Italia Nostra- Medio Valdarno Inferiore

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Periodico anno XIV numero 16 ottobre 2018

SOMMARIO

2 Glifosato: sì o... no? 3 Quale futuro CERBAIE

per i nostri boschi?

4 Degrado

SAN MINIATO

a San Donato ITALIA NOSTRA

Mari Rita Signorini presidente nazionale

Glifosato: sì o... no?

dovuta a vari fattori, tra cui: la bassa numero 16 tossicità per l’uomo rispetto agli erottobre 2018 bicidi in uso all’epoca della sua introduzione; penetrazione molto bassa nel suolo, limitata a una profondità di circa 20 centimetri; facile degradazione in quanto facilmente attaccato e distrutto dai batteri presenti nel suolo molto limitata la probabilità che suoi residui riescano a raggiungere le falde acquifere. Riduce, inoltre, il consumo e la degradazione del suolo, poiché evita di dover sottoporre ad arature profonde. Pro e contro (glifosato e salute) Paradossalmente, alcuni prestigiosi Enti sono tuttora a favore del glifosato o comunque non ne ‘ammettono’ la pericolosità. Basti pensare che il comitato d’appello della Commissione europea ha deciso infatti di rinnovare nello scorso autunno (novembre 2017) e per altri cinque anni l’autorizzazione al commercio degli erbicidi contenenti glifosato (come il famoso Roundup della Monsanto, la grande azienda produttrice).

Glifosato sì o...no? Questo il titolo che potremmo dare a un tanto atteso incontro, che tuttora stenta a prendere forma. E così, intanto, ci intitoliamo questo articolo del nostro nuovo bollettino di sezione. L’argomento, come oramai molti sapranno, è all’ordine del giorno poiché un indiscriminato utilizzo del suddetto prodotto, avvenuto recentemente, ahimè, proprio nel nostro territorio, ci ha spinti a seguire le vicende. Ma andiamo per gradi. Cos’è il glifosato Non essendo chimici o biologi, riportiamo la valida definizione e spiegazione che ne dà wikipedia: “Il glifosato, o glifosate, in inglese glyphosate (N-(fosfonometil) glicina, C3H8NO5P), è un analogo aminofosforico della glicina, inibitore dell’enzima 3-fosfoshikimato 1-carbossiviniltransferasi (EPSP sintasi), noto come erbicida totale (non selettivo). Il composto chimico è divenuto di libera produzione nel 2001, anno in cui è scaduto il relativo brevetto di produzione, fino ad allora appartenuto alla Monsanto Company. E’ un diserbante sistemico di post-emergenza non selettivo. A differenza di altri prodotti, viene assorbito per via fogliare (prodotto sistemico), ma successivamente traslocato in ogni altra posizione della pianta per via prevalentemente fl oematica. Questo gli conferisce la caratteristica, di fondamentale importanza, di essere in grado di devitalizzare anche gli organi di conservazione ipogea delle erbe infestanti, come rizomi, fittoni carnosi ecc., che in nessun altro modo potrebbero essere devitalizzati. L’assorbimento del prodotto avviene in 5-6 ore, e il disseccamento della vegetazione è visibile in genere dopo 10-12 giorni. Il glifosato interrompe la via metabolica responsabile della sintesi di fenilalanina, tirosina e

triptofano (via dello shikimato), inibendo la sintesi dell’3-fosfoshikimato 1-carbossiviniltransferasi, enzima necessario alla sopravvivenza della pianta.” A nostro avviso tale diserbante è nocivo all’ambiente e alla salute, a riprova del fatto alcuni recenti articoli che hanno evidenziato alcune conseguenze ampiamente negative in seguito al suo utilizzo, senza parlare dell’aspetto a cui sono andati incontro i terreni in cui se ne è fatto un uso massiccio, si veda la foto a corredo del presente testo. Ma, per ora, torniamo al prodotto e ai... Suoi utilizzi L’uso del glifosato in agricoltura è stato approvato per la prima volta negli anni settanta del XX secolo e successivamente ha preso il via in 130 paesi del mondo (dati 2010), tra cui i Paesi Europei. Il suo utilizzo è andato in crescendo con colture di cultivar transgeniche (varietà di piante ottenute con miglioramento genetico) in cui era stata indotta la resistenza al glifosato. Questo, in associazione con la “bassa tossicità per l’uomo”, ha portato poi in breve al trionfo commerciale del prodotto e ne ha fatto l’erbicida dall’impiego più diffuso al mondo. L’Environmental Protection Agency (EPA) ha stimato negli Usa un impiego di 750.000.000 chilogrammi di glifosato nell’annata 2006/2007. In base ai rapporti ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e sulla base di dati provenienti dalle Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente (ARPA) e delle corrispondenti agenzie provinciali (APPA), il glifosato viene definito come uno degli erbicidi più utilizzati anche nell’agricoltura italiana. La ‘fortuna’ del glifosato è legata a una apparente bassa pericolosità,

Agli occhi di molti – noi compresi – è parso più un voto politico che non ‘scientifico’. Come ha sottolineato il giornalista Simone Valesini, che ha chiamato in causa “ I cosiddetti Monsanto Papers: centinaia di documenti ed email interni all’azienda venuti alla luce nell’ambito di una serie di azioni legali avviate negli Stati Uniti. Cosa contengono? Di tutto e di più, stando a due fortunate inchieste di Le Monde. La Monsanto infatti sembra responsabile di pressioni indebite a più livelli per influenzare la pubblicazione di ricerche dai risultati graditi e della censura di quelle sgradite, e per scongiurare la messa al bando del suo erbicida di punta. Sfruttando consulenze dorate pagate a influencer e personalità del mondo accademico. Facendo scrivere da ghostwriter i testi di alcuni articoli e review che scagionavano il glifosato dalle accuse di cancerogenicità. E, forse ancor più grave, mantenendo un fi lo diretto con il direttore dell’ente americano per la protezione ambientale, l’Epa, l’ente responsabile della valutazione del glifosato negli Usa. Per il resto tra gli pseudo-difensori del glifosato: Efsa ed Echa (due agenzie incaricate di valutarne la pericolosità); Joint Fao/Who meeting on Pesticides residuos, un gruppo di scienziati coordinato dall’Oms e dalla Fao, che ha stabilito che il rapporto tra glifosato e tumori sarebbe invece improbabile. Tra coloro che invece ne hanno evidenziato le pericolosità e quindi le possibili/probabili conseguenze negative: l’Iarc, l’agenzia dell’Oms dedicata alla ricerca sul cancro, nel 2015 ha classificato il glifosato nel nella categoria 2A, cioè tra le sostanze probabilmente cancerogene. (segue a pag. 2)


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Nel 2012 la rivista Food and Chemical Toxicology aveva pubblicato uno studio di Gilles-Éric Séralini e collaboratori che evidenziava grave patogenicità e cancerogenicità nei ratti, ma la ricerca, in seguito, fu ritirata dopo le critiche ricevute dalla comunità scientifica in merito alle errate metodologie di utilizzo dei dati e all’affidabilità dei risultati dello studio. Secondo quindi un’inchiesta di Le Monde del 2017 relativa ai cosiddetti “Monsanto papers” Monsanto, come abbiamo visto, avrebbe tentato di influenzare le valutazioni di rischio da parte di Agenzie governative.

Il caso di Orentano. Arriviamo adesso a ciò che più ci riguarda da vicino, al ‘nostro’ territorio. Già nel corso del 2016 la nostra dinamica e combattiva associata, Fiamma Pintacuda, aveva sollevato la questione, invitandoci a visionare da vicino alcune porzioni di terreni in località Orentano (Comune di Castelfranco di Sotto). Appena giunti siamo rimasti esterrefatti e non credevamo ai nostri occhi: immense distese di campi color arancione, o anche piu scuri, come se fossero stati incendiati. Era la prova inconfutabile dell’utilizzo del glifosato. Abbiamo così redatto un documento, corredandolo di immagini lampanti e lo abbiamo inviato all’attenzione

lapidariamente che la Legge non ne vieta l’utilizzo. Chiaramente non sono questi i termini per risolvere una questione così importante per l’ambiente in cui viviamo. In questi mesi oltre a produrre nuovi documenti informativi, ci siamo anche incontrati con il sindaco Gabriele Toti che ci aveva garantito un impegno quanto meno ad organizzare un incontro pubblico sulla questione; per ora siamo ancora in attesa di una proposta concreta su date e modalità di attuazione (dopo aver sollecitato più volte anche l’assessore all’ambiente Federico Grossi).

delibera n. 461/2016, di escludere le pratiche agricole che utilizzano il glifosato dalla concessione di fondi pubblici. (RIF: https://www. yescalabria.com/it/la-calabria-regione-italia-dire-stopalluso-delglifosato-agricoltura/

Superamento del glifosato.

del Comune (e quindi assessore e ufficio ambiente), di Geofor (società per la gestione dei rifiuti solidi urbani dell’area pisana) ARPAT. All’epoca purtroppo non abbiamo avuto risposta. Solo successivamente, grazie a nuovi sopralluoghi e alla riproposizione di un nuovo documento e di vari redazionali usciti sulla stampa e sulle cronache locali (sempre con tanto di immagini più che evidenti), nella prima parte di questo 2018, gli amministratori di Castelfranco hanno almeno replicato, comunicandoci

Eppure vi sono alcune Regioni e Comuni dove la questione è stata presa sul serio. Tra essi :

- Comune di Carmignano. Grazie alla spinta del Biodistretto Montalbano con cui pure ci siamo confrontati molto positivamente, sul finire del 2017 ha preso piede una convenzione fra comune di Carmignano, associazione Proloco di Carmignano, associazione Biodistretto del Montalbano e Consorzio Strada dei vini di Carmignano e dei sapori tipici pratesi che prevede l’avvio di un importante progetto di rigenerazione agricola e tutela ambientale, diretto alla conversione totale della superficie agricola utile verso pratiche biologiche, biodinamiche e naturali con l’obiettivo di liberare il territorio comunale dall’utilizzo dei pesticidi. Il progetto ha portato pure a una delibera con divieto totale di all’utilizzo di prodotti erbicidi (diserbante) a base di Glyphosate sull’intero territorio comunale, ai fini della tutela della salute pubblica, della falda idropotabile e del suolo.

Solo recentemente, un piccolo passo avanti nel nostro Paese: il decreto del ministero della salute del 22/08/2016 che ne limita l’uso e il commercio. È ormai vietato usare glifosato in luoghi pubblici come “parchi, giardini, campi sportivi e zone ricreative, aree gioco per bambini, cortili ed aree verdi interne a complessi scolastici e strutture sanitarie”. È vietato anche impiegarlo in agricoltura nel periodo che precede il raccolto e la trebbiatura. La possibile svolta... Un segnale forte che ha fatto riacutizzare la questione è stato senz’ombra di dubbio quanto avvenuto quest’estate negli USA: il caso ha visto la sorprendente vittoria in aula di processo di un giardiniere contro la temuta Monsanto. La sentenza ha condannato infatti la Casa produttrice a risarcire il soggetto con ben 289 milioni di dollari. All’uomo, custode e giardiniere di istituti scolastici nella zona di San Francisco, era stato diagnosticato un linfoma nonHodgkin dopo aver utilizzato alcuni prodotti dell’azienda. Dewayne Johnson (questo il nome, ndr) è stato appena il primo tra migliaia di querelanti e chissà quale scenario potrebbe aprirsi ora.

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Glifosato: anche il presidente Enrico Rossi si impegna nella battaglia In merito alla questione dell’uso del glifosato la nostra socia F. P. ha scritto al Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, il quale le ha prontamente risposto assicurando che la Regione è impegnata ad assicurare la salute dei cittadini e pertanto ha deciso di vietare l’uso di questo diserbante dal 2021. Inoltre entro il 2019 chi vorrà avvalersi del marchio Agriqualità Toscana (marchio dei prodotti a lotta integrata) dovrà fare a meno dell’uso di questa sostanza. Ci sembra un’ottima notizia e ci auguriamo che fin da subito i Comuni della nostra area prendano di debiti provvedimenti in consonanza con le direttrici della Regione.

- VENETO , Erbicidi banditi. Adozione di un Regolamento intercomunale di Polizia Rurale sull’uso degli erbicidi da parte di quindici sindaci del territorio Docg che hanno annunciato il divieto d’uso del glifosato da gennaio 2019. (http:// w w w. l a s t a m p a . i t / 2 0 1 8 / 0 3 / 0 2 / italia/guerra-al-glifosatodYdxfRSxvo1BzOpPQnGMHK/ pagina.html ) - CALABRIA. La Calabria è la prima regione italiana a mettere a bando dall’agricoltura il glifosato, una sostanza utilizzata nei pesticidi e responsabile, secondo lo IARC (The International Agency for Research on Cancer), organo dell’Organizzazione mondiale della sanità, di causare danni alla salute umana. Mentre l’Europa ancora tentenna sul divieto all’uso di questo veleno, la regione dà il buon esempio e stabilisce, con

- Parco Nazionale del Cilento. Dopo documenti, progetti e azioni volte alla dissuasione all’utilizzo del glifosate a cura del Biodistretto già a partire dal 2016, nel gennaio 2018 la lotta si è concretizzata in una vera e propria delibera emessa dal Consiglio Direttivo del Parco.

- Comunità di Vinci. Lo scorso 10 giugno i cittadini di Vinci hanno preso parte ad un’azione di denuncia contro i pesticidi, in particolare contro al Glifosato, mettendo in scena un Flash Mob durante la prima edizione del festival EcoVinci, nel mezzo del paese. Recentemente il presidente della Toscana Enrico Rossi si è espresso (sollevando guarda caso non poche polemiche e opposizioni) dichiarandosi totalmente contrario all’utilizzo del glifosato e annunciando un provvedimento che ne vieti l’utilizzo nell’attività vivaistica. Noi intanto continuiamo a monitorare e speriamo di poter arrivare ad un azione quantomeno di dissuasione e allo stesso tempo di sensibilizzazione degli agricoltori, magari verso pratiche alternative, più rispettose del nostro territorio e meno rischiose per la nostra salute. G. M.


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CERBAIE > INTERVISTA AD ANDREA BERNARDINI, DIRETTORE DEL CONSORZIO

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Quale futuro per i nostri boschi?

e Querce (oggi a gasolio e GPL) che potrebbe innescare un percorso virtuoso in grado di ampliare le proposte di questo tipo anche verso il settore privato, comprensibilmente, per molti fattori, più restio a piccoli investimenti del genere che vadano a cambiare abitudini ormai da lungo inveterate.

I boschi delle Cerbaie sono stati per secoli una risorsa importante per i paesi del Valdarno: legna da costruzione e da ardere, pascoli, prodotti del sottobosco utilizzati dagli agricoltori per l’allevamento del bestiame, funghi e erbe alimentari, cacciagione sono state altrettante riserve preziose per la vita quotidiana. Senza considerare i nuovi spazi acquisiti via via all’agricoltura con la creazione di nuovi poderi, al punto che tra XVII e XVIII secolo i bilanci dei Comuni valdarnesi erano in attivo proprio grazie ai proventi delle Cerbaie. Oggi tutto è diverso, tanto che spesso questi boschi vengono avvertiti come un peso dalle amministrazioni locali e dai proprietari privati. Su questo tema abbiamo posto alcune domande a Andrea Bernardini, direttore del Consorzio delle Cerbaie.

In passato i boschi venivano coltivati e ripuliti perché i prodotti delle ripuliture erano usati per parecchi scopi. Oggi i proprietari privati incontrano non poche difficoltà nello smaltimento delle potature quando si tratta di eliminarne grandi quantitativi. Ma anche queste ramaglie e fogliame non potrebbero essere utilizzate in qualche modo? Dipende anche dalle ditte coinvolte in quanto esistono aziende boschive che, nel loro progetto di taglio, utilizzano anche le ramaglie a differenza, a onor del vero, della maggior parte di esse, che, nella migliore delle ipotesi, le rilasciano, a norma di legge, in cumuli o andane di modeste dimensioni, ma sempre in quantitativi spesso di difficile smaltimento naturale in tempi ragionevoli. Potrebbero essere utilizzate per andare a comporre una parte del cippato se ci fosse un’organizzazione/filiera funzionante in grado di rendere non sconveniente farlo anche per i piccoli proprietari con i loro scarti di potature. Il problema è sempre l’organizzazione economicamente efficiente. Nel nostro piccolo, cerchiamo di far operare le ditte a norma di legge o, nel migliore dei casi, a scegliere che utilizzino le ramaglie per il cippato o cercare dei finanziamenti pubblici regionali in grado di non rendere sconveniente il loro smaltimento.

Prima di tutto, chi aderisce al consorzio e quali ne sono i principali scopi? Il Consorzio Forestale delle Cerbaie è un’azienda privata nata, nel 2008, per iniziativa della Provincia di Pisa e della maggior parte dei Comuni delle colline delle Cerbaie con lo scopo di associare, oltre alle Amministrazioni Pubbliche, i proprietari di terreni boschivi dell’area con lo scopo di valorizzare, in termini ecologici e economici, la risorsa forestale nello specifico e il paesaggio più in generale. Ad oggi, conta l’adesione di 4 Comuni (Castelfranco, Santa Croce, Fucecchio e Calcinaia) e 21 soci privati di cui 16 proprietari e 5 Ditte boschive per un totale di circa 150 ettari gestiti direttamente (tramite contratti di concessione o affitto) e circa 400 ettari di pertinenza dei soci proprietari. La amministrazioni pubbliche hanno una parte importante nel Consorzio. Ad esempio il Comune di Fucecchio, specialmente dopo l’assorbimento dell’ex Opera Pia Landini Marchiani, ha conferito una notevole estensione di boschi al Consorzio, quanti ettari esattamente? E gli altri comuni? Il Comune di Fucecchio, con una concessione attivata nel 2011 e aggiornata nel 2015, ha conferito la gestione di 112 ettari (in massima parte boschivi) al Consorzio che ne cura la pianificazione, l’attuazione dei tagli e la manutenzione della rete sentieristica. Gli altri Comuni non sono detentori diretti di proprietà

boschive (tranne Santa Croce con il Parco Robinson). Del Comune di Calcinaia, il Consorzio ha in manutenzione il Bosco di Montecchio, un’area agro-forestale di pregio di 6 ettari. Qual è oggi lo stato di salute dei boschi, dopo la strage di pini causata dal Matsucoccus? Domanda complessa per un tema così articolato. La situazione è assai variegata con molti soprassuoli in via di spontanea rinaturalizzazione ecologica e funzionale (il progressivo ritorno al bosco originario di latifoglie) e altri in cui l’abbandono seguito ai tagli fitosanitari (a seguito della malattia del pino) ha innescato dinamiche involutive in cui finiscono con prevalere macchie incontrollate di arbusti e notevoli popolamenti in rinnovazione dello stesso pino marittimo che, dopo alcuni anni, tende nuovamente, tutt’oggi, ad ammalarsi. Questi soprassuoli sono anche quelli in cui più frequentemente i non casuali incendi possono prendere piede ed espandersi. Uno degli scopi fondativi del Consorzio è la pianificazione/gestione in funzione dello sviluppo di tutele e dinamiche virtuose tese a preservare e sviluppare biodiversità, stabilità ecologica e qualità del paesaggio. Obiettivi assolutamente non semplici. Una risorsa importante potrebbe venire dal legname, tuttavia i recenti provvedimenti sembrano invertire la tendenza a valorizzare, come in passato, la legna da ardere specialmente nelle forme di cippato o di pellet. Si parla addirittura di proibire o disincentivare il riscaldamento a legna a causa delle polveri sottili prodotte dalla combustione del legname. Quale strada percorrere, allora?

Ogni percorso, vieppiù supportato dai nuovi contributi scientifi ci, va accolto e valutato con interesse, seppur è vero che tali stessi contributi differiscono spesso fra loro nelle opinioni e che, forse, la strada da seguire è quella di un equilibrio teso a evitare gli eccessi da una parte e dall’altra. Con ciò, intendo che la via del legno come forma, più o meno integrativa, di riscaldamento, può essere strategica se perseguita dietro una progettazione territoriale e economico-organizzativa coordinata e responsabile degli aspetti ambientali. Abbiamo parlato spesso, nel recente passato, di una filiera corta del legno: creare caldaie a cippato nell’area delle Cerbaie per scaldare scuole e anche abitazioni private. Oggi tutto ciò sembra difficile da realizzare. Come vedi la situazione? Non scoraggiante anche se assolutamente non semplice. La filiera corta del legno è un progetto (che stiamo, con alterne fortune, portando avanti) che porterebbe in teoria, vantaggi ambientali (per la gestione forestale sostenibile e l’impronta ecologica del combustibile a km 0) e economici (per l’attivazione di filiere locali di commercializzazione della risorsa e per i risparmi delle bollette). Chiaramente in aree non metanizzate in quanto, seppur teoricamente più efficiente e conveniente anche rispetto al metano, lo è ancora di più in zone (come la parte fucecchiese delle Cerbaie) non raggiunte dalla rete. Stiamo, in questo senso, portando avanti un progetto, in collaborazione con il Comune di Fucecchio e l’Università di Firenze, per l’attivazione, grazie ai fondi del PSR (Piano dello Sviluppo Rurale), di due piccole caldaie a cippato per le scuole di Pinete

Il Consorzio svolge anche un’intensa attività didattica per far conoscere i nostri boschi. In quale direzione vi state muovendo? Quali iniziative avete in programma? Il Consorzio organizza percorsi didattici con le scuole della maggior parte dei Comuni delle Cerbaie oltre a proporre programmi escursionistici (soprattutto a primavera) che facciano conoscere le peculiarità naturalistiche e paesaggistiche, uniche nel loro genere, alle persone che, quasi sempre non sono a conoscenza delle bellezze a due passi da casa. Tali iniziative spesso sono organizzate in collaborazione con associazioni locali o aziende agricole che, nel contempo, possono far conoscere prodotti e competenze della propria attività. La prossima escursione (con pranzo selvatico) sarà Domenica 7 Ottobre all’interno della Riserva Naturale di Montefalcone in collaborazione con i Carabinieri Forestali di Lucca.


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SAN MINIATO > TRA OPERE INCOMPIUTE, TRAFFICO E RIFIUTI

Degrado a San Donato Le problematiche che ci sono lungo golena a San Donato sono molteplici, sia per la sua collocazione: al centro fra attività conciarie di Ponte a Egola, dall’altro lato la zona artigianale di San Donato e verso San Romano, Organazoto e Depuratore. In questo impatto crudo d’inquinamento anche la presenza della FI-PI-LI e la nuova bretella del ponte nuovo, più il traffico lungo il viale Leonardo da Vinci che taglia in due la frazione, appesantiscono l’aria che è già fortemente inquinata. Dal lato destro il fiume Arno che scorre in zona ha più di un problema, (un’erosione finanziata dalla regione per 500.000 euro), per gli anni 2018-2019, ma ad oggi i lavori non sono ancora cominciati. In più si tratta di una delle zone più basse della Toscana, a detta del Genio Civile, con le solite problematiche di esondazione di rii, affluenti e Fiume stesso. In questo contesto già fortemente provato la realtà dell’interporto, (edifici industriali ammezzati e non finiti), lasciati per anni a deperire, causa crisi industriale dei primi anni 2000 e fallimenti di ditte esecutrici. Ora dopo anni di incertezza, nei primi giorni di agosto 2017, a una gara d’asta, gli immobili ammezzati e i 4 ettari residui, sono stati comperati da un immobiliare di Sesto Fiorentino. Con i primi incontri con la nuova proprietà e il comune è stato chiarito, che il loro interesse è solo per attività di logistica. Quindi edifici ad uso uffici, alberghi e servizi di rappresentanza, che erano previsti e iniziati a costruire, saranno in un secondo tempo de-

moliti e riconvertiti all’uso richiesto. I primi lavori avverranno sull’edificio grande lungo la ferrovia,che è servito anche da una strada ferrata per trasporto vagoni. Il tutto ora nascosto dalla vegetazione,

che si sta riprendendo la zona. Il via dei lavori, dovrebbe avvenire con il collaudo definitivo del Bacino di Roffia, che tarda a esser effettuato. Questo collaudo è necessario per far partire i lavori, visto il battente alluvionale importante a San Donato. Il recupero di tutti questi mostri

incompiuti è importante, ma in previsione di tutto il recupero si deve considerare, che in questa zona ci sarà un via vai di camion pesanti notevole e sicuramente, oltre alla congestione alla rotonda del metano, l’attuale ponte non sarà sufficiente per un carico così massiccio. Nella situazione difficile che stiamo vivendo, causa tutte queste problematiche s’è aggiunto il dramma dell’abbandono dei rifiuti, sia lungo l’argine dell’Arno che va da Ventignano va a San Romano, lungo la ferrovia e zona limitrofa dell’interporto e nelle campagne circostanti. Questo fenomeno sta diventando sempre più massiccio e importante, qui si scarica di tutto: da amianto, rifiuti industriali e solidi urbani. Dopo l’entrata in vigore della raccolta porta a porta, sempre più ha preso piede questo vandalismo e malcostume, che mette in ginocchio le amministrazioni per riparare al danno e avvelenano la campagna, con questo inquinamento incontrollato. Quindi è necessario che le amministrazioni trovino un punto comune di raccolta, omogeneizzare il sistema e agire di conseguenza, sia con l’informazione e la repressione. Questi comportamenti vanno fortemente sanzionati. Non possiamo continuare così, con questi brutti esempi, che avvelenano l’ambiente e minano il futuro. Giancarlo Fiaschi

Maria Rita Signorini alla guida nazionale di Italia Nostra

Nella riunione di sabato 15 settembre a Roma si sono tenute le elezioni per il rinnovo della Giunta Nazionale di Italia Nostra (esecutivo). Ecco i nomi uscenti: Presidente: MARIARITA SIGNORINI Vice-presidente: Alberto Ferruzzi, Ebe Giacometti, Teresa Liguori Inoltre sono stati eletti quali membri di Giunta esecutiva i Consiglieri: Giovanni Bassi Cesare Crova Marco Di Fonzo Maria Rosaria Iacono Maria Paola Morittu È per noi del Medio Valdarno, grande piacere vedere l’amica Maria Rita ricoprire tale ruolo, viste le numerose iniziative a cui abbiamo collaborato anche da vicino e il suo precedente impegno al Regionale Toscana di Italia Nostra. I piu sentiti auguri di buon lavoro!

)DUPDFLD GU 5LFR /XSL Per iscriversi a Italia Nostra – Sezione Medio Valdarno Inferiore rivolgersi a: Giovanni Malvolti Via Nuova della Ferruzza 7 50054 Fucecchio (FI) tel. 328 1289087 Tutti i soci di Italia Nostra riceveranno mensilmente il periodico di informazione nazionale e saranno tempestivamente informati sulle attività della nostra sezione.

Per informazioni: e-mail: mediovaldarno@italianostra.org Facebook https://www.facebook.com/ ItaliaNostraMedioValdarnoInferiore Per informazioni generali su Italia Nostra: http://www.italianostra.org Stampa Tipografia Nuova Bonafé Fucecchio (FI)

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