1926: un spolverino £ 32; un paia d’occhiali pel sole con staffe tartaruga £ 24; un beretto bianco di spiaggia, £ 1,50; per far tre fotografie per il detto passaporto per me 5 lire, per far accomodare al calzolaio Giommi Gaetano un paio di scarpe £ 14; consumo luce elettrica questo mese £ 14; mensile alla donna di servizio £ 40; metri 3 di [roba] spinata e 2 di fodere per fare un paja di calzoni d’estate 3 48; mensile al barbiere, £ 4; per essere andato due volte a Pesaro con l’automobile, £ 18,10; scattole di lucido Brill £ 3; al Comitato Nazionale pro Palestina a Milano spedite £ 3.050. Spese viaggio 1926, Agosto - Settembre : biglietto ferroviario di andata e ritorno per Napoli, £ 140; per andare al teatro “Eliseo” in Roma all’opera Rigoletto £ 16,90; per un pachetto [sic] contenente cioccolate in ferrovia per Napoli £ 5; barchetta per

154


andare dal bastimento Sicilia a Porto Said £ 3; vidimazione del passaporto dei consoli d’Egitto e Palestina £ 74; per aver fatto la barba a Betlemme £ 4,55; automobile andata e ritorno da Gerusalemme a Betlemme £ 25,50; per una fotografia di gruppo dei pellegrini £ 19,35; insegna d’argento con diploma del pellegrinaggio fatto in Terra Santa, £ 150; fotografia del cavalier Laurenti mentre predicava nella barca a Cafarnao £ 2,50; offerta per fare un dono a monsignor Cavezzali direttore del Pellegrinaggio £ 10; ferrovia circumvesuviana e visita ai scavi di Pompei £ 27; oggetti di devozione presi a Pompei con 25 libretti comunione dei fanciulli £ 112,30; per aver fatto la barba a Valle di Pompei, £ 3; Ferrovia circumvesuviana pel ritorno a Napoli, £ 4,10; ferrovia andata e ritorno da Foligno ad Assisi, £ 7; deposito bagagli alla stazione di Foligno, £ 4,10; per telegrafare da Pesaro a Sant’Angelo £ 2,10; Automobile di ritorno da Pesaro a Sant’Angelo, £ 5,30; spese per mangiare durante il mio viaggio in Italia, £ 185,80; idem per dormire £ 73,50; idem pel vino in Italia, piroscafi ecc. Egitto e Palestina, £ 44,70; idem negli Inservienti di Messe, mancie e pulitura scarpe, £ 10; idem in automobili, tramvai in Italia, Egitto e Palestina, £ 78,90; idem per oggetti presi in Palestina per me e ricordi da regalarsi, £ 117; per diversi album ricordi Gerusalemme, Egitto, Porto Said, Alessandria ecc., £ 50; per cartoline e francobolli, £ 30.

VII Pellegrinaggio nazionale italiano in Terra Santa, foto di gruppo dal numero di Settembre-Novembre 1926 del “Bollettino ufficiale del Comitato nazionale italiano pro Palestina e Lourdes” (FG 5, Collegiata, Parroci, Zazzeri). Nella pagina precedente: il Diario di viaggio del priore Zazzeri (Id.).

155


DOMENICA 22. Festa di Sant’Emidio rimessa dal 9. Nella 1a Messa vita del Santo. Nell’ “Ora” di stassera c’è la relazione del Passaggio dell’onorevole Mussolini a Pesaro, e quella dell’insediamento del podestà a Sant’Angelo32. Scrivo a Bartoccetti proponendo gli estratti per la maggior diffusione di “Studia Picena”. Gli mando in omaggio Pio VII a Pesaro e il libretto Pio Martire venerato in Tomba. LUNEDÌ 23. Ufficio a Ginestreto. Torna da Talacchio il chierico Venturelli Francesco dov’è stato a fare una conferenza Missionaria con molto frutto spirituale, ma poco finanziario. Nel pomeriggio parte pel Beato Sante. MARTEDÌ 24. I due don Betti di Ginestreto partono per Pesaro per andare domani al Pellegrinaggio a Loreto, Bassi va a Pesaro, tornerà domani a sera. MERCOLEDÌ 25. Ufficio a Monteciccardo. È andato a Loreto anche il rettore Tebaldi. È tornata (per qualche tempo) dalla Francia la Zita Giommi, moglie di Domenico Fazzini ed ha portato i saluti dei santangiolesi in Francia. […] GIOVEDÌ 26. Stamattina alle 11 è morto N. S. che sta nel Brasco detto Pacacia. Aveva finito 5 anni il 15 corrente. Bassi ha saputo dalla signora Marietta che il Priore desidera al suo ritorno un’accoglienza… trionfale, e che ci dobbiamo mettere io e Bassi. Il Concerto lo pagherà il Priore (£ 200 oltre rinfresco). Io suggerisco a Bassi di scrivere alla signora Marietta come l’idea fosse cosa sua con relativo pagamento; allora noi ci troviamo meglio. È partito per Bengasi, per andare soldato nella Fanfara, Giommi Gaetano, Il dottore ha ordinato a G. G. 14 iniezioni al giorno. Anche Giovagnoli Napoleone sta poco bene […]. Da 3 giorni mia sorella va a farci le iniezioni. Hanno messo la catena all’ex pozzo della piazza per mancanza d’acqua alla fonte. Se avevano accomodato la cisterna?!!... VENERDÌ 27. Ho scritto a padre Pasquini riconfermandogli l’invito. Ufficio a Montelabbate. Di lì sono andato dal contadino di Ceccolini (dove stava Lodovich) a dare l’Olio Santo e Benedizione apostolica alla vecchia Lucia Filippucci (Baldèla). Stassera trasporto dalla casa alla chiesa e poi al monte di Sambuchi Nazzareno. Il Priore mi ha mandato una cartolina da Catania. SABATO 28. Ho avuto da Andreatini le fotografie del Monte. L’altare è venuto abbastanza bene, ma i 2 quadri laterali sono oscuri per mancanza di luce33. Sembra sia finita la filatura della seta nella filanda Giunta. La signora Emilia Monti vedova Mazzucato mi ha mandato una balla di giornali “La Perseveranza” di Milano degli anni 1870 -‘71 - ‘72. DOMENICA 29. In collegiata festa di San Rocco. Avviso per la festa di Domenica al Santissimo Crocefisso nella chiesa della Scuola in ringraziamento 156


dei benefizi ricevuti ricordando col vangelo d’oggi (i passeri e i gigli) e con la vita di San Rocco che Iddio non fa mancare la Provvidenza. Bruno Giunta ha portato a Pesaro la balla di seta già filata. Ho rifatto per Luigi del Monte il disegno d’una cimasa riuscita già troppo corta. Nel pomeriggio corsa biciclette doppio giro Mombaroccio - Sant’Angelo - Trebbio - Arzilla - Mombaroccio. Diverse cadute. G. G. è quasi agli estremi. Altri ammalati in campagna. U. E. - arteriosclerosi; E. G. - Rosipola; B. - colerina34… LUNEDÌ 30. Stamattina alle 2 ho portato la Comunione a G. G. (con piena intelligenza). Ho fatto l’arco con Solforati alla Scuola per la festa di Domenica. Ricevo il numero francescano della “Rivista del Clero”. MARTEDÌ 31. G. G. è quasi assopito dalla febbre. Si sostiene a forza di iniezioni. Mi perdura l’intontimento e la sordità, e incresce la stanchezza. Alle 9 ½ vengo chiamato da G. che ha peggiorato. Io gli do l’Olio Santo e la Benedizione apostolica che riceve con piena intelligenza e volentieri. Muore assistito da me alle 1,35. È venuto a Sant’Angelo Carlo Barattini di Fano che cerca i francobolli. Mi dà il suo libretto Asfodeli e gli do San Pio VII e Pio VII a Pesaro anche pel professor Giuseppe Castellani35 di Fano. Alla sera B. G. mi dà l’incarico di stendere la partecipazione e l’avviso funebre pel padre. Mi faccio ajutare dal dottor Filippini. SETTEMBRE

1° SETTEMBRE 1926, MERCOLEDÌ36. Fiera di Sant’Egidio. Quest’anno la chiesa di Sant’Egidio resta chiusa per la lontananza dei Perticari. Se avevo la chiave sarei andato a dirvi la Messa. Faccio gli avvisi pel funerale di G. G. Viene a dir Messa a Sant’Angelo don Adamo Nobili. L’ò fatto segnare nella Vacchetta degli Uffizi. GIOVEDÌ 2. Deposizione di G. G.. […] Credevo che intervenisse più gente al trasporto. Mi pregano di fare gli avvisi di ringraziamento ma non ho tempo. Tacconi, pregato, mi porta la dicitura alle 4 pomeridiane. […] Non mi è possibile trovare il tempo di farli [gli avvisi], perché devo preparare l’altare nella chiesa della Scuola, devo far la dottrina ecc. Comincia alla Scuola il Triduo in preparazione della festa di Domenica. È tornata dalla Svizzera l’Augusta Mariotti che vi era andata al fine di Aprile. VENERDÌ 3. Funzione del 1° Venerdì alla chiesa della Scuola. Pel triduo preghiera apposita (1° Istituzione della Festa; 2° Ringraziamento benefizi; 3° Ringraziamento particolare; 4° Preghiera pel Messico; 5° Preghiera per ammalato e offerta di tutti noi). SABATO 4. Uffizio a Ginestreto. Al ritorno passo dalla Monti ad accomodare la statua di San Francesco, Candele per lumiere alla Scuola ex signora Amelia. Alla sera arriva padre Carlo Pasquini, Agostiniano, per la festa di domani. Dalla Monti è venuto su Luciano e una signorina per la festa di San Francesco. 157


DOMENICA 5. Festa del Santissimo Crocefisso nella chiesa della Scuola. Viene anche Costantini per ajutare a confessare. Furono fatte circa 150 Comunioni (oltre 100 nella Messa della Comunione generale celebrata da padre Pasquini, con fervorino, secondo la mia intenzione). Alle 9 Messa mia per la signora Elisa Marcolini (25). Alle 11 canta la Messa Costantini in ringraziamento guarigione della regina. Musica di Mattioli. A mezzogiorno tengono compagnia a padre Pasquini il dottor Filippini, don Costantini, il chierico Carloni di Montelabbate, il M° Bassi e i due Solforati. Consegno a Carloni, che riparte domani per Fano, un biglietto di ringraziamento pel rettore Milanese e lettere per Bartoccetti, Asioli e Matteucci con copie delle stampe Pio VII a Pesaro e San Pio Martire. Alle 5 pomeridiane dopo il Rosario discorso del padre Pasquini sulla necessità del ritorno a Cristo poi Benedizione eucaristica. Padre Carlo parte poco dopo aver trovato dalla Sig. Monti un’automobile che andava a Pesaro. Alle 8 Concerto in piazza poi cinematografo. Al Santissimo crocifisso furono portate circa 50 candele in dono che restarono accese, come le lumiere, nella giornata fin dopo il servizio bandistico. La festa così è riuscita bene. Deo gratias!... L’armonium fu portato dalla Monti per la festa di martedì. LUNEDÌ 6. A Montegaudio deposizione di C. M. giovanetto di 12 anni morto per un cancro. Fu accompagnato al cimitero da una lunga schiera di giovani. Il cadavere si era già trasformato. A Pesaro alcuni si sono posti a capo per fare una pergamena e una copia di breviario al canonico Stramigioli pel 25° della sua Messa. Furono carpiti firme e denaro coll’inganno, perché l’invito fu fatto con cartolina dicendo; È pregato recarsi a Pesaro per cose che lo riguardano onde fra gli ingannati vi furono anche padre Costantini e Marcelli. A me (considerandomi forse contrario) non hanno mandato nessun invito. Ideatore fu il canonico Antonio Andreatini. Estensore degli inviti e raccoglitore dei soldi (non da tutti) il finanziere canonico Vichi. SABATO 137, CIRCONCISIONE. C’è da confessare fino alle 10. Messa alle 11. Non mi sento troppo bene. DOMENICA 2. Essendo festa, tutto come jeri. Il Priore ha rimesso ad oggi il pranzo dei cantori. Cena da Duilio, col Maresciallo. Dopo la benedizione vado a prendere il morto P. G. 3 LUNEDÌ. Funerali di P. Gli strapazzi dei giorni scorsi mi hanno portato la febbre. Al Cimitero va il Priore, e nel pomeriggio, vedendo che la febbre non cessa vado a letto. MARTEDÌ 4. Continua la febbre ed il dottore proibisce che mi alzi. GIOVEDÌ 6, EPIFANIA. Ancora a letto. Gli Avanguardisti e i Balilla guidati da 158

1927 GENNAIO


Luigi Solforati vanno a Montegaudio. Al ritorno cantavano a squarciagola me ne… della galera, camicia nera trionferà!... può stare?!? GIOVEDÌ 13. Col permesso del Dottore provo di dir Messa (vacanza dal 4 al 12). Sono molto debole. Ho già scritto al professor Katterbach della mia malattia per giustificare le vacanze. Ho scritto anche a don Luigi Previtali38. DOMENICA 16. Viene su il Comitato provinciale per il prestito del Littorio. Conferenza a mezzogiorno in Comune. Il Priore si scusa essendo andato a pranzo dagli sposi Iacchini - Cermaria. LUNEDÌ 17. Festa di Sant’Antonio a Ginestreto. Pregato vado ad ajutare per dir Messa, confessare e suonar l’organo. Ripasso il V Libro dei Battesimi dei primi anni del ‘600. C’è don Mingucci che è venuto su venerdì per tre giorni di predica. MERCOLEDÌ 19. Matrimonio di Sandro Andreatini con Amelia Nardi e battesimo del piccolo Mario. Ci regalo 4 medagline d’argento. GIOVEDÌ 20. Festa di San Sebastiano a Monteciccardo. Siccome da noi c’è il funerale della R. B. (si dice che essendo da circa 15 giorni agli estremi, gli abbiano scoperto il letto, come al 1° marito L. B. perché aveva cavato i termini), io e il Priore andiamo su dopo per ajutare. Ho tutto l’agio di ammirare il guasto fatto fare dal Podestà intorno al vecchio ossario, per ridurlo Cappella ai Caduti, sprecando per sterri, piantagioni, guasti ecc. circa 30mila lire (il progetto era di 3mila), ed ancora il lavoro non è finito!39... Il Segretario manda a pranzo dal Rettore il podestà Bracci ed il Maggiore dei Carabinieri. VENERDÌ 21. Perdura il tempo cattivo, e non sentendomi ancora in forze, invece di domani partirò Lunedì 24. DOMENICA 23. Festa di Sant’Antonio in Collegiata. Alle 11 Messa in musica, poi pranzo. Stanotte ha fatto una stacciatina di neve. LUNEDÌ 24. Vado a Pesaro per tornare a Roma. Pranzo dal canonico Sarti, poi vado a vedere l’inizio dei lavori pel nuovo convento delle Servite alla Madonna dei Cappuccini. Nel ritorno passo dalla signora Michetti Maria per salutarla e avere la quota per l’Università Cattolica da me spedita, ma non c’è in casa. Ritiro dalla Biblioteca la lettera di monsignor Benedetti per l’onorevole Meda40, poi vado a cena ed a dormire dai Cappuccini per esser più pronto domattina.

159


MARTEDÌ 25. Celebro ai Cappuccini poi parto per Roma alle 5.55. La giornata un po’ annuvolata si cangia in bella. Arrivo nel pomeriggio. Don Luigi non ha ricevuto la mia lettera, Gli presento 2 kg. di salsiccia per mangiare insieme. MERCOLEDÌ 26. Ritorno a scuola. Il professore aveva già segnato la ragione del mio ritardo. Gli presento i miei lavoretti: San Pio, Pio VII a Pesaro, Le curiosità d’un libro dei Battesimi, che gradisce. A mezzogiorno è piaciuta la salsiccia, ma non l’hanno saputa cuocere perché l’hanno fatta in umido. Alla sera vado a Santa Maria Nuova, È scoperto San Filippo come al 26 di ogni mese. Vedo padre Nardelli41: ma non mi fermo perché è tardi. Prima sono stato a portare a Giuliani una lettera di Capanna ed a pagare da Ferrari la fattura di Sarti. Ho preso pure l’Annuario Cattolico (£. 10). GIOVEDÌ 27. Scuola all’Archivio Vaticano, Il professore fa vedere diverse pergamene originali. Al ritorno mi aspetta Gigino Scagnetti. Imparo a lui la soppressione della Giovane Marca. Restiamo a discorrere insieme, specie di Sandro e di Sant’Angelo fin verso le 8. Mi dice che lo troverò in piazza Sant’Agostino 20 A ov’è tutte le sere alle 7 con i due Pantanelli e Valentinetti. VENERDÌ 28. In scuola esercizio di lettura: ma non so perché io non ci riesco più a leggere come prima. Forse perché le tavole sono più difficili. Scrivo a Meda e gli mando la lettera di monsignor Benedetti e il lavoretto sul Farneto. Ha risposto da Ancona il professor Serra ringraziandomi dell’estratto e dell’abbonamento. SABATO 29. Sono andato a celebrare dalle Mantellate. Ho perduto la mattinata per fare un cartello per raccogliere le offerte per la Buona Stampa. Nel pomeriggio vado con don Tognini alla Posta a ritirare il disegno della Chiesa di Tomba* *incontro Cacciaguerra che mi dà una vecchia carta da interpretare, poi con lui alla Salesiana, da Pustet e da Desclée42, dove compro il libretto per la signora Emilia Monti (£. 5) e faccio spedire 5 libri richiesti da monsignor Porta pagandoli £. 34 invece di £. 38. A pranzo ci sono stati i daini mandati dal Re (ne ha mandati 5 per l’asilo ecc.). DOMENICA 30. Ho scritto a monsignor vescovo dei libri fatti spedire e del progetto che secondo me è incompleto non vedendosi il campanile né il posto del pulpito, altari, confessionali ecc. Alle 11 ½ devo andare ad accompagnare il morto al Verano. Il tempo stamattina un po’ annuvolato s’è pian piano cangiato in peggio, ha cominciato sul mezzogiorno una pioggerella minuta che verso le 3 s’è cangiata in diluvio. Al teatro Il Sindaco babbeo. LUNEDÌ 31. Sono arrivati a San Giuseppe il Superiore Generale don [Leo160


nardo] Mazzucchi e l’economo generale don Martino Cugnasca43. Il professor Katterbach ha fatto comprare il suo libro sui sigilli e le firme papali (£. 10)44, la settimana scorsa ha fatto comprare il Melampo (£. 15). Stasera sono andato con don Tognini da padre Ferretti a presentargli il disegno della chiesa di Tomba per la Commissione d’arte sacra. Ha detto che se ne incaricherà: intanto però ha fatto notare la mancanza del tamburo alla cupola che (almeno con 4 occhi la rende più luminosa) altrimenti rimarrebbe schiacciata. Ha fatto notare che il tamburo era stato accennato nel disegno stampato sui Cenni di San Pio. FEBBRAJO

MARTEDÌ 1° FEBBRAJO. Giornata splendida. Alla sera improvvisamente una forte grandinata seguita da pioggia che ha durato fin verso le 10. MERCOLEDÌ 2. In Chiesa benedizione delle Candele alle 7. Anch’io ho avuto la candela fiorata. Bel tempo. Alle 5 ½ arriva il telegramma di Sandro: Arrivo domattina otto. Sandro. Speriamo che sia tempo buono. Alla sera è venuto a cercarmi Cacciaguerra che ha ancora un figlio ammalato. Sta male anche la contessa. GIOVEDÌ 3. Mi alzo alle 5 per esser pronto alla stazione dopo aver detto la Santa Messa ecc. Ad aspettare Sandro c’è anche Gigino Scagnetti. Col treno (un po’ in ritardo) arriva anche il rettore Giommi di Gradara. Peppino non è venuto perché occupatissimo. C’è solo Sandro e l’Amelia. Dopo preso il caffè montiamo in taxi facendo una volata al Colosseo, Palatino, Aventino. Passeggiata archeologica - Fori - Colonna Trajana e di Marco Aurelio - Panteon [sic]. Mentre comprano le scarpe scrivo 5 cartoline che firmiamo tutti 3, a Peppino, Veronica, dottor Mancini e Nardi e una in Ancona. Poi al Palazzo di Giustizia (ove salutiamo Scagnetti), Castel Sant’Angelo, Ponte Sant’Angelo e [Ponte] Vittorio Emanuele e San Pietro. Si scende a piazza Rusticucci per gustare meglio la Piazza, Colonnato ecc45. In chiesa ci fermiamo molto. Ripresa la corsa si va al Quirinale, Colosseo poi si torna alla Stazione. Mangiamo al ristorante (angolo hotel Continentale £ 69 in 4 - antipasto, pasta asciutta, vitello con contorno e frutta, vino) poi accompagniamo Sandro e l’Amelia in stazione. Partono ad un’ora precisa. Dopo io e Gigi torniamo a casa per andare a scuola. Sandro mi ha parlato della nota mandatagli dal priore che ha perduto in tal modo £. 50. Mi ha detto di ricordarmi di sua mamma, si è scusato di non esser passato da mia sorella. Ha promesso che tornerà a Settembre. Verso l’Ave Maria è venuto Sanzio: gli ho consegnato la lettera per lui e la scatolina per la zia, dopo cena solito lavoro 161


in Biblioteca. A San Pietro ho incontrato stamattina monsignor Ferri46 vescovo di Montalto che sta a San Claudio fino a Sabato. Ho promesso di andarlo a trovare, se avrò tempo. VENERDÌ 4. Stamattina è partito il sacrista B. (tipo intollerante e intollerabile) per villa Rossini: ma data la vicinanza sarà spesso qui. SABATO 5. C’è la festa a Monte Santa Maria… ma io sono lontano. Oggi è l’anniversario del funerale del Babbo. Domani dirò la Messa per lui. Ho scritto a mia sorella. DOMENICA 6. Celebro in suffragio del Babbo. Alla Messa delle 9 devo accompagnare il canto dei ragazzi della scuola. Alla sera teatro - La zia d’America. Il cavalier Capo è insuperabile nel suo travestimento di zia. LUNEDÌ 7. Ricevo una lettera da mia sorella. Per strada s’è scontrata con la mia. MERCOLEDÌ 9. Oggi finisco 39 anni ed entro nei 40. Segno che s’invecchia… GIOVEDÌ 10. Scrivo 3 cartoline - a mia sorella, a monsignor vescovo riguardo i libri di Desclée ed all’onorevole Meda in merito alla lettera di monsignor Benedetti, non avendo avuto nessuna risposta né dal vescovo né da Meda. VENERDÌ 11. Stasera parte don Martino Cugnasca con don Luigi Pessina che va in Svizzera per votare. Prima della scuola sono stato da monsignor Castelli ad ossequiarlo per l’onorificenza conferitagli di Protonotario apostolico. Mi dà a leggere Memorie francescane fanesi. SABATO 12. Anniversario dell’Incoronazione di Pio XI. Nel pomeriggio mentre sono in biblioteca arriva un pacco per me. È una torta con le mandorle che mi ha mandato mia sorella per il compleanno. Stassera parte don Leonardo Mazzucchi superiore generale. Torna da Ferentino don Tognini con 2 bottiglie di vino santo. DOMENICA 13. Per far onore al dolce mandato da mia sorella scende a pranzo in refettorio anche monsignor Berdini47 che ordinariamente mangia in camera, È piaciuto a tutti (solo non è troppo asciutto), benché sia stato malmenato per il viaggio. Nel pomeriggio vado con monsignor Berdini a Santa Croce in Gerusalemme. Alla sera teatro per l’Opera di San Vincenzo de Paoli (£. 9). La 1a parte (pezzi di musica vocale e istrumentale) cade un po’ per colpa del tenore, la 2a parte di recita bene specie col brillante cavalier Capo. Padre Agostino Nardelli mi ha portato il ferro da tagliare le ostie pel priore Zazzeri, costa £. 20 che gli ho sborsato. 162


LUNEDÌ 14. Ricevo la cartolina – vaglia di monsignor Porta che però non ha ricevuto i libri48. Scrivo a mia sorella per dargli [sic] relazione del dolce ed a Fano a monsignor Paolucci per avere le Memorie francescane fanesi anche in riguardo la fondazione di Santa Maria al Ponte Metauro49 rivendicata da padre Pellegrini al nostro Beato Cecco. MARTEDÌ 15. Risponde l’onorevole Meda scusandosi perché si è dimenticato rispondermi prima. Stamattina don Luigi mi ha mandato a celebrare dalle Mantellate. Forse mi toccherà andare tutti i giorni feriali perché non va più quello che andava prima. MERCOLEDÌ 16. Dovendo don Pompili andare a una conferenza di monsignor Pini lo incarico di sentire se ha risposto a Pesaro. Ha detto di sì. A scuola il professore ci fa interpretare un documento del IX secolo su un papiro. È tornato don Pessina, stanotte. GIOVEDÌ 17. Vado da Desclée per i libri del vescovo. Li ànno spediti il 10 febbraio - un po’ in ritardo?... Scrivo a Monsignor Vescovo dandogli la risposta di Monsignor Pini e di Desclée. Alla Scuola di Archivistica il professore ci fa vedere l’Archivio come deve essere tenuto, catalogato, ecc. È morto il cardinal Ranuzzi de Bianchi, già vescovo di Loreto50. VENERDÌ 18. Mia sorella mi ha rimandato da Sant’Angelo la lettera dell’Università Cattolica con lo scontrino della tessera pel 1927. Stassera incomincia il mese di Marzo. Predica di don Tognini. Stassera alle 8,30 matrimonio di un vecchio di 60 anni con una giovane di 28. SABATO 19. Tempo pessimo che proibisce di andare a Santa Maria in Trastevere con monsignor Berdini per i funerali del cardinal Ranuzzi. Pustet mi manda la Paleografia del Barone e l’Avviamento alle abbreviature di Schiapparelli ordinati Giovedì da don Riccardo Negri. Invece del Cappelli Cronologia mi manda le Abbreviature latine che ho già e per l’Archivistica del Barone dice che ha scritto51. Monsignor Paolucci di Fano mi fa mandare per mezzo di padre Tosti O.F.M. le Memorie francescane fanesi per £. 10 + le spese di posta. Spedisco la cartolina - vaglia di £. 11,20 a padre Tosti. DOMENICA 20. Giorno è bello ma con un freddo terribile. In biblioteca cresce il lavoro - solo oggi furono distribuiti 75 libri. Teatro col Carnevale di Torino - esilarantissimo. LUNEDÌ 21. Prima della scuola vado da monsignor Castelli a restituire le sue Memorie francescane fanesi. Mi presta il fascicolo su santa Veronica Giuliani e il numero unico Spunti antichi e recenti di storia Agostiniana. Poiché fra questi spunti c’è molto d’interessante scrivo a Fano a padre Pellegrini per averne una copia, e gli dico che lo stemma sotto la 25 lunetta nel chiostro di Sant’Agostino fu ricopiato da me, ed ora lo avrà 163


o Ascoli, o Matteucci o Paolucci. Mando una cartolina illustrata con ringraziamenti a monsignor Paolucci. Stassera è partito monsignor Berdini col suo servo Mario per Bologna per assistere al matrimonio della figlia del conte Sassòli. Perdura il freddo pungente. MARTEDÌ 22. Arrivano alcuni dei libri ordinati per la biblioteca. MERCOLEDÌ 23. Stamattina pioviggina. Poi tralascia, ma rimane annuvolato. GIOVEDÌ 24. Bel tempo, forse per far onore al Giovedì grasso. Oggi vacanza. Don Riccardo passa da Pustet per i libri. Il Cappelli è in ristampa. Per gli indici dei Manoscritti dell’Oliveriana ho dato le indicazioni necessarie. Ricevo una cartolina da mia sorella ed una illustrata da Mario, cameriere di monsignor Berdini, da Bologna. Ho risposto con una cartolina a mia sorella. Oggi giornata di posta. Don Benvenuti52 mi ha scritto un grande letterone sulla sua chiesa. VENERDÌ 25. Un imbroglione (certo avvocato M.) mi manda una circolare a stampa richiedendomi l’abbonamento dell’ “Idea popolare” che non sapevo nemmeno esistere. Pustet mi manda le Lezioni di archivistica del Barone. Il prezzo da £. 25 è stato portato a £. 20. SABATO 26. Preparo l’elenco dei premiati della scuola elementare. La premiazione sarà Martedì 1° marzo ed il manifesto dei 50 libri nuovi per la biblioteca. DOMENICA 27. Messa alle 9,30. Dopo in biblioteca fin dopo le 13. La premiazione di Martedì viene rinviata forse per ½ Quaresima perché ammalato un maestro. Hanno incominciato i preparativi per la festa di San Giuseppe. Don Riccardo ha scritto alla [?] una nobile lettera per avere un sussidio per la Biblioteca. Rispondo al rettore Benvenuti con una lunga lettera, e all’imbrogl… cioè all’avvocato M. con una cartolina. Stassera al teatro serata d’addio del cavalier Capo con Durand Durand che è L’Avvocato Padellino. LUNEDÌ 28. Bel tempo. Padre Tosti O.F.M. di Fano mi manda una cartolina illustrata in segno di ricevuta del vaglia per le Memorie francescane fanesi. MARTEDÌ 1°. Ultimo giorno di Carnevale. Stamattina è tornato da Bologna monsignor. Berdini con Mario. Pustet manda i 3 volumi dei manoscritti all’Oliveriana. Dalle 4 alle 5 ora di Adorazione in riparazione ai peccati del Carnevale. Alla sera, dopo cena, don Pessina torna alla carica che per Pasqua devo passare in Apiro per vedere se è possibile fondarvi una casa religiosa. Non vuol capire che ciò mi è impossibile!... MERCOLEDÌ 2. Sacre Ceneri. Al solito dalle Mantellate a celebrare e a 164

MARZO


benedire le Ceneri. Vacanza. Anche per la Quaresima è predicatore don Tognini che però… si prepara poco. GIOVEDÌ 3. Stassera alla Scuola di Archivistica il prof. ci ha fatto vedere le pergamene come vanno piegate e custodite. Essendo l’anniversario della Mamma, stamattina ho celebrato in suo Suffragio. VENERDÌ 4. Prima di andare a scuola ho avuto una cartolina mandatami da Sandro Andreatini dall’Affrica, indirizzata a Sant’Angelo. Stassera è venuto in Biblioteca il ragion?... M. che, secondo il solito… ha fatto schifo. È venuto a San Giuseppe il signor Sterbini come segretario per la scuola. SABATO 5. La Superiora di qui da qualche giorno si è rivolta a me per avere delle bandierine in tela con le litanie di San Giuseppe per la processione. Con don Riccardo vado a comprare i penelli [sic], i colori li dà don Pompili e provo di farne una (40 x 60) - San Giuseppe prega per noi - su cotonina cruda che riesce meno male. Vedi i disegni a parte. DOMENICA 6. Tempo cattivo e… pieno di elettricità tanto che verso mezzogiorno, in biblioteca, insorgo contro M. che riprende a tormentarmi, lui romano per eccellenza (noi diremmo plandron) e che accende due candele per volta essendo Guardia palatina e… sergente della Milizia volontaria fascista. Segue il lavoro delle bandierine. LUNEDÌ 7. San Tommaso d’Aquino, vacanza. Don Riccardo stassera in biblioteca, mi ha chiesto de è vero che mi sono inquietato con M. Alla mia risposta affermativa ha detto di darmi il suo voto sfavorevole perché… il padre di M. gli fa avere dal Governo il sussidio per la biblioteca. Come se per questo M. abbia il dovere di essere mascalzone contro chi lavora a gratis [sic]. Ma s’intende qui basta toccarli nell’interesse; che allora si risentono e ciascuno tira l’acqua al suo mulino per accumulare più che può a danno anche degli altri. Oggi vacanza per la festa di San Tommaso. MARTEDÌ 8. Ieri la Superiora al vedere la 2a Bandierina finita ha detto anche dopo disegnata saprebbe farle anche lei, ma all’atto pratico ha preso tutte le scuse per non farle perché non è capace. Però ha mosso dei dubbi sul pagamento dei penelli ecc. a me (£ 50) e a Don Riccardo (11,50). Anch’essa è della stessa risma: per lavorare devono esser tutti pronti; ma se si tratta di sborsare si negano anche le spese vive. Mia sorella mi ha scritto una lunga lettera. MERCOLEDÌ 9. È venuto come jeri, a celebrare qui don Federici di Fano, già parroco di Rosciano ora a Santa Maria del Ponte Metauro. Gli ho parlato e s’incarica lui di portarmi un bigliettino al padre Pellegrini. Scrivo a mia sorella. Stassera s’incomincia il lavoro dei cartellini alla Biblioteca. È tornato don Tognini. 165


GIOVEDÌ 10. Ho dato a don Adolfo Federici di Fano una lettera per padre Pellegrini non avendo avuto risposta da quella del 21 scorso. Monsignor Paolucci di Fano mi ha scritto una bella cartolina, e mi promette mandare un suo lavoretto sulla Cappella musicale di Fano. Anche Benvenuti ha scritto una lunga lettera riguardo la chiesa. VENERDÌ 11. Ho rivisto don Federici che partirà stassera. Don Savoldelli e don Bonacina hanno dato il terzo esame per la Confessione; ma quest’ultimo è capitato sotto un frate scortichino… cioè Cappuccino che gli ha regalato un fiasco! È troppo umiliante a 50 anni!... ma si capisce bene pensando che il frate è capace in teoria, ma non in pratica, poiché dicesi che non ha mai confessato e negli esami vuole fare sfoggio della sua sofistica, poiché regala fiaschi e damigiane a tutti. DOMENICA 13. Inaugurazione dei locali dell’Opera Alessandro Manzoni ad uso circolo di lettura ecc. C’è pochissima affluenza perché oggi c’è qui la pesca per la festa di San Giuseppe con 1.921 premi e tre premi speciali per la lotteria (dal n° 1.921 al n. 1.300). Don Federici non è ancora partito da Roma. Partirà Martedì. LUNEDÌ 14. Ricevo da monsignor Paolucci (Fano) il suo studio su La Cappella musicale di Fano che gusto moltissimo e m’invoglia a prepararlo anche per Pesaro. MARTEDÌ 15. Fervono i preparativi per la festa di San Giuseppe. Anche le bandierine vanno avanti. Chi sa se arriverò a finirne 10? MERCOLEDÌ 16. Vado alle 8 ½ a celebrare nella elegante cappella dell’Ambulatorio ove per pala d’altare v’è un bel polittico del Memling (o sua scuola) rappresentante l’Adorazione dei Magi. Qui predica il triduo don Giuseppe monsignor Filippazzi che ha voce forte, bel gesto… (come Andreatini) ma temi non mi sembra opportuni e adattati pel triduo di San Giuseppe. Ricevo una lettera del pievano Marcelli che mi invita a Montegaudio a fare la predica il giorno di Pasqua. Don Luigi [Previtali] si pone alla porta della chiesa per raccogliere le offerte come Domenica scorsa. Così farà anche domani e posdomani. GIOVEDÌ 17. Tre manifesti, uno per le scuole, uno per i Luigini e l’altro per la pesca di beneficenza ritardano il lavoro delle bandierine (Giuseppe Castissimo già disegnata). Mi scrive don Romani53 di Montefelcino incaricandomi per l’acquisto di un reliquiario d’argento. E venuto Martino Cugnasca. VENERDÌ 18. Vigilia di San Giuseppe. Fervet opus. Dopo la funzione illuminazione della facciata della chiesa. Don Riccardo paga a Pustet i libri per me. L’illuminazione interna fu accesa per tutto il triduo. Padre Pellegrini risponde da Fano in merito a spunti e appunti. 166


SABATO 19, SAN GIUSEPPE. Solenne festa Rionale. Alle 7 assisto monsignor Gobbini per la Messa della Comunione generale. Poi vado a celebrare dalle suore d’Ivrea (in fondo via Leone IV). Intanto il Concerto gira suonando per le strade del quartiere e nel locale teatrino; è riaperta la Pesca con gli ultimi 500 premi. Alle 11 Pontificale di monsignor Berdini. Messa del Perosi (Pontificalis I). Faccio da diacono. Il pranzo è per oggi nel refettorio nuovo. Troppa abbondanza di dolci. Alle 4 ½ processione. Monsignor Berdini porta la reliquia, io faccio da suddiacono. Il cardinal Verde che aveva seguito in porpora la processione, dà la Benedizione eucaristica assistito da me e Lavizzari. Alla sera concerto dell’Opera Cardinal Ferrari e illuminazione di via G. Bruno, Santamaura e via Candia. Un pallone contornato di lampioncini rimane appiccato ai fili della luce. Alle 11 vado a letto molto stanco. DOMENICA 20. Celebro alle 9 ½ per la Scuola. Lavoro della biblioteca fiacco. Alla sera benedizione dei locali della Pia Unione e rinfresco. Dopo andiamo a vedere l’illuminazione esterna che si è ripetuta e poi a prendere il caffè col dottor Benedetto Marini, presidente del circolo Sacro Cuore. Ho finito la decima bandierina. LUNEDÌ 21. Ho disegnato l’undicesima bandierina, tanto per non restituire alle suore la tela bianca. MARTEDÌ 22. Rispondo a monsignor Paolucci una lunga lettera ringraziando della sua e dell’opuscolo, promettendo di prepararlo per Pesaro. Gli espongo come mi trovo qui e il mio pensiero di concorrere per l’Oliveriana. Gli faccio notare lo sbaglio del Baldus in “Studia Picena” - parlo di G. Branca, della pergamena da preparare per l’esame e delle notizie richieste dall’onorevole Meda. Ho risposto anche al pievano accettando la predica di Pasqua se non trova nessun altro. Sono andato con don Pompili da Bertarelli per il reliquiario. Rispondo subito in proposito all’arciprete Romani che per £ 150 è in metallo dorato. L’iscrizione costa £. 0,40 la lettera. Con la posta di mezzogiorno è arrivata una lettera di mia sorella con l’annuncio dei saluti mandati pel carro mortuario. Gli [sic] rispondo che non sono arrivati così stassera imposto quattro lunghe lettere a Paolucci, a Marcelli, a Romani ed a mia sorella. MERCOLEDÌ 23. È venuto a San Giuseppe il professor Bartoccetti che sta al seminario Lateranense. Abbiamo parlato dei nostri studi e mi ha domandato qualcosa per “Studia Picena” che forse uscirà nelle vacanze. Ha rivisto con piacere monsignor Berdini che fu suo professore di Filosofia in Osimo. GIOVEDÌ 24. Tempo cattivo. Sono stato col vescovo, don Riccardo, Leo e Mario a vedere i Musei e Gallerie Vaticane (biglietto £ 5). Che ricchezza!... Bisogna tornarci. Dalle 10 alle 12 abbiamo sempre corso senza vedere tutto!!... Ho fatto domandare a monsignor Venini una pisside pel 167


rettore Angelini ed una teca per me, a mezzo del chierico Barozzi. Sono stato dopo la scuola da Del Ferro a misurare la greca. GIOVEDÌ 25, L’Annunziata. Vacanza. Stendo la supplica al Papa per avere la pisside. La spedisco al rettore Angelini perché la firmi e la faccia vidimare dal Vescovo e la rimandi a me54. Sono stato da Sciamanna55 a fare il ritratto per la tessera e da Del Ferro a misurare di nuovo la greca. SABATO 26. Ha risposto don Romani che devo prendere il reliquiario e portarlo a Pasqua. DOMENICA 27. Anche oggi celebro dalle Mantellate perché monsignor Zaccarello è andato a Verona dai suoi. La città e i tram sono imbandierati pel V anniversario della fondazione dei Fasci. Del Ferro mi porta la greca da estate. L’ò pagata subito (robba e fattura £ 300). LUNEDÌ 28. Il professor Katterbach ha portato il suo libro sulle suppliche. Costa £ 80, lo ha fatto avere per noi per £ 65. È formato di due parti staccate. Anche questo l’ho pagato56. MERCOLEDÌ 30. Ho finito l’undicesima bandierina e l’ho portata con la decima alla superiora che mi ha fatto un regalo, un taglio di camicia per l’estate, che mi cucirà quanto prima. GIOVEDÌ 31. Don Angelini mi rimanda la supplica per il Papa, ricopiata perché v’à aggiunto le misure di porticina del tabernacolo. Sono stato da Bertarelli a combinare il reliquiario per don Romani. Ho potuto averlo per £ 150 compresa l’iscrizione di 50 lettere. Ne ho scritto subito all’arciprete senza indicare la somma. Ho mandato pure una cartolina a mia sorella. VENERDÌ 1°. I Venerdì del mese, funzione alle Mantellate. Per aria, grande elettricità. Nel pomeriggio breve ma violenta grandinata. Don Mazzucchi ha mandato a tutti un ricordino della madre. SABATO 2. Sciamanna la mandato le fotografie per la tessera. Tra jeri e oggi ho fatto per don Pompili un quadro per i giovani aspiranti del Circolo che faranno per turno la Santa Comunione. Don Giovanni Savoldelli è partito stamatina per Fossanova, ove resterà fino al Venerdì Santo. DOMENICA 3. Domenica di Passione. Ho scritto a don Mazzucchi per ringraziarlo del ricordino. Ho aggiunto i ringraziamenti perché permette che resti qui e gli auguri per la Pasqua. Mario mi ha prestato 200 lire che gli restituirò al mio ritorno. Ho dovuto chiederle per pagare il reliquiario di don Romani. Oggi è l’onomastico di don Riccardo, ma egli è andato a celebrare a Valle d’Inferno e vi resta giù anche a pranzo. Alla sera dopo cena viene in biblio168

APRILE


teca don Tognini per festeggiare. Don Riccardo paga un fiasco di aleatico e paste. C’è oltre a don Riccardo, Sterbini, e io anche don Tognini, Leo, Mario e Giovanni. Più tardi vengono Tirelli e don Pompili. Ho ricevuto oggi una cartolina di mia sorella. LUNEDÌ 4. Scuola come al solito. Don Barozzi non si è ricordato di portare la mia lettera a monsignor Venini onde andrà doma57 MARTEDÌ 5. Don Barozzi ha portato la lettera per la pisside, tornerà a prendere la risposta questi altri giorni. Sono andato da Bertarelli a ritirare il reliquiario, combinato £ 150 compresa incisione (ha voluto 140, meglio così). Oggi proseguo a stendere la predica per Montegaudio. Dopo Bertarelli sono stato a vedere la chiesa della Minerva (tomba del Beato Angelico, di Santa Caterina [in marmo colorato] sotto l’altare maggiore, il Cristo del Michelangelo e gli affreschi del Luini)58. MERCOLEDÌ 6. Oggi è l’anniversario della morte di zio Giuseppe. Celebrerò per lui Sabato a Pesaro. Ho ricevuto una raccomandata da don U. Crescentini con 10 dollari per 10 messe. Gli scriverò da casa. GIOVEDÌ 7. nella scuola d’Archivistica il professor Katterbach ci dà un foglio stampato per la compilazione dei regesti brevi o copiosi dei documenti. Nel tornare da scuola passo da Del Ferro che mi dà una scatola da consegnare alla zia della moglie che sta per via Roma, ora San Francesco (a Pesaro). Ricevo da padre Pellegrini due copie degli Appunti di storia agostiniana (una per me, l’altra per la “Civiltà cattolica”), che porterò al mio ritorno in Roma. VENERDÌ 8. Prima della scuola passo a salutare monsignor Castelli ed a restituirgli i suoi libri Storia agostiniana (appunti di) e Santa Veronica Giuliani. Alla sera vado dal signor Giuliani in via del Gesù; il portiere mi fa passare per la scala di servizio tra il profumo… dell’acqua di Colonia. Mi accompagnano alla stazione per la partenza il chierico Barozzi, don Riccardo Negri e il M° Sterbini. Il treno parte alle 10.30 precise. Passo la nottata dormendo, dicendo l’ufficio e leggendo la vita di don Guanella scritta da don Tognini. SABATO 9. All’arrivo a Pesaro celebro dai Cappuccini in suffragio dello zio Giuseppe. Faccio visita a monsignor vescovo che si trova in Seminario per gli esami. Mia sorella è venuta a Pesaro per andare a far spesa a Fano. L’incontro appena arrivato in via Rossini - piazza Collenuccio. Pranzo in Seminario. Mingucci m’incarica di far la recensione della vita del Guanella. Padre Pasquini dice che verrà a Ginestreto il Martedì di Pasqua. Rivedo diversi amici. All’automobile trovo Cacciaguerra che mi 169


rimprovera di non aver fatto dare la roba pel Glauco. Sfido io: era in Quaresima, e poi c’entrava Gino Guidi, non si sarebbe raccapezzato più niente. Anche mia sorella viene su coll’automobile. Arrivo festeggiato; e m’invitano subito a dirigere l’operetta per Pasqua. Vedremo. Il Priore è fuori per la benedizione delle case in campagna. Corrono voci che si vuol fare il cataletto a Sant’Angelo, perché si dice che Monteciccardo abbia invitato il Concerto di Ginestreto. Io cerco di mettere un po’ di pace e di dissuaderli59.

Santo Stefano di Gradara, 24 Settembre 1929 (FG 4.3, Gradara, Santo Stefano, Parroci). A pagina 169, cartolina di don Riccardo Negri, datata 17 Dicembre 1937 (FG 1.2, N - Miscellanea). A pagina 161, progetto di A. Zambaldi per il santuario di San Pio di Tomba, da San Pio Martire, venerato nella rettorale di Tomba di Pesaro, Pesaro 1926 (Fg 4.3, Tomba - Tavullia) A pagina 159: don Luigi Previtali, parroco di San Giuseppe al Quartiere Trionfale, da “Voce amica”, 1929 (FG 9, Guanella).

170


NOTE 1 FG 1.2, Porta, cit. 2 Cfr. più avanti, p. 180. 3 L’Opera Alessandro Manzoni si costituì presso la parrocchia di San Giuseppe al Quartiere Trionfale ne 1925, con lo scopo di educare il popolo per mezzo di Biblioteca - Sala di lettura - Riunioni culturali - Pubblicazioni (foglio informativo dell’Opera Alessandro Manzoni, 1925; FG 1.3, Roma). Le notizie su San Giuseppe Trionfale e sui padri guanelliani incontrati da Gabucci sono tratte da “Voce Amica”, bollettino della parrocchia di San Giuseppe al Quartiere Trionfale, numero speciale dedicato al III lustro di vita della nostra parrocchia, 1927 (FG 9, Guanella). 4 Cfr. FG 5, Blocco storico santangiolese e Uomini illustri, Morselli, cit. 5 FG, 1.2, Porta, cit. 6 “Il Messaggero”, 8 Giugno 1929. La chiesa di Santa Maria della Provvidenza è annessa alla succursale del Ricovero Pio X di via della Nocetta, fondato sempre da don Guanella. 7 Il benedettino inglese Francis Aidan Gasquet (1846-1929), creato cardinale nel 1914, era all’epoca Archivista dell’archivio segreto Vaticano (CH, Gasquet). Il programma d’esame e dei corsi è contenuto in FG 1.3, Roma. 8 A. LENTINI (a cura di), San Benedetto, La Regola. Testo, versione e commento, Montecassino 1947. Cfr. L. Sena, O.S.B., Appunti sulla Regola di San Benedetto (da http://sanvincenzo.silvestrini.org/regola/commento.htm; 22 Gennaio 2011, 9.50). I nomi dei compagni di classe di Gabucci si ricavano da un ritaglio de “L’Osservatore Romano” del 21 Giugno 1928: Padre Mauro Coomans, rev. Vincenzo Fenicchia, padre Giacinto Garrastachu (diplomati a pari merito) e con pieni voti rev. Giuseppe Marx, padre Anselmo Lentini, rev. Enrico Brown e rev. Giovanni Gabucci. L’informazione sull’udienza papale è aggiunta da Gabucci (FG, 1.3, Roma). 9 Cfr. “Il Giornale d’Italia”, 11 Novembre 1928 in FG 5, La chiesa della Scuola. 10 Gabucci aggiunge: Nel 1927 fu eletto Primate dell’Ungheria. Lo sostituì padre [Felice] Cappello della Compagnia di Gesù (cfr. Programma della Scuola Vaticana di Archivistica e Paleografia, pp. 3-5, in FG 1.3, Roma, cit.). Le notizie sulla Scuola Vaticana di Archistica sono tratte da (http://asv.vatican.va/it/scuol/storia_it.htm; 22 Dicembre 2010, 10.20). 11 Padre Giustino Borgonovo (1877-1960), eminente figura della chiesa lombarda dei primi del ‘900, autore di diverse pubblicazioni di carattere religioso (http://www.marcelline.org/sito-testi/positio-super-virtutibus/testi-doc/parte4-cap21.doc; 21 Gennaio 2011, 11.45). 12 Giuseppe Cantagalli, faentino, ricordato soprattutto per le sue commedie in romagnolo. Lo Scherzo comico per Collegi Non più Sordi in locanda fu stampato a Faenza nel 1885. 13 Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: È risuscitato dai morti. Così quest’ultima impostura sarebbe peggiore della prima! Mt 27, 64 (TOB, p. 2256). 14 Un’antica tradizione vuole che nella notte tra il 24 e il 25 Gennaio si possano trarre indicazioni sul tempo che farà nell’anno a venire. Nelle nostre zone tale tradizione sopravvive con la divinazione delle cipolle di Urbania, quando dodici spicchi di cipolla cosparsi di sale vengono esposti all’aperto, rivolti a oriente: a seconda di come il sale si scioglie o si cristallizza si ricavano responsi sulle piogge (cfr. http://www.urbania-casteldurante. it/s3_cipolle.html; 21 Gennaio 2011, 12.25). Altrove si utilizzano gherigli di noce, sempre cosparsi di sale. 15 Don Michele Pirazzini (1878-1948), nato a Cotignola (FO), fu parroco di Colbordolo fino all’Agosto 1940, e successivamente di San Michele di Talacchio (DS, p. 367). 16 The city of silent men (1921), regia di Tom Forman (http://www.imdb.com, The city of silent men; 21 Gennaio 2011, ore 12.40). 17 Arnaldo Carloni (Pesaro, 1880-1935). Le cronache ricordano che l’opera di Carloni, andata in scena l’11 febbraio 1926 nell’ambito delle celebrazioni nazionali per il VII centenario della nascita di San Francesco (1226), fu accolta da grande successo anche se non entrò mai in repertorio. La prima pesarese fu preceduta da una conferenza di padre Benedetto Giovanni Galbiati, allora prefetto della Biblioteca Ambrosiana, tenutasi al teatro “Rossini” il 23 Gennaio (G. CALCAGNINI, Ricordo del compositore Arnaldo Carloni, in “Lo Specchio”, Gennaio 2008). 18 Con il termine greca si indica un soprabito indossato dai sacerdoti o il corto mantello a pieghe detto anche ferraiolo.

171


19

Nel Gennaio 1926 l’Italia si era indebitata con l’Inghilterra e con gli Stati Uniti d’America per un totale di 63 miliardi di lire. […] Il 18 agosto 1926 Mussolini pronuncerà il famoso discorso di Pesaro, in cui si impegna a difendere la lira a ogni costo (“battaglia della lira”); dopo il discorso di Pesaro, i capitali americani cominciarono ad affluire anche in Italia. Ma si ricorse anche al Prestito del Littorio, una misura finanziaria lanciata dal governo di Mussolini nel 1926 per cercare di limitare le effetti negativi provocati dalla rivalutazione della lira (http://www. borsaedintorni.it/storia-economica/altri-cenni-sulleconomia-fascista; 21 Gennaio 2011, 14.35). 20 Da qui comincia un nuovo libretto; in testa, come di consueto: Rasa, JMJ, Sac. G. Gabucci. 21 Nella cittadina di Urbania il 25 Luglio (san Cristoforo martire) si svolge dagli anni Venti del ‘900 la benedizione degli autoveicoli con la reliquia del santo (l’omero sul quale, secondo la leggenda, Cristoforo portò il bambino Gesù attraverso un guado), conservata presso la cattedrale della cittadina. Protettore dei pellegrini, viaggiatori e, in tempi recenti, anche degli automobilisti, san Cristoforo è patrono di Urbania. 22 La piccola chiesa di San Paolino di Villa Betti, aperta nel 1814, si trova nel Comune di Monteciccardo ma fa parte della parrocchia di San Pietro in Rosis di Ginestreto (cfr. ORTOLANI, Monteciccardo…, cit., p. 87). 23 Cfr. più avanti, p. 201. 24 Gabucci allude ai cristiani messicani, vittime in quegli anni della persecuzione religiosa attuata dal governo sin dal 1917. Venticinque di loro sono stati canonizzati da Giovanni Paolo II nel 2000 (http://www. santiebeati.it, Martiri messicani; 21 Gennaio 2011, 14.55). 25 San Pio Martire, venerato nella rettorale di Tomba di Pesaro, Pesaro 1926 (FG 4.3), Tomba-Tavullia. Sterlineato: un testo è detto sterlineato quando non ha interlinee, cioè quando l’interlinea corrisponde alla dimensione del carattere. 26 Monsignor Vittorio Bartoccetti (1969-1975), eminente figura della chiesa fanese, era direttore di “Studia Picena”, la pubblicazione del seminario regionale di Fano. 27 Tra la fine degli anni Trenta e i primi anni Quaranta, Monteciccardo ospitò il professor Scevola Mariotti che, insieme con la sua famiglia (la moglie Teresa, i figli Scevola jr., Eleonora e Italo e la nonna Maria), era solito trascorrere le estati nella casa presa in affitto dal parroco, don Antonio Bartolucci. Di questi luoghi Scevola Mariotti amava la quiete e la natura: la figlia Eleonora ci ha raccontato che proprio nel giardino di fronte alla casa parrocchiale il padre attese alla composizione del suo celebre dizionario di francese (Zanichelli, 1952), aiutato dalla signora Teresa che collaborava alla correzione delle bozze. La signora Mariotti ricorda che spesso, nei soggiorni estivi, seguiva il padre nelle visite a don Giovanni (conversazioni con Eleonora Mariotti Travaglini, Primavera 2009 - Inverno 2011). 28 A san Bernardo abate, insieme con santa Maria Assunta, è intitolata la parrocchia di Montecchio, frazione di Sant’Angelo in Lizzola. 29 Cardinal Camillo Laurenti (1861-1938), prefetto della Congregazione dei Riti oltre che segretario della Congregazione propaganda Fide (CH, Laurenti; 21 Gennaio 2011, 18.15). 30 SITMAR era la Società Italiana di Servizi Marittimi, fondata nel 1913 e dal 1936 confluita nella Società Anonima di Navigazione Lloyd Triestino (http://www.theshipslist.com; 21 Gennaio 2011, 16). 31 I documenti relativi al pellegrinaggio di Zazzeri si trovano in FG 5, Collegiata di San Michele Arcangelo, Parroci, Zazzeri; il Libro giornale delle spese di casa è invece conservato in ApSA. 32 Primo podestà di Sant’Angelo fu Giuseppe Andreatini (TOMASSINI, cit., p. 88). 33 Le fotografie sono pubblicate alla p. 27 34 Risipola o Erisipola, malattia infettiva determinata da un tipo di streptococco, che si manifesta con una chiazza eritemato-infiltrativa a evoluzione rapidamente estensiva (http://www.lessicografia.it, Risipola, 21 Gennaio 2011, 16.15); Colerina, forma iniziale o attenuata di colera (http://www.dica33.it, Colerina; 2 Dicembre 2010, ore 14.54). 35 GIULIO GRIMALDI, Asfodeli, versi preceduti da una recensione delle liriche di Carlo Barattini, Roma 1882. Giuseppe Castellani (1858-1938), originario di Fano, fu dottissimo poligrafo e numismatico (A. BRANCATI, Il museo oliveriano di Pesaro, Pesaro 2004, da http://www.oliveriana.pu.it/fileadmin/grpmnt/5618/Museo/Brancati_Museo.pdf; 21 Gennaio 2011, 16.35) 36 Con il mese di Settembre si interrompe il Diario 1926. 37 Il diario riprende dal 1° Gennaio 1927. Ancora, l’intestazione è la solita: Rasa, DIARIO A.D. 1927, JMJ, Sac. Giovanni Gabucci. 38 Don Luigi Previtali era il parroco di San Giuseppe al Quartiere Trionfale.

172


39 La realizzazione della cappella dei Caduti, fatta costruire nel 1927 al posto della chiesetta di Sant’Eracliano costò in realtà alle casse del Comune oltre 70.000 lire contro le 30.000 indicate da Gabucci (cfr. ORTOLANI, Monteciccardo…, cit., p. 165). 40 Filippo Meda (1869-1939), politico, banchiere e giornalista italiano, tra i fondatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. La corrispondenza tra Meda e Gabucci è conservata in FG 1.2, Meda. 41 Don Agostino Nardelli (1874-1955), fu vicario e canonico della cattedrale di Pesaro, rettore della chiesa di San Francesco finché non fu affidata ai Servi di Maria (1922). Dal 1922 al 1932 fu all’oratorio San Filippo Neri di Roma; richiamato in diocesi divenne parroco e priore di Sant’Angelo in Lizzola fino al 1939. Ritornato in cattedrale come canonico, fu prevosto del Capitolo fino al 1946 e insegnante di Greco nel seminario diocesano (DS, p. 405). 42 Pustet e Desclée sono due celebri librerie (e case editrici) religiose con sede a Roma. 43 Leonardo Mazzucchi, Martino Cugnasca, Aurelio Bacciarini, Riccardo Negri e altri religiosi citati da Gabucci furono tra i primi a emettere i voti perpetui insieme a don Luigi Guanella, all’atto della costituzione della Congregazione da lui fondata nel 1908 (http://guanelliani.splinder.com/archive/2007-03; 18 Dicembre 2010, 15). 44 B. KATTERBACH, Die Unterschriften der Papste und Kardinale in der “Bullae maiores” vom 11 bis 14 Jhdt, Roma 1924. 45 Oggi Piazza Pio XII. Ricordiamo che gli interventi che portarono alla realizzazione di via della Conciliazione, con la demolizione dell’isolato detto “Spina di Borgo” furono effettuati fra il 1936 e il 1950 (http://it.wikipedia.org/wiki/Via_della_Conciliazione; 18 Dicembre 2010, 6.45). 46 Monsignor Luigi Ferri (1868-1952) originario di Fano, vescovo di Ripatransone e Montalto dal 1924 al 1946 (CH, Ferri; 18 Dicembre 2010, 14.40). 47 Monsignor Fabio Berdini (1865-1930), originario di Sant’Elpidio a Mare, vescovo di Cesena dal 1915 al 1930 (CH, Berdini, 18 Dicembre 2010, 15). 48 Gabucci incolla alla pagina del diario il tagliando del vaglia con le comunicazioni di Monsignor Porta datato 9 febbraio 1927. 49 Posto sull’attuale strada Statale Adriatica, il santuario di Santa Maria del Ponte Metauro prende il titolo dall’antica immagine della Vergine che allatta il Bambino, affrescata in una celletta al margine della strada nei pressi del ponte sul fiume Metauro e oggi conservata nel santuario. Molte le tradizioni sulla sua origine: alcuni lo vogliono eretto da San Francesco, altri, appunto, dal Beato Cecco di Pesaro, altri da Pulcheria, imperatrice d’Oriente. Oggi si ritiene più verosimilmente che la sua costruzione sia legata a quella del ponte sul fiume Metauro, nel 1319 (G. UGOLINI, Santa Maria del ponte Metauro, Fondazione Cassa di Risparmio di Fano). 50 Vittorio Amedeo Cardinale Ranuzzi de Bianchi (1857-1927), vescovo di Recanati - Loreto, creato Cardinale nel 1916 (CH, Ranuzzi; 18 Dicembre 2010, 17). 51 Si tratta di altri libri di testo di Gabucci, tra i quali N. BARONE, Paleografia latina diplomatica, Napoli 1923. 52 Don Gaetano Benvenuti (1868-1962), parroco di San Lorenzo di Tomba. 53 Don Oreste Romani (1886-1958), parroco di Santa Barbara di Fontecorniale di Montefelcino dal 1914 (DS, p. 356). 54 Tra le carte di Gabucci si conserva la minuta della supplica, datata Montelabate (Pesaro), il giorno sacro all’Annunciazione della Vergine, l’anno di Nostro Signore 1927 dove Gabucci (ma la firma è di don Angelini) chiede la grazia di una pisside, perché quella che ha la Parrocchia è insufficiente a contenere le S. Particole necessarie per le Comunioni generali. La parrocchia è molto povera, ed è ancora gravata di debiti per le spese occorse nella necessaria traslazione della Parrocchia dal vecchio castello di Montelabate al nuovo centro abitato detto il Borgo. Neppure il Parroco ha beni proprii… (FG 4.3, Montelabbate). 55 Fotografo romano il cui studio è tuttora esistente. 56 Specimina supplicationum, Roma 1927. Gabucci appone la propria firma come Sac. Joannes Gabucci. Dopo questa riga Gabucci lascia uno spazio bianco, evidentemente per le annotazioni relative al 29. 57 La frase rimane in sospeso, seguita da uno spazio bianco corrispondente a circa tre-quattro righe di testo. 58 Nella basilica di Santa Maria sopra Minerva, vicino al Pantheon, sono custodite le spoglie di santa Caterina da Siena, patrona d’Italia, e del Beato Angelico, pittore molto amato da don Giovanni. Tra le opere d’arte conservate nelle cappelle laterali vi è il Cristo portacroce di Michelangelo. La [ ] è dello stesso Gabucci. 59 I Diari riprendono dal Settembre 1930.

173


Nozze d’argento L. Marcolini - E. Bartoli. La foto non è datata, ma risale ai primi anni del ‘900. Secondo le indicazioni di don Giovanni, riportate su un foglio incollato alla foto, trascriviamo l’elenco dei nomi: dall’alto al basso, Ia fila in piedi - Andrea Marcolini, Lodovico Astolfi, M° Bruscolini, Segretario O. Geronzi, D. Riccardo Giannoni, Giuseppe Guidi, Luigi Andreatini, C. Mambrini Segretario di Monteciccardo; 2a fila - in piedi Maresciallo Giacomazzi, M° Pizzagalli, Pavoni M° di musica, Dott. D’Erario, Vincenzo Sallua, Daziere Botticelli, Dott. Filippini, Aurora (?) Della Chiara, Nazzareno Mariotti, Enrico Garattoni; 3a fila, seduti - Paolina Sallua, Veronica Andreatini, Ersilia Guidi, Sig. Luigi Marcolini, Eugenio Costantini, Angelo Marcolini, 4a fila seduti a terra - ?, Ciro Mariotti, Amelia Marcolini [seguono alcuni nomi illeggibili per via dell’inchiostro scolorito]; Sdraiato il cuoco Carucci Alessandro e sui ginocchi... [id.].

174


DAR CORPO ALLE OMBRE, 1930 - 1939

6

I documenti riguardanti i primi anni Trenta ci restituiscono un Gabucci sospettoso e cupo, preso a rimuginare sul proprio passato disgraziato e scevro di qualsiasi conforto e consolazione, incartato nelle proteste rivolte al suo Vescovo. Il quale, dal canto suo, non gli fa mancare attestazioni di stima e affetto, lodandone la diligente perspicacia1. Nel Marzo 1931 muore il priore Zazzeri. Il diploma di archivista e paleografo non risparmia a don Giovanni di reggere, ancora una volta provvisoriamente, una parrocchia: il nuovo parroco don Agostino Nardelli, arriverà infatti a Sant’Angelo nel 19322. A quarantatre anni, deluso da quella che evidentemente ritiene una mancanza di fiducia oltre che di riconoscimenti, assediato da ombre che si fanno via via più corpose e incombenti, don Giovanni chiude il 1931 con una lunga lettera a monsignor Porta, nella quale riassume il proprio stato di servizio sacerdotale. Uno sfogo di tre pagine, al termine del quale don Giovanni per la prima (e forse unica) volta minaccia di andarsene da Pesaro, per tentare altre vie, magari a Roma ove sono stato trattato meglio che in Diocesi, e dove ho rinunciato a diversi posti offertimi alla Vaticana, a San Pietro e a San Giuseppe. Non sappiamo però se la lettera sia mai stata spedita: della copia segnalataci da Graziella Salucci non v’è traccia tra i documenti del Fondo Gabucci, e nel registro dove monsignor Porta teneva memoria della sua corrispondenza si trova per l’inizio del 1932 solo una nota datata 13 Aprile, intitolata Gabucci, relazione sui fatti ecc., dove il vescovo chiede al sacerdote una relazione scritta ed esatta così da poter esser giurata, del come si svolse l’incresciosissimo incidente perché siano appurate le responsabilità3. Per una volta non approfondiamo. Preferiamo pensare che don Giovanni abbia tracciato questo amaro bilancio preso dallo sconforto, nel buio dell’anno che si chiude, affidandone poi la custodia alla sua amica Emma Ballarini. Gli anni fra il 1930 e il 1934 appaiono in realtà assai proficui per quanto riguarda l’attività di studioso di don Giovanni. Il diploma romano lo accredita, per esempio, con il Comune di Sant’Angelo, che sul principio del 1930 gli si rivolge a per riordinare il proprio archivio: Il paese è dimenticato, scrive in un sovrappiù di enfasi il commissario prefettizio Anco Marzio Marcolini, e occorre l’opera 175


dei capaci e dei volenterosi per capire di questo stato di isolamento. E speriamo di riuscirci… che se poi dal riordinamento conseguissero fatti che costituiscono onore per il paese sarebbe un’utilità pubblica inestimabile. Ella può lavorare col tempo disponibile, [sono] disposto ad agevolare il suo compito, conclude Marcolini4. Compito che don Giovanni assolverà con l’abituale energia, contrassegnando cartelle e faldoni, Seconda metà degli anni Venti del ‘900. Don Gio- setacciando circa cinquecento anni di vanni Gabucci in gita al Santuario del Beato Sante documenti dai quali saprà ricavare da di Mombaroccio insieme con la famiglia di Giupar suo notizie, aneddoti e ‘scassetseppe Andreatini (raccolta Agla Marcucci Gattini, tature’5. Guerra, agenti atmosferici e Pesaro). altri accidenti a parte, alcuni fascicoli dell’archivio storico comunale di Sant’Angelo lasciano leggere ancora oggi le diciture apposte dalla regolare grafia di don Giovanni, che tra il 1940 e il 1946 continuerà a collaborare con il Comune nelle vesti di addetto al razionamento (una gran quantità di appunti di questi anni è scritta sul retro delle tessere annonarie). Quando nel 1936 il Municipio si trasferirà a palazzo Mamiani, al factotum culturale del Comune verrà assegnato, raccontano le testimonianze, uno studio nella torre, accanto all’ufficio del sindaco. Ma andiamo con ordine. Come detto poc’anzi, per ricostruire gli anni tra il 1930 e il 1936 dobbiamo affidarci a una serie di frammenti più che ai Diari, che tacciono, salvo poche pagine, riguardo ai quasi dieci anni che vanno dal Maggio 1927 al Settembre 1936. Il 1930, oltre che per la crisi economica innescata dal crollo di Wall Street del Settembre dell’anno precedente, è di nuovo ricordato dalle cronache per un terremoto: la terra trema intorno alle 8.10 del 30 Ottobre e, dopo il sisma del 1916, anche stavolta i danni sono ingenti6. Poco più di un mese prima, all’inizio di Settembre, Gabucci è a Pesaro per un corso di esercizi spirituali. Forse per l’unica volta sulla stessa pagina di diario si intrecciano Meditazioni e accadimenti quotidiani, lasciandoci forse intuire qualcosa in più sull’anima di don Giovanni.

176


1930

LUNEDÌ 1° SETTEMBRE7. Stamattina alzata alle 4 ½. Messa a Monte Calvello ed esequie alla Colocci Anna (Bertina) portata jersera al cimitero senza lumi né sacerdote. Sabato sera aveva avuto l’Assoluzione, l’Olio santo e la Benedizione apostolica. Ieri sera io non ho potuto andare perché ero a Monte Santa Maria per N. ammalato di tifo. Imparai ch’era morta al mio ritorno a casa. Coll’automobile a Pesaro per gli Esercizi. Don [Pietro] Gaudenzi8 mi presta Il mio bel San Giovanni di padre [Ciro] Ortolani; D’Angeli promette di vendermi il suo. Mi tocca trasportare il letto. Ore 10,30. I Meditazione. Venite seorsum in desertum locum et requiescite pusillum9. A pranzo (ho l’ufficio di Lettore) si legge la vita del santo cardinal Bellarmino. Ore 15.30. II meditazione. Principium et fundamento. L’uomo viene da Dio è di Dio per Iddio. Ore 19. III Meditazione. Meditazione quotidiana – farla sempre; ha ragione (questo è più bravo). 5.30 - Levata10 6 - Santa Messa – Colazione 8.30 - Prima Meditazione 9.45 - Ore Canoniche 10.45 - Prima Istruzione 11.45- Esame di coscienza 12 - Pranzo 15.30 - Vespero e Compieta; II Istruzione 17 - Visita, Mattutino Lodi, Passeggio 18 - Santo Rosario; II Meditazione 20 - Cena, Esame di coscienza 21.30 - Riposo MARTEDÌ 2. Messa per gli esercizi. Quanto prima rimetterò quella di ieri. I Meditazione. Le creature ci devono esser di scala per salire a Dio, per conoscerlo, amarlo e servirlo. 1) Quelle dell’ordine naturale… 2) quelle dell’ordine soprannaturale specialmente; la grazia della vocazione. Celebrare in solennità l’anniversario della nostra ordinazione. Celebrare qualche volta la santa Messa in ringraziamento della grazia della vocazione. Dio ci ricompenserà certamente. II Meditazione. Il peccato mortale. III Meditazione. La Penitenza. Ho un confessore fisso? - sì; Quando mi confesso? - almeno ogni otto giorni; Come mi confesso? - è bene maggiore attenzione. IV Meditazione. La Morte. Certa - incerta. Buona o cattiva come… la vita. Maria Mater gratiae… Sant’Alfonso: si salva chi ha devozione alla Madre. Don Luigi D’Angeli mi ha dato il libro di padre Ciro. Io gliel’ho pagato £ 10. Ho restituito a Gaudenzi quello della Curia.

177


MERCOLEDÌ 3. Santa Messa poi gli esercizi. I Meditazione. L’Inferno. Discedite a me - allontanami dall’anima; Maledicti - la maledizione di Dio e l’anima che bestemmia Iddio; In ignem - il fuoco, p. del senso, la società con i reprobi; Eternum - l’eternità della pena11. II Meditazione. L’Apostolato. Messis… multa operarii… pauci12 Serafino di Isaia, ha sei ali: prudenza e coraggio, umiltà e carità. I mali li vediamo descritti nell’Enciclica Miserentissimus Redemptor del < > 192813? III Meditazione. La Misericordia di Dio. Parabola del buon pastore. Non siamo come i farisei che trattavano aspramente i pubblicani. Noi siamo gli agnelli con speciale contrassegno. La pecora va dietro al pascolo e poi non ritrova la strada (quanti pascoli cattivi, il denaro… il piacere… la gloria). Il pastore va in traccia e quando l’à raggiunta l’ha presa, non la batte, ma l’accarezza e la riporta all’ovile sulle sue spalle. Poi chiama gli amici… a rallegrarsi e si fa più festa per un peccatore pentito che per 99 giusti che non hanno bisogno di penitenza. IV Meditazione. La Purezza. Presentarla nel quadro del Natale tutto puro bianco, Gesù, Maria, Giuseppe gli Angeli. Contorno di solitudine, deserto, povertà, sacrificio. Piace a Dio. Sacre Scritture. Gesù che vuol Madre Vergine, Padre putativo vergine, così il Precursore, l’apostolo Giovanni, che fra tante accuse non permette neppur un accenno. Piace a Maria Mamma nostra, rievocar Lourdes [?] la medaglia miracolosa (apparsa a suor Caterina Labouré…). Beati mundo corde… I Santi Agnese, Giustino ecc., 50 Vergini del Messico, figlie di Maria, erano andate a Messa, scoperte, furono circondate dai soldati. Dove siete state? A Messa alle [?] - le leggi lo proibiscono - Dio è sopra le leggi della repubblica, W Cristo Re!... Imprigionate, gettate in un sotterraneo - lì entrano quattro donne di malavita con 50 soldati pronti a gettarsi su loro - Direttrice: Coraggio, estraete l’arma. Possiamo e dobbiamo difenderci: intonano il Rosario. Le quattro donne si allontanano, i soldati si gettano in ginocchio e pregano anch’essi; il lurido stanzone è cangiato in cappella. Finito il Rosario i soldati escono e le 50 vergini sono libere. Il sacerdote casto è superiore ai martiri (eroismo d’un momento), agli anacoreti (lontani d’occasioni). San Giovanni Grisostomo dice anche degli Angeli che non hanno la carne, le tentazioni l’incitano al male. I vergini che seguono l’agnello (Apocalisse)… Gesù sulla montagna - Beati mundo corde. È venuto don Giorgi, ha portato la fotografia della rocca di Montelevecchie. Sono stato a confessarmi da monsignor Bracci. GIOVEDÌ 4. Santa Messa per gli esercizi. I Meditazione. Gesù ritrovato nel tempio. La Chiesa sia nostro luogo ordinario dove ci possano trovare… non nelle case private \nesciebatis quia…14 e Maria non risponde a questa giusta dichiarazione: così noi a quelli di casa nostra \. La casa sia degna del sacerdote senza inframettenze della perpetua. Gesù subditus illis Obbedienza ai superiori… Gesù aspetta 20 anni, quindi vita nascosta, ritirata… nella preghiera, nella meditazione. Il vescovo di Vicenza ha isti178


tuito in tutti i gruppi dell’Azione Cattolica l’apostolato della preghiera, ma se il sacerdote non è formato nemo dat quod non habet. II Meditazione. L’Azione cattolica. Ieri i mali (enciclica, Miserent…), oggi i rimedi. Che cost[ituiscono?] la partecipazione dell’apostolato dei laici secondo l’ordine gerarchico. Il sacerdote è semplicemente assistente, anche altri loro responsabilità15. VENERDÌ 5. Santa Messa per gli esercizi. I Meditazione - Mater sacerdotis. Maria, Madre nostra. I sacerdoti perché Gesù fu costituito sacerdote al momento dell’unione ipostatica16, e Maria fu sua madre, poi come tale l’offrì all’Eterno sul Calvario. Maria d. [?] sacerdote avendo avuto Giovanni come figlio sul Calvario. Essa indirizzò Giovanni all’apostolato, lo accompagnò all’altare, lo formò al sacrificio, alla purezza. Anche noi prendiamo Maria per la custode della nostra purezza, non facciamo nulla senza di lei come suggerisce il santo Cafasso17…

Al 1930 risalgono alcuni disegni relativi a Fontecorniale, frazione del comune di Montefelcino, diocesi di Fano, dove don Giovanni aveva già inaugurato nel 1928 la nuova cappella della Beata Vergine dell’Artista18.

Chiesa e casa parrocchiale di Fontecorniale e Un cantone di Fontecorniale, 16 Giugno 1930 (FG, 4.3, Fontecorniale). A pagina 183, in senso orario: Colbordolo, chiesa parrocchiale, cartolina inviata da don Michele Pirazzini a don Nazzareno Angelini di Montelabbate, datata 29 Marzo 1924; Saluti da Colbordolo (Pesaro), anni Trenta del ‘900, cartolina inviata da don Pirazzini a don Ciro Scarlatti del Farneto (l’angolo strappato in corrispondenza del francobollo testimonia una delle tante dispersioni subite dall’eredità di Gabucci; FG 8.1); Montefabbri, Parroci - Arcipreti (s.d.); un santino di Santa Marcellina Vergine e Martire, 1925 (FG 4.3, Montefabbri). A pagina 184: Sant’Angelo in Lizzola, I° febbraio 1932, piazza G. Perticari - piantagione del pino in memoria di A. Mussolini. Don Giovanni è insieme con il suo grande amico Giuseppe Andreatini (fotografia Lardoni; FG 5, Fotografie e disegni). A pagina 185: il frontespizio e la dedica dell’editore Nobili sulla copia personalizzata per Giovanni Gabucci dell’edizione delle Poesie di Pasqualon (1933 - 1934; FG 3, Pasqualon).

179


SANT’ANGELO IN LIZZOLA, 30 DICEMBRE 1931. Eccellenza Reverendissima, presentandole i migliori auguri per il nuovo anno, nel dubbio che l’Eccellenza Vostra non abbia compreso il mio stato d’animo e la mia impossibilità di proseguire nel servizio della Parrocchia (da troppo tempo provvisoria), sento la necessità di esporle per summa capita il mio stato di servizio sacerdotale, onde l’E.V. abbia a constatare che non si tratta di disobbedienza, ma di dura necessità. Appena prete novello fui mandato a celebrare alla Badia di San Tommaso (6 km da Sant’Angelo) e dopo un anno di stenti i superiori non furono capaci di farmi prendere neppure £ 25 per trimestre, e dovetti tralasciare nel Settembre 1913. Proseguii il servizio festivo al Mercato di Montelabbate, per il solo tenue compenso passato dal Comune, come può attestare il rettore Bruscolini, allora a Montelabbate. Dal Gennaio 1916 al Gennaio 1920 (tempo della guerra e della spagnola) ho tenuto l’economato di Montelabbate e la cappellania di Sant’Angelo (dopo morto il Giannoni, Aprile 1918) con la coscienza di aver fatto sempre il mio dovere, di cui sono testimoni i parrocchiani di Montelabbate e Sant’Angelo, anche quelli avversi alla Chiesa. In tale circostanza ci rimisi di salute e di tasca senza che i superiori se ne siano dati per intesi a rifarmi almeno delle spese, non dico a darmi un compenso. Il 12 Marzo 1922 fui mandato dall’E.V. in via provvisoria a Montelevecchie per assistere il rettore Venerucci, morto prima che arrivassi io. Anche allora si sparse ad arte la voce che la Parrocchia l’avrei presa io, e vi rimasi cinque interi mesi senza neppure avere l’assegno governativo. \Allora ci rimisi 2mila lire che hanno costato il sacrificio mio e di mia sorella che per vivere anch’essa deve lavorare;\ ed alla partenza ricevetti dall’E. V. una lettera di rimprovero (che ancora conservo) ove mi si accusa anche di mancanza di obbedienza e mancanza di fede!... ed alla successiva visita pastorale del 1925 ordinava di strappare un foglio dal libro dei battesimi per una piccola nota storica che ricordava la morte del rettore Filippini \e che io stesso avevo firmato e per cui mi assumevo la completa responsabilità\. Durante la mia grave malattia di tifo (Agosto-Novembre 1925), contratto per la visita ad un’ammalata, mentre molti incominciando dall’E. V. mi furono di cortesi di conforto e di ajuto anche finanziario, nessuno si mosse perché mi fosse dato il mensile di cappellano contro giustizia sottrattomi dal priore Zazzeri. Dal 1912 al 1926 fui spesso a Pesaro in Seminario sia per lavori di amministrazione e molto più per il riordinamento e l’ampliamento della Biblioteca, contentandomi del semplice vitto ed alloggio (pensando io stesso alle spese dei viaggi): eppure diversi magnati del Clero si lamentarono che il Seminario sprecava i soldi per darmi da mangiare, non guardando se in compenso fra gli oblatori vi era il mio nome invece del loro. Quando fui a Roma per lo studio della Paleografia (che sostenni sperando di essere utile alla diocesi), al quale potei attendere anche per il paterno interessamento dell’E.V. presso i padri del Guanella, avendo richiesto per la spesa dei libri un sussidio sul fondo lasciato dal canonico Bartoli per mantenere agli studi superiori un chierico possibilmente di Sant’Angelo non ne ebbi alcuna risposta. Nell’Aprile 1928 costretto 180


a rinunciare alla cappellania di Sant’Angelo, per eccesso di economia del priore Zazzeri, da quell’epoca fino alla sua morte (15 Marzo 1931), non ostante la poca fede rimproveratami, non mancai di prestare il mio ajuto generalmente gratuito, non ostante fosse noto ai superiori… l’incapacità assoluta dello Zazzeri per la parrocchia, constatata de visu anche nell’ultima visita pastorale. Il giorno stesso della morte del priore Zazzeri, monsignor vicario mi sconsigliò a prendere la reggenza della parrocchia che sarebbe al massimo durata quattro mesi, perché il parroco era già fatto, ma le eterne pratiche burocratiche (o qualcosa di peggio) stancarono anche il Marcelli, che vi rinunciò nello scorso Ottobre, cioè sette mesi dopo la morte dello Zazzeri. Questa lentezza ha disgustato grandemente la popolazione di Sant’Angelo, la quale ha perduto molta della fiducia nei superiori ecclesiastici. Ed ora come colmo di misura si aggiunge una falsa diceria sparsa a mio danno, per la quale sono messo in mala vista anche presso la popolazione di Sant’Angelo, ove con evidente contraddizione, mi si vorrebbe ancora costringere a fare le veci di parroco. Da poco tempo mi è stato confermato anche da secolari il fatto che dei maggiorenti di Curia e da qualche parroco viciniore (non occorre fare nomi perché ben noti all’E.V.), si va dicendo continuamente in città e in campagna che a Sant’Angelo non viene nessuno nemmeno per parroco per causa mia, perché io non vado d’accordo con nessuno! Questa maligna asserzione è priva di fondamento, e lo stanno a provare i fatti. Che se io qualche volta, per non saper essere diplomatico, ho detto la verità con troppa franchezza, poi sono sempre stato il primo a chinarmi ed a rivolere la pace, al contrario di tanti bravi… colleghi, più o meno altolocati, che anche coll’E.V. usano il sistema di Gioab con Amasa19. Che se la continua cordiale avversione di alcuni alla mia povera persona non avesse proibito all’E.V. di provvedermi d’un qualche ufficio più confacente alle mie inclinazioni (per cui ho rinunciato a Roma a diversi posti offertimi alla Vaticana, a San Pietro e a San Giuseppe), io allora non sarei più a dar corpo alle ombre. Che ciò non fa parte della mia fantasia è chiaro; perché, fra gli altri fatti, mentre l’E.V. dopo tornato da Roma mi offerse spontaneamente la nomina di Ordinatore degli archivi della nostra diocesi, di fatto, per imposizione certo di qualcuno, la nomina non avvenne. Si disse che V.E. era contraria (dopo che me l’aveva gentilmente offerta più volte) perché io avrei sparlato ai superiori. Riconosco anch’io di aver detto qualche parola pungente su ciò: ma dopo il pessimo trattamento avuto è chiaro come la colpa non è tutta mia. Da troppo tempo sono legato qui, ed ho dovuto rinunziare ad altri lavori anche redditizi per attendere alla parrocchia, mentre neppure la nota delle spese incontrate per la parrocchia nei mesi di Marzo - Aprile ha avuto alcun riscontro. Nella prossima Quaresima ho promesso di andare a predicare a Talacchio, e non vi posso rinunciare perché anch’io ho diritto di vivere. E per questo diritto di vivere non solo materialmente, ma anche moralmente, ora che non si è più contenti di avvilirmi con lo sfruttamento, ma vi si aggiunge anche la maldicenza e la denigrazione, la calunnia e la menzogna, invoco questa volta il suo personale intervento, che 181


come Ella certamente comprende coinvolge la sua responsabilità diretta. L’E.V. vede quanto il mio stato di servizio sia stato disgraziato e scevro di qualsiasi conforto e consolazione; onde una mia decisione (che potesse anche recare dispiacere all’E.V.) tentando altre vie, magari a Roma ove sono stato trattato meglio che in diocesi, le farà comprendere che un tale passo è reso necessario per la mia salute abbastanza scossa e per la quiete dell’animo mio avvilito e sfiduciato oltre misura. Prostrandomi al bacio del Sacro Anello e invocando la sua benedizione mi dichiaro Dev.mo e obb. mo figlio, Sac. Giovanni Gabucci20.

Riassumiamo l’intricata e piuttosto noiosa faccenda dell’assegnazione della parrocchia di Sant’Angelo attraverso il punto di vista del tutto parziale di don Giovanni, che proprio come un personaggio di Guareschi stavolta ci rimette davvero prendendosi le bastonate. Chi volesse approfondire può spulciare la più volte citata corrispondenza di Gabucci con don Pietro Gaudenzi e con monsignor Stramigioli21. Negli ultimi tempi della malattia dello Zazzeri i superiori pensarono di nominare parroco coadiutore don Pietro Marcelli di Mombaroccio, allora rettore di Fanano. Morto Zazzeri la sua nomina fu revocata dal dottor Andreatini (perché?...). Monsignor Stramigioli aveva ventilato l’idea di mandarvi don Ciro Scarlatti, rettore del Farneto, e per tal ragione si era impegnato a far costruire la nuova casa parrocchiale tanto a Sant’Angelo che al Farneto; il che effettivamente seguì senza che lo Scarlatti lasciasse allora la sua parrocchia. Per la priorale vi furono parecchi pretendenti, fra cui don Giuseppe Puntellini rettore delle Fabbrecce e don Panfilo Spighi di Rovigo, rettore di Calibano che poi, per fortuna, è uscito dalla diocesi. L’economo Mancini don Cesare col suo atto violento contro don Gabucci che gli chiedeva il rendiconto delle Quarantore spettante alla confraternita di San Francesco, fu causa che i maggiorenti del paese (podestà Gnucci, segretario politico Andreatini, dottor Filippini e altri) si recassero in commissione da monsignor vescovo, ottenendo che venisse inviato tosto come Priore il pesarese don Agostino Nardelli che si trovava in Roma ma desiderava rientrare in diocesi22.

Forse per allontanarsi dall’aria invelenita della priorale, don Giovanni trascorre parte della Quaresima 1932 a predicare fuori dai confini diocesani, precisamente tra Talacchio, Morciola e Montefabbri, frazioni di Colbordolo, diocesi di Urbino. Gabucci ha dunque accettato l’invito del quale accennava a monsignor Porta nella lunga lettera del Dicembre 1931; ciò gli è probabilmente costato qualche sforzo, se pensiamo che pochi anni dopo rifiuterà perché mi mette pensiero di recarsi a predicare a Maciolla (frazione di Urbino), parrocchia di campagna di circa 400 abitanti… dove il parroco don Luigi Stortoni gli propone scherzosamente di recarsi in villeggiatura invernale! Sale in auto a Bottega [di Colbordolo] o il mattino o nel pomeriggio, poi io provvedo23. 182


1932. DON GIOVANNI A MONTEFABBRI, TALACCHIO, MORCIOLA 14 FEBBRAIO sera (3 ½), Montefabbri, Quaresima sera (5 ½), Talacchio, Quaresima 21 FEBBRAIO, Santificazione della Festa ore 11, Talacchio ore 4 pomeridiane, Montefabbri 28 MARZO Sera, Beata me dicent omnes generationes, Santa Maria di Morciola 3 APRILE Vado parare vobis locum…, Il Paradiso, san Francesco di Paola24

183


Tra gli impegni del 1932 si registra anche la raccolta di notizie per i capitoli su alcuni Castelli pesaresi della Provincia di Pesaro e Urbino di Oreste Tarquinio Locchi, che sarà pubblicata nel 193425. Il 1932 è l’anno delle grandi celebrazioni per il decennale della marcia su Roma, celebrato trionfalmente sin negli angoli più sperduti della Grande Italia mussoliniana; più prosaicamente, è anche l’anno nel quale si ricorda con la piantagione di un pino Arnaldo Mussolini, fratello del duce, scomparso l’anno precedente26. Una bella fotografia ci mostra don Gvan con il suo grande amico Peppino Andreatini, offrendoci lo spunto per tratteggiare un breve ritratto di questa figura così importante per il nostro racconto, e per lo sviluppo di Sant’Angelo nel periodo precedente alla seconda guerra mondiale. GIUSEPPE ANDREATINI (1882-1947) Il nonno Peppino sembrava un signore rinascimentale. [...] Uomo colto, le sue passioni erano il teatro e la meccanica. Aveva un’officina, cosi lui la chiamava, tutta tappezzata di utensili e arnesi di ogni foggia e grandezza, con cui, insieme a un suo lontano cugino, faceva ogni sorta di oggetti e di invenzioni. Era un fervido ammiratore di tutto ciò che significasse novità e progresso. Era stato lui che a Sant’Angelo aveva fatto arrivare la luce elettrica; ed era stato sempre lui ad aprire una filiale della Banca Popolare. Quando si era sposata la figlia, mia madre, appunto, aveva voluto una festa grandiosa. Non fu un matrimonio privato, ma fu simile a quello che fanno gli eredi al trono: il nonno aveva voluto che tutto il paese partecipasse, e anche i paesi vicini. I pasticcieri del luogo erano stati tutti mobilitati; il rinfresco era aperto a tutti, e la piazza del paese era diventata un enorme salotto, pieno di tavole imbandite. Montagne di bignè alla crema erano dappertutto. [...] Del suo passato conoscevo poco. Sapevo che da giovane avrebbe voluto fare l’ingegnere, ma che la morte prematura del padre l’aveva costretto a ripiegare sulla facoltà di farmacia. Orfano a vent’anni e con una sorella e un fratello molto più piccoli di lui da mantenere, aveva dovuto prendere in mano la farmacia del padre. Sapevo, poi, che anni addietro lui e la nonna erano stati grandi attori: c’era una stanza nella loro casa piena di fotografie che li ritraevano coi costumi dei personaggi che avevano interpretato e portato sulle scene del bellissimo teatro di Sant’Angelo (Laura Marcucci, 200027). 184


Pesaro, 21 Settembre 1932. All’età di ottant’anni muore nell’ospizio Mazza-Mancini il poeta Odoardo Giansanti, Pasqualon. Morto Pasqualon (21 Settembre 1932) il direttore della tipografia Nobili pensò di ristampare tutte le poesie. Si rivolse a me per inserirvi qualche nota storica, dopo aver pubblicato manifesti e volantini oltre a una dispensa omaggio. Il 19 gennaio 1933 venne a trovarmi in seminario; nel pomeriggio passai da lui per i primi accordi Il 21 gli spedii una specie di avvertenza da inserirsi con un volantino nella I dispensa, e la nota per la Poesia V come nel Quaderno28. Da tempo don Giovanni radunava le Pasqualoneidi, solo parzialmente fino a quell’anno edite in volume (com’è noto, il grande poeta non scriveva le sue canzoni, che declamava a memoria)29: i monumenti della città, Mamiani e Perticari, le leghe bianche e rosse, la moda, i cuscinoni donati ai vecchi dell’ospizio, i giorni al palazz d’inverne (o turris babel, così Pasqualon definiva il manicomio, l’ospizio San Benedetto dove fu ricoverato a più riprese dal 1885), insomma, tutto l’armamentario del poeta è meticolosamente ridisegnato da don Giovanni, al quale l’editore donerà a lavoro ultimato una copia personalizzata del volume. Con forse minor entusiasmo nel 1934 Gabucci mette mano al riordino dell’Archivio capitolare, al quale attenderà fino al 1938. Il progredire della sistemazione è riportato su un libriccino nero, meticolosamente corredato dalla registrazione delle spese sostenute e dall’elenco delle giornate lavorative in Curia. Tra le ultime righe si fa strada una questione decisiva per Gabucci, la nomina a canonico del Duomo. Finalmente don Giovanni sarà costretto ad ammettere, seppure trincerandosi dietro non meglio precisati motivi di salute, di preferire la vita quasi campestre alle sicurezze di un posto in città. Ho pensato, ho pregato, ho deciso. Lo scrive al proposto monsignor Sarti, e lo ribadisce al Vescovo monsignor Porta, in due lettere del 5 Febbraio 1938, pochi giorni prima di compiere cinquant’anni. La conclusione della Commedia del canonicato (così Gabucci inchioda la nomina al fascicolo che raccoglie la corrispondenza al riguardo) porta finalmente un po’ di pace a don Giovanni, quasi a prendere atto di una scelta alla quale la sua vita ha forse sempre teso30.

185


Comincia a parlare di sé come di un facchino ma è lontana ormai la voce del giovane, irruento economo di Montelevecchie che apostrofava il suo Vescovo minacciando di partire insalutato ospite. Siamo nell’Italia del lanital, delle scarpe di sughero e della cicoria al posto del caffè; il razionamento è alle porte, e Gabucci si avvia a vestire i panni del canoro Grillo della verità acquattato nella corrispondenza col galeotto di Cristo don Remo Ortensi e con don Giuseppe Brocanelli. Variata placent recita ora il suo ex libris, quasi un sigillo, forse intagliato nel linoleum da don Salvatore Scalognini, futuro fondatore de “Il Nuovo Amico” e autore delle illustrazioni per il calendario I Santi di Pesaro31. Tu ti preoccupi della salute ed hai ragione. Ma chi ti proibisce nei turni di vacanza, specialmente nella primavera, estate e autunno, di passarla a Sant’Angelo? Se non erro mi dicevi che era tua intenzione tenere egualmente la tua casa costì. È vero che il canonicato non migliorerà di molto le tue condizioni materiali, ma permettimi che te lo dica, anche tu come tutti diventerai vecchio e allora (t’auguro che possa girare fino alla più tarda età, sano e pieno di energia quella energia che oggi godi) non so se potrai andare agli uffici come ora… mentre invece il canonicato fino all’ultimo tuo respiro ti assicurerà quel minimo di reddito annuo (don Pietro Gaudenzi a Gabucci, 14 Febbraio 1938). Non credo di sbagliare pensando di dover fare a Pesaro il facchino (uso il termine tuo) perché lo so e l’ho provato con esperienza…. “Diventerai vecchio, e non sarai più buono di andare in giro!...” Questo è il vostro argomento principe che però nasconde la vera ragione (cioè la necessità del mio lavoro): ed io rispondo che non ho mai dubitato della Provvidenza!... venendo a Pesaro mi ammalerei prima… e sarei lasciato in abbandono più che a Sant’Angelo = experientia docet (Gabucci a Gaudenzi, 25 Febbraio 1938).

Pesaro, fine ‘800 - primi ‘900. Le immagini non sono datate; sul retro vi sono indicazioni apposte a matita da una mano diversa da quella di Gabucci, al quale vanno attribuite invece le didascalie scritte con inchiostro di china a fianco delle fotografie. Dall’alto, in senso orario: strada Flaminia fuori Porta Fano; corso XI Settembre; piazza Grande e piazza Mamiani; Basilica di San Decenzio; ingresso al Cimitero; via Rossini; piazza Vittorio Emanuele; Fonte e palazzo Baviera; arrivo della salma di Cecchi.. Ricordiamo che l’esploratore pesarese Antonio Cecchi (1849-1896) fu trucidato durante l’ultima sua spedizione in Africa, e le sue spoglie furono riportate in patria nel 1897. Alla stessa serie di immagini sembra riconducibile Stazione di Pesaro), ), anche la fotografia a pagina 247 (Stazione dello Studio fotografico Adolfo Bertozzi, via Castelfidardo, Pesaro. Le immagini doppie sono probabilmente realizzate per la visione stereoscopica, assai in voga tra XIX e XX secolo.

186


187


RIORDINAMENTO ARCHIVIO DELLA CATTEDRALE, 1934 - 1938 Lettera d’invito del segretario canonico Mingucci in data < > dopo decisione capitolare del < > fu proposta dal proposto monsignor Enrico Sarti. Risposto affermativamente il…32. MERCOLEDÌ 21 NOVEMBRE 1934. Andata a Pesaro per iniziare il lavoro (biglietto £ 50). Grande confusione nei diversi armadi. Stabilire per ciascuno il materiale proprio. Incomincio a vuotare l’armadio grande che dovrà servire per l’archivio propriamente detto (pergamene, edizioni rare, documenti antichi ecc.). GIOVEDÌ 22. Inchiostro, canello e penna (£ 1). SABATO 24. Torno a casa con Peppino Renzi per la chiusura delle Missioni a Ginestreto. MERCOLEDÌ 28. A Pesaro per riprendere il lavoro (biglietto £ 5,10). Si sono trovate le chiavi della credenza a sinistra dell’archivio. Contiene le corrispondenze, atti ecc. Ho trovato il decreto della Festa di san Terenzio chiesto da monsignor Tei, ed ottenuto il 21 Gennaio 1912, ma notificato il I Marzo e registrato in Curia il 4 Maggio 1912. Vi sono pure (carteggio Molaroni) cinque copie del libretto Radiciotti - La cappella musicale del duomo di Pesaro. GIOVEDÌ 29. Nello stesso carteggio Molaroni: minuta di monsignor Fares della ricognizione del corpo di san Terenzio, 1868. Minuta monsignor Molaroni della lapide riguardante riapertura della Cattedrale. Cenno dell’antico tempio pagano di Giulio Vaccaj. Lettera del professore Pflugh-Harttung e risposta di monsignor Massarini sulla bolla di Nicolò II del 22 Febbraio 1059 diretta al proposto e canonici di Pesaro. Restauro della Madonna e la beata Serafina (quadro del ‘400) fatto dal professor De Bacci Venuti nel Maggio 1914. Queste carte furono riunite con altre importanti in una scatola unica posta nella credenza grande dell’archivio. Trovata la bolla di Nicolò V del 1447 che dona i beni della Badia ai Canonici. SABATO 1° DICEMBRE. Torno a casa con Pallucchini (blocco biglietti). LUNEDÌ 3. A Pesaro col servizio pubblico (5,10). VENERDÌ 7. A casa col servizio pubblico. MARTEDÌ 11. Di nuovo all’Archivio. MERCOLEDÌ 12. Portati su i pochi resti della confraternita di San Terenzio e dei santi Crispino e Crispiniano. GIOVEDÌ 13. Due rami con san Terenzio della confraternita omonima. Rame del crocefisso dei Minimi nella confraternita di san Crispino. SABATO 15 DICEMBRE 1934. Ritorno a casa e… per quest’anno… PUNTO!33 GIOVEDÌ 19 NOVEMBRE 1936. A Pesaro per inventario del Capitolo. Incominciato dagli argenti con don Aldo Amatori. Calici e reliquiari. Tornato a casa sera del 21 Novembre. MARTEDÌ 24. Di nuovo a Pesaro. Fatto inventario degli argenti. Il commendator Donati Donato li ha stimati circa £ 48mila: ma non ha dato il valore artistico. Il crocifisso d’avorio fu valutato appena £ 150, il valore materiale; sulla pisside non fu dato alcun prezzo. Le pietre preziose son tutti… vetri colorati. SABATO 28 sera torno a casa. LUNEDÌ 30. Di nuovo a Pesaro. Faccio, con don Amatori, l’inventario degli arredi sacri che si usano nelle solennità, e che sono nella 1° stanza degli armadi P, Q, R. MERCOLEDÌ 2 DICEMBRE. Mercoledì torno a casa per andare a Fontecorniale. 1937, LUGLIO34…Lettera del canonico Viani che, pel capitolo, mi annunzia che sono state stabilite per acconto £ 200, ma devo finire lavoro dell’Archivio entro Luglio. Non potendo subito, mando a scusarmi il priore Nardelli, che dice trattarsi dell’Inventario fatto l’anno scorso e non ancora mandato a Roma! 188


GIOVEDÌ 12 AGOSTO. Vado a Pesaro pel lavoro e monsignor Sarti mi dice di andare in cerca di chi mi dia da mangiare; andrò quando sarà aperto il seminario. Sarti e Vichi avevano stabilito che andassi dal Vescovo, considerato da loro come albergatore (parole di monsignor Porta in biblioteca il 30 Agosto 1937). MRTEDÌ 12 OTTOBRE. Torno a Pesaro.\Biglietto £ 4/ Monsignor Sarti è a Verucchio pei funerali di don Carlo Ferrini (morto il 10 Ottobre ore 6 antimeridiane), già parroco del Porto, poi canonico della cattedrale di Pesaro, residente a Verucchio per TBC. MERCOLEDÌ 13. Inchiostro e penna £ 1. VENERDÌ 15. Sul mezzogiorno ho trovato l’affresco antico peruginesco estratto nel pomeriggio con don Scalognini dal vano esistente tra il muro e il credenzone P-Q-R nella 1° stanza degli Apparati. Raffigura nella lunetta Cristo sorretto da due angeli. Sotto al centro la Vergine col Bambino, a destra san Pietro; a sinistra san Girolamo cardinale. Alla sera torno a casa per l’inaugurazione della chiesa al Bardovagno. Biglietto £ 4. MARTEDÌ 19. Biglietto £ 4. Brocche £ 1. Torno a Pesaro al lavoro. MERCOLEDÌ 20. Bottiglietta di gomma £ 1. SABATO 23. Pomeriggio torno a casa; biglietto £ 4. LUNEDÌ 25. A Pesaro per Fano pel convegno ex alunni, di lì a Fossombrone. MERCOLEDÌ 27. Pomeriggio a Pesaro pel Capitolo. SABATO 30 sera. Torno a casa. Biglietto £ 5. VENERDÌ 12 NOVEMBRE. Hanno fatto Capitolo proponendo (senza che ne sapessi nulla) la mia nomina a canonico, fu accettata ad unanimità. Io mi sono opposto, quando l’ò saputo. LUNEDÌ 15. Torno a Pesaro al lavoro (£ 4). Monsignor Sarti mi dice della proposta di Venerdì e insiste per una risposta favorevole. MARTEDÌ 16. Statue di san Pietro e busto sant’Agata portati nell’Archivio. SABATO 20 sera. Torno a casa (£ 5). LUNEDÌ 22. Di nuovo a Pesaro. Trovo il bozzetto dell’abside fatto dal Gavardini. VENERDÌ 26. Nel credenzone del corridoio trovo una grossa lampada d’argento con stemma comitale. SABATO 27. Non ostante la mia opposizione monsignor Sarti mi comunica che nel capitolo di jeri fu votata la nomina mia e di Gaudenzi a canonico: me lo dice nell’auto al momento di ripartire per Sant’Angelo (£ 4). Ho lasciato al primicerio Mosca i due libri dell’inventario quasi completo (uno dell’argenteria e arredi sacri preziosi; l’altro di tutto il resto [quadri, credenze, candelieri ecc.]). Giorni passati a Pesaro per il Capitolo, con alloggio in Seminario: 1934 - Novembre 21, 22, 23, 24, 28, 29, 30 = 7 - Dicembre 1, 3, 4, 5, 6, 7, 11, 12, 13, 14, 15 = 11 1936 - Novembre 19, 20, 21, 24, 25, 26, 27, 28, 30 = 9 - Dicembre 1, 2 = 2 1937 - Ottobre 12, 13 14, 15, 19, 20, 21, 22, 23, 25, 26, 27, 28, 29, 30 = 15 - Novembre 15, 16, 17, 18, 19, 20, 22, 23, 24, 25, 26, 27 = 12 Totale giorni = 56. Consegnata la distinta a don Armando Paci il 27 Marzo 1938. 16 MARZO 1938. Il canonico Vichi mi consegna le £ 200 stabilite dal Capitolo come acconto dei lavori fin dal Luglio 1937 (v. lettera Viani). Rilascio ricevuta: per gratificazione lavori archivio quindi sistemazione generale, trascrizione Bolla primicerio, inventario argenti, arredi, quadri, ecc… 189


DOMENICA 27 SETTEMBRE 193635. Stamattina, innanzi al prefetto di Pesaro - [ ] - c’è stato il cambio della guardia tra il federale Giombini, trasferito a Roma quale ispettore dei sindacati industriali, ed il nuovo federale venuto da Caltanissetta, Angelo Rossi, di Cuneo. Nel pomeriggio il nostro Concerto ha suonato la nuova marcia del M° Filippa Sant’Angelo in Lizzola alla presenza dell’autore e di altri personaggi pesaresi. La pioggia ha però troncata l’esecuzione del programma musicale. Il M° Filippa da qualche tempo, prima di far stampare le sue marce, le fa studiare e provare dal nostro concerto, diretto dal M° Bassi suo amico, e scolaro del padre, il celebre M° Filippa del Liceo di Pesaro. Ho spedita ieri per la signora Emilia Monti una cartolina vaglia di £ 10 all’Opera padre Monti per un libro su Mussolini.

1936 SETTEMBRE

LUNEDÌ 28. S’è rovesciata la piccola scansia nella camera da letto. \pagato Gilien £ 9 x 30 coppi e £ 4 x 25 mattoni\. Stassera è arrivato padre Dino dei Servi per la festa dell’Addolorata dalla Monti Mercoledì. È venuto a Sant’Angelo il nuovo medico provinciale. MARTEDÌ 29. È morto stamattina alle 0.50 il professor Turribio Grassi assistito da me. Assoluzione, Olio santo e benedizione apostolica. Vado a Montegaudio per il titolare, io don G. Betti e Costantini arriviamo bagnati come i pesci. Se san Michele bagna l’ale/ pioverà fino a Natale. Speriamo che questa volta il proverbio sbagli perché da stamattina a stanotte non ha mai cessato di piovere insistentemente. Dal salesiano don Giovanni Sartori ho appreso che monsignor Gallucci è in Ancona; e la tomba del domenicano B. Spadafora è sicuro a Montecerignone nel Montefeltro ov’è parroco un certo Arzilli. Richiedere opuscolo. […] Torno a casa col rettore di Montecchio nel suo automobile. Il Priore è stato a Pesaro; mi porta due tipi di carta avuti da Ferri per stabilire il formato del Calendario storico. MERCOLEDÌ 30. Funerali del professor Grassi suocero del dottor Lardoni. Invece dei fiori. All’E.O.A. Nardi £ 25; Andreatini £ 15 P.V. San Francesco di Paola; Marcolini £ 15; Ma Gualdesi £ 10; Lucia e Gino Guidi £ 10; Modonesi £ 10; Cappella caduti - Perticari £ 10. Messa in terza; non si può fare subito il trasporto perché ancora piove. Festa dell’Addolorata dalla Monti. C’è il padre Dino, don Giovanni e don Marino [Renzi] A mezzodì vogliono anche me. Circa le 4 il trasporto del professor Grassi sotto la pioggia che cessa verso l’ave maria, per riprender poco dopo. Il chierico Bruno Diotalevi mi manda una bella cartolina da Loreto. Ho incaricato la Cesira Donnini che Sabato tornerà a Fossombrone di comprarmi la vita del beato Benedetto [Passionei] ristampata per il Congresso36. GIOVEDÌ 1. Ancora piove. Verso le 9 torna il tempo bello, e si scoprono i monti vicini (Carpegna, monte Nerone) coperti di neve. Certo che è molto freddo. Ritorna il M° Tacconi che era stato nel sanatorio vicino a 190

OTTOBRE


Bressanone ov’è ricoverato […] per cura TBC. Gli hanno fatto sperar bene. Meglio così! Spedisco alla libreria “Mediolanum” l’’ordinazione della vita di san Pier Damiano del Capecelatro37. VENERDÌ 2. Primo Venerdì del mese. Funzione in Collegiata. Tempo bello ma molto rigido. Mando a prendere il vino da Marcelli a Cangini Luigi. Litri 112 in tre damigiane. SABATO 3. Stanotte non solo ha piovuto, ma anche grandinato, ed io l’ò passata insonne per un forte dolor di denti. Col mattino è venuto il sole ma il freddo è intenso: il barometro segna 3 gradi. In Collegiata ufficio per Guerrino Spezi. Il figliastro del M° P. di Ginestreto è moribondo per TBC. Cartoline illustrate al chierico Bruno Diotalevi - Fano. Padre Carlo Pasquini è stato eletto generale agostiniano. Gli scrivo. Rev.mo padre Carlo. Nella fausta occasione del suo giubileo sacerdotale \(1932 [?])/ ho avuto la fortuna ci concorrere alla compilazione del numero unico che rievocava le glorie agostiniane della Provincia Picena. Alla gioia di questi giorni, in cui è stato eletto generale dell’Ordine, permetta che io partecipi debolmente con questa mia incaricata a portare i miei sinceri auguri e le mie preghiere al Signore per il bene del suo Ordine e della Chiesa. Augurio che non ha nulla di straordinario, guardando solo al bene che lei ha fatto nella nostra cara Pesaro, e che avrebbe continuato a fare se… la Provvidenza non disponeva diversamente. * Io poi devo gioire in modo speciale per il bene che lei ha sempre dimostrato verso di me, ajutandomi anche nei miei studi prediletti38. Ad multos annos!... Lei ricordi se crede, qualche volta a Gesù, il povero facchino di campagna perché non abbia a perdere l’anima sua! Dev.mo Sac. Giovanni Gabucci, Sant’Angelo in Lizzola 3 ottobre 1936. È venuto il canonico Mosca, primicerio del duomo di Pesaro per la Prima Comunione dei fanciulli. Cartolina di monsignor Bartoccetti che mi dice non aver il volume XI di “Studia Picena”. Suggerisce rivolgersi al vescovo o a Isotti o a qualcun altro. DOMENICA 4. Prima Comunione e inaugurazione del nuovo tabernacolo (in cemento) dell’altar maggiore. Il canonico Mosca ha fatto i discorsini per la comunione. Le fanciulle hanno cantato al mattino in coro, alla Messa cantata sull’orchestra accompagnate dal M° Bassi. Nel pomeriggio processione, poi discorso del canonico Mosca. Dopo la Benedizione favorisce da me. Gli do un foglio per Ferri con lo schema del Calendario. Mi scrive don Arturo Bacchiani se, volendo studiare a Roma, potrà avere alloggio dai preti di don Guanella. Scriverò a don Leo Hegglin. LUNEDÌ 5. Il chierico Mazzoli s’è deciso a finire di accomodare il dizionario latino di cui ha bisogno, e che gli dono. Da Fano arriva il “Bollettino” del seminario regionale. MARTEDÌ 6. Scritto a don Leo per avere l’ospitalità a San Giuseppe per don Bacchiani. A don Bacchiani suggerendo anche di far scrivere a don 191


Mazzucchi da monsignor Vescovo. In caso negativo rivolgersi a padre Pasquini generale degli Agostiniani. Scritto scherzosamente a monsignor Gallucci in Ancona dandogli mie notizie e chiedendo la vita di santa Barbara. Ho pagato a Adolfo Marcelli il vino, £ 45 per 112 litri in ragione di cent. 40 al litro. MERCOLEDÌ 7. Festa San Francesco a villa Monti. Anche oggi piove a dirotto. È stato un bel tempo solo Domenica: ma gli altri giorni tutto poco buono. Scrivo anche alla signora Zambonini a Napoli facendo auguri per la sua guarigione e richiedendo i miei libri, Pandolfo Collenuccio e Beata Michelina, nonché il suo articolo sul teatro “Perticari”. Padre Pasquini ha ringraziato con un biglietto. GIOVEDÌ 8. In Collegiata ufficio pel fu Sante Ballarini. Piove anche oggi. Ricevo dalla libreria “Mediolanum” San Pier Damiani del Cepecelatro. VENERDÌ 9. Viene il tempo buono verso le 9 ½. Il dottor Lardoni mi regala Clerici Il più lungo scandalo del secolo XIX (Carolina di Brunswick)39. Spedisco £ 16,40 alla “Mediolanum” pel Capecelatro. Ho finito di rilegare in ½ pergamena il Dizionario latino che regalo al chierico Mazzoli Raffaele. Il Priore è andato a Pesaro. C’è il concorso per le parrocchie di Candelara e San Pietro: ma se non succede alcun… cataclisma è già da tempo stabilito che San Pietro starà senza parroco e a Candelara andrà don Marino Renzi. Il Priore è stato nominato deputato del Seminario per la disciplina. È stata rimandata la mia lettera a monsignor Gallucci. SABATO 10. Anch’oggi tempo cattivo. La Cesira Donnini torna a Fossombrone. Vado a Pesaro con Andreatini per chiedere volume XI di “Studia Picena” a monsignor vescovo. Non l’à ricevuto. Da Mingucci pel Calendario. Rispedisco la lettera a Gallucci. Don Isotti è nominato direttore spirituale al [seminario] regionale di Molfetta. Arriva il “Bollettino Diocesano”. DOMENICA 11. Festa del Rosario e Prima Comunione a Ginestreto. Viene il canonico Ferri. Accordi per il Calendario storico. Il tempo è coperto: ma per fortuna non piove. LUNEDÌ 12. Stamattina verso le 3 è morto il figliastro del M° P. di Ginestreto per TBC. La Ma Paolina mi regala la copertina per la pisside della chiesa della Scuola. Nello Mazzoli è tornato in seminario. Scrivo a padre Lazzaro Orecchini dei Minori per chiedere i cenni storici di san Primo martire e i libri di padre Ciro: Il Clareno - studio polemico, Macerata 1921 e Dignità ecclesiastiche francescano-picene, id., per mezzo di Aurelio Nardelli. Alla Maria Ortensi in Francia per dirle di avere fatto ripassare il tetto della casa sua (£ 25). A Carlo Isolli (parroco San Leonardo, Fano) per richiedergli il volume XI di “Studia Picena” (con francobollo per la risposta £ 1). All’arciprete Donati di Mombaroccio per notifica sul corpo di 192


san Clemente o san Marco (£ 0,50). Al rettore Betti di Gradara idem su san Clemente nella chiesa del Sacramento (£ 0,50). MARTEDÌ 13. Funerale a Ginestreto di Nazzareno Serafini. Non è permesso portarlo in chiesa senza la cassa di zinco. Il trasporto è fatto, dopo la messa cantata, direttamente dalla casa al cimitero. Permane il tempo cattivo. MERCOLEDÌ 14. Anniversario in Collegiata del signor Luigi Marcolini morto il 13 Ottobre 191< >. Cartolina da don Stortoni che m’invita a predicare a Maciolla dal 26 al 29 Novembre. Don Giovanni Sartori mi manda da Ancona la vita del beato Spadafora. Cartolina alla Righetti per l’onomastico. GIOVEDÌ 15. Finalmente c’è il tempo buono, Poiché oggi ha fatto la luna, speriamo che si mantenga. Monsignor Gallucci mi manda da Ancona una lettera da… vecchio amico e i due suoi libri Santa Barbara, I marinai d’Italia al Santo Sepolcro. A mezzodì dalla Monti per la festa di Santa Teresa con don Giovanni Betti, il Priore e il sagrestano di Chiesa Nuova (Roma). Non ho potuto andar a celebrare causa l’Uffizio a Montegaudio. VENERDÌ 16. L’ò passato leggendo i due libri di Gallucci e scrivendoci poi una lunga lettera aggiungendovi diverse notizie di santa Barbara e la riproduzione del grande quadro del Lazzarini. Ho ringraziato con cartolina anche don Sartori per il libro del beato Spadafora. Ferruccio ha raccolto due balle di grano delle 10 perdute dagli uomini di Mascagni!... ma è stato scoperto. SABATO 17. Risponde don Leo Hegglin che non è riuscito a ottenere nulla per Bacchiani (missa pro mensa) e che si sono cambiate molte cose in parrocchia e che anche lui dovrà partire. Trasmetto la risposta all’interessato. DOMENICA 18. Giornata Missionaria. Quest’anno forse ha dato di più. Tempo buono. Dopo la Benedizione adunanza della Pia Unione della beata Vergine di Pompei (festa Domenica 25). Stamattina c’è stata la Terza e l’adunanza di confraternita. Un mucchio di posta. Una lettera della Zambonini che dice di spedirmi il Collenuccio e d’aver data la Vita della beata Michelina ad Angelini per mezzo di [sua?] madre. Don Isotti da Molfetta dice di aver dato ordine di cercare e mandarmi “Studia Picena”. La Donnini mi ha mandato da Fossombrone la Vita del beato Benedetto. G. Bucci e Ortensi mi mandano un’illustrata da Firenze. La moglie di P. manda un nobile biglietto all’Angelina per le iniezioni fatte a N. LUNEDÌ 19. Mi telefona Ferri aspettandomi a Pesaro mercoledì. Ricevo una cartolina illustrata da Giuseppe Tassani, sagrestano di Chiesa Nuova a Roma, stato a Sant’Angelo dal priore Nardelli. Risposto a don Stortoni negativamente per la predica di Novembre. Ringrazio la Cesira Donnini per la vita del beato Benedetto (£ 3). 193


MARTEDÌ 20. Arriva il libro di Collenuccio e l’articolo di Camilla d’Aragona dalla signora Zambonini da Napoli. MERCOLEDÌ 21. A Pesaro per il Calendario. Si combina come avevo ideato io 48 pagine, calendario a quindicine e copertina. Il padre priore dei Servi mi manderà le notizie dal 1901 in poi. Sabato il padre generale Pasquini di passaggio a Pesaro. Copio le epigrafi di San Floro, Ordino alla B. R. Brunelli la Vita di san Francesco del Fortini. Con Pantanelli in Curia per un istrumento del marchese Mosca sulla chiesa e casa dell’Annunziata. Notizie di san Terenzio da Mosca. Pranzo da Ferri che mi dà il calendario di Marietti pel 1937. GIOVEDÌ 22 OTTOBRE40. Gagén ne fa sempre più grosse! Che Iddio lo illumini. Ieri a Pesaro c’era il concorso (andato deserto) per San Pietro e Candelara. Si dice che la parrocchia di Candelara l’abbia chiesta don Pietro Marcelli, rettore a Fanano. Ho risposto alla Zambonini a Napoli. Donati mi ha mandato i cenni di San Clemente ho ringraziato subito con lunga lettera. VENERDÌ 23. Il Priore è andato a Pesaro. Sembra che don Pietro si sia accontentato di chiedere quanti erano gli ettari di terreno di Candelara… e poiché non c’è… abbastanza… SABATO 24. S’è sposata la Severina Paolini con Balducci di Montegaudio. DOMENICA 25. Matrimonio della Peppina Gili con Ferrer Giampaoli. Ci regalo il libro Armonia della vita. È arrivata la partecipazione delle nozze Pierina Crescentini - Costantini Amedeo con la data 29 corretta in 28. LUNEDÌ 26. Don Marino Renzi prenderà Domenica la cura di San Pietro in Calibano. Ordino la Guida delle Missioni(14), Fiamma d’apostolo(5,50) e Alla corte del negus Neghesti (5,50). MARTEDÌ 27. ufficio a Montegaudio. Casoni arrivato quando scende l’automobile da Monteguiduccio, torna via senza celebrare. Cartolina dall’Africa di P < > Giovanni41 e Mosca Amedeo. Stortoni mi scrive di nuovo da Urbino. MERCOLEDÌ 28. Alle 8 sposalizio alla Scuola di Rina Crescentini e Amedeo Costantini. Alle 10 celebro in Collegiata, per i caduti fascisti. Alla radio, dopocorte, il discorso del duce non si capisce. Pomeriggio con acqua e tempesta che abbatte pali della luce onde si resta al bujo. Scrivo a monsignor Gasperini di Mercatello per indicargli l’autore del quadro con san Terenzio (v. “Studia Picena” del 1926). GIOVEDÌ 29. Trigesima del professor Turibio Grassi. Rispondo a padre Giovanni. Id. a Stortoni, negativamente. VENERDÌ 30. Niente di nuovo: solo il freddo si fa sempre più intenso. Il Priore 194


dice che don Angelini ha ottenuto che Marchionni42 vada vicario alla Badia e che il decreto sarà fatto senza interpellare i parroci interessati. Urbino cederebbe Ripe, ma vuole in ricambio il Farneto. Regalo al dottor Lardoni la storia di Matilde di Canossa del Tosti e 20 ricordini del professor Grassi. SABATO 31. Ha incominciato una pioggerella minuta e insistente che sembra non voler lasciare andare. Il Priore mi porta da Pesaro le notizie sulla Beata Vergine delle Grazie già richieste al Priore dei Servi. La signora Sur Illon manda la solita cartolina vaglia all’Angelina per accendere i lumini al cimitero. Da Viterbo libretti del Catechismo all’Angelina, Ringrazio Priore Serviti con cartolina (30).

NOVEMBRE

DOMENICA 1° NOVEMBRE. I Santi. Celebro al Monte. Bino in Collegiata. A mezzogiorno capita da Ginestreto padre Albarelli. Discorso del duce a Milano. Nel pomeriggio al Monte imparo che c’è ancora da (Catena) Stefani \vicino alla Badia/ la polla di acqua solforosa detta acqua di san Terenzio, e che anche guastata (ora è in mezzo a un filone) ripullula sempre. Anticamente vicino era un vallone che fu pareggiato. Monsignor Gasperini di Mercatello mi ringrazia. Giornata non brutta, ma fredda. LUNEDÌ 2. I MORTI. Funzione solita in Collegiata. Tre messe al Monte, alle 10 cantato in parrocchia. Don Ciro mi rimanda il mantello avuto l’8 Maggio. Don Romani mi propone di fare lo scenario per il presepio dei nepoti a Fermignano. Io gli propongo il chierico Paci43. […] Solita gita al Monte delle Società Operaje. Si stabilisce nella cappella dei Caduti l’illuminazione delle lapidi. MARTEDÌ 3. Respingo a Viterbo il libretto del Catechismo. Veglia per la costruzione delle ghirlande per i Caduti. MERCOLEDÌ 4. Annuale della Vittoria. Alla Cappella illuminazione delle lapidi. Corteo, Messa, inaugurazione del muro di rinforzo al viale Manzoni (veramente stava a Marcolini che ha sterrato il greppo). Inaugurazione della lapide dell’Impero nell’atrio del Comune. GIOVEDÌ 5. È arrivata la Guida delle Missioni ed i due volumi del cardinal Massaja. SABATO 7. Sono tornati i [sic] sposi Costantini - Crescentini, ed hanno trovato rotta la specchiera dell’armoire che costava £ 140. Finisco l’articolo su San Terenzio44. DOMENICA 8. Le truppe del generale Franco sono entrate a Madrid. Deo gratias. Incomincio articolo san Decenzio. LUNEDÌ 9. A Pesaro pel Calendario. Porto giù Madonna delle Grazie - San Terenzio Martire. Scalognini mi fa copertina. Visito Museo civico inaugura195


to jeri nel palazzo Mosca. Pranzo dal canonico Mosca. La Brunelli mi dà la Vita di san Francesco del Fortini e il libro sull’Indice del Casati. Il figlio di Alfredo Astolfi, Luca, resta ucciso a Monteciccardo da una fucilata, mentre col padre faceva il capanno per la caccia. MARTEDÌ 10. Scrivo a Fano al chierico Paci per a) scenario del presepio per don Romani; b) “Studia Picena” vol. XI e XII. Il priore va a Pesaro anche per la questione della Badia. Cartolina tassata da Mercatino Marecchia - Ortensi - Bocchini. MERCOLEDÌ 11. Al Farneto a piedi andata e ritorno. Celebro per i soldati caduti (come 4 Novembre) avendo raccolto le quote di £ 2 da 11 persone. GIOVEDÌ 12. […]. Io resto a casa perché non invitato. Manifesto pel rancio femminile del 18 Novembre. Ho finito l’articolo su sant’Eracliano. VENERDÌ 13. Barbaresi mi rimanda da Fano la Guida del Touring - Loreto. È segno che Paci ha avuto la lettera. Telefona il proto dalla tipografia che vuole le cartelle da comporre. MERCOLEDÌ 18. Banchetto di donne da Tucchi. Inaugurazione lapide delle sanzioni45. GIOVEDÌ 19. Vado all’Ufficio a Montelabbate, poi a Pesaro con Angelini pel ritiro e per l’inventario del Capitolo. Ho già consegnato quasi tutto il materiale pel Calendario storico. Scalognini ha fatto in linoleum la copertina e i cliché con san Terenzio e la Madonna delle Grazie: farà anche le testatine per gli altri santi. Incomincio l’inventario degli argenti del Capitolo, ajutato da don Aldo Amadori. C’è una croce pettorale di cristallo di rocca, già di san Carlo Borromeo. SABATO 21. Torno a casa col servizio pubblico. DOMENICA 22. Festa di santa Cecilia. Io celebro in suffragio dello zio canonico, morto come oggi nel 1901. Le fanciulle cantano la Messa, accompagnate da Arturo Giangolini, perché Calcinari ha ottenuto il posto di censore alla colonia dei Postelegrafonici di Pesaro. LUNEDÌ 23. M’invitano a Fontecorniale per il 4 Dicembre. MARTEDÌ 24. Torno a Pesaro per l’inventario degli argenti. Il commendator Donati li stima circa £ 48mila. Non è computato il valore artistico. Per esempio la pisside eburnea46 non fu computata affatto. Ho trovato due graziosi reliquiari in argento uno con una vertebra di san Terenzio, altro con la reliquia di san Tomaso apostolo. Così le loro autentiche e le lettere dell’Olivieri che autentica la croce pettorale di san Carlo in cristallo 196


di rocca con lavoro in filigrana - oro ai quattro bracci. Le ho poste nella cassettina del credenzone-archivio con piccolo reliquiario con le spine di Nostro Signore Gesù Cristo (senza autentica). SABATO 28. Finalmente i tipografi hanno impaginato il Calendario storico, riesco a far tirare le bozze e portarle per la revisione al canonico Vichi secondo il comando di monsignor vescovo. Sera torno a casa. DOMENICA 29. La signora Casilde Bilancioni è ammalata. La contessa mi ha dato quadro di don Bosco portato da Roma da Cacciaguerra, per mettere nella cappella dei Caduti. LUNEDÌ 30. Torno a Pesaro. Incomincio inventario arredi sacri delle feste solenni posto negli armadi P, Q, R della prima stanza. La stima sarà fatta poi. Alla sera conferenza del professor Faraoni di Cagli al circolo San Terenzio: Il dovere degli Italiani cattolici nell’ora presente è breve, ma brillante e convincente nel dire che per vincere il comunismo bisogna lottare ma per lottare bisogna studiare e vivere secondo la legge di Dio; altrimenti non si fa nulla.

DICEMBRE

1° DICEMBRE 1936. celebro a San Cassiano, festa di Sant’Eligio patrono degli orefici. Suggerisco a don Marchionetti di chiedere per quest’altr’anno la Messa propria. Riporto a don Luca i due fascicoli di san Cassiano che trattano di sant’Eracliano, sacra visita e santa Mustiola. MERCOLEDÌ 2. Torno a casa. La Bilancioni è ancora ammalata […]. GIOVEDÌ 3. Nel pomeriggio coll’arciprete Romani a Fontecorniale. VENERDÌ 4. Festa di Santa Barbara. Da Mombaroccio solo il dottor Romagnoli. Ci sono 5 preti di Fermignano. Torno a casa con Solforati. SABATO 5. Rispondo a D’Angeli che mi aveva scritto sulla disdetta del colono D’Orazi. Dalla signora Monti ho diversi manoscritti del padre cavalier Enrico, ed altre carte. DOMENICA 6. Ho ordinato due libri sulle iscrizioni latine da Perella (£ 12)47.

1937 GENNAJO

1° GENNAJO 1937, VENERDÌ. Nel celebrare ho detto che incominciando l’anno di Venerdì è un indirizzarsi al Paradiso con la comunione del 1° venerdì del mese. Ho pagato a Giovanelli Egidio £ 17 per 100 mattoni. Dato £ 5 al Concerto ricambio auguri. A mezzodì accompagno la Messa degli Angeli perché non è venuto su Calcinari [...]. SABATO 2. Ho celebrato per fu Virginia Del Vedovo. Pagato £ 25 bolletta luce; a Mascagni il materiale, a Gigino Giampaoli la mano d’opera per chiudere l’arco che era nel fondo. Sotto l’arco vi era un pozzo: onde si 197


dovette fare un trave di cemento armato. La spesa complessiva fu di £ 277. Sono andato a leggere il Vangelo a Capanna caduto da cavallo fino dal 19 Dicembre. Va molto male. Spedisco abbonamento cumulativo all’“Arte Cristiana” e “Palestra” (50,30), idem all’ “Amico del Clero” (10). Aggiunte £ 42 pel sanatorio e £ 3 pel libro della FACI (£ 55). Spedisco il calendario I santi di Pesaro per recensione all’“Amico del Clero”, “Arte Cristiana” e “Palestra”. Il Priore è andato a Pesaro e ha comprato l’armonium (£ 650). Ha portato su il Calendario ecclesiastico che costa £ 4. DOMENICA 3. Ieri sera sono tornati da Pesaro i Bilancioni; il Priore ha confessato e portato il Viatico a Capanna. Armando Paci di Montegaudio ha ricevuto a Pesaro gli Ordini minori. LUNEDÌ 4. Paci Armando, venuto in casa in breve licenza mi porta vol. XII di “Studia Picena” (£ 20) che pago aggiungendo £ 8 pel “Bollettino”, 2 per lui e 5 per Bacchiani di Montecchio. Arciprete Romani mi invita a Fontecorniale pel 16, declino invito perché impegnato. A Marco Marcolini una copia Calendario in dono, una a pagamento. [...] MARTEDÌ 5. Don Aurati è stato insignito della croce di Cavaliere dell’Ordine Coloniale. A Pesaro con Andreatini per il presepio di San Giovanni che non si vede, perché è fermo in attesa dei Magi. Mingucci mi parla d’esser assistente di Azione Cattolica. MERCOLEDÌ 6. EPIFANIA. Celebro al mattino per poter accompagnare la Messa a mezzogiorno. Giornata grigia. GIOVEDÌ 7. Monsignor Paolucci48 mi manda l’estratto [da] Storia del seminario di Fano. Monsignor Matteucci un biglietto. Stamattina è incominciato il triduo per Capanna al Crocefisso. VENERDÌ 8. Ordino 40 lunari per Sant’Angelo (sant’Antonio). C/c a Miramare (£ 5 per ramoscello, 5 per sermoni, 1 per Calendario, 1 per libretto). Rispondo con cartolina a monsignor Paolucci. Rallegramenti e calendario al cavalier don Aurati49. Ricevuto ringraziamento da Lombrassa per calendario e orfanotrofio Sacro Cuore per offerta. I Carmelitani hanno mandato a mia sorella il calendario di Santa Teresa del Bambin Gesù. Costa 10 lire. Nel “Giornale d’Italia” c’è la recensione del Calendario. SABATO 9. Spedisco £ 5 pel calendario non richiesto dei Carmelitani. Scritto a don Remo che non potrò andare a Fossombrone perché non troppo bene. DOMENICA 10. Montegaudio, Sant’Antonio abate. Al Vangelo, La Sacra Famiglia. Pomeriggio: discorso alle Donne e Fanciulle (Mingucci ha detto che mi vuol fare assistente di zona, finirà come quello degli uomini?). Sera: breve discorso su sant’Antonio abate. Poste: libro di monsignor 198


Orlandi sull’attività della FACI e cartolina dell’avvocato Vitali. Idem di monsignor Polvara. Idem canonico Ligi. Oggi è morto a Pesaro il canonico Giomini. Capanna ha ricevuto l’Olio santo. LUNEDÌ 11. Spedisco ordinazione per 100 lunari per Monteciccardo e Calendario a padre Dino dei Servi, Roma. Lettera di don Ortensi che attende da me un cenno dopo Sant’Antonio quando andrò. Cartoline all’Angelina dalla Casa di Niguarda. MARTEDÌ 12. Respinte le cartoline di Niguarda. Arrivati i 40 lunari Sant’Angelo. Recensione del Calendario sull’“Osservatore [Romano]”. MERCOLEDÌ 14. Padre Sante vede Andreatini a Pesaro, si rallegra del Calendario che ha avuto non da me. Riparo mandandoglielo subito con una cartolina di scusa del Congresso di Fossombrone. VENERDÌ 15. Oggi è tornato il cognato dell’arciprete di Fontecorniale per portarmi domani alla festa di Sant’Antonio. Mantengo la [risposta] negativa. Ieri è caduto in un mastello di acqua bollente un bambino di V. del Trebbio; oggi è morto. Stassera ha incominciato a nevicare. SABATO 16. Ha nevicato tutta la giornata. 17 DOMENICA. Unione di Sant’Antonio qui e a Ginestreto. Stamattina alle 2 ¼ è morto Capanna assistito da Priore. Io canto la Messa di Sant’Antonio, suona il M° Bassi che è invitato poi anche al pranzo. Giornata quasi sempre piovigginosa. Padre Sante manda una illustrata con ringraziamenti ecc. LUNEDÌ 18. Funerale di Capanna. Canto la Messa per l’Unione; ma la processione di Sant’Antonio è rimandata a Lunedì causa tempo cattivo. A Monteciccardo è morto quasi improvvisamente l’ex carabiniere Tira a campà. A Ginestreto è morto il padre di S. (circa 90 anni), l’uccisore nel ’22 dei due a Monteciccardo. MARTEDÌ 19. Funerale di Salucci a Ginestreto. Da Roma il dottor Chiminelli chiede un numero del calendario I santi di Pesaro. MERCOLEDÌ 20. San Sebastiano a Monteciccardo. Solo i preti di Sant’Angelo, Ginestreto e Montegaudio. Tempo variabilissimo. Giulietti B[?] mi richiede il certificato di V elementare. Arrivano i lunari Sant’Antonio per Monteciccardo. GIOVEDÌ 21. Ritiro a Pesaro. Io non posso andare causa funere di Venturelli Giovanni a Monteciccardo. Consegno al sagrestano i 100 lunari. VENERDÌ 22. Riscrivo a don Remo per sapere quando andrò a Fossom199


brone. Ieri è morta alla Chiusa la madre di Giardini. Condoglianze per mezzo di Betti. SABATO 23. Anniversario a Montegaudio del signor Giulio Paci. A mezzodì, di ritorno dalla Chiusa, viene don Ciro Scarlatti. Resta a pranzo, poi partiamo insieme pel Farneto per la festa di domani. DOMENICA 24. Sant’Antonio abate al Farneto. Confesso dalle 7 ½ alle 10. A mezzodì canto la solenne, assistenti don [Oreste] Brigidi50 e don Ciro. Don Marchionni arriva che avevamo mangiata la minestra. Alla sera prove delle recite. Comincia a piovere. LUNEDÌ 25. Ha piovuto tutta stanotte, e ancora seguita. Essendovi a Montegaudio la deposizione di Mainardi Celeste, vado là sotto l’acqua e sopra la malta perché la strada Farneto - Montegaudio (dietro campanon) è una maggese. Essendo il morto anche a Ginestreto viene solo Casoni al quale tocca cantare la Messa. Il rettore di Fano - Del Signore, mi manda lettera di ringraziamento pel Calendario. Neppur oggi si può fare la processione di Sant’Antonio. MARTEDÌ 26. Settima in Collegiata di Capanna. Non piove più. MERCOLEDÌ 27. Porto a Casoni il libro completato delle cresime. Mi dona il libro La rivoluzione romana a giudizio degli imparziali, Firenze 1850. GIOVEDÌ 28. Cacciaguerra rimanda il quadro di san Giovanni Bosco per la chiesa della Scuola. VENERDÌ 29. […]. SABATO 30. Invio di £ 106 a Gattinoni per la rete pel camice. DOMENICA 31. Inaugurazione quadro don Bosco nella cappella dei Caduti alla Messa di mezzogiorno. Nel pomeriggio, prima della benedizione, il Priore fa un piccolo panegirico. Per ripulire la zocca ho dato £ 2 ad Enea, e £ 1 a Giocondo per la seconda staffa di ferro pel quadro. I compensi li ha dati il priore. LUNEDÌ 1°. Bello… fino a un certo punto perché denso di nebbia. Però fanno egualmente affari nel ballo ove riscuotono £ 900 con l’ingresso e più di 1.000 lire con caramelle, vino ecc. MARTEDÌ 2. Stanotte è morto per paralisi Vagnini (Ruglén), contadino della Caterina Pucci. Faccio la funzione della Candele. Candelora soleggiata/ quaranta giorni d’invernata. Speriamo quindi di avere un po’ di tempo buono perché quest’oggi la nebbia ha quasi sempre piovuto51. 200

1937 FEBBRAJO


I Diari riprenderanno nel 1946. In mezzo la guerra, la distruzione, gli sfollati a Sant’Angelo; nel 1939 l’arrivo in Collegiata di un nuovo priore, don Pio Spadoni, al quale toccherà affrontare una situazione di grave miseria e che, dopo la morte, nel 1957, sarà ricordato soprattutto per la sua opera pastorale a favore degli emigrati. Prima di avviarci al terzo e ultimo atto della nostra storia, però, ci soffermiamo su due gruppi di lettere. Il primo contiene la corrispondenza tra Gabucci e Cristoforo Mambrini, il segretario di Monteciccardo, cavaliere dal volto scanzonato e dalla penna alata che a don Giovanni scrive da Urbania, sua terra d’origine. La corrispondenza è datata 1935 - 1941: tra una decina d’anni Mambrini dovrà impiegare il proprio dotto talento nella composizione dell’elogio funebre dell’amico (anche per sopperire, scriverà, ai discorsi pronunciati in chiesa: onoranze doverose, alle quali mancò forse pieno l’accento dell’umana lode che suole destare memore gratitudine52). Proprio in una lettera a Mambrini, nel 1939, scusandosi per il ritardo nella risposta, causato dall’ennesima sostituzione di un parroco Gabucci dirà di sé, echeggiando altri e più celebri modelli: Non per nulla ho il titolo di “facchino generale della S. M. Chiesa53. Scritto a don Remo che non potrò andare a Fossombrone perché non troppo bene. Riscrivo a don Remo per sapere quando andrò a Fossombrone. Don Remo è don Remo Ortensi, cappellano delle Carceri di Fossombrone. Con lui e con don Giuseppe Brocanelli di Montefelcino, dalla fine del 1939 parroco di Sant’Aldebrando di Fossombrone, Gabucci intesse un carteggio dal quale, finalmente, riluce un senso di amicizia fraterna che smussa anche le più icastiche definizioni riservate ai presunti nemici. Il grillo (Gabucci), il galeotto di Cristo (Ortensi) e Brocanelli (probabilmente soprannominato la foca) condividono lo stesso senso dell’umorismo, le apprensioni per la situazione dell’Italia, le speranze per il tempo e il raccolto, preoccupazione sempre viva per le campagne, fattasi più impellente in quegli anni di autarchia. L’inventario di Sant’Aldebrando (Mi sono fatto un dovere di dattilografare in calce all’inventario il nome e il cognome del compilatore precisa don Giuseppe), il Rex di cartone, gli accenni ai dolci di suor Brigida: intanto tiriamo innanzi in attesa che si maturino i destini della Patria54.

201


SANT’ANGELO IN LIZZOLA, NOVEMBRE 1939. INGRESSO DEL NUOVO PASTORE Ad attendere il novello Priore-parroco don Pio Spadoni erano tutte le autorità del paese. Il clero con l’arciprete don Guglielmo can. Betti, i reverendi don Giovanni Gabucci, don Giovanni Betti, don Oreste Marchionni e gli ascritti al corso premilitare e numeroso popolo. Alle 4,30 il novello Priore è giunto dinanzi alla chiesa Collegiata, dove gli furono da don Giovanni Gabucci presentate le autorità, tra le quali abbiamo notato: il podestà M° Duilio Tacconi, il segretario politico Marzio Marcolini, il maresciallo dei RR. CC., il dott. Romolo Filippini, il farmacista Giuseppe Andreatini ed il capo della milizia. Quindi il novello parroco, seguito da autorità e clero, fece l’ingresso nella chiesa dove fu recitata una preghiera per impetrare dal Signore benedizioni sul novello Padre e si fece la visita al Santissimo Sacramento. Don Giovanni Gabucci sale l’altare e rivolge al popolo la sua parola presentando il novello loro padre come Giovanni Battista aveva presentato alla folla il Salvatore Gesù. Osservava come il Priore entrava in parrocchia nel tempo della seminagione a significare che anch’egli vorrà seminare la feconda parola dell’Evangelo, e faceva notare che il seme porterà il suo frutto se oltre alla buona volontà del Priore ci sarà la corrispondenza e la cooperazione del popolo; invitava poi il Priore a rivolgere una parola al popolo manifestando il suo programma di lavoro. Don Pio salì l’altare e con voce commossa, ringraziò don Gabucci per l’accoglienza fraterna e per l’indirizzo rivoltogli; si rivolse poi alle Autorità auspicando che tra i due poteri ci sia sempre perfetta comprensione e vicendevole accordo mirando tutti e due al benessere del popolo; nel campo spirituale l’una, nel materiale l’altra, come bene si esprimeva nella sua ultima lettera il Santo Padre. Il suo programma lo riassumeva in queste poche parole: far del bene a tutti, portare a tutti Nostro Signore Gesù Cristo senza risparmiarsi fatica e sacrifici, aggiungendo che avrebbe avuto una preferenza per i bambini dei quali si vorrebbe circondare a guisa del Salvatore. La Benedizione Eucaristica chiuse la cerimonia in chiesa. Quindi nella sala del Comune fu offerto dal podestà un rinfresco55.

Sant’Angelo in Lizzola, Don Pio Spadoni (dal Libro dei defunti 1904-1957, ApSA). Nella pagina seguente: Sandro Andreatini in una fotografia probabilmente scattata in Brasile (la fotografia è allegata alla lettera datata San Paolo 25 ottobre 1939; FG 1.2, Andreatini). A pagina 201: il modellino del transatlantico “Rex” realizzato dai detenuti del carcere di Fossombrone nel 1940 su iniziativa di don Remo Ortensi (FG 1.2, Ortensi-Brocanelli).

202


SAN PAOLO DEL BRASILE, 25 OTTOBRE 1939 Carissimo don Giovanni, ti ringrazio della lettera che mi hai scritta… e ti abbraccio. Quanto sei stato buon con me! Ricorderò sempre il nostro ultimo incontro: eri raggiante di amicizia e di affetto. Nei momenti di raccoglimento e di nostalgia ti avrò sempre vicino a me. [...] Mi compiaccio che tu sia dedito sempre agli studi. È una delle strade che conduce al bene. Vedi però di non esumare per il piacere di esumare. Tira fuori soltanto ciò che ancora può insegnare: tutto il resto rappresenta fatica e tempo perduto. Oggi le conoscenze umane hanno confini lontanissimi cui nessuna mente vivida difficilmente arriva: non perdiamo dunque il tempo a parlare con chi non ha niente da dire. Nel 900 la storia fatta di date, di nomi, di episodi non costruttivi non ha più ragione d’essere: si deve fare solo la filosofia della storia. Nel 900, del passato si devono fare solo sintesi, brevi: e tirarne fuori subito l’idea sana e l’ammaestramento: e andare poi avanti, sempre avanti. Insisto su questo concetto perché a parer mio e d’altri in Italia si fruga troppo e troppo male nel passato: si che a non pochi succede di aprire i varchi col temperino! Una vita di studio è un po’ come una giornata di lavoro: ci si ferma solo con chi può insegnare qualcosa: le figure scialbe e sterili si lasciano andare. Io ho fatto il viaggio con una giornalista inviata nelle Americhe dal Governo Italiano a far conferenze su Leonardo. Persona colta competente intelligente che ha parlato molto con me, forse troppo, Ebbene, davanti a questi concetti miei sani e novecentisti è arrivata a dire che io provvidenzialmente le avevo rivoluzionata tutta la sua vita e che lì, sull’Equatore, dove parlavamo, buttava nel mare profondo tutto il suo passato pieno zeppo di cose inutili. Sarò contento se nei tuoi studi farai entrare questa ventata novecentista. Ho rivisto Sant’Angelo molto volentieri: mi ha fatto però un po’ pena: è triste perché non c’è il lavoro, perché è slegato e non vi volete bene. Non avete nulla che vi faccia sentire di più la vita; è un vero peccato. Non conoscete nemmeno lo sport che qui si pratica anche nei paesi più remoti. Sono molto impressionato per le cose europee che hanno molta ripercussione nei miei affari. Fino a poco tempo fa ero ottimista, ma ora ho molta paura: la situazione è veramente grave. Gli Stati Uniti del Nord soffiano troppo sul fuoco. Solo qui si ha un’idea della loro corsa affannosa sui mercati lasciati liberi dalla Germania; corsa affannosa perché lassù ci sono 20 milioni di disoccupati!! Ecco… la morale della guerra! Ti riscriverò: intanto, saluta molto i miei, cui voglio sempre un gran bene, ricordami a tua sorella, e tu abbiti un abbraccio pieno d’affetto. Tuo Sandro [Andreatini]56.

203


NOTE 1 Carissimo, Le devo un ringraziamento per la dotta sua monografia sulla patria di G. Branca – Un ringraziamento accompagnato da congratulazioni che servano di incitamento a procedere agli studi di storia patria quali abbiam diritto di attenderci dalla diligente perspicacia di V. S.. Grazie dunque che il Signore La benedica (Monsignor Porta a Gabucci, cartolina datata Pesaro, 19 Gennaio 1931, FG, Bonaventura Porta, cit.). Il 27 Agosto 1932 a monsignor Alfredo Ottaviani che gli chiedeva un sacerdote da incaricare della ricerca di epigrafi cristiane, per la bisogna indica il sacerdote Giovanni Gabucci di Sant’Angelo in Lizzola, il quale è amatore di tali ricerche ed ha compiuto a Roma gli studi di Paleografia (Monsignor Porta, Registro, cit., 27 Agosto 1932). Monsignor Alfredo Ottaviani (1890-1969), creato cardinale nel 1953, fu fino al 1968 pro prefetto della congregazione per la Dottrina della fede (già Sant’Uffizio) (CH, Ottaviani, 23 Gennaio 2011, 16.20). 2 Don Agostino Nardelli (1874-1955), fu vicario e canonico della Cattedrale, e rettore della chiesa di San Francesco finché non fu affidata ai Servi di Maria (1922). Dal 1922 al 1932 fu all’Oratorio San Filippo Neri di Roma. Richiamato in diocesi fu parroco e priore di Sant’Angelo in Lizzola fino al 1939. Ritornato in cattedrale come canonico, fu prevosto del Capitolo fino al 1946 e insegnante di Greco nel seminario diocesano (DS, p. 405). 3 Monsignor Bonaventura Porta, Registro II, 13 Aprile 1932 (AdP). 4 Anco Marzio Marcolini, commissario prefettizio del comune di Sant’Angelo in Lizzola, a Gabucci, 3 Febbraio 1930 (FG, 1.3, Miscellanea). Da rilevare che già nel 1923 le delibere portano all’ordine del giorno la questione della sistemazione dell’archivio comunale che trovasi nel massimo disordine (Deliberazione di Consiglio, 15 Giugno 1923; AcSA, Deliberazioni). Una delibera del 5 Giugno 1931 riporta tra gli oggetti il pagamento di 25 £ a Gabucci don Giovanni per compilazione delle piante topografiche (Id., Deliberazioni podestarili). 5 Scassettature era il titolo di una rubrica che don Tebaldo Pellizzari, giornalista, amico di Giovanni Papini, teneva su “L’Avvenire”, alla quale Gabucci dedica uno dei fascicoli della serie Ritagli (FG 9, Pellizzari). 6 Il sisma colpì l’area costiera centro-settentrionale delle Marche ed ebbe i suoi massimi effetti a Senigallia, dove 318 case crollarono e 2.000 furono gravemente lesionate. […] La scossa fu sentita in tutta l’Italia centro-settentrionale, fino in Istria a nord, e fino a Napoli e alla Puglia a sud. Nel porto di Ancona vi fu un forte effetto di maremoto (L. ZAN, Studio integrato..., cit.). 7 Comprende i giorni dal 1° al 5 settembre; è scritto su un libretto stampato in occasione delle Settimane sociali del clero (Pesaro, 25 Agosto-6 Settembre 1930). Anche qui le annotazioni quotidiane sono precedute dall’intestazione Rasa, JMJ, Sac. Giovanni Gabucci. 8 Don Pietro Gaudenzi (1894-1961), dal 1930 Cancelliere vescovile e dal 1937 canonico della Cattedrale. 9 [Ed egli disse loro] venite in disparte, in un luogo solitario e riposatavi un po’ (Mc 6,31; TOB, p. 2280). 10 Il programma della giornata è scritto a matita. 11 Discedite a me, maledicti, in ignem aeternum. [Poi dirà a quelli posti alla sua sinistra]: via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno…(Mt 25,41; TOB, p. 2246). 12 Messis quidem multa, operarii autem pauci (La messe è molta, ma gli operai sono pochi, Lc, 10,2; TOB, p. 2356). 13 Enciclica di papa Pio XI, promulgata l’8 Maggio 1928 (http://www.vatican.va/holy_father/pius_xi/encyclicals/documents/hf_p-xi_enc_19280508_miserentissimus-redemptor_it.html; 10 Gennaio 2011, 15.40). 14 Nesciebatis quia in his quae Patris mei sunt oportet Me esse? [Ed egli rispose: perché mi cercavate?] Non sapete che io devo occuparmi delle cose del Padre mio? (Lc 2,49; TOB, p. 2328). 15 Segue una pagina vuota 16 Il mistero dell’unione ipostatica, cioè dell’unione della natura divina e della natura umana, della divinità e dell’umanità nell’unica Persona del Verbo-Figlio (Giovanni Paolo II, Il Mistero dell’incarnazione: lo Spirito Santo autore dell’unione ipostatica, da http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/audiences/alpha/ data/aud19900523it.html; 10 Gennaio 2011, 16.25). 17 Don Giuseppe Cafasso (1811-1860), insieme con Giuseppe Benedetto Cottolengo e Giovanni Bosco (che sotto la sua guida divenne sacerdote) uno dei grandi santi sociali torinesi. Svolse opera di assistenza nelle prigioni, ed è infatti ricordato come patrono dei carcerati (http://www.santiebeati. it/dettaglio/59000; 10 Gennaio 2011, 16.35). Il diario 1930 si ferma qui.

204


18

Cfr FG 4.3, Fontecorniale. Riferimento all’episodio biblico narrato nel II Libro di Samuele, capitolo 20 (vv. 9-10) Ioab disse ad Amasa: Stai bene, fratello mio? e con la destra prese Amasa per la barba per baciarlo. Amasa non fece attenzione alla spada che Ioab aveva nell’altra mano; Ioab lo colpì al basso ventre e ne sparse le viscere a terra; non lo colpì una seconda volta perché era già morto. 20 La trascrizione è stata effettuata da una copia fotostatica della lettera, di proprietà di Graziella Salucci Stiassi. La signora Stiassi riferisce che la lettera è stata consegnata da Gabucci a sua madre, la maestra Ballarini - Salucci, che a don Giovanni era legata da un profondo rapporto di amicizia. I malumori di don Giovanni culmineranno nella Primavera del 1933, con una malaugurata allusione nei confronti di monsignor Stramigioli, che induce il vescovo Porta a richiedere al vice-parroco di Sant’Angelo una riparazione che dovrebbe essere pubblica come pubblica fu l’offesa, ma che limito, per questa volta, a esigere da V. S. una lettera diretta allo stesso signor Vicario Generale, con cui V. S. chieda scusa dell’accaduto, e prometta un più corretto parlare in avvenire. Don Giovanni, che con la sua frase forse poco felice non intendeva alludere ad alcuno, si scusa col Vescovo e lo ringrazia infinitamente per la sua paterna lettera di richiamo (Rispettivamente: Monsignor Porta a Gabucci, lettera datata Pesaro 18 maggio 1933; Gabucci a monsignor Porta, Sant’Angelo in Lizzola, 6 Giugno 1933 e 19 Maggio 1933 (le risposte sono annotate da Gabucci sul retro della lettera di monsignor Porta). Forse don Giovanni chiarì la propria posizione anche in un colloquio con monsignor Porta, come lasciano intuire gli Appunti per l’udienza dal Vescovo scritti sul retro di questa lettera. Le lettere citate sono radunate, insieme con altre lettere di Gaudenzi e Stramigioli, in un gruppo di fogli spillati, raccolti forse dallo stesso monsignor Porta sotto il titolo Sacerdote Gabucci, 1933 (FG 1.2, Bonaventura Porta). 21 Ib.. 22 FG 5, Parroci, cit.. Ricordiamo che Gabucci aveva già rinunciato all’incarico di vice-parroco di Sant’Angelo nel 1928: rinunciò ufficialmente a tale ufficio nella Pasqua 1928, prestando però egualmente servizio anche con i due successori Nardelli e Spadoni. Dalla morte del priore Zazzeri Gabucci fu anche economo spirituale, fino al 14 Febbraio 1932, quando rinunciò per decidere i superiori a inviare il parroco (id.). 23 Don Luigi Stortoni a Gabucci, cartolina postale datata 12 Ottobre 1936 (FG 1.2, S, Miscellanea). Sul retro Gabucci annota Risp. Negativ. il 18, 1) perché mi mette pensiero; 2) pel lavoro del Calendario e trascrizione della Bolla; 3) perché non ha detto nulla di chiaro se festa, trid. Eucar., Esercizi ecc.. Qualche mese prima don Giovanni aveva declinato anche l’invito di don Bartolomeo Carigi, parroco di Petriano, che il 12 Gennaio gli scriveva: Carissimo Don Giovanni, in 35 e ormai 36 anni che mi trovo parroco a Petriano non ricordo di averci mai veduto il Rev. Do Don Gabucci. Sarà il caso di vederlo nel corrente anno 1936…? Risposto negativamente perché c’è anche la benedizione case (FG 1.2, C, Miscellanea). 24 Il fascicolo è datato in alto a destra 1 Aprile 1932, la predica risulta tenuta a Montefabbri il 3 Aprile. Come già accennato in precedenza, sulla copertina Gabucci ricorda Ho durato un’ora ed è riuscito bene. Deo Gratias (cfr. Atto I, cap. 4: Sant’Angelo in Lizzola 1914-1915, Quel che capita, n. 2). 25 Oreste Tarquinio Locchi, La provincia di Pesaro e Urbino, Roma 1934. 26 Arnaldo Mussolini (1885-1931), giornalista e politico, ebbe tra l’altro una parte importante nel raffreddare i toni tra il regime fascista e la chiesa cattolica durante la crisi del 1931, riguardante l’educazione dei giovani. Alla fine di Maggio 1931 il regime impose la chiusura dei Circoli cattolici, e il Vaticano reagì ordinando il 4 Giugno che non fosse spiegato il Vangelo durante la messa, come segno di protesta contro le violenze subite dalle organizzazioni cattoliche. Nel settembre successivo, grazie ad Arnaldo Mussolini, fu raggiunto un compromesso con il quale i giovani cattolici potevano organizzarsi solamente all’interno dell’Azione Cattolica, senza svolgere alcuna attività politica. Gli accordi con la Santa Sede furono trasmessi dal Ministero dell’Interno a tutte le Regie Prefetture con circolare telegrafica del 16 settembre 1931 (http://it.wikipedia.org/wiki/Arnaldo_Mussolini; 24 Gennaio 2011, 10.30). Sempre spinosa rimane la questione dell’adesione al fascismo della grande maggioranza degli esponenti del clero (ma anche di molti intellettuali ecc.): non è possibile trattare qui un argomento tanto complesso; ci limitiamo a ricordare che la Chiesa vedeva in Mussolini, almeno inizialmente, quasi un difensore contro l’avanzata dell’anticlericalismo socio-comunista. Quanto a Gabucci, siamo convinti che, nonostante la sua fede fascista da molti rammentata, suffragata nei Diari soprattutto da un’incauta affermazione che vedremo tra poco (e che abbiamo deciso di non omettere), la sua anima intimamente ribelle 19

205


avrebbe scalpitato di fronte a un’autorità più invasiva rispetto ai podestà di Sant’Angelo. Ricordiamo qui infine quanto don Giovanni scrisse nelle note a una poesia di don Ciro, riferita alla chiusura dei Circoli cattolici stabilita da Mussolini nel 1931: il Concordato ha sorpreso tutti: italiani e stranieri, ma non fu quello che tutti si aspettavano. Il Papa, pur di ridare Dio all’Italia, si è adattato e ha molto ceduto. Mussolini però non ha apprezzato questo atto lodevole e in Parlamento ha tenuto un discorso dispregevole per il Papa e la Religione. Per il Papa, perché, dicendo che lo Stato pontificio è grande quanto una corsa di automobile di venti minuti, derideva colui che si era accontentato di così poco. Per la Religione, perché, dicendo che la religione cristiana si era dilatata non per virtù divina ma per la combinazione dell’estensione dell’impero romano, negava l’intervento di Dio e la divinità della medesima (DS, p. 154). Per la cronaca, infine, Gabucci si iscrisse il 10 Giugno 1938 alla Gioventù Italiana del littorio scegliendo l’opzione minima di socio temporaneo (soci benemeriti = coloro che abbiano elargito a favore della GIL una somma non inferiore a £. 10.000; perpetui = coloro che versano in una sola volta £. 500; temporanei = coloro che mediante sottoscrizione si impegnano a pagare annualmente la somma di £. 60 per un periodo minimo di 5 anni) (FG, 1.3). 27 Cfr. nota 18, p. 46. Le date di nascita e morte di Giuseppe Andreatini sono tratte dal ricordino funebre in FG 5, Farmacisti e medici. 28 Corrispondenza per le note alle Pasqualoneidi (Sant’Angelo in Lizzola 1933, FG 3, Pasqualon). 29 Il primo volume delle Pasqualoneidi uscì nel 1887; del 1911 è Le pasqualoneidi: Poesie in vernacolo pesarese (Pesaro, G. Terenzi) e, sempre per i tipi dello stesso Nobili, Pasqualon fra i bimbi: Poesie in vernacolo pesarese (1924). 30 Il fascicolo raccoglie le lettere di monsignor Porta e monsignor Pietro Gaudenzi oltre alle minute di don Giovanni, relative al periodo 8 Dicembre 1937 - 23 Aprile 1938, e si trova in FG 1.2). Occorrerà tuttavia lasciare al tempo l’agio di lenire le ferite: l’8 Febbraio 1938 Gabucci a don Scalognini che lo invitava a illustrare il Duomo alla “combricola” del direttore della Banca d’Italia risponde dando a te l’incarico di illustrare il nostro Duomo coll’Ill.mo Sig. Direttore della Banca per il giorno e l’ora. Sai perché perché io sono tutto… scombussolato e non racapezzo più niente (FG 1.2, Scalognini). 31 Don Salvatore Scalognini (1907-1976), fondatore con don Enea Marchionetti del “Nuovo Amico”, il settimanale della Diocesi di Pesaro nato nel 1946 come supplemento del “Bollettino Diocesano”. Don Scalognini, nominato nel 1951 rettore del Seminario, fu anche buon caricaturista, come dimostra lo schizzo di don Giovanni Gabucci paleologo riprodotto più avanti (il disegno è conservato in FG 1.3; per le notizie su don Scalognini, cfr. DS, pp. 264 e 405). 32 Gli appunti cominciano il 21 Novembre 1934. 33 Gabucci sigla l’anno con la propria firma; le annotazioni riprendono dal 19 Novembre 1936. 34 Non è indicato il giorno della prima annotazione, scritta nel mese di Luglio. 35 Rasa, JMJ, Don G. Gabucci è la consueta intestazione anche di questo quaderno. 36 Beato Benedetto da Urbino (Marco Passionei, 1560-1625), sacerdote dei frati Minori Cappuccini, santificato da Pio IX nel 1867, si festeggia il 9 Giugno (http://www.santiebeati.it/dettaglio/90347; 10 Gennaio 2011, 16.55). Nel Fondo Gabucci è conservato materiale sul Congresso eucaristico diocesano del 1936, in FG 7.1, Congressi eucaristici. 37 Cardinale Alfonso Capecelatro (1824-1912), Storia di San Pier Damiano e del suo tempo, prima ed. Firenze 1862. Nella biblioteca diocesana si conserva anche una copia dell’edizione Desclée (Roma 1887). 38 * Aggiunto in calce. 39 G.P.CLERICI, Il più grande scandalo del secolo XIX (Carolina di Brunswick principessa di Galles), Milano 1904. Gabucci annota sul frontespizio: in dono il 9 ottobre 1936. 40 Comincia qui un nuovo quadernetto, sempre intestato allo stesso modo. 41 La pagina è lesionata al bordo, e alcune parole risultano illeggibili. 42 Monsignor Oreste Marchionni, parroco dell’Abbadia di San Tommaso in Foglia dal 1955 (dopo esserne stato curato dal 1936), nel 1957 fu chiamato a reggere come Priore la parrocchia di San Michele di Sant’Angelo in Lizzola, che mantenne fino al 1990, allorché ne divenne vicario (DS, p.443). 43 Don Armando Paci appartiene a una delle più ragguardevoli famiglie di Montegaudio, frazione di Monteciccardo, ove nacque da Enrico e da Emma Mancini. […] Consacrato sacerdote nella Cattedrale di Pesaro

206


da Mons. Porta l’8 agosto 1937, [nello stesso anno] ebbe il delicato incarico di Vice Rettore e Maestro nel Seminario di Pesaro. […] Don Armando ha pure buona disposizione al disegno e alla pittura, specie scenografia e paesaggistica (la nota, di Gabucci, è riportata in DS, p. 377). In effetti tra le carte di Gabucci si conservano alcuni disegni di Paci raffiguranti scorci di Montegaudio (FG 4.3, Montegaudio). 44 Gli articoli su san Terenzio, san Decenzio ecc. cono destinati al calendario I Santi di Pesaro. 45 Il 18 Novembre 1935 la Società delle Nazioni aveva votato l’embargo contro l’Italia, in segno di condanna per l’invasione dell’Etiopia. Il Gran Consiglio del Fascismo dispose che sulle Case dei Comuni d’Italia fosse apposta una pietra a memoria delle inique sanzioni, per esortare incessantemente all’orgoglio nazionalista. In Italia si afferma una parola magica che uscirà da molte bocche: autarchia. La penisola si scopre isola e vuole diventare autosufficiente. L’autarchia, figlia delle sanzioni, è una frustata per il popolo e ne eccita l’orgoglio. Gli italiani sono chiamati dal fascismo a “consumare Italia”. Il regime alimenta il mito dell’autosufficienza. Si sostituisce il tè con il carcadè, il carbone con la lignite, la lana con il lanital, si abolisce il caffè “che fa male”, si raccolgono gli stracci, la carta, le pentole di rame, si sostituisce il cuoio con impasti vari, si estrae il cotone con le fibre di ginestra, si mobilitano le sezioni del Dopolavoro per “dare il massimo impulso alla coniglicoltura”. Le donne calzano scarpe con suole di sughero, gli uomini di gomma. Nelle pentole entrano più castagne che carne e la cicoria è promossa a caffè (M. INNOCENTI, 18 novembre 1935: le sanzioni all’Italia in “Il Sole 24ore”, 17 Novembre 2009 (estratto da http://www.ilsole24ore. com/art/SoleOnLine4/Italia/2009/10/storie-storia-18-novembre-sanzioni-italia; 24 Gennaio 2011, 14.15). 46 La pisside eburnea è uno dei più preziosi pezzi del tesoro della Cattedrale di Pesaro. Risale al IV - VI secolo, ed è ricavata da una zanna d’elefante; sull’avorio sono intagliati i tre miracoli della guarigione dall’emoroissa, della figlia di Giairo e del cieco nato (P. BELLUCCI, Pesaro eucaristica, Guida al Museo Diocesano, 2008, p. 27; da http://www.scribd.com/doc/19354977/museodiocesanoguida; 28 Gennaio 2011, 16). 47 Il Diario 1936 si interrompe qui; gli appunti riprendono dal 1° gennaio 1937, e il quadernetto incomincia con la consueta dicitura Rasa, JMJ accompagnata dalla firma di Gabucci. 48 Monsignor Guido Paolucci (1907-1946). Teologo della Metropolitana di Urbino e rettore del seminario arcivescovile di Urbino (DS, p. 385). 49 Don Agostino Aurati (1904-1978), grande amico di don Ciro Scarlatti, fu cappellano militare e nel 1936, di ritorno dalla campagna d’Africa, ricevette una Medaglia d’oro (DS, p. 225 e passim). 50 Don Oreste Brigidi (1886-1965), parroco di Riceci e, successivamente, arciprete di Coldelce dal 1927 al 1962 (DS, pp. 314-315). La chiesa parrocchiale è dedicata a Sant’Eracliano, e appartiene alla diocesi di Urbino; Coldelce, località non distante dal Farneto e Montegaudio, è invece nel territorio comunale di Colbordolo. 51 Il Diario del 1937 si interrompe qui. 52 C. MAMBRINI, Per Giovanni Gabucci, cit., p. 2. 53 Gabucci a Mambrini, minuta della risposta alla lettera datata Urbania 21 Luglio 1939 (FG 1.2, Famiglia Mambrini). Così risponde Mambrini: Mi ricordi agli amici, anche al professor Scevola ed al professor Filippini, e ad altri. Ma meglio, venga una buona volta, almeno per tre dì, e vedrà e sentirà. […] Ringrazio di novo e, stringendole forte l’amica pietosa generosa laboriosa - sin facchinosa per S. M. Ch. - mano, La saluto cordialissimamente bene (Mambrini a Gabucci, lettera datata Urbania, 28 Dicembre 1939; Ib.). 54 Lettera di don Giuseppe Brocanelli a Gabucci, datata Sant’Aldebrando, 2 Dicembre 1940. Il compilatore dell’inventario è, ovviamente, Gabucci (FG 1.2, Ortensi - Brocanelli). 55 Sant’Angelo in Lizzola, Ingresso del nuovo Pastore, “L’Avvenire”, 23 Novembre 1939. 56 Sandro Andreatini a Giovanni Gabucci, lettera datata Sao Paulo, 25 10 39. Alessandro Andreatini, fratello di Giuseppe e brillante chimico, da tempo lavorava in Brasile, dove aveva fondato una fiorente industria farmaceutica (FG 1.2, A - Miscellanea).

207



IL FACCHINO DELLA DIOCESI 1939-1948

CIASCUNO DI NOI DOVRÀ LAVORARE… PER NON DIVENTARE ‘PRETI SIGNORI’, PER NON FALSARE LO SPIRITO DEL VANGELO, DOBBIAMO ESSERE I FACCHINI DI DIO! CHI NON VUOL ESSERE E NON È FACCHINO DELLA PROVVIDENZA DI DIO È DISERTORE DELLA NOSTRA BANDIERA. Don Luigi Orione


210


1940-1943. CON LO SCHIANTO NEL CUORE

1

Roma, 10 Giugno 1940. Piazza Venezia. Combattenti di terra, di mare e dell’aria. Camicie nere della rivoluzione e delle legioni. Uomini e donne d’Italia, dell’Impero e del Regno d’Albania. Ascoltate! (Acclamazioni) Un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. (Acclamazioni vivissime) L’ora delle decisioni irrevocabili. (Un urlo di acclamazione) La dichiarazione di guerra è già stata consegnata (Acclamazioni, grida altissime di: «Guerra! Guerra!») agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia. (Acclamazioni)1. Così, nel Giugno 1940 Benito Mussolini trascina gli italiani alla catastrofe. A Sant’Angelo, Giovanni Gabucci figura negli anni di guerra sul libro paga del Municipio in qualità di addetto al razionamento, con la mansione di controllo cedole prenotazione2: svolgerà tale ruolo fino all’Autunno 1946, quando gli subentrerà il reduce Augusto Franci. Negli anni tra il 1940 e il 1945 don Giovanni lavora senza sosta per accogliere sfollati e amici di un tempo, in cerca di riparo sulle colline dell’entroterra; allo stesso modo, appena finito il temporale3 correrà a contare i danni, a registrare opere d’arte perdute, rovinate, da recuperare, fino a esser nominato nel 1947 Ispettore onorario per le Opere d’antichità e arte della Soprintendenza alle antichità della Marche e dell’Umbria4. A Pesaro, il 3 Gennaio 1944 l’autorità germanica dispone lo sgombero della popolazione della fascia costiera per una profondità di 10 km nel termine di 48 ore. Dalla città gli sfollati affluiscono verso le colline, in cerca di riparo; gli abitanti delle campagne si mobilitano per accogliere parenti e amici, chiese e conventi offrono asilo. I francescani del Beato Sante, a Mombaroccio, ospitano tra gli altri il musicista Riccardo Zandonai; a Monte Santa Maria tra gli sfollati illustri ci sarà anche l’attore Annibale Ninchi il quale, annota ancora don Gabucci, per molti mesi fu ricoverato da Peppino Nobili5. Come nel tempo della guerra e della spagnola i giorni trascorrono convulsi, e un fitto scambio epistolare tra reti, materassi, sacchi di farina e di carbone ci mostra un don Giovanni più dinamico, meno concentrato su se stesso, insomma, quasi conforme a un vero facchino di Dio. 211


Da noi la popolazione è più che raddoppiata ed hanno occupato anche la cappella dei Caduti in cui ufficiavo io per metterci gli sfollati del porto, scrive don Giovanni il 29 gennaio 1944, otto giorni dopo lo scoppio di un deposito di esplosivi che aveva raso al suolo l’intera frazione di Montecchio, causando trenta morti e un centinaio di feriti. Nel Luglio dello stesso anno le mine dei tedeschi in ritirata completeranno l’opera, facendo saltare anche la chiesina di San Michele, sulla provinciale Feltresca. A casa nostra, a Sant’Angelo, mine e bombe arriveranno il 26 Agosto del 1944, distruggendo il borgo fino alla chiesa della Scuola e causando ingenti danni anche nel castello. Con la mia veste, cappello bastone e breviario hanno fatto una mascherata in piazza e la casa è stata devastata con la rapina di quasi tutta la biancheria e delle cose migliori comprese le monete antiche, e la distruzione di quello che non fu portato via. Rapina e distruzione. Al lume fioco d’una candelina don Giovanni scrive al direttore dei Musei Civici di Pesaro Giancarlo Polidori, e cerca di salvare il salvabile: tra gli scartafacci, si ritrovano i Taccuini del Lazzarini.

Sullo sfondo: Sant’Angelo - danni di guerra, 1946: la minuta della lettera è scritta sul retro di una tessera annonaria (FG 5). In primo piano e a pagina 210: disegni di Gianandrea Lazzarini (1710-1801) dai Taccuini conservati da Giovanni Gabucci (AdP).

212


1941

GIOVANNI GABUCCI AL MARCHESE GINO BRACCI, 21 NOVEMBRE 1941. Egregio Sig. Marchese, Lei ha perfettamente ragione; ma mi sembra di non averci io tutte le colpe,; perché dovendo attendere, come ben sa, al lavoro dell’Ufficio comunale di qui, privo di impiegati, ora allo stato attuale delle cose l’orario ordinario è dalle 9 del mattino alle 9 della sera: ci aggiunga i doveri del ministero sacerdotale e il tempo necessario per mangiare e dormire, non è possibile trovarne per attendere alla raccolta dei lavori poetici del compianto suo zio6. ALFREDO BILANCIONI A GIOVANNI GABUCCI. PESARO, 21 NOVEMBRE 1941 […] Molte volte dobbiamo accontentarci come pietanza di qualche radice o sedano bagnato nel sale col pane che oltre ad esser poco è anche cattivo ed io dubito vi sia mescolata macinata della pula di riso perché stacciando la farina che si compra fra il ravigiolo che resta sullo staccio vi si trovano delle piccole pagliuzze. La carne che danno il Sabato e la Domenica è poca e poi vi è il Prefetto coi poliziotti che fa il giro dei macelli pel controllo e non è raro il caso che lungo la strada qualche guardia venga ad aprire la borsa della spesa per vedere quello che si ha dentro. Del pesce non se ne parla, perché carissimo e poi per averlo bisogna fare la coda dato che le guardie non fanno entrare fin che [sic] non è arrivato il proprio turno; delle ova ne danno uno al mese, anche il formaggio da vari giorni non si trova più. Di tutto questo possiamo essere grati a quella porca Inghilterra che Dio la strafulmini ed il vento possa disperderne la cenere mentre in Italia si stava abbastanza bene. Ieri se abbiamo voluto un sedano abbiamo dovuto pagarlo la bellezza di 45 soldi7. SANT’ANGELO IN LIZZOLA, GIOVANNI GABUCCI A TERESA RIGHETTI, PESARO (s.d.) […] Teresina carissima, Vedo che il pericolo è sempre maggiore, quindi approfittate pure della nostra offerta per un rifugio alla meglio, e siccome verrà quassù anche il M° Bassi andate d’accordo con lui per il trasporto della robba [sic]. Per la camera è necessario, per mangiare portate pur su tutte le tessere, ed il grano e la farina se l’avete avuta, compresa quella del carbone. È più conveniente che teniate quella di Pesaro che - dicono - si trasferisce a Ginestreto, perché laggiù danno più robba che quassù. Vi attendiamo e vi salutiamo caramente. SANT’ANGELO IN LIZZOLA, GIOVANNI GABUCCI AD ALESSANDRO BASSI, PESARO (s.d.) […] Carissimo Bassi, anche a nome dell’Angelina dico All’amico si risponde da amico: quindi venga pure che rimedieremo la camera e la tavola; ma s’intende l’una e l’altra non fornite di tutte le comodità di un tempo. Quindi per dormire è necessario che porti [spazio bianco] E per mangiare tutte le tessere ed anche il grano o la farina di tua razione, perché quassù si tira la cinghia più che in città, quindi è più conveniente mantenere le tessere di Pesaro anche per il carbone. Siccome poi anche la Teresa Righetti la sorella di Pepón che sta in via Collenuccio 8 verrà da noi, Lei sarà così gentile di mettersi d’accordo con la medesima per portar su la roba con un unico trasporto e così spendere qualcosa di meno e fare le cose più sbrigative. Meglio di così non posso fare: quindi se Lei crede di accettare venga pure che è sempre il benvenuto8. 213


GIOVANNI GABUCCI A BICE RIZZI CHIARI, SAN COSTANZO, 29 GENNAIO 19449 Egregia Signora, è nobile e giusto il suo desiderio di apprendere qualcosa della sciagura di Montecchio, ed io con lo schianto nel cuore le darò una pallida idea del disastro. Da qualche tempo i soldati tedeschi si sono accampati a Montecchio per la costruzione di trincee per la difesa della vallata del Foglia, ed avevano fatto un deposito di esplosivi nei sotterranei del dopolavoro. Dopo il primo bombardamento di Pesaro fecero un nuovo deposito sul campo della fiera vigilato da sentinelle italiane disarmate. La sera del 21 gennaio verso le 21,30 un soldato tedesco scoprì una lingua di fuoco nel campo della fiera, ove era stato fatto un ingente deposito di esplosivo per la difesa della Valle del Foglia. Diede subito l’allarme e per fortuna non essendo l’ora molto tarda, gran parte della popolazione fece in tempo ad uscire dalle proprie case per mettersi in salvo. Ma fu cosa di pochi momenti perché lo schianto della esplosione fu così forte e violento che polverizzò le case attigue, e di fronte al dopo-lavoro, le case di Rossi, Fabrizi, la scuola; distrusse e frantumò quelle del monte (compresa la casa di Gennari, la canonica e la chiesa parrocchiale) e del Borgo fino al principio della via Provinciale. Scoperchiò i tetti ed atterrò i canterti delle case di Via Provinciale e delle Grotte, provocando anche diversi incendi. Pochissime sono le case abitabili agli estremi del paese e si può dire che tutto Montecchio è un cumulo di ruine. Quando ho visto la casa, martedì scorso, non ho potuto trattenere le lacrime a mano a mano che mi inoltravo fra le ruine, e incontravo i superstiti ricoperti di poche vesti lacere, perché tutto è stato travolto e distrutto nel disastro. Si contano circa un 70 feriti e le vittime ascendono fino ad oggi a 26 fra cui alcuni sfollati e 4 militari. Lo spostamento d’aria prodotto dallo scoppio è stato così potente che ha danneggiato anche diverse case dei paesi vicini, ed anche da noi a Ginestreto e Monteciccardo ha rotto molti vetri, ha spalancato porte ed ha atterrato muri in foglio…senza però fare delle vittime. Di coloro che mi chiede sono quasi tutti salvi, ad eccezione del Carissimo Sig. Romolo Rossi che ebbe frantumate le gambe e fu trasportato in Urbino, ove morì fra strazi atroci. Sono pure morti Pietro Sabbatini e la Consorte, la moglie di Bassani, l’Irma Bezziccheri commerciante in tessuti, Clementoni Giovanni e il Notaio Marchionni che era sfollato da Pesaro. La Signora Burani ha avuto anch’essa la casa distrutta; però ha potuto recuperare tutti i valori della Posta ed ora è andata col marito ad Isola del Piano. Avendola vista di passaggio quassù le ho detto di Lei, mi ha ringraziato e incaricandomi di salutarla, promise di scriverle dalla sua nuova sede. (Provvisoriamente la ricevitoria postale di Montecchio è stata soppressa). La Levatrice e Fabrizi si sono salvati per miracolo: ma della loro casa non hanno potuto trovare più nulla. Morotti Serafino ha avuto il tetto crollato e si è rifugiato nel piano terreno che, essendo di cemento armato ha resistito al crollo. Dopo lo scoppio sono venuti sul posto anche Sua Eccellenza il Prefetto ed il Vescovo di Pesaro che sono tornati anche martedì scorso per i funerali. Le salme erano state deposte nella chiesina di San Michele rimasta incolume. Qui fu portato anche il cadavere del Sig. Romolo Rossi e 7 salme portate su da Pesaro restarono nel camion fermato di fronte alla chiesa. Celebrò la Santa Messa il Rettore Marcelli e le Esequie furono fatte da Monsignore il Vescovo. Il trasporto al cimitero fu effettuato con tre camion ove furono caricati i feretri. È una desolazione ed un pianto vedere gli scampati 214

1944


aggirarsi fra i ruderi della propria casa per vedere di potere ritrovare qualcosa di ciò che tenevano con tanta cura. Speriamo che Montecchio abbia a risorgere; ma non certamente fino a che dura questo stato di cose, perché tutto il terreno circostante è una trincea; ed ora il Genio Civile s’impossessa di tutte le cose, di tutto il materiale recuperabile per restaurare le case meno offese. Ho creduto mio dovere aggiungere la Sua gentile offerta alla sottoscrizione aperta in favore dei sinistrati, che è ascesa a tutt’oggi ad oltre 13 mila lire, e la ringrazio anch’io a nome di tutti. Non credo di averla annoiata con questa mia lunga lettera, perché so che è vivo in Lei il desiderio di sapere notizie di quel caro Paese che l’ha avuta per qualche anno fra le sue mura. Ringraziando Iddio, di salute sto bene benché affranto dal lavoro e dalla tristezza della circostanza. Da noi, per lo sfollamento da Pesaro la popolazione è più che raddoppiata ed hanno occupato anche la cappella dei Caduti in cui ufficiavo io per metterci gli sfollati del porto. Mi perdonerà se per mancanza di tempo ho dovuto mettere giù la presente un po’ per volta. Mi ricordi con caro affetto all’Egregio Dottore e Lei, Buona figura gradisca i miei rispettosi ossequi. MONTECICCARDO, 27-28 AGOSTO 1944 27 VIII 1944 - Campanile atterrato dal bombardamento 28 VIII - Distruzione della Chiesa, e di gran parte del paese, per cannoneggiamento e bombardamento aereo. La difesa fatta coi carri armati ...e un cannoncino ha occasionato il blocco di un carro armato inglese che fu incendiato ed i soldati che si arrendevano, tutti uccisi. Di qui l’accanito bombardamento segnalato dai due aeroplani di ricognizione, che ha portato la distruzione di Monteciccardo e Sant’Angelo.10 1945

GIOVANNI GABUCCI A MARIA ELENA TORRICELLI, ROMA, s.d.11 Nobile Contessa, sul Vespro dell’Ottava di Pasqua mi è giunto graditissimo il simbolico ramoscello d’olivo cn la sua gentile lettera, la prima dopo l’assenza di ogni corrispondenza dallo scorso Maggio 1944. Io sono restato sulla breccia fino all’ultimo insieme con Giuliano [Cacciaguerra] e pochi altri per poter fare un po’ di bene ma ne siamo stati ripagati… ferocemente. Del nostro povero paese poco è rimasto perché la via del Borgo è saltata in aria con le mine tedesche, il resto è stato crivellato e semi distrutto dai bombardamenti degli alleati. Anzi questi ultimi hanno creduto coronare la loro opera di liberazione ordinando ai pochi rimasti di sgombrare il paese entro un’ora. A quest’ordine seguì l’orgia del saccheggio operato dai Canadesi durato un paio di giorni, e proseguito poi dai [sic] sciacalli italiani anche quando, dopo il ritorno, si tentava il ricupero delle cose nostre fra le macerie delle case più o meno diroccate, in modo che senza perdere la serenità cristiana si può cantare col tenore del Rigoletto “Questi e quelli per me pari sono…” Si figuri che con la mia veste, cappello bastone e breviario hanno fatto una mascherata in piazza e la casa è stata devastata con la rapina di quasi tutta la biancheria e delle cose migliori comprese le monete antiche, e la distruzione di quello che non fu portato via. I suoi cugini hanno sofferto un eguale trattamento aggravato dalla distruzione 215


completa del teatro e dei fabbricati annessi e della quasi totale rovina della Chiesa e della villa ma di ciò le parlerà più dettagliatamente la contessa Costanza che è così gentile a recarle questa mia affinché… non incappi nella censura. Io non mi scoraggio ma ho ripreso a lavorare. In nomine Domini sperando e pregando per una prossima era di pace. Gradisca i miei più... GIAN CARLO POLIDORI, DIRETTORE DEI MUSEI CIVICI DI PESARO GIOVANNI GABUCCI, 7 NOVEMBRE 1945 Ella forse si è dimenticata di chi le scrive. Un periodo particolarmente doloroso per tutte le cose dello spirito e la mia assenza da Pesaro ci ha impedito di rivederci. Da circa sei mesi sono alla direzione dei Civici Musei Pesaresi: ho avuto ed ho molto lavoro da sbrigare: ho già redatto l’inventario generale del patrimonio artistico comunale; oltre quattromila voci. Ancora il fior fiore del materiale artistico non è ritornato in sede. Sto apportando anche inventari di accertamento dei danni subiti dalle tristi vicende belliche. Nei ritagli di tempo tento di occuparmi di qualche particolare: sto ricercando il materiale bibliografico sul pittore Gian Andrea Lazzarini (1710 - 1801) e su Simon Cantarini (1612 - 1648). Se Ella credesse di darmi qualche lume in proposito Le sarei particolarmente grato. Nell’attesa di sentirLa, La saluto con memore e devota cordialità. Suo Gian Carlo Polidori A

GIOVANNI GABUCCI A GIAN CARLO POLIDORI, 28 NOVEMBRE 194512 La sua gentile lettera è stato uno sprazzo di luce fra tanta foschia. Parte per le mie occupazioni in Municipio, parte per le commissioni interrotte e per i disastri recati dalla guerra non so più come mettere le mani agli studi già per me così prediletti. Comprende quindi la mia gioia nel saperlo a capo intelligente dei tesori artistici della nostra Pesaro, e quando farò una scappata così mi farò un dovere di venirlo a ossequiare. Godo ancora che lei possa attendere a ricerche storiche che valgano a mettere in vista i nostri grandi, e mi affretto a recarle quel piccolo contributo che le posso dare per i suoi studi. A questo proposito le ricorderò che il compianto padre Albarelli aveva preparato un buon numero di schede sui pittori pesaresi - non esclusi i maiolicari - (fra cui alcuni di Sant’Angelo). Se non erro tali schede furono rivendicate dal professor Filippini e consegnate al dottor Bonini per essere pubblicate e conservarne gli originali nella Oliveriana. In merito al Lazzarini - ha fatto ottimamente non seguire la sua data scolpita nella lapide dal Vanzolini murata nella casa del Trebbio, perché ambedue sono errate come aveva notato anche il Blocco storico pesarese edito dalla Poligrafica nel 1926 al giorno 19 Novembre. Infatti l’atto di nascita nei libri della Cattedrale porta la data del 19 XI 1710 e quello di morte il 7 IX 1801. Una delle migliori biografie credo sia quella del Conte Fantuzzi di Ravenna, inserito nel I vol. del 2 volumi di opere del Lazzarini stampati a Pesaro dal Gavelli nel 1806. Un breve cenno biografico si ha nel Calendario degli uomini illustri della Provincia compilato dal prof. Viterbo con l’ajuto del Mabellini per Fano del Vernarecci per Fossombrone, e di altri stampato nel 1910 da Federici […] Tra i scartafacci conservo alcune lettere e 2 o 3 album di disegni (se non me li hanno rubati o rovinati). […] Stassera al lume fioco d’una candelina ho riempito il foglio con le mie chiacchiere, ed allora tronco… 216


NOTE 1 È il discorso con il quale Benito Mussolini annunciò l’entrata in guerra dell’Italia al fianco della Germania, il 10 Giugno 1940 (http://www.polyarchy.org/basta/documenti/guerra.1940.html; 29 gennaio 2011, 15.20). 2 Tutti i riferimenti all’impiego di Gabucci presso il Comune di Sant’Angelo in Lizzola sono tratti dalle Deliberazioni dei rispettivi anni. 3 Bionda non guardar dal finestrino/ che c’è un paesaggio che non va/ È appena finito il temporale/ sei case su dieci/ son andate giù… P. CONTE, La topolino amaranto, da Paolo Conte, RCA 1975. 4 Cfr. capitolo successivo. 5 L’annotazione di Gabucci è posta su un foglio dov’è trascritta, forse per mano di Ninchi, la traduzione di due poesie di autore non identificato; il foglietto è inserito nel Taccuino Monte Santa Maria, il cui originale è conservato presso l’Archivio parrocchiale di San Michele Arcangelo di Montegaudio. Presso il fondo Gabucci si può consultare la fotocopia del Taccuino. 6 Minuta della risposta alla lettera di Gino Bracci del 15 Novembre 1941, nella quale Bracci chiedeva a don Giovanni notizie di certi manoscritti del defunto mio zio a Lei consegnati nel 1939 (FG 1.2, B - Miscellanea). 7 Ib.. 8 FG 1.2, Famiglia Righetti. La minuta della lettera a Bassi è scritta da Gabucci sul retro di quella alla Righetti. 9 La trascrizione della lettera è stata effettuata nel 2007, da una fotocopia; parte di essa è citata in L. GORGOLINI - G. ROSSINI (a cura di) Lo scoppio di Montecchio, Pesaro 1994, a cui rimandiamo per approfondimenti riguardo alla vicenda. 10 FG 4.3, Monteciccardo, Taccuino. 11 La minuta della lettera non è datata; è inserita in una busta intestata Accademia dei Lincei – Roma, mittente Torricelli viale Giulio Cesare 28 Roma. Nella busta si conservano ancora le foglie d’olivo cui accenna Gabucci. 12 FG 1.2, Polidori. Gian Carlo Polidori (1865-1962) fu ceramista e direttore dei Musei Civici di Pesaro (G. CALEGARI, a cura di, Figure del Novecento a Pesaro e provincia - la collezione di Elio Giuliani, catalogo della mostra, Pesaro, Centro arti visive Pescheria, 1 Dicembre 2007 - 13 Gennaio 2008; edizioni Centro arti visive Pescheria, Novembre 2007). I Taccuini di Gianandrea Lazzarini sono tuttora conservati in una cassettina di legno presso l’Archivio storico diocesano. Scampati alla guerra, rischiarono di non sopravvivere ai traslochi del Fondo Gabucci, finché furono fortunosamente ritrovati da don Igino Corsini e pubblicati in un’esposizione e in un volume curati da Grazia Calegari (G. CALEGARI, a cura di, I taccuini ritrovati. Gianandrea Lazzarini e il Settecento pesarese, Pesaro, 1989).

217


Dott. don Giovanni Gabucci - Paleologo - Sant’Angelo in Lizzola, caricatura di don Salvatore Scalognini, datata 23 Dicembre 1937, ore 9 (FG 1.3).

218


1946 - 1948.

KADOSH, IL VINSANTO, I FISCHIONI. EL PRET DE PRAMPRÈN

2

Licenziato nell’Ottobre 1946 dall’impiego presso il Municipio, don Giovanni si dedica a tempo pieno alla vita della parrocchia: decora santini e cartelli di reclame, prepara croci istoriate, intaglia lettere per le sepolture, insomma, per qualche momento riprende le vesti giovanili di Ioannis Pictor. I tempi sono cambiati, però, e all’orizzonte compaiono i comunisti che, proprio come in Guareschi, si presentano ai funerali con le bandiere rosse, ostentando il più ottuso anticlericalismo salvo poi mettere mano generosamente al portafoglio quando si tratta di rimpinguare le casse dell’Asilo parrocchiale, sorto al posto della vecchia filanda. Don Giovanni registra con curiosità più distaccata del solito l’avanzata di uomini e donne moderni, contrapposti ai prototipi di santità Giuseppe e Maria; loda la delicatezza delle prediche del nuovo Priore e di nuovo si appassiona al cinema, che nella Sant’Angelo del 1946 rappresenta una delle prime spese della parrocchia. Tra un pacco di zucchero e i tessili dell’UNRRA si prodiga per l’Asilo, per gli orfani e le vedove di guerra, per chi si trova in difficoltà materiali e anche morali. Si fa strada però la consapevolezza di una separazione sempre più pronunciata: per molti dei suoi amici di un tempo, infatti, non può fare altro ormai che offrire un suffragio. Peppino Andreatini se ne andrà nel 1947, la salute dell’Angelina si fa malcerta ogni giorno di più, e don Gvan si troverà addirittura a dover fare il pane. Nel Gennaio 1948 imprenderà col solito entusiasmo l’organizzazione delle conferenze culturali al cinema parrocchiale.

Buio in sala. Il proiettore sfrigola, ogni tanto dà un lampo, l’elettricità è ancora merce di lusso. Le lastre di Alinari han fatto la guerra, escono dai loro involti un po’ sbiadite, ma funzionano eccome. Qualche ritardatario prende posto sulle panche in fondo, anche i ragazzi sono arrivati, stassera si parla di Sant’Angelo: a casa nostra. Ecco, ci siamo tutti, si può cominciare. Amici! Forse qualcuno di voi ricorderà ancora quella poesiola che imparammo sui panchi della scuola elementare... Grazie, don Giovanni. A presto, au revoir. 219


Poco più che cinquantanovenne, il 9 Giugno 1947, Giovanni Gabucci riceve la nomina a Ispettore Onorario per le Opere di Antichità e Arte. Nel compiacermi vivamente di tale importante incarico sono sicuro che la S.V. vorrà collaborare con i nostri uffici per la difesa delle antichità e dell’arte, scrive il sovrintendente Giovanni Annibaldi: già pronto a rimboccarsi le maniche per restituire alla vita i ‘suoi’ tesori, don Giovanni non si fa certo pregare, e invita il sovrintendente a Sant’Angelo e Ginestreto per verificare di persona la situazione. GIOVANNI GABUCCI A GIOVANNI ANNIBALDI, ANCONA, 26 GIUGNO 1947. Anzitutto chiedo scusa per il ritardo involontario nel rispondere alla sua gentilissima del 9 corrente con la quale mi annunziava la nomina a Ispettore Onorario per la nostra zona. Ciò mi ha recato grande meraviglia, comprendendo la mia incapacità a fare qualcosa di buono: ma per non essere scortese accetto…, e nell’esprimere a tale riguardo i miei più sinceri ringraziamenti mi permetto fare in proposito una segnalazione che potrà forse salvare qualcosa del nostro tesoro artistico restato dopo il disastro dei danni di guerra. Sull’arco trionfale dell’antica Pieve di Ginestreto c’era una tavola di Bartolomeo di Gentile da Urbino quasi simile a quella della rettorale di Monteciccardo, ora restaurata in Urbino in attesa di essere riportata in sede. I due quadri descritti e riprodotti dal Serra nel II volume L’arte nelle Marche a pag. 326-329. La tavola di Ginestreto dal novello arciprete [don Edo Terenzi1] fu trasportata nella chiesa parrocchiale per salvarla da ulteriori danni, avendo la vecchia pieve gran parte del tetto rovinato dai bombardamenti (Il professor Filippini interessò il professor Rotondi di Urbino per il restauro). Ma le pareti di detta chiesa sono ricoperte di affreschi di epoche diverse, alcuni riscoperti recentemente in occasione del trasporto del quadro di Gentile. In alcuni di essi il professor Francesco Filippini, gloria della nostra Pesaro, ha creduto di vedere la mano di Melozzo da Forlì o della sua Imola. In attesa di poterli restaurare, si renderebbe necessario ricoprire il tetto ed evitare che il sole, la pioggia e le intemperie abbiano a rovinarli completamente. Pertanto sarebbe opportuna una sua visita a Ginestreto onde segnalare la cosa al Genio Civile per mettere mano ai restauri murari più urgenti per salvare l’antica pieve romanica ed i suoi affreschi2. In tale occasione Lei potrebbe arrivare fino a Sant’Angelo, ove l’antico palazzo dei Mamiani, ora sede comunale, ha una bellissima sala con le immagini degli antichi conti, che danneggiata in parte al tempo della Repubblica Cisalpina, ha avuto maggior danno nei primi restauri effettuati dopo il bombardamento del 1946. Nel gabinetto del sindaco poi c’è un quadretto di un santangiolese, buona copia di una Madonna del Sassoferrato, che potrebbe essere restaurata con poca difficoltà. In occasione della sua venuta io sarò a sua disposizione per tutti i chiarimenti che crederà necessari. Col piacere di poterle essere utile, ho l’onore di segnarmi con ogni cordialità, dev.mo Sac. Giovanni Gabucci. MARTEDI 1° OTTOBRE3. Uficio Tonelli a Montegaudio, suffragio canonico Scaramucci4. Dovrebbe essere il V giorno di libertà dal servizio del Co-

220

1946, OTTOBRE


mune che doveva cessare col 30 Settembre, ma avendo chiesto io ciò che mi concede la legge, cioè un mese di tempo dalla notificazione scritta, ed anche l’indennità di licenziamento, seguiterò il servizio fin tutto il 16 corrente. Da Tolentino mi risponde il Colsalvatico in merito al Dizionario etimologico del Comuni Marchigiani, offrendomi il lavoro di tutta la provincia di Pesaro, anche scegliendo i collaboratori. Pacchetto di caffè e zucchero da Maria Zaffini. MERCOLEDÌ 2. Conventino per fu Betti Berenice; Suffragio professor Filippini don Claudio, M° di Ginnasio a Pesaro. Il segretario è andato a Pesaro. È stato colpito da paralisi grave Palazzi Eracliano (n. 1862), uno dei primi anarchici, idealisti ma… ha avuto fondamenti buoni e non voleva sentir bestemmie. Anche il falegname T. L. di anni 60 è stato colpito da paralisi. Aveva il brutto vizio della bestemmia anche fuori rabbia. […] Nerino Garattoni per 325mila e la moglie Clara Marchesi per 46.600 ànno presentato denuncia danni di guerra. Testimoni all’atto notorio don Pio Spadoni, Giuseppe Giampaoli, Antonio Ruggeri. GIOVEDÌ 3. Collegiata, ufficio anniversario Giuseppe Allegrucci. Suffragio M° don Franco Mariotti. Ho scritto in Francia alla Maria e Aldegonda Zaffini. Il segretario ha ripreso il servizio dopo finite le ferie. Da Villeurbanne letterona di Rosa Zaffini che m’invita a venderle la casa, quella attigua a Tacconi. Sembra che facciano le case popolari sull’area del Teatro. VENERDÌ 4. Primo Venerdì del mese. Dopo confessato in parrocchia vado al Monte a celebrare per Amato Nardi. Suffragio M° don Antonio Angelini. […] La MATER di Fano invia lettera per il passaggio alla 13a categoria. Stassera è morto coi Sacramenti Palazzi Eracliano. SABATO 5. Ginestreto, Trigesima arciprete Betti. Suffragio per lui. Data lettera a suor M. Zangoli che va a Rimini a votare per suor Carmela Massimi, chiedendo libretto cenni biografici delle Maestre Pie (£ 50). Ieri sera è arrivato il nuovo cinema comprato dal Priore a Milano nell’ultima settimana di Agosto, costato £ 270mila finanziato da due ignari (uno forse è Nerino Garattoni) che entrano nella divisione degli utili. Sembra che stassera ci sia la prova generale, si ma a pagamento5. Ezio Solforati che era in licenza ha dovuto ripartire per Pistoia, ed il maresciallo che era in licenza per un mese ha dovuto rientrare in caserma. Si dice che siano sbarcati gli americani a Livorno coi carri volanti e le bombe atomiche. […] Raccolgono offerte per la lotteria della Società Operaia che faranno domani dopo la processione. £ 50 date a Cafiero e Romani Luigi. In Comune ho ajutato il M° Cecchini a numerare le carte annonarie Novembre - Febbraio 1947. Sarà l’ultimo (come fu il primo nel 1939) lavoro e… speriamo possano essere le ultime carte annonarie. DOMENICA 6. festa del Rosario. Prima Comunione fatta da don Enea Mar221


chionetti, Cresima, processione. Celebro alle 11 in attesa che arrivi monsignor Vescovo per le Cresime, essendo successo qualche disguido per il ritorno dell’ora solare, mentre la gente era stata col vecchio orologio. Messa per Iacucci Rosa. Suffragio pel professo Bruno Katterbach. Vedo la nuova macchina, ultimo tipo ad arco, detta Prevost esposta alla fiera campionaria di Milano chiusa in questi giorni. Stassera inaugurazione ufficiale coi prezzi soliti: £ 25 adulti, £ 15 ragazzi. Alla processione è intervenuto il Concerto di Montelabbate invitato dal Priore e dalla Società Operaia (£ 2mila?) che ha fatto la lotteria dopo la processione. Don Enea ha parlato dal balcone di Garattoni. LUNEDÌ 7. Deposizione in Collegiata pel fu Palazzi Eracliano. Messa cantata 6 ½. Suffragio M° canonico don Andreatini. Il canonico Mosca primicerio del Duomo viene a celebrare per il matrimonio della nepote Laura Facchini con Bellucci Maurizio, che arrivano fra un diluvio d’acqua. Passa a Sant’Angelo Orilio Marchetti, cognato del rettore Giorgi, e nel pomeriggio Walter Macchini. Mario Solforati mi fa scrivere all’Italia Palazzi in Francia ed al fratello Ildebrando in America per annunciare la morte del padre Palazzi Eracliano. MARTEDÌ 8. Ufficio a Montegaudio, Suffragio canonico Luigi Mosca rettore del Seminario. Leggenda per il ricordino della Prima Comunione e Cresima di Orlando, Mario e Renzo Ugolini di Ginestreto. Ieri è tornata da Rimini suor Maria Zangoli ed ha portato la risposta di suor Carmela Massimi, che il libro delle consorelle è da rilegare, e me ne manderà una copia appena pronta. MERCOLEDÌ 9. Ufficio a Monteciccardo, Suffragio professor canonico Raffaele Vitali. GIOVEDÌ 10. Collegiata anniversario cavalier Luigi Marcolini. VENERDÌ 11. Collegiata pel fu Mancini Gino. Il priore a Loreto con i ragazzi della dottrina. Due camion del Trappul partono alle 6 ¼ tornano alle 8 ½, tutto bene eccetto deviazione per l’incendio alla Marzocca sul Cesano. Fa la Comunione l’Elvira Giombini ammalata. Verso ¾ [mezzogiorno e tre quarti] colpo di bomba d’aeroplano che scuote tutto l’abitato; circa dieci minuti dopo altro forte colpo preceduto dal passaggio d’un apparecchio; dopo il 2° colpo scoppi e colpi sempre più intensi e frequenti, lontani, che fanno pensare ad un bombardamento o a tentativo di sbarco in Ancona. Si scopre invece che è l’incendio del deposito munizione degli Alleati sul Cesano, a 5 km prima di Senigallia. Gli scoppi durano fino a tarda sera, rallentano nella notte e finiscono il mattino seguente. Augusto Franci prende visione dei lavori d’ufficio, ma prevede di lasciarli presto perché ha avuta assicurazione dalla ditta Ricci di Cattolica di essere riassunto in servizio. 222


De Gasperi, Nenni, Bartali: tre copertine dalla raccolta di fascicoli Ritagli, realizzate con la tecnica del collage (FG 9); sotto: un dettaglio del Ricettario n. 2, 1928 (FG 7.5).

SABATO 12. Ginestreto, anniversario - suffragio padre Bernardino da Montecolombo, professore di Filosofia. Diotallevi mi dice dell’intenzione del segretario di fare una sbicchierata con le 1.000 lire avute pel lavoro statistiche contributi unificati, prima della partenza mia dall’ufficio. Aderisco suggerendo di bere loro un bicchiere di più con la mia parte, perché non mi conviene intervenire, dato che il mio allontanamento è voluto perché sono prete [...]. DOMENICA 13. Collegiata alle 6 per monsignor vescovo. II [Messa] binata all’Arzilla, a suffragio Betti Francesco e Fiore Tamburini. Nel ritorno dall’Arzilla Paolino Betti mi accompagna col furgoncino a Ginestreto ove rimango per la festa del Rosario. Comincio a ordinare gli scritti dell’arciprete, lavoro non troppo facile perché il Betti non aveva l’abitudine di scriverci il titolo né di porci la data. Ci sono anche alcune satire feroci6. [...] Alla sera fa la processione a Ginestreto l’economo spirituale don Antonio Bartolucci, rettore di Monteciccardo, che al ritorno in chiesa fa un appropriato discorso sul Rosario 1°) necessario pel momento storico (come nel passato ha vinto gli eretici turchi ora deve vincere i nemici interni - senza Dio?) 2° è la preghiera necessaria per la famiglia e per i bambini della Prima Comunione. Viene a Sant’Angelo pel matrimonio della < > il parroco di Talacchio don Pirazzini, fuori orario (alle 9 ½), quindi senza nessuno in chiesa. 223


LUNEDÌ 14. Ufficio a Ginestreto, Suffragio professor canonico don Roberto Bracci. […] Porto a casa un po’ dei manoscritti dell’arciprete per riordinarli. Trascrivo le satire che raccolgo col titolo Satyricon del pret de Canicc con note del pret de Pranprèn. Ieri al pranzo di fidanzamento di Agla Allegrucci, Baronciani di Pesaro voleva fotografare il croccante fatto da mia sorella, ma non gli hanno dato il permesso di andare a prender la macchina in città. MARTEDÌ 15. Ufficio a Montegaudio, Suffragio professor don Nevio Gabellini morto a Milano… lontano? Breve acquazzone nel pomeriggio7. Il priore mi porta la circolare di monsignor Stramigioli che invita il clero a Pesaro per l’80° di monsignor Vescovo. MERCOLEDÌ 16. Conventino, Ufficio Pietro Bertini; Suffragio professor Tiberio Curtarelli. Ultimo giorno di lavoro in Comune e consegna al successore Franci Augusto che attende da un momento all’altro di riprendere l’impiego con la ditta edilizia Ricci di Cattolica. GIOVEDÌ 17. Collegiata per monsignor Vescovo; Suffragio per monsignor Piergiovanni. Poi a Pesaro per il ritiro e gli auguri a monsignor Vescovo: gli porto un piccione, Mi dà l’elemosina delle 10 messe celebrate secondo la sua intenzione. Dopo la lunga conferenza di monsignor Vescovo, monsignor Stramigioli gli porge gli auguri a nome del clero. Il Vescovo commosso ringrazia. Poi don Aldo Gregori constatando l’allontanamento dei contadini per causa della propaganda comunista inculca di aderire al lodo De Gasperi (anche se non è proprio secondo giustizia!...) ed alle disposizioni in materia che emanerà la democrazia Cristiana. Io rispondo che si deve promettere quello che si può mantenere, non di più e… peggio contro giustizia. Ho chiuso ricordando che nel 1922 il P.P.I. è caduto per lisciare i socialisti e che, nel 1946, la D.C. sta per cadere perché liscia troppo i comunisti. Dopo invece del caso c’è la discussione sui matrimoni di festa, Monsignor vescovo senza annullare il decreto di proibizione (voluto molto tempo fa da Donati e Bartolucci) lascia ai parroci la libertà di contenersi nel modo migliore secondo le circostanze. Incontro la signora Maria Michetti che sta al ricovero Mazza-Mancini ove ha fatto vitalizio. Torno a casa con Guerrino. Gl’inglesi hanno portato via due gomme al camion di Garattoni. Spedisco alla MATER c/c di £ 380,30 a saldo quota 19468 per passaggio categoria. VENERDÌ 18. Collegiata, Messa in forma d’Ufficio per Maria Ruggeri. Suffragio pel fu monsignor Molaroni. Chiedo ad Andreatini qualche notizia sulle relazioni fra l’arciprete Betti e Luigi Mancini, già sindaco di Ginestreto nel 1908. Scrivo a Rosa Zaffini per la vendita della casa al M° Tacconi. Pepata cartolina d’augurio al nuovo arciprete di Ripe che prende possesso Domenica 20 corrente. Lettera alla MATER con la proposta di passaggio di categoria facendo notare che il versamento non è secondo giustizia nel 1946. Il M° Cecchini mi porta a nome del segretario £ 250, quota avuta 224


per il lavoro dei contributi unificati. Invece di dividerli, volevano fare una piccola ricreazione come saluto a me per la fine dell’ufficio. Io acconsentiii riservandomi però di non parteciparvi: allora fu sospesa la ricreazione e divisa la somma avuta di £ 1.500. SABATO 19. A Ginestreto ufficio Ugolini e suffragio monsignor rettore Biagiarelli di Fano. Porto a casa altri manoscritti dell’arciprete Betti. DOMENICA 20. Collegiata per Zaffini. Suffragio professor Cecconi di Jesi, docente Diritto. Il segretario ha avuto telegramma che offre il posto al figlio a Chiusi de La Verna. Pomeriggio Battesimo di Edgardo Donati e rinfresco. Stassera riprende il cinema con pellicole che piacciono. Ha ottenuta la luce, che fu negata all’Elena per la macchina espresso. LUNEDÌ 21. Ginestreto, Ufficio. Suffragio monsignor Castelli già rettore a Fano. A Ginestreto trovo fra i classici cristiani del Cantagalli alcuni volumi dell’Apologia del Papato con le trascrizioni del Liber pontificalis. Pago il vino a Telemaco, litri 8 ½, ne fa pagare solo 8 a £ 50 al litro = £ 400. Cartolina da Roma da Ivo Ruggeri. [...] MARTEDÌ 22. Ufficio a Montegaudio. Intenzione per monsignor Vescovo che oggi finisce 80 anni. Scrivo a don Ciro ammalato per pressione del sangue, augurandogli sollecita guarigione e promettendogli di fargli vedere il Satyricon. MERCOLEDÌ 22. Ufficio Conventino, Suffragio Luigi Baiocchi di Fano già professore di Canto e Dogmatica. GIOVEDÌ 24. Ufficio Maria Romano in Collegiata. Giannino Fabbri ha la faccia tosta di venire a ordinarmi il lavoro di intestazione di un registro di Stato Civile pel 1947 avendo portato con sé un rotolo di fogli. Gli rispondo calmo che ora c’è Augusto e sa fare anche lui lo stampatello ma anche se non lo sapesse fare io non c’entro più avendomi mandato via. Mia sorella non si sente troppo bene. VENERDÌ 25. Conventino, Ufficio, Intenzione per mia sorella anche domani e Domenica. Mia sorella sta a letto. Visita di don Ugo Mazza del Farneto e del pievano di Montegaudio. Cartolina di Ruggeri da Roma. SABATO 26. Ginestreto, anniversario Scalogna [?]. Mia sorella sta a letto. Lettera per mezzo di Guerra della signora Amelia Gnassi di Pesaro per la tesi d’arte Il gotico fiorito a Pesaro. Ci preparo subito la risposta che consegnerò domani a Guerra Ugo per portarla a Pesaro Lunedì. Dalla Francia scrivono la Maria e l’Aldegonda Zaffini ricordando che il 27 è l’anniversario della morte di Amato Zaffini. Bollettino d’informazioni del Touring Club con le norme per l’associazione. Compro due quintali di legna da Sisto Albertini (500 al ql.), più 20 litri vino bianco e 50 di mezzo vino. 225


DOMENICA 27. Collegiata Messa per Geminiani Ciacci Annunziata. Intenzione guarigione mia sorella che va un po’ meglio, ma passa tutto il pomeriggio a letto. Festa di Cristo re e dell’Unione del Rosario di Pompei ove vengo eletto priore pel 1947. £ 150 alle suore per i morti (< > cartellone). Consegno a Ugo la lettera per la Gnassi. Da tre giorni freddo intenso e tempo piovoso. LUNEDÌ 28. Collegiata, Messa per fu Amato Zaffini al quale applico anche il Suffragio. Cartolina alla Libreria Universitaria di Milano per catalogo. Lettera a Vittoria Giacomazzi maestra a Boceto in risposta a cartolina del 10 ottobre. Lettera al maresciallo Ciasullo a Macerata. C/c di £ 100 alle Clarisse di Roma per i morti per l’Angelina. C/c di £ 312 quota associazione 1947 al Touring club Milano9. Scritto al professor Colsalvatico di Tolentino per le condizioni nella redazione del Dizionario etimologico delle Marche. MARTEDÌ 29. Ginestreto, deposizione Michelina vedova Giusti. Intenzione guarigione di mia sorella che non sta bene. Alla banca ritiro circa 4mila lire, ultimo salario del Comune. Manca il mandato di indennità di licenziamento di £. 6.000, speriamo lo facciano. Mia sorella non si alza affatto. Piove continuamente ed il freddo è intenso. MERCOLEDÌ 30. Conventino, Ufficio De Angelis. Intenzione come jeri. Tempo un po’ per sorta, ma sempre freddo. Mia sorella ancora a letto. GIOVEDÌ 31. Ufficio Giampaoli in Collegiata. Intenzione come jeri. Mia sorella si è alzata. Io ho fatto anche il pane. Ho visto il dottor Guido Marcucci10. Pioggia insistente per tutto giorno e notte. Stendo ricorso alla G.P.A. per Solforati; compro il fuocatico. Arriva padre Fedele da Crispiero, Cappuccino, predicatore per l’Ottavario in Collegiata. VENERDÌ 1°NOVEMBRE. Tutti i Santi. Seguita a piovere da altrojeri. Intenzione come jeri. Messa a Monte Calvello per la signora Rosa Giovannini. Alla sera, essendo cessata la pioggia, il Priore va a fare il discorso alla Pieve di Ginestreto. Io vado al Monte col predicatore alle 3 ½ dopo la funzione in Collegiata. Scrivo a Mario Mancigotti d’aver trovato un altro quadro del Cantarini a Candelara, ricordato nelle memorie dell’abate Buresti, che però attribuisce al Pandolfi il Crocifisso di Santa Veneranda11. Il predicatore ha parlato egregiamente in Chiesa pel culto dei morti. Dopo faccio le esequie (che si dovevano far prima), poi Benedizione e poi a casa. Tempo buono. Ho fatto alcune visite. SABATO 2. Ha piovuto tutta la mattinata. Messe al Monte alle 8: I per tutti i defunti; II per i miei morti; III ad mentem Pontificis12. Il predicatore ha parlato sul Purgatorio. Alle 11 ½ Messa cantata. Nel pomeriggio visita. Alla sera il Priore ha trattato il tema Paternità e Maternità. Parla bene, chiaro, ordinato, convincente e con delicatezza. Mia sorella sta un po’ meglio. 226

NOVEMBRE


DOMENICA 3. Messa 11 ¼ per Giommi Erminia. Intenzioni come ieri. Predica il Dolore. Perché? Alle 11 ¼ brillante spiegazione del Vangelo. Anche noi perdonati da Dio, siamo come il servo che non vuol condonare il debito al suo prossimo. Alla sera splendida apologia del Sacerdozio a base di fatti storici esposti con forza e chiarezza e delicatezza. LUNEDÌ 4. Collegiata, Messa alle 7 per Denti Edvige vedova Carsanti [?]. Intenzione al solito, Lunga lettera a Sandro Andreatini in America ricordandogli il 20° Anniversario della madre. Speriamo che questa non ritorni indietro come quella dell’anno scorso. Predica stamattina: l’amore di Gesù per gli uomini e specialmente per i peccatori. Stassera. I mangiapreti che sono tali o per ignoranza o per superbia o per rispetto umano o perché legati dalla passione. Ha ricordato il capitano Zappi che ha battezzato lo scienziato svedese Malgrem, moribondo sul pack, nel 1928 dopo il disastro sul Polo13. Alla giornata dei reduci hanno partecipato pochi stamattina. MARTEDÌ 5. Collegiata, Messa per Crescentini Gili Marietta. Intenzioni come solito. Predica: Bontà di Dio che si manifesta per mezzo delle ispirazioni che possono venire in moltissimi e disparati modi. Anche i pagani l’ammettevano. Predica: avvertimento - disgrazia, occorre accoglierlo subito, perché può esser che non ritorni più. Sara ha tratteggiato scultoreamente la donna stile ‘900 ponendola in antitesi a ciò che l’à voluta Iddio, prototipo la Madonna. È giunto da Lissone il pacchetto di zucchero mandato dalla Zaffini [...]. MERCOLEDÌ 6. Collegiata, per Frattini Santa. Intenzioni come jeri. Mattina, predicatore: la Carità, figlioletti miei amatevi vicendevolmente gli uni gli altri (San Giovanni). Sera: i fidanzati. I temi sono presentati sempre brillantemente e con delicatezza, a base di storia e di esperienza. Mia sorella va meglio. GIOVEDÌ 7. Collegiata, anniversario Lucia Gambini vedova Uguccioni. Mattina: la Bestemmia; sera: il figlio del falegname che prepara le casse da morto per i suoi avversari, è un po’ disordinato. È tornato dalle prigioni inglesi Giunta Otello. VENERDÌ 8. Collegiata, per Tucchi Francesco. Mattina: la preghiera. La Posta ha portato su le fatture dei 3C14 per l’Angelina. SABATO 9. Collegiata, per Giovanni Tucchi. Ufficio per don Guglielmo Bilancioni. Mattina: il Dolore. Sera: l’uomo ‘900, l’opposto del prototipo di Giuseppe. Ha risposto Colsalvatico che non c’è compenso per i collaboratori del Dizionario etimologico. [...] DOMENICA 10. Messa per Gili Aurora. Suffragio per la Mamma. Chiusura Ottavario. 6 ½ Messa. Molte Comunioni. 8, Messa cantata per i morti degli offerenti e Comunione generale con fervorino. 11 ½ Messa. Prendendo occasione dal Vangelo [il Priore?] fa l’apologia della chiesa negli 227


ultimi tempi, brillantemente e senza offendere pur esponendo la verità. Alle 4, ora di Adorazione predicata. Non ostante la pioggia dirotta ci fu molta gente. Padre Fedele nel restituirmi i libri prestati (Santa Barbara, La patria di G. Branca) mi incoraggia a proseguire nello studio e a pubblicare - data occasione . Riparte domattina col postale. LUNEDÌ 11. Ginestreto, Ufficio. Suffragio per lo zio canonico. Piove sempre. Pomeriggio prova all’Asilo delle Litanie del Perosi. La MATER risponde - un po’ pepata - di aver preso nota della domanda e di aver passato alla categoria superiore la mia assicurazione. Mario Mancigotti risponde alla mia del 1° Novembre annunciandomi la sua laurea a pieni voti. MARTEDÌ 12. Collegiata, deposizione della Coccioli, Suffragio zio Giuseppe. Mi sono alzato alle 3 ¼ per fare i cartelloni per le ghirlande alla Coccioli. Ha scritto dalla Francia la Rosa Zaffini approvando la vendita della casa e promettendo di inviare presto la procura. Il Priore mi ha dato £ 500 per l’Ottavario e per il libro per le Cresime. MERCOLEDÌ 13. Ufficio a Monteciccardo. Suffragio per il Babbo. Mezza giornata di bel tempo e alla sera ha incominciato a piovere. Ho comunicato al M° Tacconi la lettera della Zaffini Rosa ed ho risposto in proposito reindirizzando la lettera all’Aldegonda per ringraziarla dello zucchero. Chiesto all’avvocato Filippini copia del suo discorso su San Marino. Mazzoli Nello celebrerà forse la Prima Messa per l’Immacolata. […]. GIOVEDÌ 14. Collegiata, Ufficio Giorgi Lucia. Suffragio per la nonna. Consegno al Priore il Registro e l’Indice dei Cresimati, tutto a posto, suggerendo di trascrivere il nuovo decreto che autorizza i parroci a conferire la Cresima ai bimbi in pericolo di vita. Al Cancelliere di Rieti chiedendo notizie storiche di monsignor Canali15. 1° OTTOBRE 1947, MERCOLEDÌ. C/c alle suore di Santa Chiara - Roma: £ 100 per la signora Anita Andreatini16 in suffragio marito; £ 100 per l’Angelina in ringraziamento auguri per la festa dei Santi Angeli. GIOVEDÌ 2. Ufficio Ginestreto. G. C. è ammalato da oltre una settimana. Paralisi? Peppino Giampaoli è venuto ad accomodare la luce ed a sistemare la saletta (senza imbiancare perché ci vuol troppo). VENERDÌ 3. Collegiata, deposizione Gambini Maria in Foschi. Suffragio per il Babbo. Lettera a Manna a Fano per ordinare i fili per la signora Anita. Preparativi per la Prima Comunione. Favorita l’assistenza per la Messa in terzo e il trasporto della Foschi Maria. Fatti due manifesti: la madre Virginia Dell’Acqua vedova Gambini, il marito Foschi Sebastiano, la figlia Teresa ed i congiunti tutti, commossi per le attestazioni d’affetto ricevute nell’occasione dolorosa della malattia e morte della loro carissima MARIA esprimono pubblicamente il 228

1947 OTTOBRE


loro ringraziamento a quanti concorsero a lenire il loro vivo strazio; invocando per tutti la ricompensa del dal Signore, Sant’Angelo in Lizzola, 3 Ottobre 1947. SABATO 4. Collegiata, per Giannina Giunta. Suffragio per la Mamma. Comprato carbone kg 40 a £ 40 = £ 1.600. E’ stato riportato moribondo dall’ospedale Giulio Giunta. E’ morto verso le 6. […]. Scritti i cartoncini per il 21 fanciulli della Prima Comunione di domani. Per Adelio Battarra, quello più bello (£ 200). Visita di don Mei17 per trovare i soldi. DOMENICA 5. Festa del Rosario, Collegiata, Messa cantata pel fu dottor Giuseppe Andreatini. Suffragio zio canonico. La Prima Comunione fu fatta da don Enea Marchionetti che spiegò il Vangelo anche alla Messa cantata e fece il discorso dal balcone Garattoni durante la processione che si fece perché non ballarono. Il ballo fu sospeso non per rispetto dei fanciulli della Prima Comunione e per la festa della Madonna, ma per il lutto di Giulio Giunta. Fastigi, sindaco di Pesaro18, ha protestato altamente con Giunta Otello che ha fatto chiamare il prete per il padre moribondo. È cambiato l’orario, ma le due prime Messe sono state con l’ora legale. Monsignor Vescovo è giunto alle 10 ½ dell’ora solare. Ha fatto la Cresima; ma non il discorso, perché molto stanco. Alla sera cinema: Montecassino. Pranzo da Priore per la festa e Prima Comunione di Adelio. \Al doppio fu sonato anche il campanone che era caduto il 2 Maggio 1940; fu sospeso con le corde da Ferruccio Salucci\. LUNEDÌ 6. Ginestreto, Ufficio. Suffragio pel professor Bruno Katterbach. In Collegiata funerale semplice di Giulio Giunta. Le cugine Gennari di Pesaro ànno offerto £ 500 per l’Asilo. All’arrivo in chiesa della salma è caduta dal campanile la mazza dell’orologio, senza provvedere danni. Al corteo cinque bandiere rosse e quella del Comune (perché il defunto era assessore). Tutti uomini, solo due o tre donne. Il Comune ha offerto £ 2000 per l’asilo. Bare e culle. Fatto il battesimo di Costanza di Nerino Garattoni, per il Priore che ha fatto una corsa a Sassocorvaro con Pierini. Al ritorno ha portato i saluti di Valentini, segretario a Sassocorvaro, già a Monteciccardo e Sant’Angelo. Rinfresco da Garattoni (£ 300). MARTEDÌ 7. Montegaudio, Ufficio Tonelli. Suffragio zio Giuseppe. Fatti i cartelli - ringraziamento per Giunta Giulio. A mezzogiorno supplica alla Beata Vergine di Pompei con le suore e i bambini dell’Asilo, in chiesa. Cartelloni in suffragio Giulio Giunta: Comune £ 2000 per l’Asilo; Cugine £ 500 per l’Asilo; Impiegati del Comune £ 1.500 per […]; Sezione comunista Sant’Angelo e Montecchio £ 1.000 per famiglie […]; M° Tacconi, £ 200 pel Patronato. MERCOLEDÌ 8. Conventino, Ufficio famiglia Sisto Betti. Suffragio Giulio Giunta. […] GIOVEDÌ 9. Collegiata, anniversario Luigi Marcolini. Suffragio signora Elisa e 229


marito L. M. Priore a Pesaro. Porto a Diotallevi i buoni fatti (84) per assegnazione mangimi. Nel pomeriggio a Ginestreto per confessare i ragazzi della Prima Comunione. Vinaccioli da Brenda kg 24 - £ 600; id. da Anderlini kg 10 - £ 300. Il priore ha parlato a Pesaro in merito alla luce ma… non gli ànno dato nessuna spiegazione. L’abate di Novilara don Terenzio Cecchini mi manda un biglietto acido, perché Domenica con Tiritori (cioè I. M. suo tirapiedi) ho commentato sfavorevolmente il disturbo recato a Novilara durante la Via crucis predicata in paese, raccontando ciò che ho saputo da don Enea Marchionetti, presente, che era stato tra i disturbatori. Prima di rispondergli farò vedere il biglietto a don Marchionetti, Domenica a Ginestreto. Ricevuto pure il Calendario 1948 delle Maestre Pie di Rimini per il quale chiedono l’offerta di almeno £ 100 - un po’ esagerata. VENERDÌ 10. Conventino, Ufficio. Suffragio per l’abate Barbieri. Ieri sera ho preso un solenne raffreddore a Ginestreto per confessare i bambini della Prima Comunione con la porta spalancata. Stamattina l’ò rinfrescato e ricalcato coll’acqua ricevuta dal Conventino fino a casa. Anche stassera vado a confessare a Ginestreto. Nel ritornare passo dalla signora Giovannini per decorare una crostata. Mi ha donato un fiasco di vino. SABATO 11. Collegiata, per Giunta Giannina. Suffragio per Guglielmo e Benilde Giunta. DOMENICA 12. Collegiata, I [Messa] pro Episcopio (quella delle 8); II per Cangini Cesira. Il Priore dopo benedette le nozze Frascali-Simoncelli (prima della Messa delle 8) è andato a Rimini con i ragazzi della Dottrina. Verso le 9 ½ porto il Viatico a Vittoria Garattoni vedova Gili di anni 87, poi le do l’Olio Santo e la Benedizione Apostolica. Nel tornare a casa incontro l’automobile di don Mei che porta il Vescovo da Ginestreto a Farneto. Don Mei mi sollecita per l’elenco dei soldati seppelliti a Montecchio e Gradara19. Dopo la Messa di mezzogiorno visito Giovanni Crescentini […]. Nel pomeriggio benedizione alle 3 ½ per andare a Ginestreto. A Ginestreto festa del Rosario, con Prima Comunione e Cresima; è sospesa la processione per causa del ballo, tra le proteste generali. Presento a don Marchionetti il biglietto di don Cecchini, ed egli mi assicura che i disturbatori furono almeno una ventina. Tornato a casa, dopo cena stendo la risposta per don Terenzio e la leggo a don Enea venuto a Sant’Angelo per il cinema e ne ho l’approvazione. Spedisco la lettera a Novilara ed una cartolina a Gradara all’arciprete Marcelli chiedendo l’elenco dei caduti alleati sepolti a Gradara e promettendo portargli Giovedì a Pesaro le notizie degli Arcipreti di Gradara. La gita dei bambini a Rimini è riuscita ottimamente. LUNEDÌ 13. Venerdì scorso è morto all’ospedale di Pesaro Giunta Enrico (Marchett) di anni 68. Faccio il manifesto perché lo portano quassù. Arriva alle 2, vado anch’io. Ci sono anche i bambini dell’Asilo e molta gente. [...] 230


Nelle elezioni di Roma sono per ora all’avanguardia i democristiani con 139mila voti. MARTEDÌ 14. Montegaudio, Anniversario bambini Casoli, Suffragio per Giovanni Crescentini morto stanotte alle 2 ½. Il funerale sarà domani. I frati del Beato Sante non vengono. MERCOLEDÌ 15. Collegiata, Deposizione Giovanni Crescentini, Suffragio pel medesimo e pel fratello don Umberto. Vengono celebrate 7 Messe, compresa la solenne. Trasporto al Conventino. Intervengono i bambini dell’Asilo e molto popolo, Ho favorito Messa, assistenza e trasporto. La signora Anita Andreatini m’incarica di chiedere informazioni al parroco di Macerata Feltria sul farmacista dottor Orlandi, Cartolina da Tradate del M° Bassi. GIOVEDÌ 16. Collegiata, Ufficio Giunta Enrico. Suffragio come jeri. A Pesaro per ritiro. Bella meditazione del professor Bernardi (?) di Fano sulla santità che si deve prendere nel senso originale ebraico cadasc [kadosh]20 - separato. San Paolo e San Giovanni, vi salutano i santi, voi siete santi… Dio a noi ci ha scelti e separati. Di fronte a Dio uno ignorato può aver maggior merito di uno canonizzato. I preti ce ne son pochi canonizzati perché… il processo è costoso. Paragone dello scolaro intelligente che in ¼ d’ora fa il suo lavoro e prende 10, con quello duro di testa che ci bada tutto il tempo di studio e prende 2,3. Di fronte a Dio ha maggior merito quello che ha sgobbato senza riuscirci. Così noi non dobbiamo aspettarci il risultato, che verrà come e quando Dio vorrà. Paragone del vino santo, che si fa scegliendo l’uva nel metterla da parte, e togliendo perfino gli acini cattivi al momento di pigiare i grappoli. Quindi anche noi togliamo gli acini cattivi, poi strizziamo il succo con il sacrificio di noi stessi, col fare tutto secondo la volontà di Dio. I santi vengono raffigurati sempre sorridenti, siamo così anche noi fra i dolori, le disillusioni, le incomprensioni. Avuto da Scalognini Il Refuso, giornale fatto dai tipografi il giorno di Sant’Agostino. Ho letto a D’Angeli e Gaudenzi la lettera scritta a monsignor Cecchini, che oggi non c’è. Don Fattori mi ha promesso un po’ di pasta. Consegno all’arciprete Marcelli le notizie su Gradara e lo incarico a copiare l’elenco dei morti nel cimitero alleato di guerra. Si discute in adunanza il programma per le feste di San Terenzio (con la proposta della peregrinatio nelle principali parrocchie della Diocesi) e per il Congresso Eucaristico che dovrebbe essere il 26 IX 1948. Proposta al Capitolo di far rilevare l’età e l’epoca di San Terenzio nella ricognizione del corpo. Il Preposto Nardelli mi dice di sentire il dottor Filippini se può farlo. Ritorno a ½ ora con Guerrino. Lettera all’arciprete di Macerata Feltria chiedendo informazioni sul dottor Orlandi farmacista. Biglietto di ringraziamento della famiglia Crescentini. VENERDÌ 17. Conventino, Ufficio. Suffragio monsignor Fares. […] SABATO 18. Collegiata, per la famiglia Livi Carlo. Suffragio monsignor Piergiovanni, essendo San Luca21. Stassera don Guido Fattori mi ha portato 231


pasta 5 kg e ½ e riso kg 3,3, comprese le sacchette.Domenica 19. Collegiata, celebro due sante Messe perché il Priore va a sposare Emilio, figlio di Lando Vagnini a San Costanzo. I [Messa]: Collegiata, per una Ma Pia defunta; II: faccio la spiegazione del Vangelo anche alla Messa delle 8 detta da Costantini. A Pesaro II Convegno cattolico diocesano e festa della Beata Vergine delle Grazie22. Quelli di Monteciccardo e Sant’Angelo all’ultimo momento non possono andare perché manca il permesso del camion. Non hanno mandato la pellicola del cinema: quindi vacanza. LUNEDÌ 20. Ginestreto, Ufficio Ricci. Suffragio monsignor Bonajuti. In Collegiata matrimonio Luigia Flenghi col maresciallo dei Carabineri Filippo Luciani. C/c di £ 150 per conguaglio abbonamento 1947 all’“Amico del Clero”. Fabrizi mi ha mandato il registro del cimitero alleato per copiarne i nomi. Lunga lettera a don Umberto Crescentini per le condoglianze e per chiedergli un quid per l’acquisto della Villa del Seminario. Cartolina vaglia all’Angelina dall’Almerinda De La Ville con £ 250 per la tomba dei suoi. Lettera gentilissima dell’arciprete di Macerata Feltria sulle informazioni che… non possono esser buone. Lettera sgarbata dell’abate di Novilara. MARTEDÌ 21. Ripe, Deposizione Matilde Mosca vedova Bonazzoli, Suffragio per don Giuseppe Paci già arciprete di Ripe. Partenza da casa alle 6 ¼, arrivo a Ripe, passando per la Schieggia e per la casa della defunta (in quel di Coldelce) con passo affrettato, alle 8 ¼. Ritorno a cavallo insieme a don Costantini fino al passo del Conventino, arrivando verso l’una.[…] Leggo alla signora Anita la lettera dell’arciprete di Macerata Feltria. Anche da altre fonti aveva appreso informazioni negative. MERCOLEDÌ 22. Conventino, Ufficio Bertini. Sufragio monsignor Tei. Copio parte dei nomi dei militari alleati sepolti a Montecchio. […] Assegno della Paminonda Pascucci Petrini di £ 200 in suffragio dei suoi. Lo darò all’Asilo. Risposta dei CCC all’Angelina, confermando l’arrivo dei filati. […] Lorenzo Gabrielli mi ha portata la croce del cimitero per disegnarvi le lettere. GIOVEDÌ 28. Collegiata, Ufficio. Deposizione del soldato Damiani Gino di cui si è avuta notizia della morte in questi giorni. Suffragio per monsignor Molaroni. Breve risposta all’abate di Novilara. Copio l’elenco dei militari sepolti a Montecchio. Lettera di ringraziamento all’arciprete di Macerata Feltria per le informazioni avute. Lettera per chiedere informazioni del dottor Candini al pievano di San Giorgio di Pesaro. VENERDÌ 24. Conventino, Ufficio. Suffragio monsignor Pascucci. SABATO 25. Ginestreto, Deposizione Lucia Carnaroli. Suffragio monsignor Paolucci. Si è sposato Terenzio Betti, mugnaio di Gradara. Telegramma per la cugina. Stassera incomincia a piovere con insistenza. Invito per Lunedì, Ufficio alla Villa di Mombaroccio. 232


DOMENICA 26. Collegiata, per la Superiora delle Maestre Pie. Suffragio cardinal Salotti, morto Venerdì alle 6,30. Alle 8 sposalizio Cermaria Amedeo - Scatassa Antonietta. Alle 11 ¼ sposi Tinti - Santicchia. […] In Collegiata festa di Cristo Re e Giornata Missionaria. Arriva per posta la partecipazione delle nozze di Diana Garattoni il 30 corrente. Finisco di copiare il registro dei militari sepolti nel cimitero alleato di Montecchio. LUNEDÌ 27. Villagrande di Mombaroccio. Suffragio don Gaetano Gaia già rettore di Villagrande. Consegno ad Alceo Monaldi il registro dei morti alleati da consegnare alla guardia Fabrizi. Spedito C/c a Mondadori per il libro di Gotta Il piccolo giardiniere £ 450 e alle Maestre Pie di Rimini pel Bollettino e Calendario 194823. Ha risposto il pievano di San Giorgio alle informazioni richieste. MARTEDÌ 28. Collegiata, per Vasinto Garattoni. Suffragio don Antonio Angelini, Poi a Pesaro con Guerrino. Sostituisco l’abate D’Angeli assente per Assoluzione, Olio Santo e Benedizione Apostolica a una paralizzata. Don Linfi mi dice che non fu scritto in tedesco a Paderben [Paderborn] per San Terenzio. Consegno a don Guido Fattori l’elenco dei militari sepolti nel cimitero alleato di Montecchio; lo manderà a don Mei che si trova a Roma. Don Fattori mi dà due saponette e un pacchetto di fischioni. Per il prezzo dice che farà… dopo, col conto dei lavori pel Seminario. Adunanza dei parroci di città e dei vicari foranei per stabilire il Congresso eucaristico. Alle 10 ¾ non c’era quasi nessuno. Più tardi i pochi convenuti stabiliscono di rimandarlo al 1950, Anno Santo. Ritorno con Guerrino. Leggo alla signora Anita il biglietto del parroco di San Giorgio. Esso aveva risposto negativamente all’interessata. MERCOLEDÌ 29. Conventino, Ufficio Geminiani. Suffragio per Domenico Tucchi morto stamattina alle 2. Manifesti per il morto. Alla sera telefona che sarà domani a Pesaro padre Aurelio, Passionista, per un sopralluogo riferente alla stele etrusca di Novilara: m’invita a Pesaro, ma sarà impossibile. Biglietti di augurio agli sposi Garattoni - De Martino. Id. di ringraziamento a monsignor Paolucci per le informazioni avute. GIOVEDÌ 30. Collegiata, deposizione Domenico Tucchi. Suffragio per Mosca Amedeo di Ginestreto, morto jeri all’ospedale di Pesaro. Cartelloni per Asilo: Dottore e moglie, £ 500; fratelli e sorelle: 500; nepoti: 300; Lando Vagnini: 150; Colocci: 250. Nonostante il tempo pessimo riesce bene il funerale di Domenico Tucchi con molto concorso di popolo pregante. Io accompagno la salma al cimitero perché il Priore benedice le nozze Garattoni – de Martino, rallegrate dalla musica di Secchiaroli, Della Costanza e altri. Nel pomeriggio Marco telefona che per causa del tempo cattivo, padre Aurelio non verrà a Pesaro. A Ginestreto funerale di Mosca Amedeo che è portato da Pesaro alle 8 ½, ma il trasporto al cimitero è fatto nel pomeriggio. Sospendo il lavoro delle lettere alla croce di Tobia Gabrielli perché la giapponese24 data come fondo non resiste e mangia il bianco. Disegno la leggenda su tavolette di compensato da attaccare alla croce. Seguita a piovere. 233


VENERDÌ 31. Collegiata, Trigesima Maria Gambini in Foschi. Suffragio monsignor Franceschini. Il Priore va a Rimini per trovare un predicatore per l’Ottavario perché don Pietro Damiani è ancora a Roma e non si sa l’epoca del suo ritorno. Disegno le lettere per il cimitero; compensato per le tombe di Giunta Enrico e Biagioli Rosa in Sanchietti. Il Priore torna soddisfatto per aver trovato il Passionista, che sta di famiglia a Casale, 8 km oltre Rimini. Lorenzo Tucchi mi porta tavolette di compensato per disegnare le lettere per il fratello Domenico. Alla sera, damigianina di vino della Ida Tucchi - Filippini. 1° NOVEMBRE 194725. Sabato. Messa a Monte Calvello per la signora Amelia Marcolini. Suffragio per monsignor rettore Biagiarelli. Il dottor Spano è andato a Pesaro a prendere il Predicatore venuto da Rimini. Arrivo qui verso il mezzogiorno ma non predica nella mia Messa onde dico io qualcosa sulla festa di oggi. Alle 3 ¼ dopo il Rosario si va a Monte Calvello, ove dopo le solite esequie il Predicatore fa il discorso nel cimitero (è chiaro e facile). Nel ritorno si parla del padre Aurelio che egli conosce, del padre Germano da San Stanislao e della Guglielmina Ronconi di Pesaro e che aveva avuto visioni da San Longino. DOMENICA 2. Collegiata, per signora Rosa Giovannini. Suffragio don Francesco Mariotti. Incomincio a confessare alle 5 ¾ fino alle 9 ½. Il Predicatore parla, dopo la Messa delle 8, durante la mia Messa delle 11. Pomeriggio. Do a Lorenzo Tucchi la tavoletta per la croce del fratello alla quale ho fatto le lettere anche con la vernice. Ezio Solforati mi chiede materiale per la sua tesi di laurea, di cui ancora deve stabilire il tema. LUNEDÌ 3. Commemorazione dei Morti. Celebro al cimitero. I [Messa] per tutti i morti; II per i miei; III ad mentem pontificis. Suffragio monsignor Castelli. Al cimitero circa una diecina di persone perché seminano e c’è la fiera. Alle 11 Messa in canto del Ravanello, che è riuscita un vero ravanello per mancanza di prove. Al pomeriggio vedo Marco Marcolini che mi dà notizia di padre Aurelio Passionista, Non è venuto causa il tempo cattivo ma verrà per Sant’Antonio abate a Corinaldo. È venuto dalla Carpegna il nuovo segretario comunale, e Bischi va definitivamente a San Lorenzo in Campo. MARTEDÌ 4. Suffragio canonico Domenico Andreatini. Piove, c’è poca gente alla funzione. Alla Superiora offerte per l’Asilo 500 (£ 200 Paminonda Pascucci, 150 de La Ville, 150 Gabucci). Cartolina da Pompei della Diana Garattoni e del suo sposo. Lettere: 1) a Cesira Donnini per accertare di aver ricevuta la elemosina della Messa; 2) a Almerinda de La Ville dando notizia di aver distribuito le £ 250 (50 a C., 50 per fiori, 150 all’Asilo); 3) alla Paminonda Pascucci dicendo di aver dato all’Asilo la sua offerta di £ 200; 4) a Guido Romani ringraziando dell’interessamento della moglie presso la ditta CCC. MERCOLEDÌ 5. Collegiata per fu Giuseppe Andreatini. Suffragio monsignor Bonajuti. Esame dell’orina per il diabete dal dottor Benignetti. Non c’è 234

NOVEMBRE


nessun timore. È arrivato il pacco di filati per l’Angelina. Prosegue la Predicazione sempre bene ma… il Priore è, al solito, scontento. GIOVEDÌ 6. Collegiata, per Marietta Crescentini. Suffragio monsignor Storari. Angiolillo Giampaoli, segretario di Montelabbate, s’è messo a capo della Filodrammatica montelabbatese “Roberto Bracci” dando un lavoro in tre tempi di cui egli è autore e protagonista col pseudonimo di A. Lizzola. È stato dato Domenica scorsa 2 Novembre. VENERDÌ 7. Collegiata, per Anna Giunta. Suffragio rettore Barbanti. I venerdì del mese, molto da confessare. Sabato 8. Collegiata, per fu Simoncelli Gaspare. Suffragio monsignor Massarini. Diotalevi mi dà da fare i buoni dell’UCSEA26. DOMENICA 9. Per fu Braglia Lucia in Donati (madre di Edgardo). Suffragio canonico Scaramucci. Chiusura dell’Ottavario. Confesso dalle 5 ¼ alle 10 ininterrottamente. Alle 8 Messa cantata della Comunione Generale con fervorini del predicatore padre Bartolomeo della Passione (Lauri Volpi), Passionista che sta a Casale di Rimini. Alla sera Ora di Adorazione antiblasfema. […] Resto a pranzo dal Priore. LUNEDÌ 10. Collegiata per Giommi Erminia, Suffragio monsignor Ciavarini. Chisura (senza predica) dell’Ottavario. Dopo la Messa Comunione alla Giombini Elvira del Brasco. Il Predicatore è andato a Ginestreto a fare il ritiro alle Maestre Pie e ritorna stassera. Consegno i buoni fatti a Diotalevi. Arriva la fattura dei filati per l’Angelina. Da Tucchi cena al segretario Bischi uscente e a Sartori entrante. Stassera il Priore è andato in Romagna. MARTEDÌ 11. Collegiata per la Dominici di Fossombrone. Suffragio Maria Andreatini. Il predicatore riparte per Rimini. Festa patronale al Farneto. Spedirò ai CCC a Milano il saldo fattura dell’Angelina in £ 3.441 con C/c. Il Priore è tornato verso le 3. E’ morto jeri a Pesaro il canonico don Antonio Andreatini. Don Simoncelli invita all’uffizio alla Villa il 19 corrente. MERCOLEDÌ 12. Conventino, Uffizio. Suffragio canonico don Antonio Andreatini. Lunga lettera in America a Sandro Andreatini. Lettera al TCI comunicando la morte del Console dottor Giuseppe Andreatini e sua sostituzione col dottor Marcucci Guido27. Non so se domani potrò andare a Pesaro perché con Guerrino non c’è più posto. GIOVEDÌ 13. Collegiata, pel fu canonico don Antonio Andreatini. Suffragio Andreatini don Domenico. A Pesaro per il ritiro. Il canonico Andreatini ha lasciato il terreno e la casa per il Seminario. Libri idem, mobili ai nepoti, vestiti da vendere per suffragi. Esecutori testamentari canonici Gaudenzi e Franca. […] Anch’io avrei comprato una veste e un cappotto. Al ritiro, dopo la soluzione dei casi, monsignor Stramigioli parla a lungo del Comi235


tato per a) il centenario di San Terenzio; b) Congresso eucaristico, non si sa se farlo nel ’49 o nel ’50. Programma San Terenzio: pellegrinaggio nelle vicarie Fabbrecce - Colombarone - Gradara - Tavullia - Sant’Angelo - Ginestreto - Mombaroccio - Novilara - Trebbiantico. Sarà possibile, dato che il 19 Marzo ci dovrà essere a Pesaro il Convegno regionale degli uomini cattolici, poi ci sono in vista le elezioni politiche. Cercare di non ripetere a Settembre l’errore delle Missioni che sono riuscite una damigiana. Il Comitato esecutivo è frazionato in varii comitati: Stampa (Scalognini), propaganda (Ferri), Finanze (Renzi?). Si conclude poco, ma sembra che la maggioranza sia contraria alla Maschera e al Pellegrinaggio. Dopo la prima conferenza del professor < > sul sindacalismo cristiano: l’oratore è molto profondo. Pranzo da don Luigi D’Angeli. Il M° Bassi è stato gettato a terra da alcuni ragazzi e si è rotto il polso destro. Andato a casa per salutarlo non l’ho trovato. Don Giorgi di Montelevecchie mi dice che hanno riaperto la sua chiesa. Per la riapertura pensa si farà un volantino sul Beato Ugolino Malatesta. M’incontro con Cecchi e Gaudenzi. Si parla a lungo del Centenario di San Terenzio. […] Torno a casa col servizio. VENERDÌ 14. Conventino, Trigesima Giovanni Crescentini. Suffragio chierico Bendoli. Si parla del centenario di San Terenzio con don Giovanni Betti. Io propenderei se si fa il Pellegrinaggio, farlo fermare anche alla Badia, perché lì sarebbe stato martirizzato. Ne parlo anche col Priore. Don Pio mi regala £ 1.000 per il servizio dell’Ottavario. È giunto a Sant’Angelo il neo avvocato Valentini di Pesaro. Il dottor Marcucci dice che è difficile stabilire l’età di una persona dallo scheletro, perché dai 25 ai 60 anni è sempre lo stesso. Minuta di lettera a Peppino Lombrassa per la signora Anita. SABATO 15. Ginestreto, Ufficio. Suffragio canonico Casoni. Ricordino funebre per Mosca Amedeo di Ginestreto. DOMENICA 16. Collegiata, Deposizione di Lazzaro Giovannini che sta ai volti della Badia. Suffragio don Giovanni Troiani. Ci sono anche i burattini. LUNEDÌ 17. Ginestreto, Ufficio famiglia Ugolini. Suffragio don Antonio Ugolini. Consegno a don Betti il ricordino per Mosca. Tempo pessimo, ma c’è egualmente gente al mercato. Pesce in sovrabbondanza. Diversi kg per £ 100. Lo compra anche l’Angelina e domani bel piatto alle Suore. MARTEDÌ 18. Montegaudio, ufficio. Purgatorio, Suffragio def. Marcelli. […] MERCOLEDÌ 19. Collegiata, per i defunti di Umberto Costantini a richiesta della Superiore. Suffragio canonico Ceccarini. Il Priore è andato in Ancona. Il M° Solforati dà per tema ai suoi scolari la vita di santi senza darne alcun cenno. Santa Caterina da Siena, San Martino, Santa cecilia, San Goffredo, San Carlo. Visita di don Mei […] Sopralluogo alla chiesa di Sant’Isidoro della Serra, richiesta dal Comune per fare la scuola. La chiesa 236


misura mt 11,40 di lunghezza, 6 di larghezza, altezza mt 8 fino alla corda dei travi (5 al cornicione). La sagrestia è larga come la chiesa mt 6, lunga m5 5,40, altar 3,20 (fino ai travi). Porto con me la Pietra Sacra, già fuori dell’altare con un angolo rotto, ma il sepolcro delle reliquie intatte. Chiede se ho relazioni con don Sante Giovannini. Decide di mandare a fargli visita l’abate Baldelli e il canonico Franca. Mi suggerisce di scrivere a don Franca sulla opportunità del Pellegrinaggio e della maschera di San Terenzio. Veramente era venuto per vedere il bilancio della Confraternita, ma non c’è il Priore. Riparte subito per Mombaroccio. Porto alla Bianca Pierini il vocabolario del Petrocchi accomodato. Invito della Metropole a pagare l’assicurazione di casa. GIOVEDÌ 20. Collegiata, Ufficio famiglia Cattalani. Suffragio Adamo Giampaoli morto stamattina alle 2. Minuta per il manifesto da stampare a Pesaro. C/c Metropole 1947: £ 100; C/c FACI – Bollettino 1948: £ 450; C/c Touring C. I. 1948: £ 70 – Totale £ 1.800. Cafiero [Giampaoli] cartello Asilo £ 200. Domani c’è il morto anche a Ginestreto, quindi don Giovanni non viene. A Monteciccardo vado ad avvisare Costantini. VENERDÌ 21. Collegiata, deposizione Giampaoli Adamo. Suffragio Giuseppe Righetti. Cartello per la corona “La Famiglia”. Lettera al canonico Franca sul Pellegrinaggio di San Terenzio. Silenzio dei convenuti alla proposta di Stramigioli. Referendum scritto sul pellegrinaggio e sulla maschera. Io sono contrario ad ambedue. Per la maschera, pericolo di fare un santo nuovo, perché non esiste un’imagine. Mentre lo si figura giovane, l’esame scheletrico secondo padre Zacconi lo dice fra i 57-60 anni. L’imagine più antica è l’affresco di San Decenzio, poi la tavola del Museo Civico. Per il Pellegrinaggio necessita un’urna nuova; difficoltà di trasporto e probabilità di non realizzare la spesa che s’incontra, cosa non piacevole di fronte ai 30 mila di deficit incontrati quest’anno […]. In caso affermativo, essendo troppo lungo il viaggio Tavullia - Sant’Angelo, anche per le parrocchie limitrofe sarebbe opportuna la fermata alla Badia, perché lì si ritiene che sia stato martirizzato. Epoca sarebbe adatta (pellegrinaggio, convegno a Pesaro il 24) se non vi fossero le elezioni e feste tradizionali in quell’epoca in diverse parrocchie, Tavullia, Montegaudio, Monte Santa Maria ecc. che toglierebbero l’affluenza di popolo in tali Domeniche. Quelli che vorrebbero lavorare per il pellegrinaggio sono impegnati nell’Azione Cattolica o nella propaganda elettorale. Se non dovesse riuscire sarebbe una cosa dolorosa. Forse [sarebbe] più conveniente durante le Missioni del Settembre. […]. Ricordo di scrivere in tedesco a Paderborn, in nome del Vescovo, per vedere se è possibile decidere la questione del vescovato. Vi ho aggiunto un foglio per don Mei con i dati e la descrizione della chiesa di Sant’Isidoro. Stassera è morta la Vittoria Garattoni vedova Gili di 87 anni. SABATO 22. Ginestreto, Ufficio. Suffragio zio don Francesco Gabucci di cui oggi ricorre l’anniversario. L’arciprete mi parla del presepio che farà con 237


le offerte dei parrocchiani. È a capo suor Margherita, c’è anche la Laura Marcelli che ha dato tre statue, darà la tela per un telone. Suggerisco doppio fondale per le pareti, uno con carta sacchetti di cemento: ma l’arciprete preferisce la carta da scena, salata… In questi giorni sono assalito dai ragazzi della 4a, ai quali Solforati ha dato per tema la vita di un santo da lui indicato. Stassera è portata in chiesa la salma della Vittoria, il funerale sarà domattina alle 8. […] DOMENICA 23. Collegiata, per i Defunti di Giovanni Tucchi. Suffragio per Giulia Brolli Tucchi. La Valentina Garattoni mi porta il “Giornale dell’Emilia” di jeri con un articolo di Canestrari sull’Incoronazione del Giambellino di cui dice aver avuto notizia da me. LUNEDÌ 24. Collegiata, per Filomena Tombari. Suffragio per la Vittoria Gili Garattoni. Faccio le ricerche per Santa Veneranda e in serata le trasmetto per lettera a Canestrari. Arriva da Mondadori il romanzo di Gotta Il piccolo giardiniere per la Laura Marcelli Giovannini. £. 450. MARTEDÌ 25. Montegaudio, Trigesima Virginia Panicali. Suffragio Giulio Paci. […] Dalla posta ricevuta dei denari versati alla Metropole pel 1947. Monsignor Vescovo manda ai sacerdoti lettera di richiamo per le adunanze culturali dell’A.C.L.I. a Pesaro. Giovedì scorso erano a Pesaro i sacerdoti, ma di città solo don Aldo Gregori!... MERCOLEDÌ 26. Conventino, Ufficio Betti Gaetano e Donatilla. […] Preparo minuta delle lettere per Linfi da scrivere in tedesco a Paderborn ed a Bamberga. Risponde il Touring Club Italiano sulla notizia della morte del dottor Andreatini e l’iscrizione di Marcucci. GIOVEDÌ 27. Collegiata, Ufficio Crescentini. Suffragio per i miei morti. Poi a Pesaro con Guerrino. L’oculista Di Ferdinando dice che la vista non ha subito indebolimento: ma devo proseguire la cura della Facoschialisina28 passando magari al secondo grado. Consegno a Franca la minuta da scrivere a Paderborn in nome del Vescovo, e aggiungo a Linfi quella al parroco di Bamberga per Clemente II morto alla Badia. Franca presenterà la mia lettera al Capitolo nella prossima adunanza capitolare. La generalità è contraria alla Peregrinatio e più alla maschera di San Terenzio. […] Frulla e don Scalognini hanno in progetto un’urna artistica di San Terenzio in rame. […] Incontro il M° Bassi molto deperito. Il pontefice ha dato per la villa del Seminario 300mila lire e una preziosa lettera d’incoraggiamento. VENERDÌ 28. Conventino, Ufficio Purgatorio. Suffragio genitori. Invito supergenerale coll’intervento di un frate, rettore di Montelabbate, della Badia, arciprete di Ginestreto e rettore della Villa, il quale siede all’armonium, sonando la solita Messa Gregoriana. Dopo fatto il pane mia sorella torna a letto. Sta poco bene. 238


SABATO 29. Ginestreto, Trigesima Mosca Amedeo. Suffragio come jeri per guarigione mia sorella che prosegue a star male. Nonostante ciò si alza per fare il croccante per la signora Amalia Marcolini che ha la Prima Comunione a Lucrezia della nepote Agostina, domani, anche giorno onomastico del marito. Piove quasi tutto il giorno e soffia il garbino. Comincia la Novena dell’Immacolata che, si sa, è cambiata. DOMENICA 30. Collegiata, per i defunti di Elena Giovanelli. Suffragio come jeri. Oggi giornata per l’Emigrazione. Dal Vangelo ricordo Madre Scalabrini, monsignor Bonomelli e la beata Cabrini di cui si sta mettendo a posto la statua in San Pietro. Mia sorella si alza per la Messa e sta su fin dopo pranzo. Vagnini Lando mi dice che ci sarà per me un po’ d’olio da Pani. In relazione a quello comprerò quello che manca da Allegrucci Mario, col quale stassera ho una lunga chiacchierata. 1948 GENNAJO

GIOVEDÌ 1° GENNAIO29. Collegiata, per fu Donato Donati (anniversario), alle ore 7 Suffragio per il Babbo. Giornata splendida primaverile. Il Priore canta la Messa a Mezzogiorno e fa il discorso nel pomeriggio. Giornata secondo le intenzioni del Papa cioè per la pacificazione delle classi e dei Popoli. In serata da Cacciaguerra a portargli la lettera per la marchesa Ghini per il restauro di Sant’Egidio. È più conveniente che la scriva direttamente io. Monsignor Vescovo ci metterà il visto, e la porterà a destinazione a San Vittore di Cesena l’avvocato Valentini. VENERDÌ 2 (I del Mese). Collegiata, per Linda Fabbri. Suffragio per la Mamma. Cielo coperto, tempo molto rigido. Il segretario Bischi risponde da San Lorenzo in Campo alla mia rimettendomi i francobolli e indicandomi il da farsi per la pensione. SABATO 3. Ginestreto, Ufficio. Suffragio zio canonico. Cielo coperto ma meno rigido di jeri. Sul mezzodì sole, al tramonto un po’ di nebbia. Dalla contessa una copia della lettera per la marchesa. Pochissime variazioni. Discussioni teologiche. Il comitato pesarese pel II Congresso eucaristico m’invita a fare un disegno per la tessera per le raccolte mensili. DOMENICA 4. Collegiata, per Crescentini. Suffragio per zio Giuseppe. Tempo abbastanza buono, tutta la giornata un po’ di umidità. Confrontato da Perticari un quadro di un papa anonimo con l’iconografia di San Paolo. Sembra trattarsi di Innocenzo XI […]. LUNEDÌ 5. Collegiata, pel fu Giuseppe Andreatini. Suffragio priore Della Chiara. Tempo coperto ma buono e un po’ freddo. [...] Consegno alla contessa la lettera definitiva per la marchesa Ghini - Perticari sui restauri di Sant’Egidio. Scrivo a don Luigi Gianotti in merito alla morte di don Luigi Stortoni, pregandolo di interessarsi per ritirare i libri che troverà di spettanza della chiesa di Montecchio. 239


MARTEDÌ 6, EPIFANIA. Collegiata per fu Virginia Del Vedovo, Suffragio Priore Zazzeri. Tempo bello, primaverile. Befana dalle Suore ed ai nepoti del Priore. […] Finalmente il dottor Filippini mi dà un biglietto da mandare al fratello professor Francesco. Stassera la contessa è ancora a letto. MERCOLEDÌ 7. Collegiata, padre Crescentini. Suffragio don Riccardo Giannoni e i suoi. Tempo molto coperto, qualche pioggerella al mattino, vento impetuoso nel pomeriggio. Giornata fredda. Porto a Diotalevi i buoni della crusca per Gennaio. Spedita la lettera al professor Filippini. Strofetta per lo scherzo in canto Il fumatore. Alla Posta fascicolo di Dicembre Letture. GIOVEDÌ 8. Collegiata, anniversario Elisa Bartoli Marcolini. Suffragio don Luigi Gattoni e i suoi. Giornata sempre piovosa, un solo raggio di sole verso le 3. Niente di nuovo alle Poste. Giavoli e Iacucci hanno spaccato la legna lunedì e oggi, circa 4 quintali, 2 giorni di lavoro: £ 800 e da bere. VENERDÌ 9. Monte Santa Maria, deposizione Pozzi Anna. Suffragio rettore Nobili e suoi. Bella giornata con sole un po’ fredda. Minuta per la lettera al sindaco di Tavullia30. [...] È venuto un giovane da Pesaro per richiedere disegno pel Congresso ma io non c’ero. Dopo andava a Fanano (da Paci). SABATO 10. Ginestreto, Ufficio Montani. Suffragio don Ercole Barbanti, già rettore della Valle di Ginestreto. Lettera al sindaco di Tomba sulla ricostruzione della torre e disegno del nuovo stemma. Id. all’arciprete per lo stemma e congratulazioni per la nomina a monsignore. Tra i ferrivecchi ho trovato un paio d’occhiali da presbite, adatti per la madre dell’arciprete di Ginestreto. Alla posta neppure il giornale. Stassera veglionissimo!... Hanno danzato fin dopo le 4. DOMENICA 11. Stamattina alle 1,30 sono chiamato al letto di suor Adele Ma Pia, che ha avuto un improvviso attacco al cuore. Confessione, Comunione e benedizione apostolica. Poi ha ripreso. Alle 2,30 sono andato a chiamare il dottor Filippini. Il Priore va a Monteciccardo a confessare per la festa di Sant’Antonio, qui viene don Costantini. Io debbo celebrare 2 Messe: I, 8 ¾ Collegiata. Suffragio don Igino Antonioli, già compagno di studi a Fano. Bel tempo. Dopo mezzogiorno un po’ di nebbia. La suora sta meglio. Oggi giornata pro disoccupati e le offerte si devono inviare al Capo del Governo. Saragat sta studiando il piano di distribuzione. LUNEDÌ 12. Ginestreto, Ufficio Biagioni. Suffragio signora Emilia Monti. Mia sorella ha forte mal di capo che la tormenta per tutta la giornata. Cartello reclame per il Sanacoque nelle malattie dei polli. Tempo coperto ma buono e un po’ freddo. A Montelabbate stanno preparando due Unioni di Sant’Antonio una dei Comunisti col ballo al Sabato, l’altra dei Cristiani con la banda Domenica.

240


MARTEDÌ 13. Montegaudio, Ufficio. Suffragio Amato Zaffini. Due lunghe lettere, incominciate jeri, impostata stamattina all’Aldegonda e Maria Zaffini sulle notizie di Sant’Angelo e la questione del fitto di casa di Giordano. C’è anche biglietto di Giommi per la madre. È morto alle 11 ½ V. E. Io fui chiamato in gran fretta ½ ora dopo mezzodì. Olio santo sub conditione. […] Presentata domanda di pensione all’Istituto Previdenza Sociale in Comune. A Pesaro hanno smesso l’idea della maschera a San Terenzio. La peregrinatio verrà limitata a Maggio ed a poche parrocchie secondo un programma che verrà esposto da monsignor Stramigioli in un giro di propaganda. Così riferisce il Priore che è stato oggi a Pesaro. Alla posta bigliettino per la celebrazione della Santa Messa per la conversione degli Ebrei. Acquistato il pacco viveri dalla Superiora (£ 529): 1 kg zucchero, 1 di pasta, 1 di riso. Lasciato l’olio perché cattivissimo. MERCOLEDÌ 14. Conventino, Ufficio Sant’Antonio, Sufragio don Giuseppe canonico Tebaldi e suoi. Giornata nuvolosa, fredda e con forte vento anche tutta la notte. Si è schiantata la catena dell’orologio da tasca. GIOVEDÌ 15. Collegiata, deposizione V. E. morto l’altro jeri. Suffragio canonico Masini e Giangolini di Monteciccardo. Anche stamattina soffia forte il vento che dura tutto il giorno, e dopo l’ave qualche pioggerella. Pagato a Solindo accomodatura palettone e paletta nuova £ 50. Cafiero mi rimette la molla all’orologio. Vuole una Messa per la zia Maria, morta in America. Minuta della lettera al Pontefice per i Perticari per la chiesa di Sant’Egidio. VENERDÌ 16. Sant’Angelo, Asilo, padre Crescentini. Suffragio suor Paolina Ma Fulvi e altre Maestre Pie. Anche stamattina pioviggina, e così per tutta la giornata. Progetto del Priore per conferenze culturali in Febbraio nel cinema tenute da locali. Suggerita presidenza al M° Tacconi. Niente posta. SABATO 17. Collegiata, per Costanza Garattoni (anniversario). Suffragio per i defunti Cappellani di Sant’Antonio abate di Pesaro, Filippini, Mancini, Casoni. Poi a Pesaro con Guerrino. La Befana al Vescovo (6 ovini freschi). […] £ 100 a don Guido Fattori per la sottoscrizione del Clero fondo disoccupati. Compro da Semprucci gli Annali di Recanati del Leopardi (£ 1.000)31. Linfi non ha scritto a Bamberga per Clemente II. Non ho visto né Bacchiani né Scalognini né Mingucci. Comunico a don Gaudenzi di aver scritto a Gianotti riguardo ai libri di Montecchio e Santa Lucia che aveva don Stortoni. Dopo l’acqua di stanotte è venuto il tempo buono, e la nebbia s’è abbassata. Alla posta lettera del canonico Nardelli sui ricordini del 50° [?] e qualche notizia su San Terenzio. Sembra che il Congresso lo vogliano fare nel 1949. Le adunanze sempre alla sera per escludere quelli di campagna. Si dice di fare un nuovo presidente (liberando Stramigioli!...), forse un secolare. Veramente non sembra conveniente, per un Congresso eucaristico. Col professor Contini direttore dell’Orfanotrofio mi fermo 241


circa un’ora. Mi fa vedere i suoi studi: Storia della parrocchia di Loreto, Appunti sul cavalier Domenico Mazza e sulle sue maioliche, Lettera dello Zuccari sul quadro della Concezione in San Francesco e il beato Lucarelli32. Dice che me ne manderà una copia. Io gli ho promesso il libretto di San Pio. Mi dona un breve di Pio IX che concede al canonico Bravura la facoltà della Benedizione papale dopo le sue prediche, e l’indulgenza a chi interviene. DOMENICA 18. Collegiata, festa Sant’Antonio abate. C’è padre Pagnani, Guardiano del Beato Sante che ha fatto due bei discorsi nelle due Messe, e un bel panegirico la sera. Messa alle 7 per l’Unione. Suffragio per quelli che vennero con me alla Benedizione delle stalle (Paolini, Bendoli, Tamburini). Pranzo dal Priore. Dopo la funzione porto a Perticari la minuta per il Papa per i restauri di Sant’Egidio. LUNEDÌ 19. Ginestreto, Ufficio. Suffragio monsignor Pascucci, Dopo la Messa cantata a Sant’Angelo, processione di Sant’Antonio e benedizione degli animali sul campo fiera. A Montegaudio la settimana scorsa è stata atterrata una parte pericolante della chiesa del Campanone. Gli abitanti hanno proibito (?) che si portasse via il quadro della Madonna della Neve. Tempo nebbioso, buono nella mattinata fin dopo la processione. Ho avuto a Ginestreto l’ingrandimento a carboncino dell’arciprete Betti e il diploma della benedizione apostolica per il 50° della Messa. […] Fatto per Diotalevi registo pel Sanacoque contro le malattie dei polli. MARTEDÌ 20, San Sebastiano. Festa patronale a Monteciccardo. Conventino, per Bertozzi Angela. Suffragio per i sacerdoti di Monteciccardo. Confesso dalle 8 ½ alle 10 ½ poi, non essendovi nessun altro, canto la Messa. Suona il dottor Remo Bonazzoli. Verso sera incomincia a piovere e prosegue fin oltre l’ora di notte. La signora Anita mi dice che Sandro ha ordinato di darmi in regalo 10mila lire, e altre 10 agli orfani di guerra. Sono le 20mila lire che gli aveva lasciato Nino Lombrassa per i libri per i figli. Poiché in morte del fratello la famiglia ha versato £ 5mila all’Asilo in nome di Sandro, rimangono £ 5mila che si stabilisce di dare agli orfani del Collegio Zandonai a Pesaro. L’Università Cattolica manda l’invito per la raccolta della Giornata Universitaria come Delegato della parrocchia, ma io ho ceduto da diversi anni l’incarico al Priore, che però non ha più nessun amico. A Monteciccardo c’è stato padre Illuminato, Cappuccino di Pesaro. MERCOLEDÌ 21. Conventino, Ufficio D’Orazi. Suffragio don Nazzareno Angelini, Tempo un po’ rigido ma buono. La signora Amina mi consegna le £ 15mila di Sandro, di cui 5 da versare a padre Damiani per il collegio Zandonai. Devo cambiare la lettera da scrivere a Sandro, perché i denari li ha mandati Nino ù da Roma. Adunanza dal Priore per una serie di 15 conferenze culturali da tenersi in febbraio e Marzo dal M° Tacconi, dottor Spano, M° Solforati, Gabucci e altri. Stabilito il programma in via di massima. 242


GIOVEDÌ 22. Collegiata, per V. E. Suffragio don Antonio Angelini. Scritta lettera a Sandro Andreatini (v. minuta) e spedita per via aerea (£ 125). VENERDÌ 23. Collegiata per Crescentini. Suffragio don Bonaparte, rettore Montelabbate e Bendoli. Il rettore Baldelli mi riporta la lunetta dell’ostensorio prestatagli. Mi dona la rivista del Cantagalli “La Cattedra” anno 1947 e i discorsi di Pio XII 1944-’45. M’invita per la festa di Sant’Agata. Il professor Contini, direttore dell’Orfanotrofio mi manda copia della lettera dello Zuccari riguardo al ritratto del Lucarelli nel quadro della Concezione, e la fotografia della Madonna del Carmine che è alla Putrificazione. Maria Zaffini manda in una raccomandata un biglietto per Giordano riguardo il fitto. L’Aldegonda vi pone £ 500 perché preghi per Amato (dirò la Santa Messa). Tempo buono. SABATO 24. Ginestreto, ufficio. Suffragio sacerdoti di Ginestreto. Consegno a Giordano il biglietto della Zaffini. Fatti due cartelloni per ghirlanda per Francesconi, cantoniere dell’Arzilla di Ginestreto. Lunga lettera da Venezia dell’ingegner Roberto Gradari che chiede molte notizie33. DOMENICA 25. Collegiata, ad mentem Cafiero Giampaoli (per zia Maria e pel suo figlio). Suffragio per i sacerdoti di Sant’Angelo. Festa di Sant’Agnese con buon concorso di ragazze alla Messa delle 8 ½. Il tempo ne fa un po’ per sorta. Nebbia, vento, sole, acqua. LUNEDÌ 26. Conventino, deposizione Giuseppina Ceccolini. Suffragio monsignor Fares. Giulini torna a chiedere ricerche dei Celli. Segno un biglietto ove dico di averle fatte infruttuosamente. MARTEDÌ 27. Ha piovuto quasi tutta stanotte fin verso le 7 ½, onde non sono andato a Montegaudio per l’Ufficio. Collegiata, pel fu Amato Zaffini. Suffragio per i Zaffini. Al mattino un po’ di tempo buono; ma poi ha ripreso la pioggia più insistente nella serata. Minuta per il manifesto per le Lezioni popolari nella sala “G. Branca”. Ho fatto diverse domande per i tessili UNRRA34. Per noi rivolgersi al Vescovo. MERCOLEDÌ 28. Conventino, Ufficio Rosa Bonazzoli. Intenzione guarigione mia sorella. In Duomo c’è stato funerale di trigesima per l’ex re Vittorio Emanuele III a cura del gruppo monarchico35. GIOVEDÌ 29. Collegiata, ufficio San Michele per fu Garattoni Vittoria. Intenzione come jeri. A Pesaro col servizio. Consegnate a padre Damiani £ 5.000 pel collegio Zandonai inviate da Sandro Andreatini. Pagata la MATER £ 417 pel 1948. Don Guido Fattori mi dice che monsignor Vescovo ha stabilito un sussidio di £ 1.500 (13mila pel 1948) nella distribuzione ajuti al clero povero. A scelta anche in generi. Prenotata pasta, riso, zucchero, stoccafisso. Ritiro alla Buona Stampa il libro dei matrimoni per Ginestreto. 243


Da Montaccini i manifesti per le Lezioni di coltura popolare. Pranzo da Luigi D’Angeli Chiedo a monsignor Stramigioli modalità per i tessili UNRRA. Mi dice che è un bluff perché monsignor Baldelli di Roma dice che non fa nulla, mentre la circolare prefettizia dice che il Clero deve rivolgersi alle proprie autorità. Alla sera doveva esserci adunanza per stabilire i temi delle conferenze popolari: ma è venuto solo il M° Tacconi. Si rimanda a Sabato. A Pesaro ho visto l’arciprete Marcelli che mi dice non aver ancora potuto copiare l’elenco dei militari sepolti colà nel cimitero degli alleati. Don Luigi Betti mi dà il biglietto della Messa per gli Ebrei da spedire a Roma. VENERDÌ 30. Monteciccardo, deposizione Giovanni Vegliò di 83 anni. Suffragio monsignor Bonajuti. Giornata piovosa. Arriva l’ultimo numero dell’“Arte cristiana”. In questi giorni manderò l’abbonamento. SABATO 31. Ginestreto, Ufficio. Suffragio monsignor Tei. Passo dalla signora Rosa Giovannini. Oggi dal Priore gran pranzo per i capi del Genio incivile [sic] di Pesaro. Hanno stabilito che nella prossima settimana andrà all’asta la costruzione del soffitto nella sala del cinema, e che presto sarà fatta la tinteggiatura della chiesa e si inizieranno i restauri dell’Asilo. Se son rose fioriranno!... Ma ancora quanti altri simposii. Oggi erano in sette. Le sette virtù?... o viceversa. Adunanza per stabilire il programma delle Lezioni di coltura che verranno fatte nell’ordine seguente: Lezioni di Coltura Popolare PROGRAMMA - FEBBRAIO Martedì 3 - M° Tacconi, Gli albori del Risorgimento Mercoledì 4 - dottor Spano, Un po’ di igiene Venerdì 6 - don Gabucci, A zig-zag per Pesaro Mercoledì 11 - dottor Spano, Consigli del medico Giovedì 12 - M° Tacconi, L’Italia unita Venerdì 13 - don Gabucci, In giro nel pesarese Mercoledì 18 - Solforati, Geografia fisica Giovedì 19 - Solforati, L’Universo Venerdì 20 - Solforati, La Terra Mercoledì 25 - dottor Lugli, Fra i nostri campi Giovedì 26 - dottor Bonazzoli, Gli animali domestici Venerdì 27 - dottor Lugli, Zootecnia PROGRAMMA - MARZO Mercoledì 3 - dottor Bonazzoli, Come curare le nostre bestie Giovedì 4 - dottor Spano, Pronto soccorso Venerdì 5 - don Gabucci, A casa nostra Sant’Angelo in Lizzola, 10 Febbraio 1943, Il Comitato. Fatto in grande per la sala il giorno 436. 244


NOTE 1 Don Edo Terenzi (1913-2005), parroco di Ginestreto dal 1947. La lettera di Annibaldi è in FG 1.3. 2 Sulle pitture della Pieve di Ginestreto si veda G. ALLEGRETTI (a cura di) Gli affreschi di Ginestreto, “Costellazione”, n. 3, Pesaro 1989. 3 Anche nel Diario di Ottobre 1946 troviamo l’intestazione Rasa, JMJ, D. G. Gabucci. 4 Negli ultimi diari la prima annotazione di quasi tutte le giornate riguarda le Messe celebrate da don Giovanni e l’Ufficio, ossia la preghiera quotidiana. 5 Gratuita, cancellato e sostituito da sì, ma a pagamento. 6 Gli scritti dell’arciprete Guglielmo Betti sono in FG 4.1, Ginestreto, Guglielmo Betti. 7 Tra le due pagine è incollato un foglietto con il seguente testo: Franci Augusto fu Germano fu Mariotti Clelia nato a Sant’Angelo in Lizzola il 1 ottobre 1907, celibe, perito industriale diplomato alla scuola di Fermo. Tenente di Fanteria, complemento nell’occupazione di Sicilia 1943 fu prigioniero in Egitto, rientrato in Italia il 6 Agosto 1946. Già impiegato con la ditta di costruzioni edilizie di Cattolica - Ricci con cantiere anche a Roma. 8 La ricevuta del versamento è incollata alla pagina del diario. 9 Anche in questo caso la ricevuta del versamento è incollata alla pagina. 10 Guido Marcucci (1904-2000), genero di Giuseppe Andreatini (aveva sposato sua figlia Adria), medico condotto a Monteciccardo e Montecchio. Guido Marcucci era figlio di Domenico, a sua volta medico condotto a Montelabbate. 11 Le Memorie di Candelara dell’abate Buresti, ms del 1879, sono state pubblicate da Grazia Calegari per Fausto Cecchini ed., Pesaro 1993. 12 Secondo le intenzioni del Pontefice. 13 Finn Malgrem (1895-1928), che nel 1928 prese parte alla spedizione italiana del generale Umberto Nobile, che sorvolava il Polo Nord col dirigibile Italia. Al terzo volo il dirigibile si schiantò, e Malgrem insieme con altri due ufficiali italiani, Adalberto Mariano e Filippo Zappi decise di raggiungere a piedi la Baia del Re per chiedere soccorsi; ferito a una spalla, sentendo che le forze lo abbandonavano, chiese ai compagni di lasciarlo indietro e proseguire da soli (http://it.wikipedia.org/wiki/Finn_Malmgren; 29 gennaio 2011, 9.10). 14 La ditta Cucirini Cantoni Coats, fondata nel 1890, dai primi del ‘900 una tra le principali produttrici mondiali di filati e articoli per ricamo (http://www.coatscucirini.com; 29 gennaio 2011, 9.20). 15 Gabucci si riferisce forse a monsignor Francesco de’ Marchesi Canali (1788-1846), che fu vescovo di Pesaro dal 1839 al 1845 (CH, Canali; 29 Gennaio 2011, 9.40). Il Diario 1946 si conclude qui; le annotazioni riprendono dal 1° Ottobre 1947. Curiosamente i tre quadernetti 1947 non riportano Rasa, ma solo JMJ - D. G. Gabucci. 16 Annita Ruggeri Andreatini, moglie di Giuseppe, era figlia del farmacista Ivo Ruggeri di Rio Salso. 17 Don Dario Mei (1918-1989), dal 1947 al 1952 fu Economo del Seminario e Direttore dell’Ufficio amministrativo diocesano. 18 Renato Fastigi (1904-1997), antifascista, tra i fondatori del Comitato di Liberazione Nazionale della provincia di Pesaro, fu sindaco della città dal 1946 al 1958 (CB; 29 gennaio 2011, 10). 19 A Montecchio e Gradara ci sono oggi due cimiteri di guerra che accolgono i resti dei soldati del Commonwealth caduti durante i combattimenti per lo sfondamento della Linea Gotica, nell’Estate del 1944. 20 Kadosh, sacro in ebraico, significa letteralmente separato, distinto. 21 Il 18 ottobre la chiesa cattolica ricorda San Luca evangelista. 22 La festa della Beata Vergine delle Grazie, o festa del Voto, si celebra la terza Domenica di Ottobre e ricorda il voto fatto dai pesaresi alla loro compatrona affinché facesse cessare la dilagante epidemia di colera del 1855 (http://www.arcidiocesipesaro.it/index.php/parrocchie/93-elenco-parrocchiee-chiese/433-santuario-madonna-delle-grazie.html; 29 Gennaio 2011, 11). 23 Anche in questo caso i tagliandi di ricevuta sono incollati al quadernetto. 24 Non sappiamo con certezza a quale lavoro si riferisca Gabucci ma probabilmente la giapponese è la cera giapponese, sostanza estratta dalle bacche di un albero, particolarmente oleosa, utilizzata anche nella tecnica pittorica dell’encausto (A. TURCO, Nuovissimo ricettario chimico, Hoepli, 1990; p. 297).

245


25

Il Diario riprende su un altro quadernetto. Ufficio Comunale Statistico Economico dell’Agricoltura. 27 Responsabile territoriale del Touring Club Italiano. 28 La Facoschialisina Zambeletti era un collirio per la cura della cataratta incipiente (http://cgi.ebay. it/FARMACIA-collirio-Zambeletti-/250740748198; 30 gennaio 2011, 16). 29 L’ultimo dei Diari di Gabucci è intestato D. G. Gabucci, JMJ, Anno Domini 1948. 30 Tra il 1938 e il 1948 Gabucci lavorò a più riprese a uno stemma per il Comune di Tavullia che però non fu, almeno a quanto risulta a tutt’oggi, mai realizzato. La vicenda dello stemma si intreccia a quella del cambio di nome da Tomba a Tavullia: il 24 novembre 1938 don Giuseppe Garattoni scrive a don Gabucci chiedendogli uno stemma che si confaccia ai tempi moderni e al nome prescelto Pinezia: Noi per esempio pensiamo ad uno stemma che abbia sullo sfondo un castello (bene si presterebbe l’antico castello di Montelevecchie) circondato da pini e in primo piano un terreno coltivato, ove un aratro con buoi ara, oppure un contadino semina o miete. Il 22 dicembre don Garattoni informa don Gabucci che lo stemma è piaciuto assai a tutte le Autorità ed è desiderio che resti anche per il nuovo nome Tavullia, dato a Tomba. Si tratta solo di cambiare la pianta, lasciando il resto che va bene. Secondo il parere nostro, bisognerebbe disegnare un fiume, il Tavollo e scrivere sulle sponde: Marche - Romagna, possibilmente in latino, per dare più importanza storica al confine delle due regioni. Il 30 dicembre don Gabucci invia due versioni dello stemma modificato secondo le richieste, accompagnato dalla seguente descrizione: I - Ha sapore araldico, e nello spaccato ov’era il pino è raffigurato il fiume col nome latino: TAVULLUM.; II - È più... poetico [a matita, sopra, “verista”] perché sul terreno fra le colline scende il fiume che divide le due regioni, le quali vengono indicate dai due cippi romani, uno con la leggenda = MARCHIA ANCON(ITANA) (che è il vero nome della nostra regione), l’altro con la scritta ROMANDIOLA. Il 21 marzo 1948 il Consiglio Comunale approva all’unanimità il bozzetto dello stemma, che risulta molto indovinato, incaricando don Gabucci di tradurlo nei colori araldici per ottenerne l’approvazione; in data 17 luglio 1948 il Sindaco trasmette a don Gabucci la lettera con cui la prefettura autorizza il Comune a predisporre quanto occorra per la redazione del bozzetto per il nuovo stemma comunale che, tradotto nei colori araldici, dovrà successivamente ottenere la preventiva autorizzazione delle leggi vigenti in materia. La vicenda si interrompe qui: il 31 luglio, lo scrittore Igino Balducci, originario di Tavullia, interpellato da don Gabucci circa lo stemma gli scrive Lo stemma è bello, è nobilmente bello, tale da indurre, in chi in questa terra nacque, quasi una impercettibile punta di orgoglio; e la passione tenace con la quale tu tratti l’argomento, mi commuove. Il 20 gennaio 1949, circa quattro mesi dopo la morte di don Giovanni, il Sindaco chiede al Priore di Sant’Angelo se tra le sue carte si sia rinvenuto lo stemma... e, in caso contrario, far conoscere l’indirizzo dei parenti ai quali codesta Amministrazione potrebbe rivolgersi (FG 4.3, Tavullia, Stemma). 31 Monaldo Leopardi, Annali di Recanati, Loreto e Porto Recanati, a cura di R. VUOLI, Varese 1945. 32 Cfr. FG1.2, Congregazione di Carità. 33 Cfr. FG1.2, Gradara e Gradari. 34 United Nations Relief and Rehabilitation Administration, organizzazione umanitaria internazionale costituita a Washington (U.S.A.) il 9 novembre 1943 allo scopo di fornire aiuto e assistenza immediati ai paesi più colpiti dalla guerra. In Europa l’UNRRA cominciò a operare in Europa nel 1944, non appena le forze alleate iniziarono la liberazione dei paesi mediterranei e balcanici, e cessò la sua azione nel 1947. O progetti rimasti in sospeso vennero ereditati dall’Organizzazione internazionale per i rifugiati, dall’Organizzazione mondiale per la sanità e dal Fondo internazionale d’emergenza delle Nazioni Unite per l’infanzia (che diventerà in seguito il Fondo delle Nazioni unite per l’Infanzia - UNICEF) (United Nations Relief and Rehabilitation Administration, da http://www.lombardiabeniculturali.it/archivi/profili-istituzionali/MIDL000233; 30 Gennaio 2011, 11). 35 L’ex re d’Italia era morto ad Alessandria d’Egitto il 28 Dicembre 1947. 36 Qui termina il Diario 1948, l’ultimo di quelli conservati nel Fondo Gabucci dell’Archivio storico diocesano. 26

246


COMMIATO


A CASA NOSTRA - COMMIATO Ancora una parola. Così abbiamo finito le nostre lezioni di Coltura Popolare, ed il vostro intervento numeroso ed attento ha dimostrato il vostro desiderio di apprendere. Io, anche a nome degli egregi colleghi che hanno sminuzzato il loro sapere per infonderlo nelle vostre menti e nei vostri cuori, vi ringrazio sentitamente tanto per la presenza come per l’attenzione con la quale avete ascoltato le nostre lezioni. Speriamo che anche in avvenire se le circostanze lo permetteranno, e se Dio ci terrà in vita, di riprendere con maggior entusiasmo questo corso di lezioni, perché come ricordava l’amico Solforati nati non fummo a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza; perché possiamo acquistare questa conoscenza non solo studiando da sé, ma anche ascoltando quelli che ci dicono qualcosa di buono. Perciò, grazie e arrivederci quest’altr’anno! Sac. Giovanni Gabucci*

* A casa nostra, cit., Commiato (ApSA)

248


249




In queste due pagine: Sant’Angelo in Lizzola, 13 Febbraio 1943. Battaglia a palle di neve in piazza IV Novembre (raccolta Famiglia Carlo Salucci, Sant’Angelo in Lizzola). A pagina 263: l’ingresso della Sala Giovanni Gabucci dell’Archivio storico diocesano di Pesaro. Nella pagina dell’Indice: Giovanni Gabucci a braccetto con Giovanni Branca, disegno di Mario Franci da Personaggi d’altri tempi, versi del prof. Enrico Garattoni, schizzi del prof. Mario Franci (dattiloscritto, Sant’Angelo in Lizzola, s.d.; raccolta Elisa Antonini, Sant’Angelo in Lizzola).

252


RINGRAZIAMENTI

Don Igino Corsini e Archivio storico diocesano - Pesaro Don Giuseppe Cenci - Parrocchia di San Sebastiano Martire, Monteciccardo Don Marzio Ciacci - Parrocchia dei Santi Quirico e Giulitta, Montelabbate Don Enrico Giorgini - Parrocchie di San Michele Arcangelo di Sant’Angelo in Lizzola e Montegaudio Don Adelio Battarra - Pesaro Don Raffaele Mazzoli - Pesaro Archivio di Stato - Pesaro Archivio storico comunale - Monteciccardo Archivio storico comunale - Sant’Angelo in Lizzola Archivio storico comunale - Tavullia Famiglia Cesare Antonini e Associazione “G. Branca” - Sant’Angelo in Lizzola Elisa Antonini - Sant’Angelo in Lizzola Emo Baiocchi - Ginestreto, Pesaro Giovanni Barberini - Monteciccardo Elvezia Baronciani Zaffini - Ginestreto, Pesaro Gabriele Bonazzoli - Monteciccardo Giancarlo Cacciaguerra Perticari - Sant’Angelo in Lizzola Grazia Calegari - Pesaro Famiglia Corsini-Terenzi - Pesaro Anna Donati - Sant’Angelo in Lizzola Gabriele Falciasecca - Pesaro Ambra Franci - Milano Costanza Garattoni - Sant’Angelo in Lizzola Nerina Galanti Gattoni e Armando Galanti - Ginestreto, Pesaro Gabriella Giampaoli - Pesaro Maria Giorgi Cappelletti - Montegaudio, Monteciccardo Leonella Giovannini - Sant’Angelo in Lizzola Antonino Emma - Pesaro Benito Lazzari - Sant’Angelo in Lizzola Famiglia Macchini Gambini e Gina Giovanetti Macchini - Pesaro Angelo Marcolini - Pesaro Agla Marcucci Gattini - Pesaro Giovanni Marcucci - Montelabbate Eleonora Mariotti Travaglini - Pesaro Famiglia Giorgio Ortolani - Pesaro Simona Ortolani - Pesaro Emilia Paolucci - Pesaro Gianni Pentucci - Pesaro Filippo Pinto - Pesaro Famiglia Carlo Salucci - Sant’Angelo in Lizzola Graziella Salucci Stiassi - Bologna Maria Assunta Salucci - Soave Dante Simoncelli - Pesaro Paola Solforati - Sant’Angelo in Lizzola Lina Toni Donati - Sant’Angelo in Lizzola Grazie, infine, a tutto lo ‘staff’ dell’Archivio storico diocesano di Pesaro 253


NOTA BIBLIOGRAFICA 1. PUBBLICAZIONI DI GIOVANNI GABUCCI Di seguito diamo un elenco delle pubblicazioni reperite nel corso della sistemazione del Fondo Gabucci presso l’Archivio storico diocesano di Pesaro. Non è stato possibile rintracciare con certezza corrispondenze e articoli su periodici locali, in larga parte non firmati. Per commemorazioni e altri scritti d’occasione rimandiamo all’inventario del Fondo Gabucci. > Briciole di storia della chiesa pesarese, dal “Bollettino Diocesano”, Pesaro*: Festa per la beatificazione di Serafina Sforza nel 1754, “Bollettino Diocesano”, Settembre 1919 (par. 123) La cena degli apostoli di Montelabbate, Id., Ottobre 1919 (par. 146) Gli affreschi di Santa Maria di Limata, Id., Febbraio 1920 (par. 220) Il pittore Ciro Pavisa, Id., Agosto 1920 (par. 41) Il colera a Sant’Angelo in Lizzola nel 1855, Id., Dicembre 1920 (par. 97) Cenni storici sull’Ordine e sulla Vergine delle Grazie, Id., Luglio 1922 (par. 52) Un cimelio eucaristico: la pisside eburnea, Id., Aprile - Maggio 1923 (par. 79) Il sacro corpo di San Terenzio, Id., Settembre 1923 (par. 173) Su un mosaico allegorico della chiesa Cattedrale di Pesaro, Id., Ottobre 1923 (par. 193) Pio VII a Pesaro, Id. Gennaio - Febbraio 1924 (par. 234). > Articoli pubblicati su “Studia Picena” pubblicazioni del Pontificio Seminario Marchigiano Pio XI, Fano: Le curiosità di un libro di battesimi, vol. I, 1925 Elenchus Ecclesiarum Pesaro, vol. IV, 1928 La patria di Giovanni Branca, vol. VI, 1930 I chierici della Marca Superiore da Pio X (3 febbraio 1910), vol. XV, 1940 Il pesarese Giovan Francesco Muccioli vescovo di Messene, Id. > I pittori fanesi Morganti a Pesaro, in “Atti e memorie” della Deputazione di Storia Patria per le Marche, serie V, vol. IV, 1939 (nel Fondo Gabucci è conservato l’estratto dell’articolo di Gabucci, Fabriano 1941) > Sant’Angelo in Lizzola, in ORESTE TARQUINIO LOCCHI, La Provincia di Pesaro e Urbino, Roma 1934** > I Santi di Pesaro, calendario della Giunta Diocesana (anno I, Pesaro 1936), con incisioni di don SALVATORE SCALOGNINI > collaborazione a PASQUALON (ODOARDO GIANSANTI), Poesie in vernacolo pesarese - Opera omnia, Pesaro 1934 254


2. PUBBLICAZIONI SU GIOVANNI GABUCCI CRISTOFORO MAMBRINI, Per Giovanni Gabucci, Urbania 1949 ADELIO BATTARRA - PACIFICO CRISTOFANELLI, Don Giovanni Gabucci, 1888 - 1948, verso il centenario della nascita “Il Nuovo Amico”, 25 Maggio, 8 e 22 Giugno 1986 DON CIRO SCARLATTI (SFERZA), Poesie, a cura di DANTE SIMONCELLI, Pesaro 1997. KATJA DEL BALDO, Appunti sull’eredità di Giovanni Gabucci, in “Frammenti” - Archivio storico diocesano di Pesaro, n. 5, Pesaro 2000; pp. 243-280. Ricordi su Giovanni Gabucci e la sorella Angelina sono contenuti in LAURA MARCUCIl cuore in viaggio, Roma 2000.

CI,

* l’elenco è stato pubblicato da don Igino Corsini nella Presentazione a “Frammenti”, n. 1, 1994, p. 8 e p. 10. ** In realtà, come confermano Diari e lettere, Gabucci fornì notizie anche per le schede di altri castelli della zona, tra i quali Ginestreto, Monteciccardo, Montegaudio, Monte Santa Maria.

255



INDICE DEI NOMI

L’indice non comprende i nomi citati nelle introduzioni; sono state escluse alcune voci poco rilevanti e quelle che, al contrario, compaiono in quasi tutte le pagine. In corsivo, i riferimenti alle note.


A

Albertone, Giovanni 66 Amatori, don Aldo 188 Andreatini, don Antonio 158, 234-235 Andreatini, don Domenico 52, 57, 222, 234, 235 Andreatini, Giuseppe 12, 42, 64, 70, 114, 120, 123-124, 126, 130, 132, 148-149, 156, 170, 172, 182, 184, 202, 206-207, 219, 229, 235, 238-239, 246 Andreatini, Sandro (Alessandro) 64, 70, 159, 165, 203, 207, 227, 235 Andreatini Ruggeri, Annita 228, 231, 245 Angelina vedi Gabucci, Angela Angelini, don Antonio 111, 113, 221, 233, 243 Angelini, don Nazzareno 53, 57, 76, 79, 81, 107, 120, 126, 128-129, 131, 144, 146, 168, 173, 195, 242 Annibaldi, Giovanni 220 Appiotti, Zenone 20 Asioli, monsignor Luigi 50, 51, 56, 158 Aurati, don Agostino 198, 207

B

Bacchiani, don Arturo 191 Badioli, Maria Teresa 136 Baldelli, don Vittorio 53, 57, 243 Baldini, Antonio 16 Ballarini Salucci, Emma 79, 124, 127, 205 Barbanti, don Ercole 83, 109, 235, 240 Barbieri, don Antonio 65, 69, 70, 108, 135 Bartoccetti, monsignor Vittorio 152-153, 156, 158, 167, 172, 191 Bartoli, don Gaetano 36, 60-61, 63-65 Bartoli Marcolini, Elisa 158, 240 Bartoli, Pietro 19 Bassi, Alessandro 20, 32, 81, 84, 112, 116, 118, 121, 125, 127-128, 130-133, 143-144, 147149, 156, 158, 190-191, 199, 213, 217, 231, 236, 238 Battarra, Attilio 38, 42 Battarra, don Adelio 40, 42, 229 Becci, Antonio 122, 136 Becci, monsignor Cesare 16, 36 Bendoli, Angelo 82, 90, 152, 236, 243 Benedetti, monsignor Cesare 28 Benedetti, monsignor Giovanni 28 Benvenuti, don Gaetano 148, 151, 153, 164, 166, 173 258

Bernardi, Ausilio 93 Bernardino da Monte Colombo, padre 55, 6465, 223 Betti, don Gaetano 62, 70, 81, 238 Betti, don Giovanni 86-87, 90, 106-107, 109, 120, 152, 156, 193, 202, 236 Betti, don Guglielmo 109, 120, 124, 135, 143144, 156, 202, 221, 224-225, 242, 245 Betti, Paolino 223 Bilancioni, Alfredo 213 Bilancioni, Casilde 197 Bilancioni, don Guglielmo 227 Boccalaro, Giacomo vedi Boccalaro, Jacopo Boccalaro, Jacopo 18, 28, 31 Bonajuti, monsignor Carlo 45, 55, 232, 234, 244 Borgonovo, Padre Giustino 142-143, 171 Borromeo, monsignor Luigi Carlo 101 Bracci, Angelo 153, 159 Bracci, don Roberto 61, 70, 109, 111, 178, 224 Bracci, Gino 213, 217 Branca, Giovanni 16, 18-28, 33, 122, 166 Bree, Johannes Bernardus van 53, 82, 86, 90, 129, 133 Brocanelli, don Giuseppe 42, 151, 186, 201, 207 Bruscolini, don Cesare 53, 57, 66, 69, 79, 126, 131, 180

C

Cacciaguerra, Giuliano 114-115, 120, 160-161, 169, 197, 200, 215, 239 Cafasso, Don Giuseppe 204 Cantarini, Simone 23, 32, 216, 226 Capanna, Duilio 62, 64, 113, 124, 160 Capecelatro, Cardinale Alfonso 191-192, 206 Carloni, Arnaldo 148, 171 Casoni, don Aroldo 87, 91, 94-98, 113, 115, 129, 133-134, 148, 194, 200, 236 Cassi, Francesco 21, 121 Castelli, padre Ettore 49-50, 56, 60, 148, 225, 234, 162-163, 169 Cattaneo, don Severino 61, 63-65 Ceccarini, don Augusto 82, 85, 90, 110, 123129, 152-153, 236 Cecchini, don Antonio 66, 71 Cecchini, don Terenzio 67, 71, 230 Chiari Rizzi, Bice 214


Ciccoli, Pietro 17, 32 Cinti, Arrigo 30, 33, 88 Clemente II 14, 31, 238, 241 Clemente XI 32 Costantini, don Giuseppe 84, 90, 107, 120, 124, 133, 142-143, 149, 158, 190, 232, 237, 240 Cristofanelli, Pacifico 40, 42 Cugnasca, don Martino 161-162, 173

D

D’Angeli, don Luigi 70, 102, 113-114, 126, 177, 197, 231, 233, 244 Damiani, don Pietro 234, 242-243 Della Chiara, Aroldo 57 Della Chiara, don Giuseppe 35-36, 41, 53, 57, 239 Della Rovere, Francesco Maria II 15 Della Rovere Mamiani, Terenzio v. Mamiani, Terenzio Desclée, libreria-editrice 160, 162-163, 173, 207 De Simone, cardinal Gennaro 135 De Praetis-Bussi, cardinal Giovan Battista 23, 32 Dionigi, Guido 19 Dionigi, Luigi 81, 84 Diplovatazio, Tommaso 14-15, 31 Donati, Donato 188, 196 Donati, don Olindo 88, 91, 116, 118-119, 136, 192, 194

F

Fantaguzzi, Famiglia 26 Fares, monsignor Clemente 55, 70, 188, 231, 243 Fastigi, Renato 229, 245 Fattori, don Guido 231, 233, 241, 243 Federici, don Adolfo 165-166 Federici Gualtiero (editore) 216 Ferri, don Aurelio 61-62, 70, 113, 126, 191194, 236 Ferri, monsignor Luigi 49, 162, 173 Ferrini, don Carlo 189 Filippini, don Angelo 94, 104, 180 Filippini, Francesco 33, 216, 220, 240 Filippini, Romolo 24, 33, 114, 122-123, 131132, 157-158, 182, 202, 207, 231, 240 Foschi, Giovanni 85-86

Foschi, monsignor Gabriele 28 Franca, don Giovan Battista 95, 97, 110, 235, 237-238 Franceschini, monsignor Vincenzo 49-50, 75, 234 Franci, Augusto 211, 222, 224, 245 Franci, Mario 27, 33

G

Gabucci, Andrea 7, 31, 35-42, 71 Gabucci, Angela (sorella) 7, 31, 35-42, 46, 48, 53, 75, 87, 89, 123-126, 128, 140, 147, 156, 161, 170, 180, 198, 203, 224-227, 238, 240, 243 Gabucci, Domenico 35, 37 Gabucci, don Francesco 36, 37, 47 Gabucci, Giovanni 35 Gabucci, Giuseppe 35, 36 Galbiati, padre Benedetto Giovanni 171 Garattoni, don Giuseppe 112, 136, 246 Garattoni, Egisto 151 Garattoni, Enrico 81, 115, 144-145 Garattoni, Geronte 114, 120 Garattoni, Nerino 221 Garattoni, Vasinto 12, 14, 24, 233 Gasquet, cardinale Francis Aidan 139, 141, 171 Gaudenzi, monsignor Pietro 104, 134, 177, 182, 186, 204-206, 231, 235-236, 241 Gemelli, padre Agostino 48 Gennari, Valdemiro (Valdimiro) 20, 36 Gerunzi, Fernanda 132 137 Giampaoli, Anarchia 115, 152 Giampaoli, Cafiero (Caffiero) 23, 221, 237, 241, 243 Giampaoli, Vincenzo 132 Giannoni, Achille 62, 64, 81, 83, 86, 113-114 Giannoni, don Riccardo 41, 69, 75, 79, 135, 180, 240 Giannoni, Giulio 41 Giansanti, Odoardo 76, 79, 113, 115, 121, 125-127, 130, 185, 206 Giardini, don Giuseppe 112, 136 Giorgi, don Icaro Giuseppe 94, 98-102, 104105, 151, 179, 223, 237 Giovannetti, don Bernardino 26 Giumetti, Anselmo 81, 87 Gradari, Roberto 243, 246 Gregori, don Aldo 224, 238 Gregori, don Carlo 95, 104, 107-108 259


Guanella, don Luigi 140-141, 169, 171, 173, 180, 191 Guercino 23 Guidi, Gino (Luigi) 29, 30 Guidi, Luigi (professor) 29 Guidomei, Venanzio 17, 32 Guiducci, don Giuseppe 68, 71, 94, 121-122, 130, 137, 153

H

Haller, Michael 53, 80, 112 Hegglin, don Leo 191-192 Hoepli, Ulrico, editore 122, 244

I

Interdonato, Stefano 115, 136

K

Katterbach, padre Bruno 140, 159-160, 169, 173, 222, 229

L

Lapi, don Agostino 23 Lardoni, Cesare 12, 68-69, 71, 112, 114, 131132, 148-149, 190-192, 195 Lazzarini, Gianandrea, 3, 31-32, 45, 193, 212, 216, 217 Lentini, padre Anselmo 140, 171 Leone XIII 55, 141 Liverani, Antonio 21, 32 Liverani, Romolo 21, 32 Locchi, Oreste Tarquinio 90, 184, 205 Lombrassa, Nino 126, 137, 242

M

Macchini, Mario 93, 102, 105 Macnez, Beatrice 21, 120 Macnez, Umberto 21, 120 Magi, don Andrea 125, 137 Mambrini, Cristoforo 13, 31, 85, 88, 120-121, 136, 149, 201, 207 Mamiani, Giulio Cesare 15,27 Mamiani, Giulio Cesare III 16 Mamiani, Giuseppe 23 Mamiani, Terenzio 15, 28, 33, 117 Mamiani, Vincenzo 18 Mancini, Andrea 35, 41 Mancini, don Cesare 89, 91 260

Mancini, Fortunata 7, 35, 41 Mancini, Mario 109, 123, 182 Marcelli, don Giuseppe 107, 166-167 Marcelli, don Pietro 66, 79, 183, 194, 231-232, 245, Marchetti, Orilio 102, 222 Marchionetti, don Enea 197, 207, 222, 229230 Marchionni, monsignor Oreste 195, 200, 202, 206 Marcolini, Anco Marzio 175, 177, 202, 204 Marcolini, Andrea 20, 32 Marcolini, Angelo 80 Marcolini, Camillo 14, 31 Marcolini, Luigi 193, 222, 229 Marcolini, Marco 32,132, 234 Marcucci, Domenico 245 Marcucci, Guido 226, 245 Marioni, Giuseppe 82, 90 Mariotti, Fernando 127, 137 Mariotti, don Luigi 110, 135 Mariotti, Nazzareno 15 Mariotti, Scevola 153, 172 Martire, Egilberto 133-134, 137 Mattioli, Guglielmo 53, 129, 136, 158 Mazza, don Ugo 129, 135, 225 Mazzoli, don Raffaele 56, 191, 192, 228 Mazzucchi, don Leonardo 161-162, 168, 173, 192 Meda, Filippo 159-160, 162-163, 173 Mei, don Dario 229-230, 233, 236-237, 245 Michetti, Maria 122, 125, 128, 130 Milani Zazzeri, Luigia (Gigia) 53-54, 57, 67, 116 Mingucci, monsignor Giuseppe 69, 71, 89, 123, 130, 132, 151-152, 159, 169, 188, 192, 198, 241 Molari, don Adolfo 95, 104 Molaroni, monsignor Romolo 32, 45, 52-53, 55, 59-60, 63, 70, 75, 188, 224 Monti, Enrico 117, 136 Monti Mazzucato, Emilia 107, 116-117, 121, 156-160, 190, 192, 197, 240 Monti Perticari, Costanza 20 Monti, Vincenzo 20-21 Morselli, Ercole Luigi 16, 30, 33, 88, 140 Mosca, don Luigi 222 Mosca, monsignor Secondo 7, 189, 191 Muccioli, monsignor Pierfrancesco 28, 33 Mugnai, Umberto 120


Musco, Angelo 127, 137 Mussolini, Arnaldo 184, 205 Mussolini, Benito 107, 156, 172, 190, 211, 217

N

Nardelli, don Agostino 85, 160, 162, 173, 175, 182, 193, 204-205, 231, 241 Negri, don Riccardo 140, 163, 169, 173 Nicolò V 188 Ninchi, Annibale 211, 217 Nobili, don Adamo 107, 119, 133, 145, 147, 150, 152, 157, 240 Novelli, Augusto 136 Novelli, Ermete 136

O

Olivieri, Annibale Degli Abbati 15, 31, 70 Olmeda, Nazzareno 104-105, 112 Ortensi, don Remo 42, 186, 193, 199, 201, 207 Ortolani, don Salvatore 68, 71, 102, 111, 177

P

Paci, don Armando 189, 195-196, 198, 206207 Paci, Giulio 200 Paci, don Giuseppe 232, 238, 240 PandolďŹ , Giovanni Giacomo 26, 33, 226 Paolucci, Carlo 16, 31 Paolucci, monsignor Guido 54, 163-164, 166167, 198, 232-233, 207 Paolucci, Renato 27 Pascucci, don Antonio 146 Pasqualon vedi Giansanti, Odoardo Pasquini, padre Carlo 55, 156-158, 169, 191, 192, 194, Pavisa, Ciro 78, 79, 135 Pavoni, Antonio 20 Perosi, Lorenzo 53, 54, 57, 81, 85, 112, 130, 167, 228 Perticari, Costanza 132, 143 Perticari, Giulio 20, 23, 29, 114 Perticari, Gordiano 21, 29 Pessina, don Luigi 162-164 Pianta, Francesco il giovane 23 Piergiovanni, don Attilio 55, 100 Piergiovanni, Giuseppina 89, 25 Piergiovanni, monsignor Luca 45, 55, 61-62,

68-69, 71, 79, 125, 224, 231 Pio X 48-50, 54, 71 Pio XI 17, 88, 134, 137, 140, 162, 204 Pio XII 243 Pirazzini don Michele 147, 171, 223 Polidori, Giancarlo 212-217 Polvara, monsignor Giuseppe 11, 199 Porta, monsignor Bonaventura 40, 55, 70, 76, 93-105, 109, 135, 140, 160, 163, 173, 175, 185, 189, 204-206 Pozzi, Arrigo 82 Praga, Marco 136 Previtali, don Luigi 140, 159, 166, 172 Pugliese, Samuele 13, 31 Puntellini, don Giuseppe 57, 182 Pustet, libreria-editrice 160, 163-164, 166, 173

R

Ranuzzi de Bianchi, cardinal Vittorio Amedeo 163, 173 Ravanello, Oreste 53, 57, 61, 62, 234 Razzolini, Attilio 133, 137 Renzi, don Marino 135, 194 Ricci, monsignor Giambattista 49 Rossini, Gioachino 20, 29

S

Sallua, Giovan Battista 32, 33 Sallua, Vincenzo, 33 Salotti, cardinal Carlo 48, 50, 56 Sarti, monsignor Enrico 61-71 Savoldelli, don Giovanni 168 Scagnetti, Luigi (Gigino) 111, 160, 161 Scalognini, don Salvatore 186, 189, 195-196, 206, 231, 236, 238, 241 Scarlatti, don Ciro 45, 54-55, 57 104, 107-108, 110, 120, 130, 135, 146, 182, 200, 207 Serra, Luigi 112, 136-137, 146, 160, 210, 236 Sferza vedi Scarlatti, don Ciro Sgarzini, don Ciro 82, 90 Simoncelli, don Terenzio 89, 235 Solforati, Luigi 81, 85, 142-143, 148, 159 Solforati, Nazzareno 67, 68, 81 Solmi, Carlo 123, 137 Spadoni, don Pio 7, 38, 40, 42, 201-202, 205, 221, 236 Spinaci, Eutizio 111, 135 Stortoni, don Luigi 182, 193-194, 205, 239, 241 261


Stramigioli, don Francesco 7, 44, 55, 64, 84, 89, 123, 129, 158, 182, 205, 224, 235, 237, 241, 244

T

Tacconi, Duilio 121, 124, 140, 143, 149, 157, 190, 202, 221, 224, 228-229, 241, 242, 244 Tebaldi, don Giuseppe 84, 87, 90, 112, 115, 120, 123, 127-129, 132-133, 142-143, 145, 152, 156, 241 Tei, monsignor Paolo 45, 52, 54, 57, 61, 188, 232, 344 Terenzi, don Edo 220, 245

U

Ugolini, don Antonio 109, 112, 146 Ugolino Malatesta delle Camminate, beato 100, 102, 105 Urbinati, Angela 41, 47 Urbinati, Giovanni 41

V

Vaccaj, Giulio 188 Venanzi, Giovanni 32

262

Venerucci, don Ercole 89, 94-95, 180 Vernarecci, monsignor Augusto 63-64, 67-68, 70, 216 Viani, don Stefano 111, 128, 130, 135, 188189 Vichi, monsignor Enrico 49, 62, 70, 158, 189, 197

Z

Zacconi, Ermete 136 ZafďŹ ni, Aldegonda 121-122, 128, 221, 225, 228, 241, 243 ZafďŹ ni, Amato 19, 128, 225-226, 241, 243 Zandonai, Riccardo 211 Zazzeri, don Vitale 17, 35, 47, 52- 54, 67, 69, 77, 79, 84, 89, 107, 109-110, 113, 119-121, 128-130, 142, 154-155, 162, 172, 175, 180182, 205 Zazzeri, Raimondo 53, 57, 67 Zecchini, Antonio 32




SOMMARIO Saluti introduttivi Avvertenza per la lettura

p. I p. XIV

Il facchino e i suoi bauli

p. 1

PROLOGO

p. 7

ATTO I > 1 A casa nostra. Sant’Angelo in Lizzola, 13 Marzo 1948 > 2 Sant’Angelo in Lizzola, 9 Febbraio 1888 > 3 Sant’Angelo in Lizzola, 28 Giugno 1912 > 4 Sant’Angelo in Lizzola. Quel che capita,1914 - 1915

p. 9 p. 11 p. 35 p. 45 p. 59

ATTO II > 1 Montelabbate, 1916 - 1920. Il tempo della guerra e della spagnola > 2 Quel che succede, 1921 - 1922 > 3 13 Marzo - 13 Agosto 1922. Il romanzo di Montelevecchie > 4 Dalla voce dei vecchi,1923 - 1925. > 5 Roma, 1926 - 1929. Giovanni Gabucci, archivista e paleografo > 6 Dar corpo alle ombre, 1930 - 1939

p. 73 p. 75 p. 81 p. 93 p. 107 p. 139 p. 175

ATTO III > I 1940 - 1943. Con lo schianto nel cuore > 2 1946-1948. Kadosh, il vinsanto, i fischioni. El pret de Pramprèn

p. 209 p. 211 p. 219

COMMIATO

p. 247

RINGRAZIAMENTI NOTA BIBLIOGRAFICA INDICE

p. 253 p. 254 p. 257




finito di stampare nel Febbraio 2011 da SAT - Sant’Angelo in Lizzola (PU)



UNIONE DEI COMUNI PIAN DEL BRUSCOLO

UNIONE DEI COMUNI PIAN DEL BRUSCOLO

Cristina Ortolani

IL FACCHINO DELLA DIOCESI

Cristina Ortolani

Schietto e arguto, dotato di un ingegno brillante e di una favella che non risparmiava i suoi strali nemmeno al Vescovo, don Giovanni Gabucci (1888-1948) ha percorso Pesaro e le sue colline documentandone storia e storie con verve inconfondibile e intuito sicuro. La figura di don Giovanni rivive qui attraverso diari, taccuini, disegni e tutto il multiforme materiale del suo archivio, lasciato in eredità alla Diocesi di Pesaro.

IL FACCHINO DELLA DIOCESI - GIOVANNI GABUCCI (1888-1948)

GIOVANNI GABUCCI (1888 - 1948)

I

QUADERNI DELLA MEMOTECA


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.