Mombaroccio per Ciro Pavisa (2005)

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Mombaroccio per

Ciro

Pavisa 1890-1972

Comune di Mombaroccio

Provincia di Pesaro e Urbino

Sistema Provinciale di Arte Contemporanea

“Ciro Pavisa da Montebaroccio”

C

on questo itinerario espositivo, promosso in collaborazione con il Sistema Provinciale di Arte Contemporanea (SPAC) e con il concorso di numerosi Enti religiosi e Associazioni, l’Amministrazione Comunale di Mombaroccio intende avviare una prima ricognizione intorno alla figura del pittore Ciro Pavisa, nato a Mombaroccio, in località Passo del Beato Sante il 7 marzo del 1890. Schivo e appartato, Ciro Pavisa ha fatto della riservatezza la cifra di una vita, al punto che, nonostante siano passati appena trentatré anni dalla scomparsa, avvenuta a Pesaro nel 1972, non è stato agevole ricostruire con esattezza le tappe della sua ultrasessantennale attività di artista e insegnante. Nell’impossibilità di affrontare sistematicamente in questa sede una lettura critica dell’opera di Pavisa ne sono stati individuati alcuni temi portanti, tenendo sempre presente il legame con il mai dimenticato territorio d’origine. Punto di partenza è stato il saggio che Grazia Calegari dedicò al pittore nel 1980, apparso sull’insostituibile Arte e immagine tra ottocento e novecento - Pesaro e provincia, integrato Iniziativa promossa da Comune di Mombaroccio SPAC - Sistema Provinciale di Arte Contemporanea della Provincia di Pesaro e Urbino Progetto artistico e cura delle esposizioni Cristina Ortolani e Simonetta Bastianelli Consulenza scientifica Grazia Calegari Consulenza per la sezione Beato Sante Fra’ Giancarlo Mandolini Con la collaborazione di Santuario del Beato Sante - Mombaroccio Parrocchia di Santa Susanna - Villagrande di Mombaroccio Associazione “Memoria” - Mombaroccio Associazione Pro Loco - Mombaroccio Segreteria organizzativa Paola Corsini Fotografie Graziano Giangolini Enrico Generali Anna Rita Nanni Paolo Torcolacci Grafica Irene Boschi Sponsor tecnici Unipol Assicurazioni - Agenzia di Pesaro Ristorante “Piccolo Mondo” - Villagrande di Mombaroccio

dalla ricerca in diversi archivi pubblici e privati italiani, da notizie a stampa e, soprattutto per quel che riguarda gli ultimi anni di vita, da una serie di testimonianze orali raccolte tra Mombaroccio e Pesaro, città quest’ultima dove egli visse e lavorò per circa quarant’anni. Un materiale eterogeneo che, visti l’interesse e l’affetto che la figura di Pavisa hanno saputo suscitare, è certamente destinato ad arricchirsi, e che in futuro troverà espressione più completa in un volume monografico comprendente la prima catalogazione della sua opera. Alle persone che hanno contribuito con il loro lavoro e i loro ricordi a completare il mosaico delle esposizioni va il nostro ringraziamento più sentito: in particolare a Grazia Calegari, fra’ Giancarlo Mandolini, don Giuliano Bucci della parrocchia di Santa Susanna e ai componenti delle Associazioni “Memoria” e “Pro Loco” di Mombaroccio. Grazie di cuore anche ai proprietari dei dipinti, la cui generosità ha sorpreso ogni nostra aspettativa e, infine, ai famigliari di Ciro Pavisa: il figlio Saulo e la nuora, Sestina Battistelli Pavisa.

Con il contributo di Banca Popolare dell’Adriatico - Pesaro Osteria “Sotto Sale” - Mombaroccio Si ringraziano Saulo Pavisa, Sestina Battistelli Pavisa Agnese Bonci, Giuseppe Corsini, Elio Giuliani, Silvana Mariotti, Giovanni Marinelli, Luigi Panzieri Istituto Statale d’Arte “F. Mengaroni” - Pesaro Istituto d’Arte “Stagio Stagi” - Pietrasanta Comune di Padova Comune di Urbisaglia Conservatorio Statale “G. Rossini” - Pesaro Francesca Bandiera (Comune di Padova), Pietro Biagini, Suor Bruna Bigini (Maestre Pie dell’Addolorata - Rimini), Irene Boschi, Enrico Cardinali, Iride Cecchini, Giancarlo Cesarini, Mirko Ciaffoni, don Igino Corsini (Archivio Diocesano di Pesaro), Michela Farinazzo, don Guido Fattori (Parrocchia dei SS.Vito e Modesto Mombaroccio), monsignor Domenico Foglia (Museo Diocesano di Macerata), Franco Fiorucci, Emilio Forlani, Graziano Giangolini, Severina Giovannelli, Cisa Gramolini, Maria Milena e Clara Lombardi, Aldo Massarini, Elvira Montesi, Edera Pacassoni, Anna Rita Nanni, Francesco, Carlo e Raffaella Raffaelli, Nelson Righi, Roberta Ripanti, Laura Rondolini, Marcella Rondolini, Loreno Sguanci, Piergiorgio Spallacci, Raffaella Spinaci, Carla Uguccioni, Isabella Venanzini (Istituto Statale d’Arte “F. Mengaroni” - Pesaro), Antonio Zaffini

Testi e ricerche Cristina Ortolani e Simonetta Bastianelli i testi delle sezioni 1 e 2 e dei pannelli nn. 3.1, 3.3, 3.4, 3.7 sono di Simonetta Bastianelli i testi dei pannelli nn. 3.2, 3.5, 3.6, 3.8, 3.9, 3.11, 3.12 sono di Cristina Ortolani il pannello 3.10 - Il porto di Pesaro è curato da Laura Rondolini Supervisione Grazia Calegari Impaginazione Cristina Ortolani Le testimonianze orali sono state raccolte da Associazione “Memoria” - Mombaroccio Avvertenza Salvo diversa indicazione le fotografie e i quadri riprodotti appartengono a collezioni private di Pesaro e Mombaroccio. Le citazioni da testi a stampa e documenti sono in corsivo (tra parentesi il nome dell’autore) così come i brani estrapolati da testimonianze orali

Iniziativa realizzata con il contributo della Provincia di Pesaro e Urbino ai sensi della L.R. 75/1997


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Pavisa 1890-1972

Timbri della Parrocchia di Santa Susanna: quello a sinistra è del 1908, ma era in uso sin dal 1837. Il timbro a destra è del 1929

1.1_La Chiesa di Santa Susanna a Villagrande Negli Inventari di Santa Susanna di Monti Barocci e della Villa del 1673, sono descritti i tre altari della chiesa di Santa Susanna in Villa: il maggiore era posseduto dalla Compagnia del Suffragio, istituzione che avrà nel 1908 come priore il padre di Ciro Pavisa, Antonio; gli altri altari erano quello del Crocefisso e di S.Vitale. In un inventario successivo (1732) si parla

della chiesa parrocchiale di Santa Susanna posta nella Villa detta Sante, l’erezione della quale non si puol trovare per non esservi notitia alcuna in detta cura. Ma il parroco non risiede alla Villa: La parrocchia di Santa Susanna ha due chiese, la prima è in paese, dove risiede il parroco, sotto il titolo di S. Cristofaro, l’altra … è la Chiesa della Villa del Ss. Crocefisso (1837).

1909 - Il sindaco in Consiglio: la soppressa chiesa di Santa Susanna di proprietà della parrocchia omonima minaccia rovina… Per ragioni di incolumità pubblica: …tanto più che è situata nella via principale del paese… avrei disposto la demolizione… Da tanti anni, cioè dalla soppressione, questo Comune ha concesso al parroco di Santa Susanna l’uso della chiesa di S. Marco. La Giunta proporrebbe ancora l’uso finché la parrocchia non vi sarà provveduta di chiesa propria. Cartolina fatta stampare da don Gaetano Gaia, 1910

Il 31 luglio 1921 don Gaetano Gaia trasferì la sua sede parrocchiale alla Villa (”L’Idea”, 12 agosto 1921)

Non si può proprio dire che i rettori della parrocchia di Santa Susanna siano passati senza lasciare il segno: l’11 gennaio 1905 moriva l’ ‘istruito’ rettore Domenico Fulvi, qui parroco per 33 anni. Gli succede il ‘novello parroco’ don Gaetano Gaia, ricevuto da tutto il popolo con un’accoglienza festosa. Retaggio e conseguenza dell’antica intitolazione della chiesa al Ss. Crocefisso sembra essere la solennità con cui veniva celebrata la relativa festa che, per l’anno 1909 si fece coincidere con il compimento delle pitture, a maggio. Il tenore della festa del Ss. Crocefisso è ben illustrato da una cronaca del 1913.

Nella seduta del 26 febbraio 1927 l’Amministrazione discute la concessione di un sussidio per i lavori di ampliamento di Santa Susanna, ammontante a lire 3.000 da elargirsi in tre annualità. L’odierno aspetto della chiesa è il risultato di quei lavori. Carla Uguccioni ricorda in proposito i racconti della madre Caterina Iacucci (1902-1985).

Domenica 28 settembre nella Chiesa parrocchiale di Villagrande si è solennizzata la festa del SS. Crocefisso, vero trionfo di fede e di pietà cristiana. Grandissimo e consolante fu il numero delle comunioni. Ma uno spettacolo anche più grande fu quello della processione col SS. Crocefisso, portato da quattro giovani pieni di gioia e di vita, corteggiato da giovanette con mazzi di fiori e seguito da una folla immensa di popolo devoto e commosso. Nessuno ricorda una manifestazione più bella. Alla sera poi la rinomata ditta del sig. Dionigi di Meleto ha incendiato fuochi artificiali, facendo gustare bellissimi effetti di composizioni moderne, sconosciuti in questi luoghi (”L’Idea” 4 ottobre 1913).

La facciata - Il braccio longitudinale aggiunto al corpo centrale originario di forma ottagonale ndr - è stata costruita negli anni 1929-1930 da mio padre Vittorio, assieme ai signori Zaffini e Boccioletti. Mia madre - continua la signora Carla - mi raccontava che per avere lavorato anche nella giornata del 1° maggio, festiva, i tre operai erano stati imprigionati per alcuni giorni.


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1.2_Ciro Pavisa a Santa Susanna

1890-1972

Cartolina fatta stampare da don Gaetano Gaia, 1910 circa

Quando inizia il ciclo pittorico, anche se diciottenne, è già stato più volte premiato, ha acquisito esperienza e soprattutto tecnica. Lo sapevano bene gli amministratori del paese che, già nel 1903, nonostante le difficoltà, decidono comunque di elargire un sussidio ad Antonio Pavisa, padre del giovane Ciro:

Uno studio per il Battesimo di Cristo, conservato nello studio pesarese di Ciro Pavisa. Un’opera con lo stesso soggetto è presente anche nella Chiesa di Santa Susanna

Santa Susanna di Villagrande deve aver occupato un posto speciale nel cuore di Ciro Pavisa: qui affronta nel 1908 il suo primo, impegnativo lavoro e qui lascia, avanti con gli anni, una delle ultime opere della sua maturità artistica, la Via Crucis. La Via Crucis fu commissionata a Pavisa da don Antonio Bartolucci, parroco

non potendosi disinteressare questo Comune a che il giovanetto Pavisa abbia modo di continuare negli studi intrapresi per la felice disposizione sui medesimi di cui gli fu prodiga natura ed anche in seguito a molta premura fatta dal padre, questa Giunta torna a proporsi, signori, di concedergli lo stesso un sussidio di lire 50.

Anche per il suo primo, impegnativo lavoro, Ciro Pavisa ritrae personaggi del luogo. A quasi cent’anni dai fatti risulta ormai impossibile ristabilire con esattezza la corrispondenza ‘volto dipinto-modello’. Possiamo provarci, grazie alle indicazioni di Carla Uguccioni che riferisce le parole della madre Caterina Iacucci (1902-1985). Nella scena dell’Ultima Cena, Giuda potrebbe avere i tratti del nonno di Carlo Biagini e l’apostolo anziano con la lunga barba bianca alle sue spalle quelli del nonno dell’ex sindaco

Un romantico episodio ci viene raccontato direttamente dalla voce di Lucia Curina, nipote di una protagonista che ebbe l’onore di dare il volto proprio alla santa titolare. Durante i mesi in cui Pavisa si dedicava al lavoro delle pitture era solita recarsi in chiesa la tredicenne Giuseppina Montanari con le due sorelle maggiori, Tina e Maddalena. Evidentemente colpito dal giovane volto, Ciro volle “rubarne” i tratti per raffigurare Santa Susanna.

aVillagrande dal 1957 al 1984, all’inizio degli anni ‘60. Le 14 stazioni, parte su tela e parte su legno, furono probabilmente dipinte in tempi diversi. Enrico Generali che le ha fotografate ha potuto vederne una datata 1963; Graziano Giangolini ricorda poi che la Via Crucis fu consegnata alla fine degli anni Sessanta.

Il consigliere Giuliani dice risultagli da informazione avute ultimamente, trovandosi in Urbino, che il giovane Pavisa Ciro alunno di quell'Istituto di Belle Arti, non solo tenne da natura una disposizione speciale per il disegno, ma vi si applica con la massima diligenza ed assiduità.

di Mombaroccio, Goffredo Gasparini. Il volto di San Vincenzo, forse è un parente di Bonetti, cantoniere; modello per San Terenzio, forse fu Giuseppe (Pippo) Iacucci, emigrato poi in America. Per una delle pie donne probabilmente venne raffigurata Francesca Tomassini, figlia minore di Domenica Oliva detta “Dmenecca” a sua volta sorella di Salvatore, noto commerciante. Ad una verifica anagrafica le ultime due corrispondenze risulterebbero incongruenti, salvo ‘ripensamenti’ dell’artista.


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1.3_Le pitture di Santa Susanna

1890-1972

Mombaroccio, 5 dicembre 1908. Ci congratuliamo col giovane pittore Ciro Pavisa di Montebaroccio e gli mandiamo un “evviva” di cuore per il singolare valore mostrato nel suo debutto artistico… Uscito quest’anno dalla scuola diede principio ai suoi lavori nella Chiesa Parrocchiale di S. Susanna dellaVilla di questo paese, assumendosi l’incarico di ornarla per intero di pitture. E infatti in poco tempo ha rappresentato cinque episodi commoventissimi del nuovo testamento sulla volta di detta chiesa e cioè: l’Ultima cena; la Preghiera nell’orto; il Bacio di Giuda; l’Ecce homo; la Crocefissione. Sotto questi quadri si raffigurano i quattro evangelisti nonché S. Susanna, S.Terenzio, S.Vincenzo Ferreri,

Le pitture di Ciro Pavisa a Santa Susanna diVillagrande. Dall’alto verso il basso: Crocefissione, Ultima cena, Preghiera nell’orto, Il Bacio di Giuda, Ecce homo.

il Beato Sante. Benché questo sia il primo lavoro del giovane pittore, ancor diciottenne, noi lo riteniamo di grande pregio. L’espressione, le movenze, gli atteggiamenti dati alle figure in particolare e la vita saputa imprimere all’insieme dei quadri sono per lui indizio non dubbio della speciale disposizione per l’arte pittorica e fanno presagire che assecondando il genio di cui natura gli fu ricca, un giorno possa essere annoverato fra i primi artisti. E si ringrazia l’egregio giovane Ciro Pavisa per averci donate le primizie dei suoi lavori. Il 27 gennaio 1909 il giovine pittore Ciro Pavisa ha ultimato il suo lavoro nella Chiesa rettorale diVilla Gran-

Le pitture di Ciro Pavisa a Santa Susanna di Villagrande. Sopra: il Beato Sante. A fianco I quattro evangelisti. Sotto, da sinistra verso destra: Santa Susanna, San Terenzio, San Vincenzo Ferreri.


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2.1_Cronache dal Beato Sante

1890-1972

Le campane del Beato Sante sono spesso protagoniste delle adunanze di Giunta e Consiglio comunali. Non poteva essere diversamente, dato il valore del suono delle campane a quei tempi. 1890. Tra le Spese da annettersi al consuntivo 1889 compare la voce consueto compenso ai suonatori delle campana comunali e di quelle del Beato Sante. Nel 1927 verrà installato l’orologio pubblico nella torre campanaria del Beato Sante che ...per la sua altitudine sovrasta e domina l’intero territorio di questo comune e il suono

del suddetto orologio sarebbe ovunque sentito… Avute ottime informazioni dell’antica brevettata fabbrica di orologi da torre Edoardo Marconi di Montecarotto (Ancona). La suoneria batterà le ore da 1 a 12 e i quarti da 1 a 3, ripetendo le ore su ogni quarto. Inoltre vi sarà il suono speciale con due martelli dell’aurora, del mattino del mezzodì e la mezzanotte che sono invariabili. La carica avrà la durata di 30 ore… La Ditta si impegna a consegnare l’orologio in funzione dopo 4 mesi dalla formale ordinazione… Il prezzo della macchina è di lire 7.500… Resa franca alla stazione di Montecarotto, garantita 5 anni.

Nel corso della storia di Mombaroccio due gli eventi in grado di richiamarvi una ‘fiumana di popolo’: la festa del Beato Sante e la Fiera omonima.

Sopra: manifesto del 1917. Le cronache riferiscono ogni anno delle feste al Beato: 1905 - Il concertino locale eseguì belle sonate... Verso un’ora di notte vennero incendiati i fuochi artificiali del sig. Dionigi di Meleto… Unica nota stonata i balli (”L’Idea”, 25 maggio 1905)

Cartolina con timbro postale del 1957. Sullo sfondo, svetta il campanile del Santuario del Beato Sante

Il rapporto fra il convento e l’amministrazione proprietaria in materia di fiere’ e bosco’ non sempre fu facile. Del 1909 è, dopo aspre polemiche e trattative, la stipula del contratto d’affitto firmata 1893. Per le Feste centenarie del Beato per il convento da P. Bernardino Amagliani, ricorrenti nel 1894, ancora più animato lo giovane intelligente ed energico. spirito degli amministratori: questo Municipio non può rimanere estraneo, visto lo 1920. I giornali riportano Concorso di straordinario concorso previsto negli otto gior- 10.000 persone, domenica 15 agosto. Lo ni della speciale solennità e l’intervento del spettacolo che si ebbe quando sulla piazza celebre padre Agostino da Montefeltro. del paese, ornata di archi trionfali, arazzi, Bisogna approntare il servizio necessario per fiori il corpo sostò e fu detto da P. Marzoni un decente ricovero dei forestieri, illuminare un breve ma efficace discorso, era per tutte le otto sere, dal Paese alla borgata grandioso! (“L'Idea”, 20 agosto 1920). Passo; pensare all’allestimento di un caffè e di una trattoria. La Giunta stanzia lire 800. Tanto concorso di popolo al convento Varie generazioni devono succedersi, prima non è indolore per la pace del luogo: che abbia a ripetersi dirà il sindaco. 1926. Lettera di Padre Ernesto Sgrecci, rappresentante degli affittuari del 1894. Si continua a dibattere relativa- convento: ...sento il dovere di rivolgere a mente al ripristino dell’antica fiera del cod. spett. ammin. la seguente richiesta: Beato Sante. Il sindaco riferisce: fra le poche poiché nel luogo dove vende il vino il sig. Paci carte esistenti nell’archivio di questo ex con- Terenzio si dà al noviziato un continuo vento B. Sante, rinvennesi pochi giorni or sono disturbo sia per il chiasso, sia per il parlare alcuni documenti secenteschi dai quali spessissimo triviale ed osceno e considerato desumensi che anticamente nella II domeni- che il vino può essere venduto benissimo ca di agosto festa del B. Sante soleva farsi nei altrove, domando la soppressione di queste pressi di detto convento anche la fiera. parole incluse nel contratto… così il locale ove il Paci vende il vino resterebbe libero pel bene dei giovanetti Novizi e per la quiete del convento.


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2.2_Ciro Pavisa al Beato Sante

1890-1972

Dopo le fatiche degli affreschi maceratesi il pittore, apprezzato insegnante, torna a Mombaroccio, a pochi passi dalla casa in cui è nato, per dipingere la cappella del Beato Sante. La mole dei lavori di restauro in atto al convento è consistente: Vista la lettera in cui il guardiano del locale convento francescano di Noviziato, chiede un’offerta del comune per notevoli restauri in corso al santuario; considerato che gran parte della storia di Mombaroccio è lega-

Nell’archivio del convento è documentata la spesa per gli affreschi. 12 gennaio 1931. Lavori di restauro e migliorie fatte nel convento Beato Sante, nell’anno 1930: …al prof. PAVISA per gli affreschi nella Cappella e Gloria d’angeli lire 5.000. Firmato: Il rappresentante degli affittuari p. Sante Raffaelli (Arch. Conv. Beato Sante, sez.“B” n. 9 II parte).

ta a quella del convento, e che la popolazione è orgogliosa di questo suo Monte del Beato Santo da cui ogni anno parlano le giovani reclute dell’idea francescana a propagarla pel mondo; considerato che il comune non potrebbe rimanere in disparte senza compiere atto contrario alla grandissima maggioranza dei cittadini… si determina un sussidio per una volta tanto di lire 500 (Commissario prefettizio, 8 maggio 1930).

La cifra chiesta dal Pavisa è irrisoria, se confrontata con altre voci delle spese. Avrà voluto, da Mombaroccese, rendere omaggio ad un caro luogo della sua infanzia?

I lavori più importanti sono stati fatti nella Cappella del B. Sante. Anzitutto ne è stata modificata la struttura… Poi due bellissimi affreschi alle pareti laterali ed una splendida Gloria d’Angeli nel soffitto sono stati dipinti dal prof. Ciro Pavisa, Direttore della Scuola di Belle Arti in Urbino. Cotesti affreschi rappresentano due miracoli famosi del Beato Sante: quello

delle Ciliegie colte nella stagione invernale e quello del lupo chiamato dal beato a sostituirgli l’asinello uccisogli. Così la Cappella è divenuta doppiamente preziosa e per il corpo del Beato Sante e per le opere di arte sacra (Arch. Conv. Beato Sante, sez. ”C” n. 5, Libro di Memorie del convento, p. 50).

Sopra: la cappella del Beato Sante. A fianco: sopra, Il miracolo delle ciliegie; il frate alle spalle del Beato ha le fattezze dell’autore. Sotto: Il miracolo del lupo; modelli per la pastora e il ragazzo furono la moglie del pittore, Ida Spinaci e il figlio Antonio, che aveva all’epoca nove anni.


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3.1_Vi presento un giovane pittore ch’è nostro Vi presento un giovane pittore ch’è nostro, perché nato a Mombaroccio il 7 marzo 1890 (Don G. Gabucci, 1920)

7 marzo 1890, ore 11,30.Al Passo del Beato Sante di Monte Baroccio nasce Ciro Giuseppe Marzio Pavisa, da Antonio, muratore e Chiara Damiani, sartrice residenti al n. 12 di via Passo.

za con il soffitto decorato da splendidi angioletti - continua - ed è stato un peccato perdere quella decorazione quando fu demolita la casa fatiscente, nel ‘65, dopo che aveva ospitato uno spaccio di sigarette e alimentari. Fu costruito, al suo posto, l’edificio in cui oggi si La madre di Ciro era una sarta da uomo trova il bar. e aveva con sé molte ragazze a cui insegnava il mestiere racconta Severina Del padre Antonio, nato nel 1849, Giovannelli. C’era una stanza, in fondo si conoscono poche cose: che il figlio alla scala, dove la signora Pavisa, donna Ciro lo aiutava nel suo lavoro; che piccola e minuta, svolgeva il suo lavoro risulta nuovo iscritto nelle liste eletdi sarta da uomo; nel punto in cui lei torali del 1901, forse quando si trasostava intenta a ritagliare i tessuti, il sferì a Villagrande (dove fu priore mattone su cui poggiava i piedi era della locale Confraternita del Suffraincredibilmente liso! Sono le parole di gio); che fu nominato in qualche comIride Cecchini che ha abitato dal missione comunale, come quella che 1955 per dieci anni nella casa natale doveva sovrintendere alle fiere del di Ciro: Al primo piano c’era una stan- Beato Sante.

Negli anni intorno alla nascita di Ciro Pavisa una discreta attività ferveva intorno al locale teatro, come dimostra, nel 1890, la Nomina di una Deputazione pel Teatro. La sala era spesso richiesta per concerti e rappresentazioni, specialmente per carnevale (da G. Berretta, Le carte dipinte, 1999)

Nel 1893 su proposta del conte Torello Servici, Giudice del Tribunale di R o m a , l e a t t u a l i i n s i g n i fi c a n t i denominazioni di alcune vie trasversali interne del Paese sono sostituite con altre alle quali rimanga conservato il nome di persone e famiglie dalla storia indicate fra le più benemerite di questa terra.

Lavatoi, pozzi, acquedotto, macello e forni pubblici, istruzione, fiere e mercati, compensi ai suonatori di campane, al moderatore dell’orologio, strade e parcheggi(!) …sono questi gli oggetti delle adunanze consiliari di quella fine ‘800: Sgombro della pubblica loggia attigua alla soppressa chiesa di S.Susanna - Da qualche anno è invalso l’uso di appoggiare i veicoli pubblici e privati e altri oggetti, tra cui una trebbiatrice. Ciò causa danni al fabbricato, come la rottura del pavimento. Sconcia impressione per i paesani e i forestieri. Si propone lo sgombro.

Si incontra spesso, nei documenti, il nome del fratello maggiore, Domenico, come mastro muratore impegnato in innumerevoli lavori. Più in ombra la figura della sorella Maria, sposa nel 1914 a Odoardo Volmini, brigadiere dei carabinieri.

Sopra: a sinistra, Ciro Pavisa, Ritratto della madre. A destra, Ritratto del padre, olio su tela, databile al 1916-’18.

Via del Chirurgo > Bertuccioli via del Tintore > Bricciotti via del Forno > Boni via dell'arciprete > Nardi via SanVito > Stelluti Piazza del Comune > Barocci via Maggiore > Umberto I, poi Guidubaldo via Marina > Garibaldi, poi Servici

1895. Nasce a Serrungarina Ida Spinaci, futura moglie di Ciro Pavisa, da Eutizio, possidente e Albina Uguccioni, possidente.

29 luglio 1900: il re Umberto I è assassinato dall’anarchico Gaetano Bresci: così fu accolta la notizia a Mombaroccio; da “La Provincia di Pesaro e Urbino”, 5 agosto 1908


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3.2_Gli esordi

1890-1972

Nel 1902, appena dodicenne, Ciro Pavisa dà prova di una straordinaria predisposizione per il disegno realizzando alcune copie di lavori di Ettore Ximenes (1855-1926), scultore e direttore del Regio Istituto di Belle Arti di Urbino, apparsi sulla “Scena Illustrata”. Ciro Pavisa, copie da Ettore Ximenes, da “La scena illustrata”

Da “La Provincia di Pesaro e Urbino”, 22 luglio 1906

Il 27 gennaio 1903 il Consiglio comunale di Mombaroccio delibera di contribuire con la somma di 50 lire all’istruzione artistica del Giovanetto Ciro, la cui attitudine speciale per la pittura e forse anche per la scultura… torna a lustro e decoro e quindi vantaggio morale... di questo comune. Allorquando - continuano i documenti - nei mesi scorsi furono esposti al pubblico i disegni del tredicenne Pavisa... generale fu l’espressione del voto che fosse tosto provve-

Nel 1908 Pavisa si diploma al Regio Istituto di Belle Arti di Urbino, sotto la guida di Luigi Scorrano, allievo del pittore napoletano Domenico Morelli (a Urbino conseguirà nel 1914 anche la Licenza speciale del Corso di pittura). Dal 1909 al 1916 è a Roma, dove frequenta la scuola del Museo Artistico Industriale, ottenendo nel 1910 l’Abilitazione all’insegnamento del disegno e, nel 1916, la Licenza di decorazione pittorica. Nell’anno scolastico 1915-’16 affianca il professor Vincenzo Costa in qualità di assistente alla cattedra di Disegno ornamentale e architettonico. Nello stesso periodo Pavisa lavora come disegnatore presso il Ministero dell’Interno e presso l’impresa di edilizia Masini e Menotti. Testimonianze orali riferiscono che sarebbe di questi anni - prima della Grande Guerra - anche un soggiorno a Parigi, durato forse alcuni mesi.

duto acchè Pavisa entrasse in un Istituto come già si fece, essendosi appunto ottenuta la sua ammissione nell’Istituto di Belle Arti di Urbino, dove fu subito riconosciuta e apprezzata la sua disposizione all’arte. Anche l’Amministrazione provinciale di Pesaro elargirà diversi sussidi a Ciro Pavisa: nel giugno del 1904, nel 1906 e, ancora, nel 1908, l’anno delle pitture di Santa Susanna diVillagrande.

Sopra: Ciro Pavisa, ritratto fotografico (1910 circa). Il quadro sul cavalletto raffigura la scalinata del Beato Sante, costruita dal fratello di Ciro, Domenico. A fianco, tre studi del 1915. Sotto: Autoritratto.

Tra il 1908 e il 1912 Ciro Pavisa attende alla decorazione della chiesa di Sant’Antonio Abate di Pesaro e della cappella delle Maestre Pie dell’Addolorata di Rimini, entrambe distrutte dai bombardamenti della II Guerra Mondiale.


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3.3_Un vermouth d’onore

1890-1972

1903. Cronaca da Montebaroccio. Adunanza dei Maestri. Domenica 24 maggio si ebbe qui un’adunanza di Insegnanti elementari d’ambo i sessi convenuti in buon numero dai paesi limitrofi… Nel mattino gli ospiti, per invito dell’Egregio Sindaco Sig. Vincenzo Emanuelli, furono ricevuti nella sala comunale, ove si offrì loro un vermouth d’onore. Dopo che l’Ispettore ebbe trattato delle più importanti questioni scolastiche, sul meriggio tutti sedettero a modesto banchetto…

Cartolina inviata da Mario Massarini (nella foto) all’amico Domenico Pavisa nel 1915. Alla familglia Massarini è stato affidato dal 1890, con Antonio, il servizio di portalettere.

Il Sindaco brindò alla prosperità della classe benemerita degli Insegnanti a cui le madri affidano i loro figli, gioielli inestimabili, lo stato affida l’avvenire (”La Provincia”, 31 maggio 1903). Il locale concerto filarmonico si sta riorganizzando e cerca un locale per le lezioni di musica. La Giunta gli assegna la camera attigua alla scuola elementare mista nell’ex convento dei Gerolamini. Orario delle lezioni: martedì e giovedì 10-12; domenica 9-11.

Mombaroccio, primi ‘900.

1904. Molti i reclami del pubblico in ordine alla località di arrivo e partenza di questa Messaggeria da Pesaro che si trova incomoda nel punto dove ora è fissata, nonché rispetto all'orario di partenza e ritorno che viene arbitrariamente modificato dai passeggeri e dal conduttore.

La Giunta stabilisce che dal I° giugno si fissi un sito centrale, come ad es. la Locanda della Stella o dintorni, dove dovranno essere condotti o ripresi i passeggeri; la partenza dovrà sempre essere in orario e mai anticipata, sol potrà essere ritardato il ritorno da Pesaro, qualora i passeggeri lo concordino.

1906. Il nuovo parroco di Villagrande è Gaetano Gaia, probabile committente delle pitture che Pavisa, con apprezzabile abilità, realizza a Santa Susanna tra il 1908 e l’inizio del 1909. “L’idea”, 19 maggio 1906

1896 - Si provvede per ridar vita all’antica Fiera dei Santi Vito e Modesto

1909-10. Sono gli anni delle turbolenze politiche e nasce la Lega dei contadini. Assiduamente presenti, nelle deliberazioni municipali, le discussioni sulle fiere. Per non sovrapporsi con la vicina fiera di Ginestreto, i mombaroccesi decidono di spostare quella dei santi Vito e Modesto al primo sabato di giugno. Per non sovrapporsi a quella di Novilara, anticipano la fiera del Beato Sante (1911).

1911. Dal censimento al 10 giugno: , Mombaroccio conta 3.368 residenti (Monteciccardo 2.011, Sant'Angelo in Lizzola 2.280). Nel 1912 è sindaco Eutizio Spinaci, costruttore di organi, fisarmoniche e di campane. Sarà Podestà, presidente dell’ECA (Enti Comunali di Assistenza), ma per noi è soprattuto il padre della futura fidanzata, poi sposa, di Ciro Pavisa.


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3.4_Nuptialia

1890-1972

1913. Gli alunni di Montegiano ringraziano pubblicamente la loro insegnante, Adorna Della Santa. Questo nome compariva nella stessa deliberazione (1903) con cui si stabiliva il sussidio ad Antonio Pavisa, poiché anche la Della Santa poté conseguire l’abilitazione all'insegnamento elementare grazie al sussidio comunale. Soldi ben spesi, dunque, per entrambi i casi.

1916. Si inaugura il servizio automobilistico Pesaro Sant’Angelo in Lizzola - Mombaroccio. Dopo sei lunghi anni questo arduo progetto, caldeggiato dai voti di tutti i paesani, mercé la tenacia della ditta assuntrice Donnini Biagini e le premure dell’onorevole Monti Guarnieri, è diventato una realtà. Presto si avrà anche l’inaugurazione del telefono ed allora nulla mancherà a questo ridente paese, delle rapide comunicazioni moderne. Dalle finestre del paese, quel giorno, spiccavano bandiere, arazzi, fiori presentando un bel colpo d’occhio. Alle 13 fu allestito un banchetto di circa 100 coperti (“L’Idea”, 24 giugno 1916).

1919. Festa a Villagrande. Nella nuova ampia, sede della Cassa Rurale si riunirono i numerosi soci per ascoltare le relazioni. Eletti il nuovo consiglio e i nuovi sindaci i presenti si recarono in chiesa ove in mezzo a molta gente e a fianco delle socie della Società Femminile cattolica di Mutuo Soccorso assistettero alla benedizio-

1914 Nuptialia - Domenica scorsa nella chiesa del Beato Sante la sig. Maria Pavisa ha giurato fede di sposa a Volmini Odoardo, Brigadiere dei Reali Carabinieri di Palermo. Il rito sacro è stato compiuto dal Guardiano del Convento (”L’idea”, 28 novembre 1914). A sinistra: opera di Ciro Pavisa conservato nella Chiesa di San Giovanni, in frazione Montegiano di Mombaroccio. Testimonianze orali riferiscono che il dipinto, datato 1954, è stato commissionato da Iole Ghiandoni

Nel 1916 Giuseppe Bonci di Mombaroccio muore in seguito a una tubercolosi contratta nelle trincee della Grande Guerra. La famiglia commissiona a Ciro Pavisa un ritratto (sotto, un particolare), che il pittore esegue prendendo spunto da una fotografia: sul lato superiore è ancora visibile il foro della puntina che fissava l’immagine al cavalletto del pittore

ne della bandiera propria e della Società anzidetta. Per la bandiera della Cassa Rurale funse da padrino l’avv.Boccaccini e per quella della Mutuo Soccorso femminile la Sig.ra Sanjuro Lucia in Guidi. Dopo la benedizione eucaristica le due associazioni si raccolsero nella sala della loro sede (”L’idea”, 3 marzo 1919).

1920. Il 30 ottobre Ciro Pavisa professore di figura sposa Ida Spinaci, di Eutizio e Uguccioni Albina. Il matrimonio viene celebrato a Mombaroccio.

A fianco: Ciro Pavisa, Ritratto della moglie Ida e Autoritratto. Sopra: Regno d’Italia - 1919,Vittorio Emanuele III, Biglietto della Banca d’Italia da Lire Venticinque


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Ciro

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3.5_La carriera di insegnante

1890-1972

Per più di quarant’anni Ciro Pavisa affianca all’attività di pittore l’insegnamento presso diversi Istituti artistici in tutta Italia. La sua lunga carriera di insegnante inizia nel 1916, alla Regia Scuola Secondaria di Avviamento professionale di Vittoria, in Sicilia, dove resta fino al 31 marzo 1917. Dal 1918 al 1923 terrà la cattedra di Disegno ornato e figura alla Regia Scuola Pro-

fessionale “Stagio Stagi” di Pietrasanta (Lucca), dapprima come insegnante incaricato, con uno stipendio di 2.500 lire annue e poi, dal 1920, come titolare, con un compenso quasi raddoppiato di 4.500 lire. Qui nasce nel 1921 il suo primo figlio, Antonio, e a questo periodo risalgono alcuni tra i più noti e bei paesaggi di Pavisa tra cui gli Ulivi di Pietrasanta, dipinti - ricordano i familiari - proprio alla nascita di Antonio.

In alto a destra: Ciro Pavisa con la moglie Ida e il figlio Antonio, a Pietrasanta; sotto: Ciro Pavisa con il figlio Antonio. A sinistra: sopra: Paesaggio a Pietrasanta; sotto: Ulivi a Pietrasanta, olio su tela. Qui sopra: Paesaggio con le Alpi Apuane. A destra: Ritratto della moglie, riferibile al 1924-’25, matita e carboncino su carta

Dal 1924 al 1925 Pavisa è trasferito a Padova, alla Regia Scuola Artistico-Industriale “Pietro Selvatico”; a Padova abita con la moglie e il figlio in Piazza Capitaniato, in pieno centro. Nel 1925 prende servizio presso l’Istituto d'Arte per la decorazione del Libro di Urbino: vi resterà fino al 1931, ritrovando i luoghi e le atmosfere dove si era formata la sua arte e dove aveva stretto amicizie destinate a durare nel tempo, come quella con il giovane Fernando Mariotti (Pesaro, 1891-1969), suo compagno di studi e futuro cognato (Mariotti sposerà nel 1925 Francesca Spinaci, sorella di Ida). Sono ancora tutti da studiare i rapporti artistici fra i due pittori - sebbene, almeno a quanto si racconta, le riunioni familiari costituissero per entrambi soprattutto occasione di confronto sul tema dell’agricoltura.

A sinistra: Urbino, scorcio. A destra: Case a Castellamonte d’Aosta.


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3.6_La pittura sacra_I

1890-1972

Modesto nelle parole unanimi di quanti lo conobbero, schivo al punto di firmare raramente le tele della maturità e tuttavia ben consapevole del proprio valore, Pavisa amava essere ricordato soprattutto per le sue opere di soggetto religioso. Con la sua tenace attenzione al ‘fare’ dell’arte (i suoi allievi raccontano che pochi lo eguagliavano nella preparazione di colori e superfici), Pavisa sembra voler lasciare di sé l’immagine di un artigiano della pittura, quasi un maestro tre-

centesco che, deposti i pennelli, si affaccia dalle pareti degli affreschi, un po’ in disparte tra i testimoni, lo sguardo severo rivolto a quello dello spettatore. Tutto ciò che faceva era volto alla rappresentazione di figure sacre, episodi della vita di santi o di Gesù... i piedi di una ragazza erano quelli di Santa Lucia, le mani quelle della Madonna, e sempre nei suoi affreschi ritraeva persone del popolo, calzolai, osti, contadine... Di lui si diceva che era l’ultimo grande dell’affresco...

Solo sporadicamente presente alle esposizioni (ormai anziano rifiutò tra gli altri anche l’invito per una prestigiosa personale a Roma), Pavisa ha scelto la via della tematica sacra come la più tradizionale sede di espressione e di rapporto col pubblico: la parete dipinta come messaggio continuo e sempre accessibile (Grazia Calegari). Circa dieci anni dopo la decorazione di Santa Susanna di Villagrande Pavisa realizza gli affreschi dell’abside della Chiesa del Sacro Cuore di Macerata, inaugurati nel settembre del 1919. Tra gli episodi raffigurati, la Natività, la Crocefissione, la Decollazione di San Giovanni Battista. Pavisa tornerà a Macerata per affrescare il Duomo, dove realizzerà tra il 1920 e il 1924 la splendida Assunzione.

Sempre a Macerata, all’Esposizione provinciale d’arte del 1922, Pavisa vincerà la medaglia d’oro guadagnandosi la lode del pittore e critico d’arte ascolano Giulio Cantalamessa.

Sopra: a sinistra, Ritratto di Giulio Cantalamessa, olio su tela, 1912, Ascoli. A destra: studio per Deposizione, e due studi per San Francesco

In alto a destra: bozzetto per Crocifissione da eseguire nella Chiesa del Sacro Cuore di Macerata (1917-’18). Al centro, a sinistra: bozzetto per Assunzione da eseguire nel Duomo di Macerata (1920-’24). Qui sopra: Natività


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3.7_Mombaroccio, 1922-1930

1890-1972

1922. Dietro iniziativa dell’Assessore sig. Eutizio Spinaci e con l’approvazione dell’intero Consiglio Comunale, siamo riusciti ad avere un bellissimo doppio di campane (quattro) per la torre del Municipio. Prodotte dalla rinomatissima Fonderia De Poli di Vittorio Veneto, le campane furono benedette nella chiesa dei Santi Vito e Modesto dal vescovo Mons. Porta (”L’idea”, 12 maggio 1922). In questo medesimo anno viene rinnovato il direttorio della sezione locale del Partito Popolare Italiano: presidente sig. Luigi Pandolfi, segretario Sante Raffaelli, cassiere don Olindo Donati, consiglieri Eutizio Spinaci e Giuseppe Biagini.

Cartolina del 1924. Le Maestre Pie hanno formato generazioni di ricamatrici: la tradizione, consolidatasi in oltre cent’anni di storia, continua ancor oggi, come testimoniano i lavori di ricamo conservati nella Mostra permanente dei ricami in piazza Barocci 3

Finalmente arriva l’ispezione lungamente richiesta sul cattivo funzionamento dell’Ufficio Postale, ma sembra che l’ispettore sia stato vittima del fascino della titolare dell’ufficio postale con cui è stato visto passeggiare all’ora del tramonto (”L’idea”, 23 giugno 1922). Muore Debora Pascucci vedova Boni dopo mezzo secolo di lodevole servizio in questo comune. Unico suo peccatuccio veniale, quello di vent’anni prima: il 27 ottobre la Pascucci e due colleghe non fecero lezione senza avene il permesso. Anche se ricorreva qui l’ultima fiera ottobrale, ciò non giustifica tale comportamento dirà il sindaco nel suo formale richiamo scritto.

Nel 1924 ricorre il 50° Anniversario dalla fondazione della Casa Maestre Pie. Rinomate per la tradizione di lavori femminili, le Maestre Pie di Mombaroccio compaiono già dal 1905 nelle cronache dei giornali locali: Nella settimana dal 18 al 20 corrente agosto, in questa Scuola privata delle Maestre Pie si ebbe la Mostra dei Lavori femminili di cucito, maglia, pizzi, ricamo, quadri, ecc. numerosissimi, distribuiti in tre sale, veramente splendidi e degni di concorrere a qualche Mostra importante e non si sa proprio come, ad esempio, non abbian pensato di mandare i migliori di tali lavori all’

1926. In seguito al telegramma prefettizio che fissava come data di cessazione delle amministrazioni ordinarie e straordinarie dei Comuni della Provincia l’11 luglio, il Sig. Renzoni Cav. Alfredo è intervenuto nell’ufficio suddetto e coll’assicurazione del Segretario comunale e presenti numerosi cittadini si è insediato nella carica di Podestà.

28 ottobre 1922: la marcia su Roma

Esposizione regionale delle Marche in Macerata, dove certamente sarebbero stati ammirati e premiati. Ciò credo debba senz’altro attribuirsi alla eccessiva modestia della valente quanto umile Maestra addetta all’insegnamento e direzione dei lavori, Rev.da M. Stellinda Paci e di chi è a capo dell’Istituto, che tanto onora Mombaroccio. Oh! Si, questo Paese può andar davvero superbo e deve tenersi cara una scuola, dove si educa e si studia e dove con vero intelletto d’amore si insegna anche il culto dell’arte! (”l’Idea”, 27 agosto 1905).

1930. Poiché è stata appena ultimata la costruzione del mattatoio, si approva il regolamento interno per il suo servizio. Al Beato Sante si stanno svolgendo gli impegnativi lavori di restauro. L’amministrazione determina un sussidio per una volta tanto di lire 500. I lavori più importanti sono stati fatti nella Cappella del Beato Sante... due bellissimi affreschi alle pareti laterali ed una splendida Gloria di Angeli nel soffitto sono stati dipinti dal prof. Ciro Pavisa, direttore della Scuola di Belle Arti in Urbino.

1939. Scampagnata di Pasqua a Villagrande


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3.8_La pittura sacra_2

1890-1972

Tra il 1920 e il 1921 Pavisa è a Petriolo (Macerata), dove lavora al Santuario della Madonna della Misericordia, dipingendovi le storie della statua miracolosa in esso conservata e alcuni episodi della vita di Maria. Il programma iconografico dettato da Monsignor Marcello Manfroni si ispira a Il castello di Petriolo, opera storica pubblicata nel 1871 da un notabile del luogo, l’avvocato Giuseppe Sabbioni. A Petriolo Pavisa collabora con l’architetto maceratese Giuseppe Rossi, incaricato di curare il restauro del Santuario. Rossi e Pavisa lavoreranno di nuovo insieme anche a Urbisaglia. Pavisa tornerà a Petriolo nel 1954: forse troppo anziano per affrontare l’impegno dei ponteggi necessari all’affresco, realizzerà un olio su tela con Le nozze di Cana.

Dopo la commissione per il Duomo di Macerata (1924) Pavisa comincia nel 1926 la decorazione dell’abside e della cappella del Sacro Cuore nella Collegiata di San Lorenzo di Urbisaglia. Soggetto principale del ciclo di affreschi sono le Storie di San Lorenzo martire, comprotettore insieme a San Giorgio del piccolo centro del maceratese. Il rapporto con il parroco, Don Filippo Caraceni, è documentato da una serie di lettere conservate nell’archivio parrocchiale e pubblicate in un opuscolo edito dall’ Amministrazione Comunale di Urbisaglia. Impossibile ripercorrerlo nei dettagli, annotiamo qui che l’impegno di Pavisa si protrasse dall’ottobre 1926 (è del 6 ottobre la sua ricevuta per il primo acconto) al

10 agosto 1929, festa di San Lorenzo martire e giorno in cui il pittore ultimò l’affresco della Cappella del Sacro Cuore. Per questo lavoro Pavisa ricevette un compenso di 20.000 lire. Come sua abitudine, Pavisa ritrae negli affreschi le persone del luogo: Nicola Barile, autore dell’opuscolo citato sopra, ha riconosciuto nell’uomo calvo con la barba che compare dietro il martire il pollaiolo Pacifico Nabissi, mentre il personaggio che regge il lenzuolo ha le fattezze del calzolaio Ubaldo Palombi. Lo stesso Pavisa fa capolino nella scena dell’arresto da dietro la colonna, e troviamo la moglie Ida n e l l e ve s t i d e l l a p o p o l a n a all’estrema sinistra.

A fianco: La processione propiziatrice del 1865, affresco, Petriolo, Santuario della Madonna della Misericordia. Sotto: Storie di San Lorenzo Martire, affreschi; Urbisaglia, Collegiata di San Lorenzo, 1926-’29. Da sinistra: L’arresto e particolari con i ritratti di Ida Spinaci e Ciro Pavisa; al centro: I miracoli; a destra: Il martirio (foto tratte da Nicola Barile, La passione di San Lorenzo - Gli affreschi di Ciro Pavisa nella Collegiata di Urbisaglia, Comune di Urbisaglia, 1998

In questi anni Pavisa prende parte a due importanti esposizioni: lo troviamo insieme a Fernando Mariotti (i soli pesaresi) nella Sala Picena della XCIII Amatori e Cultori di Roma del 1927, alla quale collaborò anche Margherita Sarfatti; sempre nel 1927 sue opere sono esposte anche a Pesaro, alla I Mostra provinciale del Sindacato artisti. Ancora del 1927 sono infine gli affreschi nella Chiesa (comunemente detta Collegiata) di Santo Stefano a Monte San Giusto (Macerata).


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3.9_Gli anni pesaresi

1890-1972

Il cortile dell’Istituto Maestre Pie Venerini di Pesaro, visto dalla casa di Piazzale Carducci

Il 16 ottobre del 1931 Pavisa prende servizio alla Regia scuola artistico-industriale di Tirocinio di Pesaro, intitolata l’anno prima al ceramista pesarese Ferruccio Mengaroni. Fino al 1960, anno del pensionamento, terrà la cattedra di Disegno ornato e geometrico, formando con il suo esempio paziente molti futuri artisti, tra cui il pittore Bruno Bruni e lo scultore Terenzio Pedini.

Nel 1938 Ciro Pavisa è tra gli artisti presenti alla I Mostra sociale d’Arte nei locali del Fascio Rionale “23 Marzo” di Piazza Mamiani, a Pesaro; tra gli altri, partecipano all’esposizione anche i pittori Sandro Gallucci e Nino Caffè e il ceramista Bruno Baratti. Ancora del 1938 è la partecipazione alla VI esposizione Interprovinciale fascista Belle Arti di Ancona. Il 1938 è anche l’anno del Giardino sotto la neve, che proporrà nell’edizione successiva dell’esposizione anconetana (1939).

A u t o r i t r a t t o , o l i o s u tela

Dal 29 ottobre dello stesso anno Pavisa, insieme con la famiglia cui si era aggiunto nel 1927 il secondo figlio Saulo, stabilisce la propria residenza in Piazzale Carducci, nella casa che si affaccia sul giardino dell’Istituto Maestre PieVenerini e che ancor oggi custodisce, pressoché intatto, il suo studio.

L’opera, forse un unicum nella sua produzione, è visibile nella sezione Dipinti del nostro itinerario. Tra le opere a soggetto religioso di questo periodo segnaliamo le pitture con gli episodi della vita del Beato Benedetto Passionei, nel Santuario a lui dedicato a Fossombrone (1932’35), e quelle dell’abside della chiesa di San Giovanni Battista di Montegiberto (Ascoli Piceno), realizzate tra il luglio 1941 e l’inizio del 1942.

Instancabile, sempre più assorto in una solitudine feconda, Pavisa anche nel dopoguerra resta fedele alla propria strada di frescante di chiese. Ecco le tappe fondamentali dell’attività 1947-1966, come risultano dalle Note informative conservate presso l’Archivio dell’Istituto d’Arte “F. Mengaroni”, redatte dallo stesso Pavisa. 1946-’47- Via Crucis ad olio per la Chiesa parrocchiale di Montecosaro (Macerata) [si tratta in realtà della Collegiata di Montecosaro, dedicata alla Madonna Assunta e a San Lorenzo Martire, n.d.r.] 1952-’53 - Decorazione dell’abside nella chiesa di San Girio di Potenza Picena (Macerata)

Tra i luoghi più amati, veri e propri topoi osservati nel trascorrere del tempo, si fanno sempre più frequenti le campagne: quelle del San Bartolo, che Pavisa percorreva con la sua bicicletta senza freni, attrezzata per la pittura en plein air con tanto di cavalletto portatile, e quelle dei dintorni di Mombaroccio dove il pittore e la moglie Ida, accompagnati in calesse dal colono Costanzi, visitavano periodicamente i loro fittavoli.

Sopra: Natura morta con bottiglie e tazza; sotto: Il tavolo del pittore

1956 - Decorazione della chiesa di San Girio di Potenza Picena con 7 pannelli figurativi riguardanti la vita del Santo 1958 - (pala d’altare) Santa Rita da Cascia 1959 - (pala d’altare) Apparizione del Sacro Cuore a Santa Margherita. A queste va aggiunta la tela raffigurante Il miracolo delle stimmate, per l’Oratorio di San Francesco in Palazzo Nardini a San Leo, firmata e datata 1966, e le 14 Stazioni della Via Crucis per la Chiesa di Villagrande di Mombaroccio, realizzate nel corso degli anni ‘60.


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3.10_Il Porto di Pesaro

1890-1972

Tra il 1950 e il 1960 Ciro Pavisa inizia a frequentare il porto di Pesaro e la foce del fiume Foglia. I bombardamenti della II Guerra Mondiale hanno trasformato il porto in un insieme di macerie e rovine e la ricostruzione sta piano piano dando un diverso aspetto al territorio portuale. Pavisa partiva con il suo cavalletto, realizzato proprio per essere sistemato con i colori e il seggiolino sulla bicicletta, per poter dipingere en plein air e, tra lo sciacquio del mare e le grida dei gabbiani, passava ore a mescolare colori e sensazioni trasformandoli in paesaggi. Sono istantanee realizzate durante ore diverse del giorno e in un arco di quasi un decennio, in cui è totalmente assente la presenza umana, e dalle quali traspare un silenzio carico di echi.

Nascono in questo periodo diversi dipinti che hanno come soggetto le caratteristiche bilance (ormai completamente scomparse) lungo la sponda del fiume o lungo i moli, i pescherecci attraccati alle banchine, le barche in rimessaggio sullo squero. Diventa anche possibile, attraverso questi dipinti, regolare il tempo della crescita e dello sviluppo del territorio e delle attività portuali pesaresi nel primo dopoguerra.

Le immagini fotografiche dell'epoca, affiancate ai dipinti, possono aiutarci a percepire quale atmosfera vivesse Pavisa mentre dipingeva. In successione, dall’alto verso il basso: Il cantiere Rondolini tra gli anni ‘50 e ‘60. Imboccatura del porto Canale, profilo del molo prospiciente al fiume, bilance; anni '60. Solitari pescherecci nel porto Canale prima dell’avvento della nautica da diporto; anni ‘60. Il fiume Foglia nel suo tratto finale e alla foce


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3.11_Lo studio di Piazzale Carducci

Queste immagini sono state scattate da Graziano Giangolini, fotografo e pittore di Mombaroccio, nello studio di Ciro Pavisa il 6 maggio 2005. Vicino al cavalletto che ho usato per fotografare i dipinti era appoggiato un autoritratto... io lo guardavo con commozione, immaginando lo studio con il maestro intento a dipingere.

Sotto: a sinistra, ritratto fotografico di Mario Del Monaco (19151982); a destra, due studi per Cristo crocifisso e, sotto, per Coro di frati. In basso, a destra: Natura morta, olio su tela, riferibile al 191015; Ritratto della madre, olio su tela

Tanti i ricordi che affiorano. Ne ricostruiamo uno che, tra pittura e teatro, sembra aver colpito più di altri la memoria dei testimoni intervistati. Pesaro, anni ‘60. Una Rolls Royce parcheggia in Piazzale Carducci, tra gli sguardi sconcertati dei passanti. Dall’auto scende il tenore Mario Del Monaco, accompagnato da una bellissima signora. I due salgono nello studio del pittore, dove la misteriosa dama dovrà posare per un ritratto. Non sappiamo chi fosse la signora, né dove sia, ora, il ritratto: lo studio con-

serva memoria di quei giorni in un bozzetto di Pavisa per un Cristo crocifisso, le cui fattezze sono evidentemente quelle del grande cantante, egli stesso appassionato di pittura (La pittura è il mio vero mestiere. Il canto il mio passatempo preferito). A questi dipinti Del Monaco doveva essere particolarmente legato se, raccontano ancora i famigliari di Pavisa, il frammento con il coro di frati riprodotto a fianco è stato scelto per chiudere un documentario sulla vita del tenore.


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3.12_”Ciro Pavisa da Montebaroccio”

Ciro Pavisa si spegne alle 23.15 del 14 luglio 1972. Tra le sue ultime volontà, la richiesta di essere sepolto avvolto in un lenzuolo, o in un saio bianco. Negli ultimi tempi, parlando di sé era solito ripetere “Ciro Pavisa da Montebaroccio”.

Due anni dopo la morte, su suggerimento di alcuni famigliari, la Galleria Perugini di Pesaro gli dedica un’ampia retrospettiva. Nel 1980 opere di Pavisa sono selezionate per la grande esposizione Arte e immagine tra otto e novecento - Pesaro e provincia. Molte sono le esposizioni collettive nelle quali compare il nome del pittore negli anni successivi, tra cui quelle curate dalla Galleria della Pergola di Piergiorgio Spallacci che nel 1992 lo affianca ad Alessandro Gallucci, Cesarina Gerunzi e Fernando Mariotti nella mostra Dipinti per una collezione del primo novecento a Pesaro. Due tele di Pavisa sono presenti nella collezione di Palazzo Montani Antaldi, proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro. Nel 2001 il Comune di Mombaroccio gli dedica la via che da Montegiano porta aVillagrande. Oggi i lavori di Ciro Pavisa sono molto amati dai collezionisti pesaresi che, accanto alla maestria del pittore, ricordano con affetto la bontà e la mitezza del suo carattere.


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