Italia Nostra Medio Valdarno Inferiore

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Periodico anno XIII numero 15 novembre 2017

SOMMARIO

2 Il paese delle lastre FUCECCHIO

LA NOSTRA SEZIONE “Occhi aperti sulla città”

3 Appello per il Centro PADULE DI FUCECCHIO

di ricerca del Padule

4 Il progetto

CERRETO GUIDI

“Le vie dei Medici”

FUCECCHIO> LA PROPOSTA DI QUATTRO ASSOCIAZIONI

Un’idea per piazza Vittorio Veneto L’intervento attuato nel corso dell’estate scorsa dal Comune di Fucecchio per regolamentare la sosta e la circolazione in Piazza Vittorio Veneto ha sollevato molte polemiche. Le quattro associazioni firmatarie dell’appello che qui di seguito pubblichiamo, tra le quali figura anche la Sezione Medio Valdarno Inferiore di Italia Nostra, hanno inteso offrire un contributo propositivo alla soluzione del problema ribadendo in questa occasione l’opportunità di creare uno spazio di confronto permanente con la Pubblica Amministrazione sui temi inerenti al Centro storico fucecchiese.

Nella speranza che quanto sopra esposto sia tenuto in debita considerazione, si ringrazia per l’attenzione e si porgono distinti saluti.

Al Sindaco del Comune di Fucecchio Fucecchio 19 settembre 2017 Le associazioni FUCECCHIO RISCOPRE, AMICI DEL CENTRO STORICO, ITALIA NOSTRA SEZIONE MEDIO VALDARNO INFERIORE e PRO LOCO di Fucecchio, nell’intento di dare un contributo fattivo di idee per la valorizzazione del Centro Storico e in particolare della Piazza Vittorio Veneto, la cui sistemazione in base al Piano della Mobilità e del Traffico Urbano è in via di attuazione, sottopongono alla Sua attenzione alcune considerazioni e suggerimenti ritenuti idonei a far sì che la piazza principale e fiore all’occhiello di tutto Centro Storico si presenti ai fucecchiesi, ai visitatori e ai pellegrini che percorrono la “Via Francigena Toscana” in tutta la sua bellezza e torni ad assumere il ruolo pubblico e la funzione sociale di aggregazione svolta in passato. In tal senso la scelta dell’Amministrazione di vietare la piazza ai veicoli va nella direzione giusta, non si tratta solo di estetica ma di cultura e di rispetto di un bene rimasto integro nel suo aspetto architettonico e urbanistico. In altrettanta sintonia con le scelte fatte da codesta Amministrazione si ritiene pure che la completa pedonalizzazione sia l’obiettivo finale e che gli interventi necessari al suo raggiungimento debbano essere improntati a criteri di gradualità, per cui nel frattempo occorre non precludere la sosta temporanea a un limitato numero di auto, in modo che sia possibile accedere senza difficoltà alla scuola, agli esercizi commerciali e alle funzioni dell’area ex Corsini. A tale proposito si ritiene essenziale però che gli stalli per tale tipo di sosta non siano posizionati nella parte centrale della piazza perché ciò determina per chi vi arriva dal basso (Borgo Valori) o dall’alto (Via San Giovanni) un impatto assai antiestetico e compromette la percezione di uno spazio libero e dilatato in tutta la sua ampiezza. Il parcheggio per la sosta temporanea, attualmente consistente in 7 posti auto + handicap, potrebbe invece trovare collocazione negli spazi perimetrali della piazza. Lo spostamento dei posti-auto dal centro a lati comporterebbe tra l’altro una notevole semplificazione del traffico veicolare e la conseguente riduzione di cartelli stradali e di segnali sulla pavimentazione in pietra serena, entrambi invasivi se eccedenti criteri di sobrietà. Analogamente a quanto proposto per la sosta veicolare e per gli stessi

motivi anche le panchine e le fioriere numero 15 presenti al centro potrebbero trovare collocazione in puntinovembre laterali della 2017 piazza o in altri luoghi della città. Per il decoro e l’integrità della piazza inoltre è auspicabile che le pietre perforate di recente per la sistemazione di paletti e cartelli stradali vengano sostituite con altre delle stesse caratteristiche e che la segnaletica orizzontale e verticale, vista la particolarità del luogo, sia limitata allo stretto necessario. Si coglie l’occasione per suggerire all’Amministrazione comunale di creare una commissione per il decoro urbano con funzioni consultive, chiamando a farvi parte rappresentanti delle associazioni cittadine interessate, delle contrade e di altri soggetti sensibili al tema del decoro urbano.

Simulazione della soluzione proposta

Carlo Taddei per FUCECCHIO RISCOPRE Fania Biondi per AMICI DEL CEMTRO STORICO Francesco Maltinti per ITALIA NOSTRA MEDIO VALDARNO INFERIORE Francesco Dei per PRO LOCO DI FUCECCHIO

Alcune considerazioni personali Aggiungo alcune considerazioni assolutamente personali all’appello delle quattro associazioni di cui faccio parte e che sostanzialmente condivido. Secondo alcuni il divieto di parcheggio nel Centro Storico “alto” di Fucecchio significherà la morte definitiva di quest’area del paese. È inutile far finta di niente: il timore è fondato, ma è bene dire che la situazione attuale è solo l’ultimo anello di una catena perversa formata da tanti fattori diversi. Prima di tutto la trasformazione, in passato, di fondi, quali botteghe o garage, in appartamenti, con il doppio danno di vedere sparire potenziali negozi e posti auto e far aumentare gli spazi-dormitorio e quindi il numero di auto da far sostare; problema aggravato inoltre dalla suddivisione di antichi edifici in miniappartamenti che hanno ulteriormente moltiplicato i residenti, incluse le loro immancabili automobili. Ovviamente tutti rivendicano un posto auto sotto casa. Il risultato è che di giorno attraversiamo un paese vuoto di gente e pieno di auto. Alla base del vuoto c’è poi la scomparsa di servizi ed esercizi commerciali capaci di offrire una motivazione per salire nel paese alto. Inutile osservare che esistono signori e signore che passano ore in palestra ma trovano faticoso affrontare le salite da sempre presenti nella nostra città: è evidente che se non c’è un forte motivo di attrazione si preferisce restare in pianura e nessun appello potrà cambiare la situazione. Ma d’altra parte è anche vero che nessuno investe nel centro alto perché allo stato delle cose è difficile immaginare che la frequenza di visitatori aumenti in modo significativo. È il solito serpente che si morde la coda. Tuttavia dobbiamo osservare che rispetto a qualche anno fa il passaggio di non fucecchiesi che attraversano il nostro centro è sensibilmente aumentato: migliaia (ripeto: diverse migliaia) di pellegrini sulla Via Francigena (è vero: partiti da Altopascio, purtroppo spesso passano frettolosamente, a testa bassa, per raggiungere la tappa saminiatese), un significativo numero di visitatori della Fondazione Montanelli Bassi (circa 3000 l’anno per le Stanze di Montanelli e le varie iniziative che si svolgono nel palazzo della Volta), o del Museo. Intendiamoci, sono cifre modeste, ma è anche vero che in tutto il centro alto esiste un solo punto di ristoro dove si può mangiare qualcosa restando seduti e la domenica c’è addirittura il vuoto assoluto. Che fare, allora? Certo possiamo sognare parcheggi sotterranei con ascensori che portino fino insù: ma a far cosa? Torniamo allora al punto iniziale. Occorreranno interventi coordinati tra Amministrazione e privati per promuovere attività e trasferire in centro servizi che spingano le presenze (come già si pensa di fare). Nel frattempo, ecco il punto a cui volevo arrivare, occorre procedere con la massima gradualità, sperimentando soluzioni destinate a essere temporanee e soggette a revisione in base ai risultati che ne conseguiranno: inutile, ad esempio, pretendere una zona radicalmente pedonale estesa e permanente tra Poggio Salamartano e Piazza Vittorio Veneto nelle sere e nelle notti invernali per favorire improbabili pedoni che potranno invece essere presenti nelle sere d’estate. Quindi, si potrebbe intanto differenziare gli orari e le modalità di sosta entro due diverse stagioni. E’ solo un esempio, a cui potremmo aggiungerne altri: certamente saranno da escludere parcheggi permanenti durante il giorno, quando sarà invece più utile favorire soste brevi per chi utilizza i servizi (attuali o futuri) o frequenta esercizi commerciali, museo, biblioteca, oppure deve compiere operazioni di carico o scarico. Prendiamoci un ragionevole lasso di tempo per sperimentare prima di prendere decisioni definitive (e soprattutto non facciamo buchi nel pavimento della Piazza). Alberto Malvolti


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FUCECCHIO > LA PAVIMENTAZIONE DEL CENTRO STORICO

Il paese delle lastre

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LA NOSTRA SEZIONE > IN FINALE NAZIONALE AL CONCORSO FOTOGRAFICO

“Occhi aperti sulla città” Anche quest’anno la nostra sezione si è impegnata nella divulgazione del concorso “Occhi aperti sulla città” organizzato da Italia Nostra su tutto il territorio nazionale. A differenza delle precedenti edizioni, però, l’iniziativa si è conclusa con una gradita sorpresa: i ragazzi che hanno concorso tramite la nostra sezione sono arrivati addirittura tra i finalisti, con una menzione di merito. In particolare, si era iscritta al concorso la classe 5a dell’Istituto di Istruzione Superiore “Virgilio Liceo Artistico di Empoli.” Molti allievi (ben 18) hanno prodotto quindi numerose foto a colori e/o in bianco e nero riguardanti il nostro territorio. Sono stati presi in esame vecchi ma interessanti edifici

Durante tutta la sua storia Fucecchio ha sempre conosciuto, come materiale edilizio prevalente, i laterizi, sia per l’abbondanza della materia prima (argilla) offerta dall’Arno, sia per la presenza di molti boschi che fornivano legname per le fornaci. Le pietre però non sono mai mancate, arrivando via navicello dalla Golfolina o da altre aree che ne erano fornite. Così, specialmente dal Seicento, anche nella pavimentazione della nostra cittadina la pietra ha sostituito gli ammattonati medievali con centinaia di lastre che hanno rivestito le strade del centro storico e che per fortuna hanno resistito all’assalto delle colate di asfalto. Molti ricorderanno l’infausta decisione, avvenuta negli anni Settanta, di asfaltare Via Castruccio, sulla quale poi è stata meritevolmente ripristinata la lastricatura. Purtroppo, però, i materiali utilizzati non sono risultati dei migliori e oggi assistiamo alla progressiva sfogliatura di quelle pietre. Né stanno meglio le altre più antiche lastre presenti nel centro storico: ferite da cicatrici cementizie originate da lavori occasionali portati avanti in fretta e senza cura; dissestate a causa del passaggio di mezzi pesanti tanto da presentare in qualche punto pericolosi dislivelli che creano inciampi ai passanti; private, in molti casi, delle scanalature che un tempo proteggevano dal rischio di scivolare nei giorni di pioggia. Insomma, un paesaggio che non rappresenta un bel biglietto da visita per chi attraversa Fucecchio (e che non garantisce passeggiate sicure ai Fucecchiesi). Ci

sarebbe da provvedere, ma tutti comprendono che un lavoro sistematico di totale ripristino della lastricatura stradale è oggi improponibile. Tuttavia ci permettiamo di proporre alcuni suggerimenti: 1) Quando, dovendo provvedere a qualche lavoro pubblico, si interviene sui lastricati, bisogna farlo con le dovute cautele, ripristinando le condizioni ottimali, anzi, cogliendo l’occasione per migliorare il fondo almeno nella porzione di strada in cui si è operato. Alle ditte che effettuano i lavori dovrebbe essere imposto quest’obbligo. 2) Programmare, sia pure con un termine di lunga scadenza, parziali lavori di restauro strada per strada, magari cominciando dalla piazza Vittorio Veneto, che dopo la discussa invasione segnaletica potrebbe così ritrovare il proprio equilibrio (gli eventuali stalli per la sosta dovrebbero essere segnalati con un colore meno invadente del bianco, ad esempio un azzurro chiaro). 3) Recuperare e conservare le vecchie lastre che – ci dicono – sono depositate da qualche parte. Dovrebbero essere di buona materia prima: per un restauro meglio roba vecchia di qualità che materiali nuovi scadenti che durano solo qualche anno. Ci sarebbe anche da affrontare il tema del degrado delle scalinate in laterizi (tra via Buozzi e vicolo delle Carbonaie, via delle Scarelle, salita di Sant’Antonio), ma non vorremmo essere accusati di eccessi utopistici, perciò per ora è meglio fermarci qui. Alberto Malvolti

abbandonati (fabbriche dismesse, casolari, edifici religiosi, palazzi civili etc.), nonché situazioni di degrado ambientale dell’area in prossimità di Empoli, ma qualcuno si è spostato anche ben oltre arrivando fin verso Certaldo o addirittura San Gimignano. Una prima selezione e attribuzione di punteggio è stata realizzata da una giuria interna della nostra sezione ovvero: Francesco Maltinti (presidente), Rico Lupi (vicepresidente), Michele Liguori (tesoriere), Giovanni Malvolti (segretario), Alberto Malvolti (consigliere), Wilder Pellegrini (consigliere), Patrizia Vezzosi (socio responsabile settore (segue a pag. 3)

Andrea Cantini, Ex zuccherificio di Granaiolo

Irene Battistini, Ecomostro di Ponte a Elsa

Alessandro Giuntini, Draga di Capraia


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PADULE DI FUCECCHIO > A RISCHIO IL CENTRO DI RICERCA, DOCUMENTAZIONE E PROMOZIONE

(continua da pag. 2) formazione). I nomi scelti nell’occasione sono stati IRENE BATTISTINI, ALESSANDRO GIUNTINI e ANDREA CANTINI. Fra questi, ben 2 ragazzi hanno ricevuto la menzione speciale alla finale nazionale:

Appello per il Centro di ricerca del Padule

Irene Battistini e Andrea Cantini. La prima aveva scelto tre luoghi: l’ecomostro di Ponte a Elsa, Villa Orlandini della Bastia e infine l’ex zuccherificio di Granaiolo. La foto prescelta per la menzione riguarda un edificio a noi purtroppo ben noto: l’Ecomostro di Ponte a Elsa. Basta leggere la descrizione della partecipante per capire la situazione vigente: “Edificio realizzato nel 2000 ma mai concluso. Il progetto inizialmente era destinato a garage, fondi commerciali, uffici e appartamenti. L’ecomostro di Ponte a Elsa è ben 17 anni che viene messo all’asta con offerta minima di 560.000 euro. Per gli abitanti è un vero e proprio ingombro che sciupa la tranquillità del piccolo paesino. Ecco la Motivazione della Giuria: ‘Menzione speciale per l’immagine di un ecomostro che, oltre ad essere simbolo di degrado sottolinea anche il sentimento di invadenza ed inutile oggetto che deturpa la visione d’insieme del paesaggio urbano’. Anche Andrea Cantini ha presentato uno scatto sull’ex zuccherificio di Granaiolo ma puntando sulla resa in bianco e nero. Qui troviamo alcune righe descrittive: “Edificio abbandonato dedicato alla produzione di zucchero in passato, chiuso nel 1971, in buone condizioni anche se la struttura ha subito gli agenti atmosferici facendo la ruggine sulle parti in ferro.” La Giuria nazionale ha così motivato la scelta della menzione di merito: “Menzione speciale ad una bella e suggestiva immagine che, più che di degrado ci parla di un romantico passato.” Infine ricordiamo che Alessandro Giuntini aveva presentato immagini su: l’antica draga di Capraia, il porto dei Frescobaldi e la Villa Mainardi a Limite sull’Arno. Il Consiglio Direttivo della nostra sezione si congratula quindi con la classe del Liceo Artistico di Empoli per la sua partecipazione e in particolare con i ragazzi segnalati in finale. Confidiamo che l’occasione sia anche d’auspicio per il futuro: per gli studenti affinchè possano avvicinarsi sempre di piu all’immenso patrimonio storico artistico del nostro Paese e per le Istituzioni affinchè certi beni e luoghi possano essere maggiormente studiati e – qualora se ne presenti l’esigenza – recuperati. G.M.

Il Padule di Fucecchio è stato segnato da secoli da vicende travagliate, che spesso hanno pesantemente inciso sulla qualità della vita dei paesi che lo circondano. Recentemente è salito di nuovo alla ribalta per le incerte sorti che riguardano il Centro di ricerca, documentazione e promozione del Padule di Fucecchio, l’associazione che da poco dispone di una nuova sede presso Castelmartini e che da oltre venti anni opera per promuovere la conoscenza e la tutela della più grande area umida interna d’Italia. Anche la nostra associazione si è spesso occupata del Padule, apprezzando quanto ha fatto finora il Centro e, in particolare, l’operato dei due dipendenti che quotidianamente si impegnano per realizzarne i progetti. Abbiamo perciò volentieri aderito al seguente appello che qui di seguito pubblichiamo. Appello per il Centro di ricerca del Padule di Fucecchio Il Padule di Fucecchio, la più vasta area palustre interna d’Italia, prende nome dalla nostra città nel cui territorio, a Ponte a Cappiano, si trova il monumento più significativo della sua storia, quel ponte mediceo attraverso il quale per secoli è stato regolato il livello delle acque dell’intero bacino. Le associazioni, enti e cittadini fucecchiesi firmatari del presente appello avvertono pertanto con particolare urgenza la necessità di esprimere la propria preoccupazione per quanto si sta verificando a proposito del Centro

di ricerca, documentazione e promozione del Padule di Fucecchio, di cui recentemente la stampa ed emittenti televisive si sono occupati spesso. Il Centro da oltre vent’anni ha svolto importanti attività scientifiche – documentate attraverso numerose pubblicazioni – a cui si sono affiancate attività complementari, che vanno dall’educazione ambientale, svolta a tutti i livelli, e dal mantenimento in vita dei saperi tradizionali (la raccolta e l’intreccio delle erbe palustri), fino alla ricerca in ambito naturalistico e storico e alla promozione turistica. Il Centro partecipa inoltre da tempo anche alla realizzazione di numerosi progetti tecnici per la salvaguardia del Padule e delle aree protette che fino ad oggi vi sono state costituite. Tutto ciò grazie all’impegno dei rappresentanti dei Comuni e della Associazione che fanno parte ancora dell’associazione e dei due dipendenti che lavorano con passione e competenza spesso ben oltre le mansioni ad essi affidate, coinvolgendo anche numerosi volontari. L’esistenza di questa struttura è ora messa in discussione per il fatto che è venuto meno il principale sostegno finanziario, quello erogato dalla Provincia di Pistoia (per le note riforme amministrative), che finora aveva un devoluto un contributo annuale decisivo per la vita del Centro, al quale restano oggi solo le quote dei Comuni e delle associazioni aderenti. Ciò ha comportato il rischio incombente della cancellazione del rapporto di lavoro con i due dipendenti, mentre

si delinea anche l’eventualità di una frammentazione gestionale di beni e strutture del Centro che sarebbero assegnate ai diversi Comuni dell’area o ad altri soggetti, una soluzione che preluderebbe alla fine delle attività di questo ente condotte con la necessaria prospettiva unitaria, anche di lungo periodo. Quindi, auspicando il rientro nel Centro delle Amministrazioni Comunali e delle associazioni che hanno ritirato la propria adesione, chiediamo al Sindaco del Comune di Fucecchio di sviluppare la sua partecipazione al consiglio del Centro ricercando finanziamenti volti al mantenimento delle funzioni fin qui svolte ed in particolare delle attività didattiche e delle visite rivolte agli studenti di scuole di vari ordini e grado. Auspichiamo inoltre che la Regione, soggetto pubblico che può avere una visione unitaria e di largo respiro riguardo a un’area da secoli maltrattata per iniziative settoriali e interessi particolari, spesso contraddittori, voglia riconsiderare la propria posizione in merito al futuro del Centro di ricerca in primo luogo finanziandone stabilmente l’attività, e, nell’immediato, cercando di conservare il rapporto con i due dipendenti che hanno fin qui svolto egregiamente i propri compiti. Firmatari: Italia Nostra Sez. Mediovaldarno, Fucecchio riscopre, Amici del Centro Storico di Fucecchio


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CERRETO GUIDI > LA VALORIZZAZIONE DI ITINERARI MEDICEI

Il progetto Le Vie dei Medici Il Progetto “Le Vie dei Medici” finalizzato alla scoperta e alla valorizzazione di itinerari medicei attraverso scambi fra scuole interessate, è stato illustrato nei giorni scorsi a Cerreto Guidi. L’iniziativa curata dalla professoressa Patrizia Vezzosi, dal titolo: “I Medici: ritratti, ville e altri itinerari medici in Toscana” (accreditato UNESCO 2013 e segnato Best Practice 2015), è stata organizzata dal Comune di Cerreto Guidi in collaborazione con l’Associazione Turistica Pro Loco e con il patrocinio della Regione Toscana. Nel suo intervento, il sindaco di Cerreto Guidi Simona Rossetti ha sottolineato l’importanza del progetto, dell’approfondimento degli itinerari medicei come conoscenza della storia e oggi motore di turismo. Ha aggiornato sul lavoro che le Amministrazioni stanno facendo con la Regione toscana e il comitato UNESCO per arrivare ad avere sul territorio la segnaletica per le Ville Medicee patrimonio dell’UNESCO in modo da renderle riconoscibili immediatamente e diffondere la loro conoscenza sul territorio. Nel corso della serata, presenti fra gli altri il sindaco di Poggio a Caiano Marco Martini e l’assessore alle politiche giovanili Claudia Heimes, è stata ricordata la necessità di valorizzare al meglio la grande ricchezza culturale derivante dalla presenza delle Ville Medicee in modo da mettere fine al turismo “mordi e fuggi” e trattenere il più a lungo possibile i turisti sul nostro territorio. La carrellata degli interventi è continuata con la Dott.ssa Selene Turchetti rappresentante dell’Accademia Francese a Roma che ha pre-

Discariche abusive: un problema senza fine Le immagini parlano da sole. Ecco gli ennesimi abbandoni nei boschi delle nostre Cerbaie in particolare lungo via di Rimedio, via Ramoni, via di Montebono e via Pesciatina. Oramai sono anni che effettuiamo sopralluoghi, segnalazioni a chi di dovere... e se da un lato gli interventi di rimozione avvengono, dall’altro il problema torna sempre alla ribalta. Forse non dobbiamo pensare a delle pene severe. Casomai, SEVERISSIME.

sentato attraverso alcune immagini la storia della Villa Medicea di Roma e i collegamenti con Firenze. Dopo i ringraziamenti e i saluti di Italia Nostra, rappresentata dalla Dott.ssa Cecilia Pacini per la sezione Arcipelago Toscano nonché segretario della Giunta Regionale di Italia Nostra e Alberto Malvolti socio consigliere della sezione Medio Valdarno Inferiore (a cui è associata anche Patrizia Vezzosi, ndr), l’Accademia Musicale di San Miniato Basso ha eseguito alcuni brani musicali rinascimentali; tra questi uno che si ipotizza sia stato composto proprio da Isabella de’ Medici. La professoressa Patrizia Vezzosi che cura il progetto dal 2004 e che ha coordinato la serata, ha infine ricordato che il Progetto sarà presentato al Salone Mondiale Turismo Unesco, in programma a Siena, il 23 settembre 2017. Fonte: Comune di Cerreto Guidi

)DUPDFLD GU 5LFR /XSL Per iscriversi a Italia Nostra – Sezione Medio Valdarno Inferiore rivolgersi a: Giovanni Malvolti Via Nuova della Ferruzza 7 50054 Fucecchio (FI) tel. 328 1289087 Tutti i soci di Italia Nostra riceveranno mensilmente il periodico di informazione nazionale e saranno tempestivamente informati sulle attività della nostra sezione.

Per informazioni: e-mail: mediovaldarno@italianostra.org Facebook https://www.facebook.com/ ItaliaNostraMedioValdarnoInferiore Per informazioni generali su Italia Nostra: http://www.italianostra.org Stampa Tipografia Nuova Bonafé Fucecchio (FI)

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EMPOLESE VALDELSA > LO STATO DELLE AREE PIÙ INQUINATE

Siti bonificati e siti contaminati C’era una volta una fabbrica, una miniera, un distributore di carburanti, un pezzo di terra usato come discarica. Quando questi posti hanno esaurito la loro funzione resta solo una ferita sul terreno, brutta da vedere, spesso pericolosa. C’è bisogno che qualcuno bonifichi le aree inquinate, come l’artigiano restaura un mobile o la ditta di pulizie svuota la soffitta, e restituisca la terra a un uso produttivo o sociale. In Toscana è l’ARPAT, Agenzia regionale per la prevenzione ambientale della Toscana, istituita con legge regionale n. 66/1995, e attiva dal 1996, riformata con legge regionale n. 30/2009. Attraverso le proprie strutture, dislocate in tutto il territorio regionale, ARPAT garantisce l’attuazione degli indirizzi regionali nel campo della prevenzione e tutela ambientale operando secondo quanto previsto. Effettua il monitoraggio dello stato dell’ambiente; svolge accertamenti sulle fonti di inquinamento e gli impatti che ne derivano, occupandosi dell’individuazione e della prevenzione di fattori di rischio per la salute dell’ambiente e dell’uomo. Provvede alle ispezioni sul territorio toscano per controllare il rispetto delle norme in materia di tutela ambientale e verificare che le prescrizioni contenute negli atti autorizzativi rilasciati dalle amministrazioni competenti siano rispettate; Empoli. Ex Vitrum effettua i controlli tecnici che serviranno alle autorità competenti per adottare i provvedimenti necessari alla tutela dell’ambiente. Nella banca dati dell’ARPAT, Sisbon, i siti da bonificare sono distinti in quattro categorie:  i siti bonificati o in messa in sicurezza operativa o permanente (MISO/MISP) (colore verde) = i siti riconosciuti tali ai sensi della normativa vigente in fase di certificazione dell’avvenuta bonifica o messa in sicurezza operativa o permanente (siti in anagrafe con iter chiuso). Nella nostra area dell’Empolese Valdelsa, ad esempio, risultano bonificati: a Empoli, i siti

dell’ex vetreria Olimpia, l’ex vetreria Fiascai e la Distilleria ex-Saves; a Montelupo, lo stabilimento CIVE, le ex-ceramiche Allegranti Brogioni, le ex-ceramiche Paoli e le aree vetrerie Etrusca e Artinvetro; a Castelfiorentino (località Granaiolo) l’ex PLP che produceva laterizi e ha cessato l’attività nel 1999.  i siti con non necessità di intervento (colore blu) = i siti per i quali è stata accertata la mancata contaminazione (siti non in anagrafe con iter chiuso). Tra questi siti, nella nostra zona, ricordiamo: a Empoli l’ex-concia Castellani, in via XI Febbraio, l’ex-vetreria Zignago di via del Castelluccio e la Draga di Avane; a Montelupo il distributore EX-ESSO in via Baccio da Montelupo e la Discarica di Poggio Olivo.  i siti potenzialmente contaminati (colore giallo) = i siti per i quali é stata accertata la potenziale contaminazione e da sottoporre ad ulteriori indagini (siti non in anagrafe con iter attivo). In questa categoria si può includere, ad esempio, la discarica del Campaccio di Fucecchio (località Querciola). Nella zona di Empoli si ricordano: lo sversamento di sostanze oleose da fusti abbandonati (arginatura destra Fiume Elsa, località la Bastia), lo sversamento di gasolio per effrazione Oleodotto ENI, via delle case grandi Bastia, lo sversamento di gasolio per effrazione Oleodotto ENI, via Sottopoggio per san Donato, località Villanova, Acque s.p.a. in via Serravalle a San Martino angolo via delle Olimpiadi, lo sversamento di acque reflue (sollevamento Romito – Rio Mosca), Metalcarta srl (ex Cartiera Etruria) e la ex-Montevivo. Quest’ultima produceva acido solforico, perfosfati, concimi chimici, sfruttando la pirite di una cava vicina. La sua storia viene da lontano e i rischi e i danni all’ambiente sono tanti: le acque meteoriche e l’acqua del fosso Pratignone diventano spesso rosse per gli scarichi di ferro, che

Montelupo. Ex Fanciullacci finiscono nella fognatura e poi a Pagnana, dove è collocato il depuratore, confluiscono in Arno. Nel dicembre 2016 il Comune ha approvato il piano di caratterizzazione, cioè l’insieme delle azioni che permettono di ricostruire i fenomeni di contaminazione e di progettare la messa in sicurezza. In quell’occasione, insieme al via libera al piano, fu dato anche un ultimatum per la demolizione, l’avvio dei lavori di verifica e in primo luogo la bonifica dall’amianto. Vennero avviate anche le analisi relative al rischio radioattività. Proprietaria dell’area è la Società Empoli Est.  i siti contaminati (colore rosso) = i siti riconosciuti tali ai sensi della normativa vigente in fase di riconoscimento dello stato di contaminazione. In questo gruppo rientrano i seguenti siti: a Empoli l’exVitrum di via Ricasoli, altra ex concia di via dei Cappuccini (ma solo una parte comparto B) e l’oleodotto Praoil a Monterappoli, la centrale Telecom di via Curtatone e Montanara, l’ex-vetreria Betti in via Carraia; a Montelupo l’ex-Fanciullacci Ceramica srl, la discarica del Turbone e l’exTerrecotte Fratelli Lotti a Samminiatello; a Castelfiorentino l’ex-conceria in località Rimorti. Quest’ultima, iscritta all’anagrafe regionale dei siti inquinati con il codice FICE047, è stata segnalata anche nel settembre scorso per l’emissione di fumo proveniente dal sottosuolo dell’area del vecchio depuratore dismesso. Per capire la natura del fenomeno, il Comune ha disposto l’escavazione del terreno intorno al punto dove si stava sprigionando il fumo. Dallo scavo, effettuato fino a circa 1,5 metri di profondità, è stato estratto materiale ad alta temperatura attestante la combustione in atto nel sottosuolo di quell’area. Tale materiale era visibilmente costituito da rifiuti vari e da ammassi riconducibili a fanghi filtropressati.

Anche nel nostro territorio, come in tutta Italia, le procedure per risanare l’ambiente hanno un andamento lento. La situazione non sembra cambiare troppo anche a distanza di qualche anno. Nel 2014 Legambiente presentò un dossier sulle bonifiche in Italia: “Bonifiche dei siti inquinati: chimera o realtà?”, denunciando una situazione di stallo nel risanamento del territorio italiano nonostante i drammatici effetti sulla salute (http://www.arpat.toscana.it/ notizie/arpatnews/2014/066-14/06614-sono-lumache-le-boni). Dai dati presentati il risanamento ambientale appariva fermo a 15 anni prima, quando nel 1998 erano stati identificati i primi 15 Siti di Interesse Nazionale (SIN) da bonificare, poi divenuti 57 e nel 2013 ridotti a 39, perché 18 erano stati derubricati a Siti di Interesse Regionale (SIR). In sintesi 100.000 ettari di superfici contaminate in 39 siti di interesse nazionale e 6.000 aree di interesse regionale (SIR) in attesa di bonifica. Per superare tutto questo ritardo, secondo Legambiente, è sempre conveniente in primo luogo applicare delle tecnologie di bonifica in situ, perché quelle ex situ, realizzate portando i rifiuti lontano dal sito inquinato, rischiano di alimentare ulteriormente i già imponenti traffici illeciti che coinvolgono tutto il Paese. In secondo luogo, introdurre i delitti ambientali nel codice penale, come previsto anche dalla direttiva europea, per contrastare il traffico o smaltimento illegale dei rifiuti speciali, prodotti anche nel settore delle bonifiche. Infine, applicare il principio che chi inquina paga anche all’interno del mondo industriale, promuovendo all’interno delle associazioni di categoria iniziative tese a escludere i soci che ricorrono a pratiche illecite nello smaltimento dei rifiuti. Sandra Baldacci


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MONTALBANO > I LUOGHI DI INTERESSE AMBIENTALE, STORICO E ARTISTICO

Per una riscoperta, tutela e promozione del Montalbano Nella scorsa primavera il sottoscritto insieme al socio consigliere Wilder Pellegrini si è recato sul Montalbano, per un sopralluogo volto alla segnalazione di luoghi (zone rurali, eventuali edifici) d’interesse ambientale e/o storico artistico e dunque meritevoli di una certa riscoperta o intervento. La prima tappa è stata l’abbazia di San Giusto al Pinone. Risalente, probabilmente, alla metà del XII secolo, ed è uno degli edifici romanici più suggestivi della zona. Forse, in tempi remoti vi sorgeva un antico “ospedale”, punto di sosta per i pellegrini, da cui poi quest’ultimi potevano spostarsi fino alla torre di Sant’Alluccio ed al successivo ospizio di San Baronto. La campana della chiesa, detta la “Sperduta”, aveva il compito di convogliare i pellegrini in difficoltà prima del tramonto, prima che le porte dell’abbazia si chiudessero. La tradizione ci dice che la fondazione avvenne per opera di un monaco eremita francese, San Giusto o Giustone, Fino al Trecento fu sede di una comunità monastica cistercense, diventando poi oratorio per essere infine abbandonata. Dopo una parziale ricostruzione ottocentesca fu ripristinata nel dopoguerra. Ad oggi purtroppo non è chiara la proprietà sebbene un documento del 1898 del Regno d’Italia la faccia propria demandato il compito di cu-

stodia al Comune di Carmignano. Il documento si trova nell’archivio dello stesso Comune. L’Abbazia è in stato di forte degrado e a tal proposito è nata l’Associazione Amici di San Giusto per salvarla e riportarla alla luce con eventi, manifestazione e ricerca dei fondi necessari..ma il tempo passa e almeno fino a pochi mesi fa era tutto chiuso e in attesa di un intervento straordinario per il ripristino. Subito dopo abbiamo incontrato il sito archeologico di Pietramarina. L’area, almeno dal VII al II secolo a.C. - è stata occupata da un insediamento etrusco e conserva le tracce di una frequentazione medioevale, probabilmente anche grazie alla sua posizione strategica, per cui doveva costituire un eccezionale punto di controllo del territorio. La parte alta del colle è racchiusa da una cinta muraria che si puo’riconoscere in tutta la sua estensione e già indagata per un tratto lungo il fianco Ovest. Qui naturalmente non c’è la stessa urgenza d’intervento come per San Giusto, ma sarebbe importante dare continuità ai lavori in corso ad oggi saltuari (spesso, anche per mancanza di fondi, i vari interventi vengono eseguiti da volontari quindi anche in tempi non strettissimi…). Terzo sito toccato durante il giro è stato un luogo..che oggi in realtà non esiste piu: si tratta del ‘lago mattonato’, un lago artificiale che

Il sito archeologico di Pietramarina

probabilmente trovava proprio in una grande presenza di mattoni la sua caratteristica. Tramite alcuni contatti siamo riusciti a recuperare delle vecchie fotografie che mostrano la presenza delle acque almeno fino a parte del secolo scorso. Non pretendiamo certo di ricreare il lago.. ma forse sarebbe interessante ricostruirne storia e aspetti. Giovanni Malvolti

L’abbazia di San Giusto al Pinone

Cos’era il “Barco Reale” Abbiamo concluso il nostro giro, scendendo, con una fermata per osservare una parte dove si intravede, anche se sempre molto nascosta, la presenza della cinta muraria del cosiddetto “Barco Reale”. Con tale dicitura si indicava l’enorme zona di caccia Medicea. Riportiamo a riguardo un estratto da un interessante articolo di Paolo Santini (oggi assessore cultura comune di Vinci) e pubblicato su Tirreno del 23/05/2010: “Il Barco Reale era una delle più vaste e importanti bandite di caccia realizzate dai granduchi medicei fra il secolo XVI e il secolo successivo. Era un “recinto di muro” che si snodava per oltre cinquanta chilometri con un’altezza di due metri, racchiudendo tutto il crinale del Montalbano da Artimino a San Baronto. Lungo il percorso del muro erano presenti circa sessantacinque punti d’accesso, cateratte per il deflusso dell’acqua e un complesso sistema fognario. La parola Barco probabilmente risulta dall’incrocio del volgare “barca” (terreno rilevato) con il latino vallum (palizzata); chiaramente lo scopo del recinto era quello di custodia e allevamento della selvaggina destinata alle cacce dei granduchi.(…) Sicuramente la grandiosità dell’opera, la sua destinazione, l’essere stata costruita “per delizia” dei granduchi cacciatori, ne fa un’istituzione unica nel suo tempo; ricordiamo anche che nelle fattorie comprese nel Barco venivano coltivate piante rare e provenienti da luoghi lontani, in linea con la tradizione medicea iniziata con le coltivazioni “per diletto” da Lorenzo il Magnifico. La bandita fu istituita ufficialmente con bando granducale del 7 maggio 1626: un vero e proprio regolamento di caccia, con pene severissime per i trasgressori. La selvaggina nobile - cinghiali, lepri, fagiani, oche, daini - era riservata alle cacce del Granduca; anche il taglio dei boschi all’interno del Barco era rigidamente regolamentato. (…) Restano ancora 35 km di muro Attualmente, degli originari cinquanta chilometri di muro, ne rimangono visibili circa trentacinque, con alcune cateratte e qualche punto d’accesso; la speranza è quella di poter assistere un giorno alla valorizzazione piena e alla protezione dei tratti rimasti di quest’opera monumentale. Ricordiamo che sarebbe difficile comprendere appieno la bellezza delle ville medicee di Artimino, Quarrata, Poggio a Caiano, senza aver presenti le funzioni e la grandiosità del Barco Reale. Il muro che delimitava la riserva di caccia medicea oggi, in molti casi, è divenuto purtroppo, per persone senza scrupoli, una sorta di cava per reperire agevolmente pietre da costruzione.


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