Menthalia Magazine - Settembre 2012

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magazine SPECIALE FESTIVAL TEATRO CANZONE GIORGIO GABER

Reg. Trib. di Napoli N. 27 del 6/4/2012

num. 5 - Anno I/settembre 2012

PATTI

SMITH OSPITE D'ONORE AL FESTIVAL TEATRO CANZONE GIORGIO GABER

GIOR GI ORGI GIO O GA GABE BERR FEST FE STIV ST IVAL IV AL TEA EATR TRO TR O CA CANZ NZON NZ ONEE ON

SPECIALE

IN QUESTO Q NUMERO Dimmi che Social usi e ti dirò chi sei Le infografiche: una tira ll’altra altra Obama e il body language Festival Teatro Canzone Edgar Allan Poe. Pagine da paura

© Marco Iazzetta

Nessuno è perfetto!


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numero 5 - settembre 2012

Editoriale Packaging. Non solo pacchi

NOI Collabtuooraarticcoolon inviaci il thalia.it magazine@men

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Registrazione al Tribunale di Napoli N. 27 del 6/4/2012 Direttore Responsabile: Fabrizio Ponsiglione Direttore Editoriale: Stefania Buonavolontà Art Director: Marco Iazzetta Grafica & Impaginazione: Menthalia Design Hanno collaborato in questo numero: Stefania Buonavolontà, Rossella D’Elia, Martina Dragotti, Marco Iazzetta, Marco Quadretti, Stefania Stefanelli Menthalia srl direzione/amministrazione 80125 Napoli – 49, Piazzale V. Tecchio Ph. +39 081 621911 • Fax +39 081 622445 Sedi di rappresentanza: 20097 S. Donato M.se (MI) – 22, Via A. Moro 50132 Firenze – 17/A, Via degli Artisti Tutti i marchi riportati appartengono ai legittimi proprietari. La pubblicazione delle immagini all’interno dei “Servizi Speciali” è consentita ai fini dell'esercizio del diritto di cronaca.

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lì che cade lo sguardo. Sulla confezione. Mai considerarla un imballaggio o un involucro... ma un abito che, come si sa, fa il monaco. Eccome! Allo stesso modo di starlette in cerca di attenzione, i prodotti sono lì sugli scaffali, in una battaglia all’ultimo sguardo. I colori, la forma, la dimensione, la posizione esatta all’interno degli store, sono elementi da pianificare per vincere la guerra: quella che il mercato ci impone. È un canale pubblicitario, un medium, alla stregua di altri mezzi di comunicazione comunemente considerati convenzionali. Il packaging è il prodotto, così come il medium è il messaggio – per dirla alla McLuhan – , lo descrive, lo comunica, lo veicola, in una parola: lo vende. Da uno studio che ha coinvolto più di duemila persone per confrontare l’efficacia comunicativa di 23 diversi mezzi di comunicazione, è emerso che “il packaging contribuisce enormemente a comunicare i messaggi del brand”(Roland Rex, presidente di Pro Carton). Il 63% degli intervistati ha dichiarato, infatti, di leggere sempre quanto scritto sulla confezione prima di acquistare qualcosa per la prima volta. E pensiamo a come il pack possa essere interpretato come ponte tra il reale e il virtuale, nel caso del QR Code, un codice quick response da applicare sulla confezione, che rimandi direttamente ad una web page dedicata e che fornisca un plus di informazioni sul prodotto o sulle occasioni d’uso. Quindi, non facciamo pacchi... progettiamoli strategicamente!

Marco Iazzetta General Manager Menthalia


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Dimmi che Social usi e ti dirò chi sei di Stefania Stefanelli, Autrice e Sceneggiatrice Televisiva

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ai delle comunicazioni semplici ed importanti da fare, vuoi che le leggano in tanti nel più breve tempo possibile? Le twitti. Pensi che il concetto non sia chiaro, che bisognerebbe spiegarlo con un disegnino? Puoi pubblicarne quanti ne vuoi su Pinterest, Flickr e dovunque le immagini la facciano da padrone. Uno, due, tre account sui social network. Da aprire a seconda che tu sia uno che va di fretta, uno che ama approfondire, uno che preferisce mostrare piuttosto che dire. Ognuno necessario per raggiungere uno scopo preciso, dunque. Ma troppi, per essere esaustivo. E allora per semplificarti la vita magari prediligi Facebook, dove puoi velocemente aggiornare il tuo stato per comunicare qualcosa, scrivere una nota quando vuoi dilungarti, pubblicare foto e video se ti va. Ma che tipo sei, se scegli Facebook? Per capirlo bisogna sapere in che momento ti sei avvicinato a questo social network. Perché quando Facebook era agli esordi la mission sposata dai “pochi” iscritti era quella dello slogan ufficiale “Facebook aiuta a connetterti e rimanere in contatto con le persone della tua vita”. Ti iscrivevi se volevi ritrovare vecchi amici o tenerti in contatto con i nuovi, lo facevi per socializzare, per essere nel mondo. Poi il fenomeno è esploso e chiunque si è creato un account: bambini che hanno falsato l’anno di nascita, casalinghe disperate, internet dipendenti, improbabili latin lover alla ricerca di prede. E così la piattaforma si è trasformata in una pubblica piazza dove si stendono i panni sporchi e ci va soprattutto chi vuole sentirsi al centro, del mondo. Lanciando bollettini su tutto quello che fa minuto per minuto: DocciaTime, SigarettaTime, TvTime, DormitaTime. Un uso nuovo. Che ha costretto alcuni a fare una periodica pulizia di primavera per eliminare contatti molesti che inondano la bacheca di inutili e continui aggiornamenti e fatto scappare altri verso nuovi lidi. Su Twitter, specialmente. Dove in 140 caratteri devi dire tutto. Dove la tua bacheca resta pulita e c’è solo quello che tu vuoi farci finire. Dove puoi essere chiaro e veloce nelle tue comunicazioni. Ma dove se non sei famoso, se non hai già dei followers per conto tuo, non

sarà così facile far leggere i tuoi cinguettii. Ecco che, dopo un periodo di adattamento, a restare su questo social network sono tre categorie di persone: coloro che vogliono sapere ogni secondo cosa fanno i personaggi famosi; quelli che sperano di farsi notare da loro; quelli che hanno il desiderio/bisogno di raggiungere la notorietà o il grande pubblico, magari per sponsorizzare un’attività. Obiettivi, questi ultimi due, da raggiungere andando a caccia notte e giorno dei migliori e più diffusi hashtag, fondamentali per emergere e farsi notare. Insomma se tu sai chi sei e cosa vuoi, sai anche quale social network va bene per te. In teoria. In pratica invece, non c’è confine. Non ti limiti mai ad un solo social network ma li pieghi tutti alle tue esigenze, senza rinunciare a niente, perché loro ti permettono di plasmarli pur di non perderti. Non c’è reale distinzione: se per esempio Facebook ti permette di arrivare solo a contatti selezionati (quelli a cui concedi l’amicizia) mentre Twitter dovrebbe consentirti di arrivare a altà rendere chiunque ti cerchi, puoi in realtà pubblico il tuo diario Facebookk facendolo ontro limitasfogliare a chiunque voglia e di contro re l’accesso al tuo profilo Twitter rendendolo rovazione. consultabile solo sotto tua approvazione. Poi c’è LinkedIn, un social networkk dove ciò che conta è la tua professione, dove sei immerso earti contatti nell’ambiente lavorativo e puoi crearti o che hanno nuovi. Lì ci trovi anche tutti coloro tre piattaforda sempre disdegnato tutte le altre acevano, che me con la scusa che non gli piacevano, no tempo da non gli servivano, che non avevano no il proprio perdere e che invece qui inseriscono curriculum per non sentirsi fuorii dal mondo e dal giro. Quasi come se tu non esistessi nel mondo reale, se non sei lì. Qui si iscrive chi tere nero su ha bisogno di conferme, di mettere e, di trovare bianco le cose. O, semplicemente, un nuovo impiego. Peccato che spesso però, etwork, quenon essendo allenate ai social network, pletamente la ste persone si dimentichino completamente ai messaggi, piattaforma e non controllino mai né aggiornamenti. er quale soIl punto cruciale quindi non è per cial sei fatto, ma se sei fatto perr i social, se vuoi e sai condividere qualcosa con gli altri.

Tutto il resto, è NoiaTime Time

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Le infografiche: una tira l’altra di Marco Quadretti, Web Development

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ell’era dell’informazione anche i grafici devono attrezzarsi per essere più affascinanti, o meglio, meno barbosi da consultare. Affrontare un argomento significa analizzarlo dati alla mano e, perlopiù fino a qualche tempo fa, che erano rappresentati sotto forma di schemi grafici più o meno colorati che mostravano l’andamento di un determinato trend o fenomeno. Ma, parliamoci chiaro, la parola chiave dei tempi che stiamo vivendo è condividere. Solo se creo attenzione, ma soprattutto partecipazione, allora potrò avere condivisione. Quindi ecco a voi le Infografiche, nate dall’incrocio tra informatica e arti grafiche. C’è da dire che le infografiche non sono nate oggi e neppure ieri. Sono decenni che vengono usate per varie pubblicazioni: istogrammi, grafici a linee o a torta... Il fenomeno che stiamo trattando è differente: le infografiche che stanno spopolando sul web sono passate al make up e si presentano ai lettori più colorate, didascaliche e iconiche che mai, per rendere i dati presentati abbordabili e più interessanti ad un vasto pubblico. Queste sono le infografiche 2.0: più accessibili, condivisibili, allettanti e comprensibili. Sono il Bignami dell’informazione, la monoporzione del grafico a torta, gli “istomilligrammi”, insomma. Nel web il testo diventa sempre più obsoleto presentato da solo, perché le immagini sono più immediate, saltano all’occhio e suscitano più interesse; basti pensare che il tempo medio che la popolazione dedica alla lettura, che ahimè era già basso sul foglio cartaceo, sul web supera di poco la soglia dei tre minuti. Ecco perché, nel mondo digitale, il tempo trascorso su un sito da ogni singolo utente è il parametro sempre più importante nello stabilire il successo editoriale. Dunque, raccontare sì... ma sintetizzando. Ma analizziamo nello specifico i quattro punti fondamentali per sviluppare un’infografica di successo.

A) Innanzitutto è necessario avere un tema preciso: questo può coprire ogni varietà di argomenti, da quelli strettamente aziendali a quelli più divertenti, l’importante è che il tema della nostra analisi sia riportato chiaramente nel titolo. B) Il tempo. È necessario esporre il nostro tema in base ad una successione cronologica, come in una storia: il tema deve nascere, svilupparsi e giungere ad una conclusione. C) Oltre alla successione temporale, l’infografica deve rispettare anche una successione logica: il metodo utilizzato, infatti, è deduttivo, quindi diamo delle premesse per giungere a delle conclusioni. D) L’ultimo elemento fondamentale per il successo di un’infografica è la grafica: questa non solo deve essere accattivante ma coerente con la narrazione, deve esprimere per immagini – sintetizzando – il contenuto del nostro racconto, corredandolo di un adeguato impianto grafico. Oggi è possibile trovare un’infografica su qualunque cosa: da “come imparare ad essere produttivi”, a “cosa dicono di te i colori con cui ti vesti”; da “perché adottare Google Plus”, a “come fare al meglio la spesa” o “come dire a tua moglie che vuoi il divorzio”. Le infografiche rappresentano il migliore format editoriale per il web: veloci, accattivanti, ironiche, ma soprattutto facilmente condivisibili, dunque virali. Vi state ancora chiedendo perché bisognerebbe avere un’infografica sul vostro sito web? Beccatevi questa!



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Obama e il body language

Lo sguardo che tradisce il Presidente di Stefania Buonavolontà, Marketing & Communication

N conosce L’inconscio non lore, né giudizi di vamale, né il bene né il oralità e nemmeno la m

Sigmund Freud

ell’ultimo dibattito tra Romney e Obama, grande attenzione ha suscitato il linguaggio... sì, ma quello del corpo. Il Presidente in carica, secondo gli esperti che si sono interessati alla faccenda, sembrerebbe aver dato segnali di sottomissione nei confronti dell’avversario. Si fa un gran parlare di quanto siano importanti i movimenti del corpo, la postura e le espressioni facciali in situazioni di public speaking, soprattutto se si tratta di campagna elettorale, ed è proprio qui che il Presidente Obama ha dimostrato qualche incertezza. Occhi bassi, capo chino e schiena ricurva durante le accuse mosse dall’avversario Romney, che invece manifestava maggiore padronanza della scena... e del suo corpo. C’è da dire che non v’è nulla di deterministico nell’analisi del body language, perché i gesti cambiano significato a seconda dei contesti e perché, soprattutto nell’ambito politico, s’impara presto a padroneggiarli con tecniche basilari. L’antropologo americano Ray Birdwhistell, negli anni cinquanta del XX secolo, fu il primo a coniare il termine “cinesica” (dal greco kinesis, movimento) descrivendo la scienza che studia il linguaggio del corpo. Tuttavia, le suggestioni che possono trasparire dai nostri atteggiamenti alcune volte hanno più appiglio delle parole. Oltre ai termini scelti, al tono di voce o alla nostra espressione facciale, anche quei com-

portamenti più o meno volontari del corpo ci svelano qualcosa in più nei confronti degli interlocutori. Avete presente quel vostro collega d’ufficio che quando gli parlate si accarezza le labbra con le dita o con una parte della mano? Ebbene c’è chi dice che dovreste sentirvi lusingati, perché trova estremamente interessante l’argomento della vostra dissertazione. E cosa dire della ragazza del bar che ha l’abitudine di mordersi il labbro inferiore mentre prepara il vostro caffè? Più o meno contro la sua volontà , la poveretta, starebbe cercando di comunicarvi che ha una carenza di tipo affettivo... Qualcuno che vi parla non smette di grattarsi la testa? Bene, non si tratta (almeno si spera) di scarsa igiene personale, bensì di un fenomeno nervoso che farebbe stringere i capillari e che, quindi, gli provocherebbe prurito. Forse... ha un bel grattacapo da risolvere e, se vi ha appena comunicato che va tutto alla grande, magari non è del tutto sincero. Insomma il consiglio è quello di evitare i pruriti se si parla al proprio capo... o magari al proprio elettorato! Ricapitolando, per apparire sicuri di sé in situazioni di public speaking, sarebbe buona norma ricordarsi di scegliere gesti aperti al posto di quelli chiusi, di impostare le spalle ben dritte e di non abbassare mai lo sguardo nei confronti dell’avversario... perché i sapientoni sono dietro l’angolo!


SPECIALE numero 5 - settembre 2012

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FESTIVAL TEATRO CANZONE GIORGIO GABER

Festival Teatro Canzone Giorgio Gaber - 2012

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© Marco Iazzetta

i è tenuto alla Cittadella del Carnevale di Viareggio il 21 e d il 22 luglio il Festival Teatro Canzone Giorgio Gaber, giunto oramai alla sua ottava edizione. La prima importante novità da segnalare è il passaggio di testimone del padrone di casa Enzo Iacchetti, veterano della manifestazione che, per impegni improrogabili, non ha potuto presentare l’edizione di quest’anno. Il suo successore, Rocco Papaleo, è stato accolto con calore ed entusiasmo dal presentatore uscente, così come segnalano le sue parole: “Rocco è il mio più degno successore. Gli ho dato il benvenuto nel 2004 e sono davvero felice che sia proprio lui oggi a sostituirmi. Certo, non tifa Inter, ma nonostante questo, Gaber lo apprezzerebbe moltissimo! Rocco è una persona seria e colta, degna di quel palco, che onorerà Gaber come merita. Per questa edizione non potrò essere presente, ma avrò le mie spie! Lascio a Rocco una mia creatura, ma non certo il mio amore per Gaber”.

Ad omaggiare l’edizione di quest’anno, che precede il decennale della morte dell’artista, un’ospite d’onore impegnativa come Patti Smith e artisti come Samuele Bersani, Dente, Nada, Noemi, Leonardo Pieraccioni, Mario Biondi, Gigi D’Alessio, Pacifico, Max Pezzali e Syria che, con affetto e sensibilità, hanno preparato un loro personale omaggio a Gaber.

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SPECIALE numero 5 - settembre 2012 FESTIVAL TEATRO CANZONE GIORGIO GABER

Dalia Gaberscik Dalia Gaberscik, figlia di Giorgio Gaber ed Ombretta Colli, è un’importante rappresentante di artisti ed organizzatrice di eventi musicali, gestisce un’agenzia di comunicazione, la Goigest. Dopo la morte del padre Giorgio, avvenuta nel gennaio 2003, la Gaberscik organizza annualmente il Festival Teatro Canzone Giorgio Gaber a Viareggio.

Rocco Papaleo Istrionico e trasversale il presentatore Rocco Papaleo, che dagli studi matematici degli esordi è passato a sperimentarsi come comico, cabarettista, attore di cinema e teatro, autore, musicista e regista. Approda a Viareggio ricco di entusiasmo e voglia di fare: alla domanda “cosa rappresenta per te Giorgio Gaber?” lui risponde senza esitazione “...un oracolo, un modello, un faro...”, e di Viareggio parla come della “terra promessa”, lui, che all’edizione del 2004 aveva insistito

per esibirsi come “militante” del Teatro Canzone e non come ospite. In ottima forma, l’uomo di “Basilicata coast to coast” appare totalmente a suo agio nelle vesti non solo di conduttore, ma anche di artista, accompagnato dalla band con la quale sta girando l’Italia, riscuotendo grandi successi. Ad affiancarlo sul palco, lo storico autore del Festival, il conduttore di Tv Talk, Massimo Bernardini, biografo e amico personale di Gaber.

Leonardo Pieraccioni

© Marco Iazzetta

Sandro Luporini Sandro Luporini, amico e compagno storico di Giorgio Gaber, ha collaborato per oltre 30 anni alla scrittura delle canzoni e dei testi dei suoi spettacoli teatrali. Vicino di casa a Milano, frequentava lo stesso bar e così descrive il primo incontro con Gaber: “Me l’hanno presentato dicendo che lui faceva il cantante, io facevo il pittore”.

Due istrioni, Rocco Papaleo e Leonardo Pieraccioni, si sono alternati in uno sketch su “Che cos’è la destra, che cos’è la sinistra?”. Il regista toscano ha stillato una sua “personalissima” lista, esibendosi in modo esilarante e brioso come al solito. Degna di menzione è la battuta sull’amico Ceccherini, che doveva intervenire all’evento, racconta, ma era stato trattenuto dalle lezioni di catechismo. E conclude: “Ceccherini è di sinistra, ma se vede un bar aperto a destra... ci va lo stesso!”


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FESTIVAL TEATRO CANZONE GIORGIO GABER

Special Guest

Patti Smith

Quando si dice ospite d’eccezione non solo per retorica, allora vuol dire che il palcoscenico sarà calcato da artisti che hanno fatto la storia della musica. E così è stato, quando a salire sul palco è stata la grande Patti Smith. Un’artista che Gaber non ha mai conosciuto direttamente ma alla quale è accomunato dall’ideale di artista dal pensiero libero. Così la Smith argomenta la scelta del brano Io come persona di Gaber per l’esibizione: “Ho sentito che si tratta di una canzone che avrei potuto scrivere io. Provo una sorta d’identificazione verso questo brano, è il più naturale per me da proporre perché parla per me...Vedendo alcune performance di Gaber ho notato alcune similitudini nel linguaggio del corpo e nei gesti... Mi viene da pensare: è di Philadelphia!”

© Marco Iazzetta

Focus Grande attesa per l’esibizione di Because the night unplugged, in cui ha trionfato una Patti Smith più matura, che conserva tuttavia immutate la grinta e l’energia di sempre. La “Sacerdotessa” del rock ha regalato al pubblico anche le sua personale interpretazione del repertorio di Gaber: Io come persona.


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FESTIVAL TEATRO CANZONE GIORGIO GABER

Samuele Bersani in due intense interpretazioni: L’illogica allegria e Il conformista.

Noemi si è esibita cantando, insieme ai suoi brani, anche Il grido e Lo shampoo, due canzoni di Giorgio Gaber, di cui la prima racconta uno spaccato della società (che non si differenzia poi tanto da quella attuale, racconta la giovane cantante in conferenza stampa) e l’altra, più ironica, con una parte recitata.

© Marco Iazzetta

Grande classe per l’esibizione di Nada, che confessa una debole familiarità con Gaber, ma che ha emozionato la platea con una Ciao ti dirò grintosa ed elegante.

Giuseppe Peveri, in arte Dente, in Noi due stupidi.


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Edgar Allan Poe Pagine da paura di Martina Dragotti, Copywriting & Communication

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1809 – nasce Edgar Poe a Boston. sto on. 1815 – si trasferisce con gli Allan, famiglia adottiva, in Inghilterra dove frequenta le scuole fino al 1820.

1821 – torna in America e comincia a scrivere le sue prime poesie.

1826 – abbandona il padre che non vuole rispondere dei debiti in cui era precipitato durante la vita studentesca dissipata che aveva condotto all’Università della Virginia.

1835 – pubblica i suoi primi racconti sul Courier ed entra a far parte della redazione del Southern Literary Messenger di Richmond.

1836 – sposa la cugina Virginia Clemm, allora tredicenne.

1840/42 – scrive gran parte dei suoi racconti.

1846 – la moglie, Virginia Clemm, muore prematuramente di tubercolosi e lui cade nella più cupa desolazione.

1849 – 3 ottobre lo scrittore viene ritrovato delirante nelle strade di Baltimora.

1849 – 7 ottobre muore per cause oscure al Washington College.

Curiosità Forse non tutti sanno che a Baltimora da ben dieci decadi un uomo, col soprannome di “Poe Toaster”, nella gelida notte del 19 gennaio (anniversario della nascita di Poe) visita la sua tomba. L’anonimo visitatore è solito lasciare una bottiglia mezza vuota di cognac e tre rose rosse. Il rituale ebbe inizio nel 1930 e si è arrestato curiosamente nel 2009, anno in cui il misterioso personaggio in panni ottocenteschi non si è più presentato ad omaggiare la sepoltura dello scrittore.

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cco a voi l’inventore del romanzo gotico, della letteratura del terrore e del brivido. Siamo nel 1809 in quel di Boston quando viene alla luce Edgar Poe: luce, un termine che poco si lega all’intera vita dello scrittore, più segnata da ombre e oscurità. Orfano fin dai primi anni di vita, verrà infatti adottato da John Allan, un ricco mercante di Richmond, presso il quale riceverà un’educazione strettamente inglese, debole dell’affetto familiare. Tornato in America, comincerà a scrivere le sue prime poesie. Ciò che colpisce della vita di Poe è la costante presenza della tensione amorosa: dalla signora Stannard a Sarah Elmira Royster fino alla morte prematura della moglie Virginia Clemm, il suo cuore sarà molto spesso travagliato e deluso, sconcertato e intorpidito da eventi di morte ricorrenti. Già, la morte... tema costante della sua produzione letteraria e poetica. Quello spingersi oltre il limite del cuore per vedere fino a dove si riesce a resistere alla paura, indagare le tenebre, interrogare l’oscurità, raccontare il turpe perché il bello conviene viverlo e non sciuparlo con le parole. Il fine catartico sembra ricorrente tra le pagine di Poe, un fine lieto o prossimo al sereno, che ci riporta alla realtà soddisfatti, come un esploratore di terre selvagge ed insidiose che ritorna in patria illeso ed arricchito dal suo viaggio. Misteri risolti, tenebre svelate, la luce che viene restituita grazie all’intelligenza, attraverso le deduzioni dell’investigatore di turno o grazie al cuore e alla coscienza: ne Il cuore rivelatore il battito assordante del cuore del

defunto è in realtà il rimorso del colpevole dell’omicidio che diventa sempre più ingombrante nella sua mente, fino ad esplodere in una confessione. Lui, lo Stanley Kubrick della letteratura. Mistero, quello esplorato da Poe, che avvolge finanche la sua morte: si narra che pochi giorni prima del suo decesso, fosse stato avvistato ubriaco ed in grande difficoltà, vestito di abiti che parevano non suoi, ciondolante e delirante per le vie di Baltimora. Fu condotto allora all’ospedale Washington College, dove morì quattro giorni dopo, all’età di quarant’anni. Poe non rimase mai sufficientemente lucido per spiegare come si fosse trovato in tali gravi condizioni, né come mai indossasse vestiti che non erano i propri. Tutti i referti medici, compreso il suo certificato di morte, sono andati perduti e i giornali dell’epoca attribuirono la morte dello scrittore a una “congestione del cervello” o “infiammazione cerebrale”. Un alone di mistero degno delle pagine di un suo romanzo. Ma stavolta, purtroppo, la storia continua anche dopo aver voltato l’ultima pagina e riposto il libro: è il pegno pagato alla vita reale, dalla sua triste e travagliata, fuor di dubbio geniale, storia.

Se guarderai a lungo nell’abisso, anche l’abisso vorrà guardare in te


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© Patrizia Basile

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EDGAR ALLAN

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Nessuno è perfetto!

Falsi miti e alcuni consigli per una sana alimentazione di Rossella D’Elia, Nutritional Counsellor aci, che diventi Mangia gli spinaccio di ferro! forte come br

il latte per il calcio… la carne per il ferro

Quanti luoghi comuni, quanti pregiudizi esistono sull’alimentazione ancora oggi! Sarà sicuramente capitato di sentir dire ai bambini: “Mangia gli spinaci, che diventi forte come braccio di ferro!”. Ma la fama di alimento ricco di ferro che accompagna gli spinaci sembra sia legata ad un errore di trascrizione commesso dalla segretaria di un nutrizionista americano, che copiò 29 mg invece di 2,9 per ogni 100 g di parte edibile, a proposito del contenuto di ferro. L’organismo è in grado di assorbire solo il 5% di ferro contenuto nei vegetali, contro il 25% contenuto negli alimenti di origine animale. Gli spinaci, ad esempio, come altre verdure a foglia larga (bietole, cicoria, indivia, broccoli, crescione, acetosa, lattuga e scarole ecc.), sono sempre più diventati “compagni” di una dieta impeccabile. In generale, comunque, le verdure danno un buon senso di sazietà, sono ricche di nutrienti quali vitamine, rame, fosforo, zinco, calcio, potassio e acido folico, ma contengono anche numerosi minerali che possono potenzialmente rivelarsi dannosi per coloro che soffrono di calcoli ai reni. Inoltre, proprio per la conformazione delle foglie, possono assorbire facilmente i fertilizzanti chimici con cui vengono trattati i terreni che sono ricchi di nitrati. Questi ultimi di per sé sono innocui ma, prima in bocca per azione della saliva e poi nello stomaco, tendono a trasformarsi in composti capaci di ridurre il trasporto di ossigeno nei tessuti o, addirittura, sono potenzialmente cancerogeni. Ecco perché, ad oggi, sono sconsigliati ai neonati fino all’ottavo mese di vita. Tra gli altri luoghi comuni si sentono:

“il latte per il calcio… la carne per il ferro”, ma non tutti sanno che queste due sostanze sono antagoniste in termini di assorbimento; ovvero, i cibi ricchi di calcio influiscono negativamente sull’assorbimento del ferro, quindi meglio evitare i latticini insieme agli alimenti come carne o pesce se il nostro scopo è quello di assimilare tutto il ferro possibile attraverso l’alimentazione. Ma se si vuole favorire un adeguato assorbimento del ferro è buona norma utilizzare la ben nota vitamina C. Via libera, dunque, al limone sulla bistecca, oppure all’assunzione di una bella arancia come porzione di frutta dopo un pasto a base di carni rosse! L’assorbimento delle vitamine, invece, è legato soprattutto alle loro caratteristiche chimiche. Ad esempio le vitamine liposolubili come A, E, D e K vengono meglio assimilate in presenza di lipidi quali l’olio extravergine d’oliva, ricco tra l’altro di sostanze utili a contrastare il colesterolo. Basta quindi poco olio, per esempio, per assicurarsi che la propria insalata dia il meglio di sé anche in termini nutritivi! é interessante sapere che, da diversi anni, l’industria alimentare, in accordo con i ricercatori in campo nutrizionale, ha messo a punto i cosiddetti “Functional Foods”. Si tratta di cibi arricchiti pensati per risolvere le carenze alimentari di nutrienti, come ad esempio il ferro che, se consumati nell’ambito di una dieta e di uno stile di vita equilibrato, offrono grandi potenzialità nel miglioramento della salute e/o nel contribuire alla prevenzione di determinate malattie. Cosa sarà del futuro di questi “nuovi” alimenti? Dipenderà dalla loro collocazione ponderata all’interno di una sana e corretta alimentazione.


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Purple Winners: ecco a voi le fotografie vincitrici del contest!

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vete notato un’insolita propensione alla scelta del colore viola nell’abbigliamento del vostro partner? Vostra moglie vi ha costretto a lunghe camminate nei campi alla ricerca di un fiore viola? Vostro figlio era insolitamente attratto dal davanzale di anemoni viola della vicina di casa? La minestra servita a cena aveva un colore tendente al violaceo? Niente paura, nessuna influenza cosmica ha fatto irruzione nella vostra vita… era solo la febbricitante eccitazione dei partecipanti al concorso “Scatta il viola”! Vi avevamo chiesto, infatti, di restare sintonizzati con Menthalia durante le vostre vacanze e di fotografare il viola... per ricevere la nostra fantastica maglietta “Scratch my back!”.

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COMUNICAZIONE AZIENDALE NON CONVENZIONALE

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